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Un venerdì mattina [Racconto]

Testo iniziato da Lorena Turri il 12/12/2011 15:12:00

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Sono intervenuti a continuare il testo, nell'ordine, a partire dall'ultimo intervento: Laura Traverso :: Maria Leone :: Roberto Maggiani :: Maria Leone :: Roberto Maggiani :: Maria Leone :: Loredana Savelli ::

 Questa parte di testo è stata pubblicata il 12/12/2011 15:12:00 da Lorena Turri Δ
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Stava indugiando nel letto, immersa, nonostante l’ora già avanzata, in un torpore di dormiveglia, dovuto sicuramente a quelle due linee di febbre che dal giorno prima la opprimevano per via di una infiammazione laringo-faringea, quando sentì la vicina di casa sbattere energicamente col battipanni un tappeto. Solitamente, la vicina sbatte i tappeti di casa a intervalli periodici regolari, pertanto non le fu difficile capire che quella mattina era il turno del tappeto persiano del soggiorno.
Pensò che avrebbe potuto farlo suo marito, che da quando è in pensione non ha nulla da fare. E’ un lavoro faticoso per una donna, anche se le donne sanno fare lavori ben più faticosi. Ma le sembrò un lavoro più adatto a un uomo anche perché a molti uomini piace tanto sbattere porte e donne come fossero tappeti.
Mentre faceva questo pensiero si alzò ma con grande fatica, sentendo nelle gambe la debolezza febbrile. Si sedette subito sul divano. Notò che non aveva tappeti. Posò i piedi nudi sul pavimento e provò un brivido di freddo marmoreo. Pensò di nuovo: “Ci vorrebbe un tappeto in questo salotto…"


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 17/12/2011 08:26:00 da Loredana Savelli Δ
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"Veramente non soltanto un tappeto - soggiunse tra sé e sé - ma per esempio anche un paio di pantofole nuove e, perché no, una tenda in armonia col colore dei divani".
Non aveva alcuna voglia di arrotolarsi in questi pensieri, piuttosto avrebbe preferito trattenersi nel groviglio di coperte ancora calde, se non fosse stato per il guaito irresistibile del suo cagnolino che la invitava, come ogni mattina, a mettere il naso fuori dalla camera.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 19/12/2011 15:50:00 da Maria Leone Δ
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Il cagnolino le fece pensare a Gianni. Se ne era andato due settimane prima e Pippo, era rimasto a lei, unico legame tra loro due. Ogni tanto Gianni la chiamava per avere notizie del cane e lei si aggrappava a quella telefonata ogni volta, come se conversare del loro cane potesse in qualche modo riavvicinarli. Pippo intanto, la scosse dai suoi pensieri


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 29/12/2011 02:16:00 da Roberto Maggiani Δ
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Pippo le aveva portato il guinzaglio e l'aveva appoggiato sui suoi piedi, segno inequivocabile, avrebbe dovuto vestirsi in fretta e uscire. Abitava in un paesino di montagna, ma non si fidava a lasciare Pippo da solo a gironzolare per il paese, negli ultimi mesi erano infatti morti alcuni cani, avvelenati. Sospettava del marito della vicina, il quale non amava i cani perché era stato morso una sera mentre rientrava a casa; andava di fretta e il cane, vedendolo correre come un ladro, non aveva esitato a morderlo alla caviglia, tutti sentirono il marito della vicina minacciare di morte tutti i cani del paese. Diciotto giorni dopo, un lunedì mattina, trovarono il cane stecchito in mezzo alla strada, avvelenato. La padrona, una ragazza di diciannove anni, era accorsa in lacrime, l'aveva preso tra le sue braccia e, imprecando al marito della vicina, entrò in casa, si sentirono singhiozzi per tutta la notte. Un mese dopo successe un evento simile e ancora dopo altri due mesi.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 31/12/2011 16:07:00 da Maria Leone Δ
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Si alzò e, passando, davanti allo specchio, constatò che la febbre aveva lasciato evidenti postumi sul suo viso, non aveva un bel colorito pensò. Pippo saltava, felice di essere riuscito a tirarla giù dal letto. " Stai buono, ho capito...solo un caffè...mi serve solo un caffè..." Carla accarezzò Pippo e si diresse in cucina. Dopo pochi minuti l' aroma del caffè la fece sentire meglio. " Sono pronta, andiamo " e mise il guinzaglio al cane. In strada poca gente camminava avvolta in pesanti giacconi, appena dietro l' angolo incontrò Gianni...


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 02/01/2012 02:46:00 da Roberto Maggiani Δ
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Dopo un attimo di esitazione - che non ebbe invece Pippo, il quale si lanciò a capofitto su Gianni scodinzolando all'impazzata -, strattonò il cane e proseguì sulla sua strada, senza rivolgergli neppure una parola, ma solo uno sguardo di stupore e rabbia.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 05/01/2012 18:04:00 da Maria Leone Δ
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" Martina! " gridò Gianni. " Cosa vuoi? " Si girò di scatto e si fermò. " Hai un aspetto terribile... " A quelle parole Martina si irritò ancora di più, forse lui adesso avrebbe pensato che era per causa sua se era in quello stato, questo bastò per trattenerla. " Sono stata male, anzi, a dire il vero, sto ancora da schifo.... " Pippo scodinzolava contento di quell'incontro. Gianni si piegò e prese ad accarezzarlo con sincero affetto, adorava quel cane, ma quando se ne era andato non aveva avuto il coraggio di portarselo via, sapeva che Martina lo adorava. " Come te la passi? " le chiese con sincera preoccupazione. Voleva bene a Martina, ma, semplicemente, si era innamorato di un'altra. Il loro rapporto si era incrinato con la morte del loro unico figlio, Matteo.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 31/01/2015 15:22:00 da Laura Traverso Δ
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Martina lo guardò con disprezzo, si sentiva infastidita dal suo educato interessamento. La cosa che maggiormente la irritava era il vederlo così sereno e in pace con se stesso. Lei non aveva pace invece, si sentiva come quel vecchio tappeto che quella mattina la vicina aveva sbattuto dal poggiolo, svegliandola. Lui l'aveva trattata proprio come una pezza da piedi in un momento tragico della loro vita in comune. Pensò a Matteo, al loro amato figlio, morto ammazzato da un balordo del paese. Era stato investito da quell'individuo bieco, era ubriaco e sbandando con l'auto l'aveva colpito in pieno uccidendolo sul colpo. Erano stati momenti terribili in cui lei avrebbe voluto morire e da morta si comportava con tutti. Gianni, però, non aveva avuto la pazienza di aspettare e comprendere il suo dolore e si era, dopo neppure un anno dalla morte del loro figlio, rifugiato tra le braccia di un'altra. No, pensò, non avrebbe davvero mai potuto perdonarlo. Il cane continuava a dimostrare la sua gioia nel rivedere il suo papà umano mentre a lei saliva sempre più una rabbia incontenibile. Si rivolse al cane, l'unico amore che le era rimasto: " Avanti Pippo, andiamo, non c'è più tempo per fermarsi, facciamo una breve passeggiata e poi ce ne ritorniamo a casa" . Faticò a fare uscire un saluto appena cortese dalle sue labbra e tirando via il cane proseguì il suo cammino. Lui rimase a guardarla allontanarsi. Un velo di tristezza adombrò il suo sguardo. Si disse che sì, anche se l'amore non arriva a comando, il fatto di essersi invaghito di un'altra non lo assolveva da ciò che aveva fatto. Si era comportato da stronzo

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