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Raccolta di poesie di Antonia Vono
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Nelle vene impazzite di un sole d’agosto

Non vorrei cogliere tutte quelle rose

sul cammino,

perfino i poeti dipingono le spine

e sulla pelle scrivono poesie di sangue

 

io vorrei scrivere

di felicità

ma annego sempre dentro

l'aria lacustre di un fine settembre

prima di poterla afferrare

scompigliarle i capelli dorati d'estate

 

e seppur lontani miraggi

li vedo sempre, girasoli gialli

nelle vene impazzite di un sole d'agosto

*

Non fiori ma opere di bene

Oggi il mio tempo è simile alla candela

vorrei non aver saputo

che dietro quella porta si celava il mio lutto,

vorrei esser fuggita in quel convento di clausura

dove i ricordi vengono segregati al silenzio

e pregare come statue gli uomini onesti,

vorrei non aver dovuto trovare il coraggio

di difendere la mia carne-il mio sangue-

con le mani e con la mente

con gli occhi e col corpo mio intero in uno scudo..

cancellare il nero che il giorno mi seppelliva

il silenzio di chi guardava e compativa,

la vergogna che provavo a occhi chiusi.

Vorrei non lasciarmi seppellire perpetuamente,

ecco vorrei una vanga

per scavare la terra che ho sopra il viso

-respirare di nuovo-

 

vorrei aver avuto la tua forza di uomo

nel difendermi idee e intelletto

e non esser circoncisa di prepotenza,

oggi qualcuno mi porta un fiore

non occorre, non ne sento più il profumo

qui c'è silenzio

e tutto il sangue mio rappreso di solitudine

 

ci sono  urla vuote

chiuse per sempre d'omertà.

*

Sisifo, ad esempio.

 

Poi prenderemo versi nuovi

come sono nuove le donne di oggi

capelli rosa,sulle spalle insieme agli errori ,

le decolorazioni i capelli rasati

e i pantaloni lunghi

nessuna convenzione col passato,

 

ma non ne sono sicura

alcune cose sono ineluttabili: la fatica del parto

e l'allattamento,

insieme scopri l'allettamento del lavoro

perchè se sei madre non puoi lavorare

da incubatrice ad incubo

lo so è dura da digerire

 

 siamo Sisifo in ogni cadenza dialettale

le donne hanno ucciso le donne

gli uomini hanno ucciso le donne

le madri hanno ucciso le future donne

i padri le hanno arrestate continuamente

solo i bambini rimangono nel candore delle fiabe,

 

davvero credi che una carriera,il lavoro

le faccende di casa

i silenzi di certi mariti

i figli che ti danno sempre lo sbaglio come resto della giornata

dicano di te?

 

Non vedo vittoria al crocevie delle scelte

qualunque cosa si sceglierà di fare

la monetina cade sul dorso della solitudine..

poi c'è il racconto dell'illusione "il vissero per sempre felici e scontenti"

 

Al mercato della domenica il risparmio non è più garantito

ma tu trema se vuoi nelle crisi di panico

e riprendi i fili lasciati nel passato

nell'astuzia e nella gentilezza.

La donna è capace di ricostruirsi

un soppalco continuo nel credere e nel domandarsi.

*

Dal pianeta dei grigi sfumati

Ti scrivo dal pianeta dei grigi sfumati,

dalle piante curve di gemme ramate,

ti chiedo la notte,

la morte di tutto ciò che è stato,

l'uovo del futuro che avrà occhi solo per noi.

 

Ti chiedo la folla dei sentimenti,

presenze costanti nell'ammirarci,

nel sottrarci a porzioni di cielo già predestinate

 

 sei voce, tempo e spazio

 spezie divine i tuoi baci

sotto la tua barba, sotto il tuo viso

scavando fino in fondo ci sono io,

confusamente mi trovo, mi faccio membra

e carne nella tua carne e profumo nel tuo profumo

come nascessi dalle tue labbra, dalle tue mani,

carta per poesia.

 

 

 

*

Narra il silenzio

Qui niente mi parla di te
il cielo
è solo un grigio muro
immutevole
...
e l'acqua
è  rancido
scorrere in tubi ferrosi

le baie e le frescure
che ti appartengono
distano
almeno il tempo che corre
tra gli occhi e i sogni
e nemmeno parallele fluiscon
le speranze..

qui niente
mi parla di te...

solo il mio cuore
ti narra

*

-Aishiteru-

Nel cono ho visto le fragole
sorridevano primavera
mentre i miei capelli danzavano    le tue mani.

 


Ho guardato a lungo nei tuoi occhi
e ho perso tutti i mei anni..

*

Nasciamo ogni notte siderali e perse comete

In questo   siderale tornare

nello stesso cortile dove sono

cresciute le certezze

le mani e le cantilene

questo passare  un momento nel passato

 trovare che i giochi mi hanno conservata

e le strade mi  sono rimaste consolazione

 

trovarti azzurro e solo

seduto sui fiori coltivati in inverno

nelle labbra impastate che non riconosco nel mio ieri

tra le spine di tutto quello che hai perduto

trovarmi seduta e sola ad accogliermi

a rinascere nel luogo in cui sono nata

e in cui tu,così giovane,mi sei morto dentro.

*

Funamboli tra le dune in fiore

Tu ci sei, come tutte
queste mattine dorate,
a prima vista  appari  argine, mi attendi
  al varco per amarmi in bilico, lasciandomi fluttuare,
 [ Chagall  nel tuo blu e le tue rose nel palato]
ed io mi arrampico tra le tue parole
sui tuoi scogli fermi come girasoli

poi semplicemente sonnambuli, insieme,

funamboli dalle ossa giganti che infiammano le radure
fermi anche noi alle labbra del vento,  remoti ed estremi.

Le senti le mie braccia che ti afferrano,

ti sostengono
le mie mani che ti frugano il cuore,
le mie labbra che ti struggono?


Le mie parole hanno il tuo sangue che scorre nella linfa
e mi basta per risorgere, per rimanere immutata
per cercarti

insonne e immune ad ogni mutamento.

 

*

Un nembo a vapore suona il cielo

Letture a cerchio,
l'inclinazione é un nodo
un nembo a vapore suona il cielo
e la stanza é un giro nuovo d'estate

 

 

il gioco a dama è a grandezza naturale
siamo ancora sdraiati sulla sabbia
del luna park, il muschio a nord delle nostre mani è verde come il thè

 

  l'ultima della fila
ha il giallo nelle strofe
a lembi, un ritaglio di giornale impresso sulla fronte
segnali più o meno idilliaci di un passo breve
l'abito di more ha le stagioni sui rami

ci sono capelli lunghi
confusi tra i colori una sfumatura grigia sulla tempia pulsa
ma sono i tuoi occhi l'ampolla che mi sommerge.

*

E se cado nel cielo delle notti d’agosto

Mi hai chiamata per nome

mi hai inventata

nei tuoi occhi forse vedo l'alba

 l'improvviso buio

-cielo inciso a parole-

 


ma tu mi hai chiamata per nome

-rimagliata

con nuove coordinate sulla carta nautica
a sollevarmi da latitudini, un punto

intersecato esattamente nel tuo infinito,
lì sotto di me i coralli mi nascono in gola

e scende nell'arsura sete di te improvvisa
-  su  rocce  pronte a scansarsi-

la trasformazione è avvenuta

siamo l'isola delle comete

e se cado nel cielo delle notti d'agosto
nell'infinito delle tue braccia m'infrango.

*

Io e te, distici in gioco

 

Avremmo potuto essere solo due righe
versi che andavano accapo senza sfiorarsi
in un giornale di periferia fra spighe
aperte in chicchi a un ritmo solo, a diramarsi.

Guardarsi senza preoccuparsi o ribellarsi
in catarsi senza annoiarsi
lavarsi da un lungo sonno, aggrapparsi,
scuotersi e lenirsi senza mai distrarsi
io destrorsa tu a sinistra
scomporsi, imitarsi
numeri dispari a disfarsi
poi fermarsi a un verso solo per amarsi.

*

D’ombre e solstizi

 

Se di sole bisogna morire
che sia il tuo
a togliermi il respiro,
che si finga ombra

mentre in me declina ogni luce

mi baci il solstizio
e d'incanto sublimi ogni spazio.

*

Rami pescati dal cielo

 

Ancora provo quel lieve dolore
sempre presente al largo
se solo  guardo
il fondale  sconosciuto e incolore.

Da quando te ne sei andato i giorni sono tutti uguali
e gli alberi sai sono sempre d'inverno
rami pescati dal cielo
a cui nessuno mai abbocca

 

 

Nel mio giardino ho piantato fiori
 so già che non vedranno il tuo
sorriso chiuso nell' eremo e
io rimango qui,fragile
esposta al vento,
  aspetto che arrivi  il mare
ai miei piedi,in questa pianura
e mi ricordi l'estate e le cicale
e un mese che mi stringa tra le braccia
come se fosse possibile al tempo
trasformarsi in qualcuno che ho così tanto amato.

*

Dov’ č casa


Spira grecale,
quieta
posso ascoltare

qualche  mia foglia verde,

mi agita
con mano antica,

mi respira,

rive, rime, paure

affondo nelle tasche

trovo la tua cruna
i muri sono le tue poesie
e il mio cuore che batte
al tuo silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Nell’autoritratto di Van Gogh/a quattro mani con Abraxas

Quanti sensi hai? Me lo hai chiesto,

e quante le dimensioni del tempo

se basta scrivere, per infiltrarsi

in un passaggio segreto, in uno snodo

confuso di ritardi e anticipi

sull’istante che sarà. E quale senso

può avere la scoperta di un frammento

d’assurdità nello squarcio del velo

del crono a una sola direzione,

nella linea spezzata in un anfratto

a tutti sconosciuto? E’ il tatto,

l’udito, la vista e il gusto, l’odorato,

poi il nulla che ho annusato

e l’idea che è tutto giusto e a posto

chi ho conosciuto e chi amato

nel luogo che ci è stato assegnato

nel tempo imposto dai sensi

e il sogno avverato nelle stanze

magmatiche dell’errore involontario.

 

Si, ti ho chiesto dei sensi

e delle cose sconosciute,

di un capoverso e del nulla

che a volte non abbandona

e l'abbonamento alla vita

chissà quanto costerà in futuro,

saremo biglietti vidimati

strappati all'uscita del canto

e se andrà bene dimenticati

come l'insofferenza di Van Gogh

alla disperazione e alla sofferenza.

Come lui ci ritroveremo nell'autoritratto di uno scatto

e avremo i colori ad olio a disposizione

per far comprendere come abbiamo dipinto le ore

degli scavi dentro di noi,

i ritrovamenti casuali dati dall'alchimia

conosciuta come magia

e se scaveremo ancora più a fondo

forse poi non sapremo più da dove

eravamo partiti, se da un continente

o dalla sua nebbia

ma non avrà tutta questa importanza

se il risultato sarà che ci siamo

davvero perduti.

*

Io non sono altro che te

 

Io non sono altro che te
nell'intuizione di due silenzi
nella solitudine che avvolge i capelli
e li fa sembrare ardenti desideri,

non sono altro che te

nel momento in cui il mio corpo

va in esilio dentro i tuoi occhi,

mi domando se mai tornerò a casa mia,
se ritroverò la mano ferma del mio io
oppure tremerò per sempre le tue labbra.

E il pensiero m'inganna,
da te torna
e appassisce il presente.

*

A sinistra,verso il cuore

Gli iris coltivati

dentro vasi di lacrime

posati lì sul tavolo
scendono lenti

a valle.

Tu sai
come si piega il verso,
a sinistra,
verso il cuore
-mai mente-

mentre ribatte

lo stesso tic di una penna

sull'eutanasia delle parole.

Prima o poi

tornano le lacrime
certe come le primavere,
ma adesso mentre ascolto il tuo silenzio

lasciami pensare alla felicità.
Scrivimi sulle labbra il tuo sereno
il mattino

che cade
sulle dalie rosse in giardino.

 

*

Poetry

 

Provo per te

qualcosa d'insondabile

un lago nero ho nel profondo

e tu sulle mie rive

albeggi

e di questa luce che si fa canto
io amo l'improvviso.

 

 

*

Di mistero e di bellezza

Ma la notte continua..la vedi nelle vene?
Quanto scuro è il presagio,
verso ponente volgi le bandiere
che battano tutte allo stesso ritmo
che perdano orgoglio e sentano
che ciò che batte
s'imbatte in noi senza volerlo
e senza santi nel sudario
che svolgono i compiti affidati. 


Sono stelle quelle che hai nel cuore?
Io le sento mi pungono le dita
mentre scrivo
e mi turbano
come se tutto fosse recitato
ed io sola camminassi ancora nella pace
e potessi sentire
il male della vita nel tuo battito
...forse è quella stessa rupe
al di sopra del mare
che aspetta un tuffo
per scrivere l'ultimo canto o
per tacerne   

                                                                                                    

e se tutto in fondo fosse solo un foglio scritto
vorrei che brillasse
come fa l'arcobaleno alle labbra del mare
che spicca il volo verso i colori                                                                    

senza che ne sia cosciente
ma solo perché chimica,
il maestro in classe ha scritto che
sarebbe andata così
d'indaco e d'assurdo
di mistero e bellezza

lo stupore ha conosciuto l'uomo
e forse lo incarna nel profondo.