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Raccolta di poesie di Armando Bettozzi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Pelo e Contropelo

Wembley, domenica 11 luglio 2021                                                 foto da internet

ITALIA-AZZURRA COMPIONE D’EUROPA

ai rigori contro l’Inghilterra.

 

 “Pelo e Contropelo!”

 

 V’ avémo gastigato pe tre cose.

In primis pe l’affronto co li fischi

all’ Inno nostro Sacro – co li rischi

de fà tornà na…guèra-tipo-‘rose’…

 

Poi, pe l’incivirtà che côr pallone

avete spesso assai mostrato ar mônno…

Lo sa anche Roma er modo furibbônno

der dopo ogni abbonnante libaggione.

 

E poi – amico John, l’avrai capito:

st’ Italia (che voi ‘barbari’ snobbate) –

è ‘r mito che voi tutti ce ‘nvidiate:

e mmo’ v’ha fatto perde l’appetito!

 

Ma…grazzie a nnoi, pe un po’ ciavrete er cèlo

‘azzurro-italia’ – ch’è ‘r più bèr colore!

(Pe vvoi è n sogno…). A nnoi cià reso onore,

e a vvoi v’ha ffàtto pelo-e-contropelo!

 

Ma quànn’è ‘r dunque, azzuro è puro er còre

de sti ‘giganti’ e de sta gran Nazzione.

E a vedévve a buttà … <consolazzione>  ***

l’avressimo cammiata co un rigore….                     

 

Armando Bettozzi – 11 luglio 2021

 

 ***(con mossa repentina ogni inglese si toglieva

 la medaglia d’argento appena posta sul collo….)

 

*

Ultimo tiro: Rete!

Sintetizzare può rendere più di tante chiacchiere.

 

Italia-Spagna, Wembley 6 luglio 2021

 

 

“Ultimo tiro: “Rete!”

 

 

Dopo i due tempi e i due supplementari

l’impasse regnava ancora, in campionato.

Poi…tiro! … Lui in inginocchio…Un gran boato!

“Viva l’Italia!!”…E Azzurri senza pari!

 

‘Vittoria-Pari’ tuttavia c’è stata.

Nessuna delle due s’è inginocchiata.

Insegna che è anche lecito dir ‘NO’:

‘razzismo’ è altra cosa…e no uno ‘show’.   

 

Armando Bettozzi – 6 luglio 2021

*

TRADIZIONE - Ferragosto sull’aia

TRADIZIONE

(Ferragosto sull’aia)

      

 

Ci sta per l’aia un misto di profumi
di fieno, stalla, arrosti, fiori e…gonne;
c’è sulla tavolata il vino a fiumi
con tutto il ricettario delle nonne.

C’è attorno un’aria bella di magia,
e quella luna accesa tra le foglie
di pioppi e querce antiche, e l’armonia
dei grilli, stanno a stuzzicar le voglie

non solo mangerecce dei paesani.                         
Un altro goccio e via con la mazurca,
nel mentre tutti battono le mani
col rosso in faccia tipo mela annurca.

Dei giovani si sentono ispirati…
si filano, si prendono per mano…
cominciano a sentirsi innamorati;

e co’ una pesca ognuno, piano, piano,                

finiscono infrattati dietro al fieno:

si rubano l’un l’altro un primo bacio

e poi un altro fino a farne il pieno,   

che via si porta il buon sapor del cacio…

Poi tornano per far l’amore assieme

col dolce al cioccolato, crema e panna:

galeotta cena ! In cuor gli ha messo un seme…

È amore…! È amore…! Il cuore non s’inganna ! 

La pupa in carrozzella non ha sonno:
si tira su con quella capoccetta…
e poi sorride a tutti in braccio a nonno,
contenta per la vita che l’aspetta.

Così, pure stavolta, Tradizione,
ha messo assieme tre generazioni
per una cena ch’è una devozione,
con nonni, nipotini…e canti e suoni…
E fra un sorsetto, un mozzico e un accordo,
per ogni mente semina un ricordo.                                                          

 

Armando Bettozzi

*

Stelle filanti - La notte di San Lorenzo

Stelle filanti

la notte di San Lorenzo

 

S’affettava, il silenzio, da spalmare

su nuvole argentate dalla luna;

distese in ciel, così, come laguna;

un cielo scuro e fondo più del mare.

 

Un gracidare intenso, all’improvviso,

per l’aria andava sparso, senza meta…

Pareva, l’aria, diventarne lieta…

E della luna, dolce fu il sorriso.

 

Più respirava, il cielo, e più brillava…

S’apriva a luminose scie ariose…

veloci…E, forse pe’ essere giocose,

sparivano ad ogni occhio che guardava.

 

Con quell’allegro scivolar di stelle

sembrava il ciel giocarci a rimpiattino.

Ognun voleva leggerci il destino,

e i suoi desii rimetteva a quelle.

 

Mentre lassù roteavano leggere,

le mani si stringevano, e gli abbracci

sembravano legare a mo’di lacci

i sogni coi destini e le chimere… 

 

Armando Bettozzi - 10 agosto

*

Me dia der...

“È er progresso che…avanza…” Sì! Nel senso proprio che “ce n’è di troppo”…per via di ideologie esagerate che vanno più e più pretendendo, impegnandoci addirittura lotte politiche….Non ci fosse altro da fare.

 

Me dia der …

(è ‘r progresso che…avanza…)

 

Oh!...E qui casca l’asino…pe davéro!!

Quer “Me dia der <lei>…ché nu la conosco…”

se pò continuà a ddì (che è quer che spero) -                                         

o - puro in questo - ce pò stà der…losco…?!...

 

Eh, sì!...Perché o se tàja via de netto

tutt’er sistema … maschiòfilo der cacchio…

-ma <lei> è femminile! a èsse corètto…-

Ma…allora…ndo starebbe sto spauracchio…!...

 

C’è che mo’ è …femminòfilo! er probblèma…

Ossia…er <lei> n se pò dà più! a ‘uno’,

come fin’a mmo’… a na megnera scema….

L’òmo cià er <lui>!…A ciascheduno er suo!

 

Stai a capìllo, o nno, sto bèr concetto

che metterà – a la fine! – tutto a posto!

A ‘lui’ er <lui>… in segno de rispetto,

e uguale a  ‘lei’ côr  <lei>…Com’ho proposto.

 

“Senta, lui!...” diremo da mo’ in poi

a ‘uno’…E – invece - “Senta, lei!...” a ‘una’.

Sò quele cose, che – o vòi, o n vòi -

sò er segno de n progresso, che…straluna!

 

Armando Bettozzi

     agosto 2020

 

*

Bella e buona sempre

a Lisa

 

Bella e buona sempre

 

Ma…sei sempre così bella?!

Hai trovato la cannella

donde sgorga gioventù

che ti tiene sempre su!?

 

O hai trovato la ricetta

che la pelle fa lucente

e rassoda eternamente

più che ad ogni giovinetta?!

 

Forse è quel che bevi e mangi…

Forse l’hai nel di-enne-a

Forse…strega, sei, che fa

sortilegi…e tu, mai, cangi….

 

Co’ una sorta di fattura

sempre buona sei qual frutta

che per mai diventar brutta

si fa dolce confettura.

 

E bambino allor ritorno

della marmellata ingordo

e con questo bel ricordo

sei ‘l mio primo e il mio contorno!

 

Armando Bettozzi

   7 giugno 2020

*

La meraviglia perduta

Armando Bettozzi 

 

La meraviglia perduta  

 

Se non ci meraviglia più la luna

dovremmo preoccuparci almeno un po’.

Qualcuno crede ancora alla fortuna…

Spariti Peter Pan, Maga Magò…

 

Da nuovi miti siamo abbacinati:

Il virtuale, la celebrità…

Santoni e governanti improvvisati

a misurarci la stupidità.

 

Di luce propria brilla fantasia,

riflessa è ogn’altra, o addirittura è imposta.

Ci han derubato i “credo” … No! energia.

E a domanda, sfugge, o è falsa risposta.

 

Siam come nuovi servi della gleba

in mano a chi ci vuole un numeretto

e a chi ci spolpa dentro come ameba

per reimpostarci anima e intelletto.

 

Dovremmo ognuno andar con la lanterna

a ricercare il buon che s’è perduto

falciando a un modo che non si discerna

quel che tra il marcio, sano era cresciuto.

 

Se non ci meraviglia più, la luna,

e se finisse pure la poesia

poca speranza avremmo, o anche nessuna

che non ci prenda – alcun - per asfissia.

 

Armando Bettozzi

 31 maggio 2020

*

Micina

 

 

Micina

 

Che bel musetto tutto pitturato,

e che orecchiucce dritte rosa opale!

Adatto – il rosa opale – l’ho imparato –

a allontanar da cuore e nervi il male!

 

E che occhi!...Grandi…Belli…E seri, seri…

verdi e neri…E…radaresche vibrisse

pei tuoi controlli sempre assai severi.

Mi guardi incerta al mio far pisse-pisse!

 

Imbambolata te ne stai sognante

sulle zampine avanti, e ritta in petto,

accovacciata sulla serpeggiante

codina… Quasi un principesco aspetto.

 

Ma così a lungo non ci resterai…

Ti sgranchirai, tra un poco, e via a svagarti,

e con sospetto tutto osserverai…

E poi ti sdraierai a rileccarti.

 

Pe un po’ sparisci…Certo è per cacciare

Perché il tuo desiderio più impellente

è riportar la preda da lasciare

sul tappetino pe’ esser più evidente.

 

Grazie, Micina, questa tua attenzione

esprime il senso tuo di ringraziarmi     

e sdebitarti per la colazione,

il pranzo e la cenetta…E rammentarmi

 

la tal riconoscenza che assai spesso

tra gli uomini non è così diffusa.

Imbratti, un po’… però ti è ben concesso.

E in più – ancor - ringrazi con le fusa.

 

Armando Bettozzi – 13 giugno 2020

*

L’autodifesa di Mr. Virus

 

 

È stata aperta una sottoscrizione popolare per la difesa in tribunale di Mr. Virus…

L’appello unanime è: comprensione, perdono e generosità!

 

Ma poverino…!....                                

 

L’autodifesa di Virus

 

Va - Virus - a esternar la sua protesta:

“A tutti date l’opportunità

di dire, fare e andare in libertà,

e confinate me…Che storia è questa?!”.

 

“Mi odiate tutti…Mi volete male…

Il mondo intero è tutto indaffarato

a che nessuno più sia contagiato…

Cercate il siero che per me è letale”…

 

“E la pietas … che tanto vi sta a cuore?...

Che a tutti v’avvicina…anche a chi uccide…

E che perdona, e il castigar deride,

e di me dite: <Questo…Quando! Muore!?>  

 

“Con me soltanto fate i bravi…i forti…

E l’aborrito – ormai – ‘dente-per-dente’

avete riesumato immantinente

e sempre di più stiamo ai ferri-corti…”

 

“Dov’è!...Lo psicologico sostegno…

che ha da capire e deve far capire

chi compulsivamente ha da colpire,

prima di dir se a viver non sia degno!”

 

“Io vengo da un regime comunista…

Ben lo sapete il modo e la maniera…

Almen trattiamo gli anni di galera,

non la mia morte qual vostra conquista!”

 

“M’appello a voi ‘no-vax’…Almeno voi

che tutto altro concetto avete in testa.

Vi dico: prima o poi mi fan la festa!

Contro quei duri, uniamoci, almen, noi!”.   

 

Armando Bettozzi - 23 maggio 2020

 
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L’autodifesa di Mr. Virus

 

 

È stata aperta una sottoscrizione popolare per la difesa in tribunale di Mr. Virus…

L’appello unanime è: comprensione, perdono e generosità!

 

Ma poverino…!....                                

 

L’autodifesa di Virus

 

Va - Virus - a esternar la sua protesta:

“A tutti date l’opportunità

di dire, fare e andare in libertà,

e confinate me…Che storia è questa?!”.

 

“Mi odiate tutti…Mi volete male…

Il mondo intero è tutto indaffarato

a che nessuno più sia contagiato…

Cercate il siero che per me è letale”…

 

“E la pietas … che tanto vi sta a cuore?...

Che a tutti v’avvicina…anche a chi uccide…

E che perdona, e il castigar deride,

e di me dite: <Questo…Quando! Muore!?>  

 

“Con me soltanto fate i bravi…i forti…

E l’aborrito – ormai – ‘dente-per-dente’

avete riesumato immantinente

e sempre di più stiamo ai ferri-corti…”

 

“Dov’è!...Lo psicologico sostegno…

che ha da capire e deve far capire

chi compulsivamente ha da colpire,

prima di dir se a viver non sia degno!”

 

“Io vengo da un regime comunista…

Ben lo sapete il modo e la maniera…

Almen trattiamo gli anni di galera,

non la mia morte qual vostra conquista!”

 

“M’appello a voi ‘no-vax’…Almeno voi

che tutto altro concetto avete in testa.

Vi dico: prima o poi mi fan la festa!

Contro quei duri, uniamoci, almen, noi!”.   

 

Armando Bettozzi - 23 maggio 2020

*

Se ’nfrattàmo...

Armando Bettozzi

 

"Se ‘nfrattàmo..."

 

 Come sòrti, pijàmo er ventitre:

“Giuliana”... “Clodio” ... e poi in quattrequattrotto

staremo solamente ... io e te

a ffà più peggio che...ner quarantotto!...

 

Bell’infrattati...co nisuno attorno

(però badando che n ce stia ‘r guardone...).

Fa fresco, sì...ma noi saremo un forno

e sentiremo solo l’emozzione...

 

Ar giorno d’oggi...questi che ne sanno...

Nisun probblema ciànno a finì a letto,

co – anzi – papà e mamma che je fanno

... da reception ... Ma nu è un maggior diletto...

 

“Se ‘nfrattàmo” è finito a stà in cantina,

fra li ricordi belli der passato...

Ma, le vòrte, giù...na sporveratina...

e pe noi, torna er mèjo mai ‘nventato!

 

Armando Bettozzi

*

Amore

Armando Bettozzi

 

"Amore"

 

È come quel che arde, e che non brucia.

Ché quel che brucia, in cenere, dissolve.

E all’ardere, l’ardore si rinnova,

e in un perpetuo moto si ritrova.

 

È come quel che ho dentro e è come fuoco

che un soffio senza tregua tiene sveglio,

e meraviglia smuove di atti e suoni

e attese, ed inattese sensazioni.

 

È lampada da ancelle alimentata

nei templi ad ispirare devozione.

Con la perenne fiamma custodita

col cuore, con la mente...con la vita.

 

Brilla più Amor di fuoco e sole e stelle

e fortemente arde, ma non brucia.

Dà luce al giorno e a notte più s’infiamma…

E squarcia il buio ed ogni ascoso dramma.

 

 

Armando Bettozzi

 

*

8 Marzo

Armando Bettozzi

 

"8 Marzo"

 

 

Donna t’amo

ché m’assomigli a una rosa:

tanto sei bella e delicata

vanitosa e ricercata,

altrettanto assai spinosa;

e tuttavia ti bramo.

 

Le grazie tue ti chiedo

io, che in te ancor credo,

con questo ramo

di profumata mimosa

.

 

Armando Bettozzi

*

Sò quello co ’a corona!

Armando Bettozzi

 

“Sò quello co ‘a corona!”

 

“Sò l’unico ad avécce la corona,

e co sto nome m’ hanno battezzato.

Da certi sto a sentìmme rispettato,

ma nno da chi er ciarvèllo n po’ je stona…

 

Sò cattivèllo…ammazzo a tanta ggènte

ma sò vienuto ar mônno pe ffà questo!

E chi nu mme rispetta (e che detesto),

m’aiuta in de sto rito mio funesto.

 

Llìssù pell’est, ch’è indove che ssò nato,

sto dànnome da fà…pe gnènte male!

Me piacerebbe tanto èsse mondiale…

E già quarcuno in giro l’ho beccato.

 

Pe tanto tempo m’hanno fatto fà…

E mmo’ me stànno tutti a boicottàmme…

Ma c’è anche chi sta a sottovalutàmme

e che ringràzzio …ché me sta a ‘iutà!

 

Me bloccano da destra?...Embeh…che ffà…!...

Ciò questi che pe quarche ideologgìa

me stann’a ddì che nu è na pandemia…

e da manca …me vònno fà imboccà!

 

Vedéssi!...Ce se ‘ngrìfeno da matti…

E che dequà…!…dellà…!...E ssò sofisti!...

M’offènneno, dicènnoje “razzisti!”

a quelli che s’attengono a li fatti.

 

Che – cioè – me ne vò in giro a ddà er contàggio…

E che - a nu stàmm’a pìà più seriamente

co quarantene … scientificamente…

sò càvoli davéro!...!...e nno! un disàggio…

 

E te lo vòjo dì  - in gran confidenza:

a chi nun vò trattàmme ar modo giusto,

lo vòjo annà a ‘cchiappàllo, e co gran gusto

mostràje che nun sò quarsìa influenza.

 

Ma senza dàje ggiù…Co assai indurgenza.”          

 

Armando Bettozzi - 18 febbraio 2020

 
 

*

Antipauristi ...e er virus giallo

Armando Bettozzi 

 

 

"Antipauristi …

e er virus-giallo"

 

“Ma ssì, a Re’, mettémoce anche questi!..

Che vvòi che sia, aoh! Uno più, uno meno….!...

Nun  se sa più a chi tòcca dà li resti,

co sto “anti” che oggi viaggia senza freno…

 

Dovevi véde uno, ierasséra –

siquanto stava a ffà l’antipaurista

ngrifato come n còso!...“Nu è ‘r colera!...

Chedè sto modo d’èsse pessimista!

 

Li morti che st’a ffà st’epidemia

sò poca ròbba! … Ed in percentuale

sò er zero…zero…zero…!…È na pazzia!

a spànne sta pavura che fa male!...

 

Nu state a ‘mmascheràvve! Li cinesi

se stann’a risentì...Nu stann’a vvénne…

Se védeno scanzati...ed è palese

che … sto <razzismo> vostro li sta a offènne…”

 

Pareva strano, a nun sentìlla ancora

sta parolina assai … prezzemolina!

Ma er virus se ne frega e d’ora in ora

st’a ffà fà bàre a spasa…Pe mmo’, in Cina…

 

Ma qui nu lo pò ffàllo, pe davéro!

Perché nun vò incontrà quell’òmo-nero

che già lo sta ‘spettànno pe affogàllo,

perché è n razzista, e lui … n migrante giallo!      

 

Armando Bettozzi - 4 febbraio 2020

*

Luccichii

Armando Bettozzi

 

"Luccichii"

(a Lisa)

Non cerco il luccichio che dà alla gazza
curiosità e piacere all'arraffarlo,
fredda luce da altrui già posseduta.

Né il luccicar delle lontane stelle
che pur son belle, ma anche sol vagheggio,
ché giù non può portarle il più bel sogno.

E neanche cerco il favillar dell'oro
ché fredde lascerà l'avide mani
né indietro renderebbe le carezze.

Io cerco di tirar la luce su
che ho dentro per scambiar con l'umil verso
quel brillar tuo negli occhi imbrillantati.

 

Armando Bettozzi

 

*

È Carnovale, gente!

Armando Bettozzi                                            

  

"È Carnovale, gente!"

  

È Carnovale, gènte! E perciò abbasta

a stà côr muso lungo, triste e grìggio,

che pare che venìmo da un litìggio.

Prennémo un’espressione più entusiasta,

perché così s’addice a sta gran festa

ch’è ffàtta pe cantà, magnà e ballà,

e bbéve tutti assieme pe scordà

l’affanni che ciavémo pe la testa.

Ammascheràmo er viso d’alegrìa,

che ognuno faccia quelo che cià in còre;

facémoce pijà dar bonumore

che qui la vita côre e scappa via!

Fermàmola! Pe un giorno…due…tre…

facènno le stranezze e le frescacce,

che intanto chiunque stia llì a governàcce

gni giorno ne fa più de me e de te!

Tiràmo li coriànnoli pell’aria,

sonàmo le trombette a sprofusione

ed intonàmo assieme na canzone,

e passerà perfino quarsìa caria.

Scordàmose l’amori lagrimosi,

la crisi co la disoccupazzione,

le tasche vòte, e quela sconfusione

che c’è nfra li partiti indecorosi

dicènno ste parole de maggìa:

“O Carnovale, Carnovale bbèllo,

spalàncace er portone ar tu’ castello,

ma làssa fòra ogn’ideologgìa!”

 

Armando Bettozzi

*

La Passerèlla

Armando Bettozzi

 

La passerèlla    

calendario perpetuo 

 

Ce sta un gran vecchio co la barba bianca,
ch’è lunga, lunga che nun se sa quanto.
Dar tempo de li tempi nun se stanca
de mette in passerèlla, co gran vanto,

li fiji sui…Incomincia co GENNARO,
che ariva tutto quanto infreddolito;
se porta apprèsso tutto er cucuzzaro
dell’undici fratelli…e imbianca er sito

che è preso da FEBBRARO, che va in giro
co tanto de cappuccio e doposcì ;
fa scherzi a tutti, e a chiunque je viè a tiro
j’appiccica er contaggio lì-pe-llì .

Ma dura poco, e dopo, MARZO, sfila…
Cratura mattarella, ma sincera:
côr sole pìa l’ombrello, e fa la fila
ar botteghino de la Primavera.

Poi, lemme, lemme, ariva APRILE, stanco;
cià sonno e la matina nun vò arzàsse;

ma quànno che sta in vena tiene banco
tra le violette, bòne da odoràsse.

Intanto, MAGGIO viè a curà er giardino
côr pollice più verde che ‘n se sa;

li prati se li veste da Arlecchino,

e ogni rosa sa ffàllo innammorà.

Ariva GIUGNO, che, co ‘na manata,
se scanza via le nuvole dar cèlo:
la tèra è tutta quanta illumminàta
da un sole senza più nemmanco un velo.

 

Viè er turno, poi, de LUJO, che dà er via
a le vacanze, dopo er fine scòla;
sa fà la mejo frutta che ce sia,
riccòje er grano, e arfine se ne vola

pe lassà er posto a AGOSTO, che fa er pieno
su spiagge, monti e piazze antiche e bbèlle;
attizza er fòco ar sole senza un freno,
e spàrma creme a spasa su la pèlle.

SETTEMBRE viè a sonà la campanèlla
pe riportà su ‘i banchi ogni studente;
pian, piano je va via la tintarella,
ma quell’amore estivo resta in mente…

OTTOBBRE, intanto, fa aggiustà l’ombrello;
fa er giro de le vigne, e, soddisfatto,
ad ogni contadino dà un cestello,
e tutti sanno quer che sarà fatto...

NOVEMBRE viè un po’ tutto rattristato
pe via che c’è la commemorazzione.
Pe prima còsa, infatti, se n’ è annàto
ar camposanto a ffà la bòn’azzione.

Arfine ècco DICEMBRE tutto allegro,
perché va a portà in giro la notizzia
che in ogni còre, o bianco, o giallo, o negro,
l’amore, er sentimento, e l’amicizzia,

(lo dice Dio e lo dice anche la scènza),
sò uguali, uguali, e nun c’è differenza!

 

 

 Armando Bettozzi

*

Quànno c’era er cortile

Armando Bettozzi

 

"Quànno c’era er cortile"

  

“Niné, vàmme ggiù ar forno…Dì a Mario che te dia du’ ciriole, tre fruste poco cotte, e quattro sfilatini cotti bbène…Un etto de conserva, e mezz’etto de parmiggiano grattato…Fàtte segnà tutto e dì che passa nonna…”...

 

Invece, quànno nonna stava sola, scennéva ggiù er cestino co lo spago, e llì affacciata, ner fà na chiacchierata co Nunziata…Innese…Rosetta…e tutte l’artre, chiedeva a quarchiduno: “Me dai na voce a Mario?”… Mario sortiva co su na recchia la solita matita – che gne cascava mai - e a naso in su diceva: “A bbèlla! Er solito?...”…“Sì, er solito, Mariu’…Famm’er piacere…”… E Mario provvedeva. Poràccia… Mo’s’attaccava a chi: ar supermercato?!...

 

N’attimosfera, c’era, in quer cortile, che co le mano la piàvi e … potevi anche sciacquàttece la faccia.

Ce stava un’amicizzia…! Sippuro ammescolata a dicerie…a piccoli bisticci… Certo! Anche a pettegolezzi, e tanti! Perché no!...Ma era tutto più pe chiacchierà che ffà der male.

La matina, vedevi a spalancàsse le finestre, pe ffà pià l’aria…Ma solo quer pochetto, si era freddo…Che ‘ntanto, n po’ deppiù, n po’ de meno…Tante vòrte – che ‘r riscallàmento n c’era – c’era la brace in d’una bagnarola.

 

Li regazzini giocàveno a pallone…Le regazzine, a “campana”: “Sarà?...A!...”…Spesso e volentieri quarcuno se sdrucinava n po’ er ginocchio ner tuffasse a parà…o perché cascava ner côre…o propio pe via de na scianchetta … Quarche vòrta s’annava a casa anche co n bozzo, un livido…si pe caso ce scappava na litigata. Ma – sarà pe la poca…civirtà de allora - nisuno denunciava … querelava…Mamme e babbi si ‘r fijo s’ammaccava, o si era ammaccato…je dàveno er lisciaebbùsse d’aggiunta! Àrtro che…!...Che …incivirtà!... Nun ce se crede…

 

Mica era come mo’…che s’arivòrteno come le serpi pistate…No scappellòtto…un manrovescio…A secônna de la gravità, abbastàveno…O anche un càrcio in culo! si ce stava… Ma era solo quer minuto…e poi passava…    

Ammo’… prova a toccàlli!... Che … l’impiccion-de-turno, nu avénno un…che da fà, fa er nummero, e t’aritrovi a ddà nome...cognome…indirizzo…

 

Quanto se giocava!  N po’ de sordatini...n po’ de breccia…du’ palline de vetro…un mazzetto de figurine…du coperchietti de bocce de bìra o de chinotto…era tutto quelo che serviva…Ma a ddì er vero nun èreno nemmanco quel’aggeggi … Era er poco che c’era, in generale … ben ammischiato a tanta fantasia, ben allenata e tanto bbène usata, che c’era ne le teste…Che mo’ je s’è a chi più, a chi meno – atrofizzata. Ma … nu è n peccato ?!...   

 

Le sere d’estate, che le finestre rimanéveno belle spalancate anche de notte, arivàveno le voci…le canzoni…

C’era er festival de Sa’remo…Lascia o raddoppia…Paul Anka co “Ogni giorno”… Peppino co “Voce ‘e notte” e Claudio Villa… Uno che abbitava a la scala…nu me ricordo quale, rientrànno, la sera, je faceva er verso…E ce sapeva fà… Eh, ssì!...Na vòrta se cantava…se fischiettava, così, pe strada…A ffàllo mo’… parémo d’èsse scemi…E nun se fa. Embeh!…Er progresso le cura, certe stranezze…Oggiggiorno sò assai più mèjo le ne-fan-nez-ze! Àrtro che càvoli! L’anello ar naso,…la pèlle ch’è un museo d’arte moderna (che ntanto fa schifo quella e fa schifo questa, avòja a ddì…), se fanno le canne, le spippettate d’erba, le pasticchette varie, le sniffate, le siringate…Trovéno la ròbba fòri scòla!...Come minimo ce se rincojonìscheno…ma poi ce s’ammàleno, ce mòreno! Sò n pericolo ar volante…Inzomma, sò un danno pe ssé e pell’artri!...Padri e madri n sanno che ffà…n sanno reaggì…o fanno propio li finti tonti…L’otorità j’è stata levata…L’otorità pubbrica se gira da n’artra parte…Se scòrneno in parlamento pe libberalizzà gni cosa, e infino pe ffà l’erba fatta in casa! Embeh…Sò così tanto ‘ncatenati, sti regàzzi (ma puro queli n po’ o assi più grànni…), che - porèlli - tutto questo je serve, ché è vi-ta-le!...Puro er televisore inzegna, ché sinnò come fai a ffàlli cresce bbène, mo’ sti fiji nostri a n certo modo!…Ner modo – cioè – che je piace a certi…che je divènteno più mèjo adattàbbili a un certo modo …  Me questo mo’ è n discorzo che…annerébbe n po’ troppo pe le lunghe…De certo nun è ròbba da cortile.       

 

Volevi sortì da casa…allontanàtte n po’?...Embeh…Nisun probblèma…Te facevi quei du’ passi e t’aritrovavi ner cortile…Ma come…Dicevi che sortivi dar cortile…!....Sì…Sortivi da “quer” cortile tuo de casa…e ‘mbucavi nder cortile parocchiàle…Pare che n cammiàsse gnènte, ma …cammiàva…e come!....Llì c’era propio er campo de pallone! Co le porte!!..E mica na sacca qua, e una llà…E poi, c’èreno tanti àrtri amici…C’era Luiggino co li bruscolini, le fusàje, le rigulizzie,…li stick ar limone, a la fragola…E …nzomma, stavi vicino, ma…pareva n sacco lontano!...

 

E mo’, a penzàcce, pare strano, ma…n te serviva àrtro deppiù!...Quann’era ora ritornavi a casa tutto contento e soddisfatto! Finivi li compiti…N po’ de sana televisione, co tu’ padre e tu’ madre – (ch’èreno sempre li stessi…) - e ‘r giorno dopo, a scòla…si nu era festa.

 

Mo’, porèlli, li vedi che nun sanno mai che ffà…Più de le vòrte sò scontenti…’ncavolati…Pàsseno er giorno intero a stuzzicà PC e telefonini…Pàrleno côr dito!!...S’appassiòneno a certa tv demente…Vann’appresso a personaggi monnézza…È così…E certo che no tutti! E ce mancherebbe àrtro! Ma, però, sò tanti…Eh, ssì…Ciaivòja a ddì...Sò pe davéro tanti…Li vedi: imbambolati…senza idee…senza fantasia… Sò bravi solo a usà li marchingegni de mo’ … Nun sanno più giocà, e nemmanco lègge na poesia!...A proposito: èccone una ch’ho scritto io, propio sur cortile.

 

Er cestino de la spesa

(scenette da cortili de na vòrta)

 

 

Dar sesto piano pe drent’ar cortile

calava er cesto giù la Sòra Adele.

Faceva da llassù:

“A Sòr Arfrè, ve pòssin’ acciaccà,

ve séte riscordàto la conserva!

E mmo io come faccio a ffaje er sugo…

E chi lo sente…!...N’antra vòrta ar bùro!…

Séte pèggio de me…

Ve state a rimbambìvve, eh, Sòr Arfrè?!

Mannàteme de corsa a Romoletto,

sinnò n ve pago er conto, ché Gaetano

nu scuce si lo tratto a pasta in bianco!”.

 

“A Sòr Arfrè…- s’affaccia Nunziatina -

a mme fàteme avé du’ ètti bbòni

de parmiggiano bbòno grattuggiato,

che ieri pe nu’ avèccelo in cucina,

sapete er mi’ Righetto che m’ha ffatto?

Me s’è…ffatta tre vòrte…ma co sdegno!

quer verme solitario,

e pe dispetto, poi, ha diggiunato…”.

 

“Ah!...mbeh!...Magara a mme, Sòr’ Annunzià…

me se facesse a mme, Renato mio…!

Io gne darebbe gnènte parmiggiano,

ma nnò pe un giorno…fàmo…un anno intero!”,

se immischia quella der secônno piano.

 

Ar che, s’affaccia, tutta sdrucinata,

Francesca, la pettégola der terzo,

e inizzia a ddì, così, guasi cantanno:

 “Marì! nun te st’a crede…

Er parmiggiano e puro er pecorino,

Renato va a cercàsselo llì indove

ce trova insieme puro er…<pangrattato>…

E chi la vò capì…!”.

 

“Aoh! Ma che sta’ a ddì…brutta zozzona!

Impicciate de le cornaccia tua!

Che tu’ marito…ah! boccàccia mia!...”.

“Ma che vòi dì…e dillo, a sta bruttona!!

de certo no co tte…

che mi’ marito vò la ròbba bbòna…!”.

 

Ormai tutt’er cortile s’è affacciato:

da na finestra a n’artra, quer vociame

se ingrossa…e è tutto un urlo generale…

Che àrtro che li matti ar manicomio!

 

Se métteno a tiràsse anche le còse,

e Adele che se trova pe le mano

quela conserva tanto reclamata,

che j’ha portato intanto er cascherino,

la pìa e je la tira a una in testa

approfittànno de la situazzione

pe castigàlla de na certa cosa…

 

Così, puro quer giorno, a su’marito

je porta er piatto…in bianco.

Ma llei sta vòrta nun ce se la pìa

e speranzosa inizzia un po’ a sognà…

“Embeh…hai visto mai!

Me se dovesse…fà… come fa quello!”...                             (Armando Bettozzi - marzo 2012)                                            

 

 

Beh…così, magari, pò èsse esaggeràto..sibbè sippuro raramente assai, poteva anche succède. Ma era umanità...Droghe a gni angolo e televisione monnezza nun c’èreno. Come puro n c’èreno certi sfasciamenti … dementi, de menti…

 

 

“Cortile!, viè da “corte”…A proposito, ma…la corte se pò ffà ancora, oppuramente puro quella mo’ è tabbù…Droga, sì…Corte, no..Embeh…E n ce sta mica tanto da sta allegri!...

 

Eh!...Caro vecchio cortile…De casa, de paròcchia, quer che sia, mo’ nu’ è pe stà a rimpiàgne, ma 

da queli cancelli tui sémo sortiti in tanti, regazzini, o giovinòtti, e l’effetto è quel’effetto che sapevi dà, che ancora c’è che sémo grànni. L’aria vostra incurcava li principi bbòni…Mo’ n ce state più, ed ècco qua er perché se stànno tutti a ffàsse…sprincipiati! Era mèjo prima?...È mèjo mo’?...Come disse quello: “Chi vivrà, vedrà…e ce lo saprà dì”…quànno noàntri n ce staremo più…Ma prima de quer momento…embeh!...lo vòjo dì (sperànno che se pòssa ancora…): pe mme, p’er modo d’èsse ricchi drento – sippuramente no ne la saccoccia - era assai mèjo prima. Ma nno! pe disdegnàllo, er nòvo co li marchingegni e nòve idee…Ma pe l’esaggeràta esaggerazzione, e er modo prepotente che ce se vòle impone: a spinte…a spallate…senza tregua…impaurènno…senza manco dàcce er tempo  er modo de penzà... 

 

Armando Bettozzi

 25 gennaio 2020

*

Innamoramento...colposo

Armando Bettozzi

 

per San Valentino

  

"Innamoramento … colposo"

 

“Tu la guardi…l’ho notato,

in un modo assai … ingrifato… “.

“Sarò forse esagerato,

ma son troppo! innamorato!”

 

“Ma lo sai, tu, che oggigiorno

tutto quanto s’è cambiato

e se pensa a che hai pensato…!...

Innamoramento…Un corno!

 

Se le ronzi ancora attorno

e se è un giorno che le gira

si fa prendere dall’ira

e pensando a un pensar…porno

 

la querela, è il risultato!  

Perché lei la prende a male,

ti trascina in tribunale

e, mio caro, sei fregato!

 

Perché un giudice…imparziale

ti dichiara delinquente,

e se sei nullatenente

solo è danno esistenziale.

 

Ma se sei un … di sostanze,

delle idrovore son peggio:

ti si succhiano! a pareggio

di carine esuberanze”.

 

“Ma se glielo confessassi

che io l’amo pazzamente?”...

“Prima tasta quel che ha in mente…

Fai firmar… poi fai i tuoi passi…”

 

Dite un po’, San Valentino,

e Cupido: dell’amore,

che han ridotto a un … disonore,

questo è – ormai – il suo destino?

 

Riprendetevi l’orgoglio

di esser voi a comandare

la questione dell’amare:

cancellate quest’imbroglio!                                                                                  

Armando Bettozzi

31 gennaio 2020

*

Innamoramento...colposo

Armando Bettozzi

 

per San Valentino

  

"Innamoramento … colposo"

 

“Tu la guardi…l’ho notato,

in un modo assai … ingrifato… “.

“Sarò forse esagerato,

ma son troppo! innamorato!”

 

“Ma lo sai, tu, che oggigiorno

tutto quanto s’è cambiato

e se pensa a che hai pensato…!...

Innamoramento…Un corno!

 

Se le ronzi ancora attorno

e se è un giorno che le gira

si fa prendere dall’ira

e pensando a un pensar…porno

 

la querela, è il risultato!  

Perché lei la prende a male,

ti trascina in tribunale

e, mio caro, sei fregato!

 

Perché un giudice…imparziale

ti dichiara delinquente,

e se sei nullatenente

solo è danno esistenziale.

 

Ma se sei un … di sostanze,

delle idrovore son peggio:

ti si succhiano! a pareggio

di carine esuberanze”.

 

“Ma se glielo confessassi

che io l’amo pazzamente?”...

“Prima tasta quel che ha in mente…

Fai firmar… poi fai i tuoi passi…”

 

Dite un po’, San Valentino,

e Cupido: dell’amore,

che han ridotto a un … disonore,

questo è – ormai – il suo destino?

 

Riprendetevi l’orgoglio

di esser voi a comandare

la questione dell’amare:

cancellate quest’imbroglio!                                                                                  

Armando Bettozzi

31 gennaio 2020

*

La Notizia

Armando Bettozzi

 

La Notizia

 

Salve! Son io! Di nome fò Notizia.

Provengo da…lontano…e ho tanta…età…

Sono esaltata…son vituperata,

son lucidata, e spesso assai imbrattata…

Al più mi fanno dir la verità,

ma anche m’infarciscon di malizia.  

 

C’è chi mi taglia...chi mi veste ad hoc

per tornaconto proprio o chicchessia,

per spingere e dar sfogo a un ideale…

C’è chi m’inventa in modo più totale,

oppure mi trasforma con maestria

per creare addirittura il grosso choc!

 

Mi metton sui giornali…in carta o …astratti…

Raccontano di me nelle tivvù…

Mi fanno uscir da bocche menzognere…

Se al caso, fò, mi dan pagine intere.

Sennò solo una riga, o poco più.

Oppure mi nascondono…distratti…

 

Ma quel che più m’offende è il limitarmi…                     

è quel volermi imporre quel che dire

e quel che non si può…Povera me!...

Non so proprio spiegarmene il perché.

E è chi – Libertà, osanna - a aver l’ardire!

Fatto è che … c’è chi vuole imbavagliarmi.

 

 

Armando Bettozzi

12 dicembre 2019

*

Doguense al asci la riotracon

len rema id rieneticre, rianeticre upi…rianeticre nome…!...anu asiepo tatadata ….

 

Doguense al asci la riotracon

 

Domon ech non ise upi doton

e cheanne todraqua ise upi,

am totansol assam meforin ise

cheper rie lobel e it glionvo tobrut!

 

Tipria, domon, meco nu zopoz…

meco af nu nocavul doquan is prea…

meco nu tomoreter ech caspac totut

e iagoin ich lvuo regevolstra al atu rater e li otu rema!

 

Ich regevolstra levuo li rosiepen…

ich lvuo regetrugdis al atu mania…

li otu docre…al atu nezioditra…li sosenbon…l tear…

Titut liquel…liiagoin len otu neciopan id cofuo.

 

Loso ransepas el retugliasvo

doquan el zenezstra vrana toperco totut

e l lemanora ravor nartor lemanor.

O, davigra al labol id neposa, rapiescop!  

 

Armando Bettozzi

 31 dicembre 2019

*

omaggio a FELICE GIMONDI

 Omaggio a

  

FELICE GIMONDI  

 

Di luce propria, proprio come un astro

pe’ anni hai brillato con la tua due ruote.

Lontan da … aiuti strani del furbastro,

a ogni piano e salita son ben note

 le doti tue di Grande...qual sportivo,

campione, e quale semplice persona.

Che – anche potendo – mai hai fatto il divo,

pur se nel mondo il nome tuo risuona.

 

La bicicletta è stata la tua fonte

cui dissetare nobili ambizioni,

pur se è solo il sudore sulla fronte

assai sovente il premio pei campioni.  

 

Hai fatto innamorar chi t’ha seguito

nelle scalate, o a vincer sui secondi…

Con te a esultare pe’ ogni podio ambito

dove hai lasciato il marchio tuo: Gimondi.

 

Or, questa è stata l’ultima “scalata”

volando al modo che più a te s’addice:

con l’anima e col cuor l’hai conquistata,

e lì continui a correre …. Felice!       

 

Armando Bettozzi - 20 agosto 2019

*

Birichino, Emanuelino...

Un fatto, una poesia

 

Stretta in Francia, quote d’ingresso per migranti economici e niente cure per i richiedenti asilo…

Malumori tra i ministri di Macron per il piano che mira a recuperare i voti della Le Pen. Tra le misure annunciate c’è anche lo sgombero degli accampamenti abusivi parigini che ospitano fino a 3mila persone….

da IlGiornale, 18 ottobre 2019 - Accordo di Malta…Così hanno fregato il governo. La redistribuzione degli immigrati pensata al summit di Malta penalizzerebbe solo l’Italia: ecco dove si nasconde l’imbroglio….Le partenze dalle coste libiche non si arrestano. Gli sbarchi hanno ripreso a ritmi vertiginosi. E nel Mar Mediterraneo si tornano a contare i morti. Eppure tutti, al governo e in Europa, cercano di venderci l'intesa sottoscritta dal ministro dell'Interno Luciana Morgese a Malta come la soluzione ultima per contrastare l'immigrazione clandestina.

 

Birichino, Emanuelino…

 

Hai capito!...Emanuelino

col faccino da…buonino

si fa i conti per benino

con quel fino cervellino…!...

 

L’ha mostrato già più volte

-con le sue …maniere colte -

d’incantar le menti stolte,

che cavalca a briglia sciolte.

 

“Io son quello – che si sa –

faccio quello che mi va:

per me voglio … libertà!

Pur se agli altri…non si dà.

 

E ai cugini – che sopporto –

men dell’ulcera che porto –

sto a ordinargli che ogni porto

resti aperto! – E taglio corto!

 

E ora – dopo assai manfrina -

vo a svelar la mia dottrina

su accoglienza – loro “spina” –

con faccetta birichina.

 

Ecco qua: qui faccio entrare

sol chi vuol/sa lavorare!

Chi la laurea può mostrare!

Il cui “tot” vo a limitare!

 

Ognun’altro - beninteso –

senza che si senta offeso

(come … là, hanno ben compreso)

resterà … lì, dove è sceso!

 

Perché io son buono – sì! –

Ma son buono sol fin qui…

Poiché un limite! ha Parì.

Non ne ha – invece…l’ Italì!

 

Poverini! i miei cugini!

Presi – a Malta – qual cretini…

Ma, le “balle”! da furbini,

han contato ai cittadini!                                                                Armando Bettozzi – 11 novembre 2019

*

Se desiderio avessi di carezze

Se desiderio avessi di carezze

 

 

Se desiderio avessi di carezze

c’è tanta voglia in chi altro non aspetta

che accontentare senza nulla in cambio:

mani a seguir un proprio istinto avvezze.

 

L’arietta che ti sfiora la mattina,

un raggio d’oro che lambisce, caldo,

un attimo di acuto sentimento

per chi ami, che su al cielo t’avvicina.

 

Il suono d’una voce che improvvisa

ritorna e fa il tuo nome e in te si scioglie

insieme a dei ricordi, e insieme a questi

riascolti come stata fosse, incisa.

 

Mani di rughe…Piene di dolcezza

piene di tempo… piene di pensieri…

di brutti e bei sospiri di oggi e ieri…

Ma pronte – sempre – a fare una carezza.

 

 

Armando Bettozzi

 12 luglio 2019

*

Come presepe

a Matera

 

 

Come presepe

 

  

Mi sto a saziar di te da queste rocce

di mille e mille anni…oltre la forra

paurosa, e l’aria…irruenta, che accarezza  

premurosa, dopo il caldo ch’è stato…

M’han detto che da qui ti fai presepe…

Più tardi tornerò tra le casette,

e mini piazze, e viuzze, e scalinate,   

e grotte che son case…e che son chiese…

Cala il cielo col sole oltre Matera,

s’attenuano i colori…si fa buio.

È adesso che lucette a mille a mille

s’ accendono  e son lucciole…E è presepe. 

 

 

 Armando Bettozzi

  12 luglio 2019

 

*

Tappo attappato sur...vaso de ... bibbiora

Armando Bettozzi

 

dalle cronache sul caso degli orchi e delle streghe di Bibbiano.

Ancora da portare alla luce come si fa pei casi che ...si vogliono! portare alla luce.... 

 

Àrtro che le storie der tempo annàto

co orchi e streghe … e folletti maligni!

Sabbie mòbbili, sò!…Ndo più te intigni

a uscì fòri…e più ce resti ‘nvischiato.

  

"Tappo attappato sur … vaso de ... bibbiora"

  

Quànno stappi na bòccia de spumante

c’è attorno l’alegria…ce sta la festa!

Sentìllo a sfriccicà è assai invitante…

Tutti a ‘ggustà…ma senza che dia in testa.

 

Gniquànno che se stappa na…pandora

ce sta chi strigne…chi se la fa sotto…

Ma pare ch’è assai peggio, co…bibbiora,

co la censura ch’entra anche in salotto!

 

Er tappo deve règge!...Che n sia mai!...

Così che l’hanno tutto rinforzato…

Sinnò qui schiopperebbe un tatanai

de queli, che àrtro!...che ragion-de-Stato!....

 

Armando Bettozzi

  24 luglio 2019

*

Va’, pensiero...

J H5 mesi fa

ITALY = ART, CULTURE AND CIVILIZATION. MEDIA DOES ITS BEST TO DISTORT ITALYS IMAGE ROUND THE WORLD BUT ONE CANNOT DENY THE TRUTH. GIVE TO CEASAR WHAT BELONGS TO CEASAR.

Post trovato per caso in youtube…Amano l’Italia più gli stranieri che gl’italiani…(?)…Pur se anche tanti sono i politici stranieri che…E tra gl’italiani sono in verità più quelli che l’amano, anche se...

 

Va’, pensiero…

 

Va’, pensiero, vola più alto che puoi

immerso negli spazi, tra le stelle

dove la storia tua, l’arte e la gloria

in gran conto in eterno son tenute

a compiacer dio, cogli angeli e i santi.

 

In mezzo a noi ritorna solamente

quando il giusto saprà darti la gente,

che contro di te trama alacremente

come si sentisse…a che?... appartenente. 

 

Va’, come le rondini vanno, pensiero,

va’ per l’aere a far risuonare il canto

vai dove ancor t’apprezza lo straniero

di più di chi a te - è qui – cresciuto accanto.

 

Ti cercheranno…Sappi perdonare,

come nostro Signore sulla croce:

“Non sanno quel che fanno…”…La tua voce

lascia che possa ancor per noi, cantare!

 

Armando Bettozzi

    1 agosto 2019

*

Il libro più bello

 Armando Bettozzi

 

Relais La Corte di Bettona: sguardo su Assisi    L'immagine non viene. 

 

Il libro più bello

Il libro più bello della mia vita,

della mia storia, del tempo ch’è stato

l’ho letto e…sempre lo leggo a lui grato,

ché sa donar tenerezza infinita.

 

È un libro ch’è fatto di pietre e di nomi,

di brevi storie ai ricordi legate,

da sensazioni e profumi esaltate,

e da rintocchi, e dispetti di gnomi.

 

Le antiche pietre son pagine scritte

tutte d’intorno a protegger le case.

Anche su ognuna di queste, una frase

sta a raccontare vittorie e sconfitte…

 

Pur da lontano si sono riempite,

sempre, le pagine in bianco lasciate

e fino ad ora son state aggiornate:

nuove portate dal vento, e scolpite.

 

Anche nell’aria, silente ed antica

la storia si sente, del “poverello”

quando di sera è ancora più bello:

ché nella quiete par … che benedica.                                                    

 

Armando Bettozzi - 31 luglio 2019

*

Se desiserio avessi di carezze

 Armando Bettozzi 

 

Se desiderio avessi di carezze

  

Se desiderio avessi di carezze

c’è tanta voglia in chi altro non aspetta

che accontentare senza nulla in cambio:

mani a seguir un proprio istinto avvezze.

 

L’arietta che ti sfiora la mattina,

un raggio d’oro che lambisce, caldo,

un attimo di acuto sentimento

per chi ami che su al cielo t’avvicina.

 

Il suono d’una voce che improvvisa

ritorna e fa il tuo nome e in te si scioglie

insieme a dei ricordi, e insieme a questi

riascolti come stata fosse, incisa.

 

Mani di rughe…Piene di dolcezza

piene di tempo… piene di pensieri…

di brutti e bei sospiri di oggi e ieri…

Ma pronte – sempre – a fare una carezza.

 

Armando Bettozzi

 12 luglio 2019

*

La barbona

Armando Bettozzi

 

"La barbona"

   

Riccoje quei du’stracci che sò quelli

che se stracin’appresso da na vita;

co du’ mollette ammucchia li capelli

pe dasse na parvenza rifinita,

 

e co l’idea s’accenne li fornelli

pe fà scallà un po’d’acqua insaporita

pe còce na minestra coi piselli

e nun sentisse troppo infreddolita.

 

Gambe de legno e ghiaccio ne le mano

s’avvia e ariva arfine ad un cantone    

ndo’ stenne quer su’ letto disumano.

 

S’allonga e già se sente riscallata

dar solito cocente lagrimone

che je st’a spreme chi l’aveva amata.

 

S’addorme e insogna er sogno, sempre quello,

de quanno che pe llui era Giunone

e er loro era n amore accosì bbello...

 

 

Armando Bettozzi

  

 

Trasposizione in lingua:

 

Raccoglie quei suoi stracci che sono quelli / che va strascinandosi dietro da una vita; / con due mollette raduna i capelli / per darsi una parvenza rifinita, // e con la fantasia accende i fornelli / per far scaldare un po’ d’acqua insaporita / per cuocere una minestra coi piselli / e non sentirsi troppo infreddolita. // Con gambe di legno e mani ghiacciate / s’ incammina…e alfine giunge in un angolo / dove stende quel suo letto disumano. // S’adagia e subito si sente riscaldare / dalle solite lacrime cocenti / che scolano via per chi l’aveva sempre amata. // S’addormenta e sogna il sogno, (che è) sempre lo stesso, / di quando per il suo lui era Giunone / e il loro era un amore così bello… 

*

Una tipica giornata

Armando Bettozzi

Una tipica giornata
Un caffè per consolarmi
prima ancora del danno
ché il danno è sicuro: basta uscire
e di colpo trovarmi nel quotidiano scorrere
di titoli, e rumori, e deleterie ammucchiate
di lamiere, e di fumi, e sequele di luci
intermittenti a dire fai, non fare…e poi…
e poi l'orologio che segna il mio ritardo,
e il rimprovero muto, ma che sento
come un urlo, e un senso di colpa
mi schiaccia sulla solita sedia
con le rotelle, pronto a compiacere il mio PC
per tutta una giornata senza senso.
Toccano svogliate le dita i tasti neri
mentre ogni mossa è riflessa
e incorporata, e intanto
ancora la spiaggia mi dà pace; e m'aiuta
a colorare il grigio, il sole che porto sulla pelle.
Sono come sdoppiato: il dovere
muove le mie dita, mentre vaga
l'anima e fluttua come un surf sull'onda.
Un suono: "Ciao, amore, come va ?"
"Così…sto pensando ai noi al mare..".
Dei passi di donne, e di uomini, brusio di voci…
Automaticamente m'accodo per la sosta.
Solite facce, soliti discorsi vecchi di anni,
ma che sembra che siano sempre nuovi:
pettegolezzi, dicerie, invidie,
norme sciocche, casi d'ingiustizia
capi imbecilli, il calcio, l'inflazione…
Poi, quasi improvvisa l'uscita viene
e non ha bisogno di spingere.
Ma forse è meglio che aspetti il diluire
del flusso per le strade; resto un po',
così potrò arrivare più tranquillo
e no come tante e tante sere
a scaricare le mie incavolature
su quella santa donna che mi aspetta.

Armando Bettozzi 

*

Na gran bella...fregatura

Tra le altre ragioni, economiche, sociali…c'è una Legge che è un po' troppo esagerata…
Poi si domandano:"Ma com'è che non si fanno più figli?". Senza contare che su certe problematiche familiari oggi ci hanno inventato su il reddito di chi si va ad impicciare e troppo…fino (come più volte accaduto) a portarsi via il figlio al quale non puoi comprare il motorino o pagargli vacanze alla moda, o garantirgli, quando sarà ora, l'università. ….Aperture…Eeeehhhh….!!! Però….eeeehhhh!...


Na gran bella…fregatura


Pe famme perdonà na marachella,
ar tempo m'abbastava na promessa
e arimediavo puro 'a carammella,
e ar dunque n c'era tutta sta rimessa

si ce scappava quarche scappellotto
assieme all'immancabbile strillata.
Ammò si azzardi solo no sborbotto
ar tu' fanello pe na birbonata -

si quello llì è n tipetto che je gira -
te pò inguajà co na telefonata,
che viè l'addetto che te pìa de mira
e armeno, armeno passi na giornata

che n'antra vòrta prima de dì "ba"-
pe nun parlà de chissà che "tortura"-
ce penserai du' vorte, che, chissà,
te pò mannà in galera addirittura!

E infatti c'è chi penza che a fijà
sti tempi de grannissima "apertura"
che sta portanno la modernità
pò esse na gran bella…fregatura.

E spèce, poi, si quanno sò cresciuti
nun vònno faticà ma invecchià a scòla,
che pe la Legge vanno mantenuti
armeno infinacché… nu stai in cariòla.

 

Armando Bettozzi

*

Arma...canale...

 

Armando Bettozzi

 

era aprile 2019...ne frattempo un altro padrone è stato ammazzato...Ma chi ne parla più!  Ormai - e da tempo - c'è quel che si può e si deve! dire...e quello che è meglio assai...tacere...In tanti campi...

 

Arma…<canale>…

  

43ènne se n’annava a spasso

côr cane tanto amato e riverito,

come ‘gni giorno pe l’istesso sito,

e a l’improvìso è morto pe…n collasso.

 

Ma che collasso!...Annànno passo, passo…

bèlli, bèlli…de bbòtto s’è sentito

lo “sparo” che … quarcuna ha acconsentito…

Ma che sparo!...Arma, sì!...Ma che n fa chiasso.

 

Ma…c’è sto morto, o nno!...Che stai a ddì!

Sì! Na … “canite acuta” l’ha ammazzato:

che er rottweiler è n’arma, n se vò capì…!...

 

Statistiche…nisuno le vò ffà!...

Eh, Brambi’!....Ma er fatto deprecato

è: che mmo’ pòi difènnete, e sparà…

 

Ma nu è finita qui! Che nun perdona

quer cane – ch’è arma più de na pistola!

E stava p’ ammazzà anche la padrona:

bastava n po’ più llà…qui, su la gola.

 

Ma ormai sti fatti n fanno più notizzia…

Mo’ c’è er far-west…de la legge-novizzia!

Annava bbène solo da na parte:

de chi ammazzava venènno da…Marte…    

 

Armando Bettozzi

   28 aprile 2019

*

Rigagnoli sul vetro velato

Armando Bettozzi

 

 

Rigagnoli sul vetro velato

  

Oltre i vetri

velati

l’orizzonte è sfumato…

 

D’istinto, disegna

sghimbesci tratti, l’indice.

E tra minime goccioline 

per il vetro terso

come da oblò

si vedon brani di scena messi a fuoco.

Né può il respiro ricucire il velo.

 

Si mescola il pensiero a ricordi

ora più chiari…

 

Come fiocchi, sembran

lievitar nell’aria, o passare

come  cirri leggeri e sfibrati,

o come nembi pesanti e scuri…. 

 

E improvvisa pioggerella

vien come per far festa

come quando è primavera e bagna il prato.

L’alternano scrosci turbolenti…

Si vela ancora il vetro.

E gli occhi pure

adesso

son velati…

 

Colpisce, improvvisa, la saetta

un gabbiano,

e vermiglio il ciel si fa,

e ancor non è il tramonto.

 

 

Armando Bettozzi

 

 

*

Nel mondo della pace

Armando Bettozzi

 

 

Nel mondo della pace

 

 

Qui dentro trova pace sottoterra

chi per il male, chi per il dolore,

chi per la fame e chi per una guerra

dal mondo fugge per fuggir l’orrore.

 

La pace or li accomuna

che la malignità qui dentro tace

e neanche il sole e men che men la luna

lo desteranno più, chi, quivi, giace.

 

 

Armando Bettozzi

*

Er gran farzo de Greta e de ’i gretini

Armando Bettozzi

 

 

Er gran fàrzo de Greta

 e de ‘i gretini…

 

Gretì, sta attenta, sto a parlà co tte

che ‘ntanto l’artri…’n vònno stà a sentì…

Dì a mamma tua e a papà tuo che

-ma puro a tutti l’artri che ciai llì

 

e a ogn’abboccone che nu sta a capì

e in tutt’er mônno se st’a ddìsse: “E se…

davero fusse?!...”…e più nun se sa dì,

che più se sforza e più ‘n ciavrà, un perché.

 

Perché stai a vedé, cara Gretina,

qui è l’incontrario der …“riscallamento”

che t’hanno fatto dì…Mo’ sta in vetrina

 

quer libbro de tu’ madre…E certe casse

se sò riempite …E, vedi: in un momento

se sò azzittate tutte le grancasse. 

 

Stàmo a maggio, ma...stai a véde, o nno!

Nevica!…Fa freddo!…È er “raffreddamento”!!

Capisci?...È stato tutto un fregandò!

 

Comunque sia…Si arìva un’artra “Era”

de quelle che vienìveno ‘na vòrta,

ciavòja a…“grete”, e a tanta ggènte accorta!

In ogni “Era” s’è cammiàta, la Tèra!

 

Armando Bettozzi

 14 maggio 2019

*

Raggi caldi, penetranti e biondi

Armando Bettozzi 

 

Raggi caldi, penetranti e biondi

  

Raggi caldi, penetranti e biondi

del solleone all’assolata spiaggia,

sogni ascoltano…narran di miraggi…

E ammiccamenti, ne hanno, spumeggianti…

 

Nell’ora che dà il pieno di bagnanti,

carezzano i bei fianchi delle donne

abbozzi di salmastri cavalloni;                                 

lambiscono, l’ondine maliziose.                               

 

All’aria quasi tremula si mesce

il vorticar di polverosa sabbia

in cerca di occhi belli da baciare.

Sul bagnasciuga, torrito, è un castello.

 

E a sera, ancor con la carezza calda

van le sirene dalla pelle ambrata,

e nell’immergersi pian, piano, il sole,

un bacio lancia, assieme a una promessa. 

 

Armando Bettozzi

*

Er Posto Fisso

 Armando Bettozzi

 

Er Posto Fisso

e le...”generazzioni senza”...

   

C’era ‘na vòrta...e adesso ce n’è meno

ch’è un meno che côr tempo aumenterà

finché propio der tutto sparirà

-er Posto Fisso -...diventato...osceno...

 

Saranno guai sortanto a nominàllo!

Na legge! Ce starà pe garantìllo!

Che manco lo potranno mai capìllo

li giòveni...e figùrate a cercàllo...!...

 

Saranno le...“generazzioni senza”...

Che, nun sapènno, nu lo cercherànno,

ché  manco a scòla je ne parlerànno...

pe via de na forzata reticenza!...     

 

È stato er sogno che cià preso a tutti

e prima o poi a tutti s’è avverato

-o guasi –...Ma un giorno fu dichiarato 

fòri-legge...oprènno a tempi brutti...

 

Senza più er bèr sogno...Pòri regàzzi!...

Però ner diènne-a sta inciso a fòco,

e certo riciccerà...a poco, a poco...

senza forzà...pe nun creà imbarazzi...

 

Si sentiranno addosso na stranezza

li giovinòtti, senza na raggione

si nun sarà pe amore, n c’è quistione:

quer sogno è! che ... a ffà er morto...n ce s’avvezza!

 

Armando Bettozzi

  23 gennaio 2019

*

Al Camposanto

Armando Bettozzi

 al Camposanto di Bettona

 

 Al Camposanto

 

Quanto soffrire silenzioso ha empito

avanti d’aver pace in questa tomba

i brevi, o lunghi giorni d’una vita

or li rinchiusa, ad aspettar le trombe!

 

Con tal speranza al giusto sonno hai chiuso

quegli occhi ch’eran stanchi…o ancor curiosi…

lasciando tutto e tutti, e nuova casa

come a una pasqua han benedetto in chiesa:

 

ristretta, su misura…E ai larghi spazi

com’ anche a tutti i belli e brutti sfizi,

e pure ad ogni gioia, a ogni supplizio,

dolente hai detto addio, da culla o ospizio.

 

Aspira, l’uomo, a viver nella pace

ch’è un forte desiderio e mai si placa…

E ancora adesso in quel tuo buio pece

la pace cerchi e affidi ad una prece.

 

Riposo eterno, nella pace eterna

a ognun concessa sia finché non torna

-nel giorno del giudizio, che reincarna –

la vita che ha promesso il Padreterno.                                                                    

 

Armando Bettozzi

         2019

*

Va’, pensiero

Armando Bettozzi

 

Va’, pensiero!

 

Va’, pensiero!..Vattene…Vola via…

Va a confonderti in cielo…tra le stelle…

Troppo! di sublime sai, melodia,

troppo, n’hai di parole e note belle…

 

Sporcarti, in questa Italia alla deriva,

offuscata…perduta…delirante…

non ha ragion…Va con la casta diva...

Va’ a esser - con lei - stella luccicante.

 

Non merita, chi il brivido a ascoltarti

non sa sentir – l’eterna tua bellezza;

e par che goda nel mortificarti…

giacché non sa di te provar fierezza.

 

Da su potrai quaggiù fioccar le note

come sui prati vital pioggerella

sì da riempir di te l’anime vuote,

finché non t’amino, melodia bella!

 

Armando Bettozzi

   22 maggio 2019

*

Grifagnamente

Armando Bettozzi

 

Grifagnamente

 

Come da cime d’alberi giganti
o dalle rocce aguzze dove ha il nido,
col bieco occhio e coll’acuto grido
e rostri e artigli in resta e becco avanti

è pronto il falco al lancio sulla preda,
così s’apprestan con la bava in bocca
da soli, o in…stormo a far che ancor succeda
il mercimonio, con la lingua scocca,

del pubblico denaro, e di poltrone,
favori a scambio, cariche preziose…
vestite d’onestà tante persone
addette, o a lor d’intorno ognor bramose,

col pelo in cuore, e cùpido cipiglio
e co’altezzoso sprezzo d’ogni legge
vergata, o solo naturale appiglio,
e col dileggio di chi – onestà – regge.

Che della delinquenza ne fan scienza,
con falsa lingua, e con grifagna mente,
che adusi li ha a fare con quiescenza
i disonesti, ed anche impunemente!

Occor disinfestare come s’usa
coi mai satolli osceni roditori
e far fascine di ciascun che abusa,
d’ognun corrotto e tutti i corruttori.
Con quell’ugual grifagno piglio e ratto
di chi, a risolvere, è una peste in atto.

 

Armando Bettozzi

*

Se ’nfrattàmo...

Armando Bettozzi

 

a Lisa

  

"Se ‘nfrattàmo..."...

 

Come sòrti, pijàmo er ventitre:

“Giuliana”... “Clodio” ... e poi in quattrequattrotto

staremo solamente ... io e te

a ffà più peggio che...ner quarantotto!...

 

Bell’infrattati...co nisuno attorno

(però badando che n ce stia ‘r guardone...).

Fa fresco, sì...ma noi saremo un forno

e sentiremo solo l’emozzione...

 

Ar giorno d’oggi...questi che ne sanno...

Nisun probblema ciànno a finì a letto,

co – anzi – papà e mamma che je fanno

... da reception ... Ma nu è un maggior diletto...

 

“Se ‘nfrattàmo” è finito a stà in cantina,

fra li ricordi belli der passato...

Ma, le vòrte, giù...na sporveratina...

e pe noi, torna er mèjo mai ‘nventato!

 

Armando Bettozzi

  14 febbraio 2019

*

Il farsi d’un giorno di grigio

 Armando Bettozzi

 

Il farsi d’un giorno di grigio

 

Stenta il farsi del giorno…

Ma sveglia è la micia già,

pronta, con fare felino

a invisibil sospetto…

Oggi niente pigrare…Oggi

son io il più pigro…

 

Le prime luci, di fronte: chissà…

Grigio è per l’ora, il cielo,

o ancora

quella coperta fitta di ieri, di nubi

continue

qui ha trovato l’ambiente che va…

 

Fioco ed opaco, un lume schiarisce

il vuoto là fuori;

entra attraverso le doghe

della persiana che ho appena richiuso.

 

Nell’ovattato silenzio, improvviso

realizzo! Oggi è sabato … E si riposa

il giorno, la casa…Torno a dormire?...

 

Meglio goder questo sogno da sveglio…

Con un caffè, ancora meglio…

Due ne preparo: per Lisa e per me…

Ora la micia anche lei si riposa,

sulle ginocchia, e inizian le fusa.

 

Armando Bettozzi

 2 marzo 2019

*

Pece

Armando Bettozzi

 

Pece

 

Quanno che  “pece” era l’incollante

nun solo pe le scarpe e er carzolaro,

er mônno l’allumava più de n faro,

e lo faceva èsse trepidante…

 

innammorato perzo … Quànno “amante”

voleva dì…no! “tutt’er cucuzzaro”…

Voleva solo dì (che fusse dôrce, o amaro),

l’amore pe uno, o una…Era ‘mportante!

 

E quànno quarchiduno era ‘mpeciato,

ce stava male…Dice: “Er mal d’amore”…

Ma era la bellezza der creato.

 

Mo’…quela “pece” l’hanno tutta sciòrta,

che va a la grànne quer ch’è…squajatore,

e er “quànno se vedémo?” – “n’artra vòrta”….

 

Armando Bettozzi

  16 marzo 2019

*

Sonetto a Primavera

 

“Sonetto di Primavera”

 

 

  

È Marzo! È l’alba della Primavera!

S’intiepidisce l’aria e sotto il tetto

intreccia il primo nido la primiera

rondine, come a raccontar sta il detto:

 

“La prima rondine, a San Benedetto”…

Or, la luce del giorno, fino a sera

c’ illumina…ed ha tutto un altro aspetto

il sole col tramonto suo a raggera.

 

Anche la prima rosa nel suo rovo

fa capolino…sboccia, e i verdi prati

si van vestendo d’un vestito nuovo:

 

di bianche  margherite…petalose.

Cresce il grano pei campi coltivati…

D’oro e profumo s’empion le mimose…

 

 

 

Armando Bettozzi

 marzo 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Armando Bettozzi

1 marzo 2019

*

Franco Rosi Omaggio alla Memoria

Armando Bettozzi

 

Omaggio alla memoria dell'amico imitatore

FRANCO ROSI

(Emilio Eros De Rosa + 17 febbraio 2019)

  

Ciao, Eros! Un piccolo semplice ricordo di quel gran bel periodo della nostra vita

da ragazzi pieni di sole e di sogni, per le vie di Roma…Piccolo ricordo di una grande e bella amicizia.

 

Fino a uno degl’incontri da grandi…con la mia Lisa, e con la tua Carmen…

 

https://www.youtube.com/watch?v=isphjNL_wXA

 

<il coro degli angeli

 ci fa sognare ancora

Io vorrei…io vorrei

che questo sogno fosse realtà…>

 

da “Come sinfonia” di Pino Donaggio

 

“...dai, prendi la fisarmonica, Arma’!

che “alle Grazie” stanno a fare un teatrino…

Si va a piedi, che tanto sta vicino…

È incominciato da un bel pezzo, già…”

 

“Ecco!...Prendo lo spartito, ché senza

suono male…Ma, dì…tu sei sicuro

che ci faranno fare?...” “Ti giuro,

Arma’… che avremo una grande accoglienza…”

 

E infatti… “…ed ecco a voi, fuori programma,

il duo con Armando e Franco Rosi…”…

Van suono e canto…e applausi calorosi,

ché <Come sinfonia> i cuori infiamma!

 

Caro Eros, fu il tuo primo gran successo…

Seguiron tanta radio e assai tivvù…

T’han detto “Le Mille Voci”…E lassù,

tra gli angeli e i santi, continui, adesso…          

 

Armando Bettozzi - 17 febbraio 201

*

Il farsi d’un giorno grigio

 Armando Bettozzi

 

 Il farsi d’un giorno di grigio

  

Stenta il farsi del giorno…

Ma sveglia è la micia già,

pronta, con fare felino

a invisibil sospetto…

Oggi niente pigrare…Oggi

son io il più pigro…

 

Le prime luci, di fronte: chissà…

Grigio è per l’ora, il cielo,

o ancora

quella coperta fitta di ieri, di nubi

continue

qui ha trovato l’ambiente che va…

 

Fioco ed opaco, un lume schiarisce

il vuoto là fuori;

entra attraverso le doghe

della persiana che ho appena richiuso.

 

Nell’ovattato silenzio, improvviso

realizzo! Oggi è sabato … E si riposa

il giorno, la casa…Torno a dormire?...

 

Meglio goder questo sogno da sveglio…

Con un caffè, ancora meglio…

Due ne preparo: per Lisa e per me…

Ora la micia anche lei si riposa,

sulle ginocchia, e inizian le fusa.

 

Armando Bettozzi

 2 marzo 2019

*

San Valenti’...fa’ qualcosa!...

Armando Bettozzi

 

San Valentì, fa’ qualcosa!

(al modo bettonese, di Bettona, PG)

 

   

San Valentì, cocchino, e che fè, dòrme?

Lo stè a vedé tuqua quel che succede,

o ormai ‘n ce fè più caso che anche l’orme

de quan che ce bastava avè la “fede”

 

pe staje appicciat’ ta qualcuno

mo stònno a scomparì ‘n po’ dapertutto

e fa ‘na pena! e si ce ne sta uno

che ancora  ‘n s’ è infettato co sto brutto

 

malanno-epidemia che fredda ‘l còre

e fa murì l’amore dopo ‘n po’,

lo stònn’a pià pe un essere inferiore…

Ma te par giusto ta te? Io  nnel so…

 

E ‘l so che nun è giusto, Valentì,

ma allora fa qualcosa: la vergogna!

Sì, la vergogna…fajela sentì

ta chi st’a mette ‘l bene nto la gogna!

 

 

Armando Bettozzi

*

San Valentino...saldatore

Armando Bettozzi

 

 

San  Valentino…saldatore

  

A San Valentì…’nfra moje e marito

nisùno, dice, cià da mett’er dito…

Pò èsse…ma però qua nun funziona!

Perché ‘gni nota che ‘nfra loro stona

je pò  mannà per aria er grànne amore

coprènnoli co un velo de griggiore

da fà sparì er colore dell’Amore,

ch’è de un gran bell’azzùro e se confônne

co quello che c’è in cèlo e in mezz’all’ônne.

Ma pe nun fà succède ‘ste scempiézze

nu sta a ddà retta a tutte ‘ste…certezze…

e mméttecelo! er dito immezz’ a lloro

pe fà ogni vòrta quer capolavoro

che solo tu sai fà de sardatùra,

nell’età acerba e in quella più matura!                                                                                         

 

Armando Bettozzi

*

San Valentino, paladino d’amore

Armando Bettozzi

 

San Valentino,

Paladino d’Amore

                                     

Dove trova rifugio,

in quale pertugio nascosto

è riposto lo stampo

che il lampo produce, e ogni freccia

che apre la breccia nei cuori

a nuovi bagliori pulsanti,

o ai  pianti…se il tiro è uno sbaglio

e solo un abbaglio è quel che ne viene

invece del bene agognato

da chi innamorato ti chiede

con fede, o San Valentino,

e il proprio destino ti affida

e insieme con te sfida il mondo

pe’ un amore profondo?

Deh ! diccelo, o San Valentino,

tu che d’Amore sei il gran Paladino!

 

Armando Bettozzi

*

San Valentino, l’emozzion d’amore

Armando Bettozzi

 

San Valentino

(l’emozzion d’amore)

 

 San Valentino, dàcce l’occasione

de avé 'na vòrta armeno ne la vita

quer senso de felicità infinita

che un grànne amore pieno de passione

 

sa dà a chi vò provà quel’emozzione

che arimarà pe sempre accustodìta

ner còre, come ‘na quarsìa pepita

è messa in cassaforte, a protezzione…

 

Così lei resta llì na vita intera

pe ffàllo stà ar calluccio ogni momento

quer còre, e si è che schiòppa ‘na bufera 

 

e ce se trova immèzzo, è proprio allora

che lei è più che mai ‘r medicamento

che in quer gran buio fa sortì l’aurora.

 

Armando Bettozzi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Briciole ho fatto di quei sogni

Armando Bettozzi

 

a Lisa

 

Briciole ho fatto di quei sogni...

 

Più celeste e pulita e leggera

dell’aria e del cielo

delicato cuore di bambina offesa

talmente inadatto

mi fai sentire, e pien di colpe...

 

Ho calpestato i tuoi sogni

fatti di piccole cose...

con me al centro di ognuna...

E io che la luna,

volevo per te,

come un vento rapace

incapace a frenarsi

e i rami spoglia al ciliegio in autunno,

briciole ho fatto di quei semplici sogni.

 

Grandezza!

in quel generoso tuo cuore

che ho amato, e che amo...ma che – anche - ho ferito...

E un frastornamento

che porta ‘l tormento che non si lenisce,  

percuote il mio essere, ché

di false malie ha ingrigito l’incanto.

 

Ma che mi rimane

se il cuor tuo, ch’è il mio

così ho ridotto...

che i tuoi sogni ho interrotto...

Radunerò io, queste briciole...

Ne coglierò...andando a ritroso,

come racconta la fiaba,

e pe’ ogni briciola, un piccolo sogno

almeno una parte, ridarti

per farti tornare a guardarmi

e riaverti di nuovo a sognare, con me...

 

Armando Bettozzi

17 novembre 2018

*

Teremotati...Bòn Natale!...

Fatti, una poesia

 

da Meteoweb.eu, 23 Dicembre 2018

LaPresse

“Il terzo Natale dopo il terremoto ci consegna da una parte la chiusura della fase emergenziale e dall’altra l’enorme difficolta’ a far partire la ricostruzione, in particolare quella pesante e pubblica”: è quanto dicono, all’ANSA, i sindaci di Norcia, Cascia e Preci, analizzando il momento che stanno vivendo i tre paesi umbri più colpiti dagli eventi sismici del 2016.

“Per Norcia – dice Nicola Alemanno – è’ il Natale piu’ difficile...adesso si avverte molta sfiducia. Ci attendevamo – aggiunge – segnali importanti sia sul fronte della ricostruzione, sia negli aiuti alle imprese, ma cio’ non sta accadendo...”. Pietro Bellini di Preci, rimarca la “necessita’ di snellire le procedure e implementare il personale negli Uffici speciali per la ricostruzione cosi’ da sveltire l’iter delle pratiche”. Il sindaco della citta’ di San Benedetto torna anche a ribadire l’urgenza di dichiarare le zone terremotate come “aree svantaggiate cosi’ che le imprese possano accedere ai contributi comunitari previsti. Questo – conclude – permetterebbe agli imprenditori locali di continuare a scommettere ancora su questo territorio”.

Il più pessimista dei tre sindaci della Valnerina terremotata è Bellini di Preci: “Dopo oltre due anni dalle prime scosse siamo al disastro e al caos totale. Se la fase dell’emergenza è stata gestita nei tempi e nei modi giusti – dice – quella della ricostruzione e’ all’anno zero e per di più vedo scarso interesse a livello politico”. “La gente è demoralizzata – aggiunge Bellini – per mandare avanti una pratica servono mesi, in tutto questo tempo a Preci siamo riusciti ad autorizzare solo 8 ristrutturazioni, serve un deciso cambio di passo”. 

 

Dove sono le voci sempre pronte a farsi ben sentire di certi personaggi pubblici...?...

Quanto può essere...astratto...l’antirazzismo-razzista...Quando il - da quello inteso - “razzista” dice: “Prima gl’Italiani” non dice: “Solo gl’Italiani!”. Mentre l’antirazzismo-razzista dice: “Prima gli altri”...e basta. Sembra sentirlo dire:

 

Teremotàti...Bòn Natale!

(e, magari...aiutate...)

 

Dopo er bòtto tremendo e lo sfacelo,

e quer tremà infinito de la tèra,

e lo sparì de tutto quer che c’era

da métteje tristezza inzin’ar cèlo,

 

lo stato è côrzo...ha ffàtt’er piagnistèo,

ha ffàtto du’ promesse...Ed è...sparito...

ché da vicino, er dramma l’ha ‘mpaurito...

e ha lassàto tutto a...domine deo.

 

In quant’a llui - o a chi pe llui - er caso

pò aspettà...“Sì!...È e terzo Natale, già,

ma vedi...vòi métte a dàsse da fà 

ner métte anima e...tasca pe er...<travaso>

 

che pe noàntri è la sola cosa degna?!

Che?!...Er teremotato nu’ sta più in pace...?!...

E che potémo fàje: ce dispiace,

ma...er morto giace...e er vivo...embeh...se ‘ngnegna...”

 

“Ciavémo àrtro da fà...che ve penzàte...!...

‘N volémo passà mica pe razzisti

a penzà a noàntri, e nno a quei...pòri cristi...!...

Anzi...teremotati!...Su!...Aiutate!...”                                                                      

 

Armando Bettozzi

 25 dicembre 2018

*

Allo scader del tempo

Armando Bettozzi

 

"Allo scader del tempo"

 

Pian, piano cessa allo scader del tempo

ogni andare gaio…ogni andare mesto…

Cessa di battere le ali, la farfalla

Cessan gli affanni in cerca di riposo

Cenere è al posto di fiammate ardenti

Scie d’argento, sui tranquilli andar…

Su tutto resta il chiaro della luna

a cullar l’aria, pregna di ricordi,

e - tra lo sciabordar delle maree -

di mare e ciel – l’unirsi – all’orizzonte.

 

Armando Bettozzi

  7 Marzo 2015

 

*

Al lume di luna

Armando Bettozzi

 

"Al lume di luna"

 

Alla luna, quando   tutta tonda splende,

le malinconie

cantan sopra i tetti,   miagolosi, i gatti.

Sognano, i topini   stretti nelle tane

mille e più razzie

d’appetenti caci   da spartir coi mici.

Per ogni rumore,   sta il cane a latrare

pe’ ignote fobie

d’ogni ombra pauroso…  da spiriti invaso…

Or si specchia alla luna  il genere umano:

verità e bugie

s’han da separare… ma occorre capire…

Molti sono insonni...  San che sono inganni…   

false ideologie

quelle che hanno in testa…  Ma ammetterlo…costa!

Passa la nottata  dicendo impaurito

preci e litanie

ogn’animo reo…  Reo con sé e con Dio. 

Smaniano nei letti   <pupe> e giovanotti

per le…fantasie

che, pur se non vere…  ne è dolce il sognare.

Al lume di luna s’appressa un pensiero

qual dorata malia

e tutto m’accendo, ché a lei sto pensando.

  

Armando Bettozzi

*

La margherita e la rosa

Armando Bettozzi 

 

LA MARGHERITA E LA ROSA

    (m’ama…numm’ama…)

                                          

 “Sei ‘na rosa: sei bella e vaporosa,

  ma vòi mette: sei puro assai spinosa!

 

  Appett’a tte io sò ‘na poverella:

  sò modesta e nemmanco troppo bbèlla,

 

  ma, però, nun è a tte che va cercànno

  chi vorebbe sapé si come stanno

 

  le quistioni d’amore, e lo viè a lègge

  su li pètali mia, e me s’arègge

 

  co ‘na mano, e coll’artra, piano, piano,

  me li tira a uno a uno, e quann’in mano

                                   

  je ciarimane er gambo solamente,

  saprà si l’ama, o no, sicuramente.

 

 Come vedi noi due semo importanti

 pe l’amore, ma io…sto un po’ più avanti:

 

 io sò quella che dice si l’amore

 c’è, e in quer caso tu – pòi - je porti un fiore”.

 

Armando Bettozzi

*

Chi ’n capisce...chi nun sa...

Armando Bettozzi 

 

Chi ‘n capisce…Chi nun sa…

 

C’è chi ‘n capisce de ‘n capì…ma inzegna

C’è chi ‘n capisce proprio…Ché…c’è nato…

Ma er peggio è chi ‘n capisce e sta ar senato,

e è ggènte strapagata,  la più indegna.

 

C’è chi nun sa ‘na mazza e… spiega tutto;

se crede ‘n padreterno…E è ‘n pòro scemo.

Ma puro noàntri, a vòrte, ‘n distinguémo,

facènnoce, così, fregà de brutto.

 

C’è chi ‘n capisce…e a vòrte è puro mèjo:

così ‘n se sente cresce…er bòzzo in fronte…

C’è chi capisce troppo…e ggiù da ‘n ponte,

lo bùtteno, ché guai! chi è troppo svéjo!

 

C’è chi nun dice ‘n cacchio ner discôre,

ma a certi je sta bbène e je conviene.

Ché più sa incasinàcce e più je viene

un quarchecosa…a llui e ar su’ gestore.

 

Evviva chi sa ddì che nu’ è ‘n saputo,

ché questo è già ‘n bòn segno d’onestà.

Ch’è quer che manca a chi, a sta società

la vò tiené incollata co no sputo.

 

Armando Bettozzi

  

 

 

 

*

Abbasterebbe poco

Armando Bettozzi

 

Abbasterebbe poco

 

 Côr poco a vòrte ce pòi fà più tanto

che a ffà quarcosa co ‘n se sa co quanto.

E a ffà co tanto manco c’è bravura,

ma questa, a ffà co poco è sicura.

 

Tu guarda la ricchezza...E che ce fai

si ‘r còre che lei cerca nun ce l’hai;

e er còre, a tte, te l’hanno rigalato

pe ‘r fatto solamente d’èsse nato.

 

Nun ce sò costi, nun ce stanno spese

a ffà un sorìso che, senza pretese

je fai a uno che ce l’ha côr mônno

e cerca de tiràsse su dar fônno.

 

E na carezza...? Vòi mette...na carezza

che je sa dàje tanta più certezza

più de un gran rigalo a un fanelletto

che più de gn’artra cosa vò l’affetto!

 

E che diceva a Assisi, er Poverello:

“Guarda llassù in cèlo quer fringuello...

cià tutto quanto puro si ‘n cià gnènte,

ma no pe questo je pòi dì pezzente”.

 

Ma quanti ce ne sò ricchi sfonnàti,

che ‘n ciànno pace e arùbbeno sfrenati,

che nu j’abbasta mai da st’ammucchià...

Ma nun è mica vita, quella llà.

 

E ‘nvece abbasterebbe tanto poco...

Nun dico solo l’aria, l’acqua e ‘r fòco,

ma quer che serve a vive degnamente,

rispetto pe se stessi e pe la ggènte.

 

Armando Bettozzi

 

Pluripremiata con primi e secondi premi (Castello di Cisterna, Na; Rorà, TO; Barletta, FO; Torre S. Susanna, BR; Caserta; Falconara Marittima, AP)  

*

Burograzzìe e burògrati der...cacio

Armando Bettozzi

 

Un fatto, una poesia

 

da vari blogs…settembre 2017

 

95enne acciaccata, ma col cervello ben funzionante, cacciata dalla sua casa di legno fatta nel suo terreno edificabile in tutta fretta – come rimedio alla casa distrutta dal terremoto - saltando momentaneamente le previste lunghezze burocratiche per il rilascio della concessione edilizia, rimandata a un secondo momento. Ma c’è il vincolo…essendo zona protetta… 

 

 

Burograzzìe e burògrati der…cacio…

   

Burograzzìe e burògrati der…cacio,

che séte accosì bravi e accosì forti

e sverti e cattivelli, e poco accorti

co li poràcci, e ‘nvece, adacio, adacio

 

co tutte l’attenzioni e riverenze,

fino propio a nu’ rompéje ‘i cojoni

trattate fòrilegge e gran marpioni

pe ricoprìvve de…benemerenze…

 

Possibbile che ‘n fate passà un giorno

senza passàcce voi pe “criminali”

sibbè co in mano articoli legali…

(però de leggi da...levà da torno...).

 

Potete avécce tutte le raggioni:

“la-legge-è-legge”! Facile da dì…

Ma ‘n ve risùrta che…mo’vale er “chi”

e nno più er “che” pe ddà le…punizzioni?

 

Pe chi delinque propio! soluzzioni

se tròveno!..Chi casa se l’arùbba,

su l’attenti! ve mette!…e anche a ‘i carubba!

Ma…ggiù! a ‘na vecchia…! e in quele condizzioni!

 

“C’è er vincolo…!”…E perché, la “propietà”

chedè pe tutti voàntri, e pe la legge?!

Che…propio fa vedéllo a “chi”! protègge…

Pell’artri…manco un’oncia de pietà.

 

A stà nfra leggi strane a doppia-faccia,

burograzzie a occhi spalancati,

oppuramente miopi, o cecati,

secônno chi è er “chi”…è ‘na storiaccia

 

che avrebbe da finì...ch’è da imbrojoni!

E poi ce stanno sempre certi a chiede:

“Ma come mai la ggènte nun ce crede…

nun vò più crede a Stato e a Istituzzioni?!”                

 

Armando Bettozzi - 24 settembre 2017

*

Limiti...finarmente!

Un fatto, una poesia

 

da Corriere della Sera, 4 nov. 2018

I quartieri Flaminio, Parioli, Coppedè, Salario, Africano e San Lorenzo diventeranno tutte zone a «percorrenza dolce e sostenibile». Ovvero avranno il limite di 30 chilometri l’ora. Non si riparano le buche, il maltempo ne crea in continuazione di nuove, allora meglio far andare piano le auto?...

 

Limiti...Finarmente!...

(a 30 all’ora...)

 

“Oh...! Era ora, a Re’...che arivàsse un freno

a tutta sta gran libbertà sfrenata

che st’a girà pe dapertutto...Arméno

co sto regolamento, mo’ c’è stata

 

la vòja de dì: ‘Basta! ‘...Escrùso er treno

-pe cui la norma ancora nun c’è stata -

er freno a Roma mo’ funziona appieno,

tant’è che mo’, la sìnnaca è...osannata!...”

 

“Ma allora, a Ro’...sta murta...Come mai?!”...

“Corévo, a Re’...Lo so...è pericoloso!...

Ma quànno vai de fretta...ce lo sai...”

 

“Ma...E a quant’annàvi?...” “A trentasei all’ora!

Quànno ch’ er limite, er Comune, anzioso,

l’ha mess’a trenta!...E vvò abbassàllo ancora!

 

È ‘n discorso che règge...

Si pìi ‘na buca...gnènte contensioso...

Ché si...‘corévi’...eri...’n fòrilegge...”....(!!!)....

 

“Nun solo!...C’è la cassa...che se ‘ngrossa...

Eh, sì!...Davero!...È ‘na gran bèlla mossa!...

Virginia incassa...e te protegge l’ossa!”

 

Armando Bettozzi

 8 novembre 2018

*

Li limiti dell’ òmo

Armando Bettozzi

 

Li limiti dell’omo

 

Vienìmo tutti quanti da un “puntino”

ch’è annàto ar posto giusto

in d’un momento bbèllo e appassionato.

E llì, ndove ch’è entrato,

in nove mesi, puro ce sortìmo

piagnènno tutti quanti a perdifiato:

tutti a l’istessa, identica magnéra.

 

Pe ffà…? Quarsiasi cosa!

E è proprio qui che se differenziamo:

perché c’è chi va appresso a na ghimera…

perché ce sta chi osa e chi nun osa,

chi spera e chi nu spera…

perché c’è chi è signore e chi è fetente…

perché c’è chi capisce e chi è ottuso,

chi cià la fede e chi nun crede a gnènte…

Ciaivòja a dì la fila de’ perché…!

sippuro tutti! fàmo certe cose:

magnàmo e poi…sur cèsso: nun se scappa!

E poi, pò èsse prima, pò èsse dopo,

sia puro in tanti mòdi diferènti,

ognuno, e dico ognuno! quann’è ‘r dunque

dev’ammollà gni cosa e…così sia!

 

È in quer fratànto - fra ‘r vienì e annà vvìa -

che nun ce sta uguàjanza,

nun c’è demograzzìa,

nemmànco su la cosa llì der cèsso,

che infatti a chi nu mmàgna,

sur cèsso…lo pìa – e de brutto –

solo la cicagna*.

E pòi, pe dìnne un’antra,

ce sta a chi j’è concesso,

e chi ‘n cià gnènte tempo pe pentìsse…

 

Er fatto è che noàntri, tutti quanti

pensàmo e fàmo ognuno ar modo nostro:

quell’antre cose invece – inizzio e fine –                                                               

pe quanto er tempo nfra de loro è vario

pe ciaschiduno                                                              

o pe natura o artro -

sò già bell’e fissate

perché er Signore, è Lui! che l’ha penzàte.                

 

   *la sonnolenza                                                                                                                   

Armando Bettozzi

*

Poesie per il 2 Novembre

Armando Bettozzi

 

Poesie per il 2 Novembre

"L’ ultima benedizione"

L’odore dell’incenso seguitava
a spandersi intorno al catafalco
ad ogni sbuffo di nuvole leggere
al ritmato cantilenar di catenelle.

Silenzio. In quel momento neanche un canto
nemmeno un pianto; solo, sottovoce,
il mesto pregar del prete, il tintinnio,
e il leggero frusciar dei paramenti sacri.

E ancor così, durante l’aspersione
tutt’intorno, con gocce d’acqua santa.
E il cuore, stanco, era come ipnotizzato,
affascinato, forse…forse consolato.

E c’eran tanti fiori…e le candele
con le fiammelle dritte verso il cielo.
Come a una festa, ma senza il festeggiato:
ed è a questo pensier che il cuor si ribellava!

Armando Bettozzi - 2 Novembre 2006

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"Tramonto al Camposanto di Bettona"

Di leggiadria è vestita qui, la pace
tra il rimbalzar silente dei riflessi
che fan filtrare l’oro tra i cipressi
e il coro dei lumini che mai tace…

E ognun ch’è andato, e in questo loco giace
gradire sembra i premurosi eccessi
d’essenze odorose, e i pregar sommessi….
E ognuno a tanto amore si compiace.

E nel sito, dai miei cari abitato,
non solo c’è quel che ho portato io,
ma quel che anche altri, han tributato.

Che io nemmeno so, ma loro…sanno…
Di certo sono quei che a quegli “addio”
non mai s’adattano…e a trovarli, vanno.

Armando Bettozzi - 26 Luglio 2015

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"Il mio 2 Novembre"

Parla per tutti, il campanile, assorto,
con la campana e il suono suo più mesto.
Dice il cordoglio per qualcun ch’è morto,
e ben s’addice al funebre contesto.

Volan per l’aria tocchi cadenzati,
come un lamento, come quasi un pianto.
Io, non li sentirò, seppur suonati,
quando ai miei cari il còr lascerò affranto.

E li vedrò, allor, coi crisantemi,
e la fiammella tremula d’un cero,
portati quali doni ormai estremi,
sul mio giaciglio, in seno al cimitero.

Armando Bettozzi - 2 Novembre 2012

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"Al Camposanto di Bettona"
( a mio padre e a mia madre, e a ognuno che lì riposa in pace)

Al camposanto
che grande silenzio,
e come meglio si sente cantare
il pettirosso
tra bossi e cipressi!
Che pace! È il silenzio che avvolge,
tra i viali coi marmi allineati e fioriti,
dove l’anima è viva,
e la vita ancor vive d’amore e ricordi.

Solo, accompagna il silenzio,
lo sfregar della breccia a ogni passo.

A sera i lumini
dan luce al gran buio
che il sole di giorno rischiara
e colora.
Come abat-jour sui comodini,
al sonno eterno danno compagnia
contr’ogni paura,
a grandi e bambini addormentati.
Ha un guizzo leggero
a ogni ombra che pasa, ogni fiammella,
finché col mattino
con voce animosa
ritorna a cantare, il pettirosso,
per chi in quel luogo di pace, riposa.

Armando Bettozzi - 11 Gennaio 2011

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"L’ Amore oltre…"
(verso l’ultimo appuntamento)

Con pena mai spenta
amorevolmente guarda
l’immaginetta ovale e mestamente
sorride
come a cercare il ritorno d’un sorriso
da chi in quel marmo riposa, a cui
tutto il pianto possibile già ha donato.
Mostra i crisantemi freschi
e accende il lumino,
intanto che in cuor dice l’orazione,
mentre la pena incontra uno spiraglio
verso quella pace
che già da tempo,
è la sola sua agognata mèta.

Sul cipresso, un pettirosso
svolazza chioccolando,
e a quello volge il viso e lo sguardo
e di nuovo sorride.
Un giorno si ritroveranno a chioccolare
insieme, pensa, e spera,
su quel cipresso che al cielo aspira
intanto che abbellisce:
“Questo tuo marmo
così tanto bianco,
così tanto freddo”.
E teneramente lo accarezza,
come per scaldarlo.

Armando Bettozzi - 2 Novembre 2007

*

Flamenco!

Armando Bettozzi 

 

Flamenco!

  

Balla ballerina nella spumosa veste

con nacchere e mantiglie, e neri pizzi e veli,

e zingareschi anelli ai lobi, e suono ai tacchi,

col rosso acceso al labbro, e alle dita gli ori…

Balla al frenetico supplicar di chitarre,

focosa e fredda a un tempo, ché tutto di te

sembri voler dare…ma non è che appariscenza…

E ognun che spartito ha il tuo tormento, lasci

come ubriacato l’avesse un vin caliente...

Caliente come il sangue che in te scorre,

ma che al tuo lui, soltanto è riservato,

seppure a quegli, poco, forse, cali

mentre al sol guardarti..., per te, io...già ho preso fuoco.

 

Armando Bettozzi

*

L’aquilone del mare

Armando Bettozzi

 

Più volte passata accanto

più volte accarezzata

in quell’acquario ch’è il vanto

d’una città incantata.

a.b.

 

"L’ aquilone del mare"

 

Razza, che sul pelo dell’acqua sguazzi,

o sul fondale serpeggi del mare,

in questa vasca ti vedo remare

verso di me, ché non hai larghi spazi...

 

Forse m’illudo, ma sembri capire,

e al mio richiamo, da quel lato opposto

la rotta inverti, e appressatomi tosto,

dalla mia mano ti lasci lambire.

 

Sembri aquilon che pel mare svolazza

come fa quel, che su in cielo s’innalza.

Però ai capricci del vento sobbalza...

Tu, l’onda domini: sei più di razza!

 

Armando Bettozzi

   20 luglio 2018

 

*

Cuppido...ancora c’è!....

Armando Bettozzi

 

Sentimento... (a Lisa)

 

"Cuppido....

ancora c’è!..."

 

Nun ve sto a ddì quer ch’è successo, un giorno...!....

Lui stava a ‘nnà a ‘na festa, da ‘na parte...

E lei – senza sapé – anche lei ce parte...

Così che llì, pe ffòrza se ‘ncontròrno.

 

Nun solo!...Che...l’hai visto a accènn’er fòco ?

Beh!...Guasi che facéveno scintille

quer lui e lei, llì, principiànn’er gioco

che te fa arzàtte la pressione a mille.

 

Gnènte de che...se badi!...du’ ‘nnocenti

Che er solito Cuppido (ancora esiste!)

li pìa de mira...e queli sò impotenti

-si sò de qualità...’N se pò! resiste!...

 

Ed è un momento – quello – che viè inciso

dar sangue drent’ar còre e ne la mente

ché...poi pò vienì giù tutt’er Monviso

che a scancellàllo nun esiste gnènte!

 

Che avòja li ciartroni a spianà tutto...

tutt’er mèjo der mèjo che c’è ar mônno!

Sippuro tanto l’hanno messo a lutto

buttànno via li resti a ‘no sprofônno!

 

Tornann’a bomba - immèzz’a tanta ggènte -

pe queli due la sala è come vòta;

c’è l’innamoramento, ch’è crescente

tra l’accarezzamento de ‘gni nota.

 

Co bbòna pace de chi ‘r sentimento

lo vò vedé finito all’ottocento...

Ma è tanto scemo...e miope...e disattento

da nun vedé che ‘n s’è pe gnènte spento.

Arde!...Sì, arde...E allora?...Sei scontento?

Lo senti, o nno, che vola assieme ar vento!?

Che nu lo pò ammazzà nisun evento,

e se ne frega si c’è er malcontento

fra chi ‘n vò ar mônno un propio scernimento.    

 

Armando Bettozzi

 4 settembre 2018

*

Sonetto...burlesco

Armando Bettozzi

 

 Sonetto burlesco

 

Il mio cannone è pronto a dar battaglia

in campo aperto in mezzo all’erba e i fiori,

quando nel buio esplodono i bagliori

di luna e stelle a accendere la paglia.

 

E c’è Cupido che le frecce scaglia

su noi indifesi  presi dai calori

che divampar ci fanno tra i furori,

e ardiam come arderebbe la sterpaglia.

 

Finite le cartucce – pel momento –

si fa ritorno…E oramai è tardi…

Però non cessa ancor l’eccitamento…

 

E il corpo-a-corpo seguita tra i lini…

E mitragliate, sono…e son petardi!

su corpi ora sfiniti e proni, e chini…

 

Ma di pugnar non cessa  l’ardimento!

E più spariamo, e più alto è il rendimento

del nostro agguerritissimo armamento!

E solo all’alba…scade il…godimento...

 

 

Armando Bettozzi

*

La ...superiorità der tipo...superiore

Armando Bettozzi 

 

La…superiorità der tipo…superiore

  

C’è in giro un male (ma c’è sempre stato)

capace de fà bbène a certa ggènte,

perché la tiene su!...Sippuro è un …gnènte

appett’ a chi vò ffà passà…sbajàto.

 

Er fatto è ch’è ‘n pallone stragonfiato…

Se sente d’èsse unico!...se sente…

Se sent’ “er più” !…È propio strafottente

co quela puzza ar naso  da…sfigato,

 

ché è tutto farzo!…ché a gurdàllo drento

è rancoroso fracico…è invidioso….

Ma fà vedé ch’ è fico e paravento.

 

Si un occhio stràbbico lo guarda...storto,

lui se la pìja! Pròpio come ‘n coso…

Ma poi vò ffà vedé che ‘n cià mai torto.

 

Come fussi ‘n poràccio

te guarda da su a ggiù tutto borioso

e a le vòrte te fa sentì no straccio.

 

 Armando Bettozzi

   6 Ottobre 2017

*

Carne da...macello...

Armando Bettozzi

 

Fatti, una poesia

 

A seguito dei fatti di Macerata (Pamela stuprata, ammazzata e fatta a pezzi da irregolari), e di Roma-San Lorenzo (Desirèe stuprata e ammazzata da irregolari) riportati per giorni dai media (ottobre 2018), con le piazzate – in quegli stessi luoghi – dei soliti  a far la loro politica (di odio contro i loro avversari, pure in piazza), anziché invocare insieme giusti rimedi, ecco – tra l’altro – (di buono e di cattivo) quello che ci tòcca leggere:   

da BlastingNews, 10, 2018:

Alessandra Moretti: “Morte Desirèe colpa Salvini, non ha espulso immigrati”

L’esponente del PD scarica sul ministro dell’Interno leghista la responsabilità della morte di Desirèe perché, contrariamente alle promesse fatte in campagna elettorale, non avrebbe espulso i clandestini.

 

Pamela (18 anni)...Desirèe (16 anni)...

 

 Carne da...macello...

  

Quant’artra! ne dovremo da vedé

carne da macello, si ne le piazze

ce vann’a ffà caciara teste pazze

che tutto fanno e dìcheno forché

dì e ffà quer che ce vòle, ossia, cioè

-si propio vònno stà co le ragazze -

‘na guèra (no!...gnènte armi...gnènte mazze...)

contro chi spaccia...contro ognuno che

fa in modo d’ariempi città e paesi

-ner nome de ‘na fàrza libbertà -

de spacciatori...e senza...contrappesi...

co legge e maggistrato a ddà ‘na mano...

tignosamente - a chiunque vò stà qua,

che manco lo...“disarma”... pe èsse...”umano”...!...

.............................................................................

Così succede quelo che succede:

che a Macerata...e a Roma, a San Lorenzo

(pe ffà solo du’ esempi...), pe compenzo,

in piazza vann’a professà...la “fede”

de ...“attenti ar lupo!”... Quànn’è propio er “lupo”

er solo a ffà quarcosa de concreto

contro sto annà de corsa ner dirupo,

coll’artri, invece, sempre a pìà d’aceto!

..................................................................................

Cara Pamela...Cara Desirèe...

inortre a tutto quer che v’è successo,

a vvoi nemmanco adesso v’è concesso

d’avé ‘n po’ de giustizzia, e ecco perché:

perché finché c’è chi drent’ar ciarvèllo

ce cova odio e libbertà sfrenata,

una come voi pò èsse anche ammazzata...

Ma guai ‘n paletto...finirebb’er ....bello!

Si, poi, ve sfrùtteno – come A. Moretti –

pe la cretineria de li giochetti

politichi, pe ffà scema ironia...

nun ve resta che abbozzà...e così sia.

 

Armando Bettozzi

 29 ottobre 2018

*

Sogno

Armando Bettozzi

 

Sogno

 

Poco ho dormito in questa notte insonne,

dove ho vagato in mezzo ad un alone

di nebbia sparsa, sfilacciata o densa,

tra un bosco scuro, e una radura accesa

da lucciole leggere e silenziose.

 

Pareva mi volessero far luce

vedendomi cercare un qualche cosa...

Cercavo forse quel che il giorno andato

m’aveva fatto avere, e poi ripreso

nel ritirarsi pe’ alloggiar la notte.

 

Pareva come stessi in mezzo a un sogno,

però tutto appariva assai reale,

ne dubitavo, ma ero lì presente

e il cuor batteva...mentre nebbia scura

mi ricopriva tutto come un velo...

 

Come ghiacciare allor mi son sentito,

e ho aperto gli occhi...ma dormivo ancora...

Finché s’è trasformata in una fata

la lucciola più bella e luminosa,

e nel sonno, ho abbracciato la mia sposa.

 

Armando Bettozzi

   6 agosto 2018

*

Burocrazia...amorosa

Armando Bettozzi

 

La moda delle denunce per molestie sessuali e stupri (ne è ricca la cronaca di questi giorni 2018) sembra non aver fine, giustamente...finché di cose ‘serie’ e ‘non a qual-che-sia titolo, interessate’ si tratti...

 

Quando ogni donna al mondo era donzella

e ora non lo è più...

 

 

Burocrazia ... amorosa

(il modulo dell’amore)

 

 

“Miei nobili e devoti Cavalieri,

missione vostra è quella di salvare

donzelle che si trovano a che fare

coi manigoldi, con i masnadieri

che sempre pronti sono ad inzozzare

i bei sentimenti...l’illibatezza

con la bestialità ed ogni bassezza

che li distingue, e che le fa tremare...

Andate dunque a compiere le gesta

che ad ogni orco dian giusta mercè

di cui già vi ringrazia il vostro re,

ed ogn’altra persona proba e onesta.”

 

Tempi passati...che or non son più quelli...

Quel re farebbe oggi altro discorso.

“Giovani, che vivete un nuovo corso,

badate che negli atti anche più belli

può esserci nascosto il...disonore...

Attenti, dunque! E prima di baciare...

abbiate cura di ben compilare

il modulo  < consenso a far l’amore>,

che includa clausole di comportamento

dal primo incontro...al bacio...alla carezza...

all’atto...pur se “estorto con destrezza”,

incluse paroline del momento...

Ma se siete ‘nulla’ e nullatenenti

tal penosa burocrazia amorosa

potete anche evitarla, ché...chi osa

seguir quell’iter senza dei proventi?  

 

 Armando Bettozzi - 7 ottobre 2018

*

Cuppido...Ancora c’è!...

Armando Bettozzi

 

"Cuppido....

ancora c’è!..."

 

Nun ve sto a ddì quer ch’è successo, un giorno...!....

Lui stava a ‘nnà a ‘na festa, da ‘na parte...

E lei – senza sapé – anche lei ce parte...

Così che llì, pe ffòrza se ‘ncontròrno.

 

Nun solo!...Che...l’hai visto a accènn’er fòco ?

Beh!...Guasi che facéveno scintille

quer lui e lei, llì, principiànn’er gioco

che te fa arzàtte la pressione a mille.

 

Gnènte de che...se badi!...du’ ‘nnocenti

Che er solito Cuppido (ancora esiste!)

li pìa de mira...e queli sò impotenti

-si sò de qualità...’N se pò! resiste!...

 

Ed è un momento – quello – che viè inciso

dar sangue drent’ar còre e ne la mente

ché...poi pò vienì giù tutt’er Monviso

che a scancellàllo nun esiste gnènte!

 

Che avòja li ciartroni a spianà tutto...

tutt’er mèjo der mèjo che c’è ar mônno!

Sippuro tanto l’hanno messo a lutto

buttànno via li resti a ‘no sprofônno!

 

Tornann’a bomba - immèzz’a tanta ggènte -

pe queli due la sala è come vòta;

c’è l’innamoramento, ch’è crescente

tra l’accarezzamento de ‘gni nota.

 

Co bbòna pace de chi ‘r sentimento

lo vò vedé finito all’ottocento...

Ma è tanto scemo...e miope...e disattento

da nun vedé che ‘n s’è pe gnènte spento.

Arde!...Sì, arde...E allora?...Sei scontento?

Lo senti, o nno, che vola assieme ar vento!?

Che nu lo pò ammazzà nisun evento,

e se ne frega si c’è er malcontento

fra chi ‘n vò ar mônno un propio scernimento.                                                       Armando Bettozzi

          2018

*

Quelle pòre Gemelle de Manhattan

Armando Bettozzi

 

 

Quelle pòre Gmelle de Manhattan

(11 Settembre 2001)

 

 

C’è er teremòto...No!...È un ariopràno

che s’è infilato in panza a ‘na ‘Gemella’

pe ffàje zompà er còre e le budella

a llei, a llui, e ar gran pienone umano.

 

Pòra crista! S’è sciòrta e è annàta ggiù,

e ar posto suo, pe un po’, c’è stato er fumo

ch’ ha ffàtto salì tutt’er gran frantumo...

E mo’...nemmanco quello ce sta più.

 

Ma, tra gemelli, com’è risaputo,

succede che ‘r distino è sempre uguale:

e ‘nfatti, sta traggèdia – tale e quale –

t’ha preso puro all’artra in quer minuto.

 

Mo’, resta solo er grido disperato

de quelle mani viste a chiede aiuto:

ma è stato solo l’urtimo saluto

a chi guardava...come trasognato...

 

E chi è ‘nnato a iutà...nun è tornato.

 

Er botto, er fòco, er crollo, ‘i morti e er pianto,

ce resteranno sempre ne la mente,

e a stà a guardà ndo’ adesso ‘n c’è più gnènte

ce lascia ‘na gran pena, ner rimpianto.

 

Manhattan,

 

Sapessi...me fa tanto piagn’er còre

vedétte mutilata a sta magnera.

Sii forte: tutt’er mônno prega e spera

che presto passi quer tu’ gran dolore.     

 

Armando Bettozzi

11 Settembre 2001

*

Argento...d’oro

Un fatto, una poesia

 

Quando l’abuso sessuale è...un abuso...

Un caso diventato internazionale....    (2018)

Però, il...lancia-accuse, s’è alfin rivolto contro chi accuse ha finor lanciato...Che d’accuse ha “ri-vissuto” ultimamente...

 --------------------------------------

 

Scherza...scherza con l’abuso...

poi ci perdi...con l’accuso!

Pur se visibilità

già t’ha dato in quantità.

----------------------------------------- 

 

 "Argento...d’oro"

 

 Ma...cara tu, che...quella cosa lì

ce l ’hai d’argento...

O forse è meglio dire: tutta d’oro,

a dir del rendimento

che ne ricevi...E senza dire i “sì”...

per via dei...giusti che ti fanno il coro!

 

T’ha aperto lei di più ch’altro talento.

Ché quando mai il tuo nome e la tua faccia

per dappertutto han preso il sopravvento

e ancor non trovi alcuno che ti taccia?!

 

Ché...vedi, cara, tu con quella cosa

ti stai tirando su

dal limbo ove di già da tempo stavi

e non speravi più

d’uscirne...Ma...se il cine...non ti sposa

ci pensa lei, con cui – allor – sognavi...

 

E infatti...“quella” fa scenografia

regìa...e tu, interprete

di pregio, al pregio sorgi, anzi...risorgi...

e soltanto un ebete

non sa pensare a megalomania

che a te...dettando va...E denunce sporgi... 

 

E - ancor...“buon pro” ti reca...o forse no -

l’abuso (che lamenti) che a tua volta

hai reso ad un minore...Eh!...Però!...

Ma...il menzognare, alfine ti ha travolta!   

Pur se il fine era...di non star sepolta.

 

Armando Bettozzi

 27 agosto 2018

*

Dipènne ... da l’antenne

 Armando Bettozzi

 

Dipènne ... da l’antenne!

 

Dipènne ... da chi usa matite e penne...

Dipènne si pò!...oppuro nun pò spènne...

Dipènne da ch’intasca le ...prebenne...

Dipènne da chi rubba...da chi svénne...

Dipènne si se deve o nno! arènne,

si deve da salì...o sippuro scénne...

che ce capisca o nno!  ne le vicènne...

Dipènne si è quarcuno che pò offènne

e quale protezzione lo difènne.

Dipènne quanto in basso vòle scénne:  

si trema e poi se smorza...o ce s’accènne!

Dipènne quant’è bbòno ad intraprènne

e quanto ne la merda sa risprènne...

si ‘r velo a ricoprì ‘gn’infamia, stènne...

Dipènne da si quanto se sa vénne

e quanto sa giurà ar modo solenne,

e quanto ‘n se vergogna de fà intènne

pe vero er fàrzo...E lo pò ffà in ... perènne!

Si un popolo ‘n se tira su ... l’antenne.

Si un popolo sa solo dìsse: “Ammènne!”

 

Armando Bettozzi

 19 agosto 2018

 

*

Annuncio di fine estate

Armando Bettozzi 

 

Annuncio di fine estate

 

Tuonano tuoni, sguisciano saette,

per tutto il cielo grigio i due del trio

con l’acquazzon che canta,

e ognun dal suo riparo – anche forzato,

l’esibizione apprezza...O ingrugnato

la chioma d’una pianta

guarda gonfiarsi, e ne ascolta il vocio

frusciar col trio, e in pace il cuor si mette.

 

Così d’Estate avverte la chiusura

e da essa si congeda, la Natura:

 

“Fine Estate...est!...Andatevene in pace

per la via lasciata...e che or si riprende...

O pe’ altra via tutta rinnovata...

Che a rilasciar stupore sia adeguata,

cogliendone sol quel che non offende,

e a ben guidare il passo sia capace”.

 

Stagione va, stagione vien...la vita

tracciando, così, a cadenza infinita...            

                                                                                                                                  Armando Bettozzi

    17 agosto 2018

*

Tradizione - Ferragosto sull’aia

Armando Bettozzi

 

"Tradizione -

Ferragosto sull'aia"

 

Ci sta per l’aia un misto di profumi
di fieno, stalla, arrosti, fiori e…gonne;
c’è sulla tavolata il vino a fiumi
con tutto il ricettario delle nonne.

C’è attorno un’aria bella di magia,
e quella luna accesa tra le foglie
di pioppi e querce antiche, e l’armonia
dei grilli, stanno a stuzzicar le voglie

non solo mangerecce dei paesani.                         
Un altro goccio e via con la mazurca,
nel mentre tutti battono le mani
col rosso in faccia tipo mela annurca.

Dei giovani si sentono ispirati…
si filano, si prendono per mano…
cominciano a sentirsi innamorati;

e co’ una pesca ognuno, piano, piano,                

finiscono infrattati dietro al fieno:

si rubano l’un l’altro un primo bacio

e poi un altro fino a farne il pieno,   

che via si porta il buon sapor del cacio…

Poi tornano per far l’amore assieme

col dolce al cioccolato, crema e panna:

galeotta cena ! In cuor gli ha messo un seme…

È amore…! È amore…! Il cuore non s’inganna ! 

La pupa in carrozzella non ha sonno:
si tira su con quella capoccetta…
e poi sorride a tutti in braccio a nonno,
contenta per la vita che l’aspetta.

Così, pure stavolta, Tradizione,
ha messo assieme tre generazioni
per una cena ch’è una devozione,
con nonni, nipotini…e canti e suoni…
E fra un sorsetto, un mozzico e un accordo,
per ogni mente scivola un ricordo.
  

 

Armando Bettozzi

*

Suoni mesti di campana

Armando Bettozzi

 

Suoni mesti di campana
Ancora va suonando la campana
rintocchi mesti come di dolore
come un addio da parte di chi muore,
e ricordar la condizione umana.

Ritornano di fila alla mia mente
i lutti, e ognuno andato par saluti
con un di quei rintocchi gravi e acuti
e quanto, ogni mancanza allor si sente!

Ma un clacson, un abbaio, ed un motore
ridestano dall' intimo momento
prepotenti, ed affossa il sentimento
il ticchettar tignoso segna ore.

 

Armando Bettozzi

*

L’ombra del noce e il nocino - con aggiustamenti -

Armando Bettozzi 

 

con piccoli aggiustamenti

 

"L’ ombra del noce

e il nocino"

 

L’ombra di chioma fronduta del noce

dà generosa frescura a sole alto

quando soltanto è il frinir di cicale

a segnalare la vita all’intorno.

 

Pure, non c’era momento migliore

per me pe’ abbatter, scrollandoli, i malli,

donde il buon frutto legnoso sortiva

pieno di buone promesse odorose.

 

Ne disegnava i contorni sull’aia,

e improfumavano – l’ombra, e la terra -

il denso aroma che l’aria inebriava

e – già – l’idea del divin suo nocino.

 

E se - seppure leggero - per caso

un soffio d’aria agitava le foglie,

l’ombra prendeva, e gentile ridava

quel po’ in più di fresco, tanto cercato.     

 

Poi, distillava – mio padre, sapiente,

il succo del mallo, in mostra esibito

nella vetrina lì in sala da pranzo,  

dentro il buffet, lucidato, con specchio.

 

Armando Bettozzi

 8 agosto 2018

*

L’ombra del noce e il nocino

 

Armando Bettozzi

 

L’ ombra del noce

(e il nocino)

 

L’ombra di chioma fronduta del noce

dà generosa frescura a sole alto

quando soltanto è il frinir di cicale

a segnalare la vita all’ intorno.

 

Pure, non c’era momento migliore

per me pe’ abbatter, scrollandoli, i malli,

donde il buon frutto legnoso sortiva

pieno di buone promesse odorose.

 

Ne disegnava i contorni sull’aia,

e improfumavano – l’ombra, e la terra -

il denso aroma che l’aria inebriava

e – già – l’idea del divin suo nocino.

 

E se - seppure leggero, per caso

un soffio d’aria agitava le foglie,

l’ombra prendeva, e gentile ridava

quel po’ di fresco in più, tanto atteso.

 

Poi, distillava – mio padre, sapiente,

il buon nocino, che in mostra teneva

nella vetrina lì in sala da pranzo,  

dentro il buffet, lucidato, con specchio.

 

 

Armando Bettozzi

 8 agosto 2018

*

Sogno (a Lisa)

Armando Bettozzi

 

a Lisa

 

"Sogno"

 

Poco ho dormito in questa notte insonne,

dove ho vagato in mezzo ad un alone

di nebbia sparsa, sfilacciata o densa,

tra un bosco scuro, e una radura accesa

da lucciole leggere e silenziose.

 

Pareva mi volessero far luce

vedendomi cercare un qualche cosa...

Cercavo forse quel che il giorno andato

m’aveva fatto avere, e poi ripreso

nel ritirarsi pe’ alloggiar la notte.

 

Pareva come stessi in mezzo a un sogno,

però tutto appariva assai reale,

ne dubitavo, ma ero lì presente

e il cuor batteva...mentre nebbia scura

mi ricopriva tutto come un velo...

 

Come ghiacciare allor mi son sentito,

e ho aperto gli occhi...ma dormivo ancora...

Finché s’è trasformata in una fata

la lucciola più bella e luminosa,

e in sonno ho abbracciato la mia sposa.

 

Armando Bettozzi

   6 agosto 2018

*

La triste storia di Anna Rosa Fontana

Un fatto, una poesia

 

da IlQuotidianodelsud.it 31 marzo 2017

 

dopo una lunga serie di violenze e denunce...E tre telefonate di AnnaRosa il giorno del delitto.

 

....la Polizia non interviene  perché era  territorio  coperto dai carabinieri. Anna Rosa doveva chiamare i carabinieri...

L’avvocato xxxx è chiaro: «Anna Rosa chiama la prima volta alle 17,45 e l’ultima alle 18.10 identificandosi e riferendo che c’è ordinanza restrittiva nei confronti di xxxx».

«Il poliziotto visualizzava l’ordinanza restrittiva, ma diceva che il posto in cui si trovava la donna era di competenza dei carabinieri. Anna Rosa chiamava i carabinieri e qui le dicevano che doveva andare in caserma o che dovevano prenderlo in flagranza.

Nell’ultimo caso alle 18.10 la seconda telefonata ai carabinieri che dicevano seccati: “dille di non chiamare più”».

L’avvocato xxx: «Eppure  i carabinieri  dovevano vigilare  sul rispetto  di un’ordinanza  di restrizione»...

 

Come dire: ... un delitto di stato.

Il 3 agosto 2018 c’è stata la ricostruzione televisiva di “3° indizio” .

 

 

"La triste storia di Anna Rosa Fontana"

 

Questa è la storia tristissima e vera

d’un delitto ch’è <delitto di stato>

come mostrato da un crudo filmato,

dove la colpa ci appar tutta intera.

Solita storia d’amore malato

Solito grido accorato d’aiuto

Solito “Aiuto!” nel nulla caduto

Solito dramma previsto e annunciato.

Dramma d’aggiungere a ogn’altro scordato.

Ma qui, lo stato di colpa ne ha tanta

tra sicurezza e giustizia ch’è infranta

da ideologie, ed un far ... rilassato...

Però, Anna Rosa Fontana credeva!

Dieci e più volte il martirio ha narrato

dopo di aver per amor sopportato...

E alfine, denunce ... più che poteva.

Però, anche quando ogni sasso sapeva

quel che passava Anna Rosa a Matera,

la polizia con tal sicumera

alle sue grida...parole, opponeva!

Finché alle botte s’aggiunge il coltello...

Finché Anna Rosa è sul letto di morte.

Passa anche questa...Ma adesso, la Corte,

apre – di stato – il fatidico ... ombrello...

“Non s’avvicini – quel reo – più di tanto...!”...

Forte di quella sentenza - che offende,

conscio che tutto può far (così, intende):

“O solo mia, o di nessuno!” è il suo vanto.

“Aiuto!...Polizia!...Mi corre appresso!...”

“Quanto scoccia! ... Non starla più a sentire...”

“A quanti metri si trova ... può dire?...”

“È a 30 metri!!... Ha il coltello!... È un ossesso!...”...

“Adesso veniamo ... Lei stia tranquilla...”.

Ma ... dopo le diciotto coltellate

davanti al figlio – allor – da ognun! scordate! -

ora altre otto, e ... Anna Rosa ... più non strilla.          

 

Armando Bettozzi

     5 agosto 2018

*

Stelle filanti - La notte di San Valentino

Armando Bettozzi

 

Stelle filanti

la notte di San Lorenzo

 

S’affettava, il silenzio, da spalmare

su nuvole argentate dalla luna;

distese in ciel, così, come laguna;

un cielo scuro e fondo più del mare.

 

Un gracidare intenso, all’improvviso,

per l’aria andava sparso, senza meta…

Pareva, l’aria, diventarne lieta…

E della luna, dolce fu il sorriso.

 

Più respirava, il cielo, e più brillava…

S’apriva a luminose scie ariose…

veloci…E, forse pe’ essere giocose,

sparivano ad ogni occhio che guardava.

 

Con quell’allegro scivolar di stelle

sembrava il ciel giocarci a rimpiattino.

Ognun voleva leggerci il destino,

e i suoi desii rimetteva a quelle.

 

Mentre lassù roteavano leggere,

le mani si stringevano, e gli abbracci

sembravano legare a mo’di lacci

i sogni coi destini e le chimere…                                         

 

  

Armando Bettozzi

*

’A rivòrta

Armando Bettozzi 

 

‘A rivòrta

 

Er Cento, tutto tronfio reclamava

a tutti l’artri in fila insin’all’Uno

de èsse lui er Capo, e, sarvognùno,

li minacciava…Guai, chi s’azzardava!

 

Ner dì così j’usciva anche la bava

spèce ner dì “Io ve gastigo a ognuno!”

E, a parte li Novanta, poi, nisuno

voleva cercà rogna…e ‘n se ‘mpicciàva.

 

Passava er tempo er ’r Cento se ingrandiva:

saliva a Centodieci…Centoventi…

E er mugugnà…nemmànco lo sentiva.

 

Finché un bèr giorno, lui, ‘r più piccoletto,

se incazzò tanto! e, usanno unghie e denti,

je se sfilò da sotto e annò giù er tetto!

 

E er Cento fece un bòtto…univerzale

che ancora ce se sbatte pe ‘r gran male!

 

Armando Bettozzi

*

Al lume di luna

Armando Bettozzi

 

Al lume di luna

  

Alla luna, quando   tutta tonda splende,

le malinconie

cantan sopra i tetti,   miagolosi, i gatti.

Sognano, i topini   stretti nelle tane

mille e più razzie

d’appetenti caci   da spartir coi mici.

Per ogni rumore,   sta il cane a latrare

pe’ ignote fobie

d’ogni ombra pauroso…  da spiriti invaso…

Or si specchia alla luna  il genere umano:

verità e bugie

s’han da separare… ma occorre capire…

Molti sono insonni...  San che sono inganni…   

false ideologie

quelle che hanno in testa…  Ma ammetterlo…costa!

Passa la nottata  dicendo impaurito

preci e litanie

ogn’animo reo…  Reo con sé e con Dio. 

Smaniano nei letti   <pupe> e giovanotti

per le…fantasie

che, pur se non vere…  ne è dolce il sognare.

Al lume di luna s’appressa un pensiero

qual dorata malia

e tutto m’accendo, ché a lei sto pensando.

 

Armando Bettozzi

*

Da...piccoli

Armando Bettozzi

 

Da…piccoli

(a Lisa)

 

 Quand’eri piccola e pur’io lo ero

e smog e stress non assorbiva ancora

la nostra pelle tesa e levigata

e ogn’idea non era sì inquinata

ed ogni ora ancor durava un’ora,

ed era tutto – almeno un po’ – più vero,

 

ci crescevano giorni oramai rari -

che si empivano d’api e di farfalle,

e il pettinino, portavamo in tasca…

E in giro sapevamo d’ogni frasca

pel giorno e per la sera, e giacca o scialle

dall’umido del prato eran ripari.

 

Ricco d’amor, seppur per altro avaro

era a quel tempo il viver quotidiano,

ma nel suo dar di meno di più dava…

E prender due piccioni co’ una fava

significava allor darci una mano 

tra noi e ognuno che avevamo caro.

 

Intorno a noi sbocciavan come fiori,

le ore…i giorni…gli anni…sempre freschi…

e la fortuna era stare insieme,

sentir che l’un per l’altro è lì che freme…

dividerci tutto…Vividi affreschi,

or più preziosi…qual rari decori.

 

  

Armando Bettozzi

*

Ogni stella...un momento d’amore

Armando Bettozzi

 

Ogni stella…un momento d’amore

 

Le stelle…!

Tante...e tante…!

Quanti gli attimi d’amore

dal primo ignoto, fantasioso affacciarsi

alla meraviglia del meraviglioso esserci

che da qui passa

e che ad accendersi va, puntino

tremolante, nella spaziosa, sognante notte eterna.

 

Ci sono, e ci saranno,

nel mai finito accendersi,

tutte le mie, un giorno,

e doppie saranno: la tua e la mia

sempre insieme accese

che un cielo sol non basterà a tenere.

 

Pur se neanche tutte insieme

mai faranno quella luce

che il sol da solo dà,

pe’ accendere ogni vita

che ogn’altra luce accende,

lui padre, e madre,

d’un mondo, che…non ci sarebbe...

se non di ghiacciato, eterno buio di cristallo.

 

Qual immenso bene, invece!...

- Guarda! - che ogni attimo d’amore ha acceso

nei mai sazi spazi,

per le lattee, luccicanti, ispirate galassie!…

Come lucciole per sempre incastonate!  

Dovrebbero rendercene, un po’…

Chè va a iniziarne, qui, scarseggio pernicioso…

Finché, almeno, possano esser ricopiate,

ricostituite…

e ancor lassù inviate, a dar vividi segni

che amore - qui non è finito, e non andrà a finire.    

 

Armando Bettozzi

*

Effimero

Armando Bettozzi

 

Effimero
Il vento
prepotente ha staccato
ogni foglia
e il ramo è nudo
che strette le teneva
per un tutt'un che a lor sembrava eterno…

Or, solo l'arma attende
che anch'esso stacchi
e il fuoco l'arda,
pe' effondere all'aria richiami olenti
e alle foglie,
e insieme a quelle, poi, pel ciel svanire…
 

Armando Bettozzi

*

Allo scader del tempo

Armando Bettozzi

 

Allo scader del tempo

  

Pian, piano cessa allo scader del tempo

ogni andare gaio…ogni andare mesto…

Cessa di battere le ali, la farfalla

Cessan gli affanni in cerca di riposo

Cenere è al posto di fiammate ardenti

Scie d’argento, sui tranquilli andar…

Su tutto resta il chiaro della luna

a cullar l’aria, pregna di ricordi,

e - tra lo sciabordar delle maree -

di mare e ciel – l’unirsi – all’orizzonte.

 

 Armando Bettozzi

*

Alba e Tramonto

Armando Bettozzi

 

Alba e Tramonto

 

Un’ora c’è, al nascere e al morir del giorno   

che nell’un caso e l’altro ha luce uguale,

di quel celestin-rosato naturale

sia che ci siano o no, nuvole attorno.

 

Unico color si fanno: di lei il rosa,

di lui il celeste - che son quei colori

dei nostri lui e lei che, coi loro amori,

danno albe nuove co’ alma generosa.

 

Come Alba che regala gli oggi e i domani.

E in quell’ora – che ha lo stesso colore -

Tramonto – anch’egli col suo quadro d’autore –

porta i riposi, e…ci unisce le mani.

 

Armando Bettozzi

 

*

Sensazione è che non ci sia azione

Armando Bettozzi

 

Prossime, le elezioni: marzo 2018…e ancora non c'è il divieto di traghettare il voto avuto per una parte, alla parte opposta, perfino! … La pensione scompare…I terremotati dell'agosto 2015 son tuttora … in mezzo al terremoto, e se un s'azzarda a…ricostruirsi…son guai per lui! 

Sensazione è che non ci sia sensata azione…


Sensazione è che non ci sia azione
di tanta parte donde si compone
quell'apparato ch'è chiamato stato
allo stato attuale ricattato
dalla … dea libertà di cui si bea
finché non inciampi in qualche altra idea. 

"Agire…O non agire" è il gran dilemma!
E, nel caso, con energia o con flemma?
Con stratagemma oscuro, o con chiarezza?
S'attrezza a far… però non ne ha fierezza
e pochezza - spesso - soltanto n'esce… 
Ché a stare in equilibrio … non gli riesce.

E come da un kebab giù cola il grasso
passo, passo di … stramberie è ammasso.
-Pe' usar finezza - che altro c'è, altrimenti,
per dir di niente affatto eccelse menti 
del non fare, o strafare, o a solo, o a ola… 
Che … campar… già è tutto grasso che cola!

Al…Voto-Mercato, è tutto un affanno
di tutti che danno … e tutti che fanno…
Come in un gioco a chi spara più in alto,
e - di più alte vette - tutti all'assalto…
"Non-fatto", o "Stra-fatto"…?... Tutto scordato! …
Con la pretesa d'un nuovo mandato.

Da locandine e manifesti in strada
cola putrente un grasso che disgrada
pel "non-credo" che quasi ognuno emana,
perché…vaghezza umana può far vana
la scelta del votante, ché il suo voto
traghettar si può, ancora … Com'è noto.

Si sforza ognuno a chi, più, fa... moina 
e già s'allena a dir: "Tanta rovina
è…roba che c'era…!"… Però, d'altronde,
baraonde varie e decisioni immonde
han portato …l' "eterna giovinezza"!
che…spazza la pension … cui non è avvezza.

E … "Il popolo - lamentan - non ci apprezza!...
perché per nostra colpa si deprezza
la vita sua, con tasca, e tradizione … 
Di malcostume, accusa, e di finzione…
Perché dopo anni - pur con tutto il voto -
stava, e sta ancora … in mezzo al terremoto…"…

 

Armando Bettozzi

*

Allo scader del tempo

Armando Bettozzi

 

Allo scader del tempo

 

Pian, piano cessa allo scader del tempo

ogni andare gaio…ogni andare mesto…

Cessa di battere le ali, la farfalla

Cessan gli affanni in cerca di riposo

Cenere è al posto di fiammate ardenti

Scie d’argento, sui tranquilli andar…

Su tutto resta il chiaro della luna

a cullar l’aria, pregna di ricordi,

e - tra lo sciabordar delle maree -

di mare e ciel – l’unirsi – all’orizzonte.

 

Armando Bettozzi

*

Valle de lagrime

Armando Bettozzi

 

"Valle de lagrime"

 

Quann’è che casca ggiù de ‘sta magnera

tutt’addannàta, fitta, e svorticôsa,

che pàre er mare che sta a rovesciàsse

dopo èsse stato risucchiato in cèlo,

nun ce sta scampo…Si te vò fà mmale

 

ciaivòja a ombrella!  È tutta cattiveria,

è ‘na furia scatenata, e a la cèca

‘n do’ còje-còje, senz’avé pietà.

Ècco er perché succèdeno ‘ste straggi

de cicloni, tzunami, allagamenti…

 

Fa spèce che ‘sti granni cataclismi,

co pure incrusi frane, e teremòti, 

succèdeno deppiù ndo c’è de meno…

Sarà pe compenzà?...’N se sa che ddì…  

Quarcosa…o più, sarà anche côrpa nostra…

 

Però chi pò negà che succedeva

puro a li tempi de Matusalèmme?

E mica c’era er “bucio” de l’ozzòno…

cimignere, er petrojo…li càvoli…!

Eppuro, questo è! Ma perché, allora?

 

Mbeh…Caro mio, er perché va ricercato

inzieme a quer perché senza er perché:

perché se nasce…e se campa…e se mòre?!...

È tutta ròbba che va chiesta ar cèlo:

e tante còse già sò state dette:

 

si ce credi, te pòi riconzolà…

Sinnò…comunque sia…ciaivòja te

a stà a ‘ggiustà teréni, fiumi, mari….

‘Nde ‘na “valle de lagrime”…se piagne…

 Ridemo infinacché se pò…E…pregàmo!    

 

 

Armando Bettozzi

 

*

Le nostre stagioni - a Lisa

Armando Bettozzi

 

a Lisa

  

"Le nostre stagioni"

 

 Tessevamo fili dorati, noi

da far collane dei nostri sogni

come dei giorni nostri

un dopo l’altro

ché non sperdesse il vento.

 

Stagioni seguivamo

o seguivano loro, noi

di rinnovati profumi e colori

di nuove albe bramosi

e giochi sempre nuovi.

 

Specchiavamo in acque di ruscelli

e il giorno il frinire di cicale

e la sera il canto dei grilli

erano i nostri concerti

su prati di margherite.

 

Fra tutti i fiori

un fiore abbiamo scelto

col bulbo e la terra

e messo nel nostro giardino

e giorno per giorno curiamo ancora.

 

Di tanto incanto

resta il dolce rimpianto

suono di piano scordato

che ancora fa ballare

come ballerini d’un carillon.

 

Armando Bettozzi

  7 giugno 2018

*

Mare!

 

Armando Bettozzi

 

Mare!

 

Mare di immense distese e d’attese!

Di pace pasci, o scomposto t’infuri

e d’odio e rancori inondi le terre...

Senza ragione. O se alcuna ne hai

piacerebbe saper, Mare potente!

 

Mare che affoghi, o che salvi la gente,

cosa nascondi tuttor nei fondali

dentro i crepacci, che il sole non vede

che un viver ricopri, tanto lontano...

sì sconosciuto...e che pur fa paura!

 

Quanto mistero dall’onda più pura

fin giù sul fondo ov’è roccia...ov’è sabbia.

Vuoto di mare...com’è – su - oltre l’onde

il vuoto di cielo...Quanto mistero!

A mille e a mille migliaia di miglia...

 

Grandiosità, e vera gran meraviglia,

di placidezza, or, bonaccia, ti vela.

E che sarà domani, e poi ancora

quando la vela mia solcherà l’onda...?

Avrò l’animo tuo sì ben disposto?

 

O muterai l’umor tutt’all’opposto,

come la luna sa cambiar la donna,

in modo repentino, e a nuova rabbia

mi lascerai fuscello ad annaspare

tra l’inconcrete onde, senza presa?

 

Pagherò io per ogni altrui offesa?

Mi sveleresti, allora, i tuoi misteri?   

O lascerai andare la mia vela

pur tra la rabbia e l’infuriar dell’onde

finché non sarà quella alfin distesa?

 

E a galla saliranno le menzogne

gettate a mescolarle con il sale

fino a coprir tragedie e drammi veri

e finalmente farà luce il sole    

e fuori ti trarrà dalle vergogne.

 

Armando Bettozzi

 2 luglio 2018

*

Inno alla schifezza

Fatti, una poesia

Passavo, ieri, per Via del Pellegrino e sue traverse…CHE SCHIFOOOO!!!!! I sanpietrini tappezzati di robaccia varia

E quello è il centro della Capitale del Mondo!  !?!...

Il fatto è che questo contava una volta…Adesso…mbeh…adesso….adesso è adesso…Che altro….

E poi – senza fine – c’è lo stupro perpetrato da…schifosi cervelli…di amministratori…appaltatori…appaltanti…Dopo il famigerato caso di Roma Capitale, adesso ha tirato su le cornaccia sue, il progettando nuovo stadio della Roma…(giugno 2018).

 

Inno a la Schifezza

(Roma, fai schifo!)

 

Me sto a ‘ncazzàmme, Roma, e ‘n te la prènne:

 “FAI SCHIFO!”…!...e te lo dico a muso duro.

Te sàrvi solo quànno se fa scuro

ch’è quànno – però – er pèggio te s’accènne.

 

Pe viali, strade, vicoli…se sciòje

er marcio, che de giorno c’è…anniscosto;

ma manco tanto, perché è senza…costo

fà er fòrilegge, e…soddisfà le vòje.

 

E ortre a li zozzoni che ciavémo,

ce sò li forastieri…e li stragnéri,

che da ndo’ vièngheno sò ca...si seri

pe chiunque zozza…chiunque fa lo scemo.

 

A mano, a mano perdi la bellezza

in nome de…che cosa…? De un…progresso

che preferisce a trasformàtte in cesso

pur de abbozzà … Ch’é ar bando ogni … durezza?!

 

Sei tutta quanta un “Inno a la Monnézza”

per ogni strada, e tutti li ciarvèlli

de senza onore – a cui nun te ribbèlli -

che più te strùpeno, più sei schifezza!

 

Fai schifo! Roma, e me ce piagn’er còre…

Ma…chi amministra e chi je gira attorno

se pòssa scacarciàsse notte e giorno

su la tazza, côr culo llì, a…discôre…                                                          

 

Armando Bettozzi

    6 giugno 2018

*

Pupo! con correzione

Armando Bettozzi

 

"Pupo!"

 

Gioca, gioca, bel pupo mio innocente,

sgambetta a cagnolino...Gioca, gioca...

 

Inventa giochi coi giocattolini

che a lor piace giocar con chi li inventa.

Inventali da te tanti giochetti...

Non ci son bimbi?... Inventali da te.

 

Papà e mamma, però, stan qui con te,

sei fortunato a averli, papà e mamma.

Loro son gli angeli custodi tuoi,

niente paure, finché ci son loro.

 

Sogna, sogna, pupetto mio sognante

che sogni gli angioletti...Sogna, sogna...

 

Fa’ pure, se ti va, i capricci...piangi

con caldi lacrimoni, ma fa’ pure

contenti papà e mamma co’ un bacetto

quando son stanchi, e li vedrai contenti.

 

Dormi, dormi, pupetto, sogna...sogna

Sogna, sogna, pupetto, dormi...dormi...

 

Armando Bettozzi

 23 giugno 2018

*

Pupo!

Armando Bettozzi

 

"Pupo!"

 

Gioca, gioca, bel pupo mio innocente,

sgambetta a cagnolino...Gioca, gioca...

 

Inventa giochi coi giocattolini

che a lor piace giocar con chi li inventa.

Inventali da te tanti giochetti...

Non ci son bimbi?... Inventali da te.

 

Papà e mamma, però, stan qui con te,

sei fortunato a averli, papà e mamma.

Loro son gli angeli custodi tuoi,

niente paure, finché ci son loro.

 

Sogna, sogna, pupetto mio sognante

che sogni gli angioletti...Sogna, sogna...

 

Se ti va, fa’ i capricci, grida, piangi

con caldi lacrimoni, ma fa’ pure

contenti papà e mamma co’ un bacetto

quando son stanchi, e li vedrai contenti.

 

Dormi, dormi, pupetto, sogna...sogna

Sogna, sogna, pupetto, dormi...dormi...

 

Armando Bettozzi

23 giugno 2018

*

Il vuoto

Armando Bettozzi

 

Il vuoto

  

Il vuoto che si svuota del suo vuoto

diventa il campo fertile da arare

e il seme vi attecchisce, e ivi cresce

quel frutto ch’è il buon frutto del sapere,

che riempie il vuoto, e il vuoto è cancellato.

 

Ma dove il vuoto resta, non s’arresta,

ma cresce, perché il nulla, pure, cresce,

e fino a che nel vuoto cresce il nulla,

si gonfia pure il vuoto, a dismisura,

ché ogn’altro vuoto lo rinserra in sé.

 

Di vuoto in vuoto, allora, in tutto il mondo

si spande il nulla in gravi pandemie,

e né princìpi, fede, né ideali,  

son più cercati per riempire il vuoto,

e è sempre nuovo vuoto, sempre più.

 

E sembrano lì prossime a scoppiare,

le menti, pel gran vuoto accumulato,

e ogni azione è volta a riparare

dal danno che altro danno porta in sé,

ché non si riempie il vuoto con il nulla.

 

Qualcuno è stato leader, ha guidato,

voluto, lo svuotarsi…l’annullarsi…

facendolo con gran facilità.

Ed a riempirsi ha condannato il mondo,

col nulla, che ci svuota…che ci annulla…

 

Ma tornerà, il contrasto, a contrastare,

e a riempire non col vuoto, il nulla,

e vuoto e nulla diverranno l’otre

del seme del sapere e della vita

che annullerà ogni nulla e ogni suo vuoto.

 

 

Armando Bettozzi

 

*

Distinto...d’istinto

Armando Bettozzi 

 

"Distinto … d’istinto"

 

In modo distinto mi vo’ comportare

nel porgermi ad ogni incontrar chicchessia

per quel che è da sempre abitudine mia

in una maniera civile di fare.

 

Perciò, io, d’istinto, chi vuol stralunare

il modo distinto co’ innata albagia

mi vien da trattarlo … come un che allergia

diffonde e ti vuol di contagio infettare.

 

Son quei gl’indistinti ripien sol d’istinto

pe’ esser - senza esser… chi conta di più,

a imporre lor voglie, e a tacciar - chi è distinto,

 

di essere “questo”, e “quest’altro” … a piacere …

Però, se d’istinto a lor t’ergi più in su,

al mo’ più indistinto fan … gratta-sedere…

 

  

Armando Bettozzi

18 maggio 2018

*

Il party del partito...partito

Armando Bettozzi

 

Fatti, una poesia

 

Le vicissitudini di un grande partito, da primo a ultimo (com’è successo ad altri…per ora, almeno)...

Un esempio di come gira la ruota in tutte le sfaccettature della vita…

  

"Il party di un partito … partito"

 

Lo spartito può essere anche bello,

ma suonare sempre quello alfine annoia,

essendo troppo musica di parte,

ché l’arte – dicon sempre – si rinnova

(ma sol se il suono è un suono monocorde…).

Che guai! se poi qualcun davver ci prova:

parte la scomunica!...

Il che non si comprende neanche in parte.

E infatti tanta parte non comprende

il dictat dell’unico spartito…

 

Certuni han preso parte a un mogio party

dove c’era un partito, a parte messo…

per quel particolare

che porta a spartire

in parti uguali quello che non c’è, o che non si può

e che dovrebbe portarlo il parto,

che resta – però - solo…eterna gravidanza.

 

Infatti, se non parte quel che tutto fa partire,

cioè il parto, il parto non parte e non porta

quel che andrebbe ripartito.

Da qui: il party mogio del partito

che ha perso la partita,

con tutta la sporta di apporti che aveva.

Dopo il party si son tutti appartati

in cerca di reperti

che non si son potuti reperire,  

forse portati a un porto donde son partiti…

Eufemismo per dir che – proprio - son spariti…

 

Ma, di antico, qualcosa era rimasta:

del “ddt” anni 68’, e gliel’han porto.

Però han liberamente declinato, e sono ripartiti.                                       

 

Armando Bettozzi

 7 giugno 2018

*

Burograzzìe e burògrati der...cacio...

Armando Bettozzi

 

95enne acciaccata, ma col cervello ben funzionante, cacciata dalla sua casa di legno fatta nel suo terreno edificabile in tutta fretta – come rimedio alla casa distrutta dal terremoto - saltando momentaneamente le previste lunghezze burocratiche per il rilascio della concessione edilizia, rimandata a un secondo momento. Ma c’è il vincolo…essendo zona protetta… 

 

 Burograzzìe e burògrati der…cacio…

 

Burograzzìe e burògrati der…cacio,

che séte accosì bravi e accosì forti

e sverti e cattivelli, e poco accorti

co li poràcci, e ‘nvece, adacio, adacio

 

co tutte l’attenzioni e riverenze,

fino proprio a nu’ rompéje ‘i cojoni

trattate fòrilegge e gran marpioni

pe ricoprìvve de…benemerenze…

 

Possibbile che ‘n fate passà un giorno

senza passàcce voi pe “criminali”

sibbè co in mano articoli legali…

(però – sì! se pò ddì…- de leggi…porno?).

 

Potete avécce tutte le raggioni:

“la-legge-è-legge”! Facile da dì…

Ma ‘n ve risùrta che…mo’vale er “chi”

e nno più er “che” pe ddà le…punizzioni?

 

Pe chi delinque proprio! soluzzioni

se tròveno!..Chi casa se l’arùbba,

su l’attenti! ve mette!…e anche a ‘i carubba!

Ma…ggiù! a ‘na vecchia…! e in quele condizzioni!

 

“C’è er vincolo…!”…E perché, la “propietà”

chedè pe tutti voàntri, e pe la legge?!

Che…propio fa vedéllo a “chi”! protègge…

Pell’artri…manco un’oncia de pietà.

 

A stà nfra leggi strane a doppia-faccia,

burograzzie a occhi spalancati,

oppuramente miopi, o cecati,

secônno chi è er “chi”…è ‘na storiaccia

 

ch’è ora de finì!...ch’è da imbrojoni!

E poi ce stanno sempre certi, a chiede:

“Ma come mai la gente nun ce crede…

nun vò più crede a Stato e a Istituzzioni?!”          

 

 Armando Bettozzi - 24 settembre 2017

*

Stupro

Armando Bettozzi

 

"Stupro"   

                                                                    

 

 La casa di Mara

 più non sorride al giorno

 coi vetri chiusi e le persiane verdi

 cucite.

 Come la bocca sua che più non canta.

 Non passa il pettirosso a melodiare

 e neanche la civetta sopra il tetto

 a raccontar la notte.

 Appassisce il geranio

 e cadono le foglie ancora verdi.

 E cade la pioggia

 senza far rumore

 e è solo un lamento quel fischiar del vento

 pel camino spento.

                                                          

 

Armando Bettozzi

*

Ascoltando la Marcia Funebre di Chopin

Armando Bettozzi 

 

"Ascoltando la Marcia Funebre di Chopin" (1)

 

Come fiocchi di neve, fioccano

queste note leggere, che sanno di pace.

Passano davanti agli occhi

e ognuna è un momento della vita mia

che tutta scorre prima di cessare.

Tremule galleggiano nell’aria,

o più decise, sempre, però, dolci, e malinconiche

e accompagnano lo spirito

che piano, senza fare male esce

e s’avvia, accompagnato dal dolce suono.

Come faville d’un focolare

salgono, queste note, verso il cielo.

Portano il mio spirito a respirar la pace.   

Poi, anche il corpo ormai abbandonato,

con passo uguale, cadenzato e mesto,

accompagnano nel luogo del riposo.

 

Almeno una volta al giorno, vorrei morir così.

 

Armando Bettozzi 

 

 

(1) Sonata N. 2 in si bemolle maggiore.

 

 

 

Armando Bettozzi

*

La brezza bussò...

 

 Armando Bettozzi

 

 "La brezza bussò"

 

 

 La  brezza 

 Bussò 

 Lieve

 Alla  finestra…

 Che  restò  chiusa

 E  non  s’  è  aperta  mai .

 E  l’  aurora

          ………………….

 Non  fa  più  capolino .

 

 

 Armando Bettozzi

*

La scatola dei baci

Armando Bettozzi

 

 

"La scatola dei baci"

 

 

 La scatola dei baci

 Stava chiusa

 E stretta la teneva tra le mani

 Preziosa

 Come e più d’un gran tesoro.

 Ma un dì

 Si aprì

 La scatola dei baci

 E fugaci

      ……………….

 Volaron tutti via. 

 

 

 Armando Bettozzi

*

Ariose ombre

Armando Bettozzi

 

"Ariose ombre"

 

 Ariose ombre sul suol disegnate,

che dell’estate al calor v’opponete,

contro la sete da ognun siete ambite.

Ringalluzzite chi il sole percuote.

 

Sotto le fronde da cui generate,

sempre ospitate ‘l mio andare, e m’offrite 

- se ancor non svanite – e più che potete -

rete…al “leon”, che sconfitta, riscuote.

 

Sulla sua luce figure inventate,

poi v’adunate al calare, brunite.

E, indefinite, alla fin vi spandete

pur nelle mete più anguste e remote.

 

Placide e ariose ad ognun vi donate

e rincuorate chi cerca la quiete

quando scendete e ogni cosa vestite

di mite veste, e silenziose note.

 

Armando Bettozzi

*

Fisarmonica galeotta

Armando Bettozzi

 

Fisarmonica galeotta

(l’amor che il cuor  ferisce)

 

In braccio, stretta al petto, aspira, espira e suona…

Mantice di fisa, armonica bellezza.

Mani l’accarezzan, pizzican garbate,

tastano vogliose…

E i suoni melodiosi, gai, o un poco tristi,

leggeri, o capricciosi, muovono capaci.

Da fina e celestiale, la voce poi diventa

forte e un po’ stridente, dolce, o un poco asprigna.

Spinge prepotente a muoversi ritmando

gambe in preda ai suoni sempre di più, quando

la mano alfine prendi a chi ti è lì vicina

e inizia il ballo, audace, sempre un po’ di più. 

Lei non ti conosce, eppure con te vola

sul valzer che risveglia lievi nostalgie,

dolcezze già sognate,

o il tango sensuale, adatto a…strapazzare…

almeno col pensiero,

che – certo - più vorresti, di quanto non azzardi.

Due giri…ancora un altro…

In armonia si fondono gli assoli

di musica…di lui…di lei…

in travolgente battito, nel petto. 

E la novella coppia…

coppia già si sente.

E quando il ritmo cala, e vien lo slow finale,

stretta si ritrova, e neanche c’entra un dito.

Finché, lì sul più bello arriva il signor Tardi

e frena i tasti e il mantice,

illumina la sala,

si spegne il sogno e cala un bacio sulla guancia.

“Ci rivediamo?” “Forse…”

La notte la riunisce,

fino all’indomani.

Chissà se l’ha finito lo sbocciar dell’alba,

o invece è lì, che inizia l’amor che il cuor ferisce?

 

Armando Bettozzi

*

Pei campi, covoni di oaglia

Armando Bettozzi

 

"Pei campi, covoni di paglia"

 

Pei campi, covoni di paglia, e in terra

del grano tagliato, spuntoni, e piante di piedi

a correrci su, come fachiri…

La pula polverosa, al vento

la trebbiatrice ha sparso,

e il vino è sceso per l’assetate gole.

La sera accoglie e abbraccia

i giochi differenti

di piccoli e di grandi, in un delirio

d’ognun secondo i propri sogni d’aria...

All’ombra del gran noce lì sull’aia

han desinato tutti quanti assieme

a festeggiare e riposar le membra, stanche

e umide, ancora.

Ultimi grugniti, l’asino che raglia,

e l’odore della stalla, di erbe e di respiri

d’umide froge di mucche laboriose,

e mansuete,

e il filtrar di luna in mezzo ai pioppi

e lo scendere dolce

dell’incanto sereno

d’una notte stellata.

Senza parole, senza far rumore

al cielo tutta piena di speranza

sale con il fumo del camino

dell’oca arrosto - premio e tradizione -

la semplice preghiera

fatta di terra, pel domani:

che mai venga a mancare lì sull’aia,

e nelle stalle vitali e odorose,

e per i campi, nel caldo e nell’inverno

quando il sole sale, e quando va a riposo

lasciando una promessa sulle pelli

bruciate

di uomini, di donne, di bambini.

 

Armando Bettozzi

 

 

 

 

*

Il fiore

Armando Bettozzi

 

poesia pluripremiata

 

 Il  Fiore

 

 Nel ripulire tutto giù in cantina,

 fra tanta roba vecchia ho ritrovato

 un libro un po’ammuffito e rosicato

 co’una dedica scritta fina, fina.

 

 Ci si leggeva a malapena: “Annina,

 ti sposo come torno dal soldato”.

 L’aveva scritta babbo innamorato

 di mamma, poco più che ragazzina.

 

  Lo prendo e lo apro tutto incuriosito

  e mi commuovo nel trovarci un fiore

  che pure se è così rinseccolito

                                              

  sa ancora di profumo…di freschezza…

  Siccome figlio son di quell’amore

  mi son come ubriacato di dolcezza.

 

Armando Bettozzi

 

*

Mamma!

Armando Bettozzi

 

"Mamma!"

  

‘Sto nome m’arisòna ne la mente

e m’arimbàrza nfra la bocca e er còre;

è dôrce che più dôrce nun c’è gnènte:

è er nome de la vita e de l’amore.

 

La sola che te vede e che te sente

sippuro stai lontano ore e ore

è mamma tua che, amorevormente

te tira su co gioia e co dolore.

 

Davanti all’occhi sui ‘gni fijo è bbèllo

e lei pe lui è pronta a dà la vita

fuss’ anche solamente un trovatello.

 

Finché pòi chiamà “mamma” è sempre festa,

ma puro quanno se ne sarà ìta…

quer nome ce l’avrai pe sempre in testa!

 

Armando Bettozzi

*

Filastrocca...incazzata

Un fatto, una notizia

 

da RomaToDay

03 novembre 2017

 

Due 14enni stuprate sulla Collatina: legate e violentate in un campo. Un incontro su Face book trasformato in un incubo. Due ragazze di 14 anni di Roma sono state stuprate da due ragazzi di 21 e 20 anni, nati nella Capitale da famiglie di origini bosniache e domiciliati presso un campo nomadi. I due, arrestati questa mattina dai Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza sono accusati di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso.

Sebbene i fatti siano avvenuti un giorno del mese di maggio del 2017, le due minori non raccontarono nulle e tantomeno ricorsero a cure mediche. Dopo un mese, venuti a conoscenza dell'episodio, i genitori di una delle due vittime si sono rivolti ai Carabinieri facendo partire le indagini.

Dai riscontri dei militari è emerso…un rapporto sessuale con le vittime 14enni dopo averle minacciate di morte, costringendole a farsi legare in una zona boschiva.

 

Alle solite: l’establishment coi soliti due pesi e due misure condanna chi fa fare ascolto senza esserne coinvolto…Ma per le brutte faccende di cui almeno moralmente devono sentirsi responsabili…(omissis)…sssshhhhh!!!!!!

 

Filastrocca…incazzata!

 

Ma ‘ndo’ sta st’indignazzione

che li fa scattà su in piedi

che je fa addrizzà li peli

a sti farzi ammascherati,

a sti farzi de mestiere,

pe li strupi…quelli scérti

pe ffà ascôrto…fà notizzia

e legàss’er loro nome

a li nomi de li vippe,

pe stà in mostra assieme a lloro…?!...

Ma ndo sta chi, llì, condanna,

li compari sui, e li bbòni…?

Regazzì! Stàtece attente!

Nun cascate ne la rete!

Che poi ortre a soffrì voàrtre,

co papà, mammà e parenti,

a quell’atri j’arimbàrza!...

Voi nun séte quarchiduno…

Nu’ rappresentate gnènte…

Séte er popolo pezzente…. 

Manco fate più notizzia…

Quelli, ar massimo se fanno

quarche giorno…e risò pronti

a ffà quer che je permette

sta…scaduta socetà,

co chi sta llì a governàlla:

regazzì! giocate a palla!

Che nisuno ve protegge:

si pe caso vostro padre

è davéro un òmo òmo,

e s’azzarda a ffàje quelo

che gne fanno quelli llì,

poi nun sò sortanto vostri:

poi sò puro sui…li cazzi!                                                      Armando Bettozzi – 3 novembre 2017

*

Er contrappasso infernale

Er Contrappasso infernale            poesia pluripremiata

 

 

Passànno, un giorno, nfra l’indemognàti

co Berzebbù a infirzàlli côr forcone,

domànno: “Ma com’è…Quali peccati

 

se stà a scontà ‘sto mucchio in perdizzione

che se la va ridènno a crepa-pèlle

che pare alègro, senza ‘na raggione?”

 

Se smucchia, e parla un’anima de quelle:

“La pena nostra è de stà qui in eterno

a sganassàcce tutte le mascèlle

 

nfra li dolori e er fòco de l’inferno,

così che nun magnàmo e nun bevémo,

perché quanno stavamo su ar governo

 

(e già co questo ce lo sai chi sémo)

s’abbuffavàmo, tutti seri, seri,

e mmo’ ‘n magnàmo più, e però…ridémo.

 

Vedi anche li burògrati severi,

che in più de noi, se tìmbreno…co un chiodo

l’u’ ll’artro…Timbri…Come a ‘i ministeri…

 

Perciò, amico caro, annànn’ar sòdo

ridémo, ma…soffrìmo come matti!

Voréssimo tornà,  e ffà a un antro mòdo!

 

Ma ce lo sapevàmo…de ’sti pàtti!

E quer ch’è ffàtto…embeh…oramai è ffàtto!

E qua - le péne – ségueno li fatti.

 

No, come su, che ‘n paghi mai ‘r misfatto!”.

 

 

Armando Bettozzi – 18 Maggio 2014

 

*

Er vero, er farzo...er farzo vero, e er vero farzo...

Armando Bettozzi

 

  …in vino veritas…

O, magari de sti tempi, ner computer! Co un programmino ad hoc…

(mèjo, però, si proprio messo nder ciarvèllo, direttamente).

 

Tra er vero e er farzo che è ch’ è farzo o vero?

Che abbasta a ricoprilli per intero

de vero er farzo, e er farzo, viceverza?

Però côr vero è mèjo che ‘n se scherza…

Ma chi vò er farzo…se lo tenga stretto:

je pò servì p’annàcce ar gabbinetto.

 

A. B.

 

"Er vero, er farzo…er farzo vero, e er vero farzo…"

 

Ma…è vero o nun è vero che ‘r vero, si è vero

pò èsse ‘n vero che scotta, e anzi, propio abbrucia?

E si quer vero è un vero accosì vero,

perché stann’a abraità che invece è farzo?!

Ma a chi è ch’er vero-vero nu’ je piace perché è vero?

Sarà che a certi er vero je piace solo farzo?

Ma, er farzo vero pò piacé davero,

visto ch’er vero è er solo a nu’ èsse farzo,

e visto ch’er farzo, mai pò èsse vero?

Ma, sì! Ce sta! chi vòle che sia farzo, er vero,

e er vero er farzo , e questo è propio vero,

visto che côr vero ‘n ce se trova, e invece

côr farzo ce se trova…veramente!

 

Ma, mo’, però, a dì er vero

‘n so più si quer ch’è vero e quer ch’è farzo…

O quer ch’è farzo e invece…è proprio farzo…

O quer che pare farzo e invece è! farzo…

O è un vero che però nun pare vero,

che infatti è farzo e ‘n cià a che ffà côr farzo…

O a vedé mèjo è un vero ‘n po’ farzato…

O, a l’incontrario…un farzo…veritato…

 

Magari co un programma fatto <on line>

ce se potréssimo raccapezzà ‘n po’ mèjo…

 

Armando Bettozzi

 17 dicembre 2017

*

Quel goccettin di vin che bevo

Armando Bettozzi

 

Quel goccettin di vin che bevo

 

Quel goccettin di vin che bevo

cacciando va il magon pian, piano.

Mi siedo intanto sul divano

e un po’di peso già lo levo.

 

Il micettin che m’aspettava

su quel divan di già sta steso.

Or dalle fusa è tutto preso,

restando steso, come stava.

 

E poi il mio bel micin s’appressa...

Sornion, piedin-piedin s’adagia

-che neanche fosser di bambagia –

sui miei ginocchi…La badessa!

 

Poi, lenta lenta s’addormenta…

E lento m’addormento anch’io.

Subito entro nel sogno mio,

e niente più or ci tormenta.

 

Quel calmo suo fusar ci ninna,

me con lei in altra dimensione.

Dove ammesso è nessun magone,

e sol si beve…il buon liquor di zinna.

 

Armando Bettozzi

 

 

 

 

*

L’ore rubate ai giorni incandescenti

 

Armando Bettozzi

 

a Lisa

 

L’ ore rubate ai giorni incandescenti

 

 L’ ore rubate ai giorni incandescenti

di rivoli sanguigni, e di chimere

di nebbie prive e prive di ricchezze:

solo tesori da tenere stretti

fatti di nuvole, di rose e spine.

Fatti di sogni, sparsi come fiori

su prati erbosi sotto cielo e stelle,

su spiagge senza occhi e senza sole,

tra flutti ricamati e rilucenti,

dal flebil loro sciabordar ninnati.

A far sbocciare e crescere passioni

nel turbolento scorrer delle ore

senza badare all’alternar dei giorni,

profondi sguardi e corpi presto esperti

a divenir da due uno soltanto.

Come aquiloni capricciosi, in alto

sempre a salire, come i palloncini

festosi e colorati delle feste,

fuggir la terra a rifugiarsi in alto:

sola zavorra, il gran pienon d’amore.

 

Armando Bettozzi

 10 marzo2018

 

*

Er comizziante e...er terno ar lotto... (pe chi?)

Armando Bettozzi 

  

Er comizziante

e… er terno a lotto…(pe chi?)

 

Votànno a mme voi fate un terno ar lotto,

ché come starò llì, in quattrequattrotto

io…m’arisòrvo tutto…ma ‘n ve pianto:

che…l’osso ve lo lascio, e anche ‘n po’ più!

È ora de parlàsse a tu-ppe-ttu:

èccome qua! Sò er mèjo e me ne vanto

e io! sò er solo a avéccelo, sto motto:

Der bene der paese…me ne fotto!”

 

Ma nno…Scusat’er lapsus!...sto a sbajà…

Volevo dì: “ Votate, e...nu’ rompete!…”….

 ‘N ce sto a ‘zzeccàcce propio!...Nun ce còjo…

Ma che è che me fa dì quer che nun vòjo?!

Me stann’a ffà ‘r malocchio…Guà che imbròjo!

Ma io sò coccia dura e nu mme sciòjo!

Sò l’artri…Li sentite!...Li vedete!...

Perché sò er mèjo, e stann’a rosicà!

 

Votàteme!...Ma, mbeh?...Ma che ciavéte!

Sò l’artri! che ve fôtteno…Sapete!?

Che dite?...Er “fôtto” ve l’ho detto io?...

Ma è stato solo ‘n fiotto d’onestà…

Lo giuro: ve sto a ddì la verità!

Ma nno! der “fotto”… Dico…- santiddio!

ancora sto a 'mbrojàmme, ma…vedete,

si ‘n vinco io…er terno lo perdete!

 

Armando Bettozzi

  4 maggio 2018

 

*

Ho visto Lara

Armando Bettozzi

 

Ho visto Lara

 

Nel bianco grande spazio dei desii

scivola come treno nella steppa

un sognar che alla meta punta dritto

senza mai intramezzar fermate alterne.   

 

In questo andar  mio senza - in apparenza

scosse – calmo e irrequieto vo viaggiando

nel rimbombo d’incompiuto silenzio

e soltanto ombre scorgo tra le nebbie.

 

Senza sobbalzi sulla via allisciata

scorriam bucando respiri di ghiaccio

finché d’un d’essi ecco un  raggio di sole…

E piano, piano si fa chiaro intorno…  

 

Oltre, son già tutti in fiore, i ciliegi…

Vermiglie rose fanno da tappeto…

Guidano dove un’ombra è messa a fuoco.

Un sussulto…Vedo Lara, che aspetta…

 

Intanto, ho scritto per lei una poesia…

Raccolgo una rosa, e i doni le porgo.

Per me i suoi biondi capelli ha già sciolto…

E la primavera ci fa da alcova…                                       

 

Armando Bettozzi -  15 Aprile 2017

*

Quarcòsa de strano

 Armando Bettozzi

 

"Quarcòsa de strano"

 

C’è pell’aria quarcòsa de strano,

quarcòsa…che ‘n s’arièsce a capì…

Nun sapènno che ffà, resto qui,

ma più sto…più sto qui a ‘spettà invano           

de vedé, o de sentì quarchecosa

ch’ è capace a chiarìmm’ er mistero

(ché…mistero – me pare - davero!)

che cià st’ aria ‘mbranata  e smagnosa!

Pò paré…ma nu’ è!  un giorno normale

come quelli de tutti li giorni

che de solite cose sò adorni,

co ogni giorno ogni cosa ch’è uguale.

Penza..Penza…Ma…che ce pò èsse

‘mmèzz’ a st’aria ch’è tutta ‘n po’ strana

da paré de sentì ‘na campana,

ma campane, qui mai l’hanno messe?

E perché sto a sentìmme anch’io…strano?

Nun c’è ‘n’ anima in giro…Che pace!

Me ‘mpaurisce…e però ‘n po’, me piace…

C’è perfino ‘n violino gitano…

Tanti fòji!…L’inchiostro!…Le penne!…

Mo’ le vedo a ‘mmischiàsse pell’aria…

No violino – perciò - o…campanaria!

Ma Poesia…che a volà…nun s’arènne!

 

Armando Bettozzi

 12 aprile 2018

 

Qualcosa di strano

C’è per l’aria qualcosa di strano, / qualcosa che non si riesce a capire…/ Non sapendo che fare resto qui, / ma più sto…più sto qui ad aspettare invano / di vedere, o di sentire qualcosa / che sappia chiarirmi il mistero / (ché mistero – mi pare – davvero!) / che ha quest’aria sognante e smaniosa! / Può sembrare, ma non è, un giorno normale / come quelli di tutti i giorni / che sono fatti di solite cose, / con ogni cosa ch’è uguale ogni giorno. / Penza…Penza…Ma cosa può esserci / in mezzo a quest’aria che è tutta un po’ strana / da sembrare di sentire una campana, / ma campane, qui, non le hanno mai messe? / E perché sto a sentirmi anch’io un po’ strano? / Non c’è un’anima in giro…Che pace! / M’impaurisce… e però un po’ mi piace…/ C’è perfino un violino gitano…/ Tanti fogli…L’inchiostro…Le penne…/ Ora le vedo mescolarsi su nell’aria…/ Perciò, no violino, o (torre) campanaria! / Ma Poesia…che a volare… non s’ arrende!   

*

La risacca

Armando Bettozzi

 

"La risacca"

  

Intanto che al fine va il giorno

m’attardo a segnare la sabbia

che ancora fan chiasso i gabbiani...

Poi i richiami si van rarefando.

Che è quando la quiete incomincia.

 

E quieto ora ascolto

quell’andirivien di risacca,

di sera tra il sole e la luna

che più lassù penzola e più si colora

fino a spiccare sul blu, tinta unita

finché di puntini lucenti è increspato.

 

Con ritmo uguale e tranquillo

continua il discreto ninnare…

E come appoggiata, una barca

si dondola al suon di risacca.

Com’ anche il cuor mio, estasiato.

 

Ché ancor sto in ascolto…

E ancora a guardar sto l’incanto

dei tanti colori sfumati

sul mare e nel cielo…l’azzurro e il rosato…

Ora che è ora che il sole s’immerga.

Che è l’or che si specchi sul mare la luna.

 

Armando Bettozzi

 22 aprile 2018

*

Alzheimer

Armando Bettozzi

 

a mia suocera nonna Rosa

 

"Alzheimer"     

 

Come tela di ragno,

avvolge lentamente,

e inesorabile preme

meschina, per la resa

dell’indifesa vittima e tutto annulla,

e toglie anche il decoro.

 

E la mente ricopre

di impalpabile nebbia

che addensa pian piano e ne fa muro,

e quello che v’è inciso lo cancella.

 

E avida scava intorno una trincea

per la lunga prigionia

che sfianca e svuota e rende, inconsapevole,

pronto il corpo - ormai dimenticato - 

ad impietosa e solitaria agonia.

...................................................

Nel tuo deserto senza orizzonti,

senza, ormai,  storia,

va alla deriva senza un’emozione

quel tuo bel navigar, senza più approdo. 

 

 Armando Bettozzi

 

 

 

*

L’Equilibrio

 L’ Equilibrio

 

Coltivar solo la mente

può far l’uomo deficiente.

Come pure – altrimenti –

farlo sol coi sentimenti.

 

E i diritti all’esponente

ma i doveri…non fa niente…

vaneggiare fan le menti

a esaltati e a delinquenti.

 

L’Equilibrio! è il deterrente

proprio come il salvagente

che se c’è fa galleggiare

sennò è facile affondare.  

 

Armando Bettozzi

*

Calvario di Resurrezione

Calvario di resurrezione

Poche lacrime dagli occhi pe’ una morte d’innocente.
Ma cocente è quello strazio muto e asciutto d’una madre.
Per volere di suo padre che apparir può duro e ingiusto.

Né una marcia d’accompagno atta a sostentare i passi
tra la polvere ed i sassi, colle spine conficcate,
le frustate e gli sberleffi e i dolori lancinanti.

Le cadute sotto il peso, con la terra nella bocca,
no una brocca, un sorso d’acqua, col sudor che si fa sangue;
ancorato al legno, langue, che lo pigia…che lo schiaccia.

Lance, chiodi, mazze, fiele…Questo è quel che ha meritato
pe’ esser nato qual mortale, per salvare il mondo, perso,
con l’amor suo grande e terso…fino al tragico momento.

Non è affatto disperato, sta morendo, ma è sereno
ché la fede non vien meno, che s’avveri la scrittura
pur se dura e tanto atroce è la sofferenza in croce.

E - inchiodato - è lì che spira Gesù Cristo per far dono
d’una vita - la più santa - pel perdono dei peccati
e ai suoi piedi – costernati – stan Maria con Giovanni.

Piange pure la natura, il ciel si oscura…è il terremoto.
E s’avverte un grande vuoto mentre il corpo vien disteso
nella tomba, da cui illeso se n’è uscito il terzo giorno.

È passato dagli amici per mostrare la sua gloria,
la vittoria sulla morte, e Tommaso ha...messo il dito…
“Sì, son io risuscitato, come avevo già avvertito.”

“Ora andate a dire al mondo tutto quel che avete visto,
dite a tutti: Gesù Cristo figlio vero del Dio vero
per davvero è nato uomo, per davvero è morto…e è vivo!

E da vivo – mi vedete – sto tornando in paradiso.
Ma il mio viso ve lo lascio stampigliato in un sudario.
Il perdono, anche, ho lasciato dalla croce sul Calvario”.

Ma non tutti hanno creduto…Ma non tuti hanno capito.
Però…il dito non più è ammesso…e beato è ognun che crede.
Va cercato, o ritrovato, nel tesoro della Fede!

Armando Bettozzi - Pasqua

*

Quarcosa de strano

 Quarcòsa de strano

 

 C’è pell’aria quarcòsa de strano,

quarcòsa…che ‘n s’arièsce a capì…

Nun sapènno che ffà, resto qui,

ma più sto…più sto qui a ‘spettà invano           

de vedé, o de sentì quarchecosa

ch’ è capace a chiarìmm’ er mistero

(ché…mistero – me pare - davero!)

che cià st’ aria ‘mbranata  e smagnosa!

Pò paré…ma nu’ è!  un giorno normale

come quelli de tutti li giorni

che de solite cose sò adorni,

co ogni giorno ogni cosa ch’è uguale.

Penza..Penza…Ma…che ce pò èsse

‘mmèzz’ a st’aria ch’è tutta ‘n po’ strana

da paré de sentì ‘na campana,

ma campane, qui mai l’hanno messe?

E perché sto a sentìmme anch’io strano?

Nun c’è ‘n’ anima in giro…Che pace!

Me ‘mpaurisce…e però ‘n po’, me piace…

C’è perfino ‘n violino gitano…

Tanti fòji!…L’inchiostro!…Le penne!…

Mo’ le vedo a ‘mmischiàsse pell’aria…

No violino – perciò - o…campanaria!

Ma Poesia…che a volà nun s’arènne!

 

 Armando Bettozzi

 12 aprile 2018

 

*

Senza Fine

Armando Bettozzi 

 

a Lisa

 

Fino alla fine noi del nostro giorno,

e in un final ch'è senza fine.

Pei vaghi cieli andar senza ritorno

liberi alfin e senza più confine.

 

Armando Bettozzi

    8 aprile 2018

 

 

*

La meglio meraviglia

La meglio meraviglia

(a Lisa)

 

L’ho cercata vicino, e lontano…

Nei cieli azzurri e nei verdi mari…

Nell’eterno luccicar degli astri,

negli arcobaleni, nei  tramonti…

Nei colori delle primavere,

la meglio meraviglia

ma senza mai trovarla.

 

L’ho cercata in tutte le parole,

nei suoni, e nei sogni giorno e notte…

Nei momenti di luce, e di pace,

e in quelli più agitati e più oscuri,

nei ricordi, e in tutte le astrazioni,

ma senza mai trovarla,

la meglio meraviglia.

 

Perché cercavo invano:

ché già l’avevo…senza sapere…

da che ci siamo presi per mano,

secondo un misterioso volere.

 

Armando Bettozzi

 6 febbraio 2017

*

La Sorpresa dell’Uovo di Pasqua

Armando Bettozzi

 

Pasqua….

Filosofia di pace

 

"La sorpresa dell’uovo di pasqua"

                                              

In ciascun uovo di Pasqua a sorpresa

giocoforza è trovarci una sopresa.                                                          Figurarsi perciò la mia sorpresa

nel trovar la sorpresa sorprendente

di non trovarci nessuna sorpresa.

Per un po’- devo dir - me la son presa,

ma riflettendo ho detto:“Più sorpresa

del non trovarci dentro la sorpresa

non c’è…! – e ho detto: “Oh, ma che sorpresa !”                        

                                                 

Armando Bettozzi

                                                                                              

*

Calvario di Resurrezione

Armando Bettozzi  

 

Calvario di resurrezione

 

Poche lacrime dagli occhi pe’ una morte d’innocente.

Ma cocente è quello strazio muto e asciutto d’una madre.

Per volere di suo padre che apparir può duro e ingiusto.

 

Né una marcia d’accompagno atta a sostentare i passi

tra la polvere ed i sassi, colle spine conficcate,

le frustate e gli sberleffi e i dolori lancinanti.

 

Le cadute sotto il peso, con la terra nella bocca,

no una brocca, un sorso d’acqua, col sudor che si fa sangue;

ancorato al legno, langue, che lo pigia…che lo schiaccia.

 

Lance, chiodi, mazze, fiele…Questo è quel che ha meritato

pe’ esser nato qual mortale, per salvare il mondo, perso,

con l’amor suo grande e terso…fino al tragico momento.

 

Non è affatto disperato, sta morendo, ma è sereno

ché la fede non vien meno, che s’avveri la scrittura

pur se dura e tanto atroce è la sofferenza in croce.

 

E - inchiodato - è lì che spira Gesù Cristo per far dono

d’una vita - la più santa - pel perdono dei peccati

e ai suoi piedi – costernati – stan Maria con Giovanni.

 

Piange pure la natura, il ciel si oscura…è il terremoto.

E s’avverte un grande vuoto mentre il corpo vien disteso

nella tomba, da cui illeso se n’è uscito il terzo giorno.

 

È passato dagli amici per mostrare la sua gloria,

la vittoria sulla morte, e Tommaso ha...messo il dito…

“Sì, son io risuscitato, come avevo già avvertito.”

 

“Ora andate a dire al mondo tutto quel che avete visto,

dite a tutti: Gesù Cristo figlio vero del Dio vero

per davvero è nato uomo, per davvero è morto…e è vivo!

 

E da vivo – mi vedete – sto tornando in paradiso.

Ma il mio viso ve lo lascio stampigliato in un sudario.

Il perdono, anche, ho lasciato dalla croce sul Calvario”.

 

Ma non tutti hanno creduto…Ma non tuti hanno capito.

Però…il dito non più è ammesso…e beato è ognun che crede.

Va cercato, o ritrovato, nel tesoro della Fede!

 

Armando Bettozzi -  Pasqua

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Calvario di Resurrezione

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