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Raccolta di testi in prosa di Francesco La Rocca
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Nicotina

Si può essere decisi per cose davvero importanti e invece per altre davvero futili cambiare mille volte idea?
Certe persone dovrebbero stare da sole, certo non per sempre, ma quanto meno prendersi un periodo sabbatico nei confronti di se stessi e della società.
Quelli come me invece, dovrebbero prendere un periodo di pausa da questi soggetti qua. Eternamente indecisi se andare a bere un caffè al bar di Mario o al bar di Gino. Cosa vuoi che glie ne freghi alla gente dove cazzo andrai. Perché violenti il tuo cervello con queste banalità, ma soprattutto perché molesti le persone come me con le tue oscene perplessità su cosa è meglio di cosa.
Prendi il tuo tempo, i tuoi dubbi, le tue insicurezze e scappa lontano dalla mia vista, perché molte volte il mio buon senso e la mia bontà non sempre riescono a mandare quelli come te a fare in culo. Fallo tu per me amico mio. Lo prenderò come un vero atto d'amore fraterno.




I suoi passi, la sua voce, le sue battute, le sue risa echeggiarono come suoni nella mia mente per lunghi giorni. Anche l'ultima foglia era caduta.
Da tempo ormai vivevo di me stesso, un'esperienza nuova nella mia vita. Strano pensare come in tutti questi anni non ero mai stato con me. Certo qualche volta era capitato, ma sempre per poco tempo, sfuggenti e intangibili momenti in giornate frenetiche ed impegnate.
Per la prima volta mi ascoltavo. Ascoltavo la mia mente, il mio corpo. Bisogna ammettere che all'inizio è stato traumatico. Tutto il mio essere mi urlava contro la repressione subita per tutto quel tempo. La sua protesta sfociava sotto ogni forma di ipocondria, esuberanza, estro e follia. Un mix pericoloso e difficile da gestire. Bisognava far riemergere quella persona che da tempo era soffocata sotto una coltre di compromessi e false figure rassicuranti. Quasi come recuperare un rapporto con un padre che da sempre era stato come un fantasma. Facile immaginare le difficoltà.
Da quando si è in tenera età è la madre ad occuparsi di noi, facendoci comprendere il mondo. Ciò che è cattivo e ciò che è buono, se questo si può fare e quell'altro no. Poi si inizia a scoprirsi, a conoscersi. Fino a quel giorno. Il giorno in cui passiamo dalla figura della mamma a quella di una donna. Passiamo da una dipendenza all'altra. La donna è come nicotina e la nicotina è donna. Brami nell'averla, un attimo dopo ne sei nauseato, ma poco dopo bramerai ancora per riaverla. L'amore è la più alta forma di tossicodipendenza. Se tu scegli di essere un tossico allora di certo ti innamorerai. Ma come ogni dipendenza che si rispetti si può guarire. Anche per l'amore in tal senso valgono le stesse regole; più a lungo ne starai lontano più il tuo cuore come roccia diventerà solido, duro ed indipendente. Solo quando si avrà piena coscienza di se stessi si può tornare ad essere dipendenti ancora una volta. C'è gente che non sopporta le crisi d'astinenza e si innamora ripetutamente annullando la propria persona, interrompendo quel naturale processo della conoscenza di se.
Per poter vivere bene occorre raggiungersi, così da poter trovare il giusto veleno che il nostro organismo è in grado di sopportare.





A - Ok si. Ma dopo?
B - Dopo cosa?
A - Dopo aver preso coscienza di te stesso, dopo aver capito chi sei?
B - Beh dopo ha veramente inizio la tua vita.
A - Perché prima non era vita?
B - Era la fase di preparazione al tuo destino.
A - Interessante......e adesso mi vuoi dire che conosci il tuo destino?
B - Certo.
A - Quindi prevedi ogni tua mossa, anche il futuro?
B - No, il futuro è adesso, il destino è ogni tuo pensiero legato ad ogni singolo gesto, con la differenza che stavolta ne sei
consapevole.
A - Una gran bella differenza...!
B - Ci puoi giurare. La cosa fantastica è che la noti in qualsiasi momento, in qualsiasi cosa, anche la più piccola.
A - Tutto qua dunque?
B -Ti sembra poco?
A - .....Beh.....
B - Non è poco. Io per esempio posso fare a meno di te, mentre tu non puoi fare a meno della gente come te, altrimenti vai
in panico, in depressione. Quando ti scrollerai di dosso questa rete di convinzioni e dipendenze delle quali sei
prigioniero allora potrai comprendere.
A -...Non so....forse.....




Esce dal locale con un cappuccio nero in testa, quasi come un boia che pone fine alla nostra discussione. Con un grave tono di voce annuncia che stanno per chiudere. Ci alziamo dal tavolo, io afferro il mio bicchiere di amaro che non è ancora finito e lo saluto, sapendo di non rivederlo mai più.
Nel cammino verso casa mi accendo una sigaretta e ad un tratto penso che ancora rimane qualcosa da eliminare, ma non riesco a capire bene cos'è. Domani magari. Domani me ne ricorderò.

*

Il Traffico Umano

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci,
ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.
(Martin Luther King)





Non fare mai appello alla "miglior natura" di un uomo. Può darsi che
non l'abbia. È più conveniente fare appello al suo interesse.
(Robert Anson Heinlein)





Essere indulgenti verso gli altri, severi verso se stessi è un consiglio
banale; nell'esistenza è la sola regola da seguire.
(Marcel Proust)





Non è tanto importante restare vivi, ma restare umani, non tradirci a
vicenda.
(George Orwell )



Da secoli filosofi, poeti, grandi personaggi della storia e chi più ne ha più ne metta, tentano di insegnare la giusta attitudine alla vita mettendo in risalto i più grandi difetti dell'umanità e dando loro le sagge soluzioni verso una vita per davvero più umana.
Tutto questo è tanto ammirevole quanto inutile. L'uomo da sempre combatte la sua vera natura, che per ovvie ragioni non è eticamente e moralmente encomiabile, ma questa è.
Si prende, si da e si fotte. Niente di più vero, niente di più umano, inteso nel senso stretto che all'uomo ci riconduce.
Ai nostri giorni per comprendere quanto ciò sia vero basta fare particolare attenzione a quello che accade nel traffico urbano.
Il traffico è un momento nel quale una moltitudine di persone si trova “insieme” essendo comunque sola, ognuna chiusa nel proprio abitacolo.
In questa situazione di vita quotidiana un elemento che accomuna tutti è il raggiungimento di un luogo, che nella vita raffiguriamo come obiettivo, carriera e così via. A questo punto è facile osservare come tutte le persone reagiscono in egual maniera: può essere una donna, un uomo, un giovane, un anziano. Possono appartenere ad estrazioni sociali differenti, ciò non infierisce sul loro comportamento identico, il quale mira a raggiungere l'obiettivo secondo la filosofia del prendi, dai e fotti. Io per primo ammetto di agire secondo questo pensiero, in noi innato, o comunque sviluppato negli anni a contatto con la nostra società. Per cominciare se ho la precedenza e qualcuno tenta di interporsi tra me e l'auto successiva tento di infilarmi prendendo ciò che è mio di diritto pur essendo cosciente del fatto che non cambi nulla in termini di tempo, dato che il nostro ritardo facendo passare il malcapitato differirebbe soltanto di una frazione di secondo, ma devo prendere il mio spazio!
Altre volte accade il contrario. Sono quelli i momenti di ritorno della coscienza morale che per quasi tutte le ore di veglia della nostra giornata ci abbandona tornando d'improvviso a bussare, allora li capita di dare spazio agli altri, di donargli questo grande piacere di passarci avanti, magari elargendo un gran sorriso che il più delle volte è ricambiato e ci trasmette una sensazione di benessere che ci fa sentire delle persone davvero buone e ammirevoli, quasi prossime alla santità oserei dire. Ma tutto ciò dura poco, pochissimo il più delle volte. Neanche il tempo di uscire da questa catarsi, questa purificazione da energie negative, che ci rendiamo conto di quanto siamo in ritardo e allora lanciamo sguardi verso la corsia di emergenza. Li scatta il bel pensiero di fottere il resto delle persone in coda risparmiando del tempo a noi prezioso, giustificandoci tra l'altro col credere che molti altri come noi faranno lo stesso. Addirittura cambiamo le nostre mimiche facciali, ci trasformiamo, abbandoniamo per un istante tutti i nostri pensieri e moralismi. Il cervello esclude tutto lasciando soltanto la nostra meta come bisogno primario del nostro agire, un po come un istinto primordiale. Questo è il meccanismo del “fottere” insito in ognuno di noi. Sian ben chiaro che il “fottere” ha le sfaccettature più numerose e particolareggiate del “prendere” e del “dare”.
A questo punto che dire, probabilmente non è facile essere un esempio sociale, ma è a quello che si mira in qualche modo. Il problema del fottere sta nella sua natura in quanto rappresenta un vizio. Si proprio così. Noi fottiamo per vizio, godiamo dei suoi benefici, che ovviamente non sono duraturi nel tempo ma abbastanza intensi, poi la nostra coscienza rovina un po questo piacere. E' un po come il fumare o il bere. Entrambe le cose le facciamo per gusto, ci danno sollievo e godiamo nel momento stesso in cui accendiamo quella sigaretta dopo il caffè o stappiamo quella birra dopo un abbondante cena. La nostra coscienza poi come nel “fottere” torna a bussare, ricordandoci che in realtà non stiamo dando una grossa mano alla nostra salute.
Cosa pensare a questo punto? Che l'uomo sia specializzato nel “fottere”? Che l'uomo per natura “prenda” e “fotta”, ma dona solo per ipocrisia? Che il “dare” è solo frutto dell'etica e della morale che fanno ormai troppa fatica a resistere fino a questi nostri tempi?
A primo impatto risponderei con un secco e duro si e che la verità è il non poter cambiare questa nostra natura maldestra, ma razionalizzando ancora più a fondo emerge in me il ricordo di una parola: “speranza”. C'è sempre una speranza; c'è sempre una sensazione di benessere che nasce in ognuno di noi quando si fa del bene; c'è sempre qualcuno che da senza per forza ricevere qualcosa in cambio; c'è qualcosa che ancora può salvare il tutto, perché c'è luce e vita. Il “dare” a differenza dei suoi fratelli trasmette in noi qualcosa di speciale, l'energia positiva. Solo quando “diamo” sprigioniamo questa energia, che al contrario della negativa è frutto di intenti di rispetto e amore nel suo significato più ampio, donando uno stato di grazia assoluta che nessun'altra cosa è in grado di trasmettere.
In conclusione credo che l'importante sia continuare a lottare per questa energia. E una ragione a tutto questo c'è, però nessuno può comprenderla ne scoprirla per il semplice fatto che non siamo ancora pronti, ma esiste. E' un po' come credere in Dio.

*

Morire per la vita

Presto sarò li, è solo questione di tempo, mi sveglierò al mattino presto, decisamente infreddolito anche in piena estate, farò il mio caffè che non avrà mai il suo gusto deciso di adesso, ma sarà pur sempre un ottimo surrogato; dopo ciò credo che andrò probabilmente a piedi o in metrò, guarderò altre facce che come la mia guardano senza osservare puntando ogni tanto il loro sgurado sulle punte delle loro scarpe durante un sospiro; finito il tragitto entrerò anch'io nel mio grande magazzino di luci bianche e ci starò dentro tutto il santo giorno, eccetto una pausa all'ora di pranzo che permetterà di gustare un panino alla piastra, dove il pane ha il gusto della plastica e il prosciutto della gomma, ma non ha importanza a volte contano le forme. Calate le prime luci della sera, calerà notevolmente anche la mia energia, che certo non era al massimo neanche alle prime luci dell'alba, ma sarà sicuramente nella soglia del risparmio energetico necessaria a permettere il solo pompaggio al cuore; in forma economica quindi torenerò a casa incontrando probabilmente le stesse facce della mattina ma anche no, il risultato comunque non cambia. Arrivato a casa preparerò la cena, una cena molto industriale dal gusto metallico proveniente da quelle mille scatolette colorate che non riescono comunque a tirar via il grigiore di tutto il resto. Non vorrete mica pensare che avrei potuto mettermi li a cucinare, cosa poi? Che anche se scoprissi una passione nascosta nel farlo, appena iniziato a provare una ricetta mi renderei conto di quanti ingredienti mancano per realizzarla e come situazione somiglierebbe davvero ad una triste metafora della mia vita, scarsa di ingredienti, ma con il pretesto di cucinare il piatto dell'anno. No, meglio evitare.

Dopo cena non avrò sicuramente voglia di uscire, un po' per la stanchezza fisica, un po' per quella mentale, un po' per quella economica, un po' perchè non si conoscerà gente interessante, un po' perchè......... Credo che non abbiate mai avuto tanti buoni motivi per stare a casa....... Proverò a guardare un po' dentro quella scatola piena di vite costruite in pollici e codificate con colori accesi e super culi e super tette finte, dopo di che è anche possibile che mi venga un infarto, ma non avverrà, perchè non potrebbe rovinare molto, un po' non ci troverebbe gusto, ma da un lato potrò essere sicuro di intossicarmi ben bene con le sigarette, mie uniche e sincere compagne di vita.

Sicuramente cercherò di non trovare una relazione stabile con una donna, non vorrete mica complicare il tutto, valle a spiegare ciò che non si può spiegare, finirebbe anche lei con l'omologare la sua vita alla mia per farsi compagnia in questo tragitto che con molto coraggio può chiamarsi vita, non avrebbe senso, se devo guidare solo e incazzato tanto vale con nessuno accanto che ti faccia innervosire perchè anche lei è sola e incazzata.

Ok, ok. Starete pensando che pessimista e cinico che sono, perchè quando si toccano i sentimenti è li che si va a finire, ma se volete sentire che cercherò di trovare l'amore, in quanto elemento che possa salvarmi dal tutto, beh allora no. Se non riesci a salvarti da solo pretendere che sia qualc'un altro a farlo è davvero utopico. Poi è ovvio che tanti al posto mio potranno trovarsi a continuare in compagnia con qualcuno e magari ci scappano dei bambini, con tutto il resto che ne comporta, pannolini, portarli al parco, i primi passi, vedi in lui qualcosa di te ( e li dovresti preoccuparti sinceramente ) e roba simile, il problema è che avrai soltanto occupato il tempo e lo spazio in modo da non pensare più al resto, come se avessi una ferita aperta nella gamba e ne apririssi un'altra nel braccio in modo da non sentire più quel dolore per concentrarti nel resto, ma sapendo che ogni tanto anche quell'altro dolore tornerebbe a bussare, ma in maniera lieve così da essere sopportabile.

Ecco questo è ciò che hanno fatto di noi, tutta colpa delle rivoluzioni industriali, dell'avvento del capitalismo, dell'economia mondiale, e di tutta una serie di cose. Continuerà ad essere così? Continueranno a cercare di farci vivere come topi da laboratorio? No, se tu non lo vuoi, anche a costo di morire sarai comunque morto in nome della vita.

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28 Ventotto


Salve mi presento, io sono un numero.
Non so esattamente quando sono nato, anzi a dirla tutta non credo di essere mai nato.
Sono una semplice astrazione nata da quella che chiamano mente.
Però una cosa di cui sono certo è che sono abbastanza vecchio, ma non so esattamente quanto.
Mi chiamano numero, questa è una delle poche certezze di cui dispongo;
per la verità so anche di essere naturale dopo il 27 e prima del 29, insieme a pochi eletti sono anche perfetto, perchè la somma dei miei divisori è uguale a me stesso, ma non chiedete cosa ci sia di tanto perfetto in questo, non saprei rispondere.
Sono stato e vengo utilizzato per tante cose nella mia esistenza, A volte sono le più banali, altre volte per robe davvero importanti, ma il fatto è che da sempre sono annoiato.
Non posso cambiare mai, sono sempre uguale, perchè quando tento di farlo mi trasformo in altre cose, altri numeri e non sono più io. Devo stare sempre in questo limbo ad aspettare che qualcuno mi pensi o mi prenda in considerazione per dargli un aiuto, ma subito dopo mi ributtano qui; non hanno proprio modi.
Certi numeri invece, godono di piccoli momenti di gloria, quando riescono a spuntar fuori su qualche formula che diventa importante e famosa, immortalandoli per sempre.
Alcuni di noi si sentono proprio considerati in questo, senza capire però che è il loro insieme ad essere ricordato. Che importanza potrebbe mai avere un semplice coefficiente rispetto a tutto il resto?
E comunque a parte tutto, io non ho mai avuto grandi ambizioni, ma ho qualche momento che mi piace definire magico. Come quando entro nella testa di un ragazzo per giorni e giorni, soltanto perché sono il numero del portone della ragazza di cui si è perdutamente innamorato. Allora li sono pronto a suggere emozioni. E' questo ciò che faccio, perchè ho dimenticato di dirvi la cosa più importante: io sono annoiato perchè non posso amare, non posso soffrire. Io esisto soltanto. Io sono un numero. Il 28.