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Raccolta di pensieri di Anna Giordano
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Tutti pazzi per il Corona...

Non si sente parlare d'altro, se non del Corona della situazione, no questa volta non si tratta di Fabrizio Corona, ma di quell'intruso che ha creato nella sua infima grandezza la corona più temuta del pianeta. Si è incoronato da solo dicendo: Dio me l'ha data e guai chi mi tocca, e sì, proprio così! Anche Napoleone disse pressapoco la stessa frase, di quando porse sul suo capo la corona d'imperatore, ed anche lui era uno piccolo di statura, ma grande nella sua impresa... e disse appunto riferendosi alla corona: Dio me l'ha data e guai chi me la tocca! Questo è il punto di forza di chi ha il potere, ma ancora più potente è chi fa del suo potere un'arma a doppio taglio come nel caso di questo Coronavirus imperatore anch'esso, poiché utilizza l'imperativo per dettare le sue regole, che sono eseguite dai media, tramite: L'informazione!
Se ne parla ormai da un mese in ogni angolo di strada, in ogni trasmissione televisiva, in ogni pagina di giornale,in tutti i luoghi in tutti i laghi, direbbe Valerio Scanu, purché se ne parli ... ma come tutte le cose, quando se ne parla troppo diventano virali e ciò che si sta propagando, non è il Coronavirus bensì la Virusmania! Una forma di contagio molto più contagiosa dello stesso Coronavirus. Quando esco e vedo le persone come si guardano, quando una persona tossisce è da filmare, perché sembra che il terrore si personifichi nello sguardo dei passanti che, come spinti da una forza invisibile, si spostano a una velocità supersonica in altra direzione.
Anche se poi, la persona ha tossito perché stava bevendo e gli è andato di traverso un sorso d'acqua.
Ecco il virus della paura è molto più virulento di ogni altro virus.
Quindi penso che il Coronavirus, certo non bisogna sottovalutarlo ed è giusto che sia così, che chi è entrato in contatto con zone infettate rimanga lontano e si sacrifichi per due settimane, che poi non è un sacrificio, se si possono ridurre i contagi.

Anzi, ben vengano persone rispettose della vita altrui e non commettano imprudenze inutili a discapito della salute pubblica, vecchi e non, anche perché sono troppe le volte che si annunciano morti per il virus, dicendo: i morti sono tutte persone anziane e a rischio con patologie pregresse, come per dire non sono giovani quindi possono morire, tanto erano già deboli e quindi detto in parole spicciole: chi se ne frega!
Questa cosa la trovo di una sgarbatezza tale che mi vien voglia di dire a chi annuncia con nonchalance e senza un minimo di rispetto per chi ci ha rimesso la pelle:guarda che può capitare anche ai tuoi parenti anziani, annuncia la notizia con un po' più di rispetto e non con un tono come se si annunciasse un'asta per vendita di oggetti vecchi e senza gran valore di cui ci si è disfatti, perché tanto hanno vissuto il loro tempo...
Comunque, facciamo meno propaganda e più attenzione ai nostri comportamenti, che a volte feriscono più di qualsiasi altra malattia e lanciano messaggi sbagliati a chi sarà la società di domani che avrà bisogno di molto più umanità e amore per il prossimo se non vuole sparire dalla faccia del mondo.

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Riflettere

Prima di commettere una cattiva azione, domandati se a TE farebbe piacere riceverla, solo cosi saprai se farla o no. Prima di commettere una cattiva azione, mettiti al posto di chi la riceve e, per un attimo, vivi in prima persona la cattiveria che stai per commettere verso l'altra persona. Domandati se ti fa piacere riceverla. Prova a farla prima verso te stesso: appiccati il fuoco, così come è stato fatto a quei poveri senza tetto, per poi definirlo un gioco! Sparati una pallottola, tagliati la gola, tirati un cazzotto all'improvviso in faccia, senza conoscerne il perché! Strattonati e derubati delle tue stesse cose, assillati con ricatti e abusi, stuprati, sfregiati il volto con l'acido, bastonati ogni volta che bevi, spingiti per cadere sotto le rotaie di un treno, fatti violenza ogni volta che ti salta in mente di farla ad altri, rubati l'idea di una tua invenzione, truffati dei tuoi stessi beni, mandati in galera per falsa testimonianza, mandati a quel paese per un si o per un no, picchiati a scuola davanti ai tuoi compagni perché di te ridano, manda sul web le tue immagini nude di cui ti vergogni, fai su di te tutto quel che ritieni giusto fare agli altri e poi, domandati se tutto ciò può farti piacere...

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Piccola riflessione serale

Piccola riflessione serale.

In tutte le cose c'è il lato positivo e negativo, come appunto: la follia e la saggezza, sono due estremità che si scontrano, ma che possono avere un effetto finale uguale;come pure il freddo e il caldo, l'uno è all'opposto dell'altro ma se mettiamo una mano su un pezzo di ghiaccio asciutto, cioè che ha raggiunto una temperatura massima del minimo, e mettiamo una mano sul fuoco vivo, il risultato, per la mano è lo stesso,esse si ustionano, sia per eccesso di freddo o di calore che sia.
Quindi, così pure la follia, come la saggezza, possono dare una visione delle cose fuori dalla norma e mi vien di definirle così:

La follia è il massimo all'opposto di ogni regolarità e la saggezza… anche.

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La pagina bianca


Ogni qualvolta mi trovo davanti ad essa mi domando se sarà quello il momento che darà inizio alla sua storia. Già, una pagina bianca può dire molto, come può anche non dire niente.
Può raccontare la triste solitudine in un deserto di parole mai scritte; un mondo senza colori, il vuoto dello scrittore, la perdita di memoria, la vastità del nulla, la purezza di un fanciulla, la differenza dall'oscurità, la libertà del silenzio, un punto bianco perso sulla neve, una finestra aperta sul pensiero, l'attesa: pausa senza fine.
Oppure, un muro bianco da dipingere, la nullità fine a se stessa, l'utilità di poter diventare futuro, la pagina da conservare per gli appunti, la sosta prima della decisione, la voglia di sporcarla con un disegno, il transito tra il dire e il fare, la sensazione dell'ordine asettico, la fragilità del bianco di una coscienza, l'innocenza di un bambino, il bianco nel negativo, una fotografia senza immagine, la pagina da voltare, da dimenticare. La vita da raccontare su questa o quella pagina bianca, la sola ad essere ambita prima d'essere scritta, la sola ad essere pulita prima d'essere sporcata. La sola, a testimone di una vita che non sarà mai scritta, la sola, che segnerà l'interruzione di un pensiero che può spegnersi con la vita e che mai più sarà scritto…
Ecco, un pensiero, una storia da iniziare per dar vita ad una pagina ancora bianca.
Anzi, ora non più bianca poiché le ho affidato il mio pensiero.

27/10/2015

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Messaggio al sindaco di Como

Se penso a quanto amore sprigiona la parola Natale,
parola intrinseca che racchiude allo stesso tempo tutta la nostra religione con i suoi significati: nascita, luce, inizio, carità, misericordia, fede, cristianità... Il tutto a sua volta si riassume e si esprime con la sola parola: AMORE.
Un sentimento, che non conosce ostacoli.
Un sentimento, che, purtroppo, è stato esiliato dal cuore e in molti l'hanno rimpiazzato con l'odio, padre di tutte le meschinità.

In questi giorni che precedono il Santo Natale,che dovrebbe essere un giorno in cui la carità, la misericordia, l'Amore dovrebbero svegliare, in chi nei loro cuori si è assopito il senso del Natale, che normalmente dovrebbe continuare ad esserci durante tutto l'anno, ma che è stato dimenticato, dando spazio a tutto, fuorché ai buoni propositi che il Natale c'insegna. Mi pesa comunque constatare che c'è qualcuno che neppure a Natale fa eccezione.
Penso ad esempio al sindaco di Como che per Natale ha deciso di multare i senza tetto e PROIBIRE di aiutarli dando loro un pasto caldo o qualsiasi altro aiuto!!! La pazzia dell'odio verso i poveri malcapitati è abnorme, crudeleeee e le e, non sono un errore, ma è un grido d'orrore contro quelli che non hanno più la cognizione del bene, sopraffatti dal male.
Vorrei poter dire a quest'uomo, fatto sindaco per rappresentare i propri cittadini, di vergognarsi!!! Insieme a coloro che l'hanno eletto.
Un senza tetto ha tutti i diritti di qualsiasi essere umano, dietro di loro vi è una storia vissuta che sia in bene o in male e non si può negare una bevanda calda o un pasto in questi freddi giorni che precedono il Natale. Caro sindaco, occupati di loro. Scendi dal piedistallo dove altezzoso guardi chi è seduto per terra, mentre tu poggi il tuo deretano sulla tua poltrona e pensi di fare l'eroe pulendo le strade dai senza tetto, così come ERODE fece con la strage degli innocenti!
Fa in modo che queste persone possano avere almeno una volta all'anno un pasto caldo, una carezza, un sorriso e non la tua cattiveria, che mi auguro ti sia nemica.
Spero vivamente che ciò non avvenga, perché se sei un umano, qualche brandello d'amore alberga ancora nel tuo cuore per farti capire di quanta fortuna hai avuto di non essere al posto loro e che nessuno, può sapere cosa saremo domani.

Il mio pensiero ed augurio di Buon Natale è rivolto a tutti i poveri del pianeta per i quali invito le persone di buona volontà a dargli, con un gesto, un pasto, una coperta, una parola, un sorriso, una carezza, un po' di calore e amore, la forza di affrontare le tante avversità che da una vita sopportano.





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Ripensando il Natale


Ripensando al Natale di quando, vicino al papà e alla mamma, noi piccoli aiutavamo a preparare il presepe.
Iniziavamo a costruirlo il giorno dell'Immacolata; mio padre ne era l'ideatore, mia madre l’aiutava ed ognuno di noi, fratelli e sorelle, apportavamo il proprio contributo alla realizzazione del presepe.
Man mano che il paesaggio prendeva forma, iniziando dalle montagne di cartapesta, passando al ruscello animato e la grotta ancora vuota… vivevamo, giorno dopo giorno, l’avvento.
Ogni mattina il presepe acquisiva nuovi personaggi che noi aggiungevamo, e così facendo, sembrava che quel paesaggio vivesse i preparativi per la venuta di Gesù Bambino.
Simulavamo il movimento, le stradine si popolavano sempre più, arricchendole di qualche spartano oggetto o personaggio caratteristico, fino ad arrivare alla mezzanotte tra il 24 e il 25 per deporre nella mangiatoia il Bambino Gesù: “La Luce”!
Colui che rischiara le tenebre, Colui che rappresenta la nascita del bene sul male in concomitanza col periodo del solstizio d’inverno, in cui inizia ad allungarsi la luce del giorno a discapito della notte.
Un bambino che, malgrado fosse figlio di Dio, nacque nella più umile povertà, vestito solo della sua luce.
Oggi siamo tutti indaffarati a fare spese e pensare a come passare il Natale. È giusto perché festeggiamo la Sua nascita, tutto ciò è bello, e le luci che accendiamo sono per ricordarlo.
Natale è la festa dell'amore per il prossimo, è la festa che unisce le famiglie, è la festa dei bambini, è la festa che dovrebbe renderci più buoni, per Suo rispetto, perché ci ha portato con la Sua venuta, la ricchezza che tutti abbiamo, ma che in pochi, purtroppo, regaliamo:“L'Amore”.

Peccato che oggi ci siano poche persone che interpretano il Natale tenendo conto della nascita di Gesù come il vero evento. Troppo indaffarati a festeggiare dimentichiamo la vera essenza di questa festa, che consiste nel fare del bene, amare tutto l'anno e non solo a Natale.
Ho come l'impressione che già a Santo Stefano, Gesù sia dimenticato; riposto in uno scatolo e messo a dormire, come le statuette del presepe, per l'anno susseguente, e la vita riprende avendo già tralasciato i buoni propositi che, magari, ci hanno sfiorato la mente durante il giorno di Natale.

Mi fermo poiché se continuassi, potreste scambiarmi per un prete, che non sono, sono solo una nostalgica che vede la differenza tra il Natale di ieri e quello di oggi.
Anche ieri si festeggiava, ma non so, c'era una luce che brillava più di ogni altra luce, era quella che si notava negli occhi dei bambini che, con le bocche aperte, ascoltavano la storia della venuta al mondo di un Bambino di nome: Gesù.
Che la luce riempia tutti di bontà permanente, e ci indichi il cammino ancora da percorrere.









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La differenza tra l’antica Grecia e l’Italia odierna

La differenza che ci divide dall'antica Grecia, malgrado i millenni, e che purtroppo, nulla ci ha insegnato.

Discorso di Pericle pronunciato agli Ateniesi nel 461 a.c. e realtà italiana nel 2014 dopo Cristo...( 2014 perché è l'anno in cui scrissi questa riflessione)

Qui ad Atene noi facciamo così

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Invece in Italia facciamo così:

Qui il nostro governo favorisce i pochi invece dei molti: e per questo non viene chiamato e neppure calcolato.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui in Italia noi facciamo così:

Le leggi qui non assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi ignoriamo sempre i non meriti dell'eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, ignorato dallo Stato, come atto di incuranza ad una ricompensa al merito, e la povertà costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui in Italia facciamo così:

La libertà di cui godiamo non si estende anche alla vita quotidiana; noi siamo sospettosi l’uno dell’altro e infastidiamo il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, ma non liberi di vivere come ci piace, a causa dei furbi, ma tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo e anche per i furbi che rimangono a guardare, fregandosi le mani.
Un cittadino italiano trascura i pubblici affari quando non attende alle proprie faccende private, ma soprattutto si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui in Italia noi facciamo così:

Ci è stato insegnato da un lato a rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di non rispettare le leggi e di non dimenticare mai che non dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di non rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui in Italia noi facciamo così:

Un uomo che non si interessa allo Stato noi lo consideriamo innocuo, ma utile; e benché in molti siano in grado di non dare vita ad una politica, beh tutti qui in Italia siamo in grado di non giudicarla.
Noi consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la libertà sia il frutto della felicità, ma la felicità sia solo il frutto del valore d'acquisto.
Insomma, io proclamo che L'Italia è la scuola Mediterranea e che ogni italiano,cresce sviluppando in sé una infelice versatilità, la sfiducia in se stesso, la non prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra penisola è aperta al mondo e noi, non cacciamo mai uno straniero o almeno per il momento.
Qui in Italia noi facciamo così.






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L’amicizia



L'amicizia non si distrugge mai se solidamente rimane legata ai principi di cui è composta la sua essenza.

L'amicizia è una pianta che affonda le sue radici nella sincerità, nella condivisione e partecipazione, nella presenza e anche nella presenza della sua assenza, nel saper dare conforto, nella mano tesa dopo una caduta e a quella tesa prima per evitare la caduta.

L'amicizia è una cosa seria, un vero impegno verso chi ti apre la sua porta di casa e di chi ti offre il cuore, è un sentimento importante che non va sciupato, non va monetizzato e mai disprezzato.

Un'amicizia lascia sempre il posto all'imprevisto per non mancare mai al bisogno degli altri.
L'amicizia è quel sentimento che ti lega con un patto fraterno agli altri e con te stesso, tacitamente.
L'amicizia è quella intesa a cui basta uno sguardo per capirsi, senza aggiungere altro.
L'amicizia è una corteccia d'albero che protegge il tronco dal gelo, che può lederle, è una seconda vita che ti affianca.
L’amicizia è quel dolce buonissimo che ami condividere senza avere rimpianto.
L’amicizia è una rarità , è un fiore nel deserto, è un esemplare raro in via d’estinzione, di cui tutti ne parlano, ma in pochi sono a conoscerlo.




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La magia del divagare nei ragionamenti.


Prendendo una parola a caso come: infinito, ho iniziato a pensare e divagare, confidando il mio pensiero a questo foglio dicendogli: Infinito, cioè: In- finito = nel finito.

Con la parola “infinito” si definisce ciò che non ha fine, senza limiti, dando una dimensione non finita al pensiero che la rende finita. Cerco di spiegarmi o almeno ci provo, ragionando con me ed il foglio… Una cosa che è finita è definita dal pensiero qualcosa che ha tutte le caratteristiche per essere definita tale.

L’infinito, in un certo senso, assume un concetto di finito anche se la parola sia nata per dire che non ha limite, ma che, comunque, definisce con essa il limite del suo significato.
Se penso al mare che non è infinito, eppure molte volte è indicato come tale in quanto apparentemente senza limite.
Paragonandolo all'infinito, anche non essendolo, la parola: infinito, dona al mare l’immagine di qualcosa che non ha fine e né limite poiché sconfina oltre il nostro sguardo.
Permettendo alla nostra mente di capire con semplicità l’idea della sua smisurata quantità d’acqua da cui è composto e senza doverne quantificare in cifre i litri, rendendo la visione o idea che sia, più complicata da capire di quanto sia enorme la sua massa d’acqua, quando invece, può darla da sola la parola: infinito. Ciò aiuta a rendere l’idea, almeno credo, sul significato di questa parola, limitando l’infinito ad essere contenuta in una piccola parola di solo otto lettere e che a sua volta, limita in essa la quantità senza fine. E allora, direi proprio che l’infinito risieda nel suono delle parole. Parole per le quali bastano solo ventisei lettere se parliamo dell’alfabeto italiano, comprese le vocali, che ci servono per parlare e scrivere all'infinito, ed il paradosso sta proprio nell'usare un numero di lettere definito per farlo. Come pure per i numeri, con nove numeri, più lo zero, si possono generare tutte le possibilità numeriche, infinite e finite, così anche per le note musicali che sono sette e bastano per imbastire ritmi e melodie a perdita d’udito. Che meraviglia l’estro delle menti che con un esiguo numero di lettere, numeri o note possano creare col loro limite: l’infinito.

07/03/2017





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Perché il cuore non si ammala di cancro?

Premetto che il testo non ha alcuna pretesa scientifica, ma vuole essere solo una semplice constatazione o meglio, riflessione... Che non me ne vogliano i medici, magari chissà potranno darmi una risposta meno poetica!


Chissà perché nel cuore non si genera il cancro. È l'unico organo del quale non ho mai sentito che fosse stato affetto da tumore, forse non è così, può darsi, seppure ho cercato e casi non ne ho trovati.
Vorrei capirne le ragioni poiché, pur essendo un organo vitale, come il cervello, il pancreas, il fegato ecc... non ho mai sentito che qualcuno si fosse ammalato di cancro al cuore. È vero si ammala di altre malattie, ma perché non di quella più temuta e distruttiva?
Sarà forse perché è una pompa ed è sempre in movimento? Ma anche il cervello e tutti gli altri organi lo sono! Ma allora perché il cuore non si ammala di cancro? Forse sarà perché il suo tessuto è muscoloso? Mah! Eppure deve esserci un
perché ! Forse perché è il solo a raccogliere emozioni, è il solo che si commuove quando gli altri si ammalano di cancro e se pure lui si ammalasse dello stesso male, non potrebbe aiutare chi si ammala e avere la forza di poter guarire, ed esternare l'amore per la vita.
Forse ho trovato! L'amore si sa non muore mai, e il cuore è il solo che ospita l'amore, e può sconfiggere il male ed impedire al cancro di entrare nel suo regno? Chissà se è questa la ragione, ma voglio accontentarmi di essa, perché in fondo, può far nascere, se non altro, il dubbio in chi nell'amore non crede.

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Perché la Terra è tonda?

Vi siete chiesti mai perché la terra sia tonda?

Un cerchio così come una sfera, non ha inizio e non ha fine, ma solo congiunzione in ogni punto.
Non ha per cui, neppure quei confini che una mente chiusa in quelli suoi, un giorno li inventò, rendendo spigolosa questa terra che da millenni gira senza sosta nell'infinito spazio, e dove la libertà è stata uccisa.

Dove ogni inizio si ricongiunge con la fine in ogni dove e ricomincia il giro senza sosta.

La sua rotondità c'insegna: la perfezione e l'eguaglianza, la libertà del movimento senza fine.

Di quella del girovago che vaga, esule, invano, poiché si scontra col muro della libertà uccisa, quello dei limiti minati, dove il giro si spezza e non si ricongiunge.

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Riflessioni: Chi Sono?

Chi Sono?
È una domanda che spesso mi pongo e che volgo anche al plurale, chi siamo?
Siamo quello che ci aspettavamo d'essere secondo le nostre aspettative?
Oppure siamo quello che, malgrado, le nostre aspettative non siamo riusciti ad essere?
Sembra facile dire di sé quel che si è, ma la cosa si complica perché viviamo in uno stato di continua evoluzione che dipende non solo da sé, ma anche dagli altri, visto che la razza umana vive in comunità e dalla quale si attingono riflessi e riflessioni, quando su tutto, gli altri, non hanno una visione giusta della tua persona. Spesso dicono di te quel che tu non sei, ma quello che loro pensano che tu sia, distorcendo la vera immagine di ciò che sei.
Quindi è difficile, se non altro, perché comunque gli altri, influenzano chi li ascolta.
In passato, devo ammettere e dire, che mi hanno condizionata, me malgrado, a pormi delle domande, sovente alle quali non ho trovato risposta.
Oggi per non dire dieci anni fa, anno più anno meno, mi sono dedicata alla scrittura, anche se da sempre nutrivo passione per lo scrivere e avevo in mente di fare questo passo, mi ci è voluta una vita per farlo. Già c'è voluto tanto tempo, prima di ascoltare soltanto me stessa e, per una volta, senza tenere conto degli altri.
Deformazione ricevuta da una educazione rigida? Forse!
Oggi scrivo romanzi, racconti, poesie, pensieri e, fra tante altre cose, è quello che più mi piace fare, ma ciò non vuol dire che debba escludere dalla mia quotidianità il dedicarmi ad altro, no, sono troppo innamorata della vita e non posso non scoprirla nelle sue peculiarità poiché, come lei, sono poliedrica, perché nella diversità nasce e si scopre la vita in tutte le sue sfaccettature.
Vita di un pensiero, di un sogno, di un’azione… ma poi, ad un tratto, di tanto in tanto, ricado nella domanda: Chi sono?
È una domanda che frequente riemerge dal fondo in cui l’ho parcheggiata e nei miei pensieri primeggia una idea, dicendomi che scoprendo me, scoprirò forse gli altri.
Anche questo è un pensiero ricorrente ed è forse la mia ossessione di capire chi sono, da dove sono arrivata, la vita è un caso? Che mi fa persistere in in questa direzione.
La verità? Non lo so!
Dicono che il caso faccia bene le cose, ma la mia nascita è parte del caso? È stata giusta? Cosa sono venuta a fare in questo mondo? Potrei rispondere,ancora una volta: non lo so, ma provo comunque a cercarne il bandolo…
Dunque, se sono oggi qui, deve pur esserci una ragione, poiché credo che la casualità sia relativamente casuale.
Abbiamo tutti un compito ben specifico, anche se passiamo un’esistenza a domandarci quale sia il proprio, a volte penso che la vita possa essere paragonata a un gioco del quale siamo le pedine, mosse da una mano sconosciuta che c’induce a fare passi di cui non ne conosciamo il risultato.
Ma come tutte le cose, se ne analizziamo i loro perché, forse, riusciamo a trovare la spiegazione.
Ad esempio la mosca, a cosa serve una mosca? Quando sappiamo che sono fastidiose, portatrici di germi, insetto che all'uomo non serve a niente poiché dannoso alla natura, quando depone le sue uova nei fiori dei frutti. Inutile tormento in estate, quando il caldo appiccicoso le fa volare e ronzare nelle orecchie durante la siesta pomeridiana, rendendola una vera tortura.
È vero, direi che non servano assolutamente a niente!
All'uomo! Risponderebbero gli uccelli, che si nutrono anche di mosche e non sono i soli.
Sì ma gli uccelli a cosa servono? Anche se devo ammettere che mi danno la gioia quando la mattina apro la finestra e li sento cinguettare, ma ho bisogno di loro veramente? Anche loro non è che mi sembrino utili!
Mangiano l’uva, il grano e tanti altri frutti che l’uomo coltiva. Infatti, bisogna ingegnarsi, mettere lo spaventapasseri perché si tengano lontano dai campi, allora a cosa servono? Pensandoci un po’, devo dire che quei raccolti, di cui l’uomo è tanto geloso, lo debba anche a loro. Gli uccelli si nutrono d’insetti e non solo, alcune razze contribuiscono all'impollinazione e a mantenere pulito il terreno dai topi, mi riferisco agli uccelli rapaci,oppure talpe che devastano gli orti e non sono le sole. Ma le talpe a cosa servono? Sono devastatrici e lasciano gallerie dietro di loro che possono far sprofondare i solchi dell’orto insomma non ne vedo l’utilità! Ma ecco che ripensandoci sento il pensiero di chi può trovare che le talpe siano a loro utili e che dicono:

Le talpe forse a te non servono, ma per noi faine sì, siamo animali carnivori ed abbiamo bisogno di carne, i topi ad esempio, oppure le galline, insomma dobbiamo vivere!

Già, devono vivere… tutto si fa per la vita, si ammazza anche pur di salvare la vita.
Che strano, uccidere per sopravvivere, anche l’uomo lo fa, ammazza le bestie e ne mangia la carne, come pure i vegetariani o vegani che non mangiano carne, pensando così di non uccidere, ma non si rendono conto che comunque ammazzano una pianta, un piede di lattuga, una pesca, dei fagiolini e tantissime altre forme di vita, che servono per tenerci in vita. Se si pensa che la vita è solo quella animale ci sbagliamo e di grosso! L’errore si fa soltanto perché pensiamo che solo ammazzare un animale sia un atto atroce perché gli togliamo la vita, solo per vivere e versiamo il loro sangue, un liquido che permette di vivere, anche noi umani, ma è così anche per le piante, un frutto, quando lo strappiamo dall'albero gli diamo la morte. Le piante sono dotate anch'esse d’intelligenza, di vita che scorre nelle loro foglie o fusto che sia.
Anche se la linfa non è di colore rosso, scorre comunque dalle radici al fusto e dal fusto alle foglie, proprio come il sangue nelle nostre vene. In fondo, la vita esiste dappertutto, anche là dove non pensiamo che ce ne sia, è vero, ma la vita esiste solo perché c’è la morte. per quanto paradossale possa sembrare è così perché la mia vita e quella degli altri, ha motivo d’essere, solo perché togliendo la vita le permettiamo di vivere?
Anche perché nutrendosi possiamo vivere per dare la vita a nostro turno e permettere così che tutti gli esseri viventi, piante comprese, possano assicurare la continuità della propria razza.
L’uomo è un essere dotato di ragione, quante volte sentiamo questa frase? Mi direte tantissime volte. Sì tante, anche adesso sto ragionando, ma dove porta il mio ragionamento? Penso che la risposta l’abbia trovata qualche rigo più sopra: Morire per Vivere, la vita e la morte, due sorelle siamesi per le quali l’essere vivente si adopera per realizzarle,quando si nasce, e anche prima, siamo legati alla fatalità, alla morte, ecco! Questa è una ragione di vita, procreare per dare un senso alla nostra vita ed assicurare, dando la vita, anche la morte.L’una senza l’altra non hanno ragione d’essere. La morte esiste grazie alla vita e la vita grazie alla morte, sono due realtà inscindibili che si rinnovano costantemente e puntualmente con la nascita e con la morte, un inizio e una fine due momenti della vita su cui si basa il tutto. Una, implica la sicurezza dell’altra, anche se i percorsi possono sembrare diversi hanno una identica fine e un identico inizio.
L’inizio genera la fine e la fine genera l’inizio, un interminabile ciclo che col ripetersi dà risposta alla domanda:Chi sono? Sono l’inizio e la fine, sono la continuità della vita, sono la goccia che viaggia da millenni nelle vene di tante altre vite e che spera continuare questo viaggio per nascere e morire per poi, ancora, rifiorire.

21/09/2013 Anna Giordano

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La differenza e i colori


I colori esistono per fare differenza in tutto,
per dare rilevanza alla vita, senza, sarebbe piatta e triste.
Ma differenza non v'è quando colora il sangue degli esseri umani,
Scorre rosso nelle vene anche degli animali.
Le lacrime, trasparenti come acqua,sposano il colore dove scorrono, ma restano pertanto trasparenti, cristalline come l'anima di chi dentro non muore e non fa differenza fra gli esseri umani.
La differenza fra gli uomini la fanno i colori?
No, non può essere che solo l'involucro che li veste faccia di loro, gente
inferiore o superiore poiché in loro batte un cuore che ha lo stesso colore,
per tutti gli uomini del creato. I colori non sono nati per condannare e in assoluto regnare.
Il bianco non è meglio del nero ne' del giallo o del rosso ... Lasciamo che i colori, nati per colorare la vita d'ogni cosa, facciano differenza e non discriminazione tra le persone.
Se pure siamo di colore differente, piangiamo tutti, quando il dolore ci affligge, ridiamo tutti, quando la gioia ci pervade, amiamo tutti mossi dagli stessi sentimenti, senza badare ai colori.
Un bimbo quando nasce piange, e la sua voce non ha colore, i figli del creato
sono tutti uguali, e ogni mamma, prodiga loro amore.
Lasciamo pure che, i colori, restino al loro posto e per la causa giusta per cui esistono, senza che sporchino l'anima con macchie infami, schizzate dal pennello di un pittore che predilige il bianco al nero...

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Pensiero sulla goccia d’acqua.

Guardando il mare, improntai l’inizio della passerella, passo dopo passo giunsi fino alla
rotonda che poggiava in mezzo all’acqua. Immersa nelle mie riflessioni sull'immensità del mare, mentre guardavo l’orizzonte, fui distolta dalle onde che naufragavano sugli scogli, e a quella goccia d’acqua giunta sulla mia mano.
Guardando la sua piccola taglia e confrontandola all’immensità a me davanti, mi avvidi che era quasi inesistente.
“Piccola, sì ”, mi dissi, ma pur sempre della stessa materia, "il mare".
Occupava uno spazio minimo sulla mia mano, anche se per lei era tanto grande, come per me lo era il mare, e come io sostavo sul mare, lei sostava sulla mia mano, avevo il mare in mano ed il mare aveva in mano me.

La goccia d’acqua, mi ricordò che facevo parte dell’immenso universo, e che pur essendo piccoli frammenti di esso, io e lei ( la goccia), eravamo materia della sua stessa materia.
Il mare, pensai, ha raccolto tante goccioline, come questa che mi sta sulla mano, per diventare mare e poi oceano, senza le gocce non sarebbe tale, ed io come la goccia faccio parte dell’universo, dando il mio contributo, fra l’altro, come tante altre persone, assicurando il seguito della razza umana.
Così come la goccia, insieme a tante altre gocce, ha generato il mare, evaporando hanno originato a loro volta altre gocce, così pure la moltiplicazione ed il mutamento delle cose infinitesimali, invisibili all’occhio come: gli atomi e le molecole, che a loro volta aggregandosi diventano visibili… "Pulviscolo atmosferico percettibile appena, granelli di sabbia un po’ più grandi o, appunto, gocce d'acqua… l’inizio degli oceani. Così come le gocce, i granelli di sabbia diventano deserti, i semi piccoli, foreste, e le persone, le folle, popolazioni di questo pianeta…
Pensai che dall’invisibile molecola all’atomo e le sue particelle scisse, si potesse arrivare al “nulla” e viceversa "all’immensità” delle cose.
Dal nulla, al tutto...

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La poesia

"La poesia è l’emozione che ti permette di volare alto nello spazio di due versi".