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Raccolta di testi in prosa di Alberto Ballantini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Un Halloween pauroso

Una notte, all'apparenza come tutte le altre, era la notte di Halloween.

Nella foresta l'orso si era travestito da scheletro e il lupo da mummia.
Durante quella notte un cinghiale, che era nella sua casa, aveva così tanta paura che quando suonarono alla sua porta pensava che ci fosse uno Zombie.

Pensava che intorno alla casa ci fossero delle mummie.

Al cimitero, però, c'erano degli Zombie veri. Uno di essi s'incamminò verso la casa del cinghiale e bussò alla porta.
Il cinghiale disse: "Smettila scimmia!"
Ma in realtà non era la sua amica scimmia e lo capì quando la porta si aprì.

"Se tu non sei la mia amica scimmia, allora chi sei?" Disse il cinghiale.
Lo Zombie rispose: "Mi chiamano tutti zombie."

Il cinghiale, dallo spavento, scappò via per sempre e lo Zombie capì che quella era una bella casa quindi poté stare li per sempre.

*

Il Camaleonte bianco

C’era una volta un Camaleonte che decise, un giorno, di sfruttare appieno tutte le sue capacità mimetiche, diventando invisibile per spaventare tutti gli animali della foresta.

 

Era un Camaleonte creativo e burlone, ma a volte distratto, così fece una lista per non dimenticarsi di nessuno.

Andò da tutti gli animali della foresta e li spaventò tutti.

Per alcuni dovette fare proprio poco, timorosi com’erano, per altri dovette penare di più perché più coraggiosi, o più dubbiosi sulla natura degli scherzi. Il Camaleonte faceva rumori, spostava oggetti e soffiava in faccia agli animali.

Per ultimo tenne il Leone.

 

Il Camaleonte era dubbioso sull’opportunità di fare lo scherzo anche al Leone, pensò:

“Il Leone non ha paura di niente, io invece ho paura di lui, se si spaventa e mi scopre, si arrabbierà tanto.”

Pensò molto prima di decidersi, ma alla fine disse tra se:

“A volte bisogna avere del coraggio.”Speriamo che si spaventi!”

 

A casa del Leone si sentiva il rumore del Camaleonte. Il Leone lo sentiva ma non lo vedeva; cosa erano quelli strani rumori?

Il Camaleonte usò tutti i trucchi, spingendosi anche a toccarlo per spaventarlo, visto che proprio non ne voleva sapere di aver paura degli scherzetti che gli faceva.

 

Alla fine il Camaleonte riuscì finalmente a spaventare il Leone, però si era attardato troppo. Nel fare tutti quelli scherzi la paura era aumentata, si era deconcentrato, e l’effetto dell’invisibilità era pian piano svanito.

 

Quando il Leone lo cominciò a intravedere aprì un pacco di farina e glielo tirò addosso, così lo rese completamente visibile, un bel Camaleonte bianco.

Il Leone si arrabbiò tanto e rincorse il Camaleonte dandogli pugni e calci mentre lui scappava a gambe levate.

 

Nella foresta il Leone rincorreva il Camaleonte, e gli altri animali scoprirono che era nata una nuova specie di camaleonti:

I camaleonti bianchi.

 

*

La pancia più piena

C’era una volta un ippopotamo che non aveva mai mangiato altro che dell’insalata.

 

A tutti quelli che gli chiedevano cosa mai mangiasse per essere così grosso ripeteva:

“Mangio solo insalata!”

 

Nessuno gli credeva, così un giorno decise di mangiare di tutto fino all’infinito per fare onore alla sua mole.

Diventò così ancora più grosso, così grosso dal tanto mangiare, che sembrava un palloncino.

Non abituato alla sua grossezza, cascò da una collina come una pallina.

Rotolò fino al piano e si fece molto male.

 

Allora capì che era meglio fare una dieta.

 

E tornare a mangiare insalata.

*

L’albero dei desideri

Uno scoiattolo, un verme e un uccellino facevano tutti insieme una passeggiata al fresco della piccola foresta vicino al mare.

A un tratto videro un cartello con una freccia, dove c’era scritto: L’albero dei desideri.

 

Lo scoiattolo corse subito a vederlo, era un grosso pino, tutto storto dal forte vento di libeccio che batteva in quella zona. Arrivato prima degli altri, chiese subito all’albero:

“Voglio una ghianda gigantesca per quando avrò fame”.

L’albero scosse la sua chioma spelacchiata e, quando l’ultimo ago cadde a terra, esaudì il suo desiderio.

Appena avuta la ghianda, tutto contento, ne cominciò a mangiare un pezzetto dopo l’altro.

 

L’uccellino, vedendo il gusto che lo scoiattolo provava nel mangiare il suo desiderio, preso dal suo istinto e vedendo il verme lì vicino disse:

“Voglio avere il verme in pancia!”

Lo scoiattolo, sorpreso, smise di mangiare. L’albero restò fermo, titubante sul da farsi, ma poi si apprestò a esaudire il desiderio iniziando a muovere la rada chioma.

Il verme, stupito anche lui, approfittò della sorpresa dell’albero per esprimere il suo desiderio e, prima che l’ultimo ago finisse in terra, disse:

“Voglio uscire dalla sua pancia ancor prima di entrarci!”

L’albero fu ben felice e sollevato di poter esaudire il suo desiderio, perché, senza fare niente, era riuscito a liberarsi di due desideri in un colpo solo.

 

Alla fine di quell’avventura i tre amici, che erano arrivati insieme, se ne andarono ognuno per conto proprio. Il verme arrabbiato perché l’uccellino avrebbe voluto mangiarlo, quest’ultimo perché il suo desiderio non era stato esaudito, e lo scoiattolo perché era rimasto da solo.

 

Lo scoiattolo, allora, durante la notte, tornò sul posto e tolse il cartello che indicava l’albero, per evitare che degli animali fossero messi in pericolo dagli istinti di altri.

 

E che alcuni perdessero i loro amici, com’era capitato a lui.

 

*

Un gatto affamato e il topolino

In un giorno ventoso un gatto era in cerca di cibo.

 

Nel suo girovagare trovò un topo che mangiava vicino a un cassonetto.

Il topolino puzzava tanto ma il gatto era molto affamato e voleva mangiarlo lo stesso, così cominciò a rincorrerlo, ma quel topolino correva troppo veloce per lui.

Il gatto inciampò in un sasso e gli uscì un bernoccolo sulla testa grande come una montagna: era un gran bel bernoccolo!

 

Poiché correvano intorno ad una casa il topolino, girando, ritornò dal gatto che era davvero arrabbiato.

Il gatto disse:

“Ora non hai scampo topolino!”

“Ah ah, sei un misero topolino in trappola, poverino. Ora, però ti mangio e nella mia pancia c’è davvero da divertirsi, c’è solo da mangiare!”

 

Il topo approfittando delle chiacchiere del gatto, però, riuscì a raccogliere delle foglie e, prendendo una folata di vento, a volare via con loro facendo restare il gatto a bocca aperta.

 

E a stomaco vuoto.

*

L’Uccellino e il Verme

Un uccellino che volava da quelle parti vide un vermiciattolo, così si avvicinò a lui.

L’uccellino disse: “Vuoi venire a casa mia a mangiare?”

Il vermiciattolo accettò l’invito.

 

A casa dell’uccellino la porta era aperta, così il verme entrò nella casa dell’uccellino.

L’uccellino disse forte, forte:

“Sorpresa!”

Poi corse e si nascose.

Il verme si mise così a cercare l’uccellino.

Il verme a un certo punto si voltò verso il lato sinistro, l’uccellino era verso destra.

 

E se lo mangiò!

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La Parola nascosta

Un giorno un orso non sapeva cosa fare in casa, e uscì.

Davanti alla sua casa trovò un foglietto, dove c’era scritto: L’AMICIZIA.

 

Quella cosa gli fece venire un pensiero, come fosse una parola nascosta di una frase.

 

Di lì a poco un ladro che rapinava le banche, stava scappando dalla polizia.

Nella fuga al ladro cadevano i soldi. L’orso, incuriosito andò a vedere uno di quei soldi; era grigio e sopra c’era scritto: E’.

 

Dopo andò al bar, dove ordinò una focaccina. Sulla focaccina c’era il tovagliolo e su questo c’era scritto: MAGICA.

 

L’orso disse: “Ma allora tutte queste parole se le unisco insieme viene L’AMICIZIA E’ MAGICA!”

Lo voglio scrivere. A casa lo scriverò su un foglio!

 

*

L’Incantesimo

C’era una volta una grande giraffa che una sera andò a dormire.

Mentre dormiva, arrivò una piccola fatina che voleva avvicinarsi per fare amicizia. La fatina però era così piccola che la giraffa, quando russava, la faceva volare via impedendole di arrivare fino a lei.

La fatina provò più volte ad avvicinarsi, e alla fine, pensando che la giraffa lo facesse apposta, si arrabbiò, e le lanciò un incantesimo.

La mattina seguente la giraffa si svegliò piccola.

“E ora come faccio!” Disse la giraffa.“Essere piccoli sembra portare solo guai. Uffa!”

 

Andò quindi a cercare l’orso saggio che le disse:

“Sarà stata di certo la fatina che si sarà arrabbiata perché lei è brava, ma è permalosa e non capisce noi animali, ti avrà lanciato un incantesimo!”

“L’unica cosa che devi fare – le consigliò l’orso- è restare sveglia tutta la notte e se arriva parlarle.”

 

La giraffa restò con gli occhi aperti tutta la notte, ma quella volta la fatina non poté venire.

Quando la giraffa lo capì, era distrutta dal sonno, ma si era fatto già mattina e quindi si svegliò.

Dal tanto sonno, mentre mangiava, a un tratto cascò nel piatto.

 

La notte seguente, finalmente, la giraffa riuscì a parlare con la fatina, che la fece tornare normale.

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Il Topo divertente

Uno splendido giorno una strega passeggiava nel bosco.

Siccome a lei piaceva tanto fare gli scherzi, decise di farne uno a un topolino che passava di li.

La strega voleva fare un incantesimo nuovo, volle provare a fare in modo che il topolino potesse diventare uno che faceva ridere.

E così fece.

 

Quando arrivò a casa, il topolino voleva bere, ma si accorse che la sua bottiglia non si apriva. Cercò in tutti i modi di aprirla ma il tappo era troppo resistente.

Alla fine, con uno sforzo, riuscì a stappare la bottiglia, ma il tappo gli andò nell’occhio. Lui non vedeva più niente e quando, barcollando per il colpo e con un solo occhio buono, uscì da casa e cascò in un secchio d’acqua rovinando poi a terra per uscirci.

 

La strega, che stava guardando, si mise a ridere e disse:

” Ah ah ah aaaaahh ora però sto esagerando!”

“ Meglio annullare la maledizione!”

 

E il topolino poté vivere felice e tranquillo.

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La lucciola che non brilla

C’era una volta una lucciola che non brillava.

Questo la rattristava perché voleva anche lei emettere la luce come le altre.

 

Un giorno, sul giornale però, lesse che esisteva una dottoressa che poteva curare tutti gli animali che esistono in tutto il mondo.

Così la lucciola, andò subito da lei.

La dottoressa non riuscì a guarirla subito, ma le disse di prendere una medicina, anzi uno sciroppo e di berlo sempre.

La lucciola, uscendo dalla visita pensò:

“Domani dovrò andare dalla mia amica volpe, e non posso prendere la medicina!”

“Come faccio a berla, mi vergogno di portarmela dietro.”

Quando andò dalla volpe, non riuscì, infatti, a berla e cominciare la terapia ma c’era ancora tempo. Lo disse allora alla volpe, che le rispose:

“Perché non me l’hai detto prima? Bisogna fare presto perché il tempo è quasi finito. “Allora andiamo con la mia macchina presto!”

Così, tornata rapidamente a casa, riuscì a bere la medicina ma non guarì e non riuscì a brillare.

 

Andò ancora dalla dottoressa che stavolta le disse:

“Ora ho scoperto la verità!”

“ Tu non hai mai brillato in vita tua!”

 

 

 

Primo finale      di G. Ballantini

“Ognuno è diverso, tu sei fatta così, sei una lucciola che non brilla.”

E la lucciola imparò ad accettarsi senza luce, anche perché i suoi amici non ci facevano caso e le sue compagne apprezzarono, sempre di più, la sua caratteristica unica, che la rendeva diversa e le dava un fascino particolare. 

 

Secondo finale     di A. Ballantini

Allora la dottoressa le somministrò una nuova medicina, più adatta, e lei brillò per sempre.

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Il Pesce pittore

In mare c’era un pittore chiamato “Lejeux Sonfet”, era un pesce che dipingeva fuori dal mare. Alzava la testa fuori dall’acqua e dipingeva i suoi quadri, che restavano fuori.

 

Lui era famoso in tutto l’oceano e certe volte, i pesci di Pescelandia, parlavano di lui, come quando, un giorno, andò a una gara per pittori e vinse il primo premio.

 

Ogni giorno inventava anche qualcosa, e una volta decise di dipingere un quadro e portarlo nel mare.

Quando lo immerse però, dopo aver finito, i colori uscirono dal quadro, e il mare diventò tutto colorato con le onde di colori diversi che si alternavano.

 

Il mare prese tutti i colori che esistevano diventando così un grande quadro colorato, e questo fu il suo quadro più grande e più bello.

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Lo specchio magico e dell’amore

C’era una volta un antico specchio magico che si trovava in un grande castello dove arrivò, un giorno, una principessa che voleva uno sposo.

Lo specchio era fatto apposta per trovare gli sposi: era diviso in due parti, da un lato la persona si metteva davanti ed era riflessa, dall’altro lo specchio avrebbe dato l’immagine della persona giusta da sposare.

La principessa aveva già in mente qualcuno, un re che conosceva e che pensava fosse la persona giusta. Per sapere se fosse lui, lo sposo, si mise davanti allo specchio.

Lo specchio era antico e non era utilizzato spesso, così ci sarebbe voluto molto a fare apparire l’immagine dell’uomo. Annoiata dall’attesa, la principessa andò via, per tornare dopo.

Così, lasciato incustodito lo specchio mentre caricava l’immagine, una strega, che aveva visto entrare la principessa nel castello e che l’aveva seguita di nascosto, disegnò una X nella parte dello specchio che stava elaborando l’immagine in modo che la principessa non potesse sposare l’uomo che amava.

Quando la principessa arrivò davanti allo specchio, vide la X.

“Non c’è dunque nessuno per me!” esclamò la principessa che, delusa, si sdraiò sul letto lì vicino e svenne.

Al risveglio si mise a piangere per la delusione, e pianse, pianse per 7 o 10 giorni.

 

Poi le venne in mente dei passi che aveva sentito dietro di se quando era entrata, così si rese conto di ciò che era accaduto:

“E’ la strega. E’ la strega! E’ stata lei a mettere la X sullo specchio!”

La principessa si arrabbiò tanto, poi strappò la X dallo specchio, ci si mise davanti e attese pazientemente che lo specchio completasse il caricamento dell’immagine.

Vide così che il suo principe era quello atteso.

“Devo sposare lui. Lo sapevo esclamò la principessa.” Uscendo dal castello e andando a cercare il re che già conosceva.

La strega assistette alla scena e, una volta uscita la principessa, si precipitò a maledire lo specchio

“Me la pagherai, che tu sia maledetto per sempre, gli disse!”

Ma lo specchio fece ciò che tutti gli specchi fanno, anche quelli che non sono magici, riflesse l’immagine della strega che quindi fece il maleficio a se stessa e perse tutti i suoi poteri per sempre!

 

E vissero così, tutti felici e contenti.

Tranne la strega.