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Raccolta di testi in prosa di Caterina Nicoletta Accettura
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Nike di Samotracia o Quay d’Orsay?




Nike di Samotracia o Quay d'Orsay.

Non conosco l'anonimo autore della Nike di Samotracia, conosco invece la vita, le passioni, i moti del cuore dei pittori moderni impressionisti e non, perche' sono uomini del mio tempo.

Essi mi trasmettono le loro emozioni attraverso quelle pennellate, quei tocchi rapidi leggeri e lievi come petali di fiori posati l'uno accanto all'altro in una fuga di colori dolcemente cangianti o incisivi e vivaci.

Dalle loro tele non mi parla un'umanita' trionfante, ma uomini che hanno creduto profondamente nel proprio talento, nel sogno di una vita di onori e di gloria, spesso in contrasto con la reale esistenza povera, disordinata e disarmonica, in antitesi con la classica cura del corpo e dell'anima.

Si, perche' la boh�me, vagheggiata dai giovani, come momento felice, di una vita d'artista, che sulla collina di Montmartre
si dedica alle sue passioni, mettendo in luce finalmente il suo talento, libero spesso da vincoli di famiglie borghesi, affrancato da una societa' retriva e salottiera, sentendosi egli stesso splendida icona dell'autonomia dell'arte, dipinge libero ed entusiasta, portandosi dietro il cavalletto, pennelli e colori ed il mazzolino di lilla' dono della piccola fioraia.
La poesia un po' ingenua dell'artista genio e sregolatezza e' in realta' costituita da serate ai piedi del Moulin rouge al freddo, mitigato dalle danze improvvisate, dal calore dei vent'anni, dal fuoco sacro dell'arte, e degli amori che nascevano tra gli artisti, anch'essi turbolenti e disperati come le loro vite spericolate,di pasti saltati,di giovinezze distrutte dall'alcool e dalla tisi,che pure aveva il fascino aulente di Margherita Gautier.

Ma quanta compostezza, quanta dolcezza emana da quelle tele, per chi ad esse si accosta con amore per il Bello!

Le preziose ballerinette di Degas che danzano sotto lo sguardo severo del maestro, le due fanciulle di Renoir che cercano di interpretare lo spartito al pianoforte, le ragazze polinesiane di Gauguin dagli occhi languidi e le chiome infiorate, le sagome eleganti delle signore nel vento di Manet, le gonne distese nel prato, corona ad figure di donna in una colazione sull'erba, la camera da letto di Van Gogh,il suo autoritratto ferito,sono immagini della nostra vita, mi appartengono, le sento mie.


Questi artisti amanti non solo della pittura,ma della musica, della danza, scanzonati e ribelli, hanno gioito e pianto, sofferto come me, mentre guerre e calamit� varie, nascenti dittature, alle quali essi hanno pagate il primo e piu' alto tributo, la precarieta' stessa di una vita indigente, e coraggiosa, li rendevano rissosi e tracotanti, insicuri ed umili, attraverso le mille disarmonie del quotidiano:

Dei, nella realizzazione del loro sogno.

La Nike di Samotracia, slanciata sulla punta del piede, dall'alto del suo splendore in volo, bellissima tra le trasparenze del marmoreo velo che mal celano, esaltandole, le splendide forme di donna, che sfida venti e tempeste dalla prua della nave, maestosa e incredibilmente leggera, mi fa pensare alle divinita' pagane, che solcavano il cielo e i mari, uterque Neptunus, incuranti e del pianto e del sorriso degli uomini: di fronte ad essa provo un senso di verecondo rispetto,quello che sui prova per l'assolutamente bello, per il sublime kantiano, per la perfezione.

Ma lo sguardo di Modigliani triste che raccoglie monetine e si aggira fra i tavoli dei bistro', felice di poter cenare con la sua Janne, almeno per quella sera,la sua Janne che sta per dargli il secondo figlio e che si gettera' dal balcone disperata alla alla niotizia della morte del suio uomo; la sofferenza di Toulouse Lautrec, che deforme immortala le belle chanteuses del Moulin rouge, sapendo che l'amore gli e' negato; lo sguardo di Van Gogh che fa brillare nei girasoli rutilanti di luce quello che altri chiama pazzia, dicendo teneramente:
"Le peonie sono di Jannette, ma i girasoli no, appartengono solo a me!
commuovono il mio cuore e mi fanno sentire come, ad una tecnica perfetta, corrisponda un sentimento di umanita' che a volte esalta, a volte lacera il mio animo.


Quando sul mio campo di grano, caleranno neri e minacciosi i corvi, ombre di tristezza su un animo forte, quando mi avvedero' che la brevis lux sta per fiunire, forse pensero' a quelle tele vedute al Quai d'Orsay e mi sentiro' molto vicina a quel pittore che vide spuntare uccellacci neri sulle sue bionde distese di grano.

Esse parleranno ancora al mio cuore, metteranno in luce le alterne vicende della mia vita, l'apparire del dolore sulla linea del mio orizzonte, mi racconteranno la mia esistenza ferita.

Allora un sentimento di umana solidarieta' e complicita', mi fara sentire ancora uomo, fragile, consapevole, mi far� accettare con dignita' forse, con disperazione certamente eventi che non vorremmo accadessero mai.

Cosi' come ho chiesto ad artisti e scrittori, alle opere dei quali mi sono accostata, di dare un senso alla mia vita di giovane donna,
forte solo del mio amore per l'arte e per l'umano, cosi' chiedero' che diano essi un senso a cio' che vita non e', ma tocca
tutti gli uomini e non sfiora gli Dei.


Ed essi per la loro umanita' mi rispondono (Machiavelli)_______________Nicole







"

*

la Fisarmonica

Salerno_________ Estate 2006

Com’e’ buia questa giornata.
Dalla strada giunge il suono di una fisarmonica che tutti i giorni passa per le vie di Salerno e ripete motivetti noti a tutti e graditi che non impegnano la mente e fanno che volare il pensiero con leggerezza ,come una piuma che si stacca da terra e dondola nell’aria appena rinfrescata dalla pioggia.
Faceva tanto caldo nei giorni scorsi ed ora quest ’improvviso senso di benessere sveglia la mia mente intorpidita.

Salerno e’ una cartolina vista di qui.
Un poggio da cui si allarga uno stupendo scenario di monti che declinano verso il mare con dolcezza e disegnano
o il profilo del gigante che dorme, un saraceno che mori’ in battaglia e piu’ non torno’ in patria ,rimanendo a far da sentinella alla bella citta’ campana, alle cime suggestive, con la croce luce al
-castello del principe Arechi.
Una doppia collana di luci che si adagia sul costone impreziosisce,delimitandola, la strada dell’amore,percorsa tanta volte da ragazzi per le scampagnate e le passeggiate nei giorni della primavera e dei primi battiti del cuore.
I paesini della costiera brillano nella notte, come fuocherelli sul mare, mentre i battelli prendono il largo,seguiti dal mio sguardo inquieto.
Allora quando tu eri bambino non c’era tanto traffico, qualche strada era ancora sentiero e qualche passeggiata ce la siamo fatta, forse ora l’abbiamo dimenticata perche’ le cose belle non si fissano nella mente e di esse ci torna il ricordo solo quando viviamo male.
Per noi tutti sono giorni di preoccupazione immensa per te, ma lo stare qui a scrivere mi rassicura.

Tra le mura domestiche si sta bene, non qui ,_mi dicesti aprendo i grandi occhi dorati dai quali il male non e’ riuscito a togliere le pagliuzze d’oro della tua giovane eta’

Ed io te lo ripeto, carezzandoti il viso ed accostandomi al tuo orecchio.
Che devi far presto a guarire, che dobbiamo andare a mangiare la pizza e a suonare la chitarra, come facevamo quando io tornavo a Salerno in vacanza e ci riunivamo.
Mi rispondi di si,mi poggi le labbra sulle mani ed e’ la tua dolcezza che mi uccide e mi fa sembrare ancora piu’ ingiusta questa tua sofferenza continua.
Si vede che sei stanco,vuoi dormire,ma io temo questo sonno.

Vorrei prenderti in braccio, ormai non cammini piu', e portarti via da quetso posto, farti sedere accanto a me sulle sedie bianche e sapere che sei uscito all’aria aperta ,che guardi il mare da te tanto amato, che cammini, che corri, che canti latua canzone alla vita.


Sei ancora tanto giovane, tu , tu solo ,hai diritto a vivere.


La fisarmonica continua a suonare, my way, ed io inizio a piangere .

Non tutti possono dire alla fine della strada di averla percorsa a proprio piacimento,purtroppo.





Torna a suonare My way dalla cartolina di auguri che Stefano mi ha mandato per il mio compleanno,

Tu hai guidato la sua mano nella scelta della canzone,

Tu non ci sei piu'

e per la prima volta non mi e'arrivata la tua telefonata, la tua voce .

Ci tenevi a darmi gli auguri.Non mancare anche stasera al nostro appuntamento

Mi parli attraverso la musica che sento in quest'aria calda che parla di estate, di mare di grano maturo, di papaveri rossi, di te.

*

Sara m parlo’:Il viaggio continua




Sara mi parlo’_Il viaggio continua



…E Sara, mi parlava spesso della sua famiglia ed in particolare dei suoi figli.

Era in quella occasione che i suoi occhi diventavano luminosi come per una carezza improvvisa ed una tenerezza indicibile, dava alla sua voce un tono lieto, una vena a tratti melanconicae se un pensiero molesto la sfiorava,lo cacciava col veloce gesto della mano.

Ascolta.

“Ti ho portato una lettera, un foglio, vorrei leggertelo,se vuoi,soltanto se vuoi.

E mentre cosi’ diceva, aveva gia’ aperto un foglietto ,tirato fuori dalla tasca della gonna,si era già seduta sul bordo della piu’ vicina aiola,facendomi segno di sedermi svelta,svelta,accanto a lei,lasciando scivolare il mazzolino

di papaveri, che pure aveva raccolto con cura e pazienza al bordo delle strade rupestri ed ora improvvisamante abbandonati e negletti,spandevano le molli corolle sulla ghiaia, dimenticati per qualcosa che le stava a cuore piu’ di ogni altra.

Ascolta:

Mia dolce Manuela, oggi sei partita anche tu, l’ultima, quella che per tutti rimane sempre la piu’ piccola .E sulla porta hai detto:”Ciao, Ma’ ,sono in ritardo, già

E sei corsa via lasciandoti dietro la scia profumata dei tuoi riccioli ribelli

Sono stata contenta, non che te ne andassi, ma che anche tu spiccassi il volo come gli altri fratelli.

I nostri sogni pian piano si avverano.

Noi quelli di oggi non siamo piu’ quelli di ieri.

Ogni giorno ci ha regalato qualcosa in più: un’ emozione, un accadimento, anche banale, un’esperienza , una gioia, un dolore che ci fa sentire diversi e vivi.

Proseguiamo il nostro viaggio con fede nella vita, in noi,in un Dio, se ne abbiamo uno, sforzandoci di essere quello che gia’ siamo,aprendo i petali del nostro cuore ogni giorno, con naturalezza, con pace, con determinazione.

E la vita ci regalera’ ancora giorni belli,ore belle, forse soltanto momenti…

E quando saremo alla fine del nostro percorso,affidiamoci ancora alla Natura, lasciamo cadere il nostro manto

ai nostri piedi e addormentiamoci senza astio, senza rancori.

Ringraziamo la vita per quello che ci ha dato e per quello che ci ha tolto,che non ci apparteneva.

Anche le generaziomi si susseguono come le stagioni :cadono le foglie in autunno,sorgono gemme nuove in primavera

presagio di nuovi fiori e frutti.

Vi ho portato in braccio, bambini adorati, cullati e protetti, come ogni madre fa, e’ stata l’esperienza piu’ mia, piu’ bella, in o,devo ringraziare la sorte, devo ringraziare il vostro voler essere figli buoni , amorevoli e dolci, generosi e fedeli compagni della mia esistenza.

Ho avuto la grande fortuna io,quella di poter essere prima figlia poi madre amata.

Ora siete grandi,avete intrapreso il vostro cammino per la realizzazione del vostro futuro,proseguitelo , con determinazione,con fede nelle vostre capacita’,mi piacerebbe che imparaste soprattutto ad essere uomini,donne coraggiosi e responsabili.Andate incontro al futuro, fiduciosi,che la verita’ e dentro di noi,fatelo con gioia, con entusiasmo,da protagonisti della vostra personale crescita.Solo cosi’ potrete esser felici delle conquista, potrete accogliere con pace le piccole sconfitte.

Le piccole divergenze, i contrasti,abbiate la saggezza di dimenticarli, di considerarli come facenti parte della vita , che di offre momenti bui e momenti luminosi, l’armonia della vita consiste in una giusta valutazione di entrambi.

Sappiate soprattutto che la casa che avete lasciato vi aspetta con la porta sempre aperta, che i nostri cuori sono sempre vicini a voi e alle vostre vite.

I nostri brevi incontri rubati al tempo che ci compensano delle lunghe solitudini.

Perche’ la palma guarda i figliolini che mettono ai suoi piedi nuove radici.

Cresceranno e saranno palme a loro volta,

E cosi’ per tutto , miei tesori,al di là di ogni incomprensione, di ogni difficolta’, che puo’ essere superata con la tolleranza eciproca, soprattutto con l’amore per la famiglia.

Voi vedrete negli occhi dei vostri figli i nostri, nel vostro lavoro quotidiano il nostro lavoro,il nostro progetto di vita

e quello che ci unisce sara’ appunto l’essere stati genitori e figli

Per sempre.

Che te ne sembra?

Bella, si,bella!

Aspetta,devo aggiungere una cosa.

“Vi attendo per
la Pasqua, ho gia comprato le uova di cioccolato e le pastiere……

Ma,sono grandi !!!

Va bene, che fa’? Anzi quest’anno voglio preparare anche i biscotti,si, quelli con lo zucchero tutt’intorno. Mi piace vederli quando si leccano le dita.

Tanto già lo so che poi, tornano sempre.

La sua voce si incrino’, improvvisamente divenne seria, come ferita

Sai,mia cara amica,

forse col tempo mi abituero’ a non vederli accanto a me, all’idea che sono lontani, ma nulla, nulla, potra’ convincermi di non aver pagato un prezzi troppo alto.

….E noi mamme del Sud, abbiamo questa pena,

saper che prima o poi

un’alba di Settembre il cuor ci spezzerà..

Cantava spesso,Sara, quella canzone da lei composta

ed io con lei

.La melodia era dolce, il pianto che scorreva sulle sue guance, quello era vero!

I papaveri rossi lasciati per terra

avevano il colore del suo cuore di mamma.

__________Nicole







Scritto mercoledì, 5 marzo 2008 alle 15:00 nella categoria Diario, Senza categoria. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.
2 commenti a “Sara mi parlo’_Il viaggio continua”
un uomo buono mio padre, umano, disponibile, dolce e forte nello stesso tempo. Si illuminavano i suoi occhi quando noi quattro figli gli sedevamo vicino per raccontargli le nostre piccole pene, le gioie, i giochi…ma i tedeschi lo catturarono e lo fucilarono, senza pietà- Perché? Aveva aperto le braccia ed il cuore a persone che avevano bisogno di aiuto. Un giorno, durante il mese di prigionia, a me ed a mia sorella svelò i nomi dei traditori che lo avevano denunciato. ci disse”Guardatevi da queste persone, io non ci sarò più per potervi difendere” Poi ci strinse fra le sue braccia e ci sussurrò”Perdonateli, come ho fatto io”. Era il 1943: io avevo 17 anni. Mia sorella si è portato il segreto nella tomba…io non sono riuscita ancora a perdonare…Il Signore abbia pietà di me.

Postato sabato, 10 maggio 2008 alle 18:25 da raffaella

Ho ascoltato il tuo racconto di vita e ti sono vicina.
Un abbraccio e tanta condivisione_Nicole





Postato giovedì, 23 ottobre 2008 alle 11:30 da Nicoletta

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Antenne

La giornata e’ grigia, sembra Novembre.

Dalla finestra della mia camera, le antenne sui terrazzi dei palazzi di fronte, scosse appena da quel po’ di vento che a Taranto e’ di casa, mi fanno pensare alla totale semplificazione della vita.

Sono linee semplici, pulite senza fronzoli, di metallo essenziali nella loro forma e nella loro funzione.
Esse mi riportano alla mia vita, che finora e’ stata piena di orpelli, decorazioni,
Ho cercato di abbellirne lo scheletro con delle sovrastrutture
che soddisfacessero la mia sensibilita’e non solo la mia mente.
La nuova realta’ in cui vivo mi porta a ridurre tutto all’esssenziale:e’ come se qualcosa si fosse spento per sempre dentro di me,ma non e’ rimpianto,e’ consapevolezza presa di coscienza di un’altra eta’ che sto vivendo e di una condizione diversa, dovuta al cambiare della realta’ circostante.
E con essa anche l’uomo…..
La vita ,un foglio di carta appallottolata in una mano, mi sembra immagine piu’ che mai attuale,secondo,l’espressione di Montale.
Nessuna zona del mondo puo’ sentirsi uguale ad ieri, quando sulle coste sbarcano ogni notte centinaia di uomini, di vite umane che chiedono aiuto, asilo, acqua, amore,di non essere trattati sempre come facenti parte di una parte del pianeta
che viene da dempre ignorata e rifiutata.
Odio l’indifferenza di coloro che, qualunque cosa a succeda, restano immobili e serafici come se il fatto non li riguardasse.
Ma questi individui i ,non fanno parte di una classe sociale piuttosto che di un’altra.Se si fa un parallelo tra la classe di appartenenza ed i ldanaro, consideriamo borghese quello che ha o produce danaro e ne usufruisce, come se fosse un diritto suo, tutto suo _____.Questo e’ vero solo in parte.

Le istituzioni che tolsero l’uomo allo stato ferino, convalidano quanto detto comunemente.
.Ma non si tiene conto che in una societa’ a struttura comunque piramidale,ci sono tanti, piu’ deboli che non riescono ad emergere, ma sono uomini come tutti gli altri.
Popolazioni intere muoiono di fame per la nostra incuria ,perche’ nessuna nazione progredita si e’ mai interressata alle loro sorti,
permettendo i regimi totalitari, che massacrano le popolazioni ele mantengono nell’ignoranza ,nell’abbrutimento piu’ totale affinche’ il barlume di intelligenza che e’ in ogni essere umano, venga spento sul nascere, venga coartato verso idee di distruzione di se stessi e dei nostri simili.Armano le mani ai bambini.Tagliano le mani a quelli che rifiutano.
Parlo di idee, non di ideali, perche’ la morte non puo’ essere un ideale, L’ideale e’ la vita dell’uomo che aspira a fare, nel senso positivo del termine.E la filosofia che e’ riflessione sulla vita, non sulla morte, pur non ignorando il male che c’e’ nel mondo, le cattive intenzioni di molti, deve trovare una via d’uscita all’annientamento dell’uomo.Percio’ la centralita’ del concetto di persona, e’ in questo momento storico piu’ che mai di massima importanza ed attualita’.Difendere la persona nella sua dignita’ di essere pensante ,che ha diritto alla vita e quindi alla qualita’ della
vita stessa ,che tenga conto che qualsiasi persona di qualsiasi razza o etnia deve essere rispettata .Il rispetto e’ avvicinarel’altro, non farlo sentire solo con i suoi problemi ,alienato.
L’abbandono isola,
toglie cioe’ all’individuo la sua stessa natura di essere sociale e lo getta nella disperazione, nel disordine, togliendogli i punti di riferimento.
Brancola come un cieco per un mondo che gli diviene ogni giorno piu’ estraneo.
Peggio ostile.
Spesso inizia nelle famiglie, come atteggiamento di rifiuto a volte sottovalutato che esplode dopo anni di silenzio.
Si espande nei nuclei lavorativi, della societa’, rende l’uomo cattivo, vile, insoddisfatto e quindi irresponsabile, e nel tentativo di recuperare se stesso, schiaccia gli altri, innescando una catena infinita di rancori piccoli e grandi che rendono impossibile la vita nei posti di lavoro,in una catena che non puo’ fare altro che causare disagi e lutti.
I lutti non sono solo i fatti di sangue pur presenti ampiamente nella societa, e’ la morte dello spirito quella che dobbiamo temere di piu’,l’alienazione da soggetto. L’uomo vuole sentirsi soggetto, protagonista delle proprie scelte.
Chi e’reso trasparente dall’indifferenza,
viene appiattito e tende sempre piu’ a
diventare oggetto, in un’alternanza di motivi e modalita’ che
hanno per fine la totale scomparsa dell’individuo, l’impossibilita’ di recupero,la nolonta’e

rendono la società un groviglio inestricabile di egoismi e di interessi, di violenza.
Solo la consapevolezza si essere soggetti della propria realizzazione, ed elementi indispensabili nella vita degli altri possiamo uscire da quell’ondata scetticismo e violenza che sembra trascinarci in una spirale che solo noi possiamo fermare.
Anneghiamo tutti in una bolgia che ha per elemento primo caratterizzante la meschinita’, e il disinteresse,per l’altro.
Difendere la persona nella sua dignita’di vita che e’ unica pur nella molteplicita’.
La riflessione sul concetto di Persona e’ fondamentale perche’ vanifica un altro concetto l’indifferenza.
L’indifferenza uccide come e piu’ delle guerre , le sue vittime sono infinite.le sue strategie subdole.
Condizione dell’esplicarsi dell’azione del’uomo nel mondo, e’ la liberta’, e la Pace.
Ed e’ con questo spirito, che i nostri giovani sono partiti per le Missioni di pace.
Portare alle Popolazioni vittime dei soprusi e dell’ignoranza, un supporto per divenire consapevoli del loro ruolo , del loro diritto a stare in pace, che solo nella pace si puo’ prosperare,aprire scuole, costruire ospedali, debellare endemiche piaghe,come la fame, le carestie, l’abbandono a se stessi e alla violenza inaudita di coloro che ostacolano la serena convivenza tra i Popoli.
Ricordo come fosse ora
quando volli andare per forza a vedere passare la nave Garibaldi che lasciava il porto di Taranto .
Tutta la popolazione si era riversata sul litorale per un saluto, erano i figli di tutti che pomettevano un futuro migliore ai meno fortunati
.Pure nella generale commozione, ne ammirai il coraggio.
Oggi, dopo che tanti sono rientrati coperti dalla bandiera, sento scuotersi fortemente il castello di certezze che mi ero costruita, saldamente.
.Oggi mi rivelo soltanto a me stessa una persona fragile che piange, smarrita nel vedere tante giovani vite cadere,il pianto di troppe madri_


_ Ma che dico? Di tutti.

Suona il "Silenzio" della caserma vicino casa, la musica che dice ai noi vivi: Presente!

Torno a guardare quelle antenne di metallo, fredde e stilizzate contro il cielo di ghiaccio,gelido, come questo mio cuore.

L’essenziale,e’ solo la vita.



No, alle guerre.




______________________Nicole.



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Bella, l’estate!

Bella l’estate!

Un’afa incredibile entra dalla finestra ed il calore fortissimo segna le giornate qui a Taranto,la mia amata città ove torno sempre con piacere e grande desiderio dopo essere stata fuori,quest’anno a casa di mia madre.
Non c’é nulla che possa dare l’idea del caldo tarantino appiccicoso, fastidioso , un caldo bagnato,che ti fa stare tutto il giorno alla ricerca ansiosa di un filo di aria, un po’ di vento.
No, se arriva il vento, é vento di scirocco, i vestiti si attaccano addosso come una seconda pelle, tipo camicia di Nesso.

Eppure, secondo me, e’ cosi’ che dev’essere l’estate: pigra, immemore, calda e sudata in modo da sentirne il fascino dorato e molle
quasi esotico, come fossimo in Africa.
La citta’ e’ un deserto , piatta ,bianca, dalle persiane abbassate nel primo pomeriggio, dai tendoni multicolori che sin dalle prime ore del mattino stendono le loro ali protettive ,dalle persone che si precipitano sui balconi, chiacchierano con i
vicini, ridono o bevono una bibita fresca mangiano una fetta di anguria.
A me piace osservarle e sorrido di questa inusitata famigliarità che d’inverno sparisce dietro i vetri chiusi ed i volti seri e preoccupati.
Ci sono i più anziani che in canottiera si chinano sui gerani e gli danno da bere : le corolle assetate
succhiano quel fresco inatteso e si riprendono, alzandosi sullo stelo .
C’e’ tanto amore in questo gesto , poiché e’ difficile che reggano le piante in un clima cosi torrido.
Resiste solo il coloratissimo geranio……
Il geranio, date da bere al geranio,dice una poesia di Neruda.

Arida. Qui la terra e’ arida, non irrigua come quella che ho lasciata pochi giorni fa ,la Campania-felix ricca di fiumi, ruscelli, canali, li si che e’ consuetudine vedere terrazze e giardini verdi e rigogliosi, ma qui, per far crescere un filo d’erba ci vuole tanta pazienza e tanto lavoro.
Ma quanto e’ bella pero? la mia terra, non mi stanchero’ mai di dirlo, forse si annoieranno ad ascoltarmi e restero’ con venticinque lettori come l?illustre autore dei Promessi sposi.
Sono fortunata, tra i miei amici Poeti almeno venticinque sono pugliesi e vivono all?estero o in altre regioni.
Si commuovono quando si parla della loro terra e vengono a leggere quello che scrivo.
Qui l’estate inizia gia’ a marzo. col fiorire dei mandorli ed ed e’ uno spettacolo meraviglioso,che mi ricorda le poesie dell’infanzia, le passeggiate a Pasqua si, i colori pastello dei vestiti di noi ragazzine,fatti in fretta dalle sarte spazientite delle nostre indecisioni e capricci,ma deliziate quando indossavamo quei capolavori che oggi non indosserebbe nessuna fanciulla.

Ora
vestono prevalentemente con i jeans, per noi non esistevano ,giudicati dai genitori, poco eleganti.
I piccoli tailleurs, gli abitini erano il nostro abbigliamento, completato dalle scarpe decolte?, con un piccolo fiocco di grosgrain ed una minuscola borsetta piccola piccola da contenere solo il fazzolettino ed un astuccio di rossetto.
Scendevamo a frotte le scale di casa e poi per strada verso il lungomare.
Allora non ci facevo caso, ma , a ripensarci, sembravamo un nugolo di farfalle in volo.
Passeggiate a non finire, incontri ed i primi coni di gelato che avevano il colore rosa delle fragole, il verde tenue dei pistacchi ed il sapore caramelloso delle nostre giovani labbra. Che bello!

Poi, veniva l?estate, quella vera, distese immense di grano biondissimo e papaveri rossi.

In bicicletta andavamo al mare al mattino di buonora per trovare l’acqua limpida e prendere tanto, ma tanto sole.

Dopo qualche giorno eravamo abbronzate e nere come carbonella,ma i primi giorni era una vera tortura, soprattutto per chi era biondina,come me, le ustioni,ma non facevano male, o almeno cosi? dicevamo per poter arrivare al risultato finale di sfoggiare una bella abbronzatura,ma alla sera, quando andavamo a letto ,era una spalmata generale di creme bianche a contrastare i danni:le nottate la passavamo in bianco per il gran bruciore.
Noi in casa eravamo e siamo tre sorelle,quasi coetanee e tra noi c’era un’unione ed una complicità che sarebbe durata a lungo negli anni.
E d’estate soprattutto si manifestava la solidarietà fra di noi Lci scambiavamo i vestiti,scarpe,davamo il più bello a chi aveva qualche importante incontro, mia sorella accorciava tutti i miei abiti da sera, poichè il suo fidanzatino voleva vederla in minigonna e lei dimenticava di rimettere giù l’orlo del vestito,
suscitando le mie ire che si concludevano con qualche lancio di cuscini e tante risate.
I miei fratelli, non partecipavano a questi piccoli scontri, si limitavano a ridacchiare della nostra stupida vanità e a criticare i nostri occhioni impiastricciati di rimmel e lacrime.
E’ vero sembravamo dei clown, ma era bella l’estate e trasgressiva,quel tanto da farci sentire affascinanti e desiderabili..

Eravamo una grande famiglia ,molto unita e lo siamo ancora, ci ritroviamo sempre vicini soprattutto nelle situazioni difficili.
La grande famiglia e’ gia una scuola ,secondo me, mi ha insegnato ad amare , a comprendere che la mia liberta? finisce dove inizia quella degli altri.

Era bella l?estate
con i tavolini e gli ombrelloni aperti al lungomare e le barche che puntavano l’orizzonte e che guardavamo con occhi sognanti e le ciglia lunghe lunghe scurite dal rimmel,dal kajal, lo sguardo perso negli occhi di qualcuno bello e giovane come noi, le mani che si sfioravano sulla panchina per tornare compunte in grembo al passaggio di qualche conoscente.

-Ti ho portato un disco, per il tuo compleanno-
-Ma io, non so se posso….
-Dai accettalo, non é impegnativo,é solo un 45 giri.
-Va bene , grazie.
Abbassavo gli occhi attenta al trucco e labbra rigorosamente imbronciate.
Era di rigore essere imbronciate, come se l’incomprensione si dovesse leggere sui nostri volti.
Belli ed incompresi.
Alla fine lo prendevo il disco e per giorni interi le nostre camerette risuonavano delle voci di Peppino di Capri…, Mai piu? nessuno al mondo….Si me suonne…nun e? peccato……,
di Umberto Bindi col Nostro concerto che fu la colonna sonora di molti adolescenti amoretti nati a Giugno e finiti a Settembre con le prime piogge e la riapertura delle scuole,come se lo scivolare dell?acqua sui tetti togliesse di mezzo tutta la leggerezza dell’estate colorata e felice ed improvvisamente i colori cupi dell’autunno, quel tappeto di foglie brune
sul lungomare deserto, annunciassero una chiusura del cuore e delle finestre.
Tutti a studiare.

Era bella l?estate
con le guance arrossate, le matite da trucco multicolori che mio fratello consegnava ingenuamente a mia madre , insieme ai cuoricini ritagliati nel cartone, ai gattini di peluche che portava in salotto e che rivelavano che qualcuno cercava di scalare il mio cuore.
Era bella l’estate dei compleanni festeggiati in famiglia, con la sparizione improvvisa dei genitori ed il salone addobbato di palloncini e cotillons: con mio padre che fingendo di portarci l?aranciata, improvvisamente faceva capolino dalla porta, per controllare la situazione e spesso non si accorgeva che fuori il balcone volavano baci e carezze.
Si affrettava ad andare via, richiudendo accuratamente la porta e noi sospiravamo di sollievo. Uffa!!
Ora gli direi:”Resta qui con noi, partecipa anche tu alla nostra festa,finche’ dura”.

Bella l?estate allora, ed anche adesso.

Il mare e? sempre azzurro, il cielo e? sempre sereno e luminoso, altri giovani popolano le spiagge e le discoteche,
di agghindano secondo la moda del momento, sfoggiano treccine e perline , scorazzano sui motorini colorati,si godono la loro bella stagione,seguono i loro sogni,
ascoltano il cuore, il grido della guerra vicina, come noi sentivamo vicina a noi la guerra del Vietnam e ora come allora gridano la loro
Poesia.

Dicono come noi,allora,
No alla guerra,
no alle stragi e alla violenza, ai soprusi, alle ingiustizie sociali, impugnano un fiore rosso sventolando bandiere, sogni,musica nuova,amore ed aquiloni colorati.
Fanno sitting nelle piazze e cortei pacifisti ma pieni di passione e di sdegno..
Troppo bella l’estate, troppo bella la vita e la giovinezza di tutte le epoche,troppo bello vivere in Pace.

Basta soltanto crederci!

Quando ho visto il sole emergere
dalla sua dimora,
la terra
mi e’ sembrato un tamburo
seguito da ragazzi. (E. Dickinson)


________Nicole




*

linea Immaginaria

Linea immaginaria



Viviamo sempre sul filo di una linea immaginaria che separa i nostri limiti dalle nostre potenzialità.
Vivere è assorbire come spugne esperienze diverse.
Le più importanti,fondamentali,sono quelle emotive
che ci innalzano al di fuori dei nostri passi quotidiani.
Amare profondamente,provare la propria felicità almeno una volta,vedere nascere un bambino,piangere ascoltando musica o davanti al cammino di due anziani mano nella mano,
l’emozione di un abbraccio spontaneo,di un bacio,
di due corpi intenti a scoprire i loro segreti,
di una vittoria o di una sconfitta,della sensazione
di aver aiutato qualcuno ad alzarsi quando è caduto,
un bicchiere di vino che sa della terra natìa,
il litigio con un amico,guardare un alba,un tramonto…e infine,il dolore.
Queste parole le hai lette anche tu ne sono certa e
sento la tua felicità nel vedere quanta eredità hai lasciato.
L’Amore che mi hai donato ha reso eterna la tua anima così come ogni singola mia parola in questo scritto,ti ha reso felice eternamente vedendo avverato il tuo sogno di Vita:la purezza e la libertà di ciò che con chissà quanti sacrifici mi hai insegnato,ha ora lo stesso moto impetuoso dell’onda perfetta della tua Vita.
Abbiamo varcato insieme quel confine che ci rende immortali
presenti sempre a noi stessi..


»


*

E la vita va




















E la vita, va...


A volte nella vita succedono delle cose che scompaginano tutte le nostre certezze e fanno tabula rasa della nostra presunzione.

E la vita va.

Un fiume inarrestabile che si tiene a stento composto fra le sponde e minaccia continuamente di dilagare ed invadere quei prati che con cura avevamo preparato per il nostro presente, per il nostro futuro.

Perché per quanto l’uomo si ostini pensare che l’esistenza sia un soffio, un attimo fuggente, un giardino i cui frutti vanno raccolti per tempo, in realta’ sara’ per tradizione, sarà perché ciascuno si illude di vivere sub specie aeternitatis, accumuliamo ricordi, esperienze, fogli di carta nei cassetti, nelle tasche, a testimonianza di ciò che siamo stati e siamo,come se non dovesse mai esserci una diga a sbarrare il corso di quel fiume e rivoltare nei campi le sue acque tumultuose, sormontate di spuma bianca, sulle quali galleggiano miserandi avanzi di quei noi che eravamo ieri.



Sono le grandi rivoluzioni della vita personale di ciascuno,emozioni forse ed e’ in questo contesto che dovrebbero nascere quei fiori del dolore che sono le poesie.

Spontanei moti del cuore antecedenti alla razionalizzazione di un fatto,di un accaduto.

E la vita va

Noi attaccati alle maniglie cerchiamo di prendere quei treni in corsa, a volte ci riusciamo, altre volte ruzzoliamo lungo la scarpata, tra l’indifferenza dei passanti e il tutt’intorno che ci appare ostile.
Estraneo al punto da sembrare proiettato su di un muro di fronte a noi.

Un cavallo in corsa, bizzarro, la vita che a volte ci disarciona e che guardiamo allontanarsi sgomenti.

Ma forse e’ proprio in questi frangenti che l’uomo comprende tutta la sua provvisorietà e si accosta all’altro, gli mette una mano sulla spalla, se lo accosta al cuore.



“Sei arrivato a me dopo tanto silenzio”

ed il cuore si riapre all’affetto, all’armonia del ricevere

e del donare. Non siamo unici, ma terribilmente uguali.



Comprende la comune origine, il profondo significato della fratellanza, il valore della famiglia.

Riscopre l’amicizia e torna ad incanalarsi in quel flusso di vita dal quale gli avvenimenti hanno cercato di sradicarlo,soprattutto comprende di non essere eccezionale, ne’ nel bene, ne’ nel male.
da cio' deriva l’espressione , il dialogo che e’ ascolto e comprensione innanzitutto, mai arroganza

o posizione di privilegio.

Quel fiume e’ la nostra ricchezza, il nostro nutrimento. la nostra gioia e la nostra disperazione.

Se qualcuno manca all’appello, se e’ caduto durante il tragitto, la perdita e’ di tutti e la sua presenza costante accanto a noi. Non lo vediamo, ma c’e’.

Non finisce la vita, la vita continua sempre e ci accoglie come una madre a volte benevola, a volte terribile, tradita, a volte severa , che tiene a bada tutti .

Sa farsi rispettare,la vita.

C’e’ chi va e me lo racconta con entusiasmo;c’e’ chi torna a casa e me lo comunica come un evento atteso e temuto.Speranze.

Chi gioisce, chi si asciuga le lacrime .

Tutto cio’ che e’ dell’altro ci appartiene, non puo’ lasciarci indifferenti, ne pagheremmo un prezzo altissimo, la nostra stessa identita’ verrebbe compromessa definitivamente.
Ci smarriremmo in una solitudine abissale e senza ritorno.

E' autunno.

Cammino per le strade e guardo come tutto e’ sempre uguale: questo mi da sicurezza e voglia di mescolarmi agli altri in quest’aria mite di ottobre inoltrato che profuma di vendemmia e di mosto.

Scricchiolano i passi sulla ghiaia , la porta di una scuola si apre come ogni anno, gli alunni cominciano ad entrare a frotte ridendo.

La ragazza della porta accanto mi passa vicino con la sua giovinezza in fiore tra i capelli legati a coda di cavallo e la mano poggiata sul pancione.

Me lo ha detto già una mattina di Settembre che era in attesa:

”Sai, e’ una bambina” ed si allontanata correndo

"devo trovarle un bel nomeeee………Valentina ti piace?



"Si,si, mi piace"

sono tutti belli i nomi per i bambini che nascono.




__________________Nicole













*

Padre, papa’ mio





Padre, papà mio.



Mio padre,

e’ in assoluto il referente della mia Poesia.
Ho iniziato a scrivere poesie quando egli e’ morto.
Mi suona strano usare questa parola per lui che e’ sempre cosi’ presente nella mia vita, eppure devo usarla perche’ questo termine da una dignita’ a chi non c’e’ piu’.
Giustifica la perdita per chi rimane ed i sensi di colpa di essere sopravvissuto.
La morte e’ ineluttabile , definitiva , atroce, un ultimo atto doloroso,non ha bisogno di sinonimi, ne’ di eufemismi.
Eppure non si e’ mai tanto vicini come quando avviene .
Mio padre e’ morto a Milano, lontano dalla sua casa.
Quando si accorse di essere vicino al capolinea, chiese di andare da suo figlio, che risiedeva li dall’eta’ di ventitre’ anni,per lavoro, uno dei suoi grandi dispiaceri vederlo andar via cosi’ giovane.Solo per quel ragazzo partito in fretta ricordo di averlo visto piangere e per la morte della sua mamma.
All’ospedale S. Carlo, dove era stato ricoverato per un brutto male,che in venti giorni lo ha distrutto.
Io non l’ho visto morire poiche’ ero a Taranto.
Mori’improvvisamente dopo un intervento che mise ad estrema prova la sua pur forte fibra.
Per me fu un colpo terribile dal quale non mi riprendero ’ piu’, un amore che non finira’ mai di mancarmi.
Non ho mai pianto per me, ma per lui,per quello che gli era stato tolto, per quel presepe che voleva fare a Natale, per tutti noi, come ogni anno,per quella immensa ingiusta sofferenza al suo corpo ed al suo spirito.
E’ la prima volta che ne parlo in prosa, la poesia il verso danno un tono gentile, edulcorato, rendono accettabile una realta’ che ,scritta semplicemente, sbatte in faccia e fa male, ci scopre,ci scartavetra.
Avrei voluto fare qualcosa per lui , oltre al gran fascio di rose bianche ed al grande dolore che gli offrivo e la mia vita in cambio.
Ma era per lui che suonava la campana e fu il primo doloroso consenso alla vita che se ne andava.
Mio padre amava molto gli studi e la letteratura, italiana e francese,tedesca,era un appassionato di teatro ed io ho rispettato la sua volonta’.
Non ci ha mai chiesto nulla,era moderno, uno spirito libero.
Ci voleva liberi, indipendenti,voleva facessimo sport, ci accompagnava a Teatro,alle feste con gli amici di sempre.Ci lasciava sull’entrare e ci veniva a riprendere,con un sorriso
affettuoso che non avrei piu’ incontrato su altri volti.

Voleva solo che studiassimo,non avrebbe mai permesso che una figlia non fosse economicamente indipendente.
Cosa insolita per la mia generazione o quantomeno non indispensabile.
Figlio di una famiglia di professionisti, sapeva che solo il lavoro e l’affermazione di se’, la responsabilità’ erano la base di una vita equilibrata.
Il primo valore era per lui l’amore ed ha amato infinitamente noi , la mamma ed anche tutte le persone che lo avvicinavano, attratte dalla sua signorilita’ e serieta’.
Non voglio lodarlo piu’ di quanto ogni figlia lodi il proprio papa’, ma per me era un vero grande amore.
Abbiamo avuto una grande intesa e lui sentiva il mio affetto e me lo ricambiava.
Mi rispettava poiche’ ero la sua prima figlia , mi chiamavo come sua madre ed ero adorata da entrambi.
Quando non ci fu piu’, cominciai a far poesia , sentivo una forza che mi portava a scrivere, a ricordare, a mettere sulla carta le mie emozioni.
" Non ci sei piu',mi tormentavo....."
Sentivo le mani vuote ed il cuore in tempesta,solo l'atto stesso di scrivere , me lo riportava.
Quando mi iscrissi al Club dei poeti,dedicai a lui la mia prima pubblicazione.Castel del monte, una poesia che mi vedeva bambina andare colui in Lambretta a visitare il famoso maniero.
Una scampagnata finita con un acquazzone incredibile.
Venne accolta con grande benevolenza ed io in cuor mio pensavo di averlo portato con me tra i poeti che tanto amava.
Forse era solo un’illusione, ma ancora oggi quando mi siedo dinnanzi al computer e scrivo qualcosa, lo sento vicino, dietro le mie spalle che mi accarezza i capelli e mi dice :
"Vai avanti, non ti preoccupare ,Riry, non e’ successo niente
Me le disse in sogno una volta queste parole
per la prima volta.
Ma io so che sono successe molte cose invece, alcune belle, altre dolorose,
devastanti,nel corso degli anni, ho sofferto molto, non sempre ho potuto far fronte a tutto quello che mi chiedeva la vita, i figli, il mio compagno,forse solo perche’ nella vita di tutti si alternano gioie e sofferenze, ma la sua mano sul mio capo, sono sempre molto sola, mi da la forza di essere serena e di dare quell’amore che egli dava con tenerezza, con sobrieta’,fino alla fineed oltre

Mi dà una dolcezza al cuore il solo pensiero di essere stata amata tanto e questa dolcezza mi fa guardare la vita senza rancore.
Non e’ sempre stato facile,ma ho avuto lui come punto fermo, un timone durante le tempeste per usare il gergo
marinaro che egli amava……Le vele, mio padre amava le vele, le navi , gli aerei,le auto da corsa, tutto ciò che si allontanava come l’infinito.
Io ho le sue stesse passioni.
Era un sognatore, era un Poeta .Il mio.
Buonanotte Pa’,come ogni notte.
Insegnami ad amare la vita anche quando appare cosi’ ostile
e difficile il cammino quotidiano.


____________Nicole


































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Casta Diva


Casta Diva, preghiera alla luna.


Casta diva che inargenti

Queste sacre antiche piante

A noi volgi il bel sembiante

Senza nube e senza vel V.Bellini (Norma,atto I)




Lente risuonano nell’aria le note di Casta Diva. Una luna bianca delicata come uno spicchi d’argento brilla nel cielo profondo della notte torrida d’estate.
Si diffondono lievi, impalpabili , nell’immensità sconfinata.
Ed un cuore pulsa forte nel petto,un cuore duro a morire.
Le dolci note del Bellini innalzano una preghiera alla Luna, confidente immortale,mi riportano nell’anima emozioni lontane, non provate da tempo, suscitando nell’animo un’inquietudine dolce che pensavo non mi appartenesse piu.Mi aggiro nel giardino,tocco con mani leggere i tronchi dei pini,miei amici, abbraccio forte quel pioppo saggio e fedele alla cui ombra ho trascorso tante ore felici. Mi osserva stupito con aria di rimprovero, ricambia il mio abbraccio, calando verso di me i suoi rami, mi accarezza con le sue larghe foglie d’argento ed io torno a guardarlo fisso come per farmi perdonare una troppo lunga assenza. Sfioro con amore il suo tronco rugoso, stillante goccioline di resina profumata, sul quale s’inerpica un’edera ,anch’ella in cerca di protezione.
“Cerca di capirmi almeno tu, che hai sfidato con la tua chioma tante tempeste, che hai tenuto con salde radici la mia casa nelle bufere, che hai sentito pulsare i loro cuori quando correvano ad abbracciarti dopo una corsa o si sdraiavano alla tua ombra, cercando il cielo fra le tue braccia.
Ti piantai,io, eri un ramoscello tenero, esile,ti riconosco forte, confidente dei miei sogni”
Comprendo che mi e’ mancato , come io gli sono mancata,

Abbiamo entrambi qualche ruga in piu’.

“Ma, tu mi sembri molto solido,con la tua vita utile con i tuoi nidi, con le tue radici salde e robuste. Io, no.



La mia vita si e’ spesso fermata in zone senza tempo,soste di anni, senza futuro peso, zavorra, anche il passato,ho sentito pesarmi le mie ali macigni che non riuscivo a scrollarmi di dosso

Ora cerco uno spazio tutto per me,per piangere, per ridere, per dipingere la mia vita con i miei colori, per riaprire le pagine del mio cuore all’amore per le cose perdute, al valore di quelle conquistate a fatica. Il tempo innanzi a me non e’ poi tanto, albero amico, ma troveròla forza , candida luna, per rialzare la testa, Ho pagato il mio conto.Libera la mente dai pensieri funesti, vorrei librarmi sopra la realta’ per riappropriarmene con grinta nuova e questa musica cara , cosi’ possente mi comunica pensieri immensi.
Destino delle donne e’ forse quello di scrollarsi di dosso il giogo antico e dire: finalmente, vivo
Tu, giovanetta immortale conosci il tutto(Leopardi)


Respiro forte anche se tu non ci sei,e non mi guardi piu’ vagare tra piante, ma la musica, questa musica e’ un gesto immenso di braccia che si allargano per abbracciare il mondo, di piedi che corrono per inseguire il sogno.

La musica si esalta e diventa coro, accenno ad un passo di danza, discendo le scale correndo,in una notte di luna cantando, accendo come una fiaba una storia senza commento

Mi sento ancora tanto bella da appuntare un fiore ai capelli,fiore rosso che nasci nal mattino e tramonti se e’ sera.E danzo con l’abito lungo dipinto di luce e di fiori , su aiuole ancor verdi, su siepi, su vanghe, panchine, biciclette lasciate per terra.Vedo soltanto un gran pratoimmenso tutto per me, coperto di rose e asfodeli.E continuo a danzare felice, intingo i piedi nell’acqua e torno a danzare leggera come a vent’anni e mi lascio cadere per terra ubriaca di sole e di vita , sotto il pioppo che scuote saggio, tintinnando la chioma,Avrai rivolto anche tu il tuo sguardo verso il cielo complice ed amico e ci siamo incontrati sotto la luce bianca e casta, come casti sono tutti i cuori che si amano.

Si’, perche’ quando si ama , chiunque si ami, il donarsi ci fa sentire puri, come questa meravigliosa musica e nudi

Sagome nude scalze,andiamo senza pesi, le braccia lungo i fianchi, le mani aperte verso il luogo dove si incontrano gli amori del passato e le speranze del futuroLa musica del bianco cigno di Catania segue i nostri passi, sostiene le nostre incertezze, vibra limpida e tenace come i nostri cuori smarriti che attendono il balsamo amore.Mi fermo ad un tratto e mi guardo intorno.L’emozione mi blocca la voce, sento che qualcosa di importante e’ accaduto per me questa notte.Rivolgo lo sguardo verso il cielo, un silenzio irreale mi circonda.La musica e’ finita ,lasciando nell’aria un’eco di suoni appena percettibili , che volteggiando si spengono piano piano nel buio.Le note diventano di gelo.

Di fronte a me un manto tutto azzurro come di velluto lucente.

La luna non c’é piu’.




Tempra ancor nei cori ardenti
Tempra ancor gli ingegni audaci
Spargi in terra quella pace
Che regnar fai tu nel ciel.
V.Bellini.Norma,atto I



Alla Musica
______________________Nicole

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Longtemps, longtemps

Longtemps


Longtemps, longtemps, apres que les poetes on desparus,
leurs chasons courent encore dans les rues

queste parole di una vecchia canzone francese mi tornano alla mente ogni volta che leggo qualche verso di un poeta che diventa vecchio, si avvia al declino e scompare dalla scena del mondo o addirittura muore.
Questa breve pagina mi e’ stata ispirata dalla morte di Piero Bigonciari, poeta fiorentino di grande valore, poco conosciuto rispetto ai propri meriti, secondo me, come molti altri del resto , che restano nel cuore di chi ama veramente la poesia.
I poeti riservati, dalla voce suadente e pacata che non strillano dalle pagine dei giornali, ma che lavorano come oneste api nel clima della loro città, amatissimi dai piu’ giovani alunni poiché essi veri maestri.
Il poeta aleggia intorno a noi che lo abbiamo letto ed amato , con i suoi canti, con le sue espressioni tipiche, le immagini che caratterizzano la sua scrittura, i suoi colori dominanti , le sue risonanze che ne fanno vibrare ancora la voce nell’aria che ci circonda ,come una musica che ritroviamo, espressione di un nostro stato d’animo che non riusciamo ad esprimere .
Il poeta e’ là e lo sta vivendo con noi, ce lo interpreta, e ce lo restituisce con la magia dei suoi versi cosicché in poche parole troviamo espresso ciò che noi abbiamo solo intuito.

La voce del poeta resta nella sua casa , in cui e’ vissuto, rotola per le strade che lo hanno visto correre, giocare ,crescere, camminare , ridere soffrire, vivere,
Essa rimane nei nostri libri piu’ cari, quelli che nessuno deve toccarci, preziosi per noi , che sfogliamo mille volte ed ogni volta sanno darci qualcosa in piu’.
Essi accompagnano tutta la nostra vita , non ci fanno sentire la crudezza della solitudine.
ero come tutti gli esseri umani, sola.
Un giorno chiesi a Poesia di aiutarmi.
Ella mi prese per mano
ed insieme iniziammo il cammino
Non potei piu’ fare a meno di Lei-
Durante il percorso sapevo
di non essere sola
Tanti uomini, tanti popoli avevano affidato alla poesia
di narrare la loro storia
ed ogni singolo aveva trovato una risposta,
alle proprie esigenze di singolo e di essere sociale.
Tanti camminavano con me in un percorso
che richiede soprattutto fatica ed umilta’.
La poesia Pensavo aveva elargito
a tutta l’umanità’ i suoi doni,
la gioia, ma anche la sofferenza
il dolore
Ma a tutti aveva restituito le esperienze
vissute permeandole di una coscienza
e di un sentimento nuovo
Non mi sentivo Goethe,
il viandante per eccellenza
ne’ Pablo Neruda, definito viaggiatore immobile
Non sapevo dove essa mi avrebbe portato
ne’ se fossi attrezzata in maniera adeguata
per affrontare le asperita’ di un terreno
sul quale in qualche modo si cimentano
prima o poi tutti gli esseri umani
tra le magiche ed attraenti solitudini
di un cuore che voleva solamente
staccare le ali.
vedere dentro una realtà che sentivo mia
ma che non riuscivo a decifrare,
a connotare ancora.
feci mie le parole del poeta
"i veri viaggiatori sono
quelli che
partono per partire
cuori leggeri
simili a palloncini
non si staccano mai dal loro destino
e senza sapere perché dicono sempre
Andiamo".




C.Baudelaire, Le voyage

*

Tramonti





Tramonti
Ci sono momenti della vita in cui i tramonti che vediamo ogni giorno ,
non sono solo uno spettacolo naturale da contemplare, ma i nostri tramonti"

Da vivere con saggezza il percorso, la maturazione che porta, mi porta al cuore dell' essere per la vita, meditando sulla morte.

Per morte credo di intendere le cose non vissute appieno,
il terreno non sgombrato da inutile ciarpame che a volte ci ingombra il vedere oltre l'apparenza ,
il trovare la radice di noi stessi, anche e ,soprattutto attraverso le esperienze dolorose del cercarsi.

Ne emerge un senso di appartenenza ad una terra,
la nostra ,che e' arsa e dura come la salita del poeta
la comprensione di un mondo che mi appariva ostile
ed al tempo stesso fragile., ma che comunque era il terreno su cui camminavo.

Per un animo profondo e pensoso e' un passaggio obbligato,
non uno sprofondare in un pessimismo di forma.

"La morte si sconta vivendo",

dice il poeta, quasi tutti facciamo i conti con questa realta'.

Ne usciamo piu' consapevoli, piu' maturi, forse anche un po piu' tristi, certamente migliori.

Questo percorso a volte non voluto, ma determinato da avvenimenti improvvisi,richiedono un impegno lungo e sofferto da pellegrino sulla terra, dove ogni passo può essere segnato da una piccola pietra

che ci sopravvive, resta dietro di noi a testimoniare il cammino di tutti.

Un coro di voci e di silenzi, la marcia dell'umanità' unita solo dal desiderio di dare un senso a questo andare verso ...non sappiamo dove.
Non e' dato sapere che cadrà per primo, chi lascerà la piccola pietra da giovane, da vecchio.
Un percorso felice o accidentato,

Chi può saperlo.?

Il tuo e' iniziato fin da quel giorno di Aprile ed ora prosegue come minacciato ed io ti prendo sottobraccio e ti do le gambe mie per camminare.
Ma non sei solo, lo sai che il mio amore ti e' appoggio e bastone al tuo ed al mio andare.
Poi si vedrà
Ci spinge e sostiene solo la fede e tu vedrai con i miei occhi, sentirai i sogni che ti porgerò con le mie parole che forse non capirai.
Ma il tuo cuore sentirà che non sei abbandonato a te stesso.
La tua esistenza e' per me espressione di un grande cuore umile e quindi forte e generoso.

Andiamo avanti a dispetto di tutto e se vuoi riposarti, fermati pure sul ciglio della strada,

Sulla destra vedi c'e' un prato.



_____________Nicole

Per te, Mikay

Nota

Ho difficoltà a lasciare un commento letterario a una pagina che è una confessione di vita. Ho la sensazione precisa di essere al tuo stesso punto dell'esistenza. Un punto in cui ci si può volgere all'indietro a osservare quali sono stati i nostri passi e a vedere il poco che rimane ancora da percorrere. Ma senza tormento e senza paura. Evocando certo la morte ma non con l'angoscia di chi teme di venir privato di qualcosa che gli spetti di diritto ma con la sufficiente serenità che viene dalla consapevolezza di se e della propria esperienza vitale.
Sento come se l'avessi scritta io stesso la tua pagina e proprio per questo non posso dire come vorrei: meravigliosa____.Rodolfo Vettorello

*

San Nicola

La poesia come preghiera.


La poesia svolge un ruolo analogo a quello della preghiera:
un momento di solitudine con se stessi,
con lo sguardo proiettato oltre la quotidianità,
che ha bisogno di un luogo (la chiesa) dove sussiste
una delimitazione spazio-temporale rispetto al resto del mondo incui viviamo
Con la poesia succede la stessa cosa.
La poesia è anche rifugio, contemplazione, ripiegamento su se stessi ,meditazione, voce .
Anche se ci si riferisce a oggetti concreti, a volte
tende a creare un alone di solitudine intorno .


San Nicola

Volemmo chiamarlo come te, per devozione
che sei patrono della nostra citta’,
amico dei bambini e degli umili
quelli che, strisciando la lingua sul pavimento,
giungevano ogni giorno al tuo altare per fede,
per ringraziarti di un miracolo ricevuto.
Poi fu proibito come tutte le cose belle
da questo mondo di ignoranti che ha soppresso
le tradizioni per un incolto modernismo.
Denotavano la fede profonda nel divino e.
nessuno si ammalava di questi pellegrini,
dalle tue ossa continua una sorgente di acqua e di olio

San Nicola e' Bari e Bari e' San Nicola.

Puoi trovare qualcuno che non crede in nulla,
ma la devozione al Vescovo di Mira e’ una cosa che scorre nelle vene come la linfa ad un fiore, ci sostiene, ci alimenta.
In ogni casetta bianca c’e’ una tua immagine dorata di sacri paramenti benedicente tre bambini che un oste cattivo voleva uccidere
Egli sollevo’ le tre dita ,
dall’altra mano reggeva il pastorale a la sua figura
alta ed imponente fece tremare tutti,
nell’osteria si fece un gran silenzio.
Si udivano soltanto le vocine dei bimbi risorti a nuova vita.

Vedi , stasera e’ per te che sto narrando questo miracolo,
accanto al tuo letto lo sussurro piano e tu mi ascolti,con quell’aspressione dolce del dormire.
Ti narro di un bambino che nacque, che chiamammo come lui per devozione, ti aveva aiutato a venire al mondo.
Ora sta li al tuo capezzale e ti aiuta ancora a sperare.
Ti metto nelle sue mani, ancora.
Stasera hai appena pronunciato il mio nome ed io ho stretto ancora al cuore la tua vita e la tua sofferenza.

Ti pensero’ piu’ delle altre sere e, se il Vescovo di Mira legge nel mio cuore,la mia solitudine infinita, il mio strazio per te,vedra’ dal cielo quelle lucine che ho messo alla finestra perché dal cielo vedano tutti quelli che ti amano e ti aiutino.
Ogni stella e’ un volto.
Ogni volto una preghiera che un uomo, una mamma, un cuore semplice ha levato per un ammalato.
Non chiedo nulla, non ne ho il diritto Mikay, pur amandoti non ho diritto a nulla.
Tutto é gia scritto in cielo.
La rassegnazione ed il silenzio, la mia preghiera, per te.
Ed uno sguardo fisso a quella cupola di astri d’argento
dai quali attendo.


25 maggio.
Non attendo piu’,
Sei anche tu una stella che brilla nel cielo di una notte senza fine ?
Sento una mano che prende la mia,raccolgo i miei fogli, le mie inutili parole.
Sorridi sereno nel volto.
Sei tu che cammini vicino a me, sei tornato per sempre.

Ora nessuno potra’ allontanarci.
Mai piu’,mai piu’,mai piu’.....


6 dcembre 2009


_____________________Nicole




*

Sata mi parlo’:il muretto di Leporano

Sara mi parlo':il muretto di Leporano.

Sara mi raggiunse in giardino, si sedette sulla panchina accanto a me,vestita della sua poesia, che esprimeva con lo sguardo sereno, con gli occhi vividi, che si abbassavano a guardare il seno della gonna dove le mani bianche, non provate dai segni del tempo, si intrecciavano, ora tranquille, a tratti mobilissime a tormentare un fazzolettino bianco e profumato, quando la passione rendeva concitato il suo parlare pacato che solo un’improvvisa emozione interrompeva per qualche attimo, col rossore che le ravvivava di tempo in tempo le gote.
"Solitudine e angoscia.
in questo altalenante tran tran della vita.
Ma riprendo le redini e ricomincio a costruire
a ritessere la trama dell’esistenza,
sempre meno convinta che quello che faccio
sia giusto, per me.
Sempre piu’ convinta che
comunque io debba continuare
per gli altri.
Ascolta,
la vita e’ per me nello scrivere, quasi come un’attivita’ che devo necessariamente svolgere, anche se non so dove mi porterà.
Quando osservo la vita fuori di me e dentro di me penso che descrivere i fenomeni interni ed esterni, sia una necessità, come un puntualizzare, un mettere a fuoco le esperienze vissute. Non e’ sempre facile scrivere:ci sono giorni in cui la penna ti resta tra le dita ed il cervello con ti detta niente.
Sono i giorni in cui tante emozioni affollano la mente in maniera lucida, ma disordinata. Ed io sono la’ col quaderno sulle ginocchia, gironzolando da un tavolo all’altro, senza combinare nulla..
L’anima si chiude, si genuflette dinnanzi ai pensieri che mi distolgono da me, mi fanno vedere come proiettati cu di una tela tutti gli avvenimenti del mondo, che mi affollano di emozioni e mi impediscono di creare qualcosa di mio.
L’animo e’ perturbato, stravolto, commosso, forse, ma le difficoltà, i problemi che la societa’ ci pone sono tanti.....
Quello che piu’ mi colpisce, mi atterrisce, mi paralizza e’ vedere il poco rispetto che abbiamo noi uomini per noi stessi e per la vita in genere.
Avevamo avuto un dono grande,ed era la libertà, non abbiamo saputo gestirla se non per sopraffarci tra noi e schiacciare i piu’ deboli, gli emarginati, quelli a cui potevamo porgere aiuto, stendere la mano amica.
Dominare la terra, significava mettere la scienza, ove per scienza intendo tutto quello che l’uomo apprende fino ai gradi piu’ alti del sapere, al servizio dell’uomo, per il benessere di tutti.........
Oggi, ci troviamo in un mondo che ha ignorato l’esistenza di popolazioni che non hanno mezzi di sussistenza, che vagano da una parte all’altra dei continenti, in cerca di un luogo in cui poter vivere, in cui poter morire in pace. No, sono in corridoio.
Hai provato mai a stare tu in corridoio? E’ terribile!
E coloro che dovrebbero aiutare le popolazioni piu’ indigenti, noi li vediamo scendere dagli aerei personali ed annunciare nuove guerre, nuove distruzioni, nuovi lutti, nuovi vecchi e bambini barbaramente uccisi, molti, sempre troppi, per l’egoismo di pochi.
I poeti, quelli che hanno il dono di saper scrivere, non devono ignorare tutto cio’, devono levare le loro voci come per una grande protesta, devono far sentire il peso del loro canto, interpretando i sentimenti dei più.
E’ un nostro dovere morale e civile!
la Poesia, l’arte, la musica sono segni della presenza del’uomo nel mondo, non della morte dell’uomo e delle sue idee.
La Poesia e’ civilta’ insegna, all’uomo a comunicare con l’altro, in un espressione che e’ comprensibile a tutti.
In questo momento storico puo’ comunicare idee positive che facciano tacere i trionfalismi di alcune nazioni ed aiutino tutti a collaborare, a progredire, a non stare fermi a guardare, a rendersi protagonisti della storia, la nostra storia.
La civilta’ non puo’ essere desiderio di morte……
La sua parola divenne canto, armonia.
I nostri sogni bagnati dal tempo
stesi ai balconi a primavera
riacquistano i colori e l’oro
della nostra giovinezza
La giovinezza piena di colori
non conosce epoche
non muta con i tempi,
è sempre splendida e credula
volta alla scoperta del nuovo e del bello.
Il mondo di ieri propose ai giovani le guerre e le atrocità delle due guerre,
il mondo di oggi propone loro ancora guerre, per ora lontane, terrorismo, inseguimenti sulle autostrade, sparatorie nelle vie delle citta’, delinquenza, insicurezza, misfatti ed atrocita’
di ogni genere, violenze che si consumano anche tra
le pareti domestiche e scava i loro animi la paura di non essere attrezzati sufficientemente,
di non essere all’altezza di affrontare una realtà cosi’ difficile e complessa, di trovarsi soli in un deserto di ideali,
con le potenzialita’ che sorgono spontanee nell’animo del giovane, che si apre ala vita, ma che non trovano riscontro nella realta’.
L’adulto spesso si chiude nell’egoistico cerchio del privato, limitato e limitante, il giovane apre le sue mani agli altri,aiuta il prossimo, i vechi, i bambini, gli ammalati,i cani abbandonati.
Nessuno della nostra generazione avrebbe mai pensato che si potessero somministrare a dei cani randagi farmaci costosi, ne’prenderli in adozione.
Il cane era indice di uno status sociale, di un benessere raggiunto esattamente come l’auto di grossa cilindrata o il visone alle mogli. I cani, dovevano essere di razza pregiata, per essere ospitati nelle famiglie piu’abbienti, gli altri finivano nei lacci dell’accalappiacani.
Oggi i ragazzi curano ”i compagni dalle orecchie aguzze” e proteggono quelli che sono nei canili con la loro opera di volontariato, esattamente come farebbero con delle persone,
e si prodigano a che vengano adottati i meno fortunati.
I giovani, quanto si prodigano oggi negli ospedali, nei centri di accoglienza, corrono dovunque c’e’ bisogno della loro forza e della loro tenacia, della loro parola, del loro grande cuore
soprattutto!
Vedi quel muretto, che percorre la strada da qui al paese vicino?
Per anni e’ rimasto abbandonato, ricoperto di arbusti, rifiuti, tana per topi e lucertole,
si sgretolava giorno dopo giorno, rendendo pericolosa la strada soprattutto durante le piogge, dando un aria disordinata e trascurata al paesaggio
Una mattina mi sono levata di buonora, per fare la mia passeggiata ed ho visto una schiera
colorata di giovanotti e giovanotte che armati di calce e cazzuole e grossi sassi, seri ed impegnati costruivano pazientemente il muretto. Pietra su pietra, un lavoraccio!
Li ho ammirati molto per il senso del bene comune e per la cura nella protezione del nostro ambiente.
Le pietre portate sulle cariole, disposte
una per una, si reggevano con una tecnica antica, ad incastro, quella stessa che vede la costruzione dei trulli. Li ho visti darsi da fare per un paio di giorni tra lo sguardo incredulo e compiaciuto dei passanti
A sera il muretto di Veporano era terminato, con grande soddisfazione di tutti. Ed ora e’ li!
Mi sono molto commossa e non ho potuto continuare la passeggiata senza prima dire: Bravi, ragazzi!
Consapevole che pietra su pietra si puo’ costruire tutta una vita".
Sara tacque pensierosa, si puli’ gli occhiali , vidi che era turbata e non osai chiederle se,la sua costruzione, era venuta altrettanto bene.
Ma lei capi’ la mia curiosita’ e fu come se una nuvola adombrasse i suoi occhi pensosi e belli.
Mi addito delle margherite, un po’ stropicciate, che stentavano a tenersi dritte sugli steli.
Vedi, mi disse , ieri ho comprato tante piantine e me le sono portate a casa in fretta, era gia Primavera, le ho piantate con cura ,le ho innaffiate ben bene e le guardavo dal vetro incantata .Erano delle violette, una piccola siepe di corolle, belle e fresche.
Ad un tratto si e’ levato un vento fortissimo, quel vento improvviso che dal mare risale alla scogliera, non visto, non sentito. Ho visto ondeggiare le piccole piante piu’ volte tutte insieme e poi abbattersi sulla terra sfinite. Non ho fatto in tempo a tirarle dentro.
Ecco vedi, e’ successo anche a me, di cadere, travolta dal vento. Ed e’ quel tanto di imponderabile che c’e’ nella vita di ciascuno.
La sorte,ecco il perche’, noi siamo le canne e la sorte e’ il vento , mi ricordo’.
La vidi dirigersi piano piano verso il cancello... La sentivo mormorare: "Ma almeno proviamoci a costruire il Muretto.... La fortuna, quella non posso averla io e non posso darla a te, amica cara, ne’ alle persone a cui voglio bene e credimi sono tante, tante, ma proprio tante..."
Ed allargo’ le braccia come per volere abbracciare il mondo.
La vidi dirigersi nel viottolo verso la sua casa e scomparire dietro il cespuglio.

Nessuno faccia vibrare fatuamente le corde della sua lira
Ad opera grande si volge chi ora tocca questa corda.
Se non sai cantare la tua gioia, o il tuo affanno,
non sei utile al mondo.
Lascia pure da parte quel sacro strumento
………. (V. Hugo)

_________Nicole



A tutti i ragazzi che leggono
e ai loro muretti.









*

Grande come....

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Grande come il mare, come il mare


Qui c’è un amore, grande come il mare_

E’ stato tutto cosi’ breve e cosi’ bello, vorrei ripercorrere le tappe di questo amore,anche se nessuna espressione riuscira’ mai a definirne la bellezza e la grandezza.
Ancora mi ritieni tua,ancora ti sento mio.
L’amore non si puo’ spiegare, si puo’ solo vivere e a volte porta in sé tante contraddizioni fuori di ogni logica.
Patemi d'animo ed improvvise fuggevoli momenti di gioia.

Eri tu l’albero ero io la foglia,le radici erano salde, il sentimento immenso , eppure e’ finito.
Come e quando, non ce ne siamo accorti, eppure e’ avvenuto ed e’ stato molto doloroso.
Vedi, tu mi passi accanto ogni momento come una farfalla che mi vola intorno, si posa sull’angolo della tastiera ed io capisco che in questo momento tu mi stai pensando, che forse parli di me con qualche comune conoscente e ti vengono fuori parole di affetto, come molti mi dicono,di stima profonda, eppure io lo so che tu hai paura quasi di questo sentimento che ci lega e vivi parallelo alla mia vita come un custode fedele, ma non ci incontriamo se non per qualche avvenimento ufficiale.
So che non sei felice senza di me,, ma non eri felice neppure con me, una felicità’ a sprazzi, subito cancellata dal timore di fermarti ed osservare fuori e dentro di te.
Non hai mai cercato di fare chiarezza nel tuo animo, o semplicemente era questo che volevi, un porto sicuro,un rifugio segreto, sapere di arrivare ed assere accettato sempre e comunque.
Succede molto piu' spesso di quello che si possa immaginare.
Ho cercato di seguire questo ritmo ,questo continuo ondeggiare ma per me era destabilizzante, mi dava un senso continuo di provvisorio,di precario ed alla fine con i nervi a pezzi ho ceduto,mi sono arresa e non ti ho cercato piu’, anche se ti trovavo puntualmente nei miei pensieri, nei libri che hai lasciato a casa, nelle tue cose ancora nei cassetti, nel mio cuore soprattutto che e’ legato al tuo ricordo, ai tanti anni trascorsi insieme,ai progetti, a momenti felici che affiorano ed ancora mi fanno fremere ed impallidire.
Non posso dire che vivo senza di te, ma solo che sopravvivo e la luce dei giorni e dei momenti "nostri" scoppia all’improvviso, come un fuoco d’artificio,e scende a gocce lungo il cielo terso del ricordo,per far riscontro ad un mio improvviso sorriso.La vita mi ha deluso profondamente.
Nonostante le molte illusioni e fede.
Vedo che poco e’ rimasto della donna di ieri
Mi manchi molto e nonostante abbia altri affetti ed interessi, il vuoto lasciato da te lo sento e lo vivo quotidianamente.
Certamente avro' altri dolori, ma il vederti andare via e' stato un distacco molto sofferto.
Il tuo volto giganteggia su tutto, come quelle maschere delle tragedie greche che tu ed io amavamo tanto vedere insieme tutti gli anni.Mi mancano sai.
La nostra storia mi rimanda solo momenti belli forse falsati dal ricordo,ma comunque e’ cosi’.
I nostri figli non fanno altro che acuire questo senso di pena profonda e di appartenenza di la’ di ogni conflitto e la nostra unione e’ visibile in loro.
"Noi siamo due chicchi di grano sbattuti dal vento"
mi dicevi scherzando ed il vento soffio’ forte, ma non ti allontano’ che per poco.
Sei tornato da me e vivi con me.
In ogni attimo della mia vita, io resto tua moglie, per sempre.
Il noi ci unisce e ci condanna a camminare insieme per sempre in una tempesta che non finisce mai e ci consente soltanto qualche breve sosta.
Non mi chiamavo Sara allora ,il mio nome voglio sia soltanto tuo, anche se spesso mi vezzeggiavi e mi chiamavi con vezz teneri, mi tenevi sempre per mano e avevi verso di me un atteggiamento protettivo,quasi paterno, che oggi mi sembra bello, ma allora mi soffocava del tutto.

Piu’ tardi forse lo avrei rimpianto, quando le lunghe sere scendevano minacciose su di me,
condannandomi al silenzio e alla solitudine.
Ero abituata alla tua presenza ,che amavo, temevo anche, perche’ improvvisamente gli scoppi d’ira mi terrorizzavano e la violenza della tua collera.
Non ho mai capito il perche’, sembrava che tutto ti desse fastidio,diventavi cupo, mi guardavi con disprezzo ed io non capivo se non che era il momento di sottrarmi alla tua insofferenza.

Forse ero troppo giovane per capire, troppo sola per confrontarmi con altri comportamenti, troppo inesperta per comprendere che c’era in te il magma di quella terra rovente da cui provenivi.

Forse e' l'amore nostro grande come il mare nato sulle rive dello Jonio, che conosce mutamenti improvvisi che ci sorprendono.
Non lo so, credo di avere impiegato tutta la vita per difendere la cittadella.

Bene o male, chi puo' dirlo?

Ho cercato di tessere una coperta calda e grande per proteggere tutti noi.
Non ce l'ho fatta. E' venuta corta.
Qualcuno e' rimasto fuori, a malincuore

___________________________Nicole























*

Il dono

Salerno 19 giugno 2006

Amico caro,

Ho molto gradito il tuo dono,
Tu sai quanto ami scrivere e come passi le ore a computer per radunare sparsi pensieri e sensazioni in questo periodo della mia vita soprattutto, che la presenza accanto a i miei qui a Salerno, mi e' sembrata, se non indispensabile, almeno necessaria , per vedere riunita la nostra casa ,funestata dalla malattia di mio fratello, Nicola che tu conosci tuo dal momento che te ne parlo sempre.
Ma quello che mi colpisce maggiormente e' vedere mia madre cosi' affranta e nello stesso tempo impegnata a concentrare tutte le sue forze per aiutare noi tutti ed in particolare il "piccolo" che tale e' rimasto
sempre per noi.
Dirti che sono addolorata é poco e qui sul tavolo della sala da pranzo, dove abbiamo trascorso tanta parte della nostra giovinezza,piena di ricordi segnati dal tempo sull'orologio a pendolo, ho iniziato a scrivere di nuovo ed il mio primo pensiero e' per te che con questo gesto mi mostri ancora una volta una vera condivisione di vita .
Mi e' mancata e tu lo sai.
Il political correct, la freddezza sono state a lungo compagne della mia vita e del mio rapporto con gli altri ora con te sento che non sono più sola e vorrei che questo lo capissi fino in fondo insieme al bene che mi dai e che mi fai. Nonostante la lontananza tra noi due si sia
aumentata, guardando questa distesa azzurra e
le navi in lontananza, mi sembra di esserti più vicina ed i delfini che a branco penetrano il golfo, mi riportano alla mente la nostra storia che non e’ solo nella fiaba.
Vorrei scrivere per te una fiaba bella.........
non e’ solo un augurio per Mikay, ma e’ il mio desiderio di vederti felice.
Vorrei che la tua parte poetica, tornasse a risplendere e a trovare sempre nuove conferme.
Se un po’ di merito ce l’avessi anche io, la mia esistenza non sarebbe stata inutile.
Molti sogni sono precipitati nel nulla, molti vorrei restassero fermi ,foglie rosse di vite nello scoppio dell’estate.
Vorrei le raccogliessimo con le nostre mani ad una ad una come dono prezioso della vita che abbiamo dinnanzi a noi.
Un giorno, un anno, cento anni, non importa quando, ma come sono vissuta e, con te, tutto mi sembra nuovo e bello.
Questa e’ solo un’occasione per dirtelo:a volte si deve farlo, prima che sia troppo tardi.
La fragilita' della vita e degli uomini, mi ha insegnato ad amare, ad essere generosa, a non lesinare affetto e comprensione e gesti cari che fanno bene al cuore .
Prima che sia troppo tardi....

Una strana ansia si e' impadronita di me in questi giorni, che non riesco a dominare.
Mi sembra tutto troppo breve.Il tempo, le cose che faccio e che ho fatto, il mio rapporto con i miei fratelli,con i miei figli perfino, come se tutto si fosse fermato in quel giorno, alla notizia, alla telefonata improvvisa , al mio tempo trascorso a meditare a Taranto ,alle poesie pubblicate, al consenso come poeta, ai nostri brevi incontri, alle lunghe giornate senza presenze care famigliari..........un deserto su cui sarebbero spuntati dei fiori, i nostri pensieri, gli arcobaleni che avrebbero unito due vite, ancora
lontane,ora tanto vicine e complementari.....



Ed ora che sono qui, penso che tutto e' troppo breve per poterci perdere in inutili giri di pensieri e di parole.
Quanto durera' ancora questo tempo tutto sommato felice? Le rondini svettano in rapidi voli fuori del balcone fiorito ed il Golfo si estende fino all'orizzonte da punta Campanella a Paestum, l'aria profuma davvero di fiori , mite come i tramonti estivi ed io vorrei che tutti godessero di questo spettacolo cosi' bello
cosi' vicino al mio cuore, penso a te che sei in studio e sorridi pensando a me che sono contenta del tuo dono.
E' vero , lo sono tanto,mi piace portare con me quello che scrivo e so che nel tuo gesto c'e'tanto amore.
Oggi e' cosi', non penso al passato, voglio che brilli in un solo momento il mio pensiero per la vita che vedo dinnanzi a questo mare amico e fratello,per le luci che iniziano ad accendersi sul percorso che va al castello di Arechi, per la Croce fiammeggiante che fra poco illuminera' il colle stagliandosi contro il cielo.
E mi dira' come ogni sera che i veri Angeli sono gli ammalati, le persone che soffrono.
Ma io aspetto che torni qui si sieda accanto a me come prima.

Tu sei con me, lo sai....come ogni sera sul balcone due sedie vicine, due mani che si stringono,non e’ molto, non ti ho dato molto, lo so, ma e’ per sempre.


Grazie.



______________________Nicole

*

Ad un Artista.


A Nicole ,
e
al suo sincero amore
Per quanto non capito fu accettato
Per quanto compreso fu taciuto.




Anche io avevo qualcosa che da te venne accettato come facente parte della mia parte piu’ vera e taciuta quando comprendemmo che ne’ tu ne’ io potevamo fare a meno di esprimerci nell’unico modo in cui sappiamo farlo.
Per te giovane figlio era l’amore totalizzante per la Musica
per me l’amore egualmente forte per la Poesia
Ed e’ in questo momento d’incontro che tu mi chiamavi Nicole , un nome scelto da me per schermare il mio vero nome ,cosa che fanno molti forse per paura di mostrare la loro vera identità soprattutto nei primi tentativi di espressione , che si credono i piu’ difficili e meno riusciti.
In realtà credo sia solo una forma di pudore verso quel sentirsi diversi e un po’ strani, poco seguiti , soprattutto in famiglia. La passione del neofita e’ tanta, la diffidenza enorme, lo sguardo sospetto spesso si trasforma in vera e propria ostilità come se l’espressione artistica fosse un ‘ occupazione per nullafacenti un po’ balzani a cui i libri e le frequentazioni hanno dato un po’alla testa.
Ma tu suonavi divinamente, anche da adolescente ed io ti ascoltavo ammirata e la tua voce bellissima riempiva le stanze di casa che ora mi sembrano cosi’ silenziose anche se chitarre e tastiere mi sorridono da ogni angolo-
Poi volesti che riprendessi anche io i miei studi di musica e mi dedicassi seriamente alla scrittura e alla Poesia,Credevi nelle mie possibilita’ ed io nelle tue, Mamma senti….
E mi suonavi l’ultimo pezzo composto, mi cantavi l’ultima canzone incisa, mi facevi conoscere il tuo percorso celato nel quale riversavi i tuoi sorrisi ed i tuoi pianti.
Cominciasti a chiamarmi anche tu Nicole, come per distinguere la mia parte materna da quella artistica. Non mi aspettavo di meglio ne’ di piu’. E quando il giorno della tua Laurea mi regalasti la prima copia della Tesi con quella dedica fantastica , capii che mi avevi accettato cosi’ come sono.



Anzi di piu’ eri orgoglioso di me e quel giorno fu uno dei piu’ belli della mia vita.
Volavi con le tue ali ed avevi un riconoscimento meritato e conseguito con tanto studio io soprattutto ti vedevo aggiungere un tassello importante alla costruzione della tua vita-

.Avrei imparato molto dalle tue lunghe dita leggere che sfioravano i tasti con naturale propensione, ma anche con rigore e disciplina, unita ad un naturale meraviglioso talento.Per anni ti ho sentito suonare e rifugiarti negli angoli piu’ nascosti per comporre, per poi farmi ascoltare i pezzi nuovi, rifiniti e limati con caparbieta’ infinita pazienza. E cosi’ anche io ogni giorno mi esercito a scrivere, a comporre, ad accostarmi a nuovi stili di composizione, prendendo spunto da tutti i poeti e cercando di emergere con un mio personale carattere. Quando in un commento le tue parole furono di approvazione:Mamma sei cresciuta….compresi che avevo percorso qualche buon tratto di strada sulla via della Poesia.
Noi possiamo aprire le porte soltanto mi dicevi saggiamente, ma il percorso, il varcarle e’ una scelta personale , una scelta di vita. In cio’ sei tu il mio maestro ed anche il mio critico piu’ qualificato e piu’severo. Mi chiamavi Nicole, come per mettere in rilievo che oltre ad essere tua madre ero anche la persona con la quale potevi parlare delle cose che ti appassionavano e che come incendi divampavano nei nostri animi sempre pronti ad accogliere le voci d’infinito che si manifestavano in forma personale e suggestiva.
Compresi la tua musica nuova e tu la mia ritrovata voglia di vivere per una passione, per un sogno
Mai abbandonato.per il quale hai tanto combattuto e sofferto ed ora ti vedo realizzarti sia come giovane professore che come musicista.Tu sei un vero Artista perche’ sai anche l’insegnamento e’ un’arte,bellissima per chi ha talento.Il tuo entusiasmo mi commuove, la tua solidita’ mi incanta
Oggi mi hai parlato ancora per telefono ed ho sentito sempre questo complice metterti sotto braccioe gironzolare per le vie dell’anima ,delle tue sempre nuove scoperte che mi incantano.
Mi hai letto alcune righe degli aforismi di Nietzscke, ti ci ritrovavi ed a me piace sentire come fai chiarezza dentro di te e come cresci da uomo, pieno di tensioni,di percorsi, non tracciati, rimanendo sempre fedele a te stesso.
So anche che tu ora hai scelto me consapevolmente
e mi segui, come io seguo la tua carriera di professore di filosofia e di musicista.e so che le svolgi entrambe con passione come solo un vero artista sa.
Siamo stati molto vicini, anche se in questi ultimi anni i nostri incontri si sono diradati, un legame ancora piu’ forte sembra essersi istaurato tra di noi. Non e’ la quotidianita’ quella che ci unisce, anche se amerei molto vedervi riuniti tutti intorno ad una tavola, non e’stato possibile e non so il perche’ ,mi e’ mancato per il tuo abbraccio, i vostri baci, moltissimo, ma non voglio rattristarti per questo.So che e’ stato pesante anche per te
.Ma la tua esistenza e’ piena e non hai piu’ tempo da dedicarmi, non fa nulla, l’importante e’ vederti felice per la tua esistenza che prende forma luci e colori.
E’ bellissimo veder crescere un figlio cosi’ come io vedo te ed e’per te rassicurante che i miei impegni si sono moltiplicati e sono soddisfatta anche se continuo a bruciare le lasagne e a preferire le soste in libreria. Francamente non importa neppure a me.
So che abbiamo avuti molti sogni,in parte si sono realizzati, altri camminano con noi come segrete
aspirazioni del cuore.In questo e non soltanto in questo siamo uguali.


Quando mi hai scritto in un commento che ero cresciuta come Poeta, che cio’ che scrivo e’ cambiato ed in meglio,ho capito che forse le mie fatiche di mamma e di donna non erano state vane.

.E’ vero che ogni cosa nuova e bella mi attrae e mi porta lontano con la fantasia. Cantavamo insieme e continuiamo a farlo ed e’ il canto della vita che scopriamo in tante cose in comune”. Stasera c’e un meraviglioso chiar di luna su Salerno,
Se anche tu vedi la stessa luna, non siamo poi cosi’ lontani”……………….

Devo dirti che anche a me non me ne importa niente, delle lasagne,intendo,anche se cerco disperatamente di far bene, forse il bene che vuoi da me e’ solo la comprensione, la condivisione, l’amore.,soprattutto vedermi serena e soddisfatta della mia vita
.Lo sono ,figlio caro, ed il merito in gran parte e’ tuo.
D’ebano sono i tuoi occhi mentre ti parlo
miele e’ la tua voce che scende nell’animo
carezza la tua mano che mi sfiora le labbra
e suggella il silenzio e tenerezza.
Plachi il mio cuore al gesto delicato
e una dolcezza mi pervade i sensi
ed il mio grido di dissolve in canto



A mio figlio Stefano, musicista e Poeta.
________________Nicole




Poeta per disperazione


(Faccio mia l'epressione di M.Pomilio che si definisce cattolico per disperazione).

La poesia trasfigura la realtà,la rende vivibile e accettabile per ognuno di noi.
Essa non ci propone favole ne’illusioni:la poesia non fa che addolcire le nostre pene,lenire i nostri affanni,dar volto alle nostre gioie.
Nel momento in cui il vissuto viene espresso in poesia,perde la sua immediatezza,viene filtrato dall’intelletto e dai sensi,dal nostro cuore, ci appare meno immediato,immerso nella luce piu’ serena della meditazione poetica.

L’essere intero e’ impegnato nella stesura di un componimento come mette in rilievo Montale,nella sua lettera a Comisso a proposito di una sua sua raccolta di poesie “Solo in un libro, fisiologicamente mio(scritto coi nervi)mi ci ritrovo”.

L’uomo e’ uno sconfitto per definizione,la brevis lux,”in questa aiola che ne fa tanto feroci” (Dante)
termina con l’evento che nessuno puo’ evitare ed e’ il solo accadimento che fa veramente paura,proprio perche’ unico e definitivo:appartiene alla natura dell’uomo,ma non e’ da esso dominabile.Se la filosofia e’ meditazione della vita non della morte,(non mortis,sed vitae meditatio est , come asseriva nel suo solenne latino Spinoza) lo e’ anche la poesia,a mio avviso.

E’ come mettere ali scintillanti di oro a una farfalla che sa di poter vivere solamente un giorno, ma a quel giorno ella vuol dare tutta la luminosita’ di cui e’ capace.
Riveste il suo giorno di luce e lo rende unico.
La poesia é per me,la vita vissuta ,non nell’usuale quotidiano abito grigio, ma con l’abito della festa colorato appunto come ali di farfalla,che libera e felice leva alto il suo volo, pur rimanendo famigliarmente tra noi.
Ma anche le ali della farfalla possono bagnarsi di pioggia,sciuparsi a causa delle intemperie,basta una scrollatina , le gocce di pioggia si asciugano e quelle ali distese nel sole riprendono i loro smaglianti ,ridenti colori.
“Ridon le carte” con plastica espressione, dice Dante della pittura.(II, 6)
La poesia al pari della pittura(ut pictura ,poesis.Orazio) puo’ avere toni ridenti e vividi ,meno luminosi a volte..
“Quando l’animo e’ triste e troppo solo e il cuor non riesce a fargli compagnia”M.Moretti.,ma difficilmente resta in questa situazione negativa.
C’e’ una fede nel cuore del poeta che lo spinge a risalire,a nuotare anche quando gli sembra di non farcela piu’,e’ la farfalla che torna a volare,che non si fa abbattere dalla vita e deve mostrare sempre e comunque i suoi bagliori che spezzano la notte.
Si’, la poesia spezza qualsiasi notte,fa luce nel buio a cui ci condannano eventi esistenziali,e trova un appiglio,uno spunto,ci fa sentire vivi e non tanto soli ,forse.
Alla domanda che l’umanita’ si pone da sempre, se l’anima sia immortale,penso che si possa affiancare l’altra, non meno nota alla storia degli uomini,se la poesia sia immortale.
Per poter rispondere alla prima,bisognerebbe avere una fede salda ed incrollabile, si richiede all’uomo di avere una forza da turris eburnea,una certezza della sopravvivenza della sostanza di la’ degli accidenti.
Bisognerebbe essere Dante o Tommaso d’Aquino
Per aver fede nella immortalita’ della poesia,
basta essere semplicemente uomini,nel senso piu’ vero della parola,avere cioe’ quel rispetto per l’essere umano che ce lo rende fratello eppure unico.
La poesia da’ l’immortalita’, talche’ avverto che quando un poeta invecchia o addirittura ci lascia , rimango incredula e smarrita.
La morte di un poeta,infatti, non sembra un fatto definitivo,conclusivo.
Egli aleggia sempre intorno a noi ,che lo abbiamo letto ed amato,con i suoi canti,con le sue espressioni tipiche,con le sue risonanze,che ne fanno vibrare ancora la voce nell’aria che ci circonda,come una musica che ritroviamo ,espressione di un nostro stato d’animo.
Il poeta e’ là,lo sta vivendo con noi,ce lo interpreta e ce lo restituisce con la magia dei suoi versi,cosicche’ troviamo espresso ciò che noi abbiamo solo intuito.
La voce del poeta rimane nella casa in cui e’ vissuto,corre per le strade che lo hanno visto crescere,giocare,camminare,vivere,ridere e soffrire.
Essa rimane nei nostri libri piu’ cari,quelli accarezziamo di continuo,che nessuno deve toccarci,che sono preziosi per noi,che sfogliamo mille e mille volte ed ogni volta sanno darci qualcosa di piu’e di diverso..
Essi accompagnano la nostra vita fedelmente,non cio fanno sentire la crudezza della solitudine.

Anche io,come tutti gli esseri umani,sentendomi sola chiesi aiuto Poesia .Ella mi prese per mano ed e mi condusse in immense plaghe luminose di infinita solitudine , iniziammo un cammino difficile e faticoso,
Ma non ero sola ,nel mio percorso.
Tanti popoli,tanti uomini, avevano affidato a Poesia di narrare la propria storia ed ognu uno aveva trovato in essa una risposta alle proprie esigenze di individui e come esseri sociali,uomini del mio tempo spinti dall’amore per la ricerca,con umilta’e con fede nel sogno veder sorgere una notte ,piu’ luminosa per navigare..
Quante sofferenze,quanti lutti, quante pagine della nostra vita che apparivano definitive,hanno assunto una colorazione meno netta ,sono state viste in una visione meno drammatica,sono state accettate,come facenti parte della vita ,perche’ le abbiamo affidate a Poesia?

E’ specialmente nel pianto che l’anima manifesta la sua presenza,per una segreta comprensione che tramuta in acqua il dolore.(V.Magrelli).
Compone frasi sue comunica le emozioni che bruciano sempre nel suo angolo segreto ad altri esseri si identifica con il loro stato d’animo,da vita a proprie composizioni
E’in questi momenti che l’uomo si scopre poeta,canta il suo dolore lo esterna,lo allontana da se e se ne riappropria dandogli una giustificazione.
Il bambino che scrive pensierini e poesiole per la Festa della mamma,l’adolescente che riempie
pagine e pagine di diario di lodi per l’amata,del dischiudersi dell’animo all’amore infinito esclusivo,dolcissimo, la madre che improvvisa nenie dinanzi alla culla del proprio figlio,riversandosi tutta in quel canto,su quella culla, il volgersi verso la luce con parole di speranza dell’uomo che muore, sono espressioni di poesia che ogni essere umano ha ed esprime col proprio stile e lascia in eredita’ a quelli che vengono dopo e lo amano.Sopravvive alla morte.

“Piu’ luce! “esclamò Goethe morente.Fu la sua ultima poesia.


Delle persone che ci hanno preceduto nel cammino della vita,noi ricordiamo solo le parole che ci hanno colpito,che hanno segnato il nostro animo per incisivita’ e passione,ricordiamo cioe’ la loro poesia.

Non possiamo togliere il volo alla farfalla, che e’ in noi ,non possiamo impedirle di indossare il suo abito piu’ bello.

Dissi a mia madre che traduceva una poesia di Elouard:”Questo verso non e’ esatto,devi tradurre cosi’:Saisons fiancées.”Stagioni fidanzate!"No,non mi piace"ribatte’, guardandomi fissa negli occhi.Io voglio dire:" Stagioni che si susseguono!.A me. piace di piu’ questa espressione.Va bene cosi"___.
Le sue stagioni ella le vedeva susseguirsi nello svolgersi del tempo,come di chi continua a vivere nel ricordo delle passate e nella speranza delle successive."Va bene cosi”Conclusi.
Perche’ toglierle quella fede nell’espressione del proprio sentimento del tempo.?
“Va bene cosi’”,le confermai,”la tua e’ poesia piu’ bella”._____Il poeta aveva acceso nel suo animo la fiammella e lei la faceva vibrare e brillare a suo piacimento.

La mia farfalla aveva spiccato il suo volo inarrestabile e vittoriosa e libera ,indossando l’abito piu’ colorato,quello che amava di piu’.

Se dopo tante poesie,
la parola nostra non sopravviverà
Se dopo tanti uccelli,
certi loro conguettii
non sopravviveranno,
allora certamente si fermera’
la celebrazione della primavera
si sfilaccera’ la luce,
svaporera’ il profumo
della sua lancia lucente.

La mia poesia,quanto valga non lo so e non lo sapro’ mai..Essa mi permette di dare le cose piu’ belle alle persone che amo,mi fa sentire libera di esprimere i miei sentimenti che altrimenti non saprei esternare ,per questo sono componimenti che non hanno la pretesa di essere originali,di dare verita’ universali,ma solo di consentirmi di dire quello che sento a chi puo’ capirmi,perche unito a me da legame affettivo,da una consuetudine di vita ,di intenti ed accetta i semplici e cari moti del mio cuore.

Volate libere e splendide ,farfalle,
La vostra armonia vinca “di mille secoli il silenzio”.(Foscolo)





Ai miei amici poeti ____Nicole






Salerno 19 giugno 2006

Amico caro,

Ho molto gradito il tuo dono,
Tu sai quanto ami scrivere e come passi le ore a computer per radunare sparsi pensieri e sensazioni in questo periodo della mia vita soprattutto, che la presenza accanto a i miei qui a Salerno, mi e' sembrata, se non indispensabile, almeno necessaria , per vedere riunita la nostra casa ,funestata dalla malattia di mio fratello, Nicola che tu conosci tuo dal momento che te ne parlo sempre.
Ma quello che mi colpisce maggiormente e' vedere mia madre cosi' affranta e nello stesso tempo impegnata a concentrare tutte le sue forze per aiutare noi tutti ed in particolare il "piccolo" che tale e' rimasto
sempre per noi.
Dirti che sono addolorata é poco e qui sul tavolo della sala da pranzo, dove abbiamo trascorso tanta parte della nostra giovinezza,piena di ricordi segnati dal tempo sull'orologio a pendolo, ho iniziato a scrivere di nuovo ed il mio primo pensiero e' per te che con questo gesto mi mostri ancora una volta una vera condivisione di vita .
Mi e' mancata e tu lo sai.
Il political correct, la freddezza sono state a lungo compagne della mia vita e del mio rapporto con gli altri ora con te sento che non sono più sola e vorrei che questo lo capissi fino in fondo insieme al bene che mi dai e che mi fai. Nonostante la lontananza tra noi due si sia
aumentata, guardando questa distesa azzurra e
le navi in lontananza, mi sembra di esserti più vicina ed i delfini che a branco penetrano il golfo, mi riportano alla mente la nostra storia che non e’ solo nella fiaba.
Vorrei scrivere per te una fiaba bella.........
non e’ solo un augurio per Mikay, ma e’ il mio desiderio di vederti felice.
Vorrei che la tua parte poetica, tornasse a risplendere e a trovare sempre nuove conferme.
Se un po’ di merito ce l’avessi anche io, la mia esistenza non sarebbe stata inutile.
Molti sogni sono precipitati nel nulla, molti vorrei restassero fermi ,foglie rosse di vite nello scoppio dell’estate.
Vorrei le raccogliessimo con le nostre mani ad una ad una come dono prezioso della vita che abbiamo dinnanzi a noi.
Un giorno, un anno, cento anni, non importa quando, ma come sono vissuta e, con te, tutto mi sembra nuovo e bello.
Questa e’ solo un’occasione per dirtelo:a volte si deve farlo, prima che sia troppo tardi.
La fragilita' della vita e degli uomini, mi ha insegnato ad amare, ad essere generosa, a non lesinare affetto e comprensione e gesti cari che fanno bene al cuore .
Prima che sia troppo tardi....

Una strana ansia si e' impadronita di me in questi giorni, che non riesco a dominare.
Mi sembra tutto troppo breve.Il tempo, le cose che faccio e che ho fatto, il mio rapporto con i miei fratelli,con i miei figli perfino, come se tutto si fosse fermato in quel giorno, alla notizia, alla telefonata improvvisa , al mio tempo trascorso a meditare a Taranto ,alle poesie pubblicate, al consenso come poeta, ai nostri brevi incontri, alle lunghe giornate senza presenze care famigliari..........un deserto su cui sarebbero spuntati dei fiori, i nostri pensieri, gli arcobaleni che avrebbero unito due vite, ancora
lontane,ora tanto vicine e complementari.....



Ed ora che sono qui, penso che tutto e' troppo breve per poterci perdere in inutili giri di pensieri e di parole.
Quanto durera' ancora questo tempo tutto sommato felice? Le rondini svettano in rapidi voli fuori del balcone fiorito ed il Golfo si estende fino all'orizzonte da punta Campanella a Paestum, l'aria profuma davvero di fiori , mite come i tramonti estivi ed io vorrei che tutti godessero di questo spettacolo cosi' bello
cosi' vicino al mio cuore, penso a te che sei in studio e sorridi pensando a me che sono contenta del tuo dono.
E' vero , lo sono tanto,mi piace portare con me quello che scrivo e so che nel tuo gesto c'e'tanto amore.
Oggi e' cosi', non penso al passato, voglio che brilli in un solo momento il mio pensiero per la vita che vedo dinnanzi a questo mare amico e fratello,per le luci che iniziano ad accendersi sul percorso che va al castello di Arechi, per la Croce fiammeggiante che fra poco illuminera' il colle stagliandosi contro il cielo.
E mi dira' come ogni sera che i veri Angeli sono gli ammalati, le persone che soffrono.
Ma io aspetto che torni qui si sieda accanto a me come prima.

Tu sei con me, lo sai....come ogni sera sul balcone due sedie vicine, due mani che si stringono,non e’ molto, non ti ho dato molto, lo so, ma e’ per sempre.


Grazie.
__



Grande come il mare, come il mare


Qui c’è un amore, grande come il mare_

E’ stato tutto cosi’ breve e cosi’ bello, vorrei ripercorrere le tappe di questo amore,anche se nessuna espressione riuscira’ mai a definirne la bellezza e la grandezza.
Ancora mi ritieni tua,ancora ti sento mio.
L’amore non si puo’ spiegare, si puo’ solo vivere e a volte porta in sé tante contraddizioni fuori di ogni logica.
Patemi d'animo ed improvvise fuggevoli momenti di gioia.

Eri tu l’albero ero io la foglia,le radici erano salde, il sentimento immenso , eppure e’ finito.
Come e quando, non ce ne siamo accorti, eppure e’ avvenuto ed e’ stato molto doloroso.
Vedi, tu mi passi accanto ogni momento come una farfalla che mi vola intorno, si posa sull’angolo della tastiera ed io capisco che in questo momento tu mi stai pensando, che forse parli di me con qualche comune conoscente e ti vengono fuori parole di affetto, come molti mi dicono,di stima profonda, eppure io lo so che tu hai paura quasi di questo sentimento che ci lega e vivi parallelo alla mia vita come un custode fedele, ma non ci incontriamo se non per qualche avvenimento ufficiale.
So che non sei felice senza di me,, ma non eri felice neppure con me, una felicità’ a sprazzi, subito cancellata dal timore di fermarti ed osservare fuori e dentro di te.
Non hai mai cercato di fare chiarezza nel tuo animo, o semplicemente era questo che volevi, un porto sicuro,un rifugio segreto, sapere di arrivare ed assere accettato sempre e comunque.
Succede molto piu' spesso di quello che si possa immaginare.
Ho cercato di seguire questo ritmo ,questo continuo ondeggiare ma per me era destabilizzante, mi dava un senso continuo di provvisorio,di precario ed alla fine con i nervi a pezzi ho ceduto,mi sono arresa e non ti ho cercato piu’, anche se ti trovavo puntualmente nei miei pensieri, nei libri che hai lasciato a casa, nelle tue cose ancora nei cassetti, nel mio cuore soprattutto che e’ legato al tuo ricordo, ai tanti anni trascorsi insieme,ai progetti, a momenti felici che affiorano ed ancora mi fanno fremere ed impallidire.
Non posso dire che vivo senza di te, ma solo che sopravvivo e la luce dei giorni e dei momenti "nostri" scoppia all’improvviso, come un fuoco d’artificio,e scende a gocce lungo il cielo terso del ricordo,per far riscontro ad un mio improvviso sorriso.La vita mi ha deluso profondamente.
Nonostante le molte illusioni e fede.
Vedo che poco e’ rimasto della donna di ieri
Mi manchi molto e nonostante abbia altri affetti ed interessi, il vuoto lasciato da te lo sento e lo vivo quotidianamente.
Certamente avro' altri dolori, ma il vederti andare via e' stato un distacco molto sofferto.
Il tuo volto giganteggia su tutto, come quelle maschere delle tragedie greche che tu ed io amavamo tanto vedere insieme tutti gli anni.Mi mancano sai.
La nostra storia mi rimanda solo momenti belli forse falsati dal ricordo,ma comunque e’ cosi’.
I nostri figli non fanno altro che acuire questo senso di pena profonda e di appartenenza di la’ di ogni conflitto e la nostra unione e’ visibile in loro.
"Noi siamo due chicchi di grano sbattuti dal vento"
mi dicevi scherzando ed il vento soffio’ forte, ma non ti allontano’ che per poco.
Sei tornato da me e vivi con me.
In ogni attimo della mia vita, io resto tua moglie, per sempre.
Il noi ci unisce e ci condanna a camminare insieme per sempre in una tempesta che non finisce mai e ci consente soltanto qualche breve sosta.
Non mi chiamavo Sara allora ,il mio nome voglio sia soltanto tuo, anche se spesso mi vezzeggiavi e mi chiamavi con vezz teneri, mi tenevi sempre per mano e avevi verso di me un atteggiamento protettivo,quasi paterno, che oggi mi sembra bello, ma allora mi soffocava del tutto.

Piu’ tardi forse lo avrei rimpianto, quando le lunghe sere scendevano minacciose su di me,
condannandomi al silenzio e alla solitudine.
Ero abituata alla tua presenza ,che amavo, temevo anche, perche’ improvvisamente gli scoppi d’ira mi terrorizzavano e la violenza della tua collera.
Non ho mai capito il perche’, sembrava che tutto ti desse fastidio,diventavi cupo, mi guardavi con disprezzo ed io non capivo se non che era il momento di sottrarmi alla tua insofferenza.

Forse ero troppo giovane per capire, troppo sola per confrontarmi con altri comportamenti, troppo inesperta per comprendere che c’era in te il magma di quella terra rovente da cui provenivi.

Forse e' l'amore nostro grande come il mare nato sulle rive dello Jonio, che conosce mutamenti improvvisi che ci sorprendono.
Non lo so, credo di avere impiegato tutta la vita per difendere la cittadella.

Bene o male, chi puo' dirlo?

Ho cercato di tessere una coperta calda e grande per proteggere tutti noi.
Non ce l'ho fatta. E' venuta corta.
Qualcuno e' rimasto fuori, a malincuore

___________________________Nicole






















sara mi parlp:il muretto di Leporano.

Sara mi raggiunse in giardino, si sedette sulla panchina accanto a me,vestita della sua poesia, che esprimeva con lo sguardo sereno, con gli occhi vividi, che si abbassavano a guardare il seno della gonna dove le mani bianche, non provate dai segni del tempo, si intrecciavano, ora tranquille, a tratti mobilissime a tormentare un fazzolettino bianco e profumato, quando la passione rendeva concitato il suo parlare pacato che solo un’improvvisa emozione interrompeva per qualche attimo, col rossore che le ravvivava di tempo in tempo le gote.
"Solitudine e angoscia.
in questo altalenante tran tran della vita.
Ma riprendo le redini e ricomincio a costruire
a ritessere la trama dell’esistenza,
sempre meno convinta che quello che faccio
sia giusto, per me.
Sempre piu’ convinta che
comunque io debba continuare
per gli altri.
Ascolta,
la vita e’ per me nello scrivere, quasi come un’attivita’ che devo necessariamente svolgere, anche se non so dove mi porterà.
Quando osservo la vita fuori di me e dentro di me penso che descrivere i fenomeni interni ed esterni, sia una necessità, come un puntualizzare, un mettere a fuoco le esperienze vissute. Non e’ sempre facile scrivere:ci sono giorni in cui la penna ti resta tra le dita ed il cervello con ti detta niente.
Sono i giorni in cui tante emozioni affollano la mente in maniera lucida, ma disordinata. Ed io sono la’ col quaderno sulle ginocchia, gironzolando da un tavolo all’altro, senza combinare nulla..
L’anima si chiude, si genuflette dinnanzi ai pensieri che mi distolgono da me, mi fanno vedere come proiettati cu di una tela tutti gli avvenimenti del mondo, che mi affollano di emozioni e mi impediscono di creare qualcosa di mio.
L’animo e’ perturbato, stravolto, commosso, forse, ma le difficoltà, i problemi che la societa’ ci pone sono tanti.....
Quello che piu’ mi colpisce, mi atterrisce, mi paralizza e’ vedere il poco rispetto che abbiamo noi uomini per noi stessi e per la vita in genere.
Avevamo avuto un dono grande,ed era la libertà, non abbiamo saputo gestirla se non per sopraffarci tra noi e schiacciare i piu’ deboli, gli emarginati, quelli a cui potevamo porgere aiuto, stendere la mano amica.
Dominare la terra, significava mettere la scienza, ove per scienza intendo tutto quello che l’uomo apprende fino ai gradi piu’ alti del sapere, al servizio dell’uomo, per il benessere di tutti.........
Oggi, ci troviamo in un mondo che ha ignorato l’esistenza di popolazioni che non hanno mezzi di sussistenza, che vagano da una parte all’altra dei continenti, in cerca di un luogo in cui poter vivere, in cui poter morire in pace. No, sono in corridoio.
Hai provato mai a stare tu in corridoio? E’ terribile!
E coloro che dovrebbero aiutare le popolazioni piu’ indigenti, noi li vediamo scendere dagli aerei personali ed annunciare nuove guerre, nuove distruzioni, nuovi lutti, nuovi vecchi e bambini barbaramente uccisi, molti, sempre troppi, per l’egoismo di pochi.
I poeti, quelli che hanno il dono di saper scrivere, non devono ignorare tutto cio’, devono levare le loro voci come per una grande protesta, devono far sentire il peso del loro canto, interpretando i sentimenti dei più.
E’ un nostro dovere morale e civile!
la Poesia, l’arte, la musica sono segni della presenza del’uomo nel mondo, non della morte dell’uomo e delle sue idee.
La Poesia e’ civilta’ insegna, all’uomo a comunicare con l’altro, in un espressione che e’ comprensibile a tutti.
In questo momento storico puo’ comunicare idee positive che facciano tacere i trionfalismi di alcune nazioni ed aiutino tutti a collaborare, a progredire, a non stare fermi a guardare, a rendersi protagonisti della storia, la nostra storia.
La civilta’ non puo’ essere desiderio di morte……
La sua parola divenne canto, armonia.
I nostri sogni bagnati dal tempo
stesi ai balconi a primavera
riacquistano i colori e l’oro
della nostra giovinezza
La giovinezza piena di colori
non conosce epoche
non muta con i tempi,
è sempre splendida e credula
volta alla scoperta del nuovo e del bello.
Il mondo di ieri propose ai giovani le guerre e le atrocità delle due guerre,
il mondo di oggi propone loro ancora guerre, per ora lontane, terrorismo, inseguimenti sulle autostrade, sparatorie nelle vie delle citta’, delinquenza, insicurezza, misfatti ed atrocita’
di ogni genere, violenze che si consumano anche tra
le pareti domestiche e scava i loro animi la paura di non essere attrezzati sufficientemente,
di non essere all’altezza di affrontare una realtà cosi’ difficile e complessa, di trovarsi soli in un deserto di ideali,
con le potenzialita’ che sorgono spontanee nell’animo del giovane, che si apre ala vita, ma che non trovano riscontro nella realta’.
L’adulto spesso si chiude nell’egoistico cerchio del privato, limitato e limitante, il giovane apre le sue mani agli altri,aiuta il prossimo, i vechi, i bambini, gli ammalati,i cani abbandonati.
Nessuno della nostra generazione avrebbe mai pensato che si potessero somministrare a dei cani randagi farmaci costosi, ne’prenderli in adozione.
Il cane era indice di uno status sociale, di un benessere raggiunto esattamente come l’auto di grossa cilindrata o il visone alle mogli. I cani, dovevano essere di razza pregiata, per essere ospitati nelle famiglie piu’abbienti, gli altri finivano nei lacci dell’accalappiacani.
Oggi i ragazzi curano ”i compagni dalle orecchie aguzze” e proteggono quelli che sono nei canili con la loro opera di volontariato, esattamente come farebbero con delle persone,
e si prodigano a che vengano adottati i meno fortunati.
I giovani, quanto si prodigano oggi negli ospedali, nei centri di accoglienza, corrono dovunque c’e’ bisogno della loro forza e della loro tenacia, della loro parola, del loro grande cuore
soprattutto!
Vedi quel muretto, che percorre la strada da qui al paese vicino?
Per anni e’ rimasto abbandonato, ricoperto di arbusti, rifiuti, tana per topi e lucertole,
si sgretolava giorno dopo giorno, rendendo pericolosa la strada soprattutto durante le piogge, dando un aria disordinata e trascurata al paesaggio
Una mattina mi sono levata di buonora, per fare la mia passeggiata ed ho visto una schiera
colorata di giovanotti e giovanotte che armati di calce e cazzuole e grossi sassi, seri ed impegnati costruivano pazientemente il muretto. Pietra su pietra, un lavoraccio!
Li ho ammirati molto per il senso del bene comune e per la cura nella protezione del nostro ambiente.
Le pietre portate sulle cariole, disposte
una per una, si reggevano con una tecnica antica, ad incastro, quella stessa che vede la costruzione dei trulli. Li ho visti darsi da fare per un paio di giorni tra lo sguardo incredulo e compiaciuto dei passanti
A sera il muretto di Veporano era terminato, con grande soddisfazione di tutti. Ed ora e’ li!
Mi sono molto commossa e non ho potuto continuare la passeggiata senza prima dire: Bravi, ragazzi!
Consapevole che pietra su pietra si puo’ costruire tutta una vita".
Sara tacque pensierosa, si puli’ gli occhiali , vidi che era turbata e non osai chiederle se,la sua costruzione, era venuta altrettanto bene.
Ma lei capi’ la mia curiosita’ e fu come se una nuvola adombrasse i suoi occhi pensosi e belli.
Mi addito delle margherite, un po’ stropicciate, che stentavano a tenersi dritte sugli steli.
Vedi, mi disse , ieri ho comprato tante piantine e me le sono portate a casa in fretta, era gia Primavera, le ho piantate con cura ,le ho innaffiate ben bene e le guardavo dal vetro incantata .Erano delle violette, una piccola siepe di corolle, belle e fresche.
Ad un tratto si e’ levato un vento fortissimo, quel vento improvviso che dal mare risale alla scogliera, non visto, non sentito. Ho visto ondeggiare le piccole piante piu’ volte tutte insieme e poi abbattersi sulla terra sfinite. Non ho fatto in tempo a tirarle dentro.
Ecco vedi, e’ successo anche a me, di cadere, travolta dal vento. Ed e’ quel tanto di imponderabile che c’e’ nella vita di ciascuno.
La sorte,ecco il perche’, noi siamo le canne e la sorte e’ il vento , mi ricordo’.
La vidi dirigersi piano piano verso il cancello... La sentivo mormorare: "Ma almeno proviamoci a costruire il Muretto.... La fortuna, quella non posso averla io e non posso darla a te, amica cara, ne’ alle persone a cui voglio bene e credimi sono tante, tante, ma proprio tante..."
Ed allargo’ le braccia come per volere abbracciare il mondo.
La vidi dirigersi nel viottolo verso la sua casa e scomparire dietro il cespuglio.

Nessuno faccia vibrare fatuamente le corde della sua lira
Ad opera grande si volge chi ora tocca questa corda.
Se non sai cantare la tua gioia, o il tuo affanno,
non sei utile al mondo.
Lascia pure da parte quel sacro strumento
………. (V. Hugo)

_________Nicole
A tutti i ragazzi che leggono
e ai loro muretti.









*

Figli

Soprattutto io non ho mai rinnegato voi

che siete i miei figli,che portate il mio amore tra le mani,che vivete ed amate pensandomi,che alla sera vi coricate tenendo il telefonino accanto, come me , che leggete le mie poesie con curiosita'ed amore, sperando forse che in esse si parli un po' anche di voi.
Voi siete nati da me e con me, mi avete dato tanto ed io vi ho voluto con tutta me stessa, con caparbieta',anche quando le acque si intorbidivano,ho cercato di proteggervi forse danneggiandovi, per troppo amore.
Ma ho gioito, ho sognato per voi e con voi e questa mia maternita' accettata e vissuta con grande gioia e' fiorita giorno per giorno come il grande roseto che pian piano si riempie di nuovi germogli e fiori:erano i vostri compleanni, i vostri amici,le vostre prime esperienze di gioco, poi d'amore, di vita,di studio, i vosri primi viaggi, le vostre giornate ...
Ho camminato per tutta la vita con voi vicino:da ragazza vi pensavo,riversando il mio amore sui fratelli piu' piccoli sui cuginetti che arrivavano numerosi ad allietare la grande famiglia.
Siete tre, ma io vi ho amato e vi amo, ciascuno come fosse un figlio unico , rispettando le vostre idee,ascoltando le vostre parole.
mettendomi in discussione sempre, soprattutto non abbandonandovi mai, anche se non sono vicino a voi, sapete sempre dove trovarmi ed il giorno di settembre che vi ha portato l'uno dopo l'altro lontano, per motivi di studio, e' stata per me un' alba che avrei voluto non spuntasse mai.
Ed anche ora che siete grandi e indipendenti, sento che continuate a vivere legati ad un sogno, ad un progetto di vita di cui abbiamo gettato le basi insieme e che ora continuate ciascuno per conto proprio, sapendo che se ce ne fosse bisogno,le mie braccia sono pronte ad accogliervi.
Voi per me avete avuto la massima comprensione e rispetto.Andavamo insieme e tornavamo insieme dalla scuola ed avete incoraggiato le mie aspirazioni quando decidevo di prendermi degli spazi miei.
Soprattutto quando ho deciso di volermi dedicare alla Poesia siete stati entusiasti e generosi complici delle mie aspirazioni e non vi ho mai vissuto come limitazioni alla mia liberta' personale.
Al contrario.Vivendo con voi sono ritornata giovane, studentessa,
sono tornata nei luoghi che amavo da ragazza, ho ripreso a scrivere, a suonare la chitarra, proprio perche' il vostro affetto e' tale da lasciarmi libera, anzi da incoraggiare le mie iniziative col contributo delle vostre giovani forze, delle vostre entusiastiche iniziative.Le braccia che mi buttate al collo non sono lacci per me, sono catenine d'oro prezioso che mi illuminano il viso, lo impreziosiscono del solo valore che conti per me:il vostro infinito amore.
Voi siete la mia realta' quotidiana, siete il mio sogno, la mia poesia che si fa vita.
Lo sanno bene gli orologi di casa
che seguono il ritmo della mia esistenza


Lo sa soprattutto il bacio che vi mando sulla mano a sera
che con una scia di stelle arriva accanto a voi.



_________________Nicole














*

pensieri tra le braccia della notte

Tra le ombre evanescenti della sera
e l'ultimo colombo che lascia la ringhiera e torna al nido
il pensiero mio si perde tra le finestre ed i lumi
che si spengono e la strada che si fa piu’ silenziosa
con l'ultimo barbone che si curva sulla sua roba,
la raccoglie con pazienza,e si allontana seguito dal cane
per andare a trovare un rifugio sotto un ponte dell'autostrada.
Li osservo di lontano, hanno lo stesso passo ciondolante
e sono stanchi entrambi.
Un cappelluccio verde di lana, un collaretto colorato,una tenerezza infinita .
Il guizzo improvviso del cane, strappa una carezza alla mano
e le due sagome per un attimo si avvicinano. Amici.

Il mio sguardo si posa sulla vela bianca della concattedrale,
che si staglia contro il cielo e si specchia nell’acqua delle vasche,sembra di vedere volare gli Angeli,tra il filare di piccoli pini ed oleandri color si rosa e bianchi,piantati di recente.
Una luce soffusa di lampioni che di distende pigra tra la nebbia della sera calda, afosa,aria bagnata dal vento di scirocco e pensieri appiccicati alla mente, fragili foglioline primaverili indecise a rimanere sul ramo,gli ultimi passanti si dondolano sulle gambe pigramente rincasano. Il paesaggio quasi lunare, surrealista, da quadro di De Chirico,
mi invita a rientrare nel mio studio, con la segreta speranza di trovare tra le carte pensieri e parole,fotografie e sentimenti,immagini, quel poco di me che e’ sopravvissuto e che cerco di fare bello con la Poesia............................

Chiudo fuori della finestra la notte
do uno sguardo al cielo , alle stelle.Mi piacciono tanto le stelle……….

Chissa quante persone in questo stesso momento stanno col naso per aria a guardarle.
I sognatori, gli artisti , i poeti,gli innamorati,la gente comune che non ha spettacolo piu' bello, che vede lo spettacolo piu' bello!!
A quest'ora....e' come se tutto il mondo si trasferisse
in cielo.
A cercare la verita’ della giornata……..il perche’ di un altro giorno che se ne va e noi vorremmo fosse infinito.
Nonostante le tante disarmonie del quotidiano e le notizie che ogni giorno ci tolgono quel po’ di verita’ che faticosamente cerchiamo di costrirci ,tenendo i piedi per terra e la nano sul cuore.
Verita’…tutti cercano la verita’..quando un fatto di cronaca disturba la finta serenita’ di una societa’ che nasconde, cela, rapisce……….appiattisce.
Non penso che sia facile assegnare dei confini precisi ,in campo umano ,alla verita' o alla menzogna,perché molto spesso si passa dall'una all'altra in buona fede,senza l'intenzione di far del male a nessuno.Nessuno di noi e' in possesso della verità, camminiamo per il mondo tra le musiche del giormo tristi o allegre, con la nostra faccia che e' gia una maschera, poiche' si adatta alle occasioni, agli incontri, agli amori,alle tensioni, alle mete che ci prefiggiamo di raggiungere.
La verita e' solo tensione verso un'autenticita' che e' fedelta' a noi stessi a quello che siamo par natura, per inclinazione o semplicemente per quello che la vita ci fa(rende)ogni giorno trasformandoci senza che noi stessi ce ne accoorgiamo
.La verita' di un essere che cerca disperatamente di sopravvivere nonostante le lacerazioni che questa societa’ ci impone.Totus mundus historiam agit, scriveva Shakespeare sul Suo teatro intinerante,il Globe theathre..... .E non a caso!!

Il ticchettio della tastiera ed il sottofondo di una musica dolce, due dita di cognac che si sciolgono nella gola e scivolano calde, mi fanno percepire che la giornata volge al termine ed io con lei.
Ma io sono sempre qui scrivere, a pensare , a parlare a ritmare in un verso tutto quello che mi passa per la testa,convinta di far luce, chiarire.Ma perche?
La quiete apparente della sera porta il mio cuore a soffermarsi sui pensieri della giornata, a guardare il passato con infinita tenerezza ed il futuro con una speranza.E’ il presente quello che non torna.




Ma stasera sento nell’aria un lieve profumo aspretto del geranio bianco, me lo sono regalato stamattina,l’ho comprato con una manciata di monetine al carretto dei fiori e me lo sono tenuto stretto tornando sulla via di casa. "Compri la piantina dimentichi il pane! mi e' stato detto piu' volte".Sorrido,ormai.
Mi sentivo felice, come se quest’aria di fragole e di edera mi rinnovasse emozioni, ho scritto la Primavera dei Poeti, cercando i versi che i poeti, quelli veri, hanno dedicato alla prima stagione.
Chissa’ se i miei fratelli di penna stanno li davanti alla tastiera,come me, se ci fossero le note si sentirebbe una musica per ognuno di noi che scrive, sarebbe una sinfonia stupenda
Ma i nostri pensieri, quelli si che si trasmetton
Domani troveremo le e-mails, la parola di quelli che seguono il nostro percorso, con la guancia appoggiata ad una mano, le letterine che danzano e gli occhi fissi ad una luce e a una pagina d’amore e di vita, la nostra vita.






__________Nicole







*

Sara mi parlo’:Forse

Sara mi parlo’_forse

Forse.
Sara, molto spesso mi parlava, dandomi un’idea chiara di quello che le interessava di piu’.
E francamente si interessava un po' di tutto.
Certamente con lei era difficile annoiarsi.
Non erano discorsi, ma animate esternazioni che le arrossavano il volto e che rendevano i suoi occhi mobili ed a tratti dolci ,materni quasi, nei confronti di una compagna che le dava tanti momenti di complicita’, qualche dispiacere, qualche strizzata al suo cuore, tanta dolcezza e commozione.
In questi ultimi giorni mi appariva un po’ piu’ severa , come se qualcosa le incombesse sul cuore, un passaggio che non riusciva a chiarificare a se stessa.
Ma ne parlava con la solita calma rassegnata di chi ha vissuto
e non si meraviglia di qualche inevitabile spauracchio.

Quelle poesie che erano scritte, abbozzate, le chiamava farfalle con evidente riferimento alle sue due figlie, figlie anch’esse, le parlavano dal quaderno che teneva sul grembo.
Ti ascolto.
Mia cara amica, vengo a parlarti della mia poesia
Di una cosa sono certa,che la poesia coincide con la vita.

Il mio "Forse" non si riferisce ad una persona in particolare, ma a quel senso di meditazione che ti prende una sera quando hai l'animo colmo di angoscia, ma anche di amore per cio' che abbiamo dentro di emozioni, per la poesia che ci travolge con qulla tempesta scossa da lampi di luce, come un qualcosa che preme, un utero gonfio,la poesia e' travaglio molto spesso.
Doloroso e felice quando compiuto.
Da un animo gonfio di emozione e non riesce a spaccare le tenebre che sono le nostre stesse esitazioni, le nostre paure,inconfessate, forse soltanto le nostre timidezze,anzi in esse ci si rifugia perche' non e' tanto stare nella camera buia che fa paura quanto affrontare la luce, sempre che ci sia.
Prigionieri del nostro stesso essere in caverna come nel mito platonico, temiamo la luce che ci rivela,inadeguati a vivere .

Ed io so che molte dark rooom si susseguono, passaggi obbligati per me, non so vivere nel disordine che ho dentro per impostazione mentale e cerco, cerco, di chiarire.
Piu' srotolo,piu' la matassa si aggroviglia,tra le mani, ma e' in questo lo stimolo continuo a dipanare nodi.
Li eventi si succedono , spesso troppo coinvolgenti e sembra di stare in continua apnea.
Ci sono tante reticenze ad accettare la realta'.
Poiche' la realta' c'e' ed e' quel correre di passi tra il crepitio del canneto, forse un cammino buio di una sera, forse
Il cammino che ci porta altrove, non lo so , il cuore e' gonfio, il cammino e' a volte intricato, mai stasi, ma percorso con fermate, a tratti piu' spedito, sempre comunque sofferto,perche' solo chi non sa, non cerca, puo'
essere insensibile alla sofferenza dell'altro,alla voglia di uscire fuori e trovare uno
spazio, lasciare tempeste e marosi

Ma ci sara' per tutti questo tempo di
di vedere le vele di tutti spiegarsi nel vento della speranza o dovremo ancora veder soffrire chi e' caro al cuore?
Non lo so.
Ma ho paura, temo e tremo, piu' dell'infelicita' degli altri, che della mia.

La vita e' tutta un forse, c'e' chi lo grida, chi lo
accetta come pellegrino consapevole, non triste, io non sono triste per niente, pensosa si.
Un ‘forse’ emblematico s’insidia inevitabilmente lungo tutto il percorso poetico senza risparmio di parole come spesso il bel linguaggio di una poesia richiede.
L’apparente sensazione d’irrequietezza, che dovrebbe cagionare atteggiamento di quasi fastidio, invece per quella capacità di “esalazione di sentimenti” percettibili come un gustoso e perdurate profumo, svela la presenza di un’opera che il poeta ha saputo condurre con cosciente fermezza.
Aggiungo ancora, soffermandomi sul ‘forse’ che trova certezza in un finale quasi rincorso ma raggiunto con una consapevolezza inimitabile.
Ogni commento sarebbe evanescente a confronto del significato di così semplice percezione, ma di grande livello.
"non accusarmi di nulla se scollo la tua poesia dalla tua pagina e la porto sul diario del mio cammino!" mi dice un poeta amico.
Ora ,non e' questa l'impersonalità che poi coincide con la personalizzazione, che non siamo tanto diversi e non c'e' nulla di nuovo sotto il sole_

Gli ho risposto cosi':

Certo che l'hai scritta tu, ognuno di noi si ritrova nelle pagine dell'altro, percio' siamo fratelli di penna, non poeti laureati, non abbiamo altri interessi che comunicare, dare poesia e riceverne.Tu me ne dai tanta.
Ho paura a farti leggere il mio brano in prosa perche' sono sicura che sembra scritto da te o essersi fatto da solo per la gioia di tutti.

Sara sorrise, ripiego' il suo quaderno e si allontano' a passo leggero__

Forse, non era un addio:Sara di addii, ne aveva detti troppi.


E poi ognuno trova in una poesia quello che cerca.




___________________Nicole









,

*

Per Alda Merini
























Monet_Primavera















"Sono nata il ventuno a primavera"....
E rigiravo il libro fra le mani.
Il silenzio scendeva nel mio animo, ma non ho potuto resistere ed ho scritto una piccola cosa per la Poetessa, nata a Primavera, come i fiori, le farfalle, l'amore.

"Piu' bella della poesia e' stata la mia vita".

Una vita ricca di sentimenti, un cuore grande , immenso che fa sentire il lettore a suo agio nel bene e nel male, poiche' i versi della Poetessa, sono la sua stessa vita e la nostra vita con quella gioia frizzante, quei picchi di euforia , quelle cadute dal tono sommmesso per un dolore che chiude come bozzolo e che si porta sulle spalle ,come Gesu' la sua croce, sapendo che e' condizione del vivere.
E come per il Maestro si leva anche il grido, la protesta, l'inadeguatezza a poter sopportare tanta sofferenza.E' per questo che la sentiamo vicina, parte del nostro mondo interiore, ma ache cosi' vicina nella quotidianita'.
Se l'amore , esaltante , l'eros che si manifesta in tante forme, esiste come materia viva ed incandescente, come magma che si spande silenzioso e penetrante, lo colgo nella sua voce sussurrata, nel suo aspetto accogliente e semplice, in quel suo mettersi alla tastiera e suonare col sorriso appena accennato, un volersi donare agli altri come una madre che spezza il pane e lo da ai suoi figli, a quei figli che le vennero tolti e che causarono tanta disperazione nel suo essere.


"non mi sono ammalata per amore di un uomo,
ma perche' mi tolsero i figli"


Era a Taranto in quegli anni 80 la Poetessa , viveva una situazione molto difficile, per cui se da un lato l'ambiente naturale, l'atmosfera mediterranea , la nuova passione per il suo uomo, l'affascinavano e la trattenero per diversi anni in questa citta' cosi' simile alla Gracia, al mito, a quelle distese di ulivi che fanno pensare al Getsemani, alle bianche betulle sovrastanti i nostri liti, d'altra parte l'amarezza di una situazione famigliare non felice, la conseguente recrudescenza dei suoi momenti bui, l'inducevano a sentirsi ancora una persona scomoda, rifiutata,
Ma la sua tenerezza per la nostra terra, l'angoscia di doverla abbandonare e mai piu' rivedere le dovettero sembrare davvero un esilio, duro, accettato come fatalita' ed il sogno del lo Ionio, l'ultimo canto, certo il piu' bello.

Non vedrò mai Taranto bella
non vedrò mai le betulle
né la foresta marina; l’onda è pietrificata
e le piovre mi pulsano negli occhi.
Sei venuto tu, amore mio,
in una insenatura di fiume,
hai fermato il mio corso
e non vedrò mai Taranto azzurra,
e il Mare Ionio suonerà le mie esequie



Amo moltissimo la poesia di Alda Merini, da sempre, una voce spontanea e dominata dalla natura di donna e di artista, libera, scevra da qualsiasi remora che non sia la naturale eleganza che la poesia dona.


"la poesia e' un dono che mi e' stato dato."



Per questo e' una voce inconfondibile, che nessuna scuola puo' incanalare, esuberante come un sentire connaturato che a volte straripa, altre volte e' tenero e fanciullesco, sempre vero e genuino.
...


Tu che passi fischiando
lungo i tuoi rivi di tua vita
che guardi l'erba e la falce
con divina sapiensza, ascolta
chinato sulla terra
e' forse il fiore della tua rivolta.
.....................................................
non sono soltanto virginali
a volte le fanciulle
che anche i vecchi
hanno palpiti d'amore
racchiusi nelle rimembranze.



Questo desiderio di amore, di fratellanza ispirata alle pagire piu' belle ed essenziali del Vangelo, questo saper che solo la pace e' il fine dell'uomo, da parte di una donna che ha vissuto con caparbieta' l' emergere dalla palude dove i fatti della vita l'avevano gettata piu' volte, con la purezza dei bambini, che tanta parte hanno nel suo canto, a cui ella affida il sentimento, e' il segno piu' personale della grandezza della Merini.
Si puo' fare ameno di tutto, ma non dei sentimenti.
Se questo e' per i comuni mortali, e' un'esigenza primaria per un poeta cosi' come i sofferenti, i dimenticati, gli emarginati sono coloro in cui trova luogo l'amore.Quello che da e non chiede.La solidarieta' che fa , anche dei manicomi, luoghi terribili si, ma anche luoghi in cui l'essere umano porge la mano ed aiuta l'altro.Dal dolore non nasce nulla, ma dalle risorse che l'uomo trae dal dolore, sorge la spinta verso il prossimo.
Un mondo a se' stante,quello dei folli, che piu' volte la poetessa ha difeso e assolutamente separato da quello esterno.
Al bambino , innocente, in cerca della sua meraviglia,dedico' una delle sue espressioni piu' felici:

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.

Il sentimento delle persone umili, provate, e' la vera ricchezza del cuore che rende libero l'artista , a volte lo fa sembrare strano, sopra le righe:ma sono atteggiamenti che ancora di piu' denotano il suo essere per le cose essenziali, l'arte per l'arte, la vita per la vita stessa.
Ed allora la vanita' di donna in quei fili di perle intrecciate al collo, gli scialli colorati,vistosi, i capelli scompigliati , la sigaretta tra le dita, il nudo come offerta di se', civetteria,sfida forse, la vita tra le strade di Milano , confondendosi ad attori, cantanti, con modestia, ma consapevole del valore suo e di quello degli altri.
Amava molto la splendida "luci a san Siro", forse ritrovava in quella storia, la propria, fatta di giochi d'amore, di abbandono , di luci che si spengono, di ventanni nel cuore.
E chi non si e' ritrovato in quella bella canzone ?.


E' andata via al tramonto di una sera di novembre , mentre su Milano calava la sera , una sera di festa per molti, di ritorni a casa ,
mormorando forse la sua ultima preghiera, come ogni sera.

Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.



Aveva lasciato una poesia bella, consapevole che quel tormento dello spirito e del corpo
sarebbe finito e presto.




Ecco per te il mio requiem senza parole
con la bocca piena di erba e di felci azzurre
ecco il mio requiem della corifera che non
è creduta, della Cassandra che è vilipesa
magnifico esempio di segreta impresa

tu solo mi esalti e mi incanti perché
sei colui che non si può prendere ed essendo
fermo sulle rive del Gange in perenne
contemplazione aspettando che passi la pagliuzza
d’oro della conoscenza e dell’era eterna
tu che sei scaltro più della pietra e più
duro del sasso e che pensi perennemente
pensi alle ere pitagoriche e che veneri
Socrate e che infine sei Paolo di Tarso
atterrato dalla fede infinita ebbene io
ti disarcionerò dal tuo cavallo d’amore
filiale desiderante farò di te un martire
dell’ombra perché il segreto della tua
tristezza è l’ordine e il disordine delle
cose create perché io non sono dissimile a
tua madre a Cerere eterna

e infine sono
anche la primavera che si mette sugli alberi
insieme alla rugiada e tu ami la rosa della
vergogna che mi trovo appuntata sul petto
e tu le esalti e le scorri con le tue dita
feconde.

Potessi così capire il mio desiderio
che si apre il fiore della carne infinitamente bella
e trovarvi dentro il seme insaziabile
dell’amore e dell’ebbrezza potessi sprezzante te
spargere sangue insieme disseminare
la discordia degli abissi perché sei
il murmure pieno e il precipizio delle
albe e perché infine tu conosci il senso
della bellezza.


Io aborro pensare ma
aborro anche muovermi nel caos infinito.

Alda Merini





______________Nicole









*

Il poeta e il delfino

Fiaba


Succede talvolta che un delfino, seguendo le navi, saltando e giocando con le onde, si allontani dalla riva nell’immensità’ del mare, perda di vista il branco dove ci sono i fratelli e le madri di tutti i piccoli e si smarrisca...

C’era una volta,

un delfino che, nella grotta di pietra di un mare felice,faceva le sue prime esperienze di nuoto nell’acqua che entrava attraverso una piccola insenatura ,formando un’ amena pozzetta all’interno del vano, per poi riversarsi in mare, dopo averne lambito l’interno, dopo aver irrorato le pietre,depositato un po’ di sale ed aver accarezzato quei piccoli cespugli che vivono ai bordi e creano spazi gentili di verde e piccoli fiori.
Sembrano bottoncini colorati o meglio,dei piccoli soli gialli che nessuno deve toccare per non suscitare le ire degli abitanti del paese.
Essi,per la maggior parte pescatori,sono molto gelosi delle loro spiagge e consapevoli che quelle rare piante vivono solo per grazia di Dio,di un po’ di pioggia che viene dal cielo o grazie a qualche falda di acqua che a fatica riescono a raggiungere con le radici sottili, ma robuste.
I pescatori,ritenendo la vita delle piantine di macchia mediterranea, almeno difficile quanto la loro, ne hanno un grande rispetto e le mamme insegnano ai figli ad amare quelle tenere creature, che, per proteggersi, si mettono all’ombra di qualche rara foglia,si armano di spine, ispessiscono la pelle per corazzarsi contro le intemperie .
D’estate scompaiono quasi del tutto, come i piccoli fiori, per spuntare in autunno, tra radi fili di erba che l’aria umida e salmastra riesce pure a rendere rigogliosi.


Il piccolo delfino viveva nella sua grotta ed era casa sua.La madre sfaccendava tutto il giorno: saliva e scendeva dallo scoglio per procurare piccoli pesci, granchi e tutto quanto servisse all’accudimento dei piccoli, che erano buoni,tanto buoni,si mettevano dietro la sua coda, in fila per la passeggiata quotidiana.
Non stavano fermi un minuto e lei beata li guardava giocare con una palla colorata che un ragazzo lascio’ cadere dalla ringhiera,saltare e gareggiare tra i flutti,sedersi soddisfatti a tavola per poi tornare a giocare come tutti i bambini del mondo dovrebbero fare..
Soltanto la sera, quando il mare si confonde col cielo e dal molo si staccano le lampare e si sentiva il canto dei pescatori, ella li faceva entrare frettolosamente in casa e chiudeva l’imboccatura con un grosso masso che spingeva col muso.
Una piccola cena e subito a letto tutti grandi e piccini.
Anche lei si addormentava esausta. dopo una giornata di intenso lavoro.
I piccoli delfini cresciuti nella caletta,di notte, quando mamma ronfava, aprivano gli occhi tutti insieme e, zittizitti si affacciavano all’imboccatura per vedere le stelle navigare ed altre vie scoprivano sul manto tutto blu,ed altre costellazioni, ma la piu’ bella era l’Orsa maggiore e Vespero che indica la rotta ai marinai..
Con gli occhi pieni di cielo finalmente si addormentavano,sognando i battelli che passavano in lontananza e quella striscia di argento che la grande faccia di Luna mandava giu’ dal cielo, unendosi al mare…
Divenuti piu’ grandi, si avventuravano alla ricerca del cibo,che le navi passando lasciano cadere,insieme al suono-saluto:il lungo fischio della sirena di bordo.

In questo ambiente salutare e dolcissimo,tra mareggiate e bonacce, tra schiume bianche e conchiglie, merletti di meduse e coralli multicolori, i delfini hanno la loro dimora e divenuti piu’ grandi abbandonano la grotta.

La sera non cercano riparo, non si ritirano nei naturali anfratti, ma si poggiano sul fondo del mare, strofinano i musetti, intrecciano le code e celebrano il rito dell’amore voltolandosi nella sabbia e lanciando sibili e gridolini.Poi felici, si addormentano.
La vita trascorse felice per il nostro Delfino che era diventato un giovanotto, fino al giono in cui...
Passava una grossa petroliera e da lontano il branco l’avvisto’, ne senti’ il tramestio, ne vide il grande fumaiolo che tingeva di nero il cielo,senti’ le grida del personale di bordo l’affaccendarsi concitato sui ponti,il mare gonfiarsi come fosse adirato e mandare lunghe onde minacciose che,accavallandosi si spegnevano sul lido,per tornare a bisticciare con le altre che sopraggiungevano.


Ad un tratto il fumo si addenso’ in una nuvola spessa e nera che copri’ per un lungo tratto le acque,rendendole torbide ed unte.
I delfini che eramo emersi per procurarsi il cibo, dovettero tornare ad immergersi perche’ gli bruciavano gli occhi,il mare aveva perso il suo bel colore azzurro e sembrava di pece.La barriera corallina si ritiro’ spaventata,mentre i pesci agonizzanti,andavano a morire sul lido.
Ne’i gabbiani, ne’ gli altri piccoli esseri del mare furono risparmiati e non fecero in tempo a salvarsi.
Quando quella macchina infernale fu passata tra lo stridere degli ormeggi.
Delfino torno’ in superficie e vide da vicino ,con i suoi occhi offuscati dalla fuliggine come la Natura muore.
Torno’ a tuffarsi in preda al panico per non vedere i bianchi uccelli riversi sul lido e le conchiglie di perla , anneritee rovesciate sui gusci come bocche agonizzanti.
I cormorani dall’alto degli scogli fremevano di rabbia e scrollavano le piume imbrattate di nero.

Insomma un vero disastro!!!!

Si ritrovo’ solo e piangente accanto ad un grande scoglio.
Si puo’ in pochi attimi perdere tutto?
Quello spettacolo desolante gli diede la risposta: non e’giusto, ma succede!

Un raggio di sole, forte, violento squarcio’ le nubi e tutto
dissolse quel nero facendo tornare i colori sul mondo,la vita alle piante,l’azzurro al suo mare….
Appena si riebbe dallo spavento il Delfino comprese che doveva vedere com’era fatto il suo mondo,quel mondo che stava perdendo senza neppure conoscerlo a fondo

Ricordo’ le parole della madre:”Se io non dovessi esserci,continuate il vostro cammino e lottate per il vostro progetto di vita”!.
Si asciugo’ le lacrime e si rituffo’ nel mare.

Risali’ la costa,esploro’ i fondali e gli anfratti,prese coscienza delle sue forze nuotando al largo fino ad essere esausto per giorni e per notti incessantemente,vide tante lune spuntare e spegnersi,tanti soli sorgere e tramontare e,quando giunse alla fine del suo viaggi,torno’ a verso la costa da cui era partito
La riconobbe da lontano le piccole case bianche,la macchia sulle piccole alture, le coroncine di erba che pendevano come collane, i bambini che giocavano sotto gli ombrelloni_ tutto vide il delfino da lontano.

Ma la sua grotta, quella non la riconobbe, forse il mare se l’era portata via o l’alta marea l’aveva coperta o i suoi occhi non riuscivano a trovarla….Era cambiata la costa ed era cambiato lui.
Penso’ che un po’ di mondo ora lo conosceva, ma si sentiva tanto solo, senza un punto di riferimento.
Gli sembro’ di essere uno di quei marinai che vedeva a bordo,intento a tenere femo ben saldo tra le mani un attrezzo di legno a forma di ruota. Si ricordo’ che lo chiamavano:

“Timonierattentallarotta”.


Il suo nome lo gridavano i marinai quando si davano voce da prua a poppa delle navi quando c’era tempesta.
Si accosto’ al lido con circospezione.Cos’altro gli riservava il futuro?
Gli sembro’ di non avere nulla tranne che il sibilo del vento, il profumo delle alghe e la luce del sole ,della luna, delle stelle, ma il suo cuore era di gelo come quei ghiaccioli che mangiavano le bambine sul molo di cui gli gettavano il bastoncino per vederlo saltare...
Era triste Delfino noi sappiamo perche’.
Fece qualche capriola in aria per sgranchirsi la schiena, si lascio’trasportare dall’acqua per rilassare le pinne, chiuse gli occhi per smaltire quella stanchezza che solo le preoccupazioni sanno dare, e si lascio cullare dalle onde.
Un impatto improvviso lo fece sobbalzare.Aveva toccato la riva

“Guarda che bello,un delfino!!!!!!!”

Apri’ gli occhi dolci e assonnati e ne incontro’ altri due vicinissimi dietro due lenti. E dietro di esse due pupille nere e vivaci che lo guardavano con curiosità ed ammirazione dalla testa alla coda e poi dalla coda alla testa…su e giu’….
Quegli occhi esprimevano una tenerezza indicibile che gli scaldo’ il cuore.

Si strofino’ il muso perchè le parole stentavano ad uscire,non sapeva cosa dire,come giustificare la sua presenza sul lido,di lui abitante del mare.

Aveva il corpo snello e leggero,un jeans blu arrotolato sui polpacci
una camiciola leggera aperta sul petto ed un aspetto severo e sereno al tempo stesso,gli occhiali per leggere ed un libro sotto il braccio dalle cui pagine sporgeva una penna.
Guardava lui, steso sul lido e subito dopo volgeva lo sguardo verso il mondo intorno.Attento a tutte le cose, alle api,ai fili dell’erba, ai ciottoli, ai' sassi,poi apriva il quaderno e scriveva a piccole lettere fitto fitto e tornava a guardare in alto accarezzandosi la barba.Il suo aspetto lo rassicuro, ma fu la sua parola sciogliere il nodo del petto.Avrebbe parlato a quel pescatore,il cuore assentiva.

Dunque chi sei?_______ Comincio’,con aria bonaria il pescatore:
Io,sono un delfino !!!
E cos’hai fatto?
Ho perso la rotta….
E tu chi sei?
Io, sono un poeta...
E, cos’hai fatto?
Ti ho teso le braccia………
Poeta tu che guardi il cielo e cerchi l’ispirazione,vuoi essermi amico?
Non ho "piunessuno"!
Non frignare, neppure io ho nessuno sulla terra.Gli uomini,le creature sono tutte sole sul cuore della terra trafitte da un raggio di sole,come dice un poeta ,amico mio che pocanzi ho lasciato al Bar...ed e’ subito sera! "

E starnuti’ forte come quando diceva una bugia.E stavolta l’aveva detta grossa,tanto che se ne meraviglio’.Ma si sa i delfini sanno certamente la Poesia,forse non conoscono i poeti…

”Non conosco i poeti,solo i pescatori…Diventiamo amici ti prego”.

”Va bene ,se vuoi proprio cosi’”

Tese le braccia e se lo strinse forte sul cuore.

Cosi’ inizio’ la vita incomune tra il Poeta e il Delfino.
Divennero inseparabili.Dividevano il cibo,le giornate,i giochi ,le risate,mentre il tempo passava veloce ed il sorriso tornava piano piano sul volto di entrambi.
Il poeta era un fanciullone e scherzava,ma quando scriveva diventava serio e pensieroso.
Il delfino voleva sapere..”Dimmi cos’e’ un poeta?”
“Il poeta e’colui che distilla… essenze cosi’ immense da specie famigliari….e’ per se stesso un tesoro inviolabile nel tempo"(Dickinson)

Il tesoro e giu’in fondo al mare…l’ho visto!Il poeta e’ dunque come il tesoro !

Comprese che aveva detto una cosa importante e fu felice di essere nel mondo della poesia.Lo guardava estasiato..tesoro……

“Non sono molto diverso da un pescatore…Gli uomini sono fatti per intendersi ed amarsi, come dice Eluoard………….”
“Un altro amico del Bar ,vero? “

“Si -annuiva il poeta -la poesia e’ di tutti e non ha limiti di tempo e di spazio, vola libera come noi due, come gli arcobaleni..come gli aquiloni……….Vola alta parola, vinci in profonditaaaaaaa,’(Luzi) grido’ con entusiasmo…………..

Dicono che nelle mattine d’estate ,quando l’aurora dalle dita di rosa s’inchina al Sole per farlo passare ed i fiorellini ancora distendono le corolle per poi brillare come rubini sulla costa irrorandola di rugiada, gli abitanti del luogo che si recano al lavoro vedano un poeta dalla barba bianca che con passo tranquillo percorre la riva del mare,pensieroso e leggero come sfiorasse appena la terra con le piante dei piedi,dicono che lo segua un delfino dal mare saltando sull’acqua e sorridendogli.Dicono che il poeta si accosti alla battigia e s’inginocchi sulla riva ,che il delfino smetta di giocare e si accosti alla riva e porga il musetto per il bacio del mattino,dicono che lo stesso avviene la sera .
Gli abitanti del piccolo villaggio vedono il poeta che abbracciato al delfino sussurra all’orecchio del suo piccolo amico e gli mostri il cielo.

Buonanotte delfino…Buonanotte amico poeta e scivola infondo al mare.

Il poeta torna alla sua casa,piccola e calda ,dove brucia il fuoco del camino e la magia de’ suoi versi.
E’ notte fonda quando chiude il libro,mormora le sue preghiere, si fa un rapido segno di croce,spenge il lume a campanella e si addormenta col viso viso bambino(i poeti non crescono mai) contando le stelle d’oro che fanno capolino dalla finestra e sogna..160 righi.

All’ombra dell’ultimo sole.
Si era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso……


…………………Vorrei scrivere per te una fiaba bella………

*

L’uomo che si racconta.

L'uomo si racconta per colmare la solitudine.

Fa conoscere quello che e' per mettere l'altro in una condizione di ascolto, comunicando il peggio o il meglio di se': cerca comunque il fratello che non ha , il pubblico a cui confessare le sue paure, le sue quotidiane sconfitte, le sue piccole o grandi vittorie, comunque il suo vissuto.
L'altro lo legge, lo ascolta, gli presta comunque attenzone: e' quell'attenzione probabilmente che gli e' mancata nell'infanzia da parte del genitore e che ha creato dei vuoti, delle memorie fatte di serate e notti passate da solo al lume di una fioca lucerna(leopardi), per cui insicurezze e timori sono frutto spesso di un ambiente famigliare dove l'amore, il gesto affettuoso, la carezza, il bacio mancano;dove si pensa piuttosto a raddrizzare l'alberello che cresce con un supporto rigido,quasi ferreo e non affidarlo alla dolcezza della parola che consola e placa l'animo tanto sensibile di un bambino o di un adolescente.
Se si sopravvive a questa forma di educazione,di educazione borghese, al totale abbandono alla strada ed al quartiere per i meno abbienti, si attua una fuga dal proprio ambiente e da lontano lo si guarda come un pericolo incombente, come una minaccia scampata, come un rifugio dal quale si e' costretti ad uscire per l'affermazione di se'.

Ma questo allontanamento, non e' privo di dolore.

Quella trappola era comunque rassicurante,protettiva, soprattutto per il ripetersi di dinamiche note, e, pur sbattuti nel mondo, proiettati nel futuro, nel sociale, nel contatto con gli altri a volte benevolo, a volte ostile, il pensierio si volge verso quello che era, accetta o rifiuta l'infanzia o l'adolescenza, la sottopone a critica serrata, ne mette in rilievo le carenze,ma comunque vi ritorna, quasi sempre con nostalgia.
L'uomo racconta di se', dei rapporti col padre, col nucleo famigliare, parla dei primi approcci con gli altri, narrando del primo amore,uguale per tutti ,vissuto con la stessa struggente nostalgia.

L'amore sempre bello, dalle labbra protese che non riescono a toccarsi-

Quest'icona, raffigurata su di un vaso etrusco, lo rende assolutamente privilegiato rispetto ad altri incontri.
E poi racconta la vita da adulto,quell'impatto che sembrava una palla di pietra nella quale comunque riusce ad entrare, iniziando cosi le sue esperienzwe, sempre con tanti sogni nelle mani e pochi soldi nelle tasche.
Il rischio, l'avventura, la lotta per l'affermazione di se'nel sociale, hanno alla base il racconto all'altro delle proprie esperienze, delle difficolta' che fecero dire a Nietzske, della vita"Io credevo fossero gradini su cui sedersi,invece erano scale da salire"
Quanta ingenuita' e quanta verita' c'e' in questa frase cosi' significativa da sembrare perfino ovvia se nonfosse che a dirla sia stato un genio che meglio di ogni altro comprese l'umanita' profonda di ogni agire.

Al tavolo del bar, con gli amici, che sono sempre gli stessi, fratelli- confidenti, nelle passeggiate al corso, sdraiati sulle panchine dei giardini,ognuno racconta la sua storiae cerca l'assenso, il confronto, cerca comunque di uscire da se'.
Tutti cercano un modo di inserirci nell'umana comunicazione, talche' le autobiografie, non sono sempre lo specchio fedele di cio' che si é in realta'.
Ma una realta' in se', ipostasi e trofeo di alcune filosofie,non ha molto senso per la comprensione dell'umano.
.
La realta' e' nostra, quella che il nostro corpo, la nostra mente ha effettivamente sperimentato
Il corpo e' il primo veicolo di conoscenza per i viventi.

Sicche' l'autoritratto e' il corrispettivi pittorico o grafico dell'autobiografia "scritta" di un autore.
I grandi hanno il merito di aver scritto la propria vita con grande maestria, con acume, con trasporto, con quell'arte fine di raccontarsi che fa delle loro opere dei capolavori.
Dalla saggezza delle epistolae di Seneca, al diario di Kierkegaard
Noi comuni mortali narriamo la noatra vita con delle pagine che resteranno chiuse in un cassetto,con una canzone che non sara' mai cantata, con una Poesia che non verra' mai pubblicata_Forse.

Affidiamo la nostra vita anche ad uno sguardo soltanto, a due occhi spalancati sul mondo , nei quali nessuno ha voluto leggere.

_______________Nicole

*

Linea immaginaria



Prosa_



Viviamo sempre sul filo di una linea immaginaria che separa i nostri limiti dalle nostre potenzialità.
Vivere è assorbire come spugne esperienze diverse.
Le più importanti,fondamentali,sono quelle emotive
che ci innalzano al di fuori dei nostri passi quotidiani.
Amare profondamente,provare la propria felicità almeno una volta,vedere nascere un bambino,piangere ascoltando musica o davanti al cammino di due anziani mano nella mano,
l’emozione di un abbraccio spontaneo,di un bacio,
di due corpi intenti a scoprire i loro segreti,
di una vittoria o di una sconfitta,della sensazione
di aver aiutato qualcuno ad alzarsi quando è caduto,
un bicchiere di vino che sa della terra natìa,
il litigio con un amico,guardare un alba,un tramonto…e infine,il dolore.

Queste parole le hai lette anche tu ne sono certa e
sento la tua felicità nel vedere quanta eredità hai lasciato

__________________Nicole