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Collana di eBook a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani

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eBook n. 123 :: L’ordine delle cose, di Roberto Perrino
LaRecherche.it [Poesia]

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Di Roberto Perrino
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Data di pubblicazione:
03/01/2013 12:00:00


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# 15 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 robertoperrino - 05/10/2014 20:18:00 [ leggi altri commenti di robertoperrino » ]

come incontro ad un volto amico che si profila uscendo dal tempo, questo tuo commento graditissimo mi giunge, FerdiGiordano! l’uomo e l’autore, tu dici, e chi per chi?, si precedono e seguono senza valore né derivata iniziale e portano a una famiglia di soluzioni, ne dirime la degenerazione il tertium, il lettore, che da’ per sua attuazione la ragion d’essere al tutto. un grazie per aver letto e commentato e un caro saluto.

 ferdigiordano - 04/10/2014 13:15:00 [ leggi altri commenti di ferdigiordano » ]

Dunque (non si apre mai con questa cong. conclusiva, lo so, ma ho appena lasciato la lettura della silloge, quindi funziona a millemila "dunque"), parli una lingua sobria e convenevole, insieme solida e intrisa di umori, in taluni punti misterica. Concessa a domande non poste, svelano un disegno sottostante acuto, arguto, ironico. Appare un angolo intimo, continuamente esposto poi ritratto. Una santa ragione di esiste come cosa privata di roccia, forse terreno sacro il passato, il mancante. Non vedo sopraggiunti. Per quanto io abbia cercato compagnie, ho trovato oggetti e anime altre, non immediatamente umane. L’uomo assiste l’autore e lo serve. Traduce la mimica del panorama e l’altro, l’Autore, accoglie e racconta. Forse imbestialisce il primo la deriva sarcastica. Ho visto qui: l’intelligenza intessere la tempesta e il lirico sopportare la calma.
Superflui i complimenti: ciò che è luminoso può solo esitare luce.
From Ferdy to Bob

Pies: me lo sono scaricato. Vado all’altro e-book, so di trovare altrettanta qualità, per questo vado.

 Roberto Perrino - 23/01/2013 08:35:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

Guglielmo, Eugenio, Cristiana, Luciana!
Come non esservi grati per aver letto la mia proposta e lasciato i vostri commenti benevoli!
Un caro saluto.

 Luciana Riommi Baldaccini - 13/01/2013 21:44:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Premesso che le tue poesie mi sono piaciute moltissimo (alcune le conoscevo già), leggendole qui raccolte mi è venuta in mente la definizione delle “due forme del pensare” (C.G. Jung). Per dirla in breve: da un lato il pensiero indirizzato, chiaro, lineare, razionale(che sfocia nella logica scientifica), dall’altro il pensiero intuitivo, apparentemente oscuro, che procede per immagini, metafore e associazioni, seguendo una logica diversa da quella razionale (che nella storia dell’umanità ha prodotto l’arte e il mito), che forse produce anche i sogni. Ecco, ho avuto la sensazione che nei tuoi testi le due forme del pensare operassero all’unisono, non fossero affatto antagoniste, come invece spesso accade, e contribuissero insieme a creare quell’“ordine delle cose” che non blocca e non cristallizza nessuna verità, ma attraverso la musicalità limpida di versi essenziali offre un contenitore (poetico) all’intensità e alla ricchezza (la materia magmatica, dice Guglielmo Peralta) dell’esperienza, che è al tempo stesso intellettuale, emotiva e immaginativa. Ti ho percepito insomma come una specie di “Socrate musicista”, per utilizzare una figura di Nietzsche che da sempre mi è cara, nella quale si esprime il gioco solidale delle diverse modalità di percezione e di relazione con la realtà, grazie al quale prende continuamente forma il nuovo.

 Cristiana Fischer - 13/01/2013 18:05:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

mi piace lo spazio che metti tra i versi, e tutto lo spazio che lasci intorno alle poesie, e lo spazio che sta intorno a tutto quello che dici "Vento di poesia scende di corsa/e a dieci metri dal limite del bosco/si ferma." Così quello che scrivi è il giusto poco che si può dire per educare "il piccolo domani,/ribelle al Caso".

 Eugenio Nastasi - 07/01/2013 13:07:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

Roberto Perrino convoca in questo suo ebook un "ordine delle cose" apparente a specchio di una interiorità che sfugge alla catalogazione e si frammenta in comunicazioni alla giornata per non perdere le parentesi della loro vivibilità. Dunque un regesto di nuances solo in superficie trasparenti e accettate: al centro delle liriche l’indice di vita che sperde le strutture portanti in un ritmo associativo, senza il bisogno di un disegno ordinato, senza una funzione convettiva.
Bisogna dare atto a Perrino di avere bene impostato questa scelta dandoci immagini e interpretazioni se non tutte condivisibili almeno autentiche, lontane da fumismi fuorvianti.

 Guglielmo Peralta - 06/01/2013 10:52:00 [ leggi altri commenti di Guglielmo Peralta » ]

Nonostante il titolo, e già dal titolo, si comprende come quest’opera di Roberto Perrino sia solo apparentemente lineare, piana, semplice e fluente nel suo dettato. S’intuisce subito, dietro "l’ordine delle cose", una materia magmatica, che richiede l’impegno e la passione del ricercatore poeta e fisico; il sogno - o il furore - dello sguardo intellettivo, che solo può scandagliare il fondo oscuro, caotico, comprendente l’ "ordine" originario da riscoprire e ristabilire per cogliere con esso il senso delle cose e la complessità del mondo. L’ordine delle cose è il kόsmos che si è originato dal disordine del chάos. Dunque, il chάos è l’origine, e in quanto tale esso governa e trasforma il mondo imponendo e imprimendo sulle cose la sua umbratile presenza. La lettura, la comprensione del mondo, l’idea che ne abbiamo non è mai del tutto chiara e vera perché sempre offuscata dall’inquietante e ingombrante presenza di quell’arché ’primigenio’, a causa del quale l’universo è soggetto all’entropia. Così, il mondo è un’opera, una rappresentazione in cui le cose, venendo meno la legge della rassomiglianza, perdono il loro necessario legame, sconvolte e confuse dall’ombra lunga del chάos. In "Le parole e le cose", Foucault sottolinea la perdita di ogni legame tra le une e le altre, di quel legame fondato sulla somiglianza, che regolava il sapere epistemologico del periodo arcaico. Nell’opera di Perrino, l’ordine delle cose è solo apparente essendo appunto venuto a mancare quel nesso, che è il senso del loro essere il mondo e nel mondo, la relazione che consentirebbe alle cose di apparire nella verità, di ’ordinarsi’ e raccogliersi nell’unità del Tutto. Occorre allora mettere insieme i "frammenti" per dare un ordine alle cose e trovarvi un nesso con l’ordine delle idee; bisogna ricomporre il legame tra le cose e le idee perché solo attraverso la loro corrispondenza è possibile conoscere la "necessità" dell’esistenza, darle un senso, al di là della sua finitudine, della sua condizione di precarietà e fugacità, in contrasto col tempo dell’eternità. C’è, in questa silloge, un parallelismo tra il mondo e l’opera. Entrambi difettano della pienezza della luce a causa di quella ’zona d’ombra’, che ne vela la forma assoluta dietro i segni che la scompongono mentre tentano di ricomporla, e che lascia all’intuizione e all’immaginazione il solo ’dono’ della rappresentazione. Il "quaderno bianco" e il suo sinonimo: "la piazza dell’anima" invasa dal silenzio, sono metafore dell’opera da compiere, compiuta solo nella sua assenza, alla quale è definitivamente consegnata. Allo stesso modo dell’opera, l’uomo, la vita, il mondo sono la ’misura’ incolmabile, l’abisso, l’essere di cui essi mancano. Ed è questa ’mancanza’, ancora una volta, la perdita del senso, il ’disordine’, la trasformazione, ovvero, l’impossibilità di dare, di trovare un nesso naturale, logico, etico, estetico, semantico che giustifichi il semplice e pur ’portentoso’ fatto di ’esserci’...Affidarsi alla scrittura poetica piuttosto che alle scienze matematiche, deviando dagli ambiti strettamente fisici, nel tentativo di diradare le nebbie del chάos almeno nel ’chiuso’ della propria anima, significa portare altrove la ricerca, là dove chiama la bellezza, e sperare, senza la pretesa di dare una risposta definitiva, che il "vento di poesia" sia turbine che non freni la sua "corsa" al "limite del bosco", ma vi s’inoltri e lasci visibili le sue orme a segnare il cammino a riparo e a difesa contro la ragione assurda del "nulla".

 Roberto Perrino - 05/01/2013 14:29:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

Un grazie a parte, ma in un abbraccio comune, ad Alessandra, che leggo e mi legge (credo) da più breve tempo, ma che mi ha onorato di un commento coinvolgente e con in mente quel filo che ci tiene ancorati alla nostra vita, nonostante il nostro tentativo spesso vano, ma mai pago, di rimettere in ordine il coas apparente. Un caro saluto.
Roberto

 Roberto Perrino - 05/01/2013 13:09:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

Care Amiche e cari Amici,
lasciatemi esprimere il mio ringraziamento per le vostre parole dirette, immediate, profonde a commento di questa mia proposta. Nei vostri bellissimi commenti (ah, quanto bene mi avete conosciuto!) trovo l’accoglienza e la passione che ci fanno stare assieme in questa "piazza" che è la Recherche.it, e che è anche la nostra "anima". Qui, tra un saluto e l’altro, di volta in volta lanciamo i nostri richiami, pensieri, o rimaniamo ad ascoltare e vivere con stupore quanta bellezza ci riserva la poesia nel suo "farsi" (riprendendo la felice suggestione di Domenico Morana).
Ho piacere a scoprire che il lavoro espressivo di questi scritti sia stato colto nella sua sostanza e nella sua forma, se considero la bella analisi di Loredana, che nota la ricerca di un equilibrio locale nella composizione singola ed uno globale: ma dietro le quinte ci sono le interazioni con Roberto Maggiani, al quale non posso che tributare il mio ringraziamento per avermi aiutato a modellare, con me e qualche volta contro di me, l’opera nel suo insieme, non senza i saggi consigli della Redazione.
E che dire della sintesi lieve di Maria, non disattenta alla incontrastabile necessità che il pensiero poetico, apparentemente nato per parlare a se stessi, poi sovrasta il mezzo, cioè la voce dell’uomo, ed esce allo scoperto nella sua cruda incoercibile essenza: e ci vuole il "fisico" per non restarne impauriti o feriti (il che accade, ma guarda un po’?!… anche nella ricerca scientifica…).
E grazie aI caro Giuseppe, con le sue sempre gradite sorprese delle sue brevi e fuggevoli presenze, e gioca a nascondino con leggerezza e humour.
E, Domenico! Sì, la poesia si fa, noi poi diamo fiato alle trombe, ciascuno con la sua voce, che si fa vento, mezzo, etere, substrato in perenne oscillazione quantistica, e ci sfiora e talvolta crea risonanze, ciascuna secondo la propria frequenza. Ecco perché ho sempre apprezzato il tuo voler proporre la tua voce, e mi piacerebbe che in molti lo facessimo.
E Lorena!, in fibrillante continua ricerca di corde per esprimere i suoi toni, è possibile che il "caos" sia diverso per ciascuno di noi, ma in qualche modo rappresenta l’energia incontrollata e di cui è intriso quell’ "etere", che cerca la sua geometria per disporsi in ordinato linguaggio ai più comprensibile, o meglio intuìbile.
Grazie ancora per aver lasciato il vostro commento.
Un abbraccio ed un augurio!
Roberto

 Lorena Turri - 04/01/2013 10:48:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

Caro Roberto, non so scrivere commenti, non so fare recensioni. Posso dirti che ho apprezzato molto i tuoi versi asciutti e veri, dove mi sono ritrovata, emozionata, sin dai primi versi...

"Un terrore mi prende quando ascolto
le voci che dal caos trattengo a stento"

Può darsi che abbiamo un concetto diverso di "caos", forse il tuo ha l’orecchio del fisico, ma il terrore è il medesimo. Due endecasillabi coinvolgenti.

Grazie per questo dono. Auguri per il nuovo anno appena iniziato!

Lorena

 Alessandra Ponticelli Conti - 04/01/2013 09:14:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

Una grande emozione,leggere questa raccolta nella quale il filo conduttore è rappresentato dall’anima (la piazza) dove il poeta ci invita a osservare il suo mondo interiore, a tratti sfuggente, dove le cose si ordinano e prendono forma piano piano, involontariamente, seguendo le sensazioni vissute. C’è la complessità del mondo, dell’esistere, in queste liriche snelle,lievi e essenziali. Ci sono la vita, la morte, il disagio, la solitudine ma anche l’ironia di chi ha compreso che alla fine, se si vuole, ogni tassello può trovare il suo posto. E così dare un senso al nostro vivere.

 Domenico Morana - 03/01/2013 17:14:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]

Leggerò ancora e, sono certo, con rafforzata partecipazione. A una prima veloce scorsa il piacere è già grande, perché è gradevole, particolarissima la tua voce, sei intonato e non hai contratto la smania tenorile del do di petto apocalittico-operistico. Interprete aggraziato, semmai, da liederabend. Quanto al “fisico bestiale” a cui accenna Maria in chiusura del suo commento appassionato, sono io a non resistere a un’altra tentazione, per me non “classica”: quella dello spirito di contraddizione. Non so cosa sia, ma di certo poesia non è parlare, men che meno a se stessi. Al più si è parlati. Che poi càpiti d’esser da soli ad ascoltare, quella è altra faccenda, come pure il non esser capìti, ma questo con la poesia, secondo me, non c’entra e in ogni caso, carissimo poeta, non è il caso tuo.
Farò tesoro di questi tuoi versi così freschi, c’è tanto da imparare, a leggerti, sul farsi poesia oggi (sì! ho scritto farsi, non fare); è il tuo istinto innato a colpirmi, quello per cui non perdi mai il tempo essenziale della battuta poetica (pausa di suono o di silenzio che sia), più della sapienza del dettato o della colta consapevolezza del letterato di vaglia: dalla natura sola viene ogni vero insegnamento. Insomma adesso so dove poter trovare dell’acqua di fonte da bere (aromatizzata con essenza d’anice) per quando mi prende quella sete che solo l’acqua può levare.
Sono molto contento, Roberto, del tuo e-book di poésies fugitives, agili, aeree… nessuna pesantezza di “costruzione”, ma un tessuto fatto di sguardi d’intesa intrecciati con l’atmosfera dell’istante; in continua filigrana vi scorgo sì, nettissimo, il fermo profilo di chi si sbatte “per tirar fuori un nesso / dell’ordine delle cose / … in cerca della necessità”, eppure quel nesso l’ha già trovato, nella condivisione del dono raro di felicità a fior di pelle che dà l’essere sfiorati da un vento di poesia soffermatosi a contemplarci “a dieci metri dal limite del bosco”.

P.S.: Che dirti per avere associato il ricordo del mio modesto nome a una tua poesia stupenda? L’emozione a quell’ascolto, che non si era spenta, oggi si placa in stupore gioito.
Un abbraccio fraterno.
Domenico

 Giuseppe Terracciano - 03/01/2013 16:56:00 [ leggi altri commenti di Giuseppe Terracciano » ]

Caro amico Roberto,
ho letto e riletto questo tuo e-book. Complimenti! E visto che ci stiamo, Buon Anno!!
Passiamo alla critica. Mi sono piaciute molto: "Ecco, voglio prendere un quaderno bianco, e dire: questo è il libro che scriverò" Ottima introduzione;
Può darsi che mentre cammino pg.3
Forse dentro a un sogno o dissipati pg.8
Che cos’è questo libro non letto pg.12 (permettimi, io toglierei il punto interrogativo alla fine, mi sembra non appropriato);
Il silenzio irrompe pg.7 (forse meno convincente di quelle che ti sto elencando);
In un angolo nascosto della mia casa pg.14 (molto carina);
Non è troppo stare qui a discutere dei sogni pg.26;
Io non li conosco pg.27 (l’avrei intitolato "passeggeri");
e infine: Solo un piccolo sorriso.

Una bella prova che incomincia bene l’anno, almeno per me.
Un saluto carissimo

 Maria Musik - 03/01/2013 11:56:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Questo e-book è il ritratto di Roberto, almeno del Roberto che (ri)conosco. Ho letto tutto d’un fiato e, quindi, lo rileggerò ma già mi piace. Sintetico, chiaro, senza velletarie ricerche lessicali pur nell’ordine rigoroso e nella meticolosa opera di "potatura" che gli permette di lasciare sulla carta l’essenziale, puro e chiaro. C’è tutto l’uomo ed il poeta: la profonda umanità, la tenerezza, il senso di giustizia (o, forse, equilibrio?), la mancanza di autocompiacimento, la profondità del concetto espressa con una semplicità che rende impossibile l’affermare "non ho capito". Il tutto, con guizzi d’ironia e di dolorosa coscienza.
Tornerò a commentare ma, mi pare evidente, che "ci vuole un fisico bestiale" per resistere alla tentazione classica del poetare e, cioè, di parlare solo a se stessi.

 Loredana Savelli - 03/01/2013 09:43:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Innanzitutto complimenti a Roberto Perrino per la misura perfetta e la coerenza di questi testi, sembrano pesati e scelti col bilancino di un fisico (!). Lettura entusiasmante, spero non frettolosa, ma vorrei esprimere un commento a caldo. Lettura entusiasmante, dicevo, non nel senso epidermico (o non soltanto), ma in modo ben più pervasivo e globale.
Le prime poesie stanno sulla soglia delicatissima tra il razionale e l’irrazionale. Il poeta si sporge verso l’abisso con la curiosità di chi non esclude nulla, con occhio scientifico. Tutto viene registrato della realtà, (“luogo di delitti”, “libro non letto”) e se stesso in primis, compresi i "cedimenti", certe "ammissioni", gli "accrocchi".
Persino la poesia, definita nella sua “corsa verso il nulla” (pag. 22), viene indagata col distacco di un ricercatore.
In molte poesie c’è un riferimento accorato ad una maternità intesa in senso più spirituale che carnale. Ritornano spesso figure di madri, di parti (la gattina), di figli che attraversano i polsi delle madri con i loro chiodi, di seni. Mi ha colpito particolarmente la poesia di pag. 7, mi è parso un autoritratto. Emerge a mio avviso l’immagine di una sorta di solitudine o timidezza dell’anima, pur in uno spirito particolarmente attratto dagli altri e assetato di Verità (pag. 15), e piuttosto impaurito dal “non esserci” (pag. 23). La poesia di pag. 20 è esemplificativa della poetica e della personalità dell’Autore:

“Sto qui a sbattermi
per tirar fuori un nesso
dell’ordine delle cose
con il mio ordine di idee
e di quanto mi sovrasta
e in cui mi immergo,
fuori dall’estensione
in cerca della necessità
sub specie aeternitatis
del mio esistere.”

Il quadro si completa con la poesia di pag. 25, dove emerge il lato un po’ ribelle, certamente anticonformista:

“Sotto la sferza di questo vento
il lato molle della mia anima
atteggia gli occhi a tenui malinconie
ma c’è una parte di me
che vuole opporsi a quella forza
spezzare le correnti
udire i pianti del mondo
e abbattere
il rifugio quieto del Bene.”

Non sfuggono al suo sguardo e al suo orecchio le anime vaganti, gli inferni quotidiani, le “bestemmie innocenti” (pag. 27), i mutismi dei cani o delle gazze, il sussurro talvolta inquietante del vento (e qui immagino il paesaggio pugliese) in certe notti pensose, durante le quali il “cuore” viene messo al vaglio niente di meno che della “libertà”! (pag. 29).
Ho notato anche la cura metrica dei versi, il tutto è armonico, senza alcuna sbavatura: mi pare che l’Autore abbia usato particolare attenzione nel trovare forme esatte, concentrate. Ciò non ha impedito ad una forte sostanza passionale di esprimersi felicemente.
COMPLIMENTI VIVISSIMI!!!!!!
E grazie.