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Raccolta di poesie di Alessandro Dantonio
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Serenata

Non mi hai mai raccontato 

Un tuo sogno

Sarebbe stato 

Bello immergersi 

Insieme 

Sentire il racconto 

Dalla tua voce

Rarefatta del risveglio

Ma tu non sogni

Sei grezza

Come la terra 

Di cui sei fatta.

*

Intorno

Intorno al corpo

sta il corpo

emancipato nello spirito

o abbruttito

dall'idiozia

mentre la mente

spazza la strada.

*

La pioggia vi batterà

Smettetela di desiderare
Quando non potrete far altro
Che desiderare
Senza più
Autentico desiderio
Ma schiavi
Di un vizio
Camminate
Deponete
I simboli
Che avrete di sicuro
Tra le vostre mani
E i calli
Destinati a desiderare
Camminate
Ponetevi in cammino
Senza tema
Marciate
E Far vostra l'aria
Che respirate
Il vento
Che vi scompiglierà
I capelli
La pioggia
Che vi batterà
Il sole
Che vorrà
Prosciugarvi
Camminando
Deporrete
Sulla lapide
Perentoria
A voi dinanzi
Il fiore
Del desiderio indesiderabile
Dell'arroganza
Di chi ha
Accusandoci
Di non aver
Voluto avere a sufficienza
Di aver desiderato
Senza vero desiderio
Di aver inseguito
Senza davvero correre
E di essere per questo
Invidiosi
Camminiamo
Cammineremo tutti
Abbandonati
I Tablet
Sulle poltrone
Dei senza dimora
Marcerete
Mettendovi ancora una volta
In discussione
E mai da parte
E non darete retta
Alle fandonie
Riguardo al dio
Denaro.

*

West

 

 

Mentre il sangue sale
Dalle viscere
Dell'onnipossenza
Si scorgono
All'orizzonte
Infranto nel sogno
Natanti
Come presagi di futuro
O frammenti passati
Ebano la pelle
O il pallore sconsolante
Mentre il sangue
Pompa
Dalle viscere
I tremori
È il gemere orribile
Saranno trascorsi gli anni
Saranno divise
Le fangose forme
Divinamente costruite
Nell'orrore
L'umana ludica
Scoperta.

 

Embrione
Saggio
Natura vive
Tagete in giardini
Luci di lampione
La notte
E calore
Come ortensie colano ambra
La sola idea
Del mare
Dorme
La tracina
E il volatile
Alle reti puzzolenti
Arpionato
Sguardo di commiato.

*

Il pepe

e così
la prima visita
pareva simile alle altre che vennero dopo
si mostrava
con chiaro fine di essere considerati viventi
Eppure, seppure essi vivi
sopravvivevano
l'anima loro morta giaceva
e affranto dal dolore
Si agitava, il piccolo barista
portava al tavolo il piatto di cozze, aglio abbondante
E trovava scosceso uno sguardo
Languido, posato sulla sua nuca
L'aria profumando d'ortica fresca
Il sale, e il pepe
sulla tavola
L'esca speziata, di fronte
Oltre il cortile
Una campagna di limoni
Polverosa e ruvida
Molto oltre, ad est
Le città gemevano
Come mal oliati congegni ferrosi
Si beve sempre ls sera del vino
Per non pensare.

*

Amanti

Era chiaro
Non saremmo diventati nulla
Null'altro che amanti
Smaniosi
Senza la dovuta distanza
Le menti stranite
I pensieri
Intossicati
La meraviglia
Dell'obliarsi
No, non saremmo divenuti altro
Che il fiato spezzato
Sulle nostre spalle
Di una notte
Non sapremo mai
Nulla di più
Di noi.
Cadranno
Le nuvole gravide
Da ovest
Poseranno le loro ombre
Sulla terra
Su di noi
E scioglieranno
Come lacrime
Rigando di polvere
Colanti
Sopra un ultimo sguardo.