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Raccolta di articoli di Giacomo Dimatteo
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Religione

La Sacra Sindone

La più importante Reliquia di tutti i tempi, per i Cristiani, è la Sacra Sindone. É custodita nel Duomo di Torino. Tantissime volte, attraverso i secoli, è stata esposta al pubblico. Sull’ argomento sono stati scritti tantissimi libri, esistono numerosi Documentari proposti e riproposti dalle televisioni; ne hanno parlato Papi, Imperatori, Critici, Letterati e Storici. Tanti hanno provato a mettere in dubbio la sua autenticità, ma hanno dimostrato soltanto ignoranza o presunzione. Stranamente la Chiesa indugia nel dichiarare l’autenticità di quel Sudario grondante fascino e stupore. Grandi scrittori e storici, pur essendo pagani o atei o giudei non cristiani, hanno parlato di Gesù e della sua vita straordinaria. Basti ricordare Tacito, Svetonio, Plinio il Giovane, Giuseppe Flavio. Desidero esprimere delle importanti considerazioni per “dimostrare” che la Sacra Sindone ha avvolto davvero il Corpo di Gesù crocifisso. Gesù, nell’istante del trapasso alla Vita Eterna, ha voluto lasciarci un “Segno” tangibile della sua venuta sulla Terra: la sua “fotografia”. L’energia sprigionata dal suo Corpo, nell’istante della Resurrezione, ha fissato sulla Sindone il suo sudore, il sangue e gli unguenti cosparsi sul suo corpo prima della sepoltura, creando l’immagine che ancora oggi, dopo duemila anni, riusciamo a vedere come se fosse stata fatta di recente! Eccellenti studiosi del Sacro Lino, attraverso studi, ricognizioni, esami, recensioni o libri, hanno trattato ampiamente delle caratteristiche dell’Immagine impressa sul Sudario. Ecco alcune conclusioni: - “non è opera di mano umana”; - è un “lenzuolo” di grande valore, usato per Qualcuno di grande spessore umano, storico o religioso; - l’immagine non contiene pigmenti ed è impressa soltanto su un micromètro dello strato del tessuto; - tra i tanti pollini che la stessa ha conservato attraverso i secoli, ci sono quelli del “cardo del Mar Morto”, che è presente solo in Palestina; - le due monetine che coprivano le palpebre degli occhi del Crocifisso – secondo le usanze del tempo – sono state identificate in due prutah (in aramaico) o lepton (in greco), risalenti all’epoca della Crocifissione di Gesù. … e infinite altre testimonianze scritte e documentate attraverso i secoli. É già un miracolo se possiamo vedere, anche oggi, il corpo di Gesù dopo la sua morte terrena, poiché quel Sudario è sopravvissuto a due incendi ed è stato custodito sempre e dappertutto con estrema cautela. A proposito dei segni della Crocifissione, tremenda esecuzione riservata ai peggiori malfattori, traditori o nemici, la Sindone li mostra in modo visibile e inequivocabile; essa veniva eseguita da esperti Romani in modo abominevole e crudele, conficcando i chiodi nello “spazio di Destot”, che si trova tra il polso e la mano. Un’altra riflessione può convalidare l’autenticità del Sudario di Cristo: il corpo di un malfattore, morto tra atroci e indicibili stenti sulla croce, secondo le usanze del tempo veniva buttato tra i rifiuti, perché era un “rifiuto umano” il cui corpo non veniva mai reclamato dai parenti. Proviamo a immaginare il volto di quel corpo dopo tanti patimenti: era una maschera di dolore, unita ad un corpo straziato, punito, martoriato da far rabbrividire e spaventare chiunque. Guardiamo, invece, il volto di Gesù della Sindone: è presente, composto, sereno e lascia stupiti, emozionati, sbalorditi. La conclusione di questo mio modesto scritto è possibile ritrovarla anche nel profondo dell’animo dei non credenti, degli atei e dei nemici del Cattolicesimo, il quale ammette che “quel Lenzuolo” ha avvolto davvero il Corpo di Gesù, dopo la Crocifissione. La peggior forma di handicap è la negazione del vero, del concreto, del giusto evidenziato dagli studiosi e dai documenti storici, ma “bloccato“ da certi scienziati perché … la spiegazione di quell’immagine non ricade sotto i nostri cinque sensi. Ma come si fa a voler negare la straordinarietà di “quella foto”, se nemmeno gli strumenti di alta tecnologia moderna sono in grado di riprodurla? Ci sono troppi “santommaso” che vorrebbero vedere Gesù in persona, per avere una risposta, per poi credere. Ma la Verità è troppo grande e misteriosa per essere concepita dal nostro cervello: le api, per quanto dotate di una certa “intelligenza”, non capiranno mai come è fatto un aereo! Gli atei e i non credenti, per ammettere la veridicità della Sacra Sindone, pretendono di trovare su di Essa la “firma” di Gesù! La firma c’è: è il volto sereno! Giacomo DI MATTEO

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- Società

rivalutare le antiche vestigia storiche di Gioi

IL MURAGLIONE (‘O muraglione): rivalutare quello che resta delle antiche vestigia storiche del borgo di Gioi. (Cilento) All’ingresso di Gioi, da tempi immemorabili, c’è una località chiamata “ ‘o muraglione”. Anch’io da ragazzino, allontanandomi da piazza Castello, mi recavo con qualche coetaneo a fare lunghi giri per il paese per scoprire nuovi posti e incontrare nuovi amici. A volte ci spingevamo fino all’ingresso del paese, nel punto detto ‘o muraglione, ma di muraglione non ce n’ era nemmeno un pezzo. Mi sono chiesto tante volte perché quella località si chiamasse così e la risposta è venuta dalle mie osservazioni, dalle mie deduzioni, …e da un po’ di fantasia. Attualmente l’ingresso principale di Gioi, per tutti i veicoli, è a circa cento metri prima dell’incrocio Via Chiaie-Via Conti. Ricordo benissimo che la casa dei Lucchesi fu costruita inglobando nelle fondamenta una torre della cinta muraria, alta circa due metri. Per chi entrava in paese la suddetta torre si trovava a sinistra, in basso, nella curva; guardando a destra, a pochi metri dalla curva citata, si scorge tra l’edera e altre frasche, ancora oggi, un pezzo di torre. Come riporta il Cav. Giuseppe Salati ne “L’Antica Gioi”, pag. 40, tra queste due torri c’era la Porta Janni (o Porta di Janni Parente). Non esistono fotografie o schizzi di essa, ma di sicuro era possente e inespugnabile, sormontata da un muraglione alto almeno due metri, formato da pesanti blocchi di pietra levigata, che nel tempo sono stati depredati. Incastonata mirabilmente tra le due torri su citate, la poderosa Porta veniva difesa strenuamente dai guardiani appostati sulle alte torri. Le mura, compresa la Porta, erano alte almeno cinque metri. Non doveva essere molto diversa dalla Porta dei Leoni, i cui magnifici resti sono visibili a nord-est del paese. Ecco spiegato il toponimo “ ‘o muraglione”. Purtroppo il Tempo è tiranno ma, anziché arrendersi al suo scorrere, è il caso di rivalutare quello che resta delle antiche vestigia storiche del nostro borgo. Da alcuni anni il sottoscritto si è fatto promotore presso gli Enti Locali affinché l’unico paese del Cilento circondato da antiche Mura, da numerose Torri e dai ruderi di un Castello, acquisti visibilità, attraverso l'utilizzo di un'illuminazione mirata e strategica, dal basso verso l’alto, con lampade ecologiche alimentate magari ad energia solare. Che spettacolo, di notte! Il Futuro del paese è molto vicino a un bivio: Gioi andrà verso uno spopolamento e un decadimento insormontabile o diventerà un centro di interesse nazionale per la sua Storia, la sua Cultura e la sua Visibilità? Prendo atto che l’attuale Amministrazione ha intrapreso delle iniziative tendenti a realizzare quanto ho suggerito e sperato da tempo. Quando sarà stata effettuata questa “Rinascita” i vantaggi andranno all’intera comunità e ai giovani che non dovranno più migrare. E sarà anche un atto di riconoscenza ai gioiesi sparsi per il mondo e di gratitudine per i nostri Antenati, illustri o gente comune, che con sacrifici e affetto resero sempre più bello il paese che domina la valle dell’Alento e scruta il mar Tirreno da Capo Palinuro a Punta Campanella. Come me, sono fiduciosi tutti i gioiesi. Ringrazio chi si impegnerà. Castelnuovo Cilento, 11.11.2023 Giacomo Di Matteo Foto attuale e disegno del probabile aspetto dello stesso posto, circa tre secoli fa.

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- Pittura

L’arte di Nicola Rizzo

Finalista dal 2017 al Concorso nazionale di poesia “Versi sotto gli irmici” il pittore cilentano Nicola Rizzo. Il Pittore Nicola Rizzo, di origini cilentane, presente nella pittura italiana da parecchi anni, vive a Oderzo (TV). È noto per le numerose Mostre allestite soprattutto nel Veneto e nel Cilento, sua terra di origine. È ammirato per la sua originale visione dell’Arte pittorica, incentrata sulla soavità, sull’ enfasi della luce, sulla ricchezza dei dettagli e sulla finezza inimitabile dei colori. È stato premiato in molte occasioni, ma un premio importante e significativo, gli è stato conferito quasi ogni anno, dal 2017, in occasione del Concorso nazionale di poesia “Versi sotto gli irmici”, qualificandosi sempre finalista. Ciò significa che la sua pittura, secondo il Regolamento, a seconda dei soggetti proposti, è fortemente legata ad una “poesia finalista” che il suo dipinto ha ispirato. Questo dimostra che un buon artista sa comunicare, con lavori emozionanti e significativi, i messaggi che ha voluto inviare. L’Artista ha immortalato Venezia con incantevoli tele, apprezzate da grandi Critici d’Arte, ma il suo cuore non ha dimenticato il Cilento, per cui molte opere ritraggono suggestivi angoli o persone della sua terra natìa. La casa editrice “Electa” ha visionato molte opere del nostro Artista e per questo lo ha scelto per la pubblicazione di una sua Monografia in Italia e fuori nazione. Dal 2019 è possibile visionare “SOGNI POSSIBILI”, una prima, interessante monografia d’arte figurativa, intrisa di cultura, poesia, spiritualità e bellezza onirica. Davanti agli occhi si presentano figure religiose e immagini di rara bellezza, paesaggi di città, di campagna e di montagna, nature morte, animali o pregiatissimi mosaici. Oltre al suo profilo artistico e biografico, trasmette il suo animo, i suoi sentimenti, le sue emozioni. Il dipinto “I TEMPLI DI PAESTUM” (olio di lino su tela, cm 90x140), è un angolo di storia italo-greca, presente non solo nel Cilento, immortalata dal Pittore con maestria e affetto, che affascina lo spettatore con la sua soave luminosità. Il tempio di Poseidone e la Basilica, con la loro maestosità, proiettano il “lettore” in un passato lontanissimo e testimoniano di una civiltà che tanta magnificenza ha lasciato nell’Italia meridionale. In ogni angolo della “Magna Graecia” il Passato risalta davanti agli occhi e lo stupore invade l’animo emozionato di chi guarda. Il Presente, rappresentato dalle mongolfiere, scende dal cielo e i colori in movimento contrastano con l’azzurro che lo avvolge. La modernità si adagia con dolcezza e rispetto tra le pietre millenarie. Il tutto è perfetto: il Progresso si “sposa” con l’Arte classica e i ruderi, inondati dal sole, mostrano i resti di un Passato visibile e lasciano intuire quello “invisibile”, presente ancora nel sottosuolo, che ci proietta nel Futuro, allorquando sarà riportato alla luce. E il fico, in primo piano, che c’entra? È il legame tra il Presente (le mongolfiere) e il Passato (i templi), poiché esso è una pianta di origine greca. Il Pittore mi sembra che abbia voluto trasmettere il legame nella Storia della “triade” del Tempo, che in fondo è un tutt’uno. Il Presente, senza i valori del Passato, non ci permette di costruire il Futuro. Velina, novembre 2023 Giacomo Di Matteo

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- Arte

Mostra del pittore cilentano Raffaele Di Matteo

In occasione della giornata dedicata al sommo poeta Dante Alighieri si è tenuta, a Colliano(SA), l’inaugurazione di una Mostra del pittore Raffaele Di Matteo, nato a Gioi Cilento nel 1907 e morto a Santa Maria di Castellabate nel 1983. Organizzatrice della Mostra, postuma, è stata la figlia Marisa che, con la collaborazione del Comune e di altri Enti, ha voluto commemorare la memoria di suo padre, pittore di grande talento che in vita, in tante città d’Italia, ebbe i dovuti apprezzamenti. La location è lo storico palazzo Borriello di Colliano, che domina gran parte della valle del fiume Sele e del territorio circostante. Alla presenza del Sindaco e di altri autorevoli personaggi, Marisa Di Matteo ha aperto la piacevole serata con una Assemblea, in una sala del Palazzo al primo piano, gremita di visitatori e di appassionati d’Arte, venuti da tutta la provincia. I relatori si sono soffermati a esporre l’importanza del “Dantedì” e il contenuto della Mostra. Erano presenti due televisioni e numerosi fotografi. L’organizzatrice, poi, ha invitato tutti a visitare la Mostra, fruibile in un unico percorso, situata in alcune sale al piano terra, addobbate in modo impeccabile e suggestivo, per poter ospitare le cento tele del pittore Raffaele Di Matteo, che illustrano i cento canti della Divina Commedia di Dante. Ogni dipinto riporta in basso tre versi che ricordano il tema del dipinto. Luci soffuse, e faretti sistemati con maestria, danno ai vari ambienti un’ appropriata intensità luminosa, a seconda della Cantica illustrata. I dipinti, pregnanti di intensità emotiva e cromatica, lasciano nel visitatore sentimenti di ammirazione e di stupore. A me ricordano le intramontabili tele di Gustavo Dorè che, a partire dal 1861, illustrò molti momenti salienti del poema dantesco. In un’altra ala del primo piano è stato possibile ammirare le danze medioevali di una ballerina che ha entusiasmato ed estasiato tutti i presenti. Negli stessi ambienti, a conclusione della serata, è stato offerto un buffet, ricco di prelibatezze e di squisiti prodotti locali, organizzato egregiamente dall’Istituto Alberghiero di Contursi Terme. Nel 2016 ho inserito nel mio libro “Gioi: passato e presente” -ed. IL SAGGIO di Eboli- anche il pittore Raffaele Di Matteo tra i personaggi più importanti del passato gioiese, elogiandone il talento, presente nelle numerose tele da me visionate. E’ molto importante, in conclusione, riportare alla luce le opere di qualunque artista, attraverso Mostre o Ateliers, altrimenti cadrebbero nell’oblio come ruderi antichi dimenticati tra le erbacce. La Mostra rimarrà aperta per tutta l’estate. Chi ama l’arte, la cultura e la storia non può privarsi di questo valido punto di riferimento. Castelnuovo Cilento, 25 marzo 2023 Giacomo Di Matteo

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- Arte

Inaugurazione atelier di pittura a Gioi

Il 15 dicembre 2022, alle ore 10:30, è stato inaugurato un importante e interessante ATELIER D’ARTE, con esposizione, realizzato dal pittore gioiese Mario Romano nella sua casa, ubicata in Via Verdi, 30. Erano presenti il Sindaco di Gioi Dott.ssa Maria Teresa Scarpa e il Vicesindaco; il parroco di Gioi, Mons. Guglielmo Manna e il parroco di Perito, Rev.do don Marco Torraca; giornalisti e fotografi; due emittenti televisive locali e un pubblico attento e stupito dalla piacevole organizzazione della significativa Mostra. Dopo il taglio del nastro, presieduto dal Pittore e dalla moglie Sig.ra Maria, nella sala principale il parroco ha brevemente illustrato il lavoro encomiabile e intramontabile del Romano, soprattutto a carattere sacro, non solo nelle due parrocchie di Gioi ma in numerose chiese del Cilento. Ha impartito poi la benedizione alla Mostra. Il Sindaco del paese ha consegnato al Pittore un “Encomio solenne” e una Targa ricordo. Dopo un lungo applauso è iniziato un piacevole vociare dedicato ai commenti dei quadri, dipinti e bozzetti presenti nei vari ambienti. Un ricco buffet, con taglio della torta, ha allietato i numerosi visitatori. L’Atelier comprende diverse sezioni o spazi: la prima, che è la maggiore, raccoglie oltre 70 dipinti dell’artista. Un’altra è riservata ai dipinti avuti in dono o scambiati con altri artisti. Uno spazio è dedicato ai bozzetti sacri a colori; un altro ai bozzetti generali a matita o in esercizi utilizzati per Corsi di pittura. Inoltre è presente uno spazio dedicato a giovani artisti, che lo stesso Romano ha definito “Le promesse”. L’Artista, come evidenziato nel mio libro “La Bellezza nell’Arte del Pittore Mario Romano” Il Saggio Editore -2021-, è conosciuto non solo nel Cilento e in Italia, ma le sue Mostre hanno avuto luogo anche negli Stati Uniti e in Australia. L’ Atelier di Mario e Maria, da oggi, è a disposizione per tutti i Visitatori che amano il bello, l’arte e la memoria storica, perchè nello stesso trovano una “finestra culturale” a carattere pittorico che non si chiuderà mai più! Giacomo Di Matteo

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- Arte

Il pittore Nicola Rizzo premiato a Venezia

Il 26 novembre, a Venezia, nel Carlton Hotel on the Grand Canal, in occasione del Premio Biennale della Critica 2023, sono stati premiati tutti gli Artisti selezionati dalla Effeci Edizioni d'Arte. É con immenso piacere, misto a emozione, poter comunicare che tra gli stessi è stato premiato anche l'artista Nicola Rizzo di Gioi-Cardile (SA), pittore di caratura internazionale, la cui arte è incentrata sulla soavità, sulla luce smagliante, sulla ricchezza dei dettagli e sulla finezza inimitabile dei colori, trasmettendo nello spettatore messaggi ricchi di estasi e stupore. La premiazione si è svolta in un'atmosfera di grande calore e sintonia. Nella Sala Mozart dell'Hotel è stato consegnato ad un ristretto numero di artisti il DIPLOMA DELLA CRITICA - MERCATO 2023 dal critico d'arte Mariangela Bognolo, con la seguente motivazione: "An artist of great expressive talent, with silent emotional messages", ovvero "All'artista di grande talento espressivo, con messaggi di silenti emozioni". Il nostro artista cilentano ha trovato una Venezia soleggiata e una calorosa accoglienza, ricca di applausi e strette di mani da parte di tutti i presenti. L'opera pittorica portata in Mostra per l'occasione, la "Basilica di San Marco, Venezia", prodotta con colori ad olio nel 2019, ha colpito tutti per la sua realizzazione ariosa, minuziosa e dettagliata, definita "impressionante", frutto di quell'impegno non comune che l'artista profonde nella realizzazione dei suoi lavori. Per questa ragione molte Gallerie d'Arte, operanti in numerose città d'Italia, annoverano sue opere pittoriche. Tanti inviti importanti gli arrivano dall'Italia, dall'Europa, dagli Stati Uniti, per partecipare a Mostre o Concorsi. Non è facile emergere nel campo dello scibile, ancor più difficile lo è nello sconfinato mondo della Pittura. Il Rizzo ha sempre coniugato il suo talento con una ferrea volontà di comunicare al mondo il personale significato della Bellezza, del Giusto e dell'Ordine Universale. Per questi aspetti, caratterizzati da una notevole capacità di comunicazione nella società contemporanea, la Casa Editrice Electa spa, del Gruppo Mondadori, ha approvato un suo progetto editoriale, che consiste nella stampa e pubblicazione di un Catalogo che raccoglie tutte le sue opere artistiche prodotte fino ad oggi. Un bel risultato raggiunto dal talento, dall’impegno e dalla tenacia del nostro artista cilentano che è sempre più lanciato a far conoscere il contenuto della sua “valigia”, che lo accompagna da circa 70 anni. Buon viaggio e buona fortuna, nell’Arte e nella vita, ancora per molti anni! Giacomo Di Matteo

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- Letteratura

Recensione a Risveglio di Bianca Fasano

Soltanto una mente geniale poteva vivificare il presente e proiettare nel futuro una “storia” partendo dal reale e continuando nell’immaginario, in un avvincente romanzo. C’ è riuscita egregiamente l’Autrice Fasano, attingendo dalla sua vasta Cultura, dalle esperienze di lettrice assidua, di scrittrice poliedrica e di valente descrittrice. La trama di “Risveglio”, profondamente calata nella realtà, ondeggia tra un presente e un futuro nei quali la Vita, dopo la morte, attanaglia gli studiosi, protesi a “vincere” un destino di morte, sospeso tra Scienza e Fede. Il romanzo, grazie alla padronanza di linguaggio a livello tecnico-comunicativo-linguistico di Bianca Fasano, attira l’attenzione del lettore e stupisce per la ricchezza di fantasia, presentata sotto forma di realtà. E’ bello ma difficile “saper scrivere”, cioè creare un contatto, un amore “platonico” tra il lettore e l’autore. In “Risveglio” l’Autrice, facendo tesoro del suo sapere e delle sue eccezionali conoscenze in ogni campo, ha abbinato una notizia recente, legata al cancro, alla possibilità remota di “vincere la malattia” mediante la crioconservazione. Gli scrittori, spesso, immedesimano il mondo personale nelle esperienze di altri, si specchiano in esse e il reale si fonde con l’immaginario, il vissuto con il “perduto”. Il substrato del racconto si presenta piacevole, scorrevole, ammaliante. La costante presenza di termini inglesi trasporta il lettore in appropriati concetti scientifici, medici, storici e antropologi, idonei a focalizzare la sua attenzione, utilizzando un linguaggio di rara efficacia e precisione. Complimenti! Quale futuro dobbiamo augurarci? Cento anni fa parlare di uomini che sarebbero arrivati sulla luna faceva sorridere. Oggi “sorridiamo” pensando alla crioconservazione. Che avverrà? Chi vivrà, vedrà. Castelnuovo Cilento,10.4.’22 Giacomo DI MATTEO