I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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senza titolo
Dall'est programmano il dissenso dall'opposto conteggiano l'infinito. I passi di una guerra sceglie volti e nuovi televisori in sconto. Voglio non esserci per queste voci e certi occhi che stridono piacere -ho sognato il caldo, il caldo meridionale colorava la terra e la pula del grano, dall'odore azzurro del cielo estivo si liberano i giorni privi di dolore- un domani avrà fine e nel percorso alcuni troveranno labirinti e sentieri da percorrere altri siederanno sui gradini d'ingresso di una chiesa.
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Sai questa bocca
Sai questa bocca vorrebbe verità e spigolare negli angoli del buio i fatti spogli che macchiano corpi.
Girano le parole nel caffè, e
questo glicine che cerca un cielo nell'ala verticale di un profumo poi lacrima a terra i suoi fiori
la vivacità del vento e del sorriso da questa antica terrazza paradiso si inonda viva di panorami altrui.
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Confuso nelle pareti plastiche
Confuso nelle pareti plastiche attendo di risuscitare senza voglia fuori c'è un labirinto d'incertezza e questo sepolcro con mura decorate ha già visto solitudini posarsi ai fianchi
il viale dei platani resta al giorno immobile nel freddo indifferibile nella nebbia un respiro e poi ancora la primavea reclama il coraggio del tempo come nel marmo le sue vene brune.
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(Vania)
(Vania) Sospiri piano il passo leggero a profondità, un bacio di Dio che nega celle alla follia ma vede figli al chiaro vetro dei volti sfolti, i rami, nei ricordi ritrovi segni e lacrime ai piedi una bruna radice in erba le foglie degli anni, superba. Giudica sentenza al convenuto non distante da quella cima verde che senza eccezione arde similmente al primo sole.
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Al maschile
Al maschile ho fatto oltre cento flessioni per evitare la torbida pozza della notte non ho una voce, non ho mai avuto una voce femminile che mi parli dentro, di solitudine, di tormento gli occhi l'angoscia, sfuggono ai liquidi lo sguardo non hanno ricordo le tue parole, amore, stanotte ho sognato il bacio di una sirena il sapore amaro ha bagnato il giorno, voglio uscire, uscire da questa marea incoerente.
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Le linee parallele e l’infinito
Le linee parallele e l'infinito
Allontanarsi -da me o da te- una cecità mi è equivalente a palpebre abbassate, inghiotte diottrie indifferenti alla realtà. Questo chiaro di fogli nella buia parete luccica di sogni nel crespo dei giorni.
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Anche queste gocce cadono
You got a face not spoiled by beauty I have some scars from where I’ve been. -U2-
Anche queste gocce cadono inconsistenti rumoreggiano nei miei abissi, ritrarsi al contatto è così naturale come acqua cerco insenature vive per sentire ogni fiato e respiro nella complessità dell'esistere. Dentro di me non c'è il tempo che sono il tempo che da ieri decorre e scorda cammina sulle parole con due anime aderenti. Lui, si specchia sulle pietre levigate dall'attesa, una resa dilania gli occhi nei riflessi di un letto grigio di fiume. Accanto l'altro raccoglie sentieri nelle golene come un antica mappa del silenzio, attraversa nella nebbia le sue nere cicatrici.
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Eppure il giorno filtrava
Eppure il giorno filtrava, e il cielo in negativo sull'asfalto sfiniva un varco lento di nebbia sul resto gocce, aderenti alla veste. Sempre quella, la strada quotidiana quella per la scuola e poi il lavoro non più visibile alla memoria. L'impossibilità di abbracciarti è diventata scontata prima, -prima dell'egoismo- ho celato margini nell'educazione. La pioggia che ora cade, comprende punte di ombrelli colorati, e mi accecano il cuore, batte senza versare ripari.
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That’s fine for me
Questa età lascia il dubbio di un giardino invernale
solo pulsioni di nervi interni tra incroci e qualche croce
luci e rumori di un corpo vorace dentro la gola
c'è ancora qualche pazzo che indossa una cravatta a tinta unita, senza amore.
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Anche queste gocce cadono
You got a face not spoiled by beauty I have some scars from where I’ve been. -U2-
Anche queste gocce cadono inconsistenti rumoreggiano nei miei abissi, ritrarsi al contatto è così naturale come acqua cerco insenature vive per sentire ogni fiato e respiro nella complessità dell'esistere. Dentro di me non c'è il tempo che sono il tempo che da ieri decorre e scorda cammina sulle parole con due anime aderenti. Lui, si specchia sulle pietre levigate dall'attesa, una resa dilania gli occhi nei riflessi di un letto grigio di fiume. Accanto l'altro raccoglie sentieri nelle golene come un antica mappa del silenzio, attraversa nella nebbia le sue nere cicatrici.
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Io non so
Io non so il male veramente nuovamente.
Sarò ferita taglio sulla corteccia una lesione sull'asfalto sarò quella cima di boschi verdi, collina sopra la nebbia di un qualunque giorno
nei cristalli di Gennaio.
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ho imparato a perdermi
ho imparato a perdermi senza alcun rimpianto deriva negli occhi un nuovo tremore Di mio padre ricordo il sorriso di mia madre le parole di madre. Richiuso in un cerchio quella cornice umana impressa nel rivedere l'immagine di un giorno, l'indice felice di un ritratto
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Bruma sociale
Il vetro si appanna e condensa lunghe lacrime spoglie, sotto lo specchio, lo sguardo riflette la vestizione parziale del giorno, scende a tratti sul volto dove abito un'interlinea di pelle, ruga notturna di un passo, accanto, lo stesso io sul pianerottolo affossa parole minime di rive e morsi di rovi un sonno comune e vento. Come tutti,guardo il cielo. Razionalizzare la bruma passata la discesa arcata delle stelle il cosmo ambiguo del silenzio, spacca il ventre della mente nei minuti, nei nervi inermi ancora congiuntivi fermi. L'indice è un gorgo di lancette un cerchio nell'opale della nebbia l'attesa periferia d'un sorriso.
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