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Raccolta di testi in prosa di Maddalena Benfatto
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Il Mondo cambia...

28.12.2012 Ore 23.45

 

Amore Mio,

 vorrei dirti due parole

 che spero ti riempino il cuore,

 tu il mio lo riempi ogni giorno

 da quando sei venuto al mondo.

  

 

Era una sera d'aprile e l'estate aveva fretta d'arrivare,

 il tempo era un pò pazzerello come la tua mamma,

 ma quando usciva il sole scaldava come a luglio.

 

Quando sei uscito da dentro di me e ti hanno messo sulla pancia,

come un gattino cercavi il mio seno

e quando l'hai trovato e ti sei nutrito di me

ho capito che ero persa per sempre,

con quella bocchina succhiavi con foga il mio capezzolo;

per nove mesi ti ho custodito dentro di me,

eri il mio prezioso tesoro nello scrigno segreto,

ed eri solo mio.



Ed ora ti guardo, hai quasi due anni

e mi perdo nei tuoi sorrisi,

nelle tue facce buffe

e m'innamoro sempre più di te quando allarghi le tue braccine per farmi vedere quanto bene mi vuoi.

Ti amo anche quando dai le testatine contro ogni cosa che trovi

per attirare la mia attenzione quando ti prendono i cinque minuti,

o quando vuoi cantare ancor prima di parlare.



E mi faccio i film di quando sarai grande che ruberai il cuore a qualcun altro e io non vorrò lasciarti andare.

Quando ti tengo in braccio per farti addormentare,

tu con una mano mi abbracci

e con l'altra ti tieni il ciu ciu (come lo chiami te)

e vorrei che quel momento non finisse mai,

ti riempio di baci e tu li prendi tutti

e per ancora un pò di anni me lo permetterai.



Quest'anno sta già finendo e quante cose sono successe...

hai imparato a camminare da solo,

a dormire nel tuo lettino nella tua cameretta,

sono nati tutti i dentini e mangi la ciccina a pezzettini,

hai assaggiato il tuo primo gelato e il biscottino,

ma la Lucchi (la ns. pediatra) non lo sa.

Sai suonare il tamburrino del nonno Nando

e l'organetto a bocca del nonno Franco,

sai ballare e tieni il ritmo, sai correre e nasconderti,

sai pulire con la scopa e lo straccetto,

sai impiantare un chiodo con il martelletto.



Ti piace la luna che vorresti rubare,

Ti piace dare il pane ai merli nel giardino,

Ti piacciono i secchi, la scopa e la paletta,

Ti piacciono le pile e i bigodini della mamma,

Ti piace tanto fare il bagno ma non la doccia sui capelli insaponati,

piangi quando ti tiro fuori e ti asciugo, ma smetti quando prendo il phon

e ti asciugo i capelli con la spazzola,

Ti piace il parco che il babbo chiama: “il bosco di Pietro”,

Ti piacciono gli alberi e gli stecchetti, ma

Ti piace anche la spiaggia, il mare, le buche e i castelli,

Ti piace quando ti chiamano:”Pepè” (il nomignolo che ti ha dato la zia Laura) ti ci chiami anche da solo quando dico: “Chi è stato?”

e tu rispondi:”Pepè!”

Ti piace lo yogurt che tu chiami: “il Gurt”,

Ti piace tanto la banana verso le dieci del mattino, soprattutto al mare,

Ti piacciono le polpette, il sugo della nonna Rosà (Rosalba),

il pesce e la pasta e fagioli della nonna Rò (Rosella),

Ti piace anche il ciuccio,

ma quando vedi il nonno Nando glielo lanci subito,

Ti piace dormire a pancia in giù,

con le gambe ranicchiate e il culetto all'insù,

Ti piacciono le cravatte del nonno Franco,

Ti piace la risata dello zio Robè (Roberto),

Ti piacciono le scarpe e i calzetti del tuo babbo

e la sua felpa legata al collo che vuoi legata allo stesso modo anche tu,

Ti piace tanto la Gatta Ary che vedi ancora solo tu,

ti sorride dalla sua nuvoletta e tu l'accarezzi piano.



Ora che ti ho detto tutte queste cose,

con tutto il mio Amore spero d'averti riempito il cuore.



La Tua Mamma Maddyna un po' pazzina e smemorina....

Felice 2013!!!

 

*

Nella tela del ragno

Una terra misteriosa, il Salento.
Lungo la strada paesini dalle case bianche; l’Ulivo, interprete di questa terra, ti osserva passare mosso dal vento caldo d’agosto. Il profumo dell’aria, un misto di aromi che inebria. Il turismo un po’ modifica il paesaggio dal tempo dei paesi silenziosi di soli pescatori. Cammino sulla passeggiata, in mezzo ai ragazzi del posto, tra i loro sguardi invadenti. Ad un certo punto come un topolino attratto dal pifferaio magico, vengo trasportata verso l’interno del paese da una musica strana, percorro le antiche stradine ciottolate, fino alla piazza, qui tavolini tutt’intorno, aromi di carne alla brace, verdure mantecate, gente che ride e brinda, più in là un’orchestra sul palco suona una canzone tipica, la cantante emana suoni incomprensibili aiutata dalle sue nacchere mentre, a tempo, due tamburellisti incitano i ballerini, la chitarra e la fisarmonica completano l’armonia di quella danza antica. Con le mani anch’io tengo il ritmo, ho lo sguardo fisso sui tamburelli, su uno v’è disegnato un ragno e sull’altro la ragnatela. Senza accorgermene vengo attirata nella tela, inizio a muovermi e a dimenarmi, sono scalza, i capelli sciolti, con la gonna lunga tra le mani, batto i piedi, poi porto le mani in alto e giro su me stessa. Ad un certo punto mi sento strappare il foulard rosso che avevo attorno al collo, mi volto, un ragazzo con i pantaloni neri e una larga camicia bianca mi sorride e mi provoca, mi incita a riprendere il foulard, sto al gioco e inizio così la mia danza seducente. Lui è il ragno, io la sua preda, e il foulard la ragnatela dove vorrebbe imprigionarmi. Il ritmo è sempre più incalzante, attorno a noi altri stanno ballando, ognuno imprigionato nella sua tela, ma a me pare d’essere sola con il mio ragno misterioso. Non so se a rapirmi sia più la musica o i suoi occhi di un azzurro intenso che esprimono un inestricabile segreto e, al contempo, pace e serenità, una pace e una serenità che non mi sentivo addosso da ormai troppo tempo.
Dal giorno che sono andata a vivere in città, lavorando più di dieci ore al giorno, la calma e la tranquillità non facevano più parte della mia vita. Ma lì in quella piazza, quella notte di luna piena, ero tornata me stessa e così sarei voluta rimanere per sempre.
Ora sono qui nella mia stanza, attraverso i vetri vedo la mia città, la pioggia insistente non dà tregua ai bambini sotto il portico con in mano il loro pallone.
Ad un certo punto il suono di una risata al ritmo di un tamburello attira la mia attenzione, mi sposto nell’altra stanza, sono sulla soglia, appoggiata alla porta, e vedo che il mio ragno misterioso ha attirato un’altra preda nella sua ragnatela, quando ormai è sicuro d’averla in pugno, lei, con una mossa inaspettata si libera e corre verso di me, mi salta in brac-cio ridendo orgogliosa, annodandomi al collo il foulard rosso!

[ Finalista al Premio Chatwin, edizione 2009 ]