chiudi | stampa

Raccolta di testi in prosa di J.J. Tompson
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Quello che ricordo di loro

Testo a "puntate"

Linda

Ero arrivato in largo anticipo. L’aeroporto brulicava di gente;
mi diressi verso gli schermi degli orari di arrivi e partenze. Non vidi chiaramente nessuna notizia del volo, era effettivamente troppo presto.
Cazzo come il solito arrivavo in anticipo. L’ansia del primo incontro, ero nervoso.
Fottuti primi incontri, mancanza di salivazione, battito cardiaco accelerato, pensieri stupidi in mente. Almeno all’ultimo incontro c’è poco da dire, si è detto tutto durante, al massimo qualche “fottiti” e “addio” stile sit-com americana che oggi dicono vada di moda.
Mi aggirai tra i negozi del piano superiore ,mi fermai davanti le vetrine, ma non ero interessato a nulla. Entrai nella libreria, andai verso il settore poesie, aprii qualche libro, lessi una o due poesie, posai il libro e uscii.
Presi un caffè in un bar. Amaro come al solito,forse sarebbe stato meglio addolcirlo un po’. Era disgustoso.
Salutai il barista con un cenno ed uscii.
Andai a sedermi in una sorta di sala di attesa.
Insignificante, lampade al neon al soffitto di cartongesso bianco, qualche sedia scura e piena di buchi e macchie, messa qua e là, un tavolino di vetro in un angolo con sopra poche riviste. Non c’era molta gente; entrato attirai gli sguardi, qualche ghigno,sorrisetto di saluto. Era presto ed ero sempre più nervoso.
Andai a sedermi vicino un grassone dai capelli unti, una grossa macchia sulla camicia, emanava un olezzo disgustoso ed aveva il respiro affannato. Forse attendeva anche lui qualcuno, ma notai la sua valigia, di quelle a buon mercato, rossa, tutta incellofanata. Mi domandai cosa avesse di prezioso la dentro,mi salutò con un gesto,lo contraccambiai, mi sporsi un po’ e afferrai una rivista sul tavolino di vetro, e ne sfogliai senza convinzione le pagine, piene di foto di belle ragazze e ragazzi tutti tirati e finti come i soldi del monopoli pensai.Fantastico poter scattare delle foto,poi utilizzando il programma giusto,rendere tutti Dei o delle fighe da paura. E se anche lei fosse solo il frutto di un ritocco fotografico? Cristo Santo, ora avevo un ansia tremenda. Avrei voluto tagliare la corda. Cominciai a ripetermi” fai l’uomo”, quindi rimasi seduto e continuai a sfogliare nervosamente la rivista. Lessi perfino l’oroscopo. Evidentemente non ci aveva preso. Era di sei mesi prima, e giuro che non ero diventato miliardario,non uscivo con una bella donna da un po’ ed in più avevo perso quel merdoso lavoro che avevo. Andate a farvi fottere astri del cazzo.
Dall’altoparlante uscì una voce gracchiante che avvertiva dell’imbarco immediato per il volo British Airways per Londra. Il grassone allora si alzò in fretta,quasi mi fece cadere
“Cristo Santo stia attento” dissi
“Mi scusi mi scusi, è il mio volo”;
fece per sistemarsi la camicia con la grossa macchia dentro i calzoni, si diede una sistemata ai capelli, e starnutì. Fortunatamente riuscì a mettersi la mano davanti la bocca. “wow” uno starnuto così non l’avevo mai sentito.
Cordialmente comunque fece un cenno e mi salutò. Contraccambiai
“ faccia un buon volo”
“grazie” rispose lui. Uscì dalla sala.
Tornai ai miei pensieri, tirai fuori dalla tasca del giubbino una foto. L’avevo stampata la sera prima, iniziai a studiarla, come fosse non so un animale da laboratorio. I capelli corti neri corvini, si notava la classica capigliatura delle donne di colore, la pelle appariva perfettamente liscia di un colore ebano chiaro meraviglioso,gli occhi grandi intensi marroni, dolcissimi. Era davvero bellissima, forse troppo per me mi ripetevo.
Lei era lassù da qualche parte nel cielo sterminato, magari era nervosa pure lei,forse stava pensando a cosa dire, forse stava bevendo una cola…chissà..
Ero nervoso, ma almeno iniziai ad essere ottimista.Sbottonai la camicia fin sopra il petto,era caldo là dentro. Ora sembravo uno di quei tizi da talk show da tv commerciale. Riabbottonai la camicia.
Dall’altoparlante l’annunciatrice avvertì dell’imbarco immediato per il volo per NYC.
Pensai alla ragazza dietro quella voce. Magari era bionda, sicuramente giovane, magari grassa, o magra? Chissà, di certo non l’avrei mai scoperto.
NYC, magari un giorno riuscirò a vederti, grande mela.
Uscii dalla sala di aspetto, l’ansia guidava la mia mente e ciò non mi piaceva.
Entrai nel bagno, che un inserviente stava pulendo; non feci caso alla sua richiesta di attendere,andai verso i lavandini, lavai le mani, il viso, estrassi dei fazzoletti dalla tasca dei pantaloni, ed uscii.
Andai di nuovo al bar, stavolta presi un panino di quelli imbustati con la foto stampata sulla confezione, ed una birra. Mi sedetti al tavolo e mangiai, bevvi la birra, e gettai mezzo panino rimasto nel cestino. Chissà perché le foto ingannano sempre, risi tra me, anche sui panini.
Ero in aeroporto ormai da un’ora, ero stanco.
Sullo schermo degli arrivi lampeggiava il volo AA proveniente da Miami atterrato. Ci siamo.
Attesi di fronte alla uscita sbarchi, la foto dopo un’ultima attenta vista l’avevo piegata e riposta nella tasca dei jeans. Mi fermai davanti il cordone messo a stregua di transenna, e attesi. Uomini distinti, bambini, qualche coppia anziana ben vestita, e alcune ragazze cominciarono ad uscire. Non la vedevo,almeno non vedevo la ragazza della foto. Ero agitatissimo, pensai ad uno scherzo,forse ad un suo ripensamento, ed invece senti una pacca sulla spalla:
“Loorenzo?” mi voltai, e rimasi di stucco.
Era lei, e la foto non le rendeva giustizia. Era alta, i capelli corti e scuri come da foto, magrolina, con gli occhi lucenti e sorridenti, le mani con delle dita lunghe e affusolate, portava un paio di jeans attillatissimi che le evidenziavano delle gambe magre e lunghe, portava una camicetta bluette col collo alla francese, aperta fin sopra il seno, e non potei non guardare; aveva un seno perfetto nascosto dentro un reggiseno bianco. Era davvero bella.
Dopo un primo imbarazzo riuscii a dire qualche parola:
“yes Linda, ni-nice to meet you I’ m very happy you showed up”
“Thank you Loorenzo, I am glad to see you” disse
L’amavo già, credo, (io amo la bellezza delle donne, quindi sono facile ad innamorarmi se ne vedo una)e poi quel suo modo di pronunciare il mio nome con quel trascinare la “o” all’americana mi eccitava.
Le presi la sua grossa valigia grigio scura, pesantissima e ci dirigemmo verso l’uscita.
Le dissi di aspettare, che sarei andato a prendere la mia auto.
Andai verso il parcheggio,e mentre camminavo l’ansia si era tramutata in felicità ed eccitazione. Cazzo pensavo, ma quant’è bella? Presi la foto dalla tasca, la guardai, e la buttai via.
Arrivai all’auto, feci il giro del parcheggio e tornai verso le uscite. Rimasi un attimo dentro la macchina osservandola; una ragazza americana venuta solo per me, solo per me, ed era uno spettacolo;che gambe,che culo pensavo.
Uscii dall’auto, e lei con quel sorriso da ragazzina mi salutò, mi avvicinai presi la valigia la caricai sul sedile posteriore, entrammo e partii.
Scambiammo quattro chiacchiere, del tipo come era andato il volo, se era stanca etc. Le dissi che se voleva poteva chiudere gli occhi e riposare,ci sarebbe voluto più di un’ora prima di arrivare a casa.
Sorridendo mi ringraziò e in un baleno si addormentò.
Arrivammo dopo più di un’ora, ormai era sera,mi domandavo se era meglio prepararle qualcosa di buono a casa, o portarla a mangiare una pizza.
Decisi di lasciare a lei la scelta.
Trovai fortunatamente un parcheggio vicino casa, spensi il motore, dolcemente la svegliai, scendemmo, scaricai il bagaglio, varcammo il cancello del condominio, estrassi le chiavi entrammo in casa.
Le mostrai casa, le piacque;
era evidentemente molto stanca, anche se cercava di non darlo a vedere,così le dissi che poteva fare una doccia e riposare.
Domandai
“Do you wanna have a home dinner or to go in a resturant?”
“Let’s stay at home tanks”
“ok dear, I am gonna go to grocery to catch some good food”
“good”
Le chiesi se aveva bisogno di qualcosa, fece cenno di no, così la salutai ed andai.
Entrato in auto, chiamai subito mio cugino Luigi, che sapeva di Linda e credo fosse più ansioso di me di sapere qualcosa.
“come è cugino” disse appena rispose
“cugino mio, è una figa da paura”
“davvero?” disse con una nota di invidia.
“giuro, bella davvero,ora è a casa a fare la doccia, io sto andando al supermarket a prendere qualcosa da mangiare”
“prendi le ostriche che sono afrodisiache” scherzò
“Si eppure il peperoncino” risposi.
Riagganciai e proseguii. Percorrevo corso Garibaldi dritto e ancora pieno di gente e di auto, ma i miei pensieri di eccitazione mi portavano da un’altra parte.
Linda anche il nome le donava ,Linda di nome e di fatto.
Comperai pane, pasta integrale,2 bottiglie di vino rosso, un barolo e un shiraz;
sapevo che le piaceva il vino rosso, perché nelle nostre numerose email ci
eravamo detti i gusti in fatto di cibo, poi pomodori, tonno, salmone affumicato,
biscotti al cioccolato, cereali (gli americani ne vanno pazzi) arance, mele;
pagai sessanta euro imbustai le provviste ed uscii.
Tornai dritto a casa non senza intanto fantasticare un po’.
Entrato,tirai le chiavi sul divano, posai la busta con la spesa sul tavolino;
“Linda are you ok?”
Nessuna risposta,andai in camera da letto, era distesa sotto le lenzuola, dormiva, aveva una espressione rilassata, mi piaceva mi avvicinai senza far troppo rumore, alzai il lenzuolo tanto per dare una sbirciata; portava una camicia da notte leggera rosa, la ricoprii ed uscii.Andai in cucina ed iniziai tranquillamente a preparare da mangiare.Sentii rumoreggiare in camera,andai a vedere
“hi dear, slept well? “dissi
“so good thanks Loorenzo”
“I am gonna get a big dinner for you”
Rise fragorosamente ...mi piacque quella risata.Era sexy in quella camicia da notte rosa, intravedevo i seni piccoli ma belli.Andò in bagno, io apparecchiai la tavola, aprii la bottiglia di barolo, tagliai il pane accesi anche delle candele profumate.Pensai,a quanto tempo era passato dalla ultima volta che avevo preparato la cena per una ragazza, ed ora per di più americana;che l'oroscopo letto in aeroporto anche se in ritardo ci aveva azzeccato almeno in parte?
Uscii dal bagno, era vestita con un abitino a fiori corto, e aveva messo degli zoccoli anni 70 colorati; venne da me e mi diede un bacio sulla guancia
“thanks dear” disse
devo dire che ebbi un fremito laggiù in basso.
“you are welcome baby, my pleasure really my pleasure”
Versai il vino nei calici, e brindammo a noi, al cibo e alla vita; ero felice, lei era felice, il mondo fuori non mi interessava gran che; mangiammo, lei apprezzò e finii lentamente tutto il cibo, bevemmo tutte e due le bottiglie chiacchierando del più e del meno, delle sensazioni dell'incontro. Io non potevo che essere soddisfatto, lei anche, considerando che, nei mesi antecedenti le avevo inviato solo foto prese dal mio cellulare, non il massimo della qualità, aveva comunque azzardato il viaggio, e credo le piacessi davvero.Non sono bello pensai, lei si però ed è qui, alla faccia di tutti.Il vino iniziava a fare effetto, ridevamo per nulla, il mio inglese andava peggiorando,mi alzai mi avvicinai a lei feci per darle un bacio sulla guancia, lei si voltò verso di me e ci baciammo a lungo in bocca; ero davvero eccitato,la feci alzare, la presi in braccio e la portai sul divano mentre continuavamo a baciarci, mi mordeva il labbro inferiore, e questo non faceva che aumentare l’erezione. Le tirai su il vestitino, non aveva mutandine, mi abbassai i pantaloni,stavo per calare i boxer
“hold on baby,chill out”disse
what? chiesi
si alzò dal divano e andò in camera, non capii ma attesi 5 minuti.
"come in my love" fece dalla stanza
entrai, l'eccitazione era scemata, ero frustato;
Aperto la porta rimasi 5 secondi come uno stoccafisso, senza dire altro che,
"oh my God"
Aveva messo su un completino nero di pizzo, culotte, giarrettiera, niente reggiseno, un filo di trucco, rossetto chiaro, rimmel appena accennato; giuro ebbi un groppo in gola; si avvicinò a me con fare sexy, mi baciò sul collo, togliendomi la polo iniziò a baciarmi il petto poi giù la pancia, iniziò a sbottonarmi i pantaloni, tirò giù e iniziò a baciarmi il pisello delicatamente, ebbi un fremito intenso ed un erezione meravigliosa; cominciò su e giù su e giù... dovetti far ricorso a tutte le mie forze per non venire,la staccai da me, la presi in braccio e ci buttammo sul letto;

facemmo l'amore, a tratti come due innamorati a tratti come se lo facessi con una prostituta; lei gemeva, io più di lei, spingendo come un forsennato,ansimando per la fatica e per il piacere, sentivo il mio pisello scivolare dentro la sua figa come uno stantuffo, era così duro che lei accennava qualche gemito di dolore, poi continuando sempre più velocemente venni, venni con tutto me stesso, continuando a darci dentro, finche il pisello non si ammosciò ed uscì da dentro lei; rimasi sopra di lei, mi abbracciò forte, mi baciò, poi rotolai di lato.Ero in paradiso, sudato fradicio,col cuore a cento ma cazzo che scopata ragazzi; se esiste il paradiso spero somigli un po’ a questo…
La mattina dopo, svegliandomi mi resi conto che Linda non era nel letto ;sentivo profumo di caffè,odore di pane bruciato, e musica in sottofondo. Per me non esiste una mattina senza musica, e lei l’aveva ricordato. In più aveva messo musica chill out , un bell’effetto.
Mi avvicinai in cucina senza far rumore, era intenta a preparare qualcosa sul banco della cucina canticchiando.Le diedi un bacio sul collo, fece un saltello e le cadde il cucchiaio con la marmellata; risi, lei si girò e con fare finto arrabbiato simulò una leggera sberla; mi baciò, e non so come ma pensai al matrimonio; cancellai subito quel pensiero.
“Good morning honey”
“Morning beautiful girl”
Mi fece sedere,aveva apparecchiato la tavola di tutto punto,(non sapevo di possedere una tovaglia bianca ricamata),quelle tazzine anni 30 regalo del mio matrimonio, e posate d’argento ereditate da mia nonna:aveva ragione mia mamma,si ha sempre bisogno di una donna in casa..
Dissi “wow dear…everything is amazing”
“Thanks my love”
Il termine my love mi piaceva,ma spaventava anche, voglio dire, ci conoscevamo da 12 ore si e no, avevamo avuto solo una relazione fatta di scambio e-mail e fotografie, quindi capirete “my love” mi sembrava esagerato, ma poi pensai che gli Americani sono grandi in tutto anche nelle esagerazioni.
Mangiammo, il caffè anche se aveva usato la moka era pessimo,lo bevvi per non offenderla, la marmellata sul pane bruciacchiato era buono,l’ultima volta che l’avevo mangiato ero in Corsica al mare presso una coppia di vecchietti arzilli, ed ero in compagnia di Claudia, ma quella è un’altra storia.
Fece la doccia, io attesi sul divano,lessi qualche pagina di libro, avevo nel frattempo cambiato cd e messo su gli U2.Uscì dal bagno avvolta in un asciugamano verde smeraldo,i capelli bagnati con le goccioline di acqua che le scendevano fin sopra il seno. Dio quanto era sexy, mi alzai la baciai lei baciò me, poi entrò in camera, chiuse la porta. Entrai in bagno, feci la doccia, la barba. Rimasi un dieci minuti poi uscii in accappatoio’. Pensai di non essere sexy come lo era lei, in fondo era giusto cosi,..la sensualità per fortuna credo Dio l’abbia regalata solo alle donne, al massimo un uomo può atteggiarsi a sexy,ma non è previsto nel proprio DNA. Andai all’armadio che era nella stanza degli ospiti, scelsi una camicia blu scura, jeans chiari, scarpe come al solito da ginnastica le vecchie e gloriose all stars blu navy. Lei era ancora in camera da letto,evitai di disturbarla, andai in cucina e feci del caffè.Attesi, poi tornai da lei, e chiesi se ne voleva ancora
“No dear I don’t wanna get nervous”
“Ok honey”
Ne bevvi una tazza, e il resto lo gettai nel lavandino. Cazzo, era più buono quello fatto da lei. Uscì dalla camera;
“Wow” feci tra me, grazie a Dio esistono ancora donne che mettono le gonne.In Italia ormai le gonne erano per le vecchie signore e per I travestiti o le puttane lungo le consolari, per il resto tutte indossano pantaloni jeans a vita talmente bassa, che quando si abbassano riesci a vedere le chiappe, oppure tra il divertente e l’orrido sono quelle povere donne sovrappeso che metteno quelle specie di tute aderentissime di licra che le fanno sembrare più piccoli maialini incartati che donne. Ma che vuoi, la moda è moda, il buon gusto è per altri tempi.Comunque indossava una gonna di jeans sopra il ginocchio, un bel paio di stivaletti stile cow girl, una camicia bianca a colletto alto, ed un golfino a mezze maniche grigio scuro. Indossava dei semplici orecchini circolari, e I capelli erano con un pò di gel..Direte voi? Era ben vestita..dico io, era il massimo,eccitantissima, non nascondo che seniti movimento la in basso.
“You look beautiful honey”
“Thanks love”
Dio, love era un suono meraviglioso.Le dissi che forse era troppo elegante per un pomeriggio, ma disse che preferiva essere sempre presentabile quando doveva uscire anche se per andare al supermarket, e francamente non potei che essere d’accordo. Uscimmo e le feci fare un giro per il paese, che era praticamente deserto, essendo giovedì pomeriggio.La portai sul lungo lago; camminammo tenendoci per mano, in silenzio, la osservavo con la coda dell’occhio e sembrava molto felice, ed io me ne rallegrai. Incontrammo qualche ragazzo che faceva jogging, qualche coppia di anziani che passeggiava. Andammo sulla spiaggia e ci sedemmo. Tirò fuori dalla borsa un macchinetta digitale e scattò delle foto al panorama, che in verità era di desolazione e sporcizia, ma comunque..poi ne volle scattare anche a me. Le dissi che non ero fotogenico,ma volle per forza farlo,erano per quando sarebbe tornata a Miami.Restammo un po’ in silenzio, si distese e appoggiò la testa sulle mie gambe,mi piegai e ci baciammo appassionatamente.Il mondo poteva anche fermarsi lì, pensavo.Cominciava a rinfrescare, ed il sole stava scomparendo dietro l’altura,così ci alzammo e tornammo alla macchina. Dovevo fare altra spesa,dovevo prendere l’acqua e qualche birra.Mi fermai al piccolo supermarket vicino casa e presi delle provviste. Lei era rimasta ad attendermi in auto.Rincasammo, preparai due birre accesi la musica,bevemmo in silenzio ad ascoltare la musica.Devo dire che dovendo intrattenere le conversazioni in Inglese per me era faticoso, e sembrava che lei avesse intuito ciò quindi il silenzio non era imbarazzante, era più di riposo.Dopo bevuto le dissi se voleva fare la doccia, che poi saremmo usciti per andare a cena fuori.Era contraria, ma le dissi che l’indomani saremmo restati in casa e avremmo potuto prepararci una bella cenetta,ma che stasera volevo uscire.Acconsentì, andò in camera. Io bevvi ancora una birra seduto sul divano.Quando uscì aveva cambiato la camicia con una maglia a collo alto di cashemere attillata di colore azzurro chiaro, e aveva messo delle scarpe a zeppa dello stesso colore.Ora capivo perché la sua valigia era pesantissima, aveva traslocato..
“Want you get a ride in Rome? I mean downtown?”
“Sure baby boy”
Uscimmo di casa.
Montammo in auto; notai mentre mi apprestavo a mettere in moto, che un uomo del palazzo di fronte si era appoggiato alla balaustra e sorrideva. Mi chiesi cosa cazzo avesse da ridere.Lui aveva da ridere Io avevo un bel pezzo di donna accanto a me, probabilmente la mia risata sarebbe durata più a lungo. “Fottiti guardone” dissi a mezza voce. Lei mi chiese cosa avessi detto,risposi nulla di che.In auto parlammo del più e del meno, le chiesi cosa voleva mangiare il tutto mentre ci tenevamo per mano.Era piacevole, e mi faceva sentire bene.
In strada non c’era molto traffico, era in fondo un giovedì sera l’indomani le persone comuni avrebbero dovuto recarsi a lavoro,spesso un lavoro di merda, che si e no permetteva loro di pagare I conti,e di non pensare alla possibilità di fare altro,che so scrivere un libro che nessuno avrebbe mai letto,andare in spiaggia a tirare i sassi in acqua provando a farli rimbalzare,andare a trovare un amico invece di incontrarlo sopra quelle fottute chat, che intorpidiscono la mente ed il fisico,insomma cose semplici che si stavano perdendo, il tutto per un misero stipendio che ti toglieva I minuti dall’orologio della vita, ti faceva incazzare, spesso ti portava alla depressione,al divorzio al suicidio.Ma io avevo il mio tempo con Linda, cosa cazzo poteva fregarmene dei soldi? Niente di niente,lei era con me,mi teneva la mano, mi chiamava love,aveva fatto l’amore con me, voleva questo stronzo di trentenne italiano con la fissa per la musica rock e i libri.Bella la vita quando si ha poco, e se ne gusta il valore, poco a poco,goccia dopo goccia, orgasmo dopo orgasmo, canzone dopo canzone, e che Dio sia benedetto.
Parcheggiai sul lungo Tevere, la serata era fresca ponte Sisto era pieno di suonatori di strada, accattoni con cani al seguito,turisti intenti a scattare foto e a baciarsi.Pensavo che per molti di loro doveva essere un sogno poter baciarsi sotto le luci dei lampioni su di un ponte romantico come quello, ragazzi che chissà da quale sperduto paesello grigio e piovoso in mezzo al nulla, provenivano,dove il massimo poteva essere un pub e qualche Mc-donalds.Ho sempre pensato che la fortuna è già nascere nel posto giusto.Tenendoci per mano ci baciammo anche noi, e chiesi ad uno di quei venditori zingari di scattarci una fotografia. La scattò, ringraziai gli diedi pochi spiccioli e proseguimmo.
“I love this place Loorenzo”
“I know, honey, this is so romantic, don’t you think?”
“Absolutely amazing my love, really amazing.”
“What do you want to eat?”
“I don’t know , I think I’d like to eat a Pizza.”
Perchè pensai, una ragazza Americana che mangerà pizza ed hot dog tutti I sacrosanti giorni,vorrà forse mangiare anche a Roma una pizza?
“No baby you get something else please”
Sorrisi
Sorrise e decise per fish and chips, di male in peggio pensai.
“Ok dear I will choose for us, ok?”
“Yes”
Attraversammo il ponte, aspettammo che il semaforo scattasse sul verde per i pedoni, arrivammo su piazza Trilussa, entrammo in un bar affollato di ragazzi sui venti anni, prendemmo un aperitivo lei un bicchiere di vino bianco, io una birra,trovammo un piccolo spazio in fondo al locale e ci sedemmo. C’era molta confusione, tra il blaterare e la musica house di sottofondo,non parlammo ma ci limitammo a bere,guardarci e sorridere e accarezzarci a vicenda.Dei ragazzini meno che diciottenni evidentemente alticci, facevano battutine stupide, preferii far finta di niente,e prima che potessi reagire, decisi di usicre.
“Did you like that bar?”
“Not much actually”
“Why?”
“Too much noise, I don’t like not talking when I sit for a drink.”
“I agree baby”
“We won’t get back there”
“You got it”, sorrise
Ora dovevo scegliere il ristorante dove cercare di non prendere una fregatura sia in termini di qualità del cibo che di prezzo. Non volevo spendere una cifra esagerata,non dovevo fare colpo su di lei mi dicevo, non ero con la ragazza italiana di turno alla quale dovevo far credere di essere ricco per provare a portarmela a letto.Linda l’avevo già portata a letto, e per i successivi sei giorni avrei continuato.Ma non volevo nemmeno fare una brutta figura.Camminammo un po’ le mostrai Trastevere, con ancora qualche negozietto aperto; entrò in un noto negozio di scarpe, sembrava quasi sbalordita. Volle misurare un paio di scarpe con tacco alto circa 10 cm, nere. Le stavano bene, la slanciavano e come era vestita le stavano da Dio. Le dissi di prenderle. Pagai, rimase sorpresa, e mi scoccò un bacio sulla guancia e mi ringraziò.Ero un maestro nel regalare scarpe od altro alle mie ragazze, che diamine, sono un gentleman.Passeggiammo mano nella mano.Tornammo indietro attraversammo Ponte Sisto, dove la folla era aumentata, imboccammo via Giulia fino a Piazza Farnese.Rimase affascinata da quella Piazza. Due fontane gemelle illuminate, palazzo Farnese imponente, e poi poco più avanti si apriva Campo de Fiori. I locali erano già abbastanza affollati di giovani,con in mano bicchieri pieni di birra o cocktail colorati.Entrammo dentro il locale più conosciuto dove ero di casa, al banco c’era Gianluca, ci salutammo con una stretta di mano,gli presentai Linda;Ordinai vino bianco, e qualche tartina assortita. Erano circa le venti e trenta eravamo al secondo drink, e poco nello stomaco. L’allegria era ai massimi.
“What do you think Linda?”
“That’s all so amazing Loorenzo, Rome by night…wow”
“ you know, I use to spend all my day here for work and for fun,maybe more fun”…sorrisi
“I think…well done.”.sorrise e mi diede un bacio
Avrei voluto proprio in quel momento fare sesso,ero allegro ero eccitato,e l’atmosfera era adeguata
“You hungry baby?”
“Not much really,” rispose
Ok pensai saltiamo la cena.
Pensando al passato devo dire di avuto avuto sempre una grande attrazione per le donne straniere,forse perché sono cresciuto guardando quelle serie televisive americane, che comparsero nei primi anni ottanta sulle prime tv commerciali italiane, che so tipo happy days,Azzard o Charlie’s Angels dove c’erano sempre delle fighe da paura, con quei capelli vaporosi i vestitini sgargianti, sempre sorridenti ed invitanti e per un giovane adolescente di un paese della provincia, erano un sogno,considerando il tasso esiguo delle ragazze nelle comitive, e se consideriamo anche la mia non propria avvenenza, si doveva fare di necessità virtù,quindi tanti sogni su quegli angeli sullo schermo, zero conquiste nella vita reale.C’è da dire che ho avuto anche la fortuna di lavorare in un’ambito particolare che mi ha portato spesso all’Estero con grandi opportunità di fare svariate conoscenze femminili, e sapete come tutto nella vita,alcune volte è andata alla grande altre, meglio soprassedere.Ora superato i quaranta anni, disoccupato con poca voglia di fare lavori sotto pagati eccomi a scrivere un resoconto degli ultimi quindici anni della mia vita che sicuramente nessuno mai leggerà,ma è quanto devo all’anima,e quanto forse devo alle persone che direttamente o indirettamente hanno sofferto a causa mia.
La donna che per prima ho amato era una delle ragazze più belle del mio paese, una ragazza bellissima perché forse la vedevo così fuori dalla mia portata.
Avevo ventitre anni quando la conobbi.
A quel tempo le giornate si passavano a non fare un cazzo,a fumare, cazzeggiare, giocare a carte tutto il santo giorno rinchiuso in un bar del quartiere dove ero nato.Eravamo una bella e numerosa combriccola, fatta di molti maschi e pochissime femmine, e le poche che cerano non erano affatto piacenti. Cazzo parliamo della fine degli anni ottanta primissimi anni novanta, eravamo più che adolescenti e la regola era la masturbazione con i giornaletti porno che fregavamo alla edicola e che poi provvedevamo a scambiarci e nasconderli sotto il materasso o tra i libri di scuola. Io ricordo uno dei primissimi calendari o presunto tale. Era di una nota femme fatale dell’epoca, e devo dire che mi sono toccato non poco guardando quel corpo fantastico in pose sexy. C’e da dire che non erano foto di nudo integrale,ma cazzo c’era gusto perche mentre te lo menavi pensavi di spogliarla;insomma era un rapporto vero e proprio con una fotografia di un bel pezzo di fica.
L’adolescenza fu un totale disastro.
Iniziai a suonare la chitarra presso una piccola scuola di musica,credo fosse l’unica; lo feci più che per una spiccata passione musicale (quella è venuta verso i diciotto anni) perché credevo fosse un mezzo per arrivare con più disinvoltura alle ragazzine, che altrimenti proprio non mi cagavano; Il maestro era un tizio grasso rosso di capelli,era bravissimo.Suonava senza il plettro,ma usando le unghie che erano lunghe sopra delle dita affusolate come quelle di una donna. Ci dava dentro con gli arpeggi,aveva stile.Io utilizzavo una chitarra messa a disposizione degli allievi, a mio padre non avevo chiesto di comprarmene una,non mi sembrava il caso, non sapendo se avessi mai continuato. Passarono i mesi,diventavo bravo,anche se mi addormentavo sui solfeggi. Mettemmo su un piccolo gruppetto, con la batteria,il basso la chitarra per gli assoli e la chitarra per gli accordi. Non eravamo male, suonavamo di tutto,da baglioni, ai deep purple.Ricordo che un sabato pomeriggio fummo invitati ad un compleanno,e lì suonammo il nostro repertorio.Io fui pessimo,mi si ruppe una corda nel mezzo della seconda canzone,e feci tutto il “concerto” con cinque corde.L’esperienza finì presto almeno per me,nonostante mio padre mi avesse regalato una splendida chitarra nera con dei fiori bianchi stilizzati,somigliante a quella che suonava Elvis. Che peccato.La scuola era una gran rottura di palle. Al tempo ero timido bruttino comunque sapevo star in mezzo ai ragazzi che non erano quelli soliti..

Claudia

Claudia la donna che per prima ho amato davvero (tralasciando gli amori adolescenziali)
Era commessa in un noto negozio di abbigliamento del paese, sempre molto sexy, aveva i capelli ricci castano chiari quasi biondi,gli occhi verdi e un corpicino da urlo tenuto in forma grazie alle dedizione passionale e assidua alla danza.Fu amore a prima vista,almeno è così che mi piace pensare.La conoscevo di vista da tempo, acquistavo spesso vestiti nel suo negozio, e credo che qualche volta mi abbia aiutato lei, ma non diede mai l’impressione potessi piacerle.L’incontro per così dire fatale, avvenne una sera, un Sabato sera precisamente, di autunno inoltrato.Si decise di andare in comitiva in un American Bar nel centro di Roma.A quel tempo, alla nostra già numerosa comitiva, si erano aggiunti altri ragazzi di altri quartieri.Partimmo dal divisi in diverse auto, dal vecchio bar del quartiere dove ero nato.Arrivati ci diedero un tavolo,eravamo credo una quindicina tra ragazzi e ragazze.A quel tempo bevevo abbastanza,voglio dire,si frequentava spesso la discoteca o i pub, e la birra e il whiskey mi piacevano molto,e spesso mi ubriacavo. La serata scorreva liscia, si rideva ci si prendeva reciprocamente per il culo, si ascoltava musica.Mi alzai dovevo andare in bagno;c’era un’anti bagno molto angusto, dove c’era un piccolo lavabo con lo specchio, il dosatore di sapone e un rotolo di carta poggiato sopra una piccola mensola di vetro.Entrai,andai direttamente verso il wc, pisciai, ero già alticcio, sorridevo ebete. Uscii mi lavai le mani dando le spalle alla porta. Gettai la carta nel piccolo secchio immondizia, mi girai e il mio viso sfiorò impercettibilmente il viso di Claudia, che stava entrando. Ci fu un lasso di tempo così breve,ma così intenso che non potrò mai dimenticare;ci guadammo,lei sorrise,io rimasi immobile,poi si diresse verso la toilette donne, io uscii andai verso il bancone del bar,presi una birra e tornai a sedermi. Non dissi una parola,poi lei tornò al tavolo,era distante da me,ma passammo il resto della serata a guardarci,così, semplicemente a guardarci.in futuro nessuna altra donna guardai in quel modo.Pagammo uscimmo abbastanza alticci. Io restai cinque minuti seduto sul marciapiedi,accesi una sigaretta,mentre mio fratello andava a recuperare l’auto.Tornò dopo pochi minuti,salii,insieme alla fidanzata di mio fratello,e Claudia,amica intima di lei. Ci sedemmo dietro,lei rise,io ero ubriaco, e non ricordo cosa farfugliai. Lo stereo mandava musica rock, le stelle brillavano per noi,l’aria bagnata dal desiderio e dalla vergogna,lei si era accorta di me,io ero felice,niente altro che me stesso, ubriaco di vita,il mondo se ne stava in pace, la vita aveva un senso,disegnato nei minimi dettagli, Dio si era ricordato di me,un’indimenticabile ritorno a casa.Il silenzio era come quei fiori tenuti in mano dai venditori ambulanti,statici,umidi e vagamente profumati, le presi la mano,non si ritrasse, anzi,appoggiò la testa sulla mia spalla,e mi diede un bacio sull’orecchio le accarezzai il viso,per la prima volta,aveva una pelle così liscia, poi le nostre labbra si incontrarono,e fu bello,bagnato ed eccitante. Rimanemmo mano nella mano, mio fratello era un ottimo cocchiere,la musica era bella.Il giorno dopo ero felice, credo per la prima volta in vita mia, quanto meno non per l’assunzione di hashish o per l’alcol. Era merito di una ragazza, e che ragazza. Passai la domenica al bar,a giocare a carte e sentire le partite alla radio. Non facevo che pensare a Claudia.A quel tempo non avevamo ancora i cellulari, e poter rintracciarla era difficile, a meno di non passare al negozio dove lavorava,ma non lo feci,non volevo essere io a fare la “prima mossa”. La settimana successiva passò liscia, lavoravo come assistente cantiere per una ditta edile di Roma, e lavoravo a Pomezia.Il Sabato arrivò veloce come un purosangue. Si decise con alcuni amici di andare a ballare nella solita discoteca nel centro di Roma.Verso le sei e trenta di sera, mi stavo preparando, squillò il telefono,rispose mia madre.Mi chiamò dicendo che mi volevano. Presi la chiamata in camera mia,
“ciao bel ragazzo”
“ciao…??..Con chi sto parlando”
“Sono una tua ammiratrice sconosciuta”
“Si? Non sapevo di averne”
“Mi chiamo Sara”
“Piacere Sara…”
Avevo capito che era Claudia, ma tenevo il gioco
“E come hai avuto il mio numero di telefono?”
“L’ho trovato sull’elenco”
“Strano,non siamo presenti….”
Alla fine ero stufo, e dissi
“Claudia quanto vogliamo andare avanti??”
Rise..”avevi capito chi ero?”
“Si come hai detto ciao…non sono poi così scemo..come mai non lavori oggi?”
“Ho preso mezza giornata libera.comunque immaginavo ti facessi vivo dopo Sabato scorso? In fondo sai dove lavoro”
“Perché cosa è successo Sabato? Si lo so dove lavori…”
“Ahaha devo ridere? “
“Se vuoi certo…fa bene ridere no?”
“Cosa fai stasera?” Fece lei
“Andiamo con i ragazzi in discoteca a Roma”
“Ah peccato,volevo invitarti a passare la serata con me, mangiare una pizza..”
“Beh posso sempre accettare volendo?”
Mi piaceva tirarmela, giuro, non mi era mai capitato,nessuna mi aveva mai cercato a casa, figuriamoci invitato a mangiare una pizza,,quindi dovevo far trapelare una certa sicurezza e non curanza.
“Volendo? Fai il prezioso?”
“Figurati ..io? no è che ho dato parola agli amici sai come è..”
“Pazienza sarà per un’altra volta.”
“Ok dai ci risentiamo.”
Riagganciai. Passai i successivi cinque minuti a mandarmi a quel paese da solo, a pregare che richiamasse, ma non successe, almeno per i trenta forse quaranta minuti a seguire
“Squillò il telefono.”
“Mamma rispondi “
“Sarà per voi rispondi tu”
“Mamma rispondi tu ti dico”
“E’ per te Lorenzo”
Presi la chiamata.
“Si?”
“Cambiato idea?”
“Se insisti dovrò farlo per forza a questo punto.”
“Grazie per lo sforzo”
“Figurati..”.
Ci mettemmo d’accordo per le ventuno. Mi chiese di non andare fino a casa sua, ma di aspettarla in fondo alla strada, non voleva che il padre la vedesse.Accettai, per me era anche meglio.Indossai camicia blu scuro,jeans, scarponcini e giubbotto da motociclista.Erano ancora le venti e trenta;decisi di passare prima a mettere benzina,almeno avrei perso un po’ di tempo.Avevo come auto la Fiat Punto verde bottiglia. Era una bella auto a quei tempi,certo non da fighetto,ma era spaziosa,dignitosa e comunque a me andava bene. Non ho mai avuto grandi pretese in fatto di motori,ero solo fissato per le Harley Davidson.Arrivai alle ventuno meno cinque minuti,aspettai pazientemente in fondo alla strada come mi aveva chiesto,accesi una sigaretta.Devo dire che non ero particolarmente ansioso, più che altro curioso di come poteva essere la serata, io e lei da soli, in fondo per me era il primo vero appuntamento ed avevo ventidue anni.La vidi arrivare con passo sostenuto,indossava un paio di pantaloni strettissimi a quadri molto piccoli bianchi e neri e un cappottino di lana a trequarti con una cinta alla vita. I capelli erano ricci naturali, sembrava davvero una attrice. Porca troia che figa pensai..ora ero nervoso..Era vicina alla macchina,sorrise, aprii la portiera
“Ciao”
“Ciao Claudia”
“Che odoraccio di fumo..”
“Lo so hai ragione,è che sai i miei amici ci fumano”
“Si solo loro…”
La serata cominciava bene, già aveva qualcosa che non le andava..
“Sei bellissima, quasi non ti ricordavo così”
“Grazie, perché come ricordavi fossi?”
“Più bassa e più cicciottella”…risi
Mi diede un colpetto sulla spalla..Sapevo che era fissata per la linea e tutto il resto
“Hai idea un posto in particolare dove andare”
“Non so,sei tu l’uomo decidi tu.”
Perché le donne ci danno da decidere solo le stronzate,o ci incaricano di farlo quando non abbiamo la più pallida idea di cosa fare?Forse è un rituale perverso per metterci alla prova o per farci sentire degli idioti.La cosa buffa è che poi se ti sposi,lei deciderà anche il tuo colore dei calzini.
Pensai tra me,che i posti che frequentavo non erano il massimo,voglio dire pub qualche trattoria da due soldi,e non volevo al primo appuntamento fare la figura dello sfigato.
“Potremmo tornare all’American Bar, almeno è carino e c’e musica dal vivo”
“Buona idea, si mi piace”
Il tragitto fu abbastanza lungo,dovevamo arrivare a Roma, in più aveva cominciato a piovere,ed avevo un tergicristallo mezzo usurato e quindi non faceva bene il proprio lavoro. Procedetti con calma, la conversazione divento carina
“Insomma te la tiri abbastanza con le ragazze vedo”
“Io? Perché?”
“Beh mi ci son volute due chiamate e quasi suppliche per convincerti”
“Ma avevo preso un impegno,mica me la tiravo ,poi pensavo fosse uno scherzo”
“Si davvero?”
“Beh tra amici a volte facciamo queste cose”
“E dove è il divertimento?”
“È nel seguire il coglione, che si prepara, va all’appuntamento ed invece di trovare la ragazza,trova tutti i suoi amici che lo prendono per il culo”
“Beh divertente”
“Beh dai non puoi negarlo”
“Come mai non sei passato a trovarmi questa settimana?”
“Ho avuto da fare,poi non mi andava,sai le tue colleghe,le chiacchiere”
“E che male c’e se ti vedono le mie colleghe?”
“Mi conoscono,lo sai vengo spesso a fare compere da voi,anche se tu non mi hai mai degnato di uno sguardo”
“Ah capisco…sei offeso?”
“No perché, dico solo la verità”
“Sarò venuto una ventina di volte in questi anni,mai mi hai servito,e mai mi hai notato credo”
“Ma io ero fidanzata,lo sai,fino a un paio di mesi fa”
“Lo so, lo so, e comunque che centra questo? E poi conosco bene il tuo ex,giocavamo a tennis insieme da ragazzini,un bravo ragazzo ricordo…e pure abbastanza ricco….”
“Direi di si”
“Come mai è finita?”
“Litigavamo spesso,era diventato ossessivo e poi non l’amavo più.”
“Ok..allora fortunato me”…ammiccai
E’ vero,mi sentivo fortunato,insomma avevo in macchina una delle ragazze più belle, mi piaceva come era vestita,aveva un profumo di freschezza e di giovinezza, in più mi aveva cercato lei, ero proprio fortunato.Mi accesi una sigaretta, non prima di aver aperto un po’ il finestrino;mi guardò come fossi un depravato, tirai su un paio di boccate, lei perse lo sguardo di complicità
“Ti da fastidio?”
“Odio le sigarette”
“Ah capisco”…la gettai dal finestrino e richiusi
“Puoi tenerlo aperto ancora che puzza?”
“Piove…”
“Si ma tienilo aperto comunque”
wow che temperamento pensai. Arrivammo,non c’era parcheggio così iniziai a fare il giro dell’isolato trovando un posticino tra un secchio dell’immondizia ed un albero. Scese in modo da permettermi di accostare. Non avevamo un ombrello,corremmo,la presi per mano fu quasi istintivo,lei afferrò la mia.Procedemmo con cautela,aveva delle scarpe con tacchi,che non avevo notato prima.Arrivammo davanti il locale,era pieno,entrammo ed andammo verso il bancone.Si avvicinò una cameriera, molto carina,non troppo alta,tette ben in mostra sotto una t-shirt aderentissima rossa e blu.Chiesi se era possibile un tavolo,rise e mi disse di aspettare un venti minuti;accettai,se ne andò sorrise ancora.Ordinammo intanto da bere.Claudia una acqua tonica io una Budweiser. Rimanemmo in silenzio ad ascoltare la musica,erano brave le ragazze sul palco,avranno avuto non più di diciotto anni,vestite stile punk,ma suonavano un buon rock blues repertorio azzeccato; la cantante aveva una voce bella,roca,quasi da donna vissuta.
“Serata di pienone”
“Già,ma credo che presto qualcuno si alzerà e ci chiameranno per il tavolo. Sei affamata?”
“Non molto, c’e un sacco di fumo qui dentro eh?”
“Lo so, se preferisci finiamo da bere pago e andiamo da qualche altra parte”
“No no ormai è tardi,aspettiamo; io non posso rientrare dopo la mezzanotte e trenta”
“Guardai l’orologio,erano già le ventidue.”
“Così presto?non faremo mai in tempo sono già le dieci.”
“Dai mangiamo un hamburger e prima di mezzanotte ce ne andiamo.”
Ed io che faccio dopo mezzanotte pensai tra me?
Gli amici a quell’ora sarebbero già stati sulla via della discoteca,e tornare a Roma non mi andava.Sarei tornato a casa. Non che mi piacesse come idea ma d’altronde non potevo fare altro. Cominciai ad immaginare i Sabato successivi,tornare a casa a mezzanotte passata,mentre gli amici sarebbero stati a divertirsi.Da un lato ero contento di aver conosciuto una bella ragazza come Claudia ,dall’altra pensavo che le cose sarebbero davvero cambiate,per la prima volta nella mia vita sarei stato fidanzato,con tutti i pro ed i contro del caso.Sicuramente più sesso,più telefonate sdolcinate,litigi sulle stronzate, e meno tempo da passare con gli amici, cazzeggiare, discoteche, ubriacature, canne, cavalli etc. Però la cosa che mi gustava era il fatto che quegli stronzi avrebbero rosicato alla grande vedendomi con Claudia. Già sentivo le invidie morsicare le caviglie.Mi faceva sorridere;e che cazzo pensavo, una botta di culo anche per il sottoscritto.Questo monologo interiore sembrava fracassarmi le meningi,troppi pensieri tutti insieme.E se stessi correndo troppo? E se Claudia fosse solo una nuvola di passaggio? Magari saremmo usciti altre due o tre volte,poi si sarebbe stancata di uno come me, o magari io mi sarei stancato di lei, dei suoi a quanto sembrava,modi abbastanza forti.Ci assegnarono un tavolo, quello più vicino alla pedana dei musicisti. Il volume era pazzesco,riuscimmo a malapena a scambiare due parole. Ordinammo velocemente due panini,lei con verdura e prosciutto senza salse aggiunte,io una piadina prosciutto e formaggio, una Cola e una Budweiser. Azzardai a tenerle la mano,non si ritrasse anzi,mi sfioro il piede con il suo,mangiammo scambiammo qualche parola,poi chiesi il conto,si erano fatte le ventitre, era ora di andare.Pagai ventidue milalire, voleva pagare la sua parte,voglio dire ero e sono tutt’ora all’antica non le avrei mai permesso di pagare. Mi ringraziò con un bacio sulla guancia. Mise il cappotto,io il giubbotto uscimmo. Continuava a piovere,anzi direi piovesse anche di più.
“Sei pronta ad una corsetta sotto la pioggia o preferisci che vada a prendere la auto e torno a prenderti?”
“No no vengo con te”
“Allora VIA…”
La presi per mano, corremmo ridendo e prendendo molta acqua. È strano come è difficile ricordare dove si è lasciato l’auto quando si è in una situazione del genere. Infatti corremmo oltre dove l’avevo parcheggiata.
“Ma dove cazzo è la macchina?”
“Ma non ti ricordi?”
“Credevo fosse qui, vicino questi secchioni?”
“Forse abbiamo sbagliato strada”
Avevamo sbagliato strada. Tornammo indietro,eravamo fradici svoltai a destra e vidi la mia Punto. Entrammo
“Cazzo che corsa eh?”
“Sono fradicia speriamo che mio padre non sia in piedi quando rientro”
“E dai cosa sarà mai..”
“Lui pensa che sono al cinema con Teresa”
“E allora?”
“Allora allora..”
“E dai su nel caso gli dici che avevate parcheggiato lontano e all’uscita vi ha sorpreso il temporale”
Accesi la radio. Misi una stazione di musica rock, stava passando “with or without you” degli U2.
“Ecco ti dedico questa canzone”
“Ah mi piace da matti anche a me,anche se io preferisco Luca Carboni”
“Cosaaaa?’ Luca Carboni??” risi di gusto
Sembrava offesa a quel punto; pensai “ecco qua niente pomiciata stasera”
In strada non c’era gran che traffico,guidavo a velocità moderata.Non ho mai amato guidare,tantomeno di notte e per di più sotto il diluvio.Arrivammo sotto casa sua verso le ventiquattro. Mi fece sostare dietro il palazzo dove viveva, in modo tale da poter(era quello che pensavo io) scambiarci qualche bacio;invece…
“Allora siamo stati bene vero?”
“A parte la fradiciata direi di si; grazie per la cena”
“Figurati per un panino da uccellino “
“Allora ciao” fece
Azzardai un bacio sulle labbra,si spostò leggermente e finii per baciarle la guancia. Uscì dalla macchina e dallo specchietto retrovisore la vidi allontanarsi e poi scomparire dietro una folta siepe. Misi in moto e ripartii.
Arrivato a casa,mia madre ancora in piedi,stupita, mi chiese come mai ero rincasato cosi presto,le spiegai che ero uscito con una tipa che aveva il coprifuoco militare a mezzanotte.Mi sciorinò addosso dieci domande in dieci secondi,record mondiale pensai.
“Mamma è solo una ragazza che ho conosciuto”
“Chi è quella della telefonata di ieri sera?”
“Si si è lei”
“Come è? Chi è? Lavora?studia?”
“Mammmaaaaaaa…..”
Andai in camera accesi la Tv,la notte era fresca,la pioggia tamburellava sui portelloni in legno,la fuori se la godevano in molti qui dentro la tristezza e i pensieri sulla serata mi cingevano le meningi. Feci fatica ad addormentarmi.Non so cosa sognai,ma nulla di buono, perché la mattina seguente mi alzai da letto con la sensazione di agitazione addosso. Feci colazione uscii andai in sala cavalli a fare un paio di giocate,poi giocai la martingala,comprai le sigarette,tornai a casa. Ero nervoso, ero indeciso se chiamare Claudia a casa oppure attendere che fosse lei a farlo.Soprassedei dall’idea di chiamarla. Si fece tardo pomeriggio così in fretta,e lei non chiamava. Cominciai a pensare che fosse stato tutto un bluff uno scherzo. Ok pazienza.La sera cenai in casa,poi uscii e raggiunsi gli amici al bar. Non feci in tempo a parcheggiare che già i fischiettii e le risatine iniziarono.
“Andate a fanculo”
Montai in auto e guidai senza meta precisa; Passai sotto casa di Claudia, o meglio sapevo che viveva lì ma non sapevo quale fosse il piano, però pensavo magari avrei potuto essere notato o magari l’avrei casualmente vista. Cazzo ero andato in fissa, la parte del duro non mi si addiceva. Volevo vederla era troppo bella per non farlo,le sue mani erano lisce e delicate,i suoi occhi tra il verde ed il grigio,quella sua sfrontatezza ,i suoi capelli ricci, non riuscivo a togliermela dalla testa.Guidai e guidai così a caso,arrivai al lago.Era quasi buio, di gente non ce ne era molta parcheggiai scesi e mi sedetti sul bordo di un muretto del vecchio porticciolo. Accesi una sigaretta.Pensieri e pensieri,su tutto e niente;rimasi fin verso le venti,poi tornai alla macchina. Accesi la radio,e la canzone che passava era ancora “with or withou you”. Spensi. Arrivai a casa senza nemmeno accorgermene. I miei erano a cena, mi sedetti e mangiai qualcosa, tra le domande a mo di inquisizione dei miei. Squillò il telefono. Mia madre andò a rispondere,”è per te”
Andai in camera mia
“Attacca mamma….mamma ho detto attacca”
“Sentì il suono del ricevitore che veniva riagganciato”
“Pronto?”
“Disturbo forse?”
“Dipende da chi sei…”
“Ah aha ah sei sempre così simpatico”
“Come mai non mi hai chiamato oggi?”
“Non ho il tuo numero evidentemente”
“Bastava cercare sull’elenco telefonico”
“Diciamo che pensavo non volessi sentirmi,visto come sei corsa via ieri sera”
“Perché? Che dici?”
“Beh ti volevo baciare,ti sei spostata e poi sei scesa dalla macchina”
Non disse nulla
“Cosa hai fatto oggi?”
“Niente di che,ho gironzolato qua e la, sono andato al lago mi sono seduto e ho fumato e pensato…tu?”
“Wow fumato e pensato…chissà cosa?”
“anche a Te pensa un po’..”
“Non ci credo”
“Come vuoi…”
“E cosa avresti pensato?”
“Verità? Che sei bella davvero,e che non capisco cosa ci hai trovato in me…voglio dire,non ti mancheranno i corteggiatori..”
“Non mi mancano hai ragione..ma tu sembri diverso dagli altri,sembri uno al quale non importa niente di niente…sei,almeno è cosi che sembri, un tipo semplice…non so come dire..”
“Io semplice è azzardato…diciamo che non sono del tutto fuori di testa..”
“Perché ieri sera non mi hai baciato?”
“Era tardi,poi avremmo tirato per le lunghe e non mi sembrava il caso”
“Ah dici eh?”
“Probabilmente è così”
“Non lo sapremo mai ”dissi.
“Perché non mi lasci il tuo numero di telefono almeno posso chiamarti anche io, sempre se non è un problema”
Segnai il suo numero. Ci salutammo le dissi che sarei passato a trovarla al lavoro l’indomani pomeriggio.

Caroline

Nel 2004 feci un viaggio in Spagna. Era Novembre andai di base a Siviglia, poi girovagai per circa dieci giorni verso Sud in pullman,un’esperienza molto bella che non dimenticherò mai.
Avevo prenotato all’ultimo minuto come spinto da non so cosa, presso l’agenzia di viaggi di una mia amica.Scelsi Siviglia perché avevo letto su delle riviste in aereo in precedenti viaggi,che era una città molto bella,accogliente.Al tempo il lavoro andava alla grande,e i soldi non mi mancavano.Il volo aereo era alle diciotto, sarei arrivato prima a Madrid e poi da li a Siviglia, verso le ventitre circa. Feci il viaggio in compagnia di due ragazze che andavano a Madrid per l’Erasmus, una di Verona l’altra di Venezia, studentesse di Scienze Politiche, due ragazze sui ventidue anni veramente pazze. Arrivati a Madrid bevemmo una birra in aeroporto,io dovevo attendere la coincidenza, e loro molto gentilmente mi tennero compagnia;offrii da bere, dei toast e chiacchierammo del più e del meno. Dissi loro che se avevano tempo e voglia sarei rimasto per un po’ a Siviglia e visto che il week end era vicino magari potevano raggiungermi.Lasciai loro il mio numero di cellulare.Lo speaker dell’aeroporto avvertiva dell’imbarco per il volo per Siviglia. Le salutai, mi avviai verso l’imbarco.Il volo fu veloce,riuscii comunque a dormire un poco. Atterrammo alle ventitre, aspettai i bagagli, che non tardarono, mi avviai all’uscita, e attesi il mio turno per un taxi. Montai,diedi l’indirizzo del mio albergo all’autista,un uomo sulla cinquantina presumibilmente del nord Africa;il percorso fu abbastanza lungo.
Arrivai all’Albergo, pagai il tassista. Entrai,era un albergo dei primi anni ottanta,decoroso, con una hall enorme una reception ancora più enorme,. Il ragazzo alla reception mi salutò molto cordialmente mi avvertì che la stanza da me prenotata non era disponibile per via di un guasto alla toilette,che avrebbero provveduto l’indomani e quindi mi invitavano ad alloggiare nella suite.
Caspita pensai la suite.
L’unico disagio poteva essere che era stata oggetto di lavori di manutenzione il giorno prima,e forse avrei potuto avvertire ancora odori particolari. Per uno come me abituato a lavorare spesso in cantieri di restauro non era un problema.La unica valigia che avevo con me,fu presa dall’inserviente. Avevo fame,mi fecero vedere dove era la sala pranzo,che a quell’ora era chiusa,ed il bar. Mi invitò a sedermi al bancone, mi mostrò il menù. Lessi nel mio pessimo spagnolo,e ordinai l’unica pietanza a buon mercato che servivano, ovvero un panino al prosciutto cotto e formaggio, ed una birra locale. Attesi un dieci minuti, mangiai, bevvi, pagai circa 12 euro e salii le scale fino al quarto piano dove c’erano solo tre suite. Entrai, le luci erano accese;non ero mai entrato in una suite…era composta da quattro camere da letto quattro bagni una sala con un bel divano moderno un televisore al plasma appeso sulla parete vari quadri mobili vari stili. Giuro era enorme. Aveva un unico difetto per così dire, ovvero l’odore della tinta per pareti era nauseabonda, le finestre erano chiuse quindi la puzza non era andata via. Mi spogliai entrai nel bagno con la doccia più grande e rimasi con l’acqua a scorrermi indosso circa venti minuti. Usai l’accappatoio in dotazione di fine spugna , e mi andai a buttare sul letto. Resistetti poco,nonostante avessi aperto le finestre l’odore era pessimo. Telefonai alla reception, il ragazzo si scusò ma non poteva cambiarmi stanza, mi disse che mi avrebbero omaggiato di una notte , ma di più non poteva fare. Mi vestii rimasi un pò sul balcone, la notte era gradevole,nonostante fosse Novembre inoltrato. Presi dal frigobar una bottiglia di birra, la bevvi mentre leggevo il libro che avevo portato con me “on the Road” in lingua di J.Kerouac. Avevo sonno erano praticamente le due del mattino. Provai a distendermi ma la puzza non era diminuita. Optai per dormire nella grande vasca da bagno che c’era in uno dei bagni. Alle otto e trenta il telefono squillò, cercai di tirarmi su dalla vasca,ma avevo il corpo intorpidito,le gambe formicolavano. Intanto il telefono smise di squillare. Raggiunsi la camera da letto,avevo freddo, avevo dormito con i capelli ancora bagnati. Telefonai alla reception,dall’altra parte ora la voce era di donna, che mi augurava il buongiorno e avvertiva che la colazione sarebbe stata servita fino alle nove e trenta,e che la camera sarebbe stata disponibile gia per la sera, e che i miei bagagli sarebbero stati trasferiti là da un inserviente nel tardo pomeriggio. Riagganciai,andai in bagno feci il necessario,mi vestii, chiusi la valigia, la lasciai su una sedia e scesi a far colazione. Era la classica colazione continentale, mangiai due cornetti, bevvi una tazza di latte e caffè ed un bicchiere di succo di arancia. Mi avvicinò una cameriera e mi chiese di andare alla reception non appena terminato di mangiare. Cominciava a darmi sui nervi questo continuo parlare con qualcuno della reception. Lasciai la sala da pranzo e mi diressi verso la hall.
“Buongiorno”
“Hola Mr. Lorenzo Doni dormito bene?”
“Non credo proprio,visto che ho dormito nella vasca da bagno”
“Come mai?”
La signorina non sapeva dell’inconveniente, probabilmente non era stata avvertita
“Come mai? Perché l’odore nella stanza era di tinta per pareti appena data”
“Oh sono spiacente”
Quantomeno parlava un ottimo italiano
“Si grazie”.
“Comunque vedrà che la stanza di questa notte sarà perfetta per le sue esigenze”
“Non so se l’hanno avvertita,ma dovrò essere omaggiato di una notte”
“Certo certo non stia a pensarci”.
“Grazie. Vorrei raggiungere il centro città,ma eviterei il taxi se possibile”
“Come no certo,l’hotel mette a disposizione dei suoi clienti un pullman ogni ora, ed il prossimo parte tra venticinque minuti.”
“Oh benissimo. E per il rientro?”
“L’ultimo parte dal centro città alle diciannove e trenta.”
“Capisco.grazie, buona giornata”
Andai in camera lavai i denti, scesi e attesi fuori l’albergo. La notte prima non avevo fatto caso del posto, era praticamente una zona residenziale, e dalle case intorno, di un centro residenziale per ricchi. Diedi uno sguardo alla cartina della città, con le indicazioni turistiche.Il pullman partì. L’aria era calda almeno diciannove gradi,avevo indossato una maglia e il giubbotto di pelle. La strada correva docile, l’autista era uno che ci sapeva fare, non mi persi nemmeno un minuto di vista sulla strada. Passammo una sorta di superstrada, poi cominciò credo la strada di accesso al centro abitato, passammo un ponte evidentemente costruito per l’ Expo, una piazza tenuta malissimo dove erbacce e rifiuti facevano bella mostra. Il pullman accostò, e l’autista ci fece scendere. Ci avvertì sull’orario dell’ultima corsa verso l’albergo.. Erano circa le undici l’aria era davvero calda per essere Novembre. Avevo una cartina turistica dove sopra c’erano segnate tutte le maggiori attrazioni di Siviglia. Mi diressi verso la cattedrale de Santa Maria.Camminavo per le vie del centro cercando di capire la direzione giusta. Passando per queste viuzze, si annusava l’aria di pace, di gioia di divertimento. Era piena di giovani, studenti, turisti, mi piaceva quell’atmosfera.Arrivai davanti alla Cattedrale, rimasi veramente colpito, era maestosa. Feci il biglietto di ingresso al botteghino, ed entrai; c’erano dei lavori di restauro, in una colonna di una delle cinque navate; visitai la Cappella Reale e la Cappella Maggiore, tutto veramente affascinante. Rimasi circa una ventina di minuti. Uscii e decisi di camminare a zonzo senza meta; Ho sempre amato girare per le città, adoro conoscere i posti parlare con le persone del posto, mangiare nei locali non frequentati dai turisti. Scelsi un localino nei pressi della zona Triana un posticino molto bello e tranquillo pieno di bar e locali dove seppi che la sera si esibivano gruppi musicali. Ordinai un semplice panino ed una birra.Il pomeriggio lo spesi a fare qualche acquisto, nei mercadillos del centro. Comprai due bambole di pezza uno scialle verde per mia madre. Girovagai fino Plaza de España, all’interno del Parque de Maria Luisa,decorata con mattoni, ceramiche e marmi colorati, la piazza ha un suo particolare simbolismo: la forma semicircolare richiama all’abbraccio della Spagna alle sue nuove colonie; le 58 panchine rappresentano tutte le province spagnole; il Palacio Espanol al suo interno, imponente e fiero, rappresenta il prestigio della potenza mondiale spagnola; infine, Plaza de España guarda verso il fiume, rotta da seguire per raggiungere l’America.La sera venne presto e ricordando il consiglio di un ragazzo in un bar, scelsi di dirigermi verso Barrio Santa Cruz
Entrai in uno dei locali più conosciuti della città il “Salazar”straripante di avventori. Dentro c’era il caos ma riuscii a farmi largo.Trovai un pò di spazio al bancone,tra due coppie di signori se non ricordo male francesi, visibilmente ubriachi; senza che ordinassi (non avevo ancora visto il menù) la ragazza dietro il bancone mi porse un bel piatto di prosciutto, tagliato sottile a piccole fette e un bicchiere di vino rosso, facendomi l’occhiolino. Le sorrisi, ricambiai occhiolino e mangiai. Il prosciutto era favoloso ed il vino non era da meno. Avevo fame,e quel piatto di prosciutto mi sembrava la cosa più buona che potesse esistere. Nel frattempo una signora mi fece una domanda, ma chiaramente non capii. Le feci cenno che non capivo il francese, che ero Italiano. Non l’avessi mai detto, che inizio a parlare in uno sbiascicato italiano. Il marito si accomiatò e rimasi con questa vecchia ubriaca, facendo finta di capire e ridere alle sue battute. Vedendomi all’angolo la salutai e cercai un altro posto più giù. Sembrava che a Siviglia ci fosse solo quel posto dove mangiare. Era forte perché dietro al bancone oltre alla ragazza, c’erano quattro signori grandi e grossi, e i piatti di prosciutto e formaggio e altre pietanze sembravano volteggiare sopra le teste degli avventori.Ordinai un panino farcito di non so cosa e una bottiglia di vino. La cameriera mi servì con un altro occhiolino..non era una bellezza,ma pensando che ero solo e la notte era lunga, le presi il braccio e le chiesi in un sufficiente spagnolo il nome. Rispose Carmela. Scrissi su di un tovagliolo di carta il mio numero che le diedi non appena si avvicinò di nuovo al mio posto, lo prese subito, dissi che quando aveva finito potevamo vederci fuori e bere una cosa insieme. Mi fece cenno di si. Mangiai e bevvi il mio vino in santa pace, e anche se c’era confusione stavo bene, ero sereno, il mio mondo e la vita girava per il verso giusto. Pagai trenta euro, feci segno a Carmela, che rispose con un cenno di si, uscii.La serata era tiepida, Siviglia di sera è ancora più bella, le vie del centro erano illuminate di luci azzurre, sistemate sugli alberi di arance sui marciapiedi.
Mi sedetti su una panchina nella piazza….., accesi una sigaretta, e feci il numero di casa. Rispose mia madre,scambiammo due chiacchiere,la tranquillizzai e riattaccai. Erano quasi le undici e mezza, Carmela mi aveva detto che avrebbe finito il turno a mezzanotte. Mancava ancora un po’. Feci una camminata, entrai in un bar e presi un caffè.Tornai verso la piazza, squillò il telefono, era Carmela, mi disse che doveva trattenersi ancora un’ora visto l’afflusso di gente. Le dissi che ci saremmo visti un’altra volta; non la vidi più, non tornai in quel locale,lei non telefonò.Cercai un taxi, chiesi informazioni a due ragazzi che stavano fumando uno spinello, mi dissero di andare verso Piazza…e lì li avrei senz’altro trovati. Era una bella passeggiata, ero stanco ma non potevo far altro. Mi offrirono anche una tirata di spinello,la feci con piacere. Li salutai e mi avviai. Arrivai senza non poca difficoltà alla fermata dei taxi,era quasi l’una di notte, ero a pezzi, stavo sognando il letto. C’erano altri turisti in attesa, circa dieci persone, Inglesi e tedeschi per lo più. Mi misi pazientemente in fila, bevvi un po’ d’acqua che avevo con me, accesi un’altra sigaretta. Dopo circa venti minuti fu il mio turno. Diedi l’indirizzo al tassista. Mi disse che ci sarebbero voluti quaranta euro, vista la distanza e la tariffa notturna.
“Cazzo”, esclamai
Capiva benissimo l’Italiano il tizio infatti inarco le spalle come a dire o così o scendi amico.
“Ok ok andiamo.”
Arrivammo all’hotel. Pagai e arrivai al banco della reception. Il conseirg mi diede la chiave. Presi l’ascensore arrivai al terzo piano camera 312. Entrai, era una bella stanza, a misura d’uomo, non come la suite della notte prima e soprattutto non puzzava di tinta per pareti. Mi spogliai lavai i denti e mi buttai sul letto.
La mattina seguente mi alzai comunque presto, feci la toletta mi vestii scesi a far colazione. Attesi alla reception per parlare con la delegata dell’hotel. Volevo chiederle se era possibile sospendere per due notti la prenotazione, volevo fare un tour verso Granada, e sulla guida di Siviglia, avevo letto che c’era un pullman che arrivava fin la. Devo dire che non mi aspettavo tanta cordialità, ci accordammo per la sospensione, che cmq avrei dovuto pagare ma soltanto il 25% della tariffa giornaliera. Attesi fuori dall’hotel che la navetta partisse per il centro città. Arrivato a Siviglia feci un giro, mi fermai in un bar presi un caffè. Conobbi casualmente due ragazza italiane, delle quali una era la figlia di una dirigente di un ministero che conoscevo; che casualità, parlammo un po’ poi dissi loro la mia idea di andare a visitare Granada. Le salutai e ci demmo appuntamento per i giorni a seguire. Lasciai loro il mio numero di telefono,così fece una di loro, non ricordo bene chi delle due.Andai alla stazione dei pullman, e presi il biglietto.La partenza era per le quattordici, e a detta della donna alla biglietteria in circa tre ore tre ore e mezza sarei arrivato a Granada.Il viaggio fu tranquillo,per lo più dormii. Il pullman fece una sola sosta in una specie di Stazione di Servizio molto vecchia. Andai in bagno comprai una bottiglia di acqua un panino. Ripartimmo. Verso le diciotto arrivammo a Granada. Andai all’ufficio informazioni turistiche, presi una mappa della città, e chiesi per un albergo senza pretese magari non troppo distante dall’Alhambra. Il ragazzo mi disse che potevo provare in un hotel, precedentemente un ostello,ma ristrutturato ed adibito ad Hotel due stelle. Gli chiesi se poteva gentilmente provare a chiamare lui. Fu molto disponibile, chiamo e una stanza c’era. Prenotai per due notti al costo di trenta euro inclusa la colazione. Segnai l’indirizzo, mi avviai. Attraversai presumo una delle vie della nuova Granada, infatti c’erano bei palazzi nuovi, credo molti fossero uffici. Arrivai facilmente all’hotel, in pratica poteva confondersi con un comune palazzo di appartamenti se non fosse stato per una piccola insegna luminosa.
Alla reception c’era una ragazza di non più di venti anni,un pò in carne, carnagione olivastra due occhi grandi sorridenti intensi di un nero bellissimo. Le dissi che ero il ragazzo dell’ufficio info, mi fece vedere la camera. Era piccolissima il bagno era praticamente composto da un piccolissimo lavello,un water ed una specie di doccia. Ma per trenta euro era ottimo. Posai lo zaino dove avevo giusto il cambio per due giorni, e chiesi informazioni sulla serate di Granada. Iniziammo a parlare, non credo ci fossero moti ospiti in quell’hotel e la ragazza si dimostrò molto avvezza a chiacchierare, inoltre parlava un ottimo Italiano. Aveva un sorriso perennemente stampato, cordialissima, mi spiegò che era di origini tunisine suo papà era francese. Capii quel suo colore di pelle così bello.
Mi spiegò che potevo mangiare in uno dei localini nel quartiere Albacin dove non si spendeva molto e visto il periodo dell’anno non c’era nemmeno tanta confusione…e comunque era sempre un giovedì sera.Le chiesi se poteva e voleva accompagnarmi,avremmo potuto mangiare insieme e non mi sarei sentito solo. La buttai lì conscio di un rifiuto,invece apprezzò la mia offerta,mi disse che avrebbe terminato di lavorare alle venti e trenta. Ci accordammo,io rientrai in stanza le dissi se cortesemente poteva avvisarmi per precauzione verso le venti. Entrai in camera erano le diciannove passate,giusto il tempo per un rapido pisolino.
Alle venti in punto squillò il telefono era Caroline che mi avvisava.Feci una doccia,almeno tentai visto le dimensioni, mi cambiai uscii.Erano le ventuno, Caroline era ad attendermi, mi scusai per il ritardo, mi sorrise. Si era cambiata d’abito portava un bel cappottino di pelle,dei pantaloni neri, aveva sciolto i capelli, aveva una chioma stupenda,aveva anche notai, cambiato il trucco, ora molto meno deciso,le infondeva un’età ancora minore. Devo dire che era molto bella. Mi disse che sarebbe stato bello andare a mangiare qualcosa di frugale in uno dei tanti locali,frequentati da universitari nel centro nel quartiere Albacin. Non potevo che acconsentire.Arrivammo dopo una bella passeggiata dove mi parlò un po’ di lei e della sua famiglia.Studiava medicina.
“Sai mi piacerebbe fare la pediatra”
“Beh molto bello, avere a che fare con vomitini vari”
Rise di gusto;era devo dire una delle ragazze più allegre e di buon umore che avessi conosciuto.
“Domani sera potremmo andare nel quartiere arabo di Caldererias dove possiamo mangiare dell’ottimo kebab.”
“Si per me va benissimo”.
“Tu che lavoro fai in Italia?”
“Ho una piccola impresa di restauro artistico, sai restauriamo chiese, conventi etc”
“Umh bel lavoro; sei un restauratore quindi?”
“No no figurati,sono quello che non fa nulla ..ahahaha”
“Sembra ancora più divertente..”
“Assolutamente si cara.”
Si mise sottobraccio, la serata era fresca,non fredda, e mi piacque avere una ragazza molto carina sotto il braccio,dava charme.Ci sedemmo in un bar dall’arredamento arabescante luci non molto forti,profumi intensi di spezie.
Ordinammo, io presi un Kebab, lei un piatto di carne mista e verdure, e una bottiglia di vino bianco, visto che Caroline lo preferiva al rosso.Mangiammo e bevemmo in armonia, il locale era pieno ma non affollato tipo quello della sera prima a Siviglia, e chiacchierammo del più e del meno, anche se lasciai parlare lei,mi piaceva ascoltare quello che diceva. Passava il tempo e mi piaceva sempre di più, era allegra. Mi confidò che aveva il fidanzato, che però viveva a Lisbona e veniva una volta al mese, il week end che lei non lavorava.Ascoltavo e bevevo, ero comunque stanco, ma non mi pesava.Pagai, lei volle pagare la sua parte, le dissi che avrebbe pagato un drink al prossimo bar.La sera scivolava via facile. Era tardi camminammo un po’ chiacchierando, sempre con lei sotto braccio, bevemmo un drink in un bar, e decidemmo di tornare in Albergo.
“Domani mattina sono di turno e alle sette devo essere di nuovo qui”.
“Potresti volendo fermarti già da adesso,”
“Non credo sia opportuno sai?”
“Ok ci ho provato cara”
Le diedi un bacio lei ricambiò con un bell’abbraccio.
“Notte Caroline e grazie per la splendida serata”
“Buona notte Lorenzo grazie a te”
Andai in camera mia al primo piano; controllai eventuali chiamate al cellulare, ma niente.Era mezzanotte passata, mi spogliai.Bussarono alla porta.
“Chi è?”
“Sono Caroline.”
“Ciao”
“Ciao…è tardi per un ripensamento?”
“Ma scherzi?”
Entrò, mi diede un bacio sulle labbra,ero in boxer a torso nudo, ebbi subito un movimento là sotto, la baciai con passione, le nostre lingue si incontravano voraci, le accarezzavo i seni,erano morbidi, lei mi passò la mano sull’uccello che diventava sempre più duro , sentii i suoi gemiti di piacere e voglia, le tolsi l’abito, non aveva il reggiseno, e portava un perizoma azzurro.Si chinò baciandomi il petto,la pancia, e poi me lo prese in bocca, succhiandomelo avidamente e velocemente, dovetti far uso di una forza mentale superiore a quanto fossi capace per non venire, volevo averla totalmente.La feci tirare su la buttai sul letto rimasi a cavalcioni su lei, le tolsi il perizoma, aveva i peli del pube stile anni settanta, la leccai, non aveva un cattivo sapore, anzi, le succhiai il clitoride, e lei continuava a gemere di piacere
“Dai non fermarti, si si dai”
Io ci davo giù, mi tirai su, e glielo misi dentro, con forza, tutto giù cominciando a muovermi, ci baciammo forte e peccaminosi.Stavo per venire, ma non volevo, e non potevo, mi levai da sopra, lei ebbe quasi uno spasmo si tiro su e lo rimise in bocca, facendo movimenti di lingua e di labbra.
Venni, eccome se venni,non potevo più trattenermi, e lei tirò fuori la lingua e continuò a menarmelo facendomi schizzare sulla sua faccia continuando a leccarlo per bene. Il mio sperma le colava sulle guancie sopra le labbra giù sul mento. Che puttana pensai, e mi piaceva ancora di più, che sensazione di piacere e orgoglio, mi ero scopato una ragazza di venti anni o giù di li, di razza mista, senza problemi con piacere peccato e giubilo e le ero venuto in faccia, come si vedeva nei film hard.Lei aveva ingoiato un po’ del mio sperma, io avevo assaporato un po’ del suo godimento,il mondo la fuori poteva anche essere in guerra, io qui avevo goduto.
“È stato bellissimo Lorenzo”
“Sei una ragazza eccitante lo sai vero?era una vita che non godevo in questa maniera”
“Si mi è piaciuto molto,sei un buon amatore”
Ah si? Risi, grazie del buono
“Ahahaha, “
Quel suo modo di ridere franco schietto e di gusto l’adoravo, mi ero innamorato, o meglio mi ero innamorato del momento, libertà e sensualità. Cosa chiedere di più alla vita, se non questo..
“Rimani qui a dormire cara, mi piacerebbe molto”
“Dici davvero?”
“Certo.”
Rimanemmo nudi in quel letto un pò troppo piccolo per tutti e due, ma non aveva importanza, ci abbracciammo, parlammo un poco,poi caddi addormentato.La mattina mi svegliai lei non c’era, erano le dieci passate, sul comodino c’era un biglietto:
“Grazie tesoro” e un cuoricino stilizzato e lo stampo delle sue labbra.
Bel risveglio,non potei che sorridere.Feci la doccia, mi vestii e scesi in sala da pranzo. Bevvi solo un pessimo caffè latte, non avevo molta fame. Raggiunsi la reception, lei era lì molto professionale,con i capelli raccolti un leggero trucco, al di fuori del rossetto rosso fuoco anni cinquanta, e sempre quella sua espressione felice e serena.Rimasi un po’ in disparte a guardarla, senza farmi vedere.Pensai che in un’altra vita in un’altra città ci saremmo potuti amare,
“Buongiorno signorina”
“Salve sig. Lorenzo, dormito bene,” ammiccò
“Guardi mai dormito meglio..”
“Grazie del bigliettino, sei un’amore”, bisbigliai.
“Che programmi hai per oggi?”
“Volevo andare a visitare l’Alhambra”.
“Ottimo; puoi prendere il bus che passa non molto distante da qui, altrimenti è una bella ma faticosa camminata.”
“Preferisco camminare”
“Ci vediamo stasera,?”le chiesi
“Certo con vero piacere.”
Le tirai un bacio e mi avviai.Camminai per un bel po’, aveva ragione Caroline nel dire che era una bella passeggiata. Feci in pratica più di due km a piedi in salita.Ne valse la pena però. L’Alhambra è uno dei simboli più importanti del dominio musulmano sulla città di Granada.Rimasi affascinato, un monumento talmente bello e prezioso che fu dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Furono I mori a costruire questa roccaforte per proteggere e sorvegliare la città.Lo fecero sulle rovine di un’antica cittadella chiamata Alcazaba, dando il nome di Al – Qal aal – Hmbra alla loro nuova fortezza, che in arabo vuol dire “fortezza rossa”.L’Alhambra originariamente era una cittadella militare, ma nel corso del regno di Yusuf I divenne un palazzo ricco di meravigliosi cortili, fontane e giardini, reso ancor più bello da giochi di luci ed ombre veramente sorprendenti. Fui colpito dalla forte contraddizione dell’Alhambra: all’esterno rigida costruzione militare e all’interno delicata e aggraziata struttura.Scattai alcune fotografie, mangiai qualcosa che mi ero portato dietro. Ero molto felice quel giorno,e non nascondo che il merito era di Caroline. Pensai alla serata passata,ed ero eccitato ed emozionato per la sera che mi aspettava,purtroppo l’ultima con lei. Sapevo che non ci saremmo più rivisti, e anche se ci saremmo scambiati i numeri di telefono sarebbe stato giusto un gesto comune,per due ragazzi che sanno bene che difficilmente si sarebbero rivisti. Faceva parte del gioco,un gioco dolce amaro, piccante e sexy.Lasciai l’Alhambra e tornai in albergo. Caroline aveva finito il turno. Andai in camera per riposarmi un po’,trovai un biglietto.
“Ti aspetto alle sette dove abbiamo mangiato ieri sera. Caroline.”
Erano le cinque,avevo tempo per rilassarmi.Verso le sei e trenta lasciai l’albergo per tornare in quel bar. Arrivai in anticipo,quindi feci due passi nei negozietti di souvenirs, e acquistai delle cartoline e dei francobolli. Mi sedetti su una panchina, bevvi la birra che avevo rubato al frigo bar della camera (avrei poi riempito di acqua la bottiglia l’avrei tappata alla ben meglio e la cameriera non se ne sarebbe accorta sicuramente) scrissi le cartoline,le affrancai,poi cercai una cassetta della posta. Era vicino al bar,le imbucai. Erano le sette e venti e lei ancora non era arrivata. Attesi ad un tavolo fumai una sigaretta araba.Venti minuti più tardi la vidi entrare,fece un gesto col braccio ed un sorriso smagliante per farsi notare,mi alzai le andai incontro,la baciai sulle labbra.
“Pensavo non venissi più”
“E perché mai tesoro?”
“Non lo so.”
“Sto bene con te Lorenzo.”
“Sediamoci a quel tavolo, io ho già bevuto una birra. Cosa prendi?”
“Non so, tu cosa vuoi bere?”
“Facciamoci portare del vino bianco ?”
“Ottimo”
“Fece un segno alla cameriera, ed ordinò il vino e delle tapas.”
“Sei bellissima cara”
“Grazie anche tu,” rise..
“Si certo,grazie”
“Dico sul serio,sei un ragazzo attraente,chissà in Italia quante donne ti vengono dietro.”
“Si ho la fila…lasciamo stare che è meglio.”
“Perché dai non è cosi?”
“A volte si a volte no, ma tu sei una delle ragazze più sexy con la quale io sia stato.” E dicevo sul serio;
“Non ci credo,comunque grazie.”
“Dico sul serio,è stato fantastico il sesso ieri sera”
“Anche per me”
“Ma non ti dispiace aver tradito il tuo ragazzo?”
“No tanto sono sicuro che anche lui abbia le sue storie”
“Immagino di si. Posso chiederti una cosa? Puoi non rispondere se vuoi”
“Certo dimmi”
“Ti è già successo con altri ragazzi?”
“Si certo, e continuerò se avrò la fortuna di incontrarne altri attraenti simpatici ed interessanti.”
“Credo che su questo non hai di che preoccuparti”, ammiccai accarezzandole la mano.”
Adoro la mentalità delle donne straniere, pochi problemi, zero sensi di colpa e sesso solo per il piacere di farlo.Bevemmo, oltre la bottiglia che avevamo ordinato,una di non so bene cosa.Uscimmo che eravamo alticci. Ci dirigemmo verso il quartiere arabo, lei voleva comprare dell’hashish. Ci fermammo davanti una casa quasi diroccata, dentro c’erano molti ragazzi,odore di fumo e altro che invadeva la strada,e un bel via vai di gente.
“Aspetta qui, disse”
“Ok”
“Tornò dopo dieci minuti con due belle canne già preparate.”
“Queste ce le fumiamo stasera in camera mia.”
“Come in camera TUA?”
“Si non mi va di andare in albergo,su quel misero lettino, quindi andiamo a casa mia”
“Ma vivi sola?”
“No sono in condivisione con una ragazza marocchina che studia all’Università. ma stasera è fuori ,dorme dal fidanzato quindi non abbiamo noie”
“Ok allora andiamo”
Non ricordo affatto che strada facemmo ricordo solo che arrivammo dopo una ventina di minuti. L’ebbrezza dell’alcol era quasi svanita,merito anche dell’aria abbastanza fresca.Il palazzo era un tipico edificio molto vecchio ma dignitosamente tenuto,stile ottomano, con dei squarci di colorate vecchie decorazioni, qualche finestra sembrava potesse venir giù da un momento all’altro.Salimmo delle scale,in pessime condizioni, (sarà per via del mestiere che facevo,ma notavo sempre lo stato degli edifici) lei aprì la porta dove faceva bella mostra di se una scritta in arabo di colore vermiglio;
“Cosa significa questa scritta?”
“Benvenuto!”
“Molto carino, devo metterlo sulla porta di casa mia.”
“Entra pure e fai come fosse casa tua,io vado un momento in bagno.”
“Grazie”
L’appartamento era piccolo,modesto ma molto pulito notai. La cucina non era che una stufa a gas con un tavolo circolare davanti e due sedie di plastica rossa, un frigo di quelli anni settanta dipinto con decine di colori;il piccolo salottino era composto da un divano di simil pelle rosso due posti,una televisione, le pareti con della carta da parati damascata, in alcuni tratti strappata,ed una stampa in bianco e nero di Marylin Monroe e una di Bob Marley.Tolsi il giubbotto,mi sedetti sul divano, accesi una sigaretta.
“Ti piace casa mia?”
“Molto graziosa,pulita ed intima.”
“Beh diciamo che è quello che mi posso permettere ora, ma un giorno avrò un appartamento bellissimo e grande.”
“Sono sicuro che sarà cosi; mi piacciono molto le stampe di Marylin e Bob.”
“Si davvero?”
“Molto davvero.”
Si sedette sul divano accanto a me, e accavallò la gamba destra sulle mie gambe.Iniziammo a baciarci ed accarezzarci, con meno foga della sera prima, quasi da innamorati,ma forse era solo una mia sensazione o forse era perché lei era ancora un poco su di giri.
“Ah dimenticavo…vuoi qualcosa da bere?”
“Si prenderei dell’acqua adesso”
“Ok arrivo subito.”
Posò due bicchieri in terra ed aprì una bottiglia di Evian. Bevvi tre bicchieri di fila.
“Avevi sete eh?”
“L’alcol mi fa quest’effetto.”
Accese una canna, inspirò lenta.Si avvicinò a me,mi bacio e mando il fumo nella mia bocca. Quasi soffocai, cominciai a tossire,dovetti alzarmi dal divano.Continuai a tossire,bevvi dell’altra acqua, lei rideva come una pazza e continuava a fumare.
Mi buttai sul divano le tolsi la canna, la posai sul posacenere in terra. Cominciai col toglierle la maglia,mentre ci baciavamo, lei mi slacciava la cinta, tirò giù i pantaloni,si piegò subito verso il mio pisello.
“Aspetta, aspetta”
“No dai lo voglio in bocca.”
Mi fece sedere, lei si inginocchiò in terra sfilò i miei pantaloni non prima di avermi tolto le scarpe,si tolse il reggiseno. Aveva un seno da urlo, una terza abbondante, tirò via i miei boxer, l’uccello era già bello dritto,cominciò a sfregarselo sopra le tette, ero eccitato come un matto,aveva il mio coso tra le sue tette.
“Te l’ha mai fatta nessuna delle tue ragazze italiane una SPAGNOLA ?”
“Così mai nessuna credimi, hai delle tette spettacolari, le mangerei.”
“Puoi farlo se vuoi.”
“La tirai verso di me, la baciai lei mi mise il capezzolo in bocca”
“Mordilo forte ti prego”
Lo morsicai, lei gemeva, mi prese la mano e la strofinò sulla sua vagina;la girai sul divano, le tolsi i pantaloni, le mutande, e cominciai a leccarla.La leccai e leccai,quasi esausto, lei mi tirò i capelli ed urlò
“Si così ti prego,si dai dai, di più ancora”
Venne, continuai a leccarla, mi spinse vie ero in terra,avevo il cazzo duro come il cemento, lo prese tra le dita della mano destra, e se lo mise dentro, facendo su e giù, con quelle tette che balzavano e la sua testa reclinata all’indietro.Cercai di toglierla da sopra mentre stavo venendo,ma lei spinse ancora più forte.
“Togliti cazzoooo” esclamai
Venni dentro di lei,mentre gemeva e continuava a far su e giù.Rallentò e si buttò sopra di me. Eravamo fradici di sudore,esausti,almeno io.
“Sono venuto dentro di te Car”
“Non fa niente amore,lo volevo”
“Mai sei matta?”
“ Che problema c’e?”
“E se rimani incinta?”
“Non dartene preoccupazione.”
Mi alzai, andai verso il frigo. Presi due birre, tornai da lei. Bevemmo in silenzio, poi accesi la canna che era rimasta a consumarsi nel posacenere.
“Comunque sei una scopata da Dio feci”
“Anche tu Lorenzo.”
Fumammo e bevemmo, intorno silenzio, dentro quella stanza silenzio,dentro di me un mare di pensieri, e di voci, ma ormai era fatta.
“Posso fare la doccia?”
“Certo,usa pure il mio accappatoio, è quello lilla vicino la doccia.”
“Ok grazie”
Rimasi sotto la doccia dieci minuti buoni, a pensare a quella ragazza veramente fuori di testa. Ero anche preoccupato e molto,avevo fatto sesso senza preservativo,ero venuto dentro di lei, ed in più cominciavo ad andare in ansia sulle decine di possibili malattie che avrei potuto prendermi. Ero in paranoia,forse colpa anche dell’hashish. Volevo uscire di li.Mi asciugai e tornai nudo verso di lei,che beatamente continuava a fumare.
“Meglio se me ne vado ora”
“Cosa dici, perché?”
“Sto entrando in paranoia”
“Ma dai “
“Ti sono venuto dentro cazzo,ed in più abbiamo fatto sesso non protetto.”
“Ma dai di cosa ti preoccupi, non ho mica l’AIDS”
“Ma tu mi hai detto che l’hai già fatto con altri”
“Si ma sempre col preservativo”
“Certo come no, ci credo col cazzo”
“Senti Lorenzo,eri qua con me, potevi fermarti e metterti un preservativo se avevi ed hai tutte queste paranoie;io non ti ho mica obbligato, in fondo potresti tu avermi passato qualche malattia.”
In fondo non aveva torto, ero li e consenziente,e poi sapevo bene che mettermi il preservativo sarebbe significato andare in bianco.Misi i boxer e accesi l’altra canna. Lei si alzò e andò in bagno. Accesi la Tv su MTV, non mi piaceva la musica che mandavano,quindi spensi. Ero sballato perso,quell’hashish era fortissimo. Cominciai a sorridere vedevo la TV accesa, continuavo a spegnerla,ma era sempre accesa.
“Caroline questa TV non si vuole spegnere cazzo”
“Uscì e cominciò a ridere”
“Sei fuori Lorenzo,sei sballato di brutto, la TV è spenta”
“Ah davvero??”
Venne vicino a me,l’abbracciai ci baciammo,ci alzammo a fatica,e andammo verso la camera da letto. Svenni davvero.
La mattina mi svegliai di soprassalto,avevo un terribile mal di testa,e una voglia di vomitare. Mi alzai di corsa,andai in bagno e vomitai.Uscii dopo aver lavato i denti mettendo il dentifricio sul dito
“Buongiorno dormiglione”
“Buongiorno pazza scatenata, sono svenuto stanotte giusto?”
“Direi proprio di si, considera che ti sei fumato una canna con l’equivalente di tre canne.”
“Ah perfetto.”
Aveva preparato del caffè del pane tostato e della marmellata.Mangiammo, il caffè era nero come la notte e forte; lo bevvi di gusto,era quello che mi serviva.
“Non lavori oggi?”
“No ho fatto a cambio col collega,così possiamo stare insieme a pranzo prima che torni a Siviglia.”
“Sei un tesoro grazie; a proposito di ieri sera volevo..”
“Shh non dire nulla, ieri sera è stato ieri sera, bello e sballato, oggi è un altro giorno”
“Ok.Mi spiace dover andare via, ma dopodomani ho il volo di rientro a Roma.”
“Lo so,anche a me spiace molto.”
“Potresti venirmi a trovare a Roma qualche volta”
“Non chiedermi ciò che in realtà non vuoi”
“Perché dici questo,lo voglio invece”
“Lorenzo,sai che è meglio che tutto questo finisca qui a Granada.”
“Forse hai ragione, però potremmo sentirci via email”
“Si certo.”
Segnò su un post it il suo indirizzo e mail,io segnai il mio.Solo dopo due settimane a Roma, scrivendole una e mail,appresi che quell’indirizzo era inesistente.Uscimmo di casa,io passai in Albergo,pagai il conto,salutai il ragazzo della reception.Caroline era fuori ad attendermi,non voleva farsi vedere con me, era comprensibile.Camminammo verso la stazione dei pullman, mano nella mano,in silenzio;devo essere sincero,ero triste,sarei voluto rimanere di più con lei,anzi credo volessi portarla via con me.Il pullman per Siviglia partiva alle quattordici,eravamo in orario
“Sai Car vorrei rimanere ancora qui con te”
“Fallo allora, cosa te lo impedisce?”
Quella risposta così diretta,semplice mi spiazzò.
“Il lavoro la famiglia gli amici, il fatto che non saprei cosa fare qui,la lingua, il tuo fidanzato etc etc”
“Ma avresti me, non sarebbe abbastanza?”
La guardai,lei continuava a fissare davanti, sapeva la risposta; volevo abbracciarla, mi trattenni, ma la baciai sulla guancia.Arrivammo alla stazione; ho sempre detestato i film dove alla fine c’è il commiato, le lacrime quelle facce tristi, ed ora toccava a me.Prima che dicessi qualcosa, poso l’indice sulle mie labbra, mi baciò, accarezzo il viso, io ero immobile con gli occhi chiusi.
“Addio Lorenzo”
“Perché addio Car?”
“Forza sali sul pullman, sta per partire,fai buon viaggio”
“Non ti dimenticherò mai Car, sei meravigliosa, una ragazza fantastica”
“Lorenzo grazie dei bellissimi momenti,del divertimento dello sballo e del sesso. Ciao”
Ci scambiammo un ultimo bacio delicato,quasi da innamorati che si salutano.Montai sul pullman presi posto vicino al finestrino,la vidi allontanarsi. Pensai a quello che mi aveva detto pochi minuti prima; avrei avuto lei…
Arrivammo a Siviglia per le diciotto, camminai fino alla Piazza dove alle diciannove partiva l’ultima navetta per l’hotel; acquistai due panini una bottiglia di acqua e una birra.La navetta era li ad aspettare,salutai l’autista e presi posto; mentre mangiavo uno dei due panini,continuavo a pensare a Caroline a quel suo corpo a quel suo modo di fare alla sua bella pazzia,a quei momenti, al sesso fantastico. Non riuscivo a cancellare dalla mente lei sopra di me mentre le venivo dentro.Arrivato in Hotel la ragazza della reception mi salutò cordiale e mi chiese come mi era sembrata Grenada.Le dissi che mai l’avrei dimenticata, presi la chiave della stanza,salutai.Ero esausto feci la doccia,accesi la Tv, poi mangiai il panino rimasto, bevvi la birra,e caddi addormentato.L’indomani decisi di andare a visitare lo stadio dei tori, di fare qualche altro acquisto.Il tour fu interessante, ma in testa avevo solo Caroline, Andai in un bar dove c’era un telefono pubblico,feci il numero del suo hotel.
Rispose lei
“Hallo?”
“Hei piccola?”
“Ciao Lorenzo,speravo mi chiamassi”
“Non penso che a Te cara, mi manchi da impazzire”
“Anche tu Lorenzo;Come è andato il viaggio di ritorno a Siviglia?”
“Noioso lungo e triste..”
“Dai che domani sera sei di nuovo a Roma.”
“Già,non so se è così entusiasmante”
“Dai vedrai che una volta a casa tua starai bene”
“Vieni a Roma con me”
“Non posso lo sai”
“No che non lo so, perché non puoi? Vivi con una coinquilina, il tuo fidanzato vive in un altro stato, tu sei li sola,a Roma saremmo insieme,io ho una casa,lavoro una famiglia”
“Non posso Lorenzo,la mia vita è qua, cerca di capirmi;ora devo riagganciare”
“No aspetta aspetta”
“Ciao Lorenzo”
Riagganciò. Mi rassegnai, a quello che forse era solo un sogno,ad un momento. Non vedevo l’ora di tornare a Roma, riprendere la mia vita dimenticare Caroline.Tornai a Roma il giorno dopo. Sull’aereo composi una poesia per lei.
Adios Granada.

Come avevo promesso dopo una giornata di lavoro passai a salutarla.Non feci in tempo nemmeno ad arrivare sulla porta del negozio,che corse verso di me e mi diede un bacio sulla guancia fortissimo. Ero inebetito; lei sorrise in un modo fantastico,era davvero felice di vedermi,ed io anche se facevo la parte del duro,avevo il cuore che correva come un cavallo da corsa.
“Ciao…”
“Ciao Claudia, wow che accoglienza,mai avuta una cosi in vita mia,se non quando sono venuto al mondo suppongo.”
“Sei passato allora?!”
“Te l’avevo promesso ed io mantengo sempre la parola data.”
“Hai lavorato oggi?”
“Si il solito, cantiere del cavolo, problemi per quasi 9 ore…che palle..Sai che sei bellissima, con i capelli arricciati?”
“Dici davvero? Sono i miei al naturale”
“Dovresti non lisciarli mai”
“Si?”
“Dico davvero,ti stanno da Dio.”
In effetti le stavano bene.Sarà che indossava un golf a mezze maniche scollato di color nero e sotto una camicia alla francese bianca,e al collo una collanina multicolore, paio di pantaloni strettissimi in principe di Galles, e stivaletto nero,che sarebbe stata uno schianto anche calva.
“Non voglio disturbare il tuo lavoro.”
“No figurati è un momento di calma,vieni che voglio presentarti le mie colleghe ed Roberto il titolare”
“Dai non mi sembra il caso,mi vergogno”
“Ma piantala”
“Mi prese la mano ed entrammo.”
“Alessia,Francesca, Roberto questo è Lorenzo.”
“Piacere Alessia”
“Piacere Francesca”
“Ciao Lorenzo”
“Salve.”
Ero imbarazzatissimo, non sapevo che dire,e sentirmi gli occhi addosso e giudicato da tre estranei coi sorrisi stampati di ordinanza mi faceva quasi arrossire.Per fortuna fui tirato fuori dal quel cerchio infuocato dalla entrata di una cliente.
Dissi a Claudia che era meglio andare. Mi salutò prendendomi la mano e sfiorando le mie labbra con l’altra, sussurrandomi ciao tesoro.Le diedi un bacio sulla guancia ed uscii.Andai al bar, organizzammo un tavolo e iniziammo a giocare. Si fecero presto le otto di sera. Mi alzai, pagai quanto avevo perso,
“Dove vai Mel? (Mel era il mio soprannome)”
“A cena, ci vediamo più tardi.”
“Si a cena come no…ahahaha”
“Che cazzo ridi Lu,vado a cena.”
Andai a casa ma passai sotto casa di Claudia, e non so perché ma passando sotto il suo balcone suonai due veloci colpi al clacson, senza fermarmi. Sembrava ridicola come cosa,ma chissà perché pensavo magari lei potesse intuire che fossi io.A casa mangiai di corsa, andai in camera mia, indeciso se chiamarla o meno.Tentai, feci il numero, ma al secondo squillo misi giù.Cinque minuti dopo squillò,tirai su il ricevitore
“Perché metti giù prima che uno possa rispondere?”
“Cosa?”
“Si cosa?? Dai eri tu poco fa”
“No ti giuro”
“Si come no, piantala Lorè”
“Va beh dai che ne so,se poi rispondeva tuo padre o tua madre che dicevo..”
“Dicevi che eri Lorenzo e che volevi parlare con me”
“Si sembra facile, ma se la sera che siamo usciti mi hai fatto fermare dietro il palazzo per non rischiare che qualcuno ti vedesse.”
“Che centra, ma mica non posso avere un amico che mi telefona”
“Si alle nove di sera”
“Le mie colleghe mi hanno fatto i complimenti”
Si per cosa?
“Mi hanno detto che sei proprio un bel ragazzo”
“Ringrazia da parte mia, pure loro sono carine”
“Ahahaha “
“Sai che come eri vestita oggi,eri ancora più bella?”
“Grazie, perché cosa avevo?”
“Quei pantaloni principe di Galles ti fanno,scusa se te lo dico,un culo da paura.”
“Wow,siamo diretti eh?”
“Dare a Cesare quello che è di Cesare, e poi i capelli,ripeto tienili sempre ricci.”
“Macchè per carità.”
“Senti domani sera se non hai il coprifuoco alle nove come i ragazzini,che ne dici di farci un cinema e una pizza dopo?”
“Ma che dici sei scemo?”
“Perché?”
“Ma figurati se mio padre mi fa uscire la sera in mezzo alla settimana”
“Capirai…sei una suora di clausura?”
“Divertente…”
“Va beh troverò qualcosa da fare domani..”
“Si eh? Con chi?”
“Boh qualcuno troverò che non è in clausura..”
“Allora buon divertimento…ciao buonanotte”
“Ehi ehi scherzavo”
Aveva riattaccato; che permalosa pensai, avrei dovuto richiamarla o no?
Lasciai stare. Quella sera non uscii. Guardai la tv facendo zapping,fino ad addormentarmi. La sveglia alle sei meno un quarto arrivò presto. Non avevo voglia di andare a lavoro. Fuori era ancora notte ed in più pioveva. Mia madre era già in cucina a prepararmi la colazione e da mangiare per il pranzo. Che donna mia madre…
“Buongiorno Mamma”
“Buongiorno, ti sto preparando la frittata e degli spinaci ripassati.”
“Ok ottimo “
“Chi è questa ragazza?”
“Chi?”
“La ragazza che telefona”
“Ah si chiama Claudia lavora al negozio di vestiti che sta vicino al Comune.”
“È carina?”
“Beh direi di più che carina..”
“Si eh? Fosse la volta buona che metti la testa a posto”
“Si si come no…è che non può mai uscire la sera, il Sabato rientro a mezzanotte”
“Beh almeno è una brava ragazza. Quanti anni ha?”
“Sette mesi più di me”
“Meglio”
“Si perché?”
“È meglio”
“Se lo dici tu”
Presi da mangiare e andai. Veniva giù il diluvio, ero indeciso se andare o no, tanto non credo potessimo lavorare, con tutta quell’acqua. Andai comunque.Non feci che pensare a Claudia, a come era vestita, se pensava a me,se avevo fatto male a fare la parte del duro. Ero in ansia, o meglio io sono sempre in ansia, ma ora lo ero di più.Alle quattro del pomeriggio lasciai il cantiere come un razzo. Dovevo vederla. Cominciava a darmi fastidio quella sensazione di “mancanza” di lei, e la conoscevo da pochi giorni. Mi era entrata dentro e non era una cosa poi così positiva. Andai a casa, feci la doccia mi vestii in fretta ed uscii. Mia madre nemmeno si accorse del mio arrivo.Andai al negozio,ma non c’era, aveva preso il pomeriggio libero.Cazzo pensai. Arrivai al bar, le telefonai a casa.Rispose una voce da ragazzo,era il fratello.
“Ciao c’è Claudia sono Lorenzo?”
“Si ora te la passo.”
Ci fu un attimo di silenzio, poi torno sempre il fratello.
“Claudia dice che ora è impegnata con una persona più paziente..”
“Più paziente???”
“Ciao Lorenzo”
“Aspetta aspetta,le dici di venire un attimo al telefono”
“Claudiaaa?’ vieni un attimo al telefono?”
“Sentii dire “NO ho da fare”.
“Hai sentito vero?”
“Si si grazie ciao.”
Che stronze le ragazze, o meglio che stronzi noi ragazzi che pensiamo di essere noi a dirigere il gioco,che dobbiamo essere sfuggenti e duri,ma in verità siamo solo dei perfetti scendiletto o servi sciocchi alla loro mercè, e la cosa paradossale è che ci piace sotto sotto,anche se non troverai mai nessuno che lo confesserà.Era ora di cena,fuori diluviava, al bar c’era il pieno di nullafacenti,i tavoli pieni il flipper occupato i videopoker pure,il fumo delle sigarette era padrone della sala, decisi di tornare a casa. Non salutai nessuno se non il barista.
“Ciao Franco”
“Ciao Mel, che hai, oggi sei moscio”
“Niente, niente, ci vediamo domani, ciao”
Appena a casa chiesi a mamma se Claudia avesse chiamato, rispose di no. Che fare? Chiamarla? Aspettare? Decisione difficile,pensai se la chiamo mi mostro debole,se non l’ho faccio potrebbe pensare che me ne frego. Perché scegliere è sempre difficile pensai? Quale è la decisione più giusta? Non te lo dirà mai nessuno.
Aspettai,mangiai, erano le nove di sera,forse era tardi, ma me ne fregai
“Pronto?”
“Buonasera posso parlare con Claudia?”
“Chi è?”
“Signora sono Lorenzo un amico di danza”
“Ah Lorenzo…Claudia c’è il tuo compagno di danza Lorenzo al telefono”
“Grazie signora”
“Prego Lorenzo…ma non mi ricordo di nessun ballerino di nome Lorenzo”
Se il telefono avesse potuto mostrare la mia faccia avrei fatto una figura del cazzo.
“Ciao Lorenzo mio compagno di danza”
“Ciao Claudia che si fa negare al telefono”
“Come mai non hai trovato nessuno per uscire stasera?”
“Si l’avevo trovato ma ho preferito rimanere a casa e chiamare te,per vedere se avevi finito il lavoro di oggi pomeriggio”
“Ah si?”
“Già..”
Parlammo per un dieci minuti,poi dovette riagganciare perché il padre doveva usare il telefono.
“Ci vediamo domani pomeriggio?”
“Sai dove trovarmi,ti aspetto..”
“Notte piccola”
“Notte”
Perchè tra uomo e donna è sempre tutto complicato? Perchè ci si ama mentre ci si detesta ci si detesta mentre non si può far a meno l’uno dell’altra? Come mai si rincorre tutta la vita l’amore, per poi turbarlo con stronzate, con ripicche che inevitabilmente finiscono per buttare nel cesso tutto il bello?
La vita si sa è complicata,ma siamo noi a complicarla,altrimenti sarebbe una colata di miele e vino.Claudia mi era realmente entrata nel sangue, era bella,testarda, sapeva cosa voleva,come ottenerlo,camminava a testa alta dritta e fiera, e se ne fregava di tutti,l’opposto di me, che invece di essere felice solo per il fatto di avere lei, mi masturbavo mentalmente su cosa avrebbero detto tutti; che coglione.Però in fondo coglione, ma fortunato no?
Il pomeriggio non passai a negozio,attesi la chiusura; sapevo dove parcheggiava la macchina, quindi dopo esser passato al negozio di fiori a comprare una rosa rossa, andai verso l’auto e misi la rosa sul cofano e mi nascosi dietro un’altra auto dalla parte opposta della sua.Attesi un bel po,poi la vidi apparire dall’angolo della strada a passo spedito,viso sembrava corrucciato,fece per avvicinarsi,e quando vide la rosa si aprì ad un sorriso, si girò cercandomi,poi annusò la rosa, aprì la portiera dell’auto entrò sempre col sorriso stampato.Mentre faceva manovra,non potendomi vedere mi avvicinai bussai al finestrino,fece un salto, poi vedendomi sorrise, abbassò il finestrino
“Ciao “
“Ciao piccola”
“Grazie sei un tesoro,che bel pensiero”
“Mi avvicinai e la baciai, lei non si ritrasse anzi tutt’altro.“
“Sali un’attimo dai”
“Saltai dentro, ci abbracciammo e baciammo senza dire niente per circa cinque minuti”
“Devo andare ora, ma più tardi ti chiamo”
“Ok aspetto allora”
Scesi e mentre stava per ripartire,le dissi
“Sei speciale ed unica per me”
Sorrise, e disse “anche tu”
Ero contento,ora era mia davvero, ero stato bravo,mi complimentai da solo, accesi una sigaretta e tornai alla mia auto.Più tardi come promesso mi chiamò
“Grazie ancora per la rosa tesoro”
“Un fiore per un fiore di donna”, replicai (oddio avrei potuto anche risparmiarmelo)
“Credo che ora possiamo dire che siamo insieme?” Fece lei
“Beh a questo punto non ci resta che questo,non penso che a te piccola, non riesco a concentrarmi sul lavoro,perdo a carte, sono nervoso”
“Perdi a carte cosa vuol dire? Perché giochi a carte?”
“Beh sai,insomma si qualche volta”
“Beh questo vizio lo perdi seduta stante”
“Ma mica è un vizio”
“Non mi interessa,non mi piace che passi il tempo al bar a giocare a carte,fumare e basta.”
“Cavolo,siamo insieme da due minuti scarsi e già con gli ordini?”
“Non è un ordine,è che non mi piace che tu giochi a carte, e fumi. Ti puzza l’alito come i vecchi”
Ero imbarazzato,però credo avesse ragione sul fatto dell’alito di sigaretta.
“Va beh dai ti prometto che cerco di smettere di fumare e di giocare a carte.”
“Una promessa ricorda che va mantenuta”
“Credo di amarti Claudia”….
“Dici davvero?”
“Mai detto a nessuna,in verità non ne ho mai avuto l’occasione, ma so che è cosi ora”
“Magari è lo stesso per me, chissà…, ora metto giù però.”
“Ok ti penserò fino ad addormentarmi, notte ”
“Notte tesoro”
Avevo ventitre anni e per la prima volta nella mia vita ho creduto di amare una ragazza e glielo avevo detto, e lei credo provasse lo stesso per me, che bella cosa ripensandoci.Quante volte nella vita diciamo ti amo ad una persona,chissà quante volte non lo diciamo, e peccato che molto spesso tutto finisce disprezzando l’altro.Dormii come un neonato quella notte,e la mattina ero pronto ad andare a lavoro senza fatica,desideroso di bruciare il tempo fino al pomeriggio,quando avrei potuto vedere Claudia.Accesi una sigaretta,la prima della giornata, poi però fui preso dal rimorso,avendo disatteso una promessa fatta.Il pomeriggio non potei andare al negozio,dovetti fermarmi sul cantiere,c’erano stati dei problemi,erano venuti i Carabinieri per un controllo,e mi toccò sobbarcarmi delle responsabilità evidentemente non mie,ma ero giovane e stupido,ed ero stato mollato là dal responsabile del cantiere,con degli operai che seppi non in regola,con tutto quindi quello che comportò.Arrivato a casa,erano passate le sette,mia madre si era allarmata non vedendomi arrivare,ma al tempo non avevo ancora il cellulare,e non avevo avuto il modo di rassicurarla per il mio ritardo,ne tantomeno avevo potuto chiamare Claudia. Dopo cena,la chiamai
“Ehi piccola ciao”
“Ehi ciao,ma che è successo?ero così in pena non vedendoti?”
“Niente di che tranquilla,qualche inconveniente sul lavoro”
“Cioè?”
“Ma niente,sono venuti i Carabinieri per un controllo,e c’erano degli operai non in regola, così sai ci sono stati dei problemi”
“E cosa ti succederà ora?”
“Ma niente credo,ho scoperto che probabilmente nemmeno io sono in regola,checché ne dica quel testa di cazzo del titolare..staremo a vedere.”
“Capito.”
Parlammo per un’ora buona.
La prima volta che riuscimmo a fare sesso, fu un totale disastro. Avevamo avuto dei contatti ravvicinati in precedenza,ma mai sesso vero e proprio, e la sera che decidemmo,beh sapete come vanno queste cose;ero super ansioso,agitato,avevo passato il pomeriggio leggendo dei giornali femminili,su cosa piace alle donne,cosa non fare la prima volta etc; avevo letteralmente la testa piena di consigli che non sapevo nemmeno se lo fossero davvero;Mi preparai per bene,avevo perfino comprato dei boxer nuovi,bianchi candidi come la neve,e scioccamente li avevo anche profumati un po’ col mio profumo che all’Epoca era Laura Biagiotti “ROMA”…a pensarci ora ho un conato. Tutto era condito da tenerezza, rimasi chiuso in bagno una ora buona,tanto che mia madre,che sentivo ridere dietro la porta,ogni tanto mi lanciava dei gridolini per accertarsi fossi vivo.Ma sapete,non trovavo il modo giusto di pettinarmi,mi guardavo e riguardavo,tiravo indietro la pancia,sbuffavo, qualche parolaccia lanciata allo specchio e così via.Finalmente uscii,dovevo decidere cosa mettere. Come vestirmi? Elegante era ridicolo,casual era la solita solfa, un misto pensai. Decisi per pantaloni neri, una camicia bianca, con un giubbotto di pelle nera. Ero fico,davvero, sembravo uscito da una rivista, e credetemi sono uno che mai si è dato delle arie,anche potendolo fare.Ero pronto a far di un sol boccone della ragazza che amavo che desideravo (pensavo a lei anche nelle masturbazioni).
“Ammazza che bel ragazzo”
“Visto mamma che roba?”
“Dove vai stasera conciato come un’ attore?”
“Segreto Ma, segreto…dammi un in bocca al lupo.”
Le diedi un bacio. Avevo lasciato i finestrini della Punto aperti,in modo che l’aria della sera, avrebbe potuto mascherare un po’ l’odore di sigaretta. Comunque spruzzai dentro del profumo,tanto per sicurezza.Avevamo appuntamento sotto casa sua,come al solito però due palazzi prima del suo. Attesi un quarto d’ora,avrei voluto fumare,ma come potevo farlo? Misi una cassetta nel mangianastri della radio,ascoltai la musica,tenendo gli occhi chiusi.
“Ciao dormiglione..”
La portiera di destra si era aperta,nemmeno mi ero accorto che era arrivata.
“Ciao splendore,no no pensavo..wow sei un incanto…belli i capelli ricci”
“li ho tenuto così perché so che ti piacciono”
Ci scambiammo un bel bacio, amore e passione aleggiavano la dentro,almeno quanto l’ansia da prestazione.
“Dove andiamo?”
“Non so, tu che dici,cosa vorresti fare?”
“Che ne dici di andare al cinema,danno un bel film romantico,e poi ci mangiamo un pezzo di pizza?”
“Film romantico dici? Salterei direttamente alla pizza e al dopo pizza”…risi
“E dai,non fare lo scemo.”
“Ok ok, andiamo al cinema.”
La sala cinematografica era a Frascati, il film era una commedia romantica con Julia Roberts, inutile dire che passai un’ora e mezza in dormiveglia,facendo finta di essere interessato,giusto quando si voltava a guardarmi. Rimanemmo mano nella mano tutto il film.
“Ti è piaciuto molto scommetto..”
“Da dormire direi..”
“Eh certo mentre dormivi..”
Il momento che aspettavo si avvicinava supposi. Mangiammo della pizza comprata in una pizzeria vicino il cinema, non avevo molto fame,lei non mangiava molto di solito, quindi ci mettemmo poco tempo. Tornati alla macchina,le chiesi cosa volesse fare, io sapevo bene cosa volevo,ma non potevo essere certo fosse la stessa cosa per lei.
“Andiamo al lago che ne dici?”
“Beh ottima idea”
Raggiunsi un posto appartato,che di solito veniva usato da coppiette come noi per i propri momenti intimi;stranamente non c’erano molte auto,quindi scelsi un posto a caso.Ero nervoso,imbarazzato non sapevo bene cosa fare. Iniziai a baciarla, carezzarle il viso, sentivo il suo piacere ed imbarazzo,iniziavo ad eccitarmi,posai la mano sinistra sulla sua coscia,cercando lentamente di raggiungere la meta;abbassai il sedile,le sbottonai il cappottino, lei mi apriva la camicia,le nostre lingue girovagavano nelle rispettive bocche, con passione,fremito e desiderio.Sentivo il pisello farsi duro e dolente dentro i pantaloni,avevo timore di venire prima di vederla nuda, goffamente cercai di tirar giù i pantaloni,certo essere dentro una macchina non aiutava,lei si era tolto il cappotto,sbottonata completamente la camicia,aveva un reggiseno bianco di pizzo,cercai di slacciarlo,non riuscivo,allora lo tirai su e cominciai a baciarle quei seni perfetti,lei mi abbassò i boxer,ebbi un sussulto,non me l’aspettavo,ora la sua mano era sul mio pisello, che sentivo durissimo,lei gemeva timidamente ma con piacere,riuscì a tirarle giù i pantaloni,e raggiunsi col dito la sua fica,era già bagnata e pronta”
“Aspetta aspetta, il preservativo”
Mi lasciai andare sul mio sedile,aprii il cassetto del cruscotto e tirai fuori la scatola dei preservativi,il pisello cominciava però ad ammosciarsi,l’ansia saliva ai massimi livelli,lei rimase sdraiata,con il sorriso stampato sul viso,strappai la carta del preservativo con la bocca,lo tirai fuori,cercai di mettermelo ma ormai avevo perso l’erezione.Ero frustrato, lei accortosi di tutto, mi disse di stare tranquillo,come se questo mi aiutasse
“Scusami non so perché”
“Devi stare sereno,non ti preoccupare”
Si accoccolò verso di me,e ci baciammo,ma lui la sotto era morto.Mi accarezzò e sentii tornarmi l’erezione,lei continuò con la mano a far su e giù,cercai di fermarla,ma niente,continuava più forte e veloce,non riuscii a tenermi e venni,le venni sulla mano e sulla gamba che teneva sopra le mie,continuando a baciarci.
“Che c’è?”
“Niente,mi dispiace,ho rovinato tutto”
“Perché,a me è piaciuto”
“Non dire cavolate,dai non sono un ragazzino”
“Ti dico di si,non c’è problema,andrà meglio la prossima volta”
Ero deluso di me,mi sentivo un coglione,non ero nemmeno riuscito a sfregarle un po’ la vagina con il pisello,mi ero fatto fare una sega dalla ragazza che amavo, avrei voluto scomparire dall’imbarazzo,nonostante lei dolcemente cercava di tranquillizzarmi.Ci rivestimmo in silenzio,col sottofondo musicale di Marvin Gaye. Misi in moto e lasciai quel posto,dove non saremmo più tornati.Claudia mi chiamò due volte la mattina seguente, ma dissi a mia madre di mentirle dicendole che ero con mio padre; mi vergognavo, non sapevo cosa dire, e so che lei avrebbe evitato il discorso,ma sapevo che io non avrei potuto,ma allo stesso modo non avrei saputo che dire; magari alle donne pesava meno una cosa del genere,o al contrario potevano mentire dicendo che non c’erano problemi e che la volta prossima sarebbe andata meglio,aumentando così l’ansia da prestazione;ero in un vicolo cieco,ma sapevo che avrei dovuto chiamarla prima o poi; dopo pranzo non potei che alzare la cornetta e fare il numero
“Salve signora sono Lorenzo,potrei parlare con Claudia?”
“Si te la passo subito, salve”
“Ehi pensavo fossi emigrato”, rise
“Ci avevo pensato veramente, ma avrei avuto il marchio addosso per tutta la vita”
“Come la fai tragica comunque”
“Probabilmente è come dici tu,ma cerca di capire cosa voglio dire”…
“Qui chi dovrebbe essere delusa al limite sarei io, invece mi sembra che ti ho detto che non è nulla,e che mi è piaciuto lo stesso”
“Cosa potresti dire?”
“Che hai fatto schifo e che mai mi era successo….sarebbe stato meglio?”
“No,ma almeno sarebbe stata la verità”
“Allora ok, hai fatto schifo,e mai mi era successo col mio ex”
Mai nominare un o una ex al partner attuale, ero viola dalla rabbia,un conto sapere di aver fatto cilecca od essere venuto prima di spogliarsi, una cosa era dire che con l’ex mai era successa una cosa del genere.
“Ah ok, grazie”
“Ci vediamo più tardi” fece lei
“Ok passo verso le diciotto”
“Ok , aspetta sotto casa”
“Addirittura sotto casa? E se ci vedono?”
“Pazienza”
“Ok a dopo”
“Niente dolcezze??”
“Certo,baci piccola”