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Raccolta di testi in prosa di Elisabetta
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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ehi, son qui! 2

ah!, ora vuoi ascoltarmi e, chi pensi io sia? davvero mi vedi? e già ti bastano delle scarpe con i tacchi a spillo per poter credere di conoscermi... ebbene, mi spiace deluderti. io, son la Parola. ogni giorno, da quando son nata mi usi. con un fil di voce mi scaraventi fuori, urlandomi mi fai rimbalzare. nacqui, nel pianto di un bambino ed ora son qui vestita di forme e colori!
"M'ILLUMINO D'IMMENSO" questa è la forma e il colore che amo.
Ora immagina, in quante forme puoi trasformarmi.
Immagina.
Già stanco d'ascoltarmi? Su dai, concentrati....
“M'ILLUMINO D'IMMENSO”.....
ricordi, ti ho detto che dell'amore son l'interprete
Puoi pronunciarmi per meglio esprimere il tuo amore a colei che ami o per dirle che ti rifletti nei suoi occhi o farle comprendere che saturi la tua anima col suo amore, continua tu....
Forse temi di non capire?
Seguimi, amico.
Ricordi, ti ho detto che son di lama tagliente.
“M'ILLUMINO D'IMMENSO”
immagina.
C'è chi d'amore non si nutre né si disseta, ed è costui che mi urla....
e, quel “suo” m'illumino d'immenso adesso non è più esplosione d'amore, inizi a comprendermi?
E, questo Chi, ora è 'Immenso.
Ricordi, ti ho detto che posso ferirti ed umiliarti.
Chi, mi ha trasformata in macchina mortale.
Chi, vi ha reso macchine mortali.
“M'ILLUMINO D'IMMENSO”
Ricordi, l'acre odore nei treni? Io lo sento ancora.
Ricordi, le strazianti urla nei campi? Io le sento ancora.
Ricordi, quei pianti di uomini di donne di orfani, rapiti alla vita? Io li sento ancora.

Ora, m'hai compresa? Io, son la Parola e tu il mio Interprete.






*

Per ogni mio respiro

In preda al terrore l’animo fuggiva dal vortice di parole che m’avvolgeva l’anima. Non temere, dicevano, solo un attimo e tutto svanirà, non ti lasceremo andare ma, sapevo, non più profumo di gelsomino ad accarezzarmi i sensi né poesie ad asciugar le lacrime. Attonita aspetto, e non vorrei proprio Lei a porgermi la mano, ma chi altri potrà togliermi il cuore? Il fluido gentile si sparse nelle vene e tutto apparve candido e, lieve il peso divenne. Con le mie gambe rincorrevo mia figlia, tornata piccola, l’avvolgevo fra le braccia buttandomi in terra e felicità inebria la mente e ora eccomi davanti ai fornelli, impasto farina e acqua e già sento il profumo delle tagliatelle,”sono qui!” grido, sulla carrozza che ci ha visto sposi, ricordi?18anni e tanta speranza, così innamorata di te, amore mio e, ritorna lei, la mia piccolina dai riccioli neri, il mio seno nutre il suo corpo e la sua anima, ella, il mio tesoro,ora la vedo, il suo primo giorno di scuola che emozione vestirla col grembiulino rosa e lasciarla per la prima volta ad altri. Cado, non vedo più le mie gambe, è solo un attimo, il cuore trema.. E’ la prima volta che entro in una facoltà universitaria, lei la mia piccolina sta per diventare “dottoressa”, mia figlia ce l’ha fatta e, io, per la gioia piango. Cado, aiutatemi, sto precipitando sempre più, in profondità. Una mano mi afferra, sospiro e la guardo. Sei arrivata, lasciami ancora un po’, ho bisogno di un loro sguardo, bisogno di un arrivederci. Non puoi. Ma, ti prego, portagli l mio amore, dì loro che andare via non è “non esistenza” dì loro che ogni mio sguardo resta su ogni loro respiro. Ora vedo, vedo me stessa, la metà di me stessa. Ero così stanca ed ora, finalmente, riposo.

*

Ehi, son qui!

Ehi, son qui!
dai su, lo so che puoi sentirmi e, vedermi... ancora fingi?! coraggio, mica ti mangio...Mi son fatta tutta bella, il corpino con le stelline, un pochino di trucco e, persino tacchi a spillo e tu... niente..
son di forme varie e colorate, sono un'orchestra di suoni, ottoni e corde, fiati e tamburi. Sussurri, boati e stridii, del caos son regina, dell'amore l'interprete, del silenzio la custode, posso rincuorarti, ferirti, ucciderti, salvarti la vita, umiliarti ed innalzarti, son capace di condurre la gente ad odiare e ad amare... ancora niente?
son di zucchero e miele, son di lama tagliente...
Mi vedi? Dai ascoltami! per una volta ascolta Me, non chi mi usa...





*

S’impara.Sempre

S’impara.Sempre.Nel corso del tempo ti fermi e ti accorgi di quanta e di quale strada hai percorso.A volte,ti fermi. Sai che quella sosta sarà fonte di laceranti fitte al cuore e di strazianti giravolte allo stomaco ma,ti fermi.Tremo,so che non durerà a lungo e preferirei non ci fossero quei momenti di inaspettata gioia di calma,calma piatta perché ad essa e lo sai,seguirà un altro maremoto che spazzerà via tutto,di nuovo.Sentimenti e speranze e timidi sorrisi.Illusioni.Sì che la tua mente s’arrenda ad un pensiero,che fragile si fa piccolo,è finita niente tornerà come prima.Sarà migliore il domani.Poi,quella cupola di vetro s’incrina e con fischianti e brevi rumori,la ritrovi frantumata,ai tuoi piedi.Sassi di saggezza,affondano il cuore.S’impara.Sempre.Non piangere piccola,papà è un po’ stanco ma ti vuole bene,sì certo anche alla mamma ne vuole, vedrai domani giocherà con te.Ti duole?Molto?Ora vedrai con questa cremina passerà.E il domani sarebbe stato uguale a ieri,e così ogni giorno.Sì,ero convinta che tutto sarebbe continuato.Mi vergognavo,la gente guarda quella macchia violacea stampata sullo zigomo e,come se non immaginasse,chiede “oh signora, è caduta? E tu,con lo sguardo abbassato e l’atteggiamento di chi avvezzo alla menzogna rispondi con un‘sì,certo’.Già.Sono 12 anni che cado per le scale e sono 12 anni che mi chiedono se sono caduta.Continuo a cadere.Anche mia figlia ha iniziato a cadere.“dove cazzo sta l’aulin,lavoro e solo lavoro e, neanche una merda di medicina.. Silviaaa… urla mentre si avvicina,a me, ed ecco,so che arriverà.In pieno stomaco,mamma,e lei,la mia piccolina cade,con me,stronza come tua madre ed ecco un calcio la colpisce, la mia piccolina, proprio sul volto, il sangue lo colora.Riesco ad alzarmi,riesco ad afferrare un coltello,riesco ad affondarglielo nella schiena…oh, Dio mio…S’impara a fingere di vivere per morire,ogni giorno.

*

anni 70

Rimango nel letto. Niente sia uguale a ieri.TEMPO REALE. Come le partite, i processi, le botte tra parlamentari/ragazzi, lo TSUNAMI. Voglio,un oggi speciale. Cappuccino, tanta panna, ché la tazza ne trabocchi!Grigio. Il cielo. Cosimo il bardellangolo, dove i cappuccini fanno“PLOP”. 50 lire,un gelatone” ero una ragazzina, intimorita da quello “straordinariomondoadulto”che all’infanzia dà divieti a base di“questononsidice”questononsifa”albarstannogliuominieledonnecosìcosì”noi,femmine con la “vocedidentro sussurra:testa bassa,chiedi,paghi ,esci”. E Cosimo era lì,sorrideva,”non guardare”,non parlargli e perché “quel muratore,si spogliava davanti a noi piccoli, senza che “ilmondoadulto”andasse,che ne so,dai carabinieri.” donneebambini” testimoni invalidi. Piove. Entro, Ilbardell’angolo Cosimo è lì,per te. Lo guardo. Negli occhi,Invecchiato? Forse. Sa che sono cresciuta,io devo scoprirlo. Da Cosimoilbardellangolo non si paga il supplemento ai tavoli“altrimenti,dovrei farlo anche per i posti in piedi”mitico! Il mio tavolo. Profuma,il cappuccino. Con tanta panna. Il mio oggi, è vivo. Rientro. Casa, calore. Oggetti. Li Passo oltre. Fingo che non siano là?Guardarci dentro. Decido. Rileggo la storia. Un unico tronco con tanti rami. Macchina fotografica,mercato di Porta Portese, Baglioni! Prima comunione. niente PS o teste enormi su corpi smontabili, vuoi l’orologio e, con esso un posto tra i grandi. E lei, la macchinafotografica. Abito cucito dalla mamma, non solo stoffa e filo ma, occhi stanchi, sonno perso e fatica. Tanta. Lo indossi e ne senti il peso. Grazie. Esci dalla chiesa, sommersa da coloro che “t’amano”. Oggi ti vedono. Comincia la sequenza: prendi, scarta, baci, dono successivo. Aspetti. Sono due i regali che vuoi. Pacchetto, rettangolare, stretto, lungo. Il mio orologio. Carta dorata. Sono importante. Scarto, astuccio blu, setato, il cuore pulsa. Forte. non riesco ad aprirlo. Fatto”che bello!” Il quadrante piccolo, tondo, dorato, centurino di velluto blu. Si ruppe il giorno stesso. Niente orologi al polso! Ho conquistato la mia diversità