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Lettere ritrovate [Racconto]

Testo iniziato da Laura Traverso il 31/01/2015 16:56:00

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Sono intervenuti a continuare il testo, nell'ordine, a partire dall'ultimo intervento: Klara Rubino :: Laura Traverso :: Klara Rubino :: Gil :: Rosario Francese :: Laura Traverso :: Roberto Maggiani ::

 Questa parte di testo è stata pubblicata il 31/01/2015 16:56:00 da Laura Traverso Δ
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Avevamo finalmente finito di selezionare le cose di chi ci aveva lasciato. Eravamo in soffitta a compiere quel lavoro tristissimo, fatto di abiti, oggetti e ricordi di chi avevamo tanto amato.
“Tienila tu la scatola” e con lo sguardo disperato, mentre gli occhi non sapevano trattenere le lacrime, mia sorella mi porse il contenitore impolverato e scolorito.
Il nastro sfilacciato, dal colore indefinibile che tratteneva il coperchio, era stato sciolto, poco però, appena al punto da poter esplorare dentro e capire…
Il cuore mi batteva forte: avevo tra le mani la storia, la sua storia che poi era diventata anche la mia, la nostra, di tutta la famiglia.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 15/02/2015 02:35:00 da Roberto Maggiani Δ
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Dentro la scatola, sopra le buste che contenevano delle lettere, era appoggiato un orologio da polso. Il cinturino era liso, il vetro del quadrante venato. Appena lo vidi mi venne in mente il giorno in cui me lo mostrò per la prima volta. Era come se il tempo si fosse raccolto in quel piccolo quadrante argentato, per tutti questi anni era stato lì: il tempo, come un genio uscito dalla sua lampada, assumeva i connotati di una persona, mi costringeva a tornare con il pensiero e l'affetto in un luogo dove non pensavo di dover tornare.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 25/02/2015 00:24:00 da Laura Traverso Δ
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Era estate, il sole era alto nel cielo. Forse a seguito della forte calura ero molto nervosa e scontenta. Piangevo e cercavo la mamma. Lei mi vide e mi venne vicino, cercò di rasserenarmi ma non ci fu nulla da fare. Le sue parole non riuscirono a calmarmi. Ma ecco che ad un tratto le venne un'idea che risultò essere perfetta per distrarmi, per riportarmi al buon umore. Si slaccio dal polso il piccolo orologio e me lo diede. Il sole illuminò il quadrante argentato facendolo brillare, sembrava di vedere una cascata di luce dai colori variopinti. Restai ipnotizzata a gurdare le lancette che si muovevano ritmicamente, lo avvicinai all'orecchio e sentii il tichettio del tempo che passava. Ero elettrizzata da quell'oggetto in movimento che forse non avevo mai notato prima. Porsi il polso a mia madre affincè me lo mettesse, volevo essere come lei, portarlo come lei lo portava. Appena indossato, però, ridemmo di cuore, sul mio braccio di bambina risultava essere assai grande, al punto che scivolò oltre la mano. La mamma ebbe un sussulto, temeva forse che potesse cadere per terra ed infrangersi. Non fu così, lo feci scivolare nell'altra mano e glielo porsi intatto. Ero divertita. Scorsi nei suoi occhi la gioia. Quella piccola macchina del tempo aveva quel giorno compiuto il piccolo prodigio di riportare la quiete, Lasciammo il giardino con i suoi fiori profumati e colorati, le cicale ed i grilli al loro concerto. Ci avviammo verso casa.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 02/02/2016 10:26:00 da Rosario Francese Δ
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Passò una settimana prima che mi decidessi a riaprire quello scrino del tempo, nel frattempo lo avevo conservato con la stessa religiosa devozione che si riserva a una preziosa reliquia.
Le buste, ingiallite dal tempo, erano divise in tre gruppi legati con nastri di colore diverso.
Decisi di slegare prima il nastro rosso e estrassi il primo foglio, scritto a penna con una calligrafia ariosa e morbida.
Lessi parole intrise di passione, amore e desiderio fisico, che non avrei mai immaginato appartenere mia madre, una donna che ricordo sempre tranquilla, docile e delicata. Poi mi resi conto della cosa più sbalorditiva e dirompente: quella lettera non era diretta a mio padre ma a un certo Carlo, di cui non avevo mai sentito parlare.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 11/03/2016 21:20:00 da Gil Δ
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Caro Carlo,
Il parroco della mia chiesa, domenica dal pulpito ha predicato sul dovere della fedeltà degli sposi e dell’importanza che ha in ciò la castità dei costumi; ma allora come può accadere che al solo rivederti con la mente, ricordando quel nostro casuale ritrovarci dai tempi della scuola (quanti anni già passati!) e l’emozione che ci legava gli occhi gli uni in quelli dell’altro, tutto il mio corpo non desidera altro che ritrovarti? Perché può accadere questo?
I miei giorni trascorrono al fianco di Alfredo, mio marito, che pure amo, e nell’accudire la mia bambina, la luce del mio cuore. Riuscirò mai a dimenticarti?

La tua “Principessa della IIIA


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 22/03/2016 16:23:00 da Klara Rubino Δ
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Come quando, dopo giornate di Scirocco a depositare polvere di terra e resina sul parabrezza dell'auto rimasta ferma, inizia a piovere ed azioni il tergicristallo, convinto di fare chiarezza e ti ritrovi invece a dover spostare la testa, strizzare gli occhi, cercando un piccolo spazio limpido, per individuare il punto in cui lentamente sterzare, così quella bambina cresciuta tuttora in cerca di attenzioni si era illusa che esplorando quello scrigno dei segreti avrebbe trovato la sua mamma, viva e carnale e riconosciuta, addirittura avrebbe scoperto un messaggio proprio per lei, che l'avesse magari accompagnata e guidata, pur nell'assenza, per il resto della vita; adesso invece, più sola, si ritrovava addosso un senso di smarrimento, disconoscimento, tanto che fu costretta a leggere e rileggere ancora quelle poche righe così chiare, solo per comprenderne il significato testuale.
" Chi era davvero, cosa agitava davvero il cuore della mamma? Chi questo Carlo della terza A?
Una semplice, innocente, saltuaria, umana fantasia o qualcosa di più, come un tarlo dell'anima o una presenza costante e nascosta o forse un segreto inconfessabile. Queste le domande, i pensieri che rimbalzavano a vuoto nella mente senza trovare tregua, e nessun nome al momento con cui potersi confrontare!


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 23/12/2016 23:16:00 da Laura Traverso Δ
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A forza di pensare mi ritornò alla mente un episodio, anzi, un rito.
Si ripeteva ogni anno durante la giornata dedicata ai defunti, il 2 novembre. Allora si usava radunare tutti i morti di famiglia, in foto s'intende, attorno ad un grosso cero illuminato: si pregava per loro recitando il rosario. Mi piaceva quella scena, i miei occhi di bambina vedevano quelle persone lì rappresentate, i diversamente vivi, formare una sorta di ventaglio attorno a quella luce tremolante. Il tutto mi appariva come un fiore dalle sfumature che andavano dal bianco al nero. E ricordo bene lui, un bel giovane vestito da soldato. Ogni anno ricompariva assieme agli altri. Una cosa mi incuriosiva: il fatto che nessuno lo nominasse mai, e poi perchè era giovane e bello.
Era forse Carlo? Si trattava dell'antico amore di mia mamma? Ma allora, se così era, mio padre lo sapeva al punto di accoglierlo tra le persone care di famiglia. Che storia era mai questa? Quel pensiero mi tranquillizzò molto. Allora non si trattava di una storia clandestina ai danni di mio padre. Forse era un suo amore precedente, e all'epoca della sua giovinezza c'era la guerra... Mi vennero i brividi, conscia del fatto di trovarmi dinnanzi a qualcosa di tragico.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 26/12/2016 15:21:00 da Klara Rubino Δ
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Velocemente slacciai il nastro blu del secondo pacchetto, con la speranza di trovare altro,di tutt'altro genere che potesse ridimensionare la portata di quella lettera indigesta.
Stavolta c'era una busta più grande che conteneva svariati fogli da ufficio, nessuna di quelle lettere era stata scritta per essere spedita, ma evidentemente, erano state tutte consegnate a mano.
Ciao Sissy...ti ricordi di me? Quello che stamattina ti ha offerto brioche caffè e barzellette!
Mi dici sempre, già, che sono una persona scanzonata, che le mie gambe sono la mia forza di volontà, ma non è facile, stavolta mi sono messo nei guai.
Ne parlo a te perché ti ho sempre reputato una donna intelligente, che non giudica, sei l'unica infatti che mi tratta come una persona normale, a volte ...speciale.
La mia è tutta una maschera però, è ovvio e un giorno o l'altro bisogna pur guardare in faccia la realtà, per quello che è!
Non ce la faccio più a vivere nell'incubo, mostrando al mondo un volto spensierato, addirittura raggiante!
Mi costa troppa fatica, non ce la faccio più!
E' grave Annamaria, rischio di perdere tutto, la casa, la famiglia!
Sarà per questo che mi sono cacciato in questa brutta situazione?
Mia moglie conosce solo una parte della verità: che mi piace giocare a carte, ma non sa che sono nei guai. Se lo scoprisse mi lascerebbe, me l'ha detto più di una volta.
Ho bisogno di sapere adesso se sei disposta a darmi un aiuto concreto.
Non fraintendermi ti prego, apprezzo moltissimo la tua disponibilità d'animo,adesso però ho un disperato bisogno di aiuto economico: ho perso una cifra che non posso restituire e... loro...hanno perso la pazienza.
So che tu da quel punto di vista stai bene, sei sempre così elegante e curata, vivi in una bella casa, Alfredo diversamente da me è una persona seria, un dirigente, decidi tu la cifra, se non te lo senti lo capisco, non posso garantirti la restituzione entro una certa data.
Lo so, la mia parola non conta più, ma credimi ti voglio bene comunque.
Fammi sapere il prima possibile, magari ci vediamo domani allo stesso bar, stessa ora.
Tu chinati adesso come sempre ché io ti abbraccio, forte, come solo
un disabile su una sedia a rotelle sa abbracciare!
Carlo.

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