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Raccolta di testi in prosa di Mariangela Nonanta
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Nebbia

Una mattina grigia di ottobre, la signora NEBBIA aveva indossato il suo vestito più vezzoso, di una lanetta grigia,fine, fine,simile ad un voulant; volle distrarsi alquanto facendo una passeggiata.

Saltellando qua e là, fra gli arbusti del cielo, dato che era distratta, inciampò ed un lembo della sua veste rimase impigliato ad una siepe dalle bacche arancioni.

Come qualsiasi monella ne gustò una per assaporarla ma appena la mise in bocca, l'arancio prese la forma di un enorme prugna, con le mani nere ed appiccicose, come la pece, brandendola forte le urlò nell'orecchio:"La devi smettere monellaccia, di correre ed inciamparti, così il grigio della tua veste scende con le nuvole e copre la città, la gente respira male ed non vede nulla, a farne le spese sono soprattutto i bimbi".

"A me non interessa nulla di quei mocciosi laggiù", rispose  con sussiego ed arroganza la signora NEBBIA.

Le due iniziarono a litigare e le parolacce ed gli improperi volavano a più non posso, maggiormente erano grandi più erano pesanti i salamini , le salsicce che uscivano dalle bocche delle due MADAME!.

Quel giorno la signora NEBBIA , a furia di sentirsi dire brutte parole, si ritirò nella sua casa e l'arancio della prugna gettò una scala verso la terra, la scese ed ad ogni gradino lanciava giù  salami, dolci e frittelle!.

Che bella giornata quel tredici ottobre, un splendido sole, un cielo stranamente aranciato ed una poiggia di dolciumi, una vera cuccagna per tutti, adulti e bambini che non si ripetè mai più!.

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Lo sciopero del tempo

C'era una volta , un grande bosco formato da sequoie gigantesche, inoltre da molte altre piante a foglie caduche, quali faggi, robinie, che  adornavano una collina nascosta alla vista delle persone che non amavano la natura.

Molti erano i passanti, veramente pochi i fortunati che avevano la buona sorte di vederla in tutto il suo splendore!

Un giorno d'autunno, esattamente d'ottobre, con una temperatura tiepida ed un sole luminoso, che poteva illudere chiunque, facendogli sognare una giornata primaverile, le foglie diogni forma e di ogni colore decisero di fare un congresso, in cui vi erano molti punti all'ordine del giorno e decisioni importanti da prendere,ad esempio la data in cui inziare a cadere e quella in cui smettere.

Giunsero tutte con magnifici vestiti o di un verde tenero o di un rosso acceso, addirittura a strisce, giallo-verde, sicure del loro fascino, convinte della loro bellezza, consce del loro ruolo.

In seguito a molti interventi, la presidentessa stabilì all'unanimità che il primo giorno d'autunno , avrebbe combinato un bello scherzetto agli uomini.

I contadini iniziarono la loro raccolta di fogliame, per fare il letto alle mucche che possedevano ma trovarono pochissime foglie secche a terra , soltanto quella piccola parte che non aveva aderito allo sciopero, indetto dall'assemblea.

Le altre, invece erano di un verde smagliante, come a primavera e quando il vento giungeva per staccale, con folate improvvise, facevano finta di cedere al suo gioco, invece volteggiavano un po' nellaria, ballavano entusiaste cantando:"Tralla-là,tralla-là, vive noi siam con il vento danziam, non ci raccoglierete più, perchè stiamo su".

I coltivatori diretti ed i proprietari di bestiame a causa di questo fatto, a loro avviso innaturale si arrabbiarono moltissimo ma più si dimostravano adirati, maggiormente erano presi in giro dalle foglie degli alberi, che si divertirono tantissimo ad allungare il loro fusto, innalzandolo il più possibile verso il cielo!

 

 

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La rivolta delle scarpe

C'erano una volta in un negozio di abbigliamento, sito in un grande supermercato, alle porte della città, delle bellissime scarpe di ogni tipo, da quella elegante a quella sportiva.

Dato che i prezzi erano economici, ridotti ad un terzo di quelli normali, la gente era numerosa e ciascuno di loro era alla caccia dell'affare.

Le calzature, dopo, un po', si stufarono di essere provate e sfilate da piedi maleodoranti e sudati e decisero di scendere dagli scaffali, dove erano posti a far bella mostra di sè.

Un paio di scarponi , numero quarantacinque, da montagna, di vero pellame, iniziarono a correre dietro ad un tipaccio che sembrava un armadio, alto; con in bocca un sigaro puzzolente.

Le scarpe si aprirono nella tomaia ed una bocca con un sorriso smagliante, iniziò a sputacchiargli dietro, prendendendolo in giro, con dei bei calcioni nel deretano; ogni volta che stremato per la fatica della corsa, si fermava, sentiva una vocina dire:"Adesso , siamo noi che ti facciamo pedalare!".

Il signore sperava che questa brutta faccenda, si squagliasse come neve al sole, infatti quando giunse il tramonto, le calzature tornarono al loro posto.

Un paio di ballerine rosa di vernice, adocchiate da una signorina perbene, con due bellissime trecce ed un po' di puzza sotto il naso, cominciarono a battersi l'una contro l'altra; picchiettando le due suole, ne usciva un rumore assordante e cantavano :"Bella ragazzina , Matildina, adesso noi ti sbeffeggiamo così, spirulì, spirulà, una bella festa si farà! Noi scarpette ballerine, indosseremo un bel tutù blu e voleremo su e giù.Tu proverai ad acchiapparci e brutta e grassa diventerai, finchè imparerai un po' di umiltà!!!!.".

In seguito stivaloni verdi, alla cavallerizza , furono calzati da una donna robusta ed in viso rubizza che mangiava una bella pizza.

Con le mani unte li sporcò ed all'improvviso ricevette da due ditate, uno sberlone dallo stivalone maschio, che tirò fuori due braccia muscolose, da vero fustino, infatti si chiamava Tonino.

La calzatura femmina, nella parte anteriore aveva una fessura profonda, una boccaccia, da cui usciva ogni tipo di parolaccia, una vera tortura!.

La signora, proprio perchè pareva ad una strega, ad una maga, aveva nome Vaga e voleva a tutti i costi i suoi piedoni numero quaranta , infilarli negli stivali numero trentasei.Quando incominciò ad introdurre il grasso pollicione, lo stivale femmina, entrò in azione e lo morsicò così forte  che la madama assestò un urlo da far tremare le mura del negozio.

Allorchè saremo trattate bene, smetteremo di scioperare, dichiararono tutte insieme le calzature!. I padroni del punto vendita presero all'unanimità la decisione di trattarle con guanti di velluto e la situazione  si risolse in breve tempo!.

 

 

 

 

 

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Tonino il depliant bambino

C'era una volta una turista italiana, un'artista molto distratta soprannominata:"Angelica la matta".

Ella fece un breve viaggio in Savoia, nel mese di aprile e si fermò con un gruppo di persone nella città di Chambery, vicina al lago di Bourget.

Visitò in uno splendido pomeriggio  di sole l'abbazia di Hatecombe e trovandola par-

ticolarmente interessante, prese all'interno un depliant da leggere.

La sera giunta nel suo alberghetto, dopo cena  si mise a cercarlo disperatamente prima  in valigia , poi nella borsa ma esso risultò introvabile.

Il fatto è che bambini, dovete sapere , il suo depliant era diventato improvvisamente vivo e non voleva più saperne di esere letto e di starsene al chiuso.

TONINO IL DEPLIANT BAMBINO  AVEVA LA FORMA DI UN CUORE ED ERA DI UN BELLISSIMO COLORE BLU, COME QUELLO DEL LAGO DI BOURGET, I SUOI OCCHI TRIANGOLARI  D'UN ARANCIO SMAGLIANTE, RUBATO IN UNA NOTTE D'APRILE AI TULIPANI DEL PARCO DELLA CITTADINA CHE SI AFFACCIAVA SUL LAGO.

 A Tonino il depliant bambino, spuntarono due grosse orecchie volanti da elefante e volò fuori dalla stanza d'albergo , si mise a giocare a nascondino con gli altri bambini, sentendosi  finalmente libero e felice.

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Il cellulare Peperone

C'era una volta , un cellulare di colore arancione che a differenza di tutti gli altri, era vivo, pensante e stanco, stanco del suo lavoro.

Il suo padroncino : un ragazzino quindicenne di nome Tommaso detto dagli amici "ficcanaso", perchè si interessava sempre delle faccende altrui e mai delle proprie, dopo aver studiato, non faceva altro che usarlo tutto il santo giorno.

Continuava a mandare messaggi ad amici e parenti e telefonava a suo piacimento per ore e ore,  risultando a fine giornata, stressatissimo!

I suoi occhi d'un verde smeraldo, divenivano allucinati e i capelli, che erano una matassa di riccioli rossi, si trasformavano in spaghetti!

La madre tutte le sere lo annoiava con i suoi soliti  predicozzi, dicendogli di utilizzare il telefono in modo più appropriato!

Il figliolo fingeva di non sentire e continuava a comportarsi come maggiormente gli garbava.

Una sera d'aprile, in cui il cielo era terso come uno specchio e il dolce tepore invitava ad uscire, il cellulare PEPERONE decise di darsela a gambe levate, aveva una gran sete di libertà e voleva godersi un po' la vita!

Tommaso dormiva tranquillo nel suo letto, russando rumorosamente ed  a PEPERONE spuntarono due zampette blu; dato che la finestra della cameretta era socchiusa ,salì sul davanzale ed con un salto, si ritrovò in cortile, era finalmente libero.

Sul selciato c'era una pozzanghera e PEPERONE  vi si specchiò, per magia lui non era più un cellulare, bensì una splendida FARFALLA vanessa.

Adesso era veramente felice , poteva volare dove voleva!

 

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Migliasso,l’uomo grasso

C'era una volta, un uomo piccino, piccino, grasso come una mongolfiera, ladruncolo di professione, un'onorata tradizione familiare.

Si chiamava  MIGLIASSO ,L'UOMO GRASSO e grazie all'ultimo indulto che il ministro della giustizia aveva decretato, era uscito di prigione.Come aveva tirato la cinghia in quella cella, in quanto riceveva dalla guardia carce-, ceraria, una sola scodella di minestra.

MIGLIASSO, guardandosi intorno era frastornato dai decori e dagli addobbi natalizi, posti  attorno alle vetrine, ridondanti di dolciumi ed ogni sorta di leccornie.

EGLI PENSAVA FRA Sè e Sè:"pancia mia fatti capanna" così entrò in un negozio del centro e mangiò tutti i pasticcini e le magnifiche torte esposte con grande cura.

Bevve dieci tazze di caffè al bar"la libertà" e si mise tranquillamente  a sfogliare il giornale, leggendo con suo grande disgusto che il ministro della salute, avrebbe tassato i bevitori, i fumatori, gli obesi, e chi conduceva una vita sedentaria!

Ora che era finalmente LIBERO, la sua vita sarebbe stata più controllata DI PRIMA?Dato che i mezzi sarebbero stati gratis per tutto il mese di dicembre, vi sarebbe salito sopra e non vi sarebbe più sceso che al trentuno, utilizzandolo nottetempo come camera da letto.

Nel deposito dei bus, nel buio notturno, si udiva soltanto il rumore delle mandibole di MIGLIASSO, l'uomo grasso che mangiava a più non posso, scolava  botiglie di wiski e fumava un sigaro dopo l'altro.

Ad un certo punto si addormentò ed il suo russare era così roboante da far vibrare

l'auotobus su cui si trovava; venne svegliato da un vigile che gli fece una terribile multa!

MIGLIASSO,senza pensarci due volte concluse che se ne stava meglio in prigione, là si riposava ed aveva un'ora di libertà!

I VERI CARCERATI ERANO QUEI POVERI LAVORATORI, sottoposti a regole molto dure, lavoro, dieta, controllo dei risparmi.

IL LADRUNCOLO effettuò uno scippo ai danni di un'anziana signora e ritornò con gran contentezza nella sua cella, a ciondolare in branda, alla faccia delle multe,leggi e decreti, qua poteva chiacchierare delle sue scorribande passate, là fruori TUTTI CORREVANO,avendo un sacco da FARE.

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Ronaldino il pesciolino testo per bambini

C'era una volta, in una casa grandissima, fatta a forma di girandola, dai mille colori, chiamata:Amendola, una sala da pranzo, esattamente circolare, con al centro un acquario, contenente quattro pesciolini , tre rossi ed uno nerissimo.

La loro padroncina, li aveva acquistati alla fiera del paese, il giorno precedente e vispa com'era, aveva dato ad uno di essi, al più piccino, il nome  di un calciatore famoso:"Ronaldinho". Il pesciolino capì che era il prediletto dalla bimba ed in un pomeriggio caldo di maggio, mentre Carlotta faceva come al solito i capricci  per addormentarsi  e strillava come un aquilotto, con un balzo, saltò fuori dalla palla di vetro in cui era stato posto; le pinne caudali si trasformarono in gambette bitorzolute, con piedini a ventosa, di uno spiccato arancione.Nel contempo, sul capo  gli spuntò  un cappellino di tela, con il frontalino all'incontrario, pareva un vero e proprio calciatore.

"Ronaldinho" si nascose sotto il tappeto del salotto ed aspettò quietamente che il meriggio si srotolasse come un foglio di papiro, mentre  la padroncina era al parco-giochi che faceva le capriole su di un tappeto erboso, con alcune sue amichette, custodita dallo sguardo  vigile della nonna paterna, seduta all'ombra di un piccolo acero.

Il pesciolino verso l'ora del tramonto, uscì  quatto, quatto, dal suo nascondiglio e percorse alcune miglia, saltellando come un vero calciatore, giungendo in fretta al giardino frequentato da Carlotta.

Esso si tuffò al centro della fontana, messa a lato di un'aiuola erbosa e rinfrescatosi, si scrollò di dosso le goccioline d'acqua che, divennero magicamente  palline colorate di un blu smagliante.

Si divertì un mondo a calciarle  tutte ma dovette chiamare in suo aiuto, la ninfea della fonte affinchè con un sortilegio, lo aiutasse a trasformare le sfere in altrettanti calciatori.

In un attimo, un soffio di vento, portò sulla fronte del pesciolino, una lanuria leggera ed il miracolo avvenne, comparvero undici giocatori simili a l ui, in tutto e per tutto.

Ronaldinho giocò per ore ed ore sotto il sole cocente e fece un sacco di goals e felice del suo momento di gloria, verso il far della sera , ritornò nella boccia di vetro, per non creare preoccupazioni alla sua padroncina.

 

 

 

 

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Cleopatra testo per bambini

C'era una volta una micia di nome CLEOPATRA, una gatta randagia, un po'rachitica, vista la fame che aveva patito, con due occhi viola, orlati da lunghe ciglia viola ed un codino a forma di fiocco.

 UNA SERA fredda di gennaio  , rincantucciata accanto ad un lampione dalla luce fioca, Rosalba, una dolce signora di circa quarant'anni, scorse un gomitolo nero,

nero, era una miciona infreddolita.

Ella la prese in braccio, accarezzandola con una delicatezza inusuale e la bellissima gatta le fece le fusa, per ringraziarla di tutte  le attenzioni ricevute, non immaginando

nemmeno che , di lì a poco, la sua vita sarebbe cambiata moltissimo.

Oltrepassata la soglia di casa , i suoi figli, due ragazzini aolescenti di tredici e quindici anni, si misero a strillare, tirandole i baffi e la coda.

La madre si avvicinò ai monelli e li spedì nella loro cameretta, a studiare ma essi , per continuare a divertirsi, le posero davanti un roditore finto, così CLEOPATRA correva,correva... ed ifigli giù a ridere.

La padrona di casa capì ben presto, di non aver ospitato una bestiola qualunque, in quanto ogni qualvolta si fosse fatta un bagno, anche la micia avrebbe preteso un'accurata toilette!

Le richieste di Cleopatra aumentavano di giorno in giorno e se non venivano soddisfatte, essa faceva le sue rimostranze, con miagolii esasperanti e graffiate, sul divano di taffetà del salotto.

Rosalba fu costretta a badare più a lei che ai suoi figli, poichè non era a conoscenza  del fatto che Cleopatra fosse un'incantevole regina, trasformata in bestiola da un'aspirante fata.

Smemorella , alquanto distratta, aveva scambiato l'ingrediente di una pozione magica: coda di lucertola con polvere di ruggine di chiodo, per cui dandola da bere alla sua Regina, bella e dolcissima, la regnante aveva assunto le sembianze di una graziosa gattina; l'incantesimo si sarebbe spezzato soltanto se un topo l'avesse chiesta in sposa!

Dall'altra parte del mondo , un stregone  perfido, chiamato Pitone, era in lotta con il capo-tribù

giovane ed affascinante ed intendeva toglierlo di mezzo, facendolo sparire dalla faccia della terra o trasformandolo in una bestiola poco piacevole, un topastro!

Il roditore s'infilò nella carlinga di un aereo ed effettuando un viaggio intercontinentale, si andò a nascondere proprio nel bidone della spazzatura della signora Rosalba.

Zoastro il topastyro, appena vide CLEOPATRA se ne innamorò, tanto era piacevole d'aspetto e di modi, chiedendola in sposa.

Così l'avvenente regina riprese le sue fattezze e si ritrovò moglie di un capo tribù, selvaggio, ma fantastico e tutta la famiglia, Rosalba e figli e marito , furono invitati al rito nuziale.