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Raccolta di poesie di Annalisa Scialpi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

La storia sconosciuta di H. e Gretel

Hansel, mettendo in tasca i sassolini e conducendo suo sorella in salvo, lontano da casa, pensava di aver agito in maniera saggia e di aver fatto la maggior parte del lavoro. Quale fu la gioia quando giunsero alla casetta! Fuori faceva freddo e la casetta fumante gli faceva ricordare certe fantasie, che ormai reputava da bambino anche se, in effetti, lo era.

Nel frattempo, pensava a suo padre e alla matrigna con stoicismo.

"Credo di aver sentito male. Forse sognavo."

Gretel lo guardò coi suoi grandi occhi troppo aperti.

" Che vuoi dire?" indagò.

" In fondo i nostri genitori hanno riposto a principi di economia domestica."

" Abbandonare due bambini nel bosco, secondo te, è economia domestica?"

" Credo che dovremo tornare" disse e sembrava pallido. Forse aveva troppa paura.

" Non ci penso nemmeno. Quella è stata capace di abbandonarci. Magari, se torniamo, ci ucciderà".

" Sei sempre la solita esagerata. Come puoi pensare una cosa tanto immorale?"

" E abbandonare due bambini nel bosco cos'è? Un atto morale?"

Gretel non usava mai la parola morale. Le sembrava falsa come polistirolo. E tuttavia lo fece, per rispondere al fratello nel suo linguaggio. La neve iniziò a cadere. E Gretel non capiva perchè tutti a casa sua dovessero fare un gran dire attorno all'evidenza, complicando e confondendo le cose.

Fu con rammarico che disse a suo fratello: "Se proprio vuoi, torna tu. Io resto."

Hansel non se lo fece ripetere due volte e la lasciò lì, accanto a quella casetta fumante, dandosela a gambe. Gretel lo vide allontarsi e lo chiamò più volte, ma Hansel procedeva dritto, come rispondendo a un richiamo, che lo conduceva verso qualcosa di pericoloso. Forse, di letale. Gretel sentì di averlo perso per sempre e le si strinse il cuore.

E tuttavia, trovò il coraggio e non si perse d'animo. Quel coraggio che tutte le donne, anche da bambine, hanno innato. Nelle favole che inventava nella sua testa, perchè nessuno le portava dei libri, immaginò una donna buona, gentile, dietro la porta.

"Ma anche se vecchia, fa nulla" si disse.

E tuttavia non riusciva a spingersi fino alla porta. Qualcosa la inchiodava lì. Forse era stata troppo sola e non credeva più che qualcuno volesse veramente accoglierla. O non credeva più nella bontà degli esseri umani, dopo tanta cattiveria gratuita. O si sentiva troppo triste per la perdita del fratello. Ululati in lontananza la spinsero a decidersi. Così bussò.

Ad aprirle fu proprio una vecchina con un foulard nero.

"Questa l'ho già sentità" disse Gretel alla vecchia, che era più brutta di quando si potesse immaginare. E non capì però cosa avesse sentito, nè da chi. Però la scena le risuonò familiare. Come tutte le streghe, aveva il naso adunco che terminava, però, in gancio. Gli occhi erano spalancati e fiammeggianti come quelli di un'aquila. Era bella grossa e portava un mantello porpora su una gonna color sabbia. L'aspetto divertente erano le ciabatte blu con le renne.

" Cosa hai sentito bambina?"

Ma Gretel pensò che non avesse importanza ricordare. Per lei contava soprattutto agire.

" Non credere che mi farai compassione" disse la vecchia, richiudendo la porta, che lasciava entrare spifferi simili agli ululati. Poi andò a sedere di fronte al camino acceso, lasciandola impalata e infreddolita sull'uscio.

Gretel stava per parlarle della matrigna, del padre senza carattere, del fratello codardo, ma sentì che la vecchia non voleva storie stucchevoli. Mangiava pane con abbondante formaggio arrostito sul fuoco, che le colava dalla bocca stretta e pelosa.

"Perchè dovrei darti qualcosa. Per legge d'ospitalità? Le leggi umane mi fanno un baffo" disse e lanciò un peto.

A Gretel piacque quell'ultima frase e capì che avevano molto in comune. Sentì subito un grande affetto e si accorse che quella donna rude e sgarbata la vedeva.

" Danzerò per lei, così mi meriterò la mia fetta di pane e formaggio e il privilegio di stare di fronte al camino" osò Gretel.

La vecchia sembrò non starla a sentire e continuò a mangiare, riscaldandosi intanto i piedi, dopo aver tolto le ciabatte.

"Ti darò pane e formaggio solo se la tua danza mi piacerà" disse, senza voltarsi verso la bimba.

"Altrimenti ti cucinerò e ti mangerò per c...e...na" si imbrogliò e Gretel intuì che non diceva sul serio, ma che forse manteneva il suo clichè di strega di Hansel e Gretel.

Gretel non aveva mai danzato e la possibilità che facesse una danza pietosa era elevata. Fu in quel momento però che, fissando i carboni ardenti, sentì il gelo nel suo cuore. Non aveva più nessuno e se anche la strega l'avesse cucinata, nessuno avrebbe pianto la sua scomparsa.

E fu nell'attimo in cui la tristezza l'attraversò come un torrente, che i suoi piedi iniziarono a muoversi da sè, disegnando passi e movenze originali.

La strega rimase a bocca aperta, smise di ingozzarsi e iniziò a gocciolare dal naso, poi dei lacrimoni caddero, pesanti, sul suo volto secco e rugoso.

Da quanto tempo li stava aspettando! Una strega, di quelle vere, quando era giovane, le aveva fatto un incantesimo, inaridendo il suo cuore. E le streghe vere sono quelle carine, sempre a posto nel vestire e nel trucco, che odiano i bambini, gli animali e la natura, che usano i poveri come termine di paragone del loro fascino indiscusso, che parlano poco ma mormorano di continuo.

" Diventerai così brutta e sola, che nulla riuscirà a intenerirti" le aveva sibilato la strega.

" Avrai solo una possibilità di ritornare alla tua giovinezza: una lacrima. Basterà una lacrima a rompere l'incantesimo, ma tu diventerai così arida che nulla riuscirà più a commuoverti" le aveva detto la maliarda con gelo garbato.

Mentre la vecchia ricordava quelle parole, sentiva che il suo pianto le scioglieva, assieme all'incantesimo. E all'improvviso, toccandosi il volto, capì che era tornata giovane e che al posto della chioma grigia, rada e unta le erano tornati i bellissimi capelli corvini e anche le rughe e i peli sul volto erano spariti.

Gretel, a quella vista, si bloccò.

" Mi piacevi anche da strega" pensò, mentre contemplava il miracolo a bocca aperta, fermando la danza.

Così l'ex strega, liberata dall'incantesimo, saldò il suo debito e concesse a Gretel cena e calduccio.

Quella notte le due donne dormirono abbracciate, di fronte al camino che, come per miracolo, rimase acceso. E poi dormirono ancora per altre, infinite notti, viaggiando tra stelle e galassie.

Solo la luna sapeva quanto si erano sognate.

 

 


Id: 74109 Data: 04/12/2025 19:06:22

*

So ham

 

 

Lei si alzò. E non comprese il motivo di tanta apatia. Da quando le capitava? Da anni, forse. Era una specie di sentore di sconfitta. Una malinconia che le pendava dall'anima come uno straccio bagnato. Suo marito era già al lavoro. "Per fortuna" pensò, ma si pentì. Come poteva fare simili pensieri rivolti a un marito d'oro come lo definiva sua madre? Una persona gentile, servizievole, altruista, piena di premure nei suoi confronti. Un uomo col quale, nonostante tutto, non aveva voluto fare figli. Si pentì anche di quel pensiero. Quel giorno nascevano così, scordinati.

Guardò la sua casa, la sua splendida casa, vasta come i suoi vuoti. Ancora un pensiero discorde. Poi guardò fuori, le griglie che proteggevano le finestre. O le sbarre di una prigione. Da quanto ci stava in quella prigione?

Si domandò se 'lui' osservasse i suoi pensieri. Ne aveva sempre avuto l'impressione. "Prendo dell'acqua". "Oh, non disturbarti, te la porto io". "Esco". "Ti accompagno". "Faccio questo corso di life coaching". "E come mai? Non è meglio che tu segua un corso di cucina?". Onnipresente. Era la parola giusta, Onnipresente anche nell'assenza. Soprattutto. La statuetta della vergine Maria sul mobile, bianca, senza volto, le trasmise una sensazione di gelo e di fissità. Voleva uscire, ma qualcosa la incollava lì, a quel recinto, come se le pareti della casa le fossero cresciute addosso e in esse, si ergesse l'immagine di suo marito che spiava i suoi movimenti, senza comprenderne i moventi.

"Devo uscire di qui. O impazzirò!" si disse.

La città le trasmise un'aria di libertà e di straniamento insieme. Pensò ai detenuti. Alla farsa della libertà, dopo la prigionia. Lei era questo: una prigioniera. Si affacciò in una fontana di pesci rossi, che di tanto emergevano, come sopravvissuti, dalle acque verdastre su cui galleggavano carte e foglie marcite. Questo era stata, disse. Un pesce catturato e messo in una vasca per girarci intorno all'infinito. Lacrime bollenti caddero nella vasca. Non le asciugò, ma lasciò che le bagnassero il viso, sciogliendo l'eyeliner. Si guardò intorno, si vide circondata da gente estranea di cui non si era mai veramente interessata, perchè lei aveva vissuto in una vasca per pesci. Pensò di non tornare più a casa, di perdersi per le strade della città. Se si fosse intrufolata nelle periferie e avesse chiesto rifugio magari a quelli che dormivano in dieci in una stanza, forse l'avrebbero accolta. Ma per lei andava bene anche stare in strada, lasciarsi andare su una panchina, non anelare a niente, nemmeno a quello che era stato il sogno di una vita: vendere e vedere riconosciuti i suoi disegni. Riflettendosi nell'acqua, ripensò anche all'idea di successo. Perchè, poi, bisogna avere successo? Non è già un successo respirare? Non è un successo andare dove si vuole? Questo era per lei, ora, il successo ma, dietro di esso, vedeva le vite di quelle donnne che dormivano accartocciate in giubbotti e coperte alla stazione, per proteggersi dal freddo e da eventuali aggressori. Ma ci sono davvero 'gli aggressori'? C'è davvero tanto motivo di avere paura? Oppure... Pensò a un'altra possibilità: gettarsi dal ponte e sfracellarsi sulla banchina. Immaginò gente attorno a lei, la pozza di sangue attorno alla testa, qualcuno che estraeva dal portafogli la sua carta di dentità, il lenzuolo sulla faccia. I fiori messi poi sul ponte accanto ad altri fiori. Ma ogni prospettiva era un incrocio con strade che la sua mente faticava a imboccare. Ogni prospettiva violava un tabù e la faceva sentire colpevole per 'coloro che rimanevano'. Cioè per coloro che non si erano mai preoccupati della sua felicità. Per gli altri pesci rossi, compagni di vasca, solo completamente inconsapevoli.

Fu allora che vide un violinista dalla pelle scura. Non era un ottimo suonatore, ma aveva l'aria di chi sapeva come cavarsela. Lo invidiò. E forse l'invidia arrivò all'uomo, che le mandò uno suardo tagliente. Fu allora che lei ebbe il coraggio di parlargli, mentre raccoglieva le monete dalla custodia del violino.

"Di dove sei?"

Ma, per tutta risposta, gli arrivò uno sguardo scintillante, ermetico.

" Sei rom?" incalzò.

Lui annuì, poi la invitò a prendere un caffè, optando per quello che suo marito chiamava 'il bar degli ubriaconi'. Lei esitò, poi lo seguì. Il contrasto tra la sua eleganza e quella dell'uomo rom attirarono alcuni sguardi. Per la prima volta, in città, si sentì guardata e questo la divertì.

Sedettero su una panca e lei lei si premurò di pulire il tavolo con una salvietta disinfettante. Lui la fissò con i suoi occhi verdi che le trapassarono l'anima e rise, facendola sentire stupida. Uomini rumorosi, in vesti da lavoro, coi jeans sporchi di cemento, si accalcavano al bancone, facendo battute spontanee con il barista, che rispondeva a tono. Lei si accorse che aveva la gonna macchiata del nero dell'eyeliner. Si guardò nello specchio sulla parete. Il suo viso era rigato dall'eyeliner come quello di una maschera. Cercò la salvietta, ma l'uomo gli porse un tovagliolo.

" Meglio la salvietta" disse lei e cercò un bagno, accorgendosi che non aveva alcuna intenzione di andare nel wc di un simile locale. Allora si pulì lì il viso, guardandosi nello specchio. Ancora l'uomo rise, come intuendo i suoi pensieri.

" Tu puoi essere libera" sentì, improvvisamente.

Si chiese chi avesse parlato: l'uomo stava infatti ordinando un caffè, parlando con il barista.

Si sentì in imbarazzo e desiderò la sua bella casa profumata di incenso e di deodorante alla melagrana. Ma non era un vero desiderio; piuttosto un meccanismo dell'abitudine. Fu mentre ruminava quei pensieri che l'uomo le prese la mano. Le girò il palmo, poi iniziò a percorrere le linee. Stette in un silenzio assoluto, come se fosse morto.

" Tu vuoi la libertà e hai il tempo per realizzarla. Sei generosa, altruista" disse, strisciando la esse.

" E c'è un avo, n particolare, che ti sostiene".

Ancora gli occhi di lei si riempirono di lacrime.

" Tu però lo devi aiutare. Devi iniziare ora a rompere le tue catene."

" Ogni giorno devi fare qualcosa che non hai fatto mai. Per un mese. Come quello che hai fatto oggi. Essere qui, con me, coi tuoi bei vestiti e i gioielli da regina".

" E ora ti darò una formula. Tu la devi recitare ogni giorno, per un mese, 108 volte al mattino e la sera, prima di coricarti".

"Aspetta, voglio farti un'offerta prima" disse lei. E fu felice di liberarsi degli anelli di diamante e rubino, dei bracciali. Sarebbero serviti a quell'uomo e alla sua gente, offesa dalla propaganda sociale che li voleva emarginati e per questo, li classificava come pericolosi, ladri, vagabondi per scelta. Sentì che quel dono era, in realtà, un regalo fatto a se stessa. Donare i suoi gioielli l'avrebbe alleggerita. Si soffermò un istante. Poi tolse anche gli orecchini, due bei quadrati in oro massiccio.

"Sei sicura" chiese, mentre lei gli porgeva il bottino, tra lo sguardo attonito degli uomini del bar, che si erano voltati verso di loro.

"Comincio da adesso" disse lei.

Lui ringraziò e mise i gioielli nelle tasche. Risero insieme. Poi qualcosa le attraversò il cuore e sentii che il leggero imbarazzo che provava in sua presenza era la constatazione che quell'uomo le piaceva.

" So ham. Ecco la formula".

" Quando penetrerà a fondo nella tua coscienza, saprai chi sei. E allora sarai invincibile".

"So ham" ripetè, mentre lui si alzava, pagava e lasciava il bar.

La salutò solo con un 'buona fortuna' e andò via ancheggiando, con le movenze di un danzatore, portandosi dietro la cstodia col violino.

Fu solo in quel momento che si accorse di non avergli chiesto il nome.

Uscì in strada. Mai come allora si accorse di quanto fosse piacevole l'aria tagliente e frizzante dell'inverno, uno spirito che purifica, dissolvendo il caldo artificiale delle illusioni.

" So ham" iniziò a ripetere.

Sentì che un giorno lo avrebbe cercato per chiedergli il nome. E che, quello stesso giorno, avrebbe scoperto anche il suo.


Id: 74094 Data: 02/12/2025 13:38:30

*

Noi

 

Una stanchezza antica,

fasci di fili che passano, si sovrappongono,

come parole troppo fluide o rigide o appuntite.

L'anima vuole guarire dal lutto antico.

L'anima non vuole più pesci morti.

 

Confusione

il suono che si allarga e cerca spazio

il suono bianco o rosso come un taglio

soprattutto il suono

 

Una bambina disillusa tra 'grandi' di cemento

armato.

Tra zombie.

Una bambina con le mani di sangue e luce.

Una bambina che mostra i suoi chiodi

in faccia all'imbecillità.

 

Una bambina che ha voglia di parlare

perchè ha troppo da dire

e statue di gesso che si sgretolano,

tra la sua follia, la sua follia, la sua follia.

 

E poi donna farfalla.

Ali grandi e gialle.

Solo l'aria.

Solo il suono.

E noi

col coraggio di restare.

 

Di volare.

 

Eredi della nuova umanità.


Id: 74085 Data: 01/12/2025 12:07:37

*

Il padre ritrovato

 

Lo vidi, aveva un maglione rosso o forse arancio. Io stavo in una specie di stanza, simile a una gabbia per scimmie. La stanza era orribile. Sembrava quella di un mattatoio. dalle pareti trasudava un liquido verdognolo e rosso, simile a sangue. Sapevo che lui era mio padre. Solo non comprendevo perchè avesse tardato tanto a venire. Poi, capii... Era venuto perchè io l'avevo chiamato. Perchè una volta (me lo ricordai) avevo scritto una letterina a Babbo Natale, in cui gli avevo chiesto di 'far tornare da me il mio vero padre'. Lo avevo immaginato bello, alto, sapiente. Ed ora, eccolo lì... Come avrei potuto accoglierlo? Dovevo uscire dalla stanza, ma non ci riuscivo. Due scimmie mostruose e spelacchiate, dall'apparenza sudicia erano lì, con me e mi guardavano ghignando. I miei piedi erano incollati al pavimento vischioso, sul quale era sparso qualcosa simile a vomito.

"Mio Dio, mio padre è venuto qui, da me ed io come posso accoglierlo?". Non osai avvicinarlo, perchè mio padre, il mio vero padre, era un uomo importante. Avrei voluto dirgli un mare di roba, piangere, ma tutto era squallido, là dentro e aveva il sapore della miseria, della disperazione e di entità che vagavano nella stanza, spargendo un non so che di osceno e una pesantezza di piombo. Fu in quel momento che mi accorsi di aver perso le parole. Era stato un processo graduale, credo. Le parole. prima dense, compatte, visibili, erano diventate simili a quelle delle insegne pubblicitarie sbiadite, fino a scomparire del tutto.

Iniziai a piangere. Erano lacrime vigorose, robuste, pesanti. "Ssst ssst" dicevano le scimmie. Poi vennero delle suore, che iniziarono a dire di non profanare il luogo nel quale mi trovavo. Nemmeno un ratto delle fogne avrebbe potuto pensare che quel luogo fosse sacro. Dal vomito sul pavimento iniziarono a muoversi delle creature simili a bisce. Mi spaventai moltissimo, ma fu allora che mio padre parlò:

"Va tutto bene, respira... Respira... Respira...". Respirai. Mio padre, ora, mi dava la mano. Era una mano robusta, eppure gentile. "Respira, respira..." E vidi un gatto nero e l'umidità salire fino alle ossa. "Respira, respira...". L'umidità si trasformava in gelo, un gelo così pesante da paralizzarmi il corpo. Sentivo solo la voce di mio padre: "Respira, respira...". Respiravo. E vidi il sangue alle pareti trasudare con più forza e sentii la rabbia agitarsi nel petto come tempesta. La stanza ora puzzava di ospedale e di gabinetti pubblici. "Respira, respira...". Avevo difficoltà a respirare, ma mio padre respirava per me. Respiravamo insieme. L'orrore. Ogni tanto un pensiero mi assaliva: "Non uscirò mai fuori di qui". Allora mio padre mi stringeva di più la mano. Cominciai a sentire di essere invincibile e di poter vincere con lui tutti i demoni. Fu così che vidi rompersi una catena annerita al lato della stanza. Da una pianta di cactus che non avevo notato, spuntò un fiore rosa. Presi coraggio... Continuai a respirare. respirai il disgusto, respirai il mio desiderio di assassinare i miei carnefici, di decapitarli e appendere le loro teste sanguianti e squartare i loro busti, facendone penzolare le interiora così come avevano fatto con poveri agnelli innocenti.

"Respira, respira..." e sentivo di essere invincibile. Fu allora che vidi la dea Kalì, la madre nera, che eseguì i miei pensieri e squartò, decapitò, con le sue molte mani blu, munite di falcetto. Poi agitò una specie di bacchetta e cr2eò un lago. Ci lavammo insieme, sotto la luna, vedendo i pezzi di carne roteare in cielo e poi cadere attorno a noi, fino a formare un cerchio di luce.

"Respira, respira... ". Respirai, lenta, ma questa volta per tutta l'energia che avevo impiegato con Kalì, che avevo salutato e ringraziato, prima che sparisse nella luna. Poi non so cosa avvenne. Forse svenni. Mi ritrovai ad attraversare un lago, guidata dai miei due cani. Salì su una montagna azzurra dalla quale scorreva dell'acqua che, però, non faceva resistenza, anzi mi aiutava ad arrampicarmi. Giunta in cima, scorsi alla spalle della montagna un villaggio. C'era aria di festa, di novità, di sorpresa. Poi non ricordai più niente. Tranne che il mio vero padre abitava là, con la Madre Nera. E che dovevo andare a prendere coloro che amavo, perchè quello era il nostro vero villagio. E la mia nuova vita, con il mio vero padre.


Id: 74083 Data: 01/12/2025 11:22:02

*

La donna vuota

 

Miriam si alzò dopo il suono della sveglia. Mise il piede destro sul pavimento freddo, cercò la ciabatta rosso sbiadita, poi la vestaglia. Fece la pipì e preparò il caffè. Aspettò il gorgoglio della caffettiera, poi prese il suo caffè in silenzio, guardando di sbieco la giornata scipita che si prospettava dal balcone, tra i vetri appannati come occhi occhi piangenti. Andò in bagno, dopo aver ritirato il maglione pulito, i jeans e i calzini, giacenti sulla sedia in legno accanto al vecchio mobile dalla ventuno circa della sera precedente. Sollevò e mise dritto il rubinetto della doccia posto sulla vasca da bagno, attendendo l'acqua calda, poi sedette nella vasca. Docciaschiuma dal profumo sbagliato, getto troppo debole, voglia di rimanere lì sotto e poi, magari, di ritornare a letto. Si asciugò, indossò i vestiti appoggiati sul trespolo, facendosi distratta la stessa domanda di ogni mattina, senza risposta: "Sarò ingrassata?" Ma non poteva esserci risposta: stessa porzione di cibo a pranzo cena colazione, nessun eccesso, no alcool no zuccheri.

Si avvicinò allo specchio. Non ci aveva fatto caso al momento infilarsi i vestiti ma, ora, lo specchio trasmetteva chiara una verità: il seno era scomparso. Si portò le mani al petto e quasi, urlò. quando non sentì più la consistenza della carne e nello stesso tempo, un dolore acuto, come se una lama sottile le stesse trapassando il petto. Sollevò il maglione, la canottiera e per poco, non svenne: dal petto fino alla pancia, non aveva più carne, solo una specie di sagoma gommosa a forma di violino, su cui si attaccavano le braccia come moncherini.

"Dio santo, sono vuota!!!" esclamò. Ma, guardando l'orologio, vide che erano già le sette e trenta e calcolato il tempo del tragitto del bus per arrivare in ufficiò, era in notevole ritardo. Per cui si tirò giù canottiera e maglione, infilò scarpe e cappotto e scese in strada. Il bus, per fortuna, arrivò dopo due minuti. Si sentiva molto a disagio, come se avesse commesso un crimine e qualcuno fosse lì lì per scoprirla. Iniziò a scrutare attentamente gli occhi di alcuni passeggeri in piedi, per verificare se notassero la sua imbarazzante diversità. Ma erano occhi già stanchi, pesanti, rassegnati, che guardavano il telefonino o fissavano per alcuni istanti dei punti nel vuoto dal finestrino, per poi piegarsi su dettagli personali: le mani, le scarpe. Nessuno guardava nessuno.

In ufficio fu efficiente come al solito. Lì era certa che nessuno si sarebbe accorto del suo vuoto.

E si stupì, all'uscita, di non averci pensato neanche un pò. Ma, a casa, dopo la cena e il bagno, dovette confrontarsi ancora con lui. Nella vasca da bagno infilò le mani agili nel vuoto del torace e cercò di capire se, in fondo, il vuoto avesse una consistenza, ma il tatto non le rimandava alcuna sensazione. Allora cercò di immaginarlo e vide come una sostanza giallo oro, del materiale simile alla cartapesta che usava da bambina per confezionarsi da sè gonnellini da ballerina. Si stupì che le fosse venuto in mente quel dettaglio. Se fosse andata a danza, come desiderava, forse quel vuoto, ora, le sarebbe tornato utile, perchè avrebbe significato avere meno peso. Lasciò andare quel pensiero, vuoto anch'esso. Poi, visto che non trovava risposta, osservò le bolle di sapone che, evanescenti e iridate, scendevano lungo le sue cosce e anche lì, pensò ai bagni delle sue cugine nella vasca del bucato in estate e si stupì a pensare che, in tutta la sua vita, non era stata altro che un'inguaribile guardona del comportamento altrui, affamata di dettagli o forse di nostalgia. C'entrava qualcosa il vuoto? Forse sì. Da quando quel vuoto le aveva preso il cuore, la pancia e la cassa toracica? Cercò di ricordarsi ma, per tutta risposta, le arrivò solo il ticchettio metallico delle gocce che scendevano, ignave e quasi contaminanti. Poi, quando stava per rinunciare alla memoria, le arrivarono dei ricordi: la gatta dello zio che andò a morire nella sua cesta, la bici rotta e regalata, sua madre che lavava i panni e li stendeva al sole in campagna...

Ma perchè quei ricordi non avevano emozione? Quando se lo chiese sentì un freddo irradiarsi dalle braccia e risalire lungo l'intero corpo, compreso il torace. Poi, un'intuizione: "Ho capito, disse, non è il vuoto che è cresciuto in me, sono io un innesto del vuoto!". Pronunciò la frase come se qualcuno stesse lì ad ascoltarla (un'abitudine che aveva preso da tempo). Poi sentì ancora freddo e il freddo aumentò, questa volta irradiandosi dai palmi delle mani, aperte per verificare appieno la consistenza dell'acqua. Fu così che il vuoto, sentendosi compreso, prese tutto il suo spazio. E ne prese consì tanto che ingoiò il corpo intero di Miriam, la vasca da bagno e tutto ciò che era nella casa. Rimase solo una luce giallo oro.

Miriam perse il lavoro, ma nessuno se ne accorse. Il vuoto le regalò un'apparenza provvisoria di bolla di sapone. Pare che questa giri per ogni dove, di notte e di giorno nella città, insinuandosi nelle case come un sospetto. O come il suono di un violino.


Id: 74082 Data: 01/12/2025 10:24:23

*

Pomeriggio su Roma

 

Pomeriggio su Roma,

piove in specchi sulle fontane

 

e mentre tutto sembra dimenticato

nel chiasso che diluisce le strade

e allarga le piazze, tra lune strane

e bagliori artificiali

 

ecco, dai vuoti furenti,

ergersi la pietra, rivo di memorie,

prima della scomparsa;

 

voce arcana che ha la bocca

di un fiore rosso

che s'affaccia, esterefatto, sul vuoto

ancora capace di dirsi Dio.

 


Id: 74065 Data: 28/11/2025 16:53:03

*

Tu non c’eri

Tu non c'eri

 

e cadevano le ombre,

cadeva la mia vita

cadevano i silenzi

 

tu non c'eri

 

nessuno mise un manfesto

da morto

giù al portone,

nessuno suonò un requiem

 

nessuno

lo sapeva che

 

tu non c'eri

 

nemmeno io.


Id: 74055 Data: 27/11/2025 19:43:49

*

Al sole

 

Sole che cadi, distratto

sulle cose che vestono

un'anima immortale,

e annunci il lento viaggio

delle nuvole,

 

cadendo sulle mani,

sui pensieri che grondano,

giulivi dall'ulivo

delle mie resurrezioni.

 

Sole alato e fermo,

che ingravidi il grembo di un'idea,

lo sanno i rami fiaccati dai troppi inverni

o le radici avvinte nell'umido

della notte tenace della terra

 

che tu, regnerai,

in un giorno in un'alba

in un respiro

in un silenzio

saremo illuminati.


Id: 74053 Data: 27/11/2025 15:13:08

*

Noi

 

Sei entrato di soppiatto

dove amore più stringe la corda

del dolore,

angelo dolce e leggero,

freddo solo nelle mani,

troppo lontane.

 

Ma vicino è il tuo respiro

ed io lo sento nelle notti dei miei giorni,

quando la luna cala il suo plumbeo candore

e Notte ascolta, lenta, lenta,

sente...

 

Tra le pale meccaniche che disossano

il giorno

e sventrano altari tra le querce,

tu...

Come un'eresia,

un grido temuto che desta le mie tigri

là dove la ferocia è l'occasione

e il miele è non più dolce del fiele.

 

Vieni a svernare un paesaggio?

A tingere le mie cortine con le tue

                                             mani

di cigno aulente?

 

Vieni a sciogliere l'incantesimo

con un altro incantesimo?

 

Danzammo, ora so, noi danzammo,

fino a che incendio si spanse, nella schiena

e nella sala non fu che lutto.

 

E ora?

 

Perchè mi cadi addosso dalle ere?

 

Il piede stenta.

La musica è requiem;

sono implumi anche i pettirossi

bagnati dal gelo nei morti giardini

 

e la Bellezza è il pugno che ferisce,

dolore il vino che traborda dalle cisterne.

 

E tu sbuchi come un attentato,

nè vecchio nè giovane,

puro come sa essere l'alba

che indora i narcisi e sveglia le allodole.

 

Ma c'è

che nonostante tutto tutto il dolore

e la vergogna che strappa la pelle

alle stelle,

 

noi Siamo.

 

Ancora

e sempre,

noi.

 

Io lo so.

 

Tu

lo sai.


Id: 74048 Data: 26/11/2025 14:08:05

*

La scatola delle parole non dette

C'era una volta una scatola, chiamata 'la scatola delle parole non dette'. Stava nella cucina di un appartamento al terzo piano e puzzava di frittura, ma nessuno osava buttarla. Padre e madre la custodivano come un tesoro assieme all'argenteria. O forse la temevano. Credevano che fosse stregata e che, se l'avessero buttata, qualcosa di funesto si sarebbe abbattuto sulla loro casa. La tenevano per forza, con un senso di fatalità.

Un giorno di temporale Sara, la loro figlia, sentì un rumore provenire dalla cucina. Allora andò verso il frigorifero e poi accanto ad esso, dove una mensola ricoperta da una tendina custodiva la scatola. Allora scoprì la scatola. Era umida, come se fosse bagnata. Stava per aprirla, ma sua madre apparve dietro di lei.

"Non farlo" ordinò.

"Perchè?" chiese la bambina.

La madre tremò. E ricordò il momento, profetizzato dalla vecchia che le aveva venduto un mobile antico, in cui la scatola sarebbe stata aperta.

La bambina aprì così la scatola. Ne uscirono falene, che volarono impazzite per tutta la cucina e la casa ne fu così piena che non si riusciva a scorgere altro che un oscuro, vorticoso movimento d'ali, che sbattevano ai vetri come grandine.

Anche il signor C. si alzò, indispettito, ma poi tornò a dormire.

Non capiva che tutti, in quella casa, stavano per diventare estranei.

O forse era l'inizio di un nuovo mondo.


Id: 74043 Data: 25/11/2025 19:58:10

*

L’uomo di gomma

 

C'era una volta un uomo di gomma. Era di gomma persino l'aura che avvolgeva il suo corpo come un uovo. E avvendo una base molto solida, rimaneva sempre in piedi, solo oscillando un poco, in avanti o indietro. L'uomo di gomma non aveva opinioni, nè pensieri personali, perchè andava con l'energia delle idee correnti. Nessuno riusciva ad amarlo, perchè era un uomo di gomma. Nè a discorrere con lui, perchè non aveva storia.

Un giorno l'uomo di gomma incontrò un giovane che aveva tutta l'aria di essere poco raccomandabile. Fumava infatti una sigaretta che sembrava una canna. "Salve, signor uovo" gli disse, per schermirlo. E gettò ai suoi piedi la sigaretta, calpestandola. L'uomo di gomma pensò che fosse indecente, ma non si perse d'animo.

"Chi sei?" gli chiese il giovane, ridendo e masticando una gomma, presa dal suo jeans sdrucito.

"Sono la morale" rispose l'uomo di gomma.

Il giovane rise e questo irritò molto l'uomo di gomma.

"E tu, non vuoi sapere chi sono?" gli chiese in tono di sfida.

Ma l'uomo di gomma se n'era già andato.

Raccontò alla polizia che non era sul luogo dell'incidente, quando un'auto travolse il giovane. E che per lui era indifferente che si chiamasse Futuro.

Aggiunse solo che i giornali esagerano le notizie.


Id: 74041 Data: 25/11/2025 19:34:57

*

Hari om

Hari om

lasciar fluire tutto quello che deve,

non frapporsi più fra l'anima e il pensiero del mondo,

lasciar andare il predatore e i suoi divieti;

 

hari om

ho visto la mia vita andare in pezzi,

mi sono vista come una bambola rotta

e poi piegata come i Cristi nelle chiese;

 

hari om,

ho dato amore a chi voleva la mia carne

per farne specchio del suo vuoto,

ho pianto tra le nevi,

tra ghiacciai metropolitani,

in fuga dal dalore e in cerca della felicità;

 

hari om

ora abbraccio l'anima, così com'è,

l'odio per chi non ha risposto al mio amore,

Cassandra mille volte ignorata

e Medea che assapora la vendetta

sul trono di una solitaria vittoria,

 

Hari om,

con tutto l'odio, la rabbia, il desiderio di essere

sola nella foresta, tra le ancelle di Diana che non

rispondono a nulla se non al richiamo del vento,

vergini perchè libere, fatte da sè, plasmate dalla terra,

sorelle delle fiere, tracotanti, selvagge, libere,

compagne degli spiriti e cacciatrici indomite.

 

Hari om,

contemplando le volte in cui mi sono tradita,

in cui ho svenduto la dignità e piegato la schiena

per briciole d'amore richieste ai mendicanti;

 

hari om

sulle illusioni, sull'autoespiazione, sugli abusi

messi a tacere nel buon senso, perchè, così

dicono, il tutto è superiore alla parte;

 

hari om

e mi vedo rinascere: mio lo spirito, mie le mani,

queste mani che non ho mai guardato abbastanza,

abituata a prostituirmi tra la folla ignara.

 

Hari om

sulla mia incapacità di lasciar andare, sul tarlo

che rode e torna, rode e torna...

...Sui serpenti di Medusa che non smettono

di sibilare le loro verità al veleno

dal vassoio di finto argento del mondo.

 

Hari om,

per l'incantesimo di un fiore che mi strugge,

per gli occhi del mio cane che sono l'estasi

mai provata nelle chiese,

 

hari om,

sono io, sono io, sono io

 

già perfetta,

imperfetta,

 

Hari om.


Id: 74039 Data: 25/11/2025 12:52:04

*

A C, volata via con le prime rose d’aprile.

 

Lei vedeva i fiori anche in inverno,

si ungeva del sangue dei petali cremisi,

lei esisteva oltre la cornice,

lei non aveva cornici,

quelle le avevano mangiate

gli spazi bianchi,

impuri come vomito di nebbia.

 

E così lei guardava dal balcone

e non sognava niente a parte quello

che uno sconosciuto in lei aveva già sognato

in qualche posto in qualche cielo.

 

E la memoria era troppo ingombrante,

perchè nel cuore aveva il serpente di una

sagacia tagliente, ironica, tenera,

che mai smise di sostenere

il suo giovane cuore trafitto

tra i letti di morto di chi si diceva vivo.

 

Nel suo infallibile sentore riconosceva le muffe

che gli altri chiamavano vita

e non diceva mai quella parola,

perchè l'associava al sacro che sa

di terra e di pini, di muri a secco e di gerani e di vento

e bagliori mandati dalle albe violente come il cuore

che le galoppava dentro come un cavallo impazzito.

 

E quando l'amore la colpì in quella stagione

che non appartiene a nessuna ragione, lei

lo confrontò con le foglie di geranio e vide

che era cosa buona portare al fiume tutti i pesci

dissanguati nel rubinetto che non scorreva,

ma strozzava, come i segreti.

 

Così lasciò tutto, la sua bella casa, il suo bel

negozietto messo in piedi da suo marito

per donne gentili che ancora amavano i corsetti

e le unghie troppo laccate

 

e lei lo chiamò amore

 

e lo chiamò amore perchè nei suoi capelli abitava

il grano e nelle sue rughe la falce incorrotta

che spiana pura le zolle della vita, senza bugie

e nel suo non sapere lei scorse la sintesi di tutto il sapere

che mai aveva pensato di trovare in qualche preistorica

aula universitaria.

 

E la bellezza sanguinò forte e lei si

premette la mano sul petto e conobbe Cristo

che aveva il suo corpo, le sue costole, la sua carne,

la sua pelle, il suo non sapere, la sua vanità, la sua

ipocondria, il suo sorriso fragile e lo stesso

era il lago che guizzava dai suoi occhi color foglia di geranio.

 

E lo chiamò amore anche quando fu notte improvvisa,

perche è lì che lei vide quel presagio d'alba sempre

cercato e di colomba fu il suo ultimo battito d'ala.


Id: 74031 Data: 24/11/2025 17:08:08

*

Dimmi se questo è amore

 

Dimmi se questo è amore

succhiarmi l'anima ogni giorno

con le tue nevrosi

e trasformarmi in bambola di porcellana

e tagliarmi i piedi

per incollarmi al tuo passo ignavo,

tra corsie d'ospedali e medici e farmaci

incapaci di curare il non senso del tuo esistere.

 

Dimmi se questo è amore

entrarmi nell'anima senza permesso

per strappare i boccioli ancora in fiore

e trapiantarli nell'arida terra

delle tue bugie,

come torri attorno al tuo fantasma

d'esistenza,

e sporcare la fiducia

la fantasia sulla sedia elettrica

dei tuoi ricatti vestiti

di giudizi sporchi...

 

Dimmi se questo è amore

emtrare nel mio castello

per derubarne gli ori e

spargerne senza i pietà

i tesori nelle piazze,

tra gente ubriaca e vile

e profanare le libellule

dei miei sogni strani,

svendendole per modelli di plastica

detratti alla tua casa di bambole

 

e consegnarmi impietosa

ai freddi che spaccano le ossa,

con quella crudeltà che s'arrischia

a vendicare detriti di silenzi e di ferite,

lasciandomi alle domande che forano le tempie

e precipitano come erbe marce su una terra di gelo,

mentre il mondo s'agguglia in promontori aspri,

dove sanguino come una preda braccata.

 

Dimmi se questo è amore

tradire i miei cieli

e consegnarmi ad un inferno senza età

a una disperazione senza confini

a una tristezza silente che taglia

i giorni come una lama,

appassendo anzitempo

coi semi abortiti

nella tua arsura e nella tua

perversa sete di distruzione.

 

Dimmi se questo è amore

avenzare nel mondo nella colla del tuo non esserci

e ruminare pensieri vecchi come tabacco

amaro masticato nei giorni privi d'albe,

negli offuscamenti della mente che barcolla,

ubriaca, in un lido non redento.

 

Dimmi se questo è amore

la colpa onnipresente di non essere abbastanza

per te, per te, per te,

diventare la zolla rotta del mondo

e poi fuggire nella stessa onnipotenza

che hai usato come arma per uccidermi.

 

La sete... La fame... Le ginocchia piegate

e insanguionate come i Cristi nelle chiese,

gli esili, le peregrinazioni senza fiaccole,

le orazioni vuote lanciate nel vento

e la rassegnazione sputata sui marciapiedi

alla maniera dei vecchi.

 

Dimmi se questo è amore

fingersi acrobata dei giorni

e vagare come un randagio

senza sentire nemmeno

la pietà della luna,

presa nei lacci della tua oscenità

che copre come fango e ringhia,

nelle mie ossa,

la fame d'esistere e di scollarmi

dal vincolo del tuo sangue,

che si unisce coi tanti martìri della vita

in un canto straziante, senza risposta.

 

Dimmi, quando dici che m'ami,

che amore è il tuo,

perchè fu tomba il mio nascere

e ancora aspetto quella madre

che mi terrà in sè

ma, questa volta, per fiorire.


Id: 74030 Data: 24/11/2025 16:18:51

*

Solo il fuoco

 

Non so a che gioco

stavamo giocando,

è che un filo, una vena,

un'arteria

è rimasta attaccata

al tuo cappello.

 

Oh, divino cavaliere!

Mi dicesti figlia, madre,

- forse sacra puttana -

e segretamente chiudesti

la cortina...

 

Ti passarono attorno

i rachitici, psicotici santi

e in te rimase una maniera,

un nodo, come un legamento,

che ti fece arretrare da me.

 

Non so come mi dipingesti

 

forse, semplicemente,

mi togliesti il fuoco -

e ridotta a madonna esangue

mi collocasti accanto ai tuoi santi.

 

Caddero tutti;

 

solo il fuoco, restò

a scoppiare nelle vene

della tua cripta di cenere.


Id: 74010 Data: 22/11/2025 11:46:39

*

Nel segno dei tuoi occhi

 

Mi deposi nel segno

dei tuoi occhi

come tronco accartocciato.

 

Acido nitrico

il tuo pensiero

corrose il nero assoluto

 

fino a che d'alba infiorai,

come ciliegio.


Id: 74009 Data: 22/11/2025 11:43:57

*

Saltimbanco

 

Eccolo danzare,

col suo corpo goffo, inatteso,

che sa di esserlo e non teme

la rigidità che incolla al mondo...

 

Eccolo!

Felice triste furioso

il mio saltimbanco sul davanzale,

che dice parole alla luna

sotto un fiume che è veleno

 

non puro, certo, ma velato

da quell'alterigia che schizza

tra l'odore delle stelle e il dolore

che non ha pace e s'arrampica

alla rabbia e dilusice in ironia.

 

Lui, le sue assi, il suo davanzale,

lui accanto a radici divelte debordate

feroci da quel vaso striminzito,

misero fino alla nausea,

fino al disgusto della colpa

che rattoppa giorni sul verdetto

dell'impossibile,

che offrì briciole avare alle allodole

e mise in fuga i pettirossi e ruppe

le stelle marine lasciate dai bambini.

 

Cosa cerchi da me, saltimbanco?

 

Folle la tua acrobazia...

Viltà o coraggio del restare?

Sempre in bilico la risposta

E il tuo passo, scagliato tra

paure e certezze, improvvise,

come la stella che s'arrende e

cede un bagliore,

un attimo fulmineo già derubato

dal dictat certo dalle notti a venire.

 

Non so se mi piaci, saltimbanco,

e anche quando mi porgi un fiore

non so mai se è una margherita d'acqua

come quella di carnevale

e la tua danza è piuttosto un girare intorno

nella stagione sconfinata dai troppi confini,

dalle troppo rese, dagli istanti a rattoppo

dell'ape sul miele,

dalle ironie ghiacciate

che fecero di pietra il cuore e fragili

le tue ossa mascherate da una carne inaffidabile

 

quella

che ostenti nelle tue esibizioni...

E poi quel ridere, dio mio, quel ridere

m'arrovella gli intestini, perchè fu

la mia rigidità a farti l'aste su cui

ti esibisci,

tra il resto delle formiche che affolla

le strade ignare,

stordite, inconsapevoli, tenute insieme

da cernire di morali che ronzano come

vecchi circuiti arrugginiti sul requiem

delle ore senza tempo, dei giorni fluidi

e opachi senza Natali da celebrare.

 

Saltimbanco,

solo la tua lacrima è vera

e fu così che un giorno mi ingannasti,

mi illudesti

che potessi restare.


Id: 74006 Data: 21/11/2025 21:28:30

*

Perduta

 

Tu mi piaci

e di certo potrei

esploderti

nella spina dorsale

 

o sguainarti dalla polvere

delle tue molte anse

o sguazzare,

falena nottura,

nel pozzo delle tue tristezze

 

e arrischiarmi

sul crinale del miele.

 

Ancora,

perduta.


Id: 74004 Data: 21/11/2025 19:48:08

*

Le foglie gialle

 Le foglie gialle

stavano sugli steccati

come piccole farfalle.

 

Un giorno le vedrò volare,

così pensavo, tra i fili d'erba,

così pensavo, tra le cicale.

 

E il treno non passava,

il treno ritardava.

 

Il primo bacio

e quel sapore amaro,

sentirmi estranea tra le mura

di una chiesa,

più vicina ai panni stesi al sole.

 

L'incomprensibile assolo

della signora giù al cortile.

 

Le foglie gialle

saranno sempre gialle?

 

I dolori, i dispiaceri,

i dissapori, i disamori,

lenta nenia della ruggine

dei giorni,

nella sacca di tela dei legumi.

 

E poi la Valle dalla finestra,

gli idiomi strani,

l'invidia degli uccelli.

 

I giudizi, la morale,

le prediche, la pastorale,

concludere, definire, spiegare,

stimare, valutare, circoncidere,

circumnavigare, controllare

 

il sole una palla lontana

 

i soldi non bastano mai.

Ca...o i soldi, i soldi, i soldi,

i soldi, i soldi, i soldi...

 

Lo psicanalista,

il fisioterapista,

lo specialista,

l'igienista,

l'internista

per gli internati.

 

E poi la figlia della vicina

suona il piano,

di certo è una regina

non si vede neanche da lontano,

e quel sentore strano

di un regno non ancora profano...

 

Io qua. Qua. Qua.

Fatalità.

 

Bum. Il ragazzo della porta

accanto se n'è andato.

Non torna più.

Ma cosa cercava? Non è tutto

già decretato,

non ti piace il posto che ti è spettato?

La bocca piena di sugo di mio fratello.

 

Un flauto, fuori,

Pan, da qualche parte,

tra i gerani, forse

e quel linguaggio strano

quella voglia di andare lontano...

O era Orfeo che con suo canto

mi veniva a curare?

 

A volte sulla finestra

fiorivano farfalle

o forse era il suono

delle foglie gialle.

 


Id: 73949 Data: 11/11/2025 14:03:53

*

Questo tempo

Figlia di questo tempo,

mi svuotai assai presto del mio

essere bambina.

I macellai uccidevano con cura,

con la stessa pietà dell'arte dell'intaglio.

 

Non feci in tempo a chiudere le porte;

mi assalirono frotte di corvi avidi del mio sangue

di fronte a un Cristo che sanguinava invano

nelle tombe ad affondo di marmi e di incensi.

 

Figlia di questo tempo

mi sparpagliai come una biglia

al mercato dell'usato dei sentimnti

e vestii l'orrore a volte con un sorriso,

ma senza mai perdere la ferocia

che fu la mia vera madre e salvezza

e mi salvò dalla cavezza, prima che il

germe morisse.

 

E non seppi dove stavo andando

tra gente che camminava su binari

lastricati di cose, feticci della raccolta

punti del supermercato, case in campagna

col sangue di una vita, usate tre mesi l'anno

e ingioiai l'assurdo con le minestre che non volevo

con le lettere a un Babbo Natale pezzente e sconclusionato,

che mi offriva regali mai richiesti e non sapeva della fame

che strappa le ossa e iberna il cuore.

 

Figlia del mio tempo

vidi uomini abortiti come lampi nella notte

sotto un cielo di pialla, tra le maestrine tetre e incazzate

e le infermiere che foravano il braccio come macellaie.

E mentre affondavo in una palude amorfa di non senso e di follia,

giuravo la rivalsa come una nuova religione che risarcisse i rododendri

dai fiori spezzati sui viali lugubri dei tetri discorsi miranti a catalogare

il bene e il male, affinchè almeno la carneficina fosse equa e quel Cristo

inerme nelle chiese smettesse di sanguinare invano sugli odi di chi non seppe concepire altro che la sua misera zolla di terra recintata.

 

Figlia del mio tempo,

remai tra uomini annegati, annegando anch'io, talvolta,

nei sottosuoli della libidine castrata, della purezza ridotta a paradosso

del fottersene come religione del nuovo stato autarchico dell'egoismo.

E così smisi di contestare quando il sangue bolliva più denso e

quando rovesciai le mie carte tra i bari e i trabocchetti non risolti e

l'irrisolvibile clandestinità di una vita in bilico, affacciata al fosso più

che al quarzo rosa, del vuoto feci Lete.

 

E promisi di non ricordarli mai più.


Id: 73945 Data: 10/11/2025 21:58:49

*

La voce del silenzio

Sono il silenzio,

una tazza mezza vuota,

un tè a metà consumato.

 

Gli uomini mi temono

e preferiscono il frastuono,

l'indigestione delle cacofonie,

per tenersi al riparo da me.

 

E' poca cosa, così, essere umani,

E' non vedere la tazza

e il vuoto che si cela in essa,

fatta di infinite possibilità.

 

Ed io posso far spavento

perchè rendo l'uomo consapevole

di non essere carne, ma nemmeno

spirito e di essere entrambi...

 

Ricordo all'uomo di non esser

più di un disegno di bambino

dove il giallo spinge in avanti

la barca della vita e le sagome,

appena abbozzate, siamo noi;

esperimenti di un corpo che sa

indossare la carne per celare

che siamo parvenza.

 

Non siamo diversi dalle farfalle.

Nè dalle rane che saltano di stagno

in stagno gracidando tra i ruscelli

lamentazioni che sono canti e

rivendicazione dell'esserci.

 

Ma chi riesce a starmi al fianco,

chi riesce a camminare col silenzio

in bilico sulle rocce del cuore,

allora scopre altri lidi, altri approdi,

celati ai comuni mortali

e la natura angelica si disvela

in tutta la fluida incorporeità

che è l'essenza dell'amore.

 

Allora il silenzio può essere tuono

o folgore e spezzare l'illusione del

tuo io come una lancia lieve,

per lanciarti nel mondo come carne

che sa di essere foglia, terra, elegia

del vento, pianto o riso di un bambino,

indifferenza o sobrietà o rabbia di tutte le genti

cercanti la fonte dell'estasi e della felicità.

 

Perciò, uomo, non temermi,

ma cercami, costante, tra i flutti

del tuo vivere che sono i finti fotogrammi

del tempo;

ti ritroverai là, nell'eterna bonaccia

della marea fuoriosa

e saprai di Essere e di non essere,

saprai il segreto che avvolge

tutti gli esseri e le cose.


Id: 73942 Data: 10/11/2025 14:24:26

*

La voce della montagna

 

Sono la montagna,

maestra di forza e di stabilità,

accolgo la vita e l'elevo,

sono rifugio all'aquila e al falco.

 

Vieni a me, uomo,

se ti mancano orizzonti,

perchè io sono il coraggio che osa

elevarsi fino alle stelle,

io sostengo il volo

dei cuori pensanti.

 

Per questo raccolgo in un abbraccio

gli spiriti intrepidi

e attraverso la mia bocca,

a volte cratere,

parlano gli dei più sottili e robusti,

padroni della folgore e della tempesta.

 

Perciò torna, uomo,

al mio silenzio che non è ghiaccio,

al mio silenzio che è la misura

che tramuta ogni lamento

in ode alle nuvole e al vento.

 

In me ascolterai la preghiera

del pino e del faggio,

in me i rami pi sottili scriveranno

quello che non hai mai osato scrivere,

perchè io sono l'ossigeno ai tuoi sogni

nella quiete che nulla teme

e tutto svela.

 

In me
vedrai tramutarsi le lacrime
nel fresco vento creatore
e forse diverrai poeta
o profeta; chissa'...

Perciò posa nel nel mio ventre

in apparenza austero

il tuo pianto, il tuo canto,

lo vedrai sollevarsi là,

dove l'affanno non ha più nome,

dove l'amore è tutto in un fiore.


Id: 73941 Data: 10/11/2025 14:19:15

*

Sogno di gioventù

 

E così tu passasti,

tra i fiori di gelsomino

che non vedevamo,

trafelati in quello stanzino

che sapeva di giovane sudore.

 

E così tu passasti

come le notti d'estate

sospese sulla luna,

mentre i vecchi ci sporcavano

coi loro catechismi sporchi

 

e noi non sapevamo

come liberare l'ala incastrata

sulla duna del cielo

e rimanemmo lì, sospesi

in un sogno di gioventù.


Id: 73924 Data: 06/11/2025 22:32:08

*

Oblio

 

Fatti per partecipare

alla creazione di Bellezza

abbiamo invece seminato

sassi amari

sul nostro cammino

 

e questo perchè

l'Angelo che venne

a ricordarci il nostro nome

sussurrò nel cuore della nostra

ingenuità,

dove nascono i fiori più limpidi.

 

Ma poi quel cuore

si spezzò in frantumi

sotto i colpi

delle inequivocabili nevi,

 

lasciandoci senza pane

nella stagione del dolore

e senza voce

per gridare quel nome,

ardente

nella sembianza nera

di un dio.


Id: 73923 Data: 06/11/2025 22:17:15

*

Anime congelate

Anime congelate

da secoli di ubbidienze,

di morali, di convenienze;

i fantasmi del dovere

il tabu' del piacere.

 

Anime congelate

come falene che anelano

alla luce

nell'eterna notte

degli attaccamenti effimeri.

 

Anime congelate,

nel tempo sospeso

per ibernare un'emozione,

una sensazione, una visione.

 

Anime avvezze

al tiro del carro,

costrette a riposare

nel tugurio dell'illusione.

 

Là attecchiscono le menzogne,

perchè le anime congelate

sono le travi, gli assi portanti

del teatrino del potere.

 

Anime congelate,

un grido che scuote gli abissi,

che fa impazzire, di notte,

le civette,

noi non vi chiediamo

come siate finite quaggiù

 

ma preghiamo

che il sole ci scaldi di più.


Id: 73922 Data: 06/11/2025 20:47:22

*

L’istante perfetto

Tra rive liete,

l'amore apparve

come un sibilo azzurro

o un bicchiere d'oro

estratto dai giochi

dello scirocco.

 

Tra rive liete

del mio giovane mare

la libertà soffiò sulle dune

è udì solo il responso

delle rocce

 

che, tra aliti di fili d'erba,

fini d'inchiostri,

scrisse l'istante perfetto

nelle vene di viandanti,

ebbri di sole e di libertà.


Id: 73904 Data: 03/11/2025 21:15:34

*

Le invisibili

 

Le invisibili (a tutte le donne violentate nel corpo e nell'anima e ridotte al silenzio) 

 

Le invisibili

s'odono appena...

Canti di balena

il loro esserci, giù, nei fondali...

 

Le invisibili

mandano segnali di sangue...

Nuotano a capriole

disarticolate disorganizzate

sotto un mondo che non vuole

la loro verità.

 

Le invisibili

sono donne, madri

e ave accondiscendenti

che strappano la vita

a prezzo di nevrosi.

 

Sembra un furto,

il loro esserci...

 

Le invisibili

riempiono le case a pianterreno

crescono e seccano come le piante

che nessuno può notare.

 

Le invisibili, Dio! Le invisibili...

Che rabbia fanno al mondo

quelle donne nulle

vuote a perdere quelle

che tanto le strade le dedicano

a chi ha contato qualcosa

amici degli amici

assassini di guerra!

 

Nonna, vengo a prenderti

dal regno delle invisibili,

lì mai piu' urla e soprusi

mai più quelle frasi che lacerano

l'anima,

quei comandi perentoti che

spingono la rosa bianca in ginocchio

a sanguinare

tra le strade piene di gente.


Id: 73883 Data: 28/10/2025 12:30:46

*

Perdersi

Ci si può perdere

è accaduto mille volte.

 

Quando la vela si accalca

sui venti,

la febbre è più pura.

 

Ci si può perdere

quando il nocciolo nel piatto

fa male

o s'assembrano graffi e chiodi

sulla pallida tela

 

e ti manca il pennello

e la musica per assemblare

il dolore

cade

si spezza.

 

Così si perdono i pazzi

savi fino al parossismo,

gocciolanti negli orgasmi

dell'infinita purezza del perdersi.


Id: 73880 Data: 27/10/2025 19:18:21

*

Riscatto

 

S'arresta la neve

sul becco dell'aquila;

il pino batte nel cuore

il guerriero vigore.

Tracima, la rosa,

la resina pura.


Id: 73879 Data: 27/10/2025 17:30:40

*

Eros

 

Vieni, così,

nudovestito,

che ci vinse Amore;

 

un incastro alla cintola,

mani che aggrumano carne

debellanti

gelose

morbose;

 

artigli

sull'inesorabile apnea.


Id: 73841 Data: 19/10/2025 16:31:20

*

Se vieni stanotte

 

Se vieni stanotte,

accarezzami piano,

con le nocche soltanto

 

così

potrò ancora respirarti

nel sogno,

senza svegliarmi mai.


Id: 73836 Data: 19/10/2025 01:07:53

*

Un angelo

Di certo sei un angelo,

perchè come un angelo ferisci

e la tua luce non ha pietà, densa

di tutte le penne nere del mistero.


Id: 73835 Data: 19/10/2025 01:01:00

*

Lasciati incantare

Lasciati incantare,

guarda com'è bella la pioggia,

la gente al riparo davanti al supermercato...

 

Guarda quello,

finge d'aspettare qualcuno,

ma è sabato sera,

non aspetta nessuno...

 

Forse la sua donna,

forse quella stella caduta

quella mille volte cercata

o mai neanche sperata...

 

Lasciati incantare,

è la sera delle luci gialle

sopra tappeti di foglie rosse,

 

la sera dei miracoli,

dove tutto può accadere

 

la sera dei segreti mai confessati,

la sera bella senza un perchè,

 

che scivola, con la pioggia

e tu non la puoi afferrare.


Id: 73834 Data: 19/10/2025 00:51:06

*

L’incontro

Ti ho visto

così vicino da sembrare lontano,

un respiro che s'arresta

dove fluiscono le foglie

col sangue incollato degli autunni,

macerati troppo presto nelle estati

scompagnate.

 

Ti ho visto

miraggio di cose conosciute

che lasciano il pensiero in apnea

e i gesti e il cuore, sospeso in un battito

troppo terrestre per la cadenza d'angelo

che resta sospesa tra i tuoi capelli

 

e le mie palme protese

come una musica astrale che trafigge

e sanguina sulla tenebra che cola come

inchiostro irrimediabile sulla lettera

bucata

 

che forse ti scrissi,

che la pioggia macchiò inesorabile

di spazi bianchi come spacchi

mentre l'urlo rimase senza voce,

denso come uno shock

o come un pugno nello stomaco.

 

Ti vedo

e sento l'eresia

di poterti raggiungere,

di fare della carne

la più amabile delle crocifissioni.


Id: 73833 Data: 19/10/2025 00:34:58

*

Trasmutazione

 

Tu non scacciavi

i demoni,

ma li rimandavi

al Padre,

conscio di quell'amore

che da te traboccava

e spiazzava la paura.

 

Nei miei vuoti

si muove quel che resta

del palcoscenico diroccato.

 

Il sipario è calato

su ciò che non osò

dirsi col suo nome.

 

Troppi campanili.

E bambini a piedi scalzi.

 

Troppe le verità

conficcate nella testa

come assi barcollanti.

 

Troppi dogmi.

Troppe vendette

inesplose

sulla bellezza uccisa

sul patibolo delle morali.

 

E fu così che Tu soffiasti

sulle ceneri

e il tuo soffiò fu Fuoco

che rimarginò il grido

del mondo.

 

Fu troppo

per i contabili dell'ulteriorità;

 

Ti crocifissero,

 

ma non riuscirono a evitare

che tu tramutassi in profumo,

 

dai secoli dei secoli

in quella brezza selvaggia

chiami gli spiriti puri,

gemmandoli in te.


Id: 73824 Data: 16/10/2025 20:49:58

*

Dioniso

Quando Dioniso ti inventò

col vino

colante dall'edera rossa

avvinta al grappolo,

 

mi mostrò un cigno bianco,

mansueto nella tempesta

 

improbabile

come un dipinto speziato.

 

Quando poi ti fece gli occhi

le mani e la carne restante,

così che tu fossi

sembianza nella mia sembianza

 

non indugiò

tra le menadi fameliche,

ma ci gettò nella mischia

come un bottino,

 

perchè potessimo sbranarci

d'amore.


Id: 73821 Data: 16/10/2025 15:30:34

*

Vorrei

 

Vorrei portar luce

dove fioriscono le allodole

o cantando tra i tuguri

nell'oblio ipocrita del dolore

 

che si fa sabbia

e buca gli occhi

e lascia appesa la polpa

sanguinante del cuore.

 

Vorrei portare luce

dal mio eremo nella roccia,

gemmando le schegge nella

carne

fino al vino dell'inchiostro

che addomestica i graffi.

 

Limare la parola

col sangue delle estati

stese come sudari

dalla finestra dell'ieri

 

che cade, ma non senza

posidonie furiose che lasciano

sulla rena l'odore forte del sale.

 

Vorrei

ed è una parola...

Tutto ciò che serve

per dirsi.

 

E forse basta.


Id: 73809 Data: 14/10/2025 22:17:12

*

La signora gialla, racconto

 

 

Osservo la signora gialla come si osserverebbe una meteora precipitata in un bar. Ma, dopo la prima impressione, eccola: vecchia, gialla, appunto, eppure... No, non posso dire che è piacente. Ha gambe lunghe, caviglie strette, eppure...E' vecchia! Sento di odiarla. Forse è il giallo del cappotto, dei capelli. Lo trovo intrusivo. Ha un effetto alcalinizzante nell'acido della bile al cui habitat corrosivo sono abituato da un pezzo. La osservo mentre estrae una sigaretta dal pacchetto sul tavolino (le gambe sempre allungate stile soubrette). La cameriera grassottella le invia una di quelle occhiate che qui al sud significano: ti anatomizzo. Oh, so che non esiste un termine del genere, ma voi immaginate... Immaginte la ferocia. Datele un volto che non è quello dei leoni con le criniere fluenti e la postura composta dei documentari. Ok, non avete immaginazione... Allora visualizzate un semplice, diciamo così, assassino. Uno sguardo che taglia, taglia, dal regno delle infinite immagini e delle altrettanto infinite sfumature tutto ciò che si può tagliare fino ad arrivare alla causa effetto che, normalmente, univocamente, ha una radice paraonide. Ma ora non voglio schernire il lato bovino dei mei paesani.

La mia attrazione è lei. Gioca con un barboncino di una donna che le siede di fronte in mise sportiva e quella la guarda negli occhi, finge che la signora giallo banana abbia qualcosa di interessante da dire. Lo trovo fantascientifico. Mi schermisco dallo sguardo della cameriera che nasconde le chiappe enormi dietro un grembiule bordeau, annodato fino a non lasciare nemmeno uno spiraglio... Di chiappa.

Vorrei avvicinarmi alla signora, ma sento che non c'è bisogno. So già come andrà a finire (o a inziare, ma che importanza ha?). Lei mi guarderà con occhi di vetro (starò attento che non cadano) sorriderà un pochino con la sua boccuccia color pesco, lasciando appena intravedere una grinza sull'orlo del labbro sinistro. O forse no. Non si toglierà gli occhiali da sole vintage stile Merylin Monroe. Dondolerà, in avanti e indietro. Non risponderà alla mia richiesta... Di che? Allora io le dirò: cara signora, lei è disperata perchè è vecchia e non creda che io sia un misogino. Io adoro profondamente le donne e le amo a tal punto che adoro tutta la loro meravigliosa, oscura, follia. Per questo la denuncerò. Perchè il suo cappotto giallo è una pernacchia alla vita, la vita vera che non è così... Sgargiante, ma ha i toni del fango... E lei quanti topi morti ha nelle sue cantine? Quante volte è scivolata con i suoi tacchetti nella melma? Quanti miserabili mea culpa ammuffiti nel fiume di fango che scorre liscio e trascina le foglie secche che lei non vede... Oh, andiamo! E la smetta di sorridere, di dondolare, di esibire le gambe!

Mi sono calato troppo nella scena. Forse per colpa della mia ipereccitabile immaginazione e del mio vizio da voyeur... Ma la donna si alza, viene verso me. E senza vedermi, mi versa in testa un bricco di latte. Mi dice: lei è pazzo. Poi chiede alla cameriera culona di chiamare i carabinieri, mentre il suo giallo... Mi uccide. Sento la testa umida, poi guardò sul pavimento lindo, lindo, lindo, la chiazza di latte allargarsi, sempre più, bianca come il bancone del bar, come il lampadario, come le facce che mi osservano, come il barboncino.

Sento che sto per morire dall'imbarazzo e dalla vergogna ma, improvvisamente, traggo un respiro di sollievo. La signora in giallo, il bricco, il bancone bianco, il lampadario, il barboncino, il bar non sono mai esistiti. E rido. Rido come un matto.


Id: 73785 Data: 08/10/2025 20:09:28

*

Giorno di vento

 

Non cercare più niente,

confondermi con la lingua

degli alberi...

 

...E nonostante tutto ritrovare

la moneta quella che cadde

da qualche regno, nei cieli.

 

I vampiri si straziano

nel truce vento

di una coscienza assassina;

 

i delitti contro la misericordia

ruggiscono nel tempio;

verrà Kalì, la Madre Nera,

la vendicatrice degli orfani!

 

Sul sofà del cuore

una signora gialla

veste un crisantemo.

 

Cola il rosso dalle dita

di un artista

che beve il suo caffè

al bancone di un bar.


Id: 73783 Data: 08/10/2025 16:43:21

*

Musicista errante

Quando il sangue è scuro,

come il giorno troppo atteso

o come i pnsieri che cadono,

implumi, sulla girandola dei giorni.

 

Quando il vizio resta

ad attaccarsi alle ore

e la tristezza è un'oliera

che cola lenta i giorni perduti.

 

E il vento è blu graffio

sul muso degli istanti

e l'autunno presto cancellato,

come un rimpianto.

 

Quando non lo sai

e il vino è sempre acerbo

e la valigia mai pronta...

 

Ascolta il canto...

 

E' nascosto in una pagina

o nel fardello del musicista

                              errante,

scevro di ogni perchè.


Id: 73766 Data: 06/10/2025 17:31:58

*

Bellezza

La bellezza parlò a gran voce

e aveva sabbia tra le mani

e un secchiello, comprato

da mio padre.

 

La bellezza soffiò nel vento

e aveva la voce dei tramonti

fulgidi di malinconie astrali.

 

Bellezza,

in quelle aspirazioni che si

fanno carne

e tu le vedi e pensi 'è troppo'

e rimani abbacinato come

un seme colpito dal dio.

 

La bellezza...

Ti chiedi se si può impastare

col dolore mentre mescoli

detriti nei giorni avari,

nè giovane nè vecchia,

mendicante nuda

di briciole d'emozioni.

 

Eppure la bellezza...

Una reminiscenza,

la vertigine di un'altra vita,

del trapasso,

sentire la grandezza della foglia

che muore

e sognarsi col bottino

di chi coglie nell'effimero

tutta la splendente magia

della vacuità.


Id: 73758 Data: 03/10/2025 21:26:44

*

Il limite

 

E' uno spazio grigio, il dolore.

Uno spazio che ermege bruciato

tra vecchie voci di stanchi eroi

 

eroi dei supermercati, del piatto

pronto e della vasca da bagno.

 

Ancora in mare, la protesta,

della fanciulla perduta,

umiliata dai secondini

delle idee indotte

 

ma fu il limite

la sua diga d'oro,

verso le stelle.


Id: 73754 Data: 03/10/2025 12:43:35

*

Il deserto

 

Sembra non ci sia vita, in te, deserto

perchè severo avvolgi il mio tormento

nei tuoi vuoti e nelle tue desolazioni,

iniziandomi ad antiche e nuove visioni.

 

Il richiamo di melodie trascendentali,

mi trasporta in dimensioni ancestrali

e in te ha luogo l'antico combattimento

di dei e demoni e illusioni di cemento.

 

E gli scorpioni mi attentano i calcagni

come le ombre dei tuoi molti regni

nascosti al profano e all'uomo duro

e aperti ai puri e ai cercatori d'oro.

 

A volte sei una nenia, altre un vagito

sotto gli occhi di pianto spaurito,

eppure fasciano ferite i tuoi soli

e nella pace disvelano fulgenti albori.


Id: 73752 Data: 02/10/2025 12:20:23

*

Pioggia

 

Scende la pioggia sulla terra

su questa continua guerra

di pensieri e di furori andati

sui vuoti viali di sogni calpestati.

 

Scende la pioggia sul davanzale

della notte cupa e irreale,

sulle parole mai pronunciate

dal vento disperse e violentate.

 

Scende sugli avi e sui peccati

sui volti andati e sugli dei esiliati

sui giorni arresi e confinati

tra stanche emozioni e immaginate

                                          stazioni

 

dove si parte per non tornare

 

dove si parte per dimenticare.


Id: 73747 Data: 01/10/2025 22:14:55

*

Anche così, sospesi

Danzo sola

e non m'importa

dello sfondo grigio.

 

Danzo.

 

Danzo la mia danza.

 

Il pianeta e il sale.

 

La luna e il sole.

 

E tu

quali vestiti

deciderai di indossare?

 

La luce è caduta

come un cesto di rose

dal tuo sorriso troppo bianco.

 

So chi sei.

 

Non vedi?

 

La mia danza affonda

nelle tue luci interne

di tremendo splendore,

 

si riflette

sui miei veli

di mistero e di inanità.

 

Volteggio.

 

Mi accosto alla tua scapola

rossa.

 

Anche così,

sospesi,

ci stiamo amando,

 

faranduleri del desiderio,

 

rapinatori dell'eternità.


Id: 73713 Data: 23/09/2025 18:10:22

*

Mon roi

 

Le mie aspirazioni viaggiano

sulla tua bocca

nel mare del tuo cuore

caldo come un tramonto

 

nella resa alle reti

dei miei baci furiosi,

 

nel pallido meriggio

dove tu ti stringi

nella giacca d'autunno

e hai il sapore di tutti

i miei astri accesi,

 

delle caldarroste e del mosto

trasformato in vino

dai miei sanguinamenti

negli inverni irredenti

delle primavere opache,

 

mentre m'illumini

della notte nascosta

nella mia isola di cenere.

 

Ti raggiunsi danzando

con la mia carne esposta,

nuda come il giorno

e le tue mani

 

che ci fanno un vestito

d'ambra e d'oro

all'ombra della nostra

sovranità ricongiunta,

 

Mon Roi!


Id: 73712 Data: 23/09/2025 17:56:56

*

Roma, antica malìa.

Dai tuoi balconi cade

un fiore,

rosa come la ruggine,

mentre il vento ti bacia

in contralto.

 

Piovono vuoti antichi

dai tuoi cieli

e parole di attori e commedianti

lasciano movenze in bianco e nero

sulle strade...

 

Forse è quella

la sottile dolcezza che t'impregna

e mi s'impiglia nei capelli,

intatta nel tuo sentore

 

negli echi custoditi nella pietra

nelle estasi e vaticini di sibille,

appese agli inquieti orli dei tuoi

palazzi,

 

mentre tu scorri, fluviale,

sospesa in un richiamo

che ha ancora i segni e la magia

della tua antica malia.


Id: 73703 Data: 22/09/2025 18:53:15

*

Dalla caduta

 

Caddi,

 

Non mi prendesti

a

volo.

 

E fui mille isole.

 

Un porto dimenticato

tra mille finestre, gialle

 

di nostalgia.


Id: 73702 Data: 22/09/2025 18:30:01

*

Oltre la finestra

 

Oltre la finestra

c'è la rosa che sanguina,

la follia di gioventù

che sparse i suoi coralli di veleno

tra i rigattieri delle illusioni...

 

Il cavaliere di rubino,

ansimante piegato piagato

sui petali d'ocra del suo paesaggio

di neve,

 

il sole

che sgattaiola in ettari inverecondi

di anatomie decomposte nell'inutile

sforzo di comprendere o erette

nell'inane solidità dell'idiozia.

 

La madre dei morti sempre incinta

delle ossessioni di un secolo

che non seppe farsi carne e vagò,

col fantasma dello spirito,

tra i labirinti di pietra di vuote cattedrali

sui fianchi di marmo della civiltà.

 

La dama rossa che brucia nei roghi

e non da fiamma è divorato il suo cuore,

ma da quel battito che sta oltre le stelle

 

negli oceani di silenzio

emendati dai funerali delle dipartite

che staccano gli occhi e il cuore,

fino alla spasimante preghiera

di un mare di pace da bere, in un bicchiere.

 

Bevo, come un'espiazione, l'assenzio

dei silenzi assorti, su questa finestra eterna

come le vita che crocifissi nelle parole

senza nemmeno l'abracadabra

 

che tramutasse i miei rovi in ali

e mi portasse là, oltre la finestra,

dove indora la nota assoluta

dell'assoluto dio dell'oblio.


Id: 73688 Data: 19/09/2025 15:25:11

*

Quelli come loro

 

Quelli come loro

non avranno lapidi commemorative

sotto cui pisceranno i cani.

 

Quelli come loro

son diventati 'quelli come loro'

per mantenere l'industria della

legalità:

scrittori, detentori del supremo

sapere della giustizia, professori

di diritto e di scienza criminale,

psicologi e sociologi, secondini

e direttori di carceri inumane dove la fragilità

diventa vizio accertato e condannato

e perciò per sempre tatuato.

 

Quelli come loro

non vanno in giacca e cravatta

a imbrattare poltrone di vacuità

sotto cui la palude si nasconde

emanando però il suo fetore mortale.

 

Quelli come loro non esitano

a dirti la loro storia

e il loro candore è il giglio

di un'umanità migliore, sospinta

in quel sottostrato di tenebra

da chi agita lo scettro

perchè solo quello gli rimane.

 

Quelli come loro

hanno capito

e optano per la corsia preferenziale

del rifiuto, che devia, sempre,

perchè le strade dritte e i segnali

servono come monito per i c...oni.

 

Quelli come loro,

che tradiscono grammatiche e geometrie

sono il tesoro che non sanno

l'innocenza che sanguina

sulle nostre vite

'in sacrificio per voi e per tutti'

dormienti nella nostra comoda cecità.


Id: 73685 Data: 18/09/2025 23:37:49

*

I bambini mai nati

 

Ci avete dimenticati,

noi

non siamo mai nati

 

ma il nostro pianto,

tra bombe e indifferenza,

lo stesso dilania la Terra;

 

è il vostro lutto,

che la coscienza

non può smacchiare

 

mentre l'oblio

ci ricopre

e vi ricopre.

 

Dai vostri paesaggi

grigi, deserti, bucati,

il nostro sangue

grida Giustizia!

 

Portateci campanule viola,

portateci ancora alla Terra

da cui il vostro sordido egoismo

ci ha sottratti!

 

Allora smetterete di piangere

e noi vi saremo figli

e angeli insieme,

 

perchè questo siamo;

 

angeli,

 

sì, noi...


Id: 73678 Data: 17/09/2025 17:09:22

*

Anuladevi

 

Passa il tempo,

ma quale tempo?

 

Il cacciatore stende

la sua rete,

il becco sanguina

sui cieli infranti.

 

L'Isola dei Conigli

si attacca alla riva,

tramonti di pura poesia

nascosti dalle palme.

 

Passa il tempo,

ma quale tempo?

 

La fiammiferaia

ha speso fiamma inutilmente,

forse domani tornerà la neve.

 

Così ho acceso un ultimo

grande fuoco

sulla ferita dell'aquila.

 

Passa il tempo,

ma quale tempo?

Oggi nell'ieri

domani è già stato.

 

Mangio il mio pane

con letizia;

è l'estasi l'oro

che sana le ali.

 

Anuladevi,

nè tempo nè spazio.

 

Anuladevi,

dal patto sociale all'Anima.

 

Anuladevi,

già Sono.


Id: 73673 Data: 16/09/2025 14:42:18

*

Om Mani Padme Hum

 

La musica è iniziata,

eppure è come se fosse

già finita.

Le nostalgie son regredite

verso un passato primordiale...

 

Mescolo a caso le parole,

credo che nascerà

qualcosa di buono.

 

Ma dovrò inventarne di nuove,

ci si stanca delle vecchie parole.

 

I fiori son rovesciati sul tavolo;
ma quando sembra
che tutto sia finito...

 

Spingiti fino in fondo

nella palude,

Om Mani Padme Hum

trasmuta i demoni in angeli,

 

la morte sembra terribile

solo a coloro

che ne hanno paura.

 

Occorre sapersi donare,

è il sacrificio che salva

 

Om Mani Padme Hum

 

Domani una goccia di pioggia

cadrà nel sole

 

ti ricorderà la notte,

la notte da cui sei nato,

la notte che sembrava

non finire mai.

 

Om Mani Padme Hum


Id: 73658 Data: 12/09/2025 13:07:20

*

Passaggio

 

Quando morirò

chiamerò a raccolta

le mie molte morti,

 

le mille porte

dietro le notti

troppo scure.

 

Quando morirò

ricorderò l'amnesia

della parola vita

 

e passerò il grande imbuto

col mio mantra 'coraggio!'

 

e di dissolvenza in dissolvenza,

saluterò le farfalle effimere

 

i fiori effimeri

 

i paesaggi effimeri

 

gli amori effimeri

 

le passioni effimere

 

e sarà allora

che li chiamerò

col loro vero nome;

 

vita.


Id: 73655 Data: 11/09/2025 20:17:49

*

La cacciata dall’Eden

 

La cacciata dall'Eden

 

E così dio si adirò

per l'uomo che aveva disobbedito

e la terra sassosa accolse i traditori

e aveva la sete di tutti gli inferni

 

E l'uomo capì che era solo

e camminò con le sue catene

per fiumi aridi e terre oscure.

 

Così qualcuno, per consolazione,

creò un tribunale del bene e del male,

con morte parole che bruciavano

il cuore e le viscere dei viandanti

 

e la morte era temuta,

come il dio dei vaticini,

che aveva punito i suoi avi.

 

Ma qualcuno un giorno

vide spuntare un fiore bianco

dalla roccia

e lo disse a tutti,

allora lo crocifissero

e gli diedero del pazzo

e del criminale.

 

E fu così che gli uomini

continuano

a trascinare le loro catene

per terre sassose e deserti

e chi urla senza voce

ancora

lo dicono pazzo.


Id: 73646 Data: 10/09/2025 20:22:20

*

Il principio di non contraddizione

 

Il principio di non contraddizione

non sa di essersi già contraddetto.

Gira in tondo, come le anatre nello stagno.

 

Il principio di non contraddizione

non sa niente di metafisica,

figuriamoci del tempo degli dei!

 

Sta seduto sugli altari o sui patiboli,

ma a volte ha problemi di ubicazione.

 

Il principio di non contraddizione

ha la compostezza delle statue da museo

e ovviamente non transige

sulla luce di un lampione che terge l'azzurro

di mille ciottoli color arcobaleno.

 

Perchè il principio di non contraddizione

è solenne

 

è pio

 

è morigerato

 

è euclideo e a tratti pitagorico

per ciò che concerne il numero.

 

Beati coloro che votano

per il principio di non contraddizione,

beate le tribune elettorali

che resistono alle bufere, alle bombe,

perfino ai telegiornali e alle tombe.

 

Vorrebbe impugare baionette

il principio di non contraddizione

e tuttavia è balbuziente e non lo sa

e si accontenta degli sputi

 

i poeti ci passano sopra a piedi nudi

senza bruciarsi senza infettarsi

come su crateri ardenti.


Id: 73639 Data: 09/09/2025 19:49:01

*

Anarchia

 

Oggi hanno iniziato

a cadere le foglie,

tra il verde gagliardo

sparso ancora tutt'intorno.

 

Ed io che mescolo ricordi

con antiche malìe,

andrò a vivere nella città

senza governo,

la città dell'eterna salvifica

contraddizione;

 

la mia non è un'anarchia politica,

è fatta di carne e di sangue

ed io la spezzo per voi.

 

Il mio angelus lo dico alle stelle

a quei pochi poeti rimasti

nel nosocomio della civiltà.

 

La mia anarchia si nutre

di sostanze astrali,

che scivolano in quello

che chiamano presente;

 

è fatta di gioie improvvise

e repentini stupori,

di tristezze abissali

e di vagiti di notte...

 

Ma tutto è assolutamente unico

e senza senso,

Se vuoi il senso trovalo tu...

 

Io vado a stare

nella città senza governo,

nella città del fiume,

anarchica fino in fondo,

senza dubbio per richiamo

urgente alla vita.


Id: 73634 Data: 08/09/2025 19:03:47

*

Straordinario

 

La gente ha bisogno

di avere ragione,

'specchio specchio

delle mie brame...'.

 

Social, facebook, twitter

 

Fleboclisi di dimostrazioni,

tutti in vetrina,

 

ridi, pagliaccio!

 

Poi un giorno sei apparso

dietro a una finestra azzurra,

ordinario come un albero

o come un sorriso,

 

già da tempo non leggevo

più il giornale,

e il merlo cantava...

 

Frastuoni sgargianti

sugli scaffali di un supermercato,

 

così ho deragliato

sulla luce di un campanile

                    nel meriggio,

sulle domande di un bambino,

sull'attesa di un vecchio senz'attesa.

 

Tutto è straordinario,

e non c'è niente

che io debba essere.

 

Continui fuori lo show,

il circo delle dimostrazioni,

perchè da qui tutto è straordinario

 

sì, straordinario,

 

come te.


Id: 73620 Data: 05/09/2025 21:13:37

*

L’agguato

 

Il lupo è dietro l'angolo.

 

Oh, ti prego, cacciatore,

non salvarmi!

 

Ma lasciami riposare

sul tuo odore d'uomo,

sul sole che abbuffa

le spighe

e spezza la carne

alle foglie!

 

Oh cacciatore,

lasciami in balia

del tuo fiuto

come un affondo...

 

E' morto il re,

derubato dalle sue

guardie,

 

spremuto 

dall'invidia del volo...

 

La grotta è spalancata,

già scoppiano le linfe...

 

E' la nostra vittoria,

cacciatore d'istanti,

 

la vittoria del lupo

e dell'aquila

 

e di noi che siamo

 

le loro prede più pure.


Id: 73614 Data: 05/09/2025 13:51:27

*

Moto apparente

 

Nel pomeriggio

facevo pensieri strani

sull'origine del dolore

 

poi l'aria bianca

come un incantesimo,

seduta in un bar all'aperto

tra siepi di alloro,

 

"trafitta da un raggio di sole..."

ho visto il dolore

aprirsi in prospettive,

 

colori liquidi,

apparenze di futuro

senza immagini

nell'evanescenza degli sguardi

ancorati a un cucchiaino da caffè.

 

Non muoverti, non muoverti, non muoverti,

mi dicevo,

parte del moto apparente,

dell'inesplicabile miracolo

dell'esistenza,

 

prospettive,

 

così ho ripreso il cammino,

mondata dalla domanda iniziale;

 

già cadeva la Via Lattea,

già cadeva la sera,

vorticoso spettacolo

del moto apparente delle cose.


Id: 73612 Data: 04/09/2025 20:04:03

*

Vendesi

 

Nell'assenza

ho cercato le parole;

nell'assenza

non ho trovato parole,

ma dolore.

 

Vendesi figli

per due soldi,

vendesi collezioni

di esistenze vendute,

vendesi scampoli

di felicità provvisorie.

 

Nell'assenza

ho provato a sentire

il suono della tristezza,

ma era un fiume

che scoppiava dighe,

 

nell'assenza, nell'assenza, nell'assenza...

 

Un Cristo fluorescente

alla parete non illuminava

il circo dei giorni,

deserto senza altari.

 

Vendesi,

figli di legno

per due monete,

che se li mangi l'orco,

che se li porti Mangiafuoco,

 

figli accartocciati

in pensieri di plastica,

figli cresciuti

a flebo di rabbia,

di disperazioni

e di eutanasie...

 

E tuttavia padre,

madre, non vi sembra

che quelli in vendita

siate voi?


Id: 73599 Data: 01/09/2025 20:36:09

*

Incontro

Incontro

Cade il sole, sulla strada,

nello stretto, intimo passaggio.

 

I passi disegnano traiettorie

sul nero che schiude abissi

di botole.

 

L'antico precipizio è più feroce;

cupi i soli, beccati

dalla lunga notte dei corvi.

 

Si assembrano vuote parole

su schegge di domani.

 

Ma il dado è tratto.

 

La soglia cremisi di un incontro

sguinzaglia nuove febbri

su più intense cosmogonie.

 


Id: 73568 Data: 26/08/2025 16:23:05

*

Apostasia

 

Sono la mia scultura brulè,

manichino grezzo buttato

tra inutili stoffe di confetti

rosa.

 

Ma brucia, il cartone

e l'allegria si spande

tra schiaffi di alieni

cortei.

 

L'acqua creò vortici

nel sottosuolo delle mie carni

senza vita

 

e qualche Cristo ha mancato

di chiamare i miei morti.

 

Resta il saccheggio,

come un marchio,

una ferita

 

l'apostasia

 

della mia randagia pelle

traffitta dalle lame

di un geranio bianco.


Id: 73532 Data: 18/08/2025 18:31:10

*

Albeggiare

Cigola, il mondo, come una vecchia carrucola,

vecchi i giorni, vecchie le notti, le ere...

...Il mare apre un sipario tra le banchine sbronze

 

e tu parli col colore dell'aria e inventi un suono,

una melodia che palpita in un'agonia di luce

sul fermo cerchio della vita.

 

Ho portato lontano i miei morti,

nell'ossario de giorni trema, spaurito,

il fiore del deserto,

L'acqua è fonda come un incantesimo.

 

Eppure nuova, la luna, srotola sogni alla foce

cantano i figli d'acqua sulle già chete sorgenti

tra il legno che fiorisce gli eliotropi sulla stola

di una bonaccia o chiamalo, se vuoi,

nuovo albeggiare.


Id: 73489 Data: 07/08/2025 11:06:31

*

Approdo

 

Ti vedo

e come potrei

non vederti?

E non importa

- non tra noi -

cogliere la totalità

 

Basta

la tua barba,

l'approdo d'un lembo

di pelle

senza approdo

 

L'ala

che dissangua il desiderio

nella leggerezza del fuoco


Id: 73471 Data: 04/08/2025 13:09:37

*

Mattanza

 

La luce divarica

uno squarcio

 

Sulla finestra

tremano le rondini,

crocefisse dal sentore

di una nuvola bambina.

 

Onde di marmo

feriscono i ponti;

 

Domani gabbiani

strideranno, ancora

sulla mattanza

del fiore appena nato.

 


Id: 73470 Data: 04/08/2025 13:04:45

*

Fuoco del sud

 

Mi sembrava un miracolo aver scorto un bar in quel paesino fantasma del sud. Vi ero approdata come in apnea, passando tra usci solitari, strade stremate dal caldo e vecchi accasciati su sedie impagliate, boccheggianti nella canicola estiva. All'ingresso del locale, l'aria condizionata mi era giunta come una specie di salvezza.

Trovai posto in un tavolino ranicchiato all'angolo del bancone, incastrato tra una sala attigua e una seconda uscita, ornata di fiori finti, sbucanti da blocchi in cemento dipinti di grigio. Di fronte al tavolino, una finestra in stile liberty si affacciava su un parco di abeti e di piccoli arbusti. "E' incredibile come certi particolari dell'arredo abbiano il potere di pilotare la mente verso nuove e piacevoli visioni," pensai. Mi sentii subito a mio agio e mentre aspettavo la cameriera (una biondina intenta ad armeggiare col frigo bar), mi accorsi di un tavolino sotto la finestra. Presto, venne occupato da una donna non più giovane vestita di rosso, coi capelli tenuti da una pinza fiamminga e con scarpe nere col tacco. Mi domandai, forse con una curiosità un pò morbosa, che senso avesse, per una donna di uno sperduto e anonimo paese del sud, sostare in un bar abbigliata da danzatrice di flamenco. Oppure poteva darsi che fosse davvero una danzatrice di flamenco, approdata lì... Per far cosa? Per lo spettacolo del santo di paese, tra le baracche della frutta secca? La domanda era retorica, ma io ne avvertii la stanchezza implicita. Come se quel mondo ancestrale e remoto del sud me lo portassi addosso, nonostante vivessi ormai da anni a Milano, con la sua fatica, la fede sanguigna, che altro non è se non l'orgoglio che non vuole cedere. E un dogmatico rispetto verso le tradizioni che rallenta il passo, fino alla paralisi.

Mi ritrovai a pensare che il modo di vestire più confacente alla monotonia del posto sarebbe stato, semplicemente, ciabatte, maglietta e pantaloncini. E come se il pensiero si fosse materializzato, nello stesso istante vidi al bancone un sessant'enne pingue con un gilettino morbido sopra ai pantaloni di una tuta sportiva consunta. Ai piedi, un paio di ciabatte di plastica. Immagino la sua vita: fatica (nei campi o di manovalanza), ideologia patriarcale inossidabile, affondo in una noia ancestrale costellata di bevute al bar con gli amici, di sera, di iscrizioni a circoli militari con giocate a carte pomeridiane e di dispute sulle tasse e sulla politica.

Distolsi gli occhi dal prevedibile avventore che, nel frattempo, sentendosi osservato, mi piantò addosso gli occhi liquidi sul volto bruciato dal sole e mi 'riaffacciai' alla finestra. I raggi del sole danzavano nel vento, muovendo le cime de8gli abeti. Vidi che la donna era ancora lì, al tavolo, bevendo qualcosa, forse un'aranciata. Nel frattempo arrivò la cameriera biondina, alla quale ordinai un caffè. Dopo avermelo servito, tre bimbette piombarono nel locale come uragani, accompagnate da una donna, di certo la loro madre, gridando la parola zia con una s strisciata e un suono acuto. La cameriera si affrettò verso di loro, baciandole. Una brezza di allegria si effuse nel locale e anche la mia tensione si smussò in una spumeggiante spensieratezza, che alleggerì la gravità dei pensieri, riportandomi alla mia infanzia (nel frattempo il vecchio rubicondo uscì). Ma il mio sguardo venne ancora attratto dal tavolo occupato dalla danzatrice di flamenco. Quando uscirono le bimbe, notai che la donna se n'era andata. Il sole lanciò un lungo raggio sul suo tavolo come su un palcoscenico vuoto.

Un tizio venne a sedersi al bancone, con una maglia acrilica e lo stesso stile del precedente avventore, emettendo suoni gutturali. Pensai che dovessi bere il mio caffè che, nel frattempo, era diventato freddo, invece di scrutare la sala come una detective, insospettendo gli altri avventori e interferendo con la placida consuetudine dei loro gesti. Annoiata ma, per un'oscura ragione, per niente intenzionata ad andarmene, finii il caffè e ne approfittai per liberarmi di vecchi biglietti da visita nel portafoglio. Tra questi spuntò un un biglietto, giacente da 'hillo tempore'. Era di un ex collega della banca che mi invitava, in maniera per lui romantica, a prendere un caffè dopo l'orario di lavoro. Peccato che tutto era andato a rotoli e che, per lui, ero stata niente di più che un passatempo, una sorta di Madame Butterfly del sud da mangiare in un pomeriggio, come una mela, per poi tornare al rassicurante cibo locale. Lo avevo pensato, sognato per anni, prima che lui si accorgesse di me. Ma, ora, che importava rinvangare quei ricordi? Però, nello stesso tempo, lo stronzo mi aveva dato la possibilità di lasciare l'asettico lavoro in banca.

Mi domandai dove finiscono gli amori che finiscono. Se mai finiscono. Ma quel bar, secco e vero, come il meridione, mi spronava a lasciar andare anche quell'ultimo errore. Per cui strappai il biglietto, senza rileggerlo e lo misi nel posacenere.

Il mio soggiorno stava per finire. Tra qualche giorno sarei tonata a Milano e avrei dovuto prendere una decisione su come sopravvivere dopo l'inevitabile prosciugamento del mio conto. Dipingevo ormai da tempo, ma non ero certa che l'arte potesse divenire una professione. Se non altro, mi consolai, mi sono liberata dalla glassa dell'amore romantico. Ma perchè, allora, guardare quel biglietto strappato nel posacenere mi faceva ancora così male? Sentivo di esserci io, in quella carta e che essa fosse, in realtà, il mio pericardio distrutto, mentre il cuore bruciava ancora come carne viva, esposta. E cosa resta, in fondo, quando la membrana del cuore si strappa? Un dolore sordo, persistente. Un dolore che a8nnebbia la vista, fino a quando vivere è come galleggiare in un eterno autunno, tra ombre indistinte e slittamenti di memorie e di ricordi. Era per questo che il viaggio nel sud secco, carnale, brado, mi aveva ferita così tanto? Perchè mi aveva posta di fronte al mio dolore, senza remore? Ed io ero ormai diventata un'anima lacustre, simile a quegli insetti acquatici che nuotano nell'umido di atmosfere gotiche e surreali? Sentii il dolore al petto acuirsi, dopo quelle riflessioni, poi il solito buco al cuore. Una voraggine che non è abisso e non è nemmeno altezza. Forse, semplicemente una buca con una tomba.

Guardai i fiori alla mia destra, forse crisantemi. 'E' strano', pensai. "I fiori celebrano la vita e la morte..." ma quel pensiero sul legame profondo tra la vita e la morte mi scivolò subito dal luogo remoto della mente, ormai avvolta in vecchie spire di sanguinanti ricordi. Stavo per lasciare il bar, quando la donna rossa, come per mistero, ricomparve. Senza chiedermi il permesso sedette al tavolo. Poi, tirò verso sè la tazzina vuota del caffè. Mentre la scrutava, osservai i suoi lineamenti dolci, il naso dritto, nobile, la fronte bianca e lucida. Era bella, pensai e ne ebbi la conferma quando sollevò gli occhi grigi, che fissarono innanzi a sè, come a voler catturare qualcosa nello spazio.

" Sei ricca, figlia mia, molto e hai, vedo, molti figli" disse, tornando a scrutare per un attimo la tazzina.

Stavo per risponderle che non avevo figli e che stavo per andare in bancarotta, ma decisi di attendere il resto del 'responso' da colei che avevo scambiato per una danzatrice di flamenco, ma che si rivelava ora, invece, un'indovina..

" E i tuoi figli troveranno la loro strada, perchè sei una donna attenta. E generosa. Tu hai il raro dono di lasciarti coinvolgere fino in fondo".

" Già" mormorai, ma quell'atmosfera mi piaceva. Lei mi piaceva, per cui continuai ad ascoltarla.

" I tuoi figli sono i tuoi molti talenti. Ma tu cosa vuoi, figlia mia, dalla vita?" disse a un tratto, guardandomi coi suoi occhi magnetici.

" Credo di non volere nient'altro rispetto a ciò 8che ho. Magari solo del denaro per passare la vita a girovagare tra un bar e l'altro, per incontrare persone come... te" dissi, stupendomi di quella sincerità.

" Allora fallo, fà ciò che ami e datti fino in fondo, perchè l'intenzione appartiene agli uomini, ma è al cielo che spetta la fioritura".

La guardai ancora e la vidi ancora più bella.

" Come ti chiami?" chiesi.

" Marija. Sono Croata".

La invitai a mangiare e a bere qualcosa, ma lei mi disse che l'avevo già nutrita della mia attenzione e che questo basava.

8" Ma non è finita" aggiunse.

Prese così un accendino dalla sua borsa e bruciò il bigliettino di Mike, che giaceva nel posacenere.

" Il fuoco trasforma tutto, basta solo avere fede".

" In cosa?", chiesi.

" Nella vita. E nel fuoco. E tu ne hai troppo, figlia mia, per perderti così. Tu hai dentro il fuoco del sud" disse e fece una risata aperta, come se avesse detto qualcosa di lapalissiano, che a me sfuggiva.

Osservai le fiamme sollevarsi dal bigliettino e danzare per poco, per poi cadere, disegnando la sagoma di un uccello. Forse di un'araba fenice.

Quando sollevai lo sguardo dal posacenere, Marija non c'era più.

Guardai verso il suo tavolo. Sul davanzale della finestra liberty un lilium splendeva, con un grande fiore rosso, portato chissà da dove. Forse dal fuoco del sud.

 


Id: 73451 Data: 30/07/2025 19:33:00

*

Gretel

Oh padre, padre, padre,

com'è che abbandonasti i tuoi figli?

Li lasciasti nel bosco

tra le spine e le fiere,

li lasciasti nel bosco

come pupazzi rotti.

 

Da quale volontà

precipitò il tuo assassino seme

sul suolo arido che tu detestavi,

sul suolo fecondo che rendesti una bara?

 

Oh padre, padre, padre,

Geppetto, pieno di chiodi,

fece una scatola nera di divieti

nella tua testa

e tu ti muovesti al buio

nella tua black box,

piena di pezzi di segatura.

 

Ma avevi una figlia pazza

che, con la sega, squarciò

la tana della strega

e ne fece brodo d'ossa

e salvò pure suo fratello.

 

Che farai quando verrà a salutarti

sulla sponda opposta del lago,

che tu riepisti di graffette di certezze,

di sputi di maledizioni,

e di serpenti di dimenticanze?

 

Oh, canterà una canzone,

danzerà col cigno,

non ti chiederà il tributo,

perchè tua figlia è ricca,

perchè tua figlia è pazza,

perchè tua figlia non ha mai vissuto

in una black box piena di segatura.


Id: 73401 Data: 15/07/2025 12:47:05

*

Estate

E' una musica, l'estate,

che scoppia di voglie le sere,

su pelli nude di donne

e giovani cowboy

 

perchè è gioventù l'estate,

quel lasso di tempo

da cogliere al volo,

 

prima che torni il dolore.


Id: 73339 Data: 30/06/2025 13:48:03

*

Aspirazioni

Nella mattina afosa,

piove un'aria lacustre

che incendia le strade,

i coperchi delle case

come barattoli inermi.

 

Pure in me pioviggina

un'aria strana,

un violino scordato

tra le viscere molli.

 

Ma, presto,

ecco di nuova la fanfara

dei pensieri,

che s'eleva in alto,

come gli uccelli,

sconfinando senza traccia

in aspirazioni oceaniche!


Id: 73314 Data: 25/06/2025 18:27:14

*

Periferie

Periferie

 

Hanno arie strane, le periferie;

quattro oleandri allocchiti

lungo viali grigi di noia;

 

balconcini con cenci stesi

o tute da lavoro in vista,

un baretto che se ne sta nascosto

sotto una tettoia tra girasoli cinesi

ed edere secche.

 

Si assomigliano tutte, le periferie,

per questo puoi passarci indisturbato

in tuta, ciabatte, persino in canottiera,

 

ma è lì, in quel grigio arioso

mangiato dalla noia,

che puoi ancora frugare

tra le sottane rotte dalla vita

e caverne piume dai mondi,

come un tesoro!


Id: 73313 Data: 25/06/2025 18:13:03

*

Tu

Tu, sbucato d'improvviso

all'angolo della strada,

in una sera matta

come le api

 

o come le porte azzurre

 

Tu

in questo vento

che soffia nel caffè,

tra i gerani dei pensieri

 

mentre s'invera

un'eresia;

 

Tu.


Id: 73312 Data: 25/06/2025 17:31:12

*

Ai signori della guerra

 

Un uomo in alto,

molto in alto,

in cima a un cielo verde

colonizzato dalla forza delle idee;

grucce d'idee e drappi e congegni

d'architetture a orologeria del bene

e del male.

 

Pauvre homme!

 

Avevi carne e sangue

e anche un volto

e bevevi dalla sorgenti

e parlavi agli uccelli

e questo ti bastava!

 

Pauvre homme

ora sei impilato

su un trono di compensato

profumato d'incenso

e con la testa di polistirolo

ti sporgi verso il dio lontano,

alla conquista del mondo!


Id: 73305 Data: 24/06/2025 14:01:23

*

In un caffè di Roma

 

Il sole era un ventaglio cinese,

un gridolino variopinto

nel caffè abitato da tazzine tintinnanti

e superbi sconosciuti.

 

Un passero trillava, inesausto,

recando missive dalla pietra

 

mentre io, sorella dell'uccello,

annegavo in una sinestesia fluviale,

metafisica come il grembo di un monte.


Id: 73275 Data: 18/06/2025 18:14:39

*

Dove tu m’infiori

 

Il silenzio s’addensa

nelle tacite voci

degli infiniti spazi

dove tu,

mio Tutto,

del Tutto

m’infiori.


Id: 73248 Data: 10/06/2025 19:56:35

*

Amore

 

Ti verrà a svegliare,

tra le luci dell'aurora

e cancellerà la maledizione,

la nostalgia che t'incolla

alla finestra.

 

Ti sorprenderà,

tra tanta gente,

con l'odore dei gerani,

mentre il cielo esploderà

dalla quella finestra,

 

finalmente aperta.


Id: 73231 Data: 07/06/2025 18:33:48

*

Ti ho aspettato

 

Dove sei stato?

 

Ti sei nascosto in occhi sbagliati,

mi hai fatto lo sgambetto

 

Ah! Briccone....

 

Il nostro mito è ancora da scrivere,

tu dammi solo la musica giusta.

 

Ho ancora troppi non so

sparsi sul mio tappeto con le briciole

dei biscotti al cioccolato...

 

Eppure ti ho aspettato.

 

Ho vissuto in un posto che non c'è,

aggrappata ai miei nodi per non morire

 

Ora, dimmi, cosa vuoi

con la tua nota di testa?

 

Ho perso sogni come figli,

le mie fiabe le ha rotte un'onda anomala,

 

alcune sono rimaste impigliate nella sabbia,

quella degli inverni mai vissuti,

dei versi già scaduti.

 

Eppure ti ho aspettato

e ora mi pungi come il fuso della bella A.,

ma so che è un contro incantesimo.

 

Devo innalzare la mia statua

dalle macerie della civiltà,

magari piangerà le sue lacrime di sangue

come una Madonna che sa di essere viva.

 

Oh quanto ti ho aspettato!

Sapessi quanto ti ho aspettato!

 

E ho paura a dirti

- ma è così -

che solo tu mi potrai guarire.

 

Che solo tu mi potrai

ancora far volare

- senza cadere più -

 

E per questo che ti ho aspettato,

dio quanto ti ho aspettato!

 


Id: 73224 Data: 05/06/2025 23:27:03

*

C’era una volta il sud

 

Sedie impagliate

su usci solitari

e zolle di terra

e odore di pane raffermo.

 

Un secchio di ferro,

le falci appese

a un sole umido,

palmenti da ripulire,

bigio, bigio, il giorno.

 

Dov'è l'Uomo?

 

Mura verde rame,

una grande pentola

per cuocere fave e voglie

da misurare

per trenta bocche da sfamare

 

e canottiere a maglia larga

sporche di terra e di sudore,

l'infamia mangiata coi denti marciti,

un crocifisso di piombo sulla testa

 

e preti larghi come damigiane

- con scorte di cacio e di pollame

all'occorrenza -

ad additare l'inferno degli increduli

e degli avari.

 

Dov'è l'Uomo?

 

Bambini a giornata

demonietti già contorti di fatica

- auguri e figli maschi -

e femmine/perpetue

e mogli/vergini/bambine

a far figli sulla madia

e ad allevarli nei canestri

o nei cassetti o in fasce,

appese al soffitto come salami.

 

La vergogna è sorda,

s'appende ai silenzi piombi,

agli artigli dei vitigni,

alle incontrollate ire

tra mura sbrecciate

di chi non ha niente da dire

sulla storia che passa,

mancante di vagoni.


Id: 73191 Data: 29/05/2025 22:11:57

*

Voglio

 

Voglio il mare che mi bagni la faccia

mentre siedo su te, come su un trono infinito,

perchè tu puoi infrangere le maschere

che mi tennero prigioniera nel regno delle nevi.

 

E voglio che, con te, dileguino le ombre

oltre i decreti dei nostri baci, che disegnano

un nuovo deserto, ma fatto di soli rossi e

tramonti e noi, beduini di un sogno infinito.

 

Voglio una casa in riva a quel mare

e il sole sui ciottoli che lavi la morte

e noi, nella trasparenza di una finestra aperta

su un lido di folle piacere, voglio

 

salpare oltre le sponde del domani,

incerta ed ebbra come un'ape tra girasoli,

sapendo di esser figlia della civetta e

sorella del mustang che non ha approdi.

 

Per questo arroto la mia penna

nella fucina nella quale solo s'ode

il martellare delle Dee/Idee vive,

con le loro schegge di fuoco

conficcate nel corpo vivo dell'amore

 

che sono, che voglio, che sarà

 

l'oggi del mio domani, il balzo della tigre

sul dorso del drago arcobaleno.

 

 

 


Id: 73130 Data: 16/05/2025 19:36:37

*

Possibilità

 

Io non ti persi mai,

ma nuotai come un delfino

nelle acque del tuo tradimento

 

e nuotando scoprii la perla,

chiusa nel corpo del mio andare.

 

Fosti tu

a galleggiare sul dirupo,

vittima dei tuoi stessi inganni.

 

Io non persi l'amica, Penelope,

con cui intrecciavo il sogno

di impossibili amori e improbabili

approdi,

 

anzi fu lei a condurmi a Utopia,

la mia terra,

madre di ogni fiamma

del Grande Fuoco

 

che eri tu, Eros,

dio di ogni amore,

piacere, diletto,

crogiolo tenero a sfaldarsi

nell'Infinito che non violenta,

 

ma espande

senza limiti

lo stesso Fuoco che a te, Vesta,

accendo,

 

persa nell'abbondanza infinita.

 

Senza approdi.


Id: 73124 Data: 15/05/2025 16:02:13

*

Dubbio

 

A volte penso

sono l'Infinito,

il Tutto o il Niente

o il Niente che è il Tutto,

 

ma poi mi appari.

Avevo 16 anni

e l'unica memoria del rossetto

e delle scarpe color argento.

 

Chissà poi se hai saputo

cos'è fiorire da un vaso

senza terra...

 

Per questo dubito

del Tutto o del Niente

 

o forse Samadhi

era un colpo d'occhio

 

e il verme a contorcersi

nell'umido sole.


Id: 73092 Data: 09/05/2025 18:18:49

*

Quando non ti conoscevo

Quando non ti conoscevo,

il sole cadde nell'acqua.

 

Avevo il segno,

negli occhi feroci.

 

L'ingranaggio inceppato

in una spirale di ruggine.

 

Quando non ti conoscevo,

ti volevo

 

e mi perdevo

 

come quelli che amano davvero.

 


Id: 73091 Data: 09/05/2025 18:07:32

*

Liberati

Liberati,

prima che sia troppo tardi,

prima che la gazza

disfi il suo nido,

 

prima che marciscano le tombe

nella tua stessa casa.

 

Libera il lamento,

non senti da quando

lo stai covando?

 

E' il lamento di tua madre,

di tua nonna,

è il lamento di tutte le dee.

 

Perciò liberati

dai rattoppi della vergogna

sulla tua maschera d'argilla

 

e dalla colpa,

che sporca le tue ali

coi suoi impiastri di fuliggine.

 

Tu liberati

e libererai il mondo,

perchè non c'è altro da fare

che cadere

mentre tutti restano in piedi,

eretti

nell'impeccabilità degli impiccati.


Id: 73079 Data: 06/05/2025 22:02:02

*

Kali

 

Om kalika aya

per le cattedrali di fumo

dove sgualcì la mia infanzia.

 

Om kalika aya

quando l'odio mi colpì

con un pugno in faccia.

 

Om kalika aya

quando tu spargesti cenere

sulla mia gola che ti chiamava.

 

Om kalika aya

sul predatore che strizzò

i miei sogni

su un frantoio pieno di lame.

 

Om kalika aya

per la luna rotta

sul catechismo delle idee.

 

Om kalika aya

per la grandine che congelò

il sorriso, frantumandomi i denti

nelle grotte di fumo di Lamie

in granito.

 

Om kalika aya

per il rapitore dei sogni

il saccheggiatore delle nebbie

con le loro estasi di caos.

 

Om kalika aya

sulle celle consunte

dalle fanfare del buon senso,

profanatrici avide del miele fantasia,

 

Om kalika aya

per i raffreddatori della follia,

demoni esangui sui marciapiedi

della civiltà.

 

Om kalika aya

per i venditori di piombo,

corruttori dello zucchero filato

della lievità.

 

Om

Om

Om

 

Om Kalì,

che ora mi liberi da questo inferno

chiamato oggettività

 

moralità

 

o civiltà.


Id: 73069 Data: 05/05/2025 22:39:47

*

Cristallo di ricordi

 

L'attesa delle giostre,

spiate dal balcone.

 

Immaginare il mare

nel ventre della valle.

 

Il vento sulla pelle

dal fiato delle estati.

 

L'abito da ballerina

fatto di carta velo.

 

L'abbraccio tra la siepe,

sudati ed impacciati.

 

Il suono che mi chiama

da una fontana eterna.

 

La lacrima asciugata

ad un bambino solo.

 

Il gatto salvato,

col cane abbandonato.

 

L'istante in cui tu c'eri.

 

Fare l'amore con te

e entrare nella luna,

senza più paura.


Id: 73037 Data: 30/04/2025 22:58:47

*

Perchè tu restassi

 

Tra le incantate valli,

le inalterate radure,

l'amore ha volo di poiana,

 

chiaro come il canto

o come la chiara morte

 

e questo Esserci

 

che ha scartato il fango

 

perchè tu restassi

il passo sopra la vertigine

 

perchè tu restassi

la mia danza infinita.


Id: 73030 Data: 30/04/2025 13:35:51

*

Il deserto

 

Sembra non ci sia vita, in te,

eppure la tua sabbia, calda di tramonti,

mi porta il suono delle risate in un caffè,

dei pomeriggi azzurri come il vento

e la lacrima di mille melodie trascendentali.

 

In te ha luogo l'antico combattimento

e la fanfara dei buffoni della mente

è nuda e il suo fracasso sanguinario assorda

i miei timpani stanchi come conchiglie vuote.

 

A volte sei una nenia, altre volte un prurito

sotto gli occhi secchi di pianto,

eppure lasciano orme i tuoi soli

come uccelli caduti dalla foresta delle immagini.

 

E se i tuoi scorpioni mi mordono i calcagni,

velenosi come le ombre che assediarono

la mia casa,

pure in te germoglia quella solitudine antica

che canta sulle ossa e mi fa dire

che, forse, non sono sola.


Id: 73005 Data: 25/04/2025 18:41:06

*

Non piangere, madre

 

Immagino un mondo dove tutti impareremo a respirare, a dialogare con la terra, coi fiori e coi fiumi, con l'aquila e il vento, col monte e con le stelle. Un mondo dove impareremo a curarci coltivando i nostri talenti, a mangire senza intossicarci di cibo spazzatura, liberandoci dalle tossine delle idee sociali che inquinano il nostro sentire con pensieri di morte. Immagino un mondo dove una madre non sarà più Maria che accoglie tra le sue braccia, disfatta dal dolore, un figlio morto di tumore. 

 

Non piangere, madre,

ricorda quando, per la prima volta,

hai toccato i miei piccoli piedi

ed io ho riconosciuto il mio profumo

attraverso il tuo profumo.

 

Non piangere, madre,

perchè sei stata la parola

quando non c'erano parole,

ed io mi sono fatto carne

nella tua carne,

che è la carne del mondo.

 

Non piangere, madre,

perchè sempre tu sei stata

la mia corrispondenza segreta,

il ponte certo,

la risposta affermativa

tra i mille tentennamenti

della vita.

 

E il tuo sangue

è diventato il mio sangue,

fiume dell'amore

nell'oasi protetta

dal tuo sguardo.

 

Perciò, non piangere,

tu che sei stata chiamata all'eternità,

gemmando il fiore dell'amore.

 

E sono fiorito pure dai tuoi silenzi,

dalle tue lotte,

dalle tue sopportazioni

e insieme abbiamo attraversato

le vie sassose,

la tua mano nella mia

il tuo corpo accanto al mio,

fino all'ultimo respiro.

 

Non piangere, mamma,

ma cercami in ogni germoglio

che abbia un sentore d'alba,

 

perchè lì io sarò,

 

figlio del cielo e della terra,

dell'aquila e del vento,,

della montagna e del fiume.

 

A te lascio

il mio testamento d'amore,

nutrito del tuo stesso amore.

 

Io che ora sono in ogni cosa,

seme infinito,

dell'infinito amore di te.


Id: 72997 Data: 24/04/2025 21:58:23

*

Dove sei?

 

Dove sei?

Nella persiana socchiusa

imbevuta di petali di candore?

 

O sei nell'insegna scrostata

di un lido blu oltremare

dove la sabbia seppellì

la tomba delle mie estati?

 

O nei passi

trascinati coi trolley

nelle canzoni che rimbalzano

nei pomeriggi eterni?

 

Forse non sei

in tutte queste cose,

ma nello specchio

di una vetrata

che trafigge il rosa geranio

con un pensiero giallo oro.


Id: 72996 Data: 24/04/2025 21:44:31

*

Invenzione

 

Ho visto rose,

rose rosse come il bacio

della notte

quando infiora con la sua

sinfonia di stelle.

 

E poi ho visto rose tradite,

bucate, aperte come una vertigine

su uno spartito strappato.

 

Eppure sull'orlo

di quelle rose

ho visto il balcone

dal quale le ho guardate,

 

le persiane e la polvere

dei desideri portati dal vento,

proibiti come le dita

che attentano al nodo sdrucito

del riscatto.

 

Ho visto rose

anche quando c'erano

solo spine

sotto il ritratto di un bambino

perduto

nella stanza troppo vuota,

acerba come un limone

o come una baita in disuso.

 

E poi, come per magia

le ho viste prendere corpo

da un nido dimenticato,

dalle pagine non scritte

su un quaderno di segreti.

 

Le rose sono fiorite,

perchè le ho inventate.


Id: 72994 Data: 24/04/2025 20:58:49

*

Daimon

Dimmi chi sei,

tu che ancora mi rivolgi

l'occhio torvo dell'amore?

 

Angelo o demone,

t'infili ancora nel mio letto,

ruvido come il peccato

o come un cattivo talismano.

 

Hai gli occhi neri delle notti

senza luna

e parli il linguaggio di una

musica astrale,

che nessun compositore

ha catturato mai.

 

Perciò ti chiedo, chi sei?

Di quali inferni è lastricato

il tuo paradiso?

 

Mi pungi col fuso

della dimenticanza

affinchè tutto dimentichi,

tranne te,

e chiami senza voce

col tuo appello implacabile.

 

E il mio risponderti è lo stesso

mio temerti e ritrarmi, al tuo cospetto,

perchè tu irrompi nel sonno

come un uragano

e conosci la potenza segreta

e letale,

obolo di travagliate

e estatiche resurrezioni.

 

Ma sai regalare dolcezze

che conoscono solo gli angeli

e le tue vette sono disseminate

di conchiglie musicali.

 

Perciò,

chiunque tu sia,

porto al mio dito l'anello

che solo tu vedi,

perchè lo facesti di notte

con la pietra di ogni sole.


Id: 72990 Data: 23/04/2025 22:43:15

*

Il buio non è assenza di luce

Il buio non è assenza di luce,

chiedilo alla civetta sul ramo irsuto,

quando scolora il pianto e illumina

la strada che perdesti.

 

Tra i fitti rami e le aggrovigliate

chiome

la tua madonnna nera danza

sotto un bagno di luna,

nuda come la notte e la verità.

 

Il buio non è assenza di luce

e un Cristo può risorgere dal tempo

che ti scivolò dalle dita

o dalle stelle avvitate

sulla cinta del vasto cielo.

 

E quando stanca l'occhio anche il raggio,

l'accordo inossidato

può penetrare il buio come un fermento

e fecondarti ancora

dalla polpa delle tue tristezze.

 

E risorgerti come un utero,

per partorire bianche falene di maggio

dalla stagione sovvertita

dal tradimento d'amore.

 

E se dalle stalattiti di torvi pensieri

la ragione perde il suo binario,

tu puoi imparare da lei, bianca civetta,

a non temere la notte,

e scartare ancora sogni

come caramelle

là dove la luce del vento è più vera.

 

E se ti fa paura ancora

puoi spingerla più in là,

nei mille universi delle tue bionde lune

e muovere le caviglie,

scrostando l'ali,

sulla vetta delle stelle

.

Perchè mai s'arresti il moto,

la danza che ci fece,

 

più eterna della muta,

 

del livido che divora.


Id: 72968 Data: 20/04/2025 23:10:13

*

Coi miei auguri di buona Pasqua a tutti i poeti...

L'usignolo

Tra cenere e sassi

si spezzò il mondo

come una collana.

 

Cadde la neve

sui baratri della mente.

 

In un soffio caddero

padri e madri e figli,

come sotto il peso

di mille bombardiere.

 

Rimase un usignolo

a cantare,

fermo, sul ramo, lassù...


Id: 72964 Data: 20/04/2025 09:32:31

*

Spazi bianchi

 

Ci sono spazi bianchi

dove dormono sogni

come colombi,

dove un bambino

mangia un gelato

appeso a un passo

di mondo andato.

 

Ci sono spazi

dove dorme il tempo

come i gatti sugli usci,

eppure le mura

non smettono di parlare.

 

Ci sono spazi

dove sentirsi nuovi,

dove la storia passa

senza sancire date;

 

solo bagliori,

che scendono come neve

da tetti scevri di perchè.


Id: 72921 Data: 14/04/2025 18:20:49

*

Anfitrite

 

L'amore si sfracellò

sulla pietra;

 

urlò tutto il suo sangue.

 

L'amore era un baratro.

Un'isola senza rimorsi.

 

Fu il pianto immenso

a farsi mare...

 

... Si generò Anfitrite.

Dall'onde.


Id: 72920 Data: 14/04/2025 18:15:04

*

E mi feci carne

 

Tu mi stavi di fronte

come abbaglio di luce

e mani d'aria

nelle polveri della clausura.

 

Sobbalzò lo scheletro

sull'orlo delle geometrie,

mentre tu m'empisti d'acqua

come la brina sulle gemme

a primavera.

 

Limpido era pure

quello che dicevo fango,

additato così dai detergenti

del tempo,

dalle onnipresenti miopie

sul deserto della civiltà.

 

Cercasti un corpo senza carne

quando mi chiamasti,

nascondendoti in mille volti.

 

Ed io presi il colore più bello

dal sacrificio della luce.

E mi feci carne,

solo per amarti.


Id: 72883 Data: 08/04/2025 11:15:09

*

Includo

 

Ti includo,

slegandoti dalla caverna

in cui decidesti di abitare,

lontano della mia musica.

 

Includo il silenzio

che fora i passi per le vie deserte,

l'occhio cieco per la stanchezza

delle cose note e raggelate.

 

Includo la tua voce dissonante,

la catena che mi tenne lontana

dalla tua carne, che pure era la mia.

 

Includo gli sproni nel costato

delle mie scarse origini,

il rubinetto che gocciola

anche in estate

 

la nenia rafferma dei monolocali

dove vinse l'inganno del tempo.

Includo la prigione che mi tenne

inchiodata al buon senso

tra la fanfara delle morali

 

quel mio passo che volle

ma non seppe essere ab yoi,

sconfitto dalla polvere

di una resistenza invisibile

portata come medaglia

col superbo orgoglio

 

che pure era

la fiamma della mia passione,

essoterica forma che sfugge

le adunanze.

 

E così includo le mie dita

rimaste sulla porta

nella corsia della storia

che muore senza storia

e cade e dimentica e

risorge di sconfitte.

 

E includo i soli acerbi,

le nuvole avare su cieli

di piombo

e questa vertigine

che mi scoppia le vene

e inventa paesaggi inesistenti

dove la mente s'inebria

come su una giostra.

 

E includo gli istanti, tutti,

le compassioni celate

quando il petalo muove un grido

nella foresteria del mondo

e il silenzio si veste

come un mantello di lana.

 

Includo chi non risuonò

(e pochi risuonarono)

con le impronte del mio spirito,

chi rimase appeso

a una parola non detta

 

chi restò,

invece di andare

e chi fuggì,

invece di restare

e lasciò calici di vino versato

di ogni Cristo sull'altare.

 

E infine includo

la noia e l'insipienza,

i sogni bucati come palloncini

sullo strappo dell'innocenza

 

perchè fu la follia

a regalarmi un occhio diverso

e se la carne si strappa e urla

le sue lamentazioni

un gobbo, insolente,

mischia senso e controsenso

e mi regala la luce

che tu non riesci a vedere.


Id: 72877 Data: 07/04/2025 14:58:15

*

Se mi vuoi

Non sporcarmi coi tuoi consigli

o le giostre delle tue congetture

e inquadramenti.

 

Non sono nè questa nè quello,

nè savia nè pazza,

nè coerente nè incoerente;

 

sono un effluvio di note

sparse sul fiume.

Chi ha mai preso un fiume?

 

Se mi vuoi,

incontrami nell'atto del fluire

dove, sfuggendoti,

sarò tua per sempre.


Id: 72875 Data: 07/04/2025 14:03:46

*

Vittoria

Ti ho vista nel viaggio

della luce dei velieri

sprofondati in un sogno

di azzurrità.

 

Tu eri

sotto la ruga dell'occhio

di chi cadde nel mio sangue

dalla congiuntura tra i millenni.

 

Il pianto ti scolorì la fronte,

la guerra ammansì il tuo

orgoglio,

 eppure tu mi abitasti

come un abbaglio.

 

Ed io consumai i passi

per liberarti dalle catene

che ottundevano il mio spirito.

 

E poi ti feci un'effige viola

e ti feci della mia stessa carne

per non dimenticare

che io e te siamo Una,

Vittoria,

 

cucite come continenti

tra fiumi di strappi d'oro.


Id: 72874 Data: 07/04/2025 14:01:04

*

Viola

 

Viola, ti ho visto

arrampicata a un muretto

di speranza,

dove l'ape è più allegra,

l'aria più bizzarra.

 

Tu stavi appoggiata

ad un presentimento d'ombra

o a uno squarcio di tristezza,

come un richiamo dei sensi.

 

Immacolato viola,

appeso a un lampo d'eternità!

 


Id: 72868 Data: 06/04/2025 12:35:32

*

Pazienza infinita di Peneolope

Gelida parete,

gelida noia,

le mura troppo incalcinate

dall'ottuso silenzio nuziale.

 

Galleggio nel vuoto siderale,

attaccata alla musica sfilacciata

che feci, quando mi tolsero un corpo...

 

...Mani affondate nella neve.

E catene.

 

Ma crepita il ghiaccio,

nella fiamma di un geranio,

 

pazienza infinita di Penelope

 

Traboccherà dal nero

e avrà i colori della luce.


Id: 72862 Data: 04/04/2025 12:07:37

*

Può darsi

 Può darsi che domani

ci sarà neve

e che tu dovrai dipingerti

con colori più opachi.

 

Può darsi.

 

Può darsi che cigolerai

sulla tua musica spezzata

o che dovrai comprarti

un nuovo abbecedario

per raccattar parole sparse

nell'oblio della memoria.

 

Può darsi.

 

O che stenderai panni

nell'aria che non sa

che essere uguale.

 

Può darsi che un amore finito

ti terrà invalida per anni

nella corsia della storia

o che ti stancherai

di mettere ciotole di cibo ai gatti

o di contare i gradini

prima di ogni salita.

 

Può darsi.

 

Ma, se muoverai le dita,

saprai ancora di esistere.

 

E questo, credo,

ti basterà.


Id: 72861 Data: 04/04/2025 11:30:49

*

Origine

Sognarti

fu forse dipingerti in mille

distratte strade,

in mille distratte nebbie,

in mille distratte rabbie.

 

Ed io che feci, cantando,

i petali della rosa,

mai stanca mi abbandonai

alla vertigine degli istanti.

 

Fu la mia coltre nuziale

o il velo funebre

o forse semplicemente

il generarmi dall'acqua.

 

Come all'origine del mondo.


Id: 72856 Data: 03/04/2025 18:09:08

*

Liscia, liscia è la parete

 

Fuori il cielo è freddo,

il battito della stanza raggela

e tu, che spargesti il tuo nome

come un seme,

m'insemini con lo stesso vuoto

che sposta le nuvole.

 

Provo a fissarti in un'immagine,

accanto a un camino acceso,

ma, presto, m'atterrisce il panico

della conchiglia graffiata

nell'eterna sonnolenza del verbo.

 

Alzati! Risorgi! grido,

ma le falci sono sulla soglia,

con le lame e il sangue d'ecatombe

di chi non seppe dare nome al risveglio.

 

Ed io dovrei farti una cornice,

tingerti la bocca col fuoco,

ma liscia, liscia è la parete,

ancora umida di troppo pianto.


Id: 72855 Data: 03/04/2025 18:07:59

*

Quando, sfinita, spensi la luce

 

Amami, così ti dissi

e passava già la sera

sulle ombre e sui passi,

 

Amami!

e strappai alla morte un bacio,

nel giorno freddo

come una bara.

 

Amami!

E ancora ti dipinsi

di carne e pesca

e nettare e susina

 

mentre tu

moltiplicasti le ombre

e come in un labirinto

ti cercai in ogni fragranza

 

e cercai il mio cuore intatto

sul rivo immacolato...

 

E quando, sfinita,

spensi la luce

tu eri là,

all'ombra della luna

splendente del mio pianto.


Id: 72835 Data: 01/04/2025 12:29:53

*

E splendetti

 

Nel vuoto ci mettesti l'azzurro

e il vermiglio del tuo corpo nudo.

 

Ofelia sulla soglia.

Ofelia che non sapeva.

 

Al vuoto spuntarono radici;

fu l'infiorata più esaltante,

alle nozze di Cana non ci volle

il miracolo.

 

Ma la porta era stretta.

Troppo nero il nero.

 

Scalai la pietra

per raggiungere i tuoi occhi

e se mi spaventò la tua stanchezza mortale

e il bagliore vitreo

non fu per codardia.

 

Fu il vento a tenermi sospesa;

a farmi di lino come un sudario

di stelle;

 

e splendetti.


Id: 72834 Data: 01/04/2025 12:08:25

*

Eppure tramuta in vino

 

Credo che nessuno perda nessuno;

rimane un pò di vino

anche nel fondo degli amori più amari,

anche nel fondo della feccia.

 

Come potrebbe essere altrimenti?

 

Un giorno fu luce

e la luce saettò le tenebre

e le tenebre partorirono

il rosso di un'aurora.

 

Da un incontro.

 

Forse la verità

sta in quello che non è stato detto

in quello

che non poteva essere afferrato;

troppo alto il monte,

troppo candida la Luce.

 

La tela urla lo strappo,

l'agonia,

e il sangue che fa male,

maledettamente male;

 

eppure tramuta in vino.


Id: 72824 Data: 30/03/2025 20:23:57

*

Distanze

 

Tarassachi,

sparsi a iosa,

negli occhi color nebbia

s'allineano incroci.

 

Inesistenti i tragitti

sfarfallano su morti binari

di distanze siderali.


Id: 72753 Data: 17/03/2025 18:33:01

*

Nel mio circuito virale

 

Tu stavi nello smeraldo

d'un ruggito d'oceano,

 

mitomane esistenza azzurra

sotto gli occhiali a goccia.

 

Imbevuto nelle mie emicranie,

liquido sinoviale sullo strappo

del pensiero,

 

non bastò

scartabellarti come cartapesta

o rivelare l'aorta esangue

nel circuito meccanico del

pacemaker,

 

continuasti a galleggiare

negli umori,

persino nel vomito

come un carillon scordato

nel mio circuito virale.


Id: 72751 Data: 17/03/2025 18:04:56

*

Il professore di desiderio, recensione

    Ho trovato questo romanzo notevole, soprattutto per lo stile: crudo, velatamente ironico. Il personaggio principale, David Kepesh mi ha ricordato, per certi versi, i dilemmi di Michel con la sua ridestata ansia selvaggia di vita nell'Immoralista di Andrè Gide e la doppiezza di Tomas ne l'Insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera.

La trama del romanzo si snoda attorno alle vicende di un professore di lettere che, animato da un animo visionario, esplora il limite e l'assenza di limite della sua sessualità, in diverse fasi della sua vita. Le vicende esistenziali del protagonista, estreme o semplicemente dettate da un compromesso che ha un sapore espiatorio, ruotano attorno a questo conflitto, un dilemma continuo che affligge e precipita in uno stato continuo di dubbio, angoscia. Qual è, quindi, il limite al desiderio? E qual è il limite all'assenza di desiderio? Il protagonista, tra visioni, interrogativi, realtà, cavalca l'onda delle sue inquietudini, acquisendo via via consapevolezza dell'insanabilità del conflitto, dell'insolubile lacerazione tra normalità e trasgressione. Non è possibile, per l'autore, in fondo ancorato al reale, una redenzione. E non valgono le analisi letterarie, minuziose, a scampare al massacro interiore.

Il professore di desiderio è analisi cruda, spietata, di quanto le convenzioni sociali possano ammansire gli istinti, senza però mai veramente spegnere la ferinità che, in fondo, ci costituisce.

Annalisa Scialpi


Id: 72738 Data: 14/03/2025 18:53:33

*

Andrea Bajani, L’anniversario, recensione.

Ho letto questo libro in un fine settimana, tornando ogni tanto alle impronte delle mie mani sulla copertina rosso fuoco, che rappresenta la tromba delle scale di un condominio. Fa pensare a un thriller o a un romanzo d'amore. Ma l'Anniversario non è nè l'uno nè l'altro. E' una doccia gelata che ti scuote dal torpore di tombali 'normalità', nelle quali si consuma la vita del protagonista: un io che incolla pezzi, che cerca la verità sfrondandola di tutta la retorica degli assalti emotivi, che strozzano attorno al nodo scorsoio della parola famiglia.

Chi è questo io che racconta? Sembra uno scultore della parola con la lucidità di un entomologo. Usa quelle semplici, ordinarie, di parole, per dire forse l'indicibile. E le anatomie dei personaggi si costruiscono sui fili di una memoria sfilacciata, sui residui di una vita domestica che ha bisogno di un movente per farsi storia, narrazione. Quello che manca nella staticità strangolante di una famiglia patriarcale in bilico sulla storia. Estranea persino alle vicende clamorose degli anni di piombo. Una famiglia monodramma. Una cappa aspirante concentrata in un unico punto, che prosciuga, devitalizza. Fino a spingere all'estrema scelta.

La domanda cruciale è: si possono abbandonare i propri genitori? Anche quando il gesto è motivato, se non dalla salvezza, dall'insopprimibile istinto a essere se stessi? Il protagonista non risponde. Agisce. Il suo è un tuffo oltre oltre il ghiacciaio che rischia di evaporare definitivamente la sua persona. Un'apertura sulla possibilità. Quella di vivere e di essere se stessi.


Id: 72693 Data: 03/03/2025 20:26:19

*

L’attesa

Sono stanca,

ho voglia di dormire, dormire, dormire

ho già le mani in grembo,

il pigiama rosa

 

aspetto

 

in una corsia d'ospedale

c'è lei, che nasce,

ma ancora

vuole nascondersi.


Id: 72667 Data: 27/02/2025 21:25:10

*

Toccami

 

Toccami,

senza sconti, così,

fino alla mia ferita rossa.

 

Toccami come diluvio

in un mattino bagnato

sul letto degli dei.

 

Come aroma

che sale dallo sguardo

che sa farsi carne,

 

lì,

fin dentro le più segrete stanze

 

tu,

toccami,

 

sulla fronte sorvegliata

dal mio male freddo

come gli angeli rotti

su bastioni di verderame,

 

fino a svernare l'ossa

ostinate

e fa

che non sembri un delitto

 

uno sparo

che disperde gli uccelli

sul sangue freddo

di un insensato dio...


Id: 72658 Data: 26/02/2025 19:24:39

*

Dimenticarti

 Come avrei potuto

dimenticarti?

Tu sei il sangue,

la musica già appresa

sulle strade del deserto,

 

Come avrei potuto dimenticarti?

 

Tu sei la rabbia

dei ciottoli marchiati,

l'emoraggia dei ciliegi

nel sembiante della fortuna

 

la morte

vestita da sorella,

sull'alba sugli abissi,

 

ginestra sulle rocce

che penetra la notte.

 

Tu,

che agiti le canne

e le dissecchi e le uccidi,

per non farle morire mai.

 

Come avrei potuto dimenticarti?


Id: 72657 Data: 26/02/2025 18:54:31

*

Rinascere

 

Ho preso in prestito i tarassachi,

per farmi una corona nuova;

calendule, per accendere i cieli

di tutti i miei soli nascosti...

 

Ho preso in prestito il vento,

per spargere nuovi semi di passione,

il suono dei rami

per farmi di musica nuova.

 

Ho presto in prestito la leggerezza,

per fare molta strada

e stare in ogni luogo,

con le scarpe allacciate

e il mio berretto di lana.

 

Ho preso in prestito la follia,

per difendermi dall'illusione

del tempo,

dalle cacofonie assordanti

che assassinano il Verbo

e bere nuove trasparenze

dal fiume limpido della vacuità.

 

Perciò ho preso in prestito l'acqua,

per fluire ai bordi esterni dei misteri,

il fuoco, per ardere la legna bagnata,

la terra, per ancorarmi all'umiltà

e alla forza della pazienza.

 

E soprattutto,

ho preso in prestito me,

certa di non non restituirmi mai più

a un mondo accattone, ubriaco di bugie.


Id: 72652 Data: 25/02/2025 18:55:20

*

Caos

 

Il demiurgo creò

senza te,

quando fece il mondo

in solidi geometrici



tu

preferisti le mie acque,

eleggesti

le dighe incerte,

i tumultuosi estuari



la notte,

fonda come un richiamo



e il Caos

che fece tutti gli dei.


Id: 72634 Data: 21/02/2025 18:15:12

*

Così t’amo

 

T'amo con tutta la ferocia

della neve e le sue rivolte,

perchè resti nel sangue

che non fluisce,

nel teschio immoto

su una perla di irrealtà.



T'amo come l'effige

d'un abisso

ammantato della porpora

delle notti,

su cui il nero traccia

i suoi ghirigori di vertigine

e d'oblio.



T'amo senza amarti,

annullandoti per colpirti

lì, nel centro,

dove gravita il segreto

trasparente del pianto.



Così, t'amo,

come un errore,

una distrazione,

nascosta nella conchiglia

che porti al collo,

gravida del mio immenso mare.


Id: 72630 Data: 20/02/2025 19:17:25

*

Quando ero morta

 

Quando ero morta

stavo appesa a un cruciverba di idee,

sensate come gli spari.

 

Il dolore stava, domato

su una luna di bile,

che mi tagliava la faccia

come ruspa su ghiaccio.

 

Quando ero morta

stavo in una casa senza arredo,

cianfrusaglia tintinnante

nel vuoto fracasso del niente.

 

La serpe mi feriva

all'angolo dell'occhio,

mentre ingoiavo cravatte

come caselle,

senza nemmeno il sollievo

di poter vomitare.


Id: 72624 Data: 19/02/2025 18:37:13

*

Quello che abbiamo perso

 

Quello che abbiamo perso

resta tra i vuoti intrighi

di questo mondo:

idoli, come grandi scatole vuote.

 

Quello che abbiamo perso

resta tra i vuoti della mente,

le cime innevate dei mai.

 

E' suono, perso in qualche

isola ignota,

perchè quello che abbiamo perso

 

è, ora,

musica di vento

che porta semi alle primavere,

a tutte le primavere che restano

e che non abbiamo perso mai.


Id: 72592 Data: 14/02/2025 18:08:25

*

Eravamo Corpo

 

Il bianco lava il cielo

mentre trasfiguro in te,

cellula o spora

dei primi ciliegi di marzo.

 

Eravamo Corpo,

carne nella carne,

germogli dalle vene,

fuoco nel tendine,

 

varco sacro

tra i bastioni dei lombi

 

Eravamo

note

impresse nel sangue

come un sigillo

 

linfa

che riabilita mondi,

inverte dighe,

muove cascate

 

verso nuovi

sistemi solari.


Id: 72562 Data: 10/02/2025 18:20:01

*

Pomeriggio romano

I gabbiani ai bordi delle fontane

stanno in un'aura di malinconia,

mentre cade, mite, la sabbia

del primo meriggio,

che Apollo orchestra

con la sua lira di nostalgia.

 

Pure nel mio cuore

s'aprono spazi di silenzi

che l'aria, dolce, porta,

agli angeli insonni sui ponti

o ai crocicchi delle strade,

 

mentre sfilano rose d'eterno

nei roseti

e pungono, dentro,

come le spine dei Cristi dispersi,

oltre le mura delle cattedrali.


Id: 72561 Data: 10/02/2025 17:56:04

*

Eppure, sconfitto, albeggi

Tra qualche giorno è il giorno

di quelli che credono 

nell'amore.

 

Tu non ci sei.

 

Il ragno sfila

la sdrucita tela

dal ventre di un ricordo...

 

Tu non ci sei. 

 

Nascosto nelle vendette,

nei silenzi ammutinati

del bambino esiliato.

 

Non ci sei. 

 

Eppure,

nei cieli tersi

graffiati di garriti

tu, albeggi

 

col sangue che mi cola

dalle dita,

 

mentre scrivo che

 

tu non ci sei. 

 


Id: 72522 Data: 04/02/2025 17:38:52

*

Penelope

 

Ho fredde le mani

della vita che passa

su uno schermo uguale.

 

Penelope disfa la tela.

Tesse.

Disfa.

 

Lima le note

con le sue notti.

 

Penelope cede gli slanci

alle onde lontane e ruggenti,

 

china sull'ordito

dell'immacolata tela.

 

Poi si punge.

 

Col sangue dipinge

la sua bocca.

 

Si china a baciarla,

per non morire mai.


Id: 72521 Data: 04/02/2025 17:33:19

*

L’umido delle case

 

L'umido delle case,

gran brutta storia...

Lei, aggrappata a una flanella moscia,

spalle abbassate, tette umiliate



il vuoto pende dal soffitto,

cantilena senza voce.



Ci sono passata,

dice la cimice,



sopravvissuta.




Id: 72493 Data: 30/01/2025 19:40:58

*

Con gli occhi

Io e te,

aggrovigliati in un giorno

qualunque

negli sbadigli o nel feltro

delle ciabatte sulla porta,

 

scuciti,

dissanguati e rattoppati

in un bus affamato

 

a bucarci il mattino,

con gli occhi.


Id: 72474 Data: 28/01/2025 23:00:43

*

L’effige

Celeste pellegrino

che nuoti nelle mie voglie,

vieni qui ad annusare

le mie ferite, le pustole

sulla mia carne strappata...

 

Oh, no, lascia stare la maschera,

a me serve l'effige

che sverni i ghiacciai!

 

Null'altro

che questa danza di rossi

e aranci e percussioni

d'albe esplose

 

mentre

intingi gli occhi nei miei,

senza più scalfiture.

 

Senza più

spargimenti di sangue,

ormai.


Id: 72472 Data: 28/01/2025 18:23:25

*

Uomo rosso

 

Uomo rosso,

rosso fuoco, rosso neve,

quale isola mai ti contenne?

 

Quale mare varcò le tue dighe?

 

Uomo rosso,

i tuoi denti sono specchi

in cui affonda la luna della sete

 

e tu segui la stagione dell'ape

sazia del suo miele!

 

Uomo rosso,

vamos a bailar!!!

 

Al tuo banchetto di lombi

e di spume,

stanne certo, verro'!

 


Id: 72428 Data: 22/01/2025 20:49:08

*

Arianna e Teseo

Ti ricordi,

avevamo addomesticato il ruggito,

il Minotauro,

- così credevo -

 

io e te,

nudi contro il vetro sporco

del mondo che passava fuori

 

e tu,

aggrappato a me,

infinito gomitolo rosso.

 

E quel calore,

-che ci bastava-,

erano i nostri fiati,

puri come la rabbia

che ci usciva dai pori

 

prima che il mondo

si riprendesse il filo,

lasciandoci vinti

come capolini recisi.


Id: 72365 Data: 07/01/2025 19:59:02

*

Stamane, camminando in una giostra di luce

 

Stamane, camminando

in una giostra di luce

ho visto il cielo fiorire

come fior di ciliegio.

 

La salvezza delle calendule

sbucate dalla terra rossa

annunciava sull'ali di una colomba

il ritorno del mio corpo di bambina.

 

Così la luce disperdeva

i miei pensieri cupi,

le martellanti odissee

delle mente

su mari bui e isole deserte.

 

E ti sentivo nella luce,

che mi nasceva dal grembo

mentre io nascevo da lei

e il nostro segreto aveva

l'ebbrezza del rame dei fragni,

 

l'indolenza delle case di latte

accasciate in un sogno di pietra antica,

mentre la follia ci trasportava in alto,

con le sue ali fatte solo di suono.

 


Id: 72349 Data: 05/01/2025 12:49:16

*

La crisalide d’oro e l’albero gigante

Ci sono esistenze davvero funamboliche. E' così che s'impara a vivere; esercitando il talento, ogni giorno. Ma anche questa potrebbe essere una beffa. In fondo non c'è niente da imparare e quello che sai lo sai da sempre. Così, un giorno, la tua hubris ti porta in un bosco e là scorgi lui, l'albero gigante. Nessuno ha mai visto la sommità dell'albero gigante. Potrebbe essere un pino o una quercia. Quel giorno in cui incontrai l'albero gigante, gli dissi: 'Ti invidio, perchè nessuno potrà mai pretendere di conoscere i tuoi rami e le tue foglie. Tu sei un re, un sovrano, mentre io, al tuo confronto, una piccola formica'. Dopo aver pronunciato queste parole, mi guardai indietro. Ero in un deserto di tronchi mozzati.

Piansi molto, sotto l'albero. Piansi perchè ero piccola e avevo paura. E perchè non sapevo dove andare. Fu allora che soffiò un vento impetuoso e questo portò a me una conchiglia bianca. La presi tra le mani: era spessa e immacolata, tanto da commuovermi. La misi all'orecchio e udii una musica, che era quella del mare, mischiata a una melodia sottile, appena percepibile, come un fruscio di foglie, intervallato da un vagito. Attraverso quel suono presero forma danzatrici e farfalle libere in cieli immensi e poi un fuoco. Una danzatrice mi si avvicinò e mi disse che si trattava della 'danza della crisalide d'oro'. La danzatrice era rossa e gialla e aveva i capelli color del fuoco. Poi m'invitò alla danza. Ed io danzai, attorno al fuoco, fino a quando divenni oro. Ero io la crisalide d'oro!

Dopo quella rivelazione, il vento soffiò ancor più forte e mi ritrovai avvolta in una bolla. Nella bolla c'era la mia casa, che sentivo però come estranea, ostile. Fuori c'era un cielo meraviglioso, ma io era ancora lì, nella bolla. Cercai di romperla, ma capii che l'impresa era impossibile. E mentre stavo per consegnarmi alla più cupa rassegnazione, mi accorsi che in tasca avevo ancora la conchiglia. Così, ascoltando la sua musica antica, cantai il mio canto pieno di tristezza, narrando di come fossi ormai una crisalide d'oro, ma imprigionata. Cantai un giorno e poi ancora e ancora, fino a quando le pareti della bolla si sciolsero e volarono in alto, come tante piccole bollicine. E fu solo quando mi ripresi dalla meraviglia di vederle scomparire in un'alba meravigliosa, che mi accorsi di avere le ali. E capii che finalmente avrei potuto volare fino alla cima del mio albero. E restare tra i suoi rami immensi e le sue foglie benedette, che mi avevano chiamata col loro fruscio, mischiato alla musica del mare.


Id: 72341 Data: 03/01/2025 18:38:10

*

Notte infinita

 

Nella sera

rotola la luna randagia,

sopra le cupole di latte.

 

La notte, tragica e bella,

s'affaccia col suo abito da sera

per il suo burlesque di gloria.

 

S'accendono le stelle,

lucide come i baci

o le caviglie.

 

Le accogliamo, io e te,

nomadi erranti,

ebbri, affondati

in questa notte infinita,

perduta tra le rive di un motel.

 


Id: 72321 Data: 31/12/2024 18:59:20

*

La bambina e il Natale

 Gatti neri, per strada,

armati di rose e palloncini luminosi,

a disturbare marce funebri

di bande con sorrisi di plastica.

 

Gira la giostra;

'benvenuto, Natale',

ma è sempre il nero

la macchia scura

sulla glassa della felicità;

 

l'attentato del gufo

sulle solitudini di pietra

e la miseria che tintinna

il suo portamonete vuoto.

 

'Se non è Natale per tutti

non lo è neanche per me,

grida la bambina

 

e ferma la ruota di zucca

coi suoi destrieri di zucchero

filato

e dice che vorrebbe

lavare col Natale

tutte quelle facce scure

di dolore.


Id: 72313 Data: 30/12/2024 18:07:25

*

La bambina e il Natale

 

Gatti neri, per strada,

armati di rose e palloncini luminosi,

a disturbare marce funebri

di bande con sorrisi di plastica.

 

Gira la giostra;

'benvenuto, Natale',

ma è sempre il nero

la macchia scura

sulla glassa della felicità;

 

l'attentato del gufo

sulle solitudini di pietra

e la miseria che tintinna

il suo portamonete vuoto.

 

'Se non è Natale per tutti

non lo è neanche per me,

grida la bambina

 

e ferma la ruota di zucca

coi suoi destrieri di zucchero

                                     filato

e dice che vorrebbe

lavare col Natale

tutte quelle facce scure

di dolore.


Id: 72312 Data: 30/12/2024 17:22:42

*

Memorie del sottosuolo, recensione di Annalisa Scialpi

 

 

Ho letto il romanzo, l'opera del genio di Dostoevskij, con una sorta di curiosità mista a ripugnanza. Cosa ci può essere di interessante in un 'abitante del sottosuolo' degradato, nevrotico, meschino, pieno di sè? Non è una domanda a cui si possa rispondere con immediatezza. Occorre farsi prendere dal 'gorgo' della narrazione o meglio, del monologo di questo ex impiegato pietroburghese con cui, di certo, sarebbe poco piacevole anche prendere un caffè o un tè.

Me lo sono immaginato questo individuo, una sorta di cane tignoso, che va vomitando sul mondo il suo disprezzo. "E' un fallito" direbbe la retorica del senso comune, un tempo definita morale borghese. Ma cosa va blaterando questo essere reietto? Egli non crede nel progresso. Non crede nella retorica della 'felicità'. Non crede nella retorica dello 'star bene' che diventa religione. Anzi, egli soffre e prova piacere nel soffrire, perchè soffrire gli permette di affermare se stesso, la sua sostanziale autarchia rispetto al conformismo del 'palazzo di cristallo'. Qui si riflette, infatti, l'occhio onnipresente, onniveggente e onnisciente del mainstream. Soffrire e dissentire gli permette di essere qualcosa in più 'di un semplice tasto di pianoforte'.

Il solitario personaggio di Dostoevskij soffre le pene dell'outsider: emarginazione, incomprensione, rifiuto sociale, umiliazione, ma è egli stesso a suonare la sua, per quanto scordata, sinfonia. E' egli stesso ad avventurarsi, sempre più, nella vertigine dell'abiezione, come se fosse convinto che dal sottobosco putrido potesse attingervi quei gioielli della verità e della consapevolezza che non sbocciano alla luce del sole, ma proprio lì, nel fango. Lì dove la fogna del vizio (egli stesso fu un accanito giocatore) mostra le sue carte al rovescio, ma non per questo si è fuori partita. Reietto e infame fino alla fine, al punto di umiliare Liza, una serva ancor più povera ed emarginata di lui, il nostro antieroe non cessa di scandagliare quell'abisso dove rabbia e commozione estrema, dipendenza e volontà di riscatto, degradazione e illuminazione, si giocano sugli scalini melmosi del sottosuolo: regno di topi o di chi, irriverente e fedele a se stesso fino al midollo, decide di non svendere la sua complessità a un mondo fondato sulla propaganda della salute, della 'sanità' e del 'progresso' e sul totalitarismo della morale utilitaristica.

La strada è in discesa, i paradigmi della 'fede da sagrestia' sono ribaltati perchè, come disse un grande della musica italiana, 'dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fior'.

Memorie del sottosuolo non è certo un romanzo per deboli di stomaco o per poetucoli stucchevoli, ma l'opera di un genio che ha cercato, per tutta la vita, la verità, esperendola nella sua stessa carne di uomo imprigionato, sofferente, spinto da quella fiamma che è la forza eretica della vita.


Id: 72310 Data: 30/12/2024 11:57:53

*

Calendula

 

Stamane camminando

nell'aria dicembrina

ho visto fiorire la calendula

dalla mia Babele

di deserti spezzati.

 

Al bar,

un ubriaco orinava sul giornale,

pupilla orba dell'occhio di dio,

su cui non c'erano requiem solo

l'aumento del peso interno lordo

dopo le feste di Natale.

 

Ma nessuno può negare

che è esplosa la calendula

nella mia Babele

di deserti spezzati.


Id: 72300 Data: 29/12/2024 12:55:34

*

Tu che mi dicesti rosa

 

E tu che mi dicesti rosa

e rifiutasti il fuoco

colante dal cremisi,

sii maledetto!!!

 

Gli uccelli passano sui pali,

ma per andare altrove.

 

Inesorabilmente.


Id: 72299 Data: 29/12/2024 10:56:05

*

Come fenice

 

Nel ventre della terra,

dove le secche radici

danzano la macabra danza

col loro corpo di lingua contorta,

ho portato il mio requiem.

 

Fuori,

tra venti stordenti

ho lasciano mani, cranio

e vecchia pelle,

sulla terra ostile

nuda come una tomba.

 

Ora sono seme

e già gravida di umori, graffio

l'utero di questa sepoltura,

 

mangiando i resti del fuoco,

gemmando dalla putrefazione,

 

come fenice calda e meridionale.


Id: 72286 Data: 27/12/2024 17:48:14

*

Al mare

 

Ho paura di te, mare,

di tutto il mare che ho dentro,

coi suoi angeli insonni,

gli amori consumati.

 

E' lo stesso, il ruggito,

l'agonia nei fondali,

la stessa l'immensa ricchezza

che fa girare in giostra i gabbiani.

 

Ho paura del tuo sale

che apre le ferite

là dove la carne è più amara

e inconsolabile, il lamento,

 

eppure tu rassicuri

con la tua ritmata anarchia,

così che vorrei

non aver più paura di te

 

e sapere che è sale

e ruggito

e abisso

il medicamento

a questo mal di vivere

che m'assedia

 

mentre tu limi, coi flutti,

le aguzze rocce

e chiami azzurra

la morte che salva.


Id: 72280 Data: 26/12/2024 17:23:21

*

Il Natale siamo noi

 

Non vi dico buon Natale,

signori della guerra,

assassini di professione.

 

La stella si è spezzata

sui sorrisi spezzati,

sugli stracci dei barboni

sotto le vetrine dorate.

 

Per questo non vi dico

'buon Natale',

a voi che certamente

avrete già svaligiato negozi

coi soldi macchiati di sangue,

per comprare regali

ai vostri bambini paffuti

e già stanchi

e alle vostre mogli annoiate.

 

Il vento solleva

la polvere umana

di chi rimarrà a dormire

in stazione

o col pensiero fisso

sul mutuo da pagare

 

e come posso dire buon Natale

a chi ha ridotto il mondo

ad un supermercato,

a chi ha occultato i sacri simboli

dell'evoluzione

in cambio di ostie avariate di morale?

 

Così siam rimasti bambini

e ci aggiriamo distratti, disorientati,

in questo labirinto di luci,

senza riconoscerci.

 

Ma oggi sappiamo

che il Natale siamo noi,

e noi il Cristo nascente,

ogni giorno,

il sì dell'eroe alla vita,

all'offrirsi, al donarsi.

 

Solo così

scomparirete dalla faccia della Terra

che, nella vostra somma ignoranza,

guidata da insaziabili appetiti,

credete di spartirvi,

imbrattandone i confini col nostro sangue!

 

Perchè la stella, quella c'appartiene

e non potrete mai occultarla

con le vostre manovre e i disgustosi

complotti.

 

Perchè la stella, come il Natale,

siamo noi.


Id: 72264 Data: 24/12/2024 20:03:24

*

Da allora, danzai

 

Tu stavi in quel caffè,

tra le arance e i prosecchi,

mentre fuori turbinava

una nebbiolina azzurra

che luccicava il basolato

come moneta d'argento.

 

E mentre rigiravi tra le dita

la pistola,

il tempo, lama inesorabile,

ti scavò una tomba.

 

Non giunsi mai a quell'ultimo,

fatale, appuntamento,

ma esplosi di esplosione diversa

da quella che m'incatenò le vite

al lutto del tuo nome.

 

Sotto i ristoranti e le vie

di balconi fioriti di Roma,

partorii la stella.

 

Fu una natività improvvisa,

densa come il fuoco

chiara come l'alba

dal sapore di cannella

 

E da allora, danzai.

 

Senza avere più paura.

 

Senza aver bisogno di nient'altro.


Id: 72260 Data: 24/12/2024 12:57:18

*

Troppa luce

 

Troppa luce

nella stanza da bagno;

il lavatoio è eretto

come un chierico,

ma la lucertola

è già migrata da tempo...

 

Passeggio sconosciuta

sul parquet,

fantasma accidentale

nell'ordine decretato

delle mensole.

 

La morte s'appende

alla mobilia clandestina

e un geranio alla finestra

rigurgita un sole di plastica.

 

Troppa luce.

 

Inganna nei chiaroscuri,

come le statue

nelle chiese di marmo

e pure Venere

ha ceduto il suo corpetto

di raso

a un'aria virtuale,

tra inesistenti trofei

di una vita di vetro.

 

Troppa luce.

 

E non è vera,

ma qualcuno, forse un nano,

spuntato dalla soporifera noia

viene a dirmi che, fuori,

ci sono strade

dove la follia saltella

nelle pozzanghere,

con le mie scarpe da bambina.


Id: 72219 Data: 19/12/2024 18:53:50

*

Auguri

Auguri a tutti i poeti di La Recherche e del mondo,

a tutti i poeti che sanno 

che la Poesia è la chiave

per penetrare i Misteri,

per annullare la dualità,

per esercitare la libertà 

e per favorire una rivoluzione pacifica,

senza bombe e stragi,

capace di portare un nuovo pensiero,

aperto, 

inclusivo, 

anti-antropocentrico,

 

auguri

perchè grande è la potenza della parola

che rifugge l'astrazione,

che si arrampica nelle regioni ctonie dello spirito

con coraggio,

perchè un mondo nuovo nasce 

con simili eroi:

i poeti.

Grazie a tutti coloro che hanno condiviso con me questo dono, in un rapporto di reciproco scambio, disinteressato e perciò così raro ai nostri tempi.

Vi auguro un Natale di gioiosa rinascita

perchè, per me, il Natale possono viverlo solo quelle anime

che sanno attraversare i solstizi, con l'unico riferimento

di una stella.


Id: 72218 Data: 19/12/2024 16:48:19

*

A volte di troppo inverno

A volte di troppo inverno

si muore;

chiedilo al passero stecchito

sull'ulivo spogliato del succo

dell'autunno.

 

Si muore in una cioccolata calda,

tra gli odori di panforte e il dolciastro

spalmato sul cuore ghiaccio come

bitume.

 

Ma poi, improvvisa, piove

una neve strana,

bianca come la carità

o la colomba che taglia,

incurante,

lo spesso cielo.

 

E tu t'inventi in un arcobaleno,

una piuma

o sei

il passero che risorge, nè uccello

nè albero nè uomo,

 

o solo suono;

 

il suono della neve che cade,

senza più un perchè.


Id: 72129 Data: 30/11/2024 15:36:16

*

Vado

 

Vado,

dove i prati sono ridenti

e il sangue dei papaveri

veste la morte di antifone

nuove.

 

Perchè il genio è figlio del Caos

e sempre mi mossi tra ossa

col gelo tra le dita

e febbre nelle tempie.

 

Vado

sciorinando l'ultimo lutto

come una stola di porpora

appesa al filo del mio destino

 

abbandonando

manichini di gesso di ruoli

imposti,

lasciando ai vermi le loro

razzie di putredine.

 

Vado,

nel tempo scaduto che avanza

il non tempo,

oltre gli orti delle misere vanità,

prendendo dalle tasche tutto il mare

che misi nelle tasche negli inverni.

 

Così,

vado,

con passo di margherita

e l'ambra nel cuore,

finalmente libera di nutrire

il suolo spianato di ogni universo.


Id: 72122 Data: 29/11/2024 21:00:04

*

La signora Dalloway, Virginia Wolf, recensione di Annalisa S

 

Virginia Woolf ambienta il suo romanzo in un unico giorno (un mercoledì di giugno del 1923), quello in cui la borghese signora Dalloway prepara il suo ricevimento. In una Londra erede degli strascichi puritani della fase vittoriana, personaggi e micro ambientazioni si intrecciano. E non si tratta solo di ambientazioni esteriori, scandite, per esempio, dalla vivacità metropolitana con le sue botteghe e le strade rumorose, ma soprattutto interiori. La vita interiore si dilata infatti in alcuni personaggi, alcuni dei quali assurgono al ruolo di 'doppio' della protagonista. E' il caso di Septimus Warren Smith, un reduce di guerra in preda ad allucinazioni, che gli schiudono una sorta di follia misticheggiante o molto più probabilmente nelle intenzioni della scrittrice, un'apertura, una possibilità. Lo sventurato asserisce di parlare con compagni morti e pare, nei suoi soliloqui, di voler comunicare una sorta di condensato di conoscenza a cui ha avuto accesso e del quale sembra smanioso di parlare. Per esempio della certezza che 'la morte non esiste'.

La preparazione del ricevimento mette Clarissa di fronte a una vecchia fiamma, Peter, il ragazzo che ha amato e che pure non ha sposato e che gli rimanda, irrimediabilmente, la sua immagine di donna di mezza età borghese, ingessata in quegli stessi obblighi e formalità che pur ha scelto, sposando Richard, un membro del parlamento del partito Conservatore, pratico e in fondo, ingenuo.

La penna della scrittrice, con un acume e una grande raffinatezza, s'intrufola in queste vite borghesi e aristocratiche: vite arroccate agli antichi privilegi, prigionie coscienti accettate con conformistica imparzialità. Nel romanzo vengono inoltre tratteggiate altre figure 'meno nobili': è il caso di Miss Kilman, pedagoga della figlia Elisabeth, una vecchia zitella rozza con l'unica soddisfazione di ringhiare sul mondo la sua superiorità morale, nel nome di un 'amore' che redime ma, in fin dei conti, non salva dagli assalti della 'carne', umiliata e offesa dagli insulti della civiltà.

Ma chi è, davvero, la signora Dalloway? In un certo senso, essa rappresenta Londra, il suo equilibrio soffocante, la sua borghesia calcificata e per contrasto, la vita interiore che si dilata, messa sotto pressione, fino quasi a scoppiare nei deliri di Septimus o nella malinconia che pervade la stessa signora Dalloway quando si accorge, attraverso Peter e l'incontro con Sally, l'amica d'infanzia, che non le resta che accettare le sue scelte e in questo, forse, trovare la pacificazione. La stessa che Septimus, suo alter ego, non trova e per questo,si consegna al suicidio, forse come ultimo tentativo di comunicare un bisogno di compiutezza inespresso.

Nonostante la meschina pressa civilizzatrice, Londra non riesce a sopprimere la vita, le passioni, le ardenti nostalgie che vibrano dietro la maschera mondana della protagonista.

" Ma che cosa si può mai sapere anche delle persone che fanno parte delle nostre vite quotidiane? lei interrogava. "Che cosa siamo tutti, se non dei prigionieri?"


Id: 72042 Data: 13/11/2024 21:43:04

*

Narciso

Narciso,

sei caduto in un giorno d'inverno

con la tua scatola d'anni di gesso,

 

la neve ha soffiato forte

sugli spigoli dei palazzi

e tu sei finito in una cartolina

 

in un angolo, lì, bucato,

del cuore.


Id: 72035 Data: 12/11/2024 18:00:56

*

Fantasmi

Ci sono fantasmi

che non torneranno mai in vita

e uomini fantasma,

uomini di ghiaia

 

che possono solo affollare

il viale deserto degli amori abusati

nella codardia di una tenebra eterna

 

d'un eterno errare

d'un eterno predare

d'un eterno calpestare

la vita

che non hanno amato mai.


Id: 72034 Data: 12/11/2024 17:59:50

*

Ti morderò

 

Ti morderò, come una mela

e il tuo sperma sarà il cielo

sul quale rotoleranno

le maschere pudiche e grottesche,

 

perchè è così

che mi rifarò un corpo di terra,

sfregando la tua ruggine

sul mio sangue vuoto

 

come le tombe su cui non cadesti

e rimasero tra gli aratri

dei miei giorni in agonia.

 

Per questo, ti morderò;

nel vento

mi riprenderò la mia carne

che ti appartiene.


Id: 72028 Data: 11/11/2024 20:51:02

*

Non ho paura delle streghe

 

Non ho paura delle streghe,

ma della luna che sanguina

sul mio costato aperto,

 

di tutte le parole che ho nascosto

tra i binari morti della vita,

per sopravvivermi in una resa incondizionata.

 

Ho paura della rabbia

che mi esplode dentro come dinamite

tra sacchi di parole inerti,

 

dell'odio che mi trafigge il cuore

coi suoi artigli implacabili

 

e della noia

anche nel dire il mio dolore,

perchè annichilisce persino

il dovere dell'amore

 

e tu rimani ferma

come un'auto nella notte

a fari spenti

 

a rinfacciarti che per svista

o buona educazione

sei stata solo un raggio

nella ruota.


Id: 71978 Data: 31/10/2024 20:51:39

*

Bellezza

 

Spiccioli di sole,

tra monti di rade nuvole

lanciano clangori sull'arpa

dei rami sottili come il suono

della sera.

 

Il canto si fa cigno;

nei ghirigori del cielo

resta l'ordito che salva

e punge

e sanguina bellezza.


Id: 71944 Data: 25/10/2024 18:39:39

*

L’amore torna

Sei tornato?

Oh, certo, non ti aspettavo...

Per favore, togliti la maschera,

il rosso cola da ogni parte...

 

Ed io gocciolo come un rubinetto aperto...

 

Qua c'è ancora il casino che hai lasciato,

la nostra casa sembra un mercato,

ma l'aria è fresca come primavera,

c'è gioia pure ad accalcarsi sul mondo.

 

Sei tornato?

 

Non ti aspettavo

ed ora non so più chi sei,

forse sei tornato bambino

o sei la pioggia che scende su me.

 

Ed ora so che l'amore torna,

occorrono solo le scarpe giuste,

occorre solo il cuore giusto

per pensare questo mondo

come un grande gioco di specchi.

 

Perchè è così

che l'amore torna,

per mangiarsi il buio

come una fetta di torta

 

per dire a te

che non hai mai smesso di amare,

 

che questa volta hai vinto tu.


Id: 71927 Data: 21/10/2024 18:41:02

*

L’illusione che mancava

Tu eri

l'illusione che mancava

e manca, ancora,

a questa vita vincente,

fallita di mordente.


Id: 71923 Data: 21/10/2024 13:55:29

*

Mattino

 

Sole d'indaco illumina

il verde steso tra lingue

d'uccelli già in canto

sulla brina d'argento

 

che scopre le coperte

della notte

e solitudine lava

 

e illumina, illumina, illumina.


Id: 71921 Data: 21/10/2024 09:26:45

*

Un angolo di cielo

 

La pioggia abbuffa

le croste degli alberi,

che battono i loro rami

come cembali impazziti.

 

Pure il cemento sulla strada

rigurgita la pietra

e la morta stagione annuncia

i seppelliti allori.

 

E pure in questo burrascoso

deserto

l'occhio cerca il miele...

 

Lo trova, là,

perso in angolo di cielo,

 

che sa...


Id: 71920 Data: 21/10/2024 08:41:07

*

Sono io

Mi espando in te,

dietro questa saracinesca abbassata

nella grigia mattanza

di questa straniante urbanità.


Sono io

il tuo segno nell'osso,

che sfrega fino al carminio


e precipita il sole nel midollo

di questo immenso amore.


Id: 71891 Data: 15/10/2024 19:26:52

*

Borghi del sud

 

Borghi del sud,

coricati in un sogno di pietra

sotto tetti di memorie antiche.

 

Quattro uomini al tavolo di un bar

fumano sogni di geranio,

mentre la luce scrive sui muri

fantasie rosso/fumo.

 

Borghi,

eterni come finestre adombrate

come ciglia abbassate

sotto un cielo d'ingenuità

 

che ancora sa

raccontare fiabe che restano

sospese, lì, tra i segreti di archi

antichi.


Id: 71890 Data: 15/10/2024 19:19:40

*

I fiori perenni, un racconto di Annalisa Scialpi.

 

C'era una volta una giovane donna, che viveva alle pendici di una montagna. Gli abitanti del posto avevano compassione di lei ed andavano spesso a portarle doni: cacio, uova, verdura. Lei accettava appena, accogliendo tutti con un tenue sorriso. Poi, inventando una scusa, tornava alla sua baita. Si diceva che fosse figlia di un bracconiere e che stesse espiando le colpe del padre, arricchitosi sulla pelle di poveri animali. Qualcuno sosteneva che era stato l'amore per suo fratello, ucciso in battaglia, a farla chiudere nel suo eremo di malinconia.

Evita era bellissima: alta, aveva capelli nerissimi che le scendevano fino alle spalle e un volto dai lineamenti così perfetti e aristocratici, da sembrare una dea. Si diceva anche che gli animali di quel luogo la amassero a dismisura e si eranono visti spesso stormi di uccelli danzarle intorno. E pare che avesse pure familiarità con le creature invisibili. Si dice che sua madre fosse stata una strega malvagia, che l'avesse assediata di richieste impossibili, tra cui il completamento della costruzione della baita, fino a esaurire tutte le sue energie. Ora la madre era morta, ma qualcuno raccontava di aver visto la giovane discorrere con lei ai piedi della montagna: a quanto pareva, sua madre non la lasciava in pace nemmeno da morta.

Un giorno passò da lì un giovane bellissimo. Era un viandante o forse un principe. O entrambe le cose. Il giovane chiese ospitalità a Evita che, per educazione, gli concesse un giaciglio nella sua casa. Evita conobbe, per la prima volta, la concupiscenza. E prese a desiderarlo con un ardore così forte da causarle violente febbri. Si dice anche che, in quei momenti, maturasse degli speciali poteri. Per esempio quello di far sbocciare fiori, anche in inverno.

Il principe, un giorno, le disse che sarebbe ripartito. Lei non fece nulla per opporvisi. Il giovane, in realtà, voleva mettere alla prova il suo amore. E in segreto, sperava che lei si opponesse alla sua decisione con tutte le sue forze. Ma Evita non lo fece. Anzi, lo aiutò a preparare il suo corredo di viaggio, lavandoglielo e profumandolo. Il principe aspettò fino alla fine. Ma il giorno in cui andò via, lei era già uscita.

Si dice che dopo la partenza del giovane la bellezza di Evita sfiorì. E che si trasformò in una specie di corvo dalla pelle pallida. Gli occhi persero la brillantezza e i capelli iniziarono a cadere, fino a che dovette tagliarli. Divenne così brutta che, in tutti, suscitava un misto di sentimenti di comapassione o di ribrezzo. Evita iniziò a suonare un'arpa, ma la sua musica malinconica, che arrivava fino al villaggio, stancò gli abitanti. Allora Evita prese a bere e a maledire tutti, compresa la sua vita.

Ma, un giorno, da lì passò una donna bellissima, come lo era stata lei, prima dell'incontro con il giovane. Aveva lunghi capelli neri e occhi grandi e profondi. La donna bussò alla sua porta:

"Chi sei?" chiese Evita, senza aprire.

" Sono colei che hai chiamato" disse la donna.

A quelle parole, anche se con un pò di diffidenza, Evita aprì. La donna aveva abiti regali e Evita le si inchinò:

"Oh, ma lei è una regina" disse.

La dolce signora l'abbracciò. Senza ribrezzo, le sfiorò il volto.

E fu in quel tocco che Evita si riconobbe. E pianse così tanto che le lacrime lavarono via la polvere dal suo vestito e dal cuo cuore. Le lacrime divennero torrenti e poi laghi, in cui Evita rivide una antica casa e la regina... Era lei! E quando prese uno specchio, vide le sue guance fresche e rosee, i suoi lunghi capelli, i suoi occhi neri e penetranti.

"Sono io" disse alla donna, ma quella già non era piùì.

Così preparò le valigie e partì, lasciando la baita dove aveva vissuto col fantasma di sua madre. Anzi, fu òproprio accanto al suo giardino che evocò sua madre e la congedò per sempre con la frase: "Ti amo e nell'amore ti lascio andare. Ora sei liber di continuare il tuo viaggio ed io il mio. Grazie". Dopo il rituale sentì che doveva cercare colui che aveva perso. E ora aveva fiducia in se stessa, perchè sapeva che, a qualsiasi suo ordine, avrebbe risposto il mondo dell'invisibile, che tanto l'amava. Nella valigia mise solo due fiori: uno chiamato coraggio e l'altro fede. Quei fiori erano sempre stati lì, nel suo giardino, indenni al cambio delle stagioni, in una perenne fioritura. Per questo erano gli unici che prese con sè. E partì per ritrovare l'amore.

Se un giorno dovesse capitarti di scrutare un giardino o il tuo giardino, cerca quei fiori. Perchè essi sono lì, in attesa di esser colti da chi non ha dimenticato Amore.


Id: 71887 Data: 15/10/2024 10:36:27

*

Cammineremo insieme per sempre

 

Abbiamo viaggiato amico,

puoi giurarci.

Abbiamo camminato per prati verdi,

goduto del sole e del vento,

cosa c'è di più straordinario?

 

Ti chiamano cane

e non sanno che questa parola

ne contiene mille altre:

casa, carezze, capacità d'amare,

calore e anche, certo, colore...

 

La gente parla di solitudine

e pensa pensieri non suoi,

mentre noi parlavamo d'amore

e il nostro dialogo senza parole

non finiva mai.

 

La gente cerca dio nelle chiese

e dimentica il dio accanto

e questo sei stato e sei, per me.

un Dio che non ha bisogno di preghiere,

 

un Dio che mi ha portato protezione,

amore, gioia, sincerità

coraggio, visione, lealtà

perchè sei tu

che hai aperto i miei sensi straordinari...

 

Abbiamo viaggiato amico,

puoi giurarci.

Abbiamo camminato per prati verdi,

goduto del sole e del vento,

cosa c'è di più straordinario?

 

Noi non ci incontremermo un giorno,

perchè non c siamo persi mai,

anche quando i tuoi occhi hanno ceduto

il bagliore

e senza guardarmi mi hai detto addio.

 

Non c'è niente che possa salvarci

a parte l'amore

e questa non è una frase presa dai libri,

ora so

 

sei stato il mio guaritore, amante,

amico, padre, maestro e

anche il mio spirito bambino

e niente potra mai compensare

quello che mi hai dato.

 

E ora l'amore straborda in fasci di luce

meravigliosa

o so

che cammineremo insieme per sempre.

 

Abbiamo viaggiato amico,

puoi giurarci.

Abbiamo camminato per prati verdi,

goduto del sole e del vento,

cosa c'è di più straordinario?


Id: 71851 Data: 08/10/2024 10:12:04

*

Si è spezzata una grande diga

 

Non so quanto tempo è passato,

si è spezzata una grande diga

su uno sfondo grigio come uno sparo.

 

Com'era, papà, il nord?

C'erano tante fabbriche e supermercati?

C'era gente che credeva nel progresso?

 

"Ho visto gente partire,

stringere sogni come il profumo delle stelle",

dicesti.

 

Dimmi,

che sapore avevano le rotaie?

 

Non so quanto tempo è passato,

si è spezzata una grande diga

su uno sfondo grigio come uno sparo.

 

C'è azzurro e azzurro,

quello del cielo o del pianto mai pianto,

dimmi,

cos'hai scordato in quella valigia?

 

E' rimasta vuota per buona parte,

credo,

mentre le stelle si facevano piccole

come puntine nella notte.

 

Il viaggio volgeva verso

proprietàprivata,

ma non era quello che volevi

vero, papà?

 

Non so quanto tempo è passato,

si è spezzata una grande diga

su uno sfondo grigio come uno sparo.


Id: 71834 Data: 05/10/2024 10:05:49

*

Partiamo!

Facciamo le valigie, avanti,
l'uccello sul ramo ci augura buon viaggio,
per noi ha indossato le sue piume gialle.
All'una in punto verrò a prenderti
e che mi frega se non è agosto!
Il mare mi sale già alla bocca,
meglio dell'estasi di Santa Teresa.
E noi stiamo partendo...
Facciamo le valigie, avanti,
l'uccello sul ramo ci augura buon viaggio,
per noi ha indossato le sue piume gialle.
Dicono che laggiù c'è un'isola verde
e cime su cui ballare
come aquile solitarie.
Laggiù possiamo riplulirci
dal ciarpame di questo inutile mondo
e c'è un paese con le case di latte
in cui svegliare il tamburo di latta del cuore.
Nè preti nè politici e neppure i call center,
laggiù è un'eterna estate
dove dolci principesse sposano faggi
sotto la luna che addormenta le stelle.
Oh, ti prego, sono stanca di aspettare:
facciamo le valigie, avanti,
l'uccello ci fa le sue congratulazioni,
per noi ha indossato le sue piume gialle.
Annalisa Scialpi


Id: 71787 Data: 27/09/2024 17:11:22

*

Fuori luogo

 Fuori luogo, mi sono sempre sentita

fuori luogo,

come una virgola tra mille punti

o una stanza al quinto piano.

 

La maestra mi disse:

"Svegliati, osserva il mondo",

ma io vedevo solo banchi

di cinquanta centimetri quadrati

e dicevo no, questo non è il mondo.

 

Ho provato a stringermi il nastro

su un cappio

ad affezionarmi alle gabbie per polli

col set di colazione all'americana,

 

ma questo non ha cessato

di farmi sentire fuori luogo,

come una virgola tra mille punti

o una stanza al quinto piano.

 

La menzogna mi è sempre puzzata

come la verità,

allora ho svolazzato

persino nei posti più rotti e più bui,

cercando la luce che non riuscivo a vedere.

 

Lì non mi sono mai sentita fuori luogo,

lì l'ozio è il disprezzo creano

un dolce blues coi sogni ritrovati

 

e allora so

di non essere sola e soprattutto

di non essere fuori luogo.

 

Ma non è che siete voi fuori luogo?


Id: 71785 Data: 27/09/2024 16:35:43

*

Amnesia

 

Non so nemmeno quando sono nata,

di quel giorno non è rimasto nemmeno

un cartello stradale al neon

o una foto del prete nell'atto

di estrarmi il demonio con una pompa idraulica.

 

Ho cercato di allenare il muscolo della vita

alla crocifissione delle idee,

ma ho sempre fallito,

forse perchè non so dire

quando sono nata.

 

Fra farisei e filistei

ho attraversato la vita gattoni,

tutto era molto serio,

il cibo paterno davvero indigesto

 

eppure

dev'essere tornato, per me, il Salvatore,

perchè non ho smesso di tamburellare

i piedi per terra

e devo dire che talvolta

ho fatto anche la preziosa.

 

La dark version di me,

appaiata alle tette di plastica di una Barbie!

Che strano esperimento!

 

Ora ho numero civico zero,

che significa nessun numero e tutti insieme.

Ho messo al sicuro la bombola del gas

ma non ho cornici per i quadri

dei miei uccelli in fiamme.

 

Non mi vedete mai

perchè in realtà sono una giostra

a forma di campana

e seguo solo il ding dong che dice:

Ferma! Vai!

 

Credo che sia colpa della mia amnesia.

 

Non so nemmeno quando sono nata,

di quel giorno non è rimasto nemmeno

un cartello stradale al neon

o una foto del prete nell'atto

di estrarmi il demonio con una pompa idraulica.


Id: 71776 Data: 25/09/2024 18:55:17

*

Sto andando in pezzi

 

La nave era vasta

e cavalcava il vasto oceano.

Io osservavo le onde oscene

e dicevo: oh oh!

 

Sto andando in pezzi,

scendendo tra le piaghe del sale

con i miei ettari di legalità

e nessuno me lo perdonerà.

 

Per calmare i passeggeri

hanno allestito uno spettacolo,

mentre io vado giù,

decapitata come Medusa.

 

Tutto è molto tranquillizzante,

se non per il fatto che sto andando in pezzi

e una gamba è già lì sul fondale,

piantata come quella di un manichino.

 

E ora sento

che potrei immaginare un finale,

qualcosa che non sia stato detto,

 

per esempio che laggiù potrei trovare

oltre alla mia gamba, le mie unghie laccate

accanto alle conserve di sorrisi di signora

dal cervello disfatto.

 

Ed è anche probabile che non affonderò

tra i vecchi ingombri,

ma che il mare mi risputerà come seme di mela.

 

Ma ora sto andando in pezzi,

scendendo tra le piaghe del sale

con i miei ettari di legalità

e nessuno me lo perdonerà


Id: 71770 Data: 24/09/2024 18:16:28

*

Vuoto

Vuoto, vuoto, vuoto,

stamane non trovo il cuore,

qualcuno deve averlo estratto con un coltellino,

al suo posto è rimasto solo un calco di gesso.

 

Fuori, s'avvicina l'autunno,

dicono sia la stagione della SAD,

ma io già sento il maestrale

che va giù come un budino.

 

Ho freddo nella mani,

Ho freddo nelle ossa.

 

Pensavo che un giorno sarei riuscita

a scrivere una trama appaiata come un paio

di calzini

e penso che, un giorno, ci riuscirò

e insoddoserò un vestito rosso e oro

per celebrare la mia vittoria

 

ma ora

 

è vuoto, è vuoto, è vuoto,

 

di questo cuore sono rimasti solo fili sparsi

nel cortocircuito di giorni rubati.

 

I pensieri vanno come oche tristi

su questo foglio bagnato

e il fiume è troppo liscio

per trasformarsi in torrente...

 

... E' un drink,

di quello che si fanno i beoni

in qualche bar di periferia,

tra asfalto e sassi,

parlando di donne e di partite...

 

Chiamo questo cuore,

dev'essere da qualche parte!

Ma quello che sento è solo vuoto,

 

vuoto, vuoto, vuoto,

 

un bimbo che piange senza un perchè.


Id: 71757 Data: 23/09/2024 13:43:39

*

Ricordi

Ricordi, ci siamo già stati

io e te, in questo hotel

affacciati sull'abisso,

intagliati sul mirino...

 

Il tramonto feriva gli spazi

come quando mi discesti addio

e lasciasti la nostra casa senza parole,

vuota come una capanna d'inverno.

 

Ricordi?

 

Tutto ora è possibile,

dissi a me stessa,

ma i fantasmi erano abbagli

sul museo del giorno,

vuota, la stazione, senza te

che mi stringevi le mani

d'allegria.

 

Non posso dire

che il progresso gioca contro noi

e sono troppo grande per l'Azione Cattolica

o i movimenti missionari

 

e poi, ad essere onesta,

so che tu, solo tu,

mi hai strappato l'anima

quando credevo di averla persa.

 

Ricordi?

 

Il sacchetto delle patatine aperto

nel supermercato,

noi non avevamo bisogno di grandi discorsi

perchè i nostri corpi sapevano quello che eravamo...

 

Mi piaerebbe fare un buco nella rabbia,

che porti via il dolore di noi,

ma a volte mi basta immaginare che il cielo

lo ha fatto un pittore straordinario

 

quando mi guardavi e non dicevi niente

ed io piangevo, commossa

perchè noi bastavamo a noi.

 

Ricordi?


Id: 71756 Data: 22/09/2024 20:33:08

*

Rivoluzione

Mi chiedo com'è che siamo

caduti così in basso...

 

Ti promettono il contentino a Natale

e tu dovresti esultare, oh sì, esultare,

come un cane di fronte al biscotto del padrone,

mentre scoppiano corpi come palloni ad elio.

 

Com'è che siamo caduti così in basso?

 

Mi sono eretta un castello,

un'opera davvero monumentale

e senza neanche il cappotto termico

 

e se devo dirla giusta,

la notte mi spaventa abbastanza,

 

mi chiedo: comè che siamo caduti

così in basso?

 

Nel mio castello ho diversi eroi

e a volte ci faccio l'amore

ma, fuori, c'è aria di diluvio

e sono cosciente che tutto potrebbe crollare.

 

Com'è che siamo caduti così in basso?

 

Ma, fuori, c'è anche aria di eroismo,

incalza la Great Resignation

gente che smette passivamente di consumare,

gente che sceglie cosa mangiare.

 

E' così che si fa la rivoluzione!

 

Perchè non venite nel mio castello,

possiamo dipingere insieme le stelle,

 

perchè basta un ideale,

qualcosa che ti ripeti

fino a quando non ci credi,

 

perchè nessuno può spingerci così in basso

perchè, in fondo, non c'è nessuno

laggiù.


Id: 71755 Data: 22/09/2024 20:03:45

*

Non ragioniam di loro

 

Hei! Sei tornato?

Mon chère, sei tornato?

 

Ho immerso le dita nella feccia,

era davvero tanta,

la tela del ragno era un urlo

nella gola.

 

Questa volta non sbiadirai,

ti ho messo in un ritratto,

un ritratto in bianco e nero

yin e yang

fatto coi fotogrammi del mio

sangue caldo.

 

Ho sventato le fatture

di secoli di nebbia

di secoli di noia

di secoli di rabbia...

 

Non abito più la casa maledetta,

ora sono libera come una colomba,

libera persino da me stessa.

 

Hei, hei! Sei tornato?

 

Che bella la tua camicia bianca

ed io ti arrivo appena alle labbra,

spero non ti dispiaccia

se ho ancora il pigiama.

 

La bella addormentata

ha lasciato tutto com'era,

persino la tessera di salvatrice del mondo

e non è che c'era niente da fare.

 

"Ma non ragioniam di loro".

 

Ho prenotato un viaggio a Parigi,

ho prenotato un viaggio su Marte

dove deporre gli ultimi fantasmi....

 

"Ma non ragioniam di loro".

 

Ti arrivo appena alla bocca

in piedi sui tuoi stivali texani.

 

Di', sei pronto per partire?


Id: 71750 Data: 22/09/2024 11:22:58

*

Tu

 

L'unica cosa

che veramente contava

 

eri tu.

 

Non c'è strada

nè ponte

 

Tu

 

eri l'unica cosa che contava.


Id: 71727 Data: 17/09/2024 20:53:16

*

Quando scegli di vivere

Quando scegli di vivere,

scegli di evadere da ogni prigione,

scegli di sciogliere ogni illusione.

 

Quando scegli di vivere,

ripari con l'oro ciò che hai perduto,

per scoprirti ebbra di felicità

in un mondo imperfetto

ma perfetto per te.

 

E scopri

che stai bene nelle tue scarpe

un pò consumate,

nelle frasi mal riuscite,

nelle fantasie un pò sbiadite

 

perchè

quando scegli di vivere,

il senso lo dai tu

 

e chiami a raccolta i tuoi nani,

per dissotterrare i tuoi forzieri.

 

E allora scopri che tutto ti appartiene

e tu fluisci all'interno di te,

sovrana del tuo universo,

regina dei tuoi cieli.

 

quando scegli di vivere davvero.


Id: 71726 Data: 17/09/2024 20:17:44

*

Certe volte muoio

Certe volte muoio,

mentre la strada scorre,

sul ponte,

sotto la luna blu elettrico.


Ho confuso yin e yang,

diluito la parola in un bicchiere

d'acqua demineralizzata.

 

La notte mi trapassa

come una conchiglia vuota.


Come quando tu c'eri.

Come quando io esistevo.


Id: 71694 Data: 08/09/2024 12:43:11

*

Metamorfosi

 

Devo ricominciare, pezzo per pezzo,

osso per osso, a reincollarmi

soprattutto devo ritrovare la testa,

il cuore spappolato tra le macerie.

 

Mi hanno fatto esplodere come una bomba,

mentre cervavano di imbrigliare i miei uragani

in una rete di menzogne.

 

"E' bello il tuo corpicino,

mettiamogli le trinette,

per estrarne il miele del piacere...

Perchè avvoltolarci nei nostri porcili deserti

                                            consuma la vita

e noi ti mungiamo come la nostra vacca tristezza,

da veri uomini, senza rimpianti.

 

"Oh, tu sei uno scandalo"

dice l'intellettuale eretto

col suo uccello tatuato di idee

dai tempi delle botte,

inossidabili come l'acciaio dei tubi di scarico

della sua cella.

 

"Il mio cazzo è una baionetta,

lo lucido ogni volta, prima di uscire,

prima di dipingermi la faccia come un pagliaccio.

Ma tu, usa parola gentili, da vera donna!

Danza, decapitata, nelle tue trinette,

sotto la cenere dei miei pantaloni!!""

 

" E ingioia il veleno senza fiatare,

come faccio io,

che mi ubriaco di fiche

senza un perchè,

forse solo per tenere lucido il mio

uccello da voliera,

imbastardito dalla cattività!".

 

Ma quello non sapeva,

-nessuno tra loro sapeva-

che le facevano un piacere...

 

Lei sarebbe esplosa,

ma non per effetto della loro baionetta

(scarica e pronta al macero)

ma sotto i colpi del suo stesso amore,

 

liberando farfalle

per acri e acri d'oro.


Id: 71683 Data: 06/09/2024 11:04:59

*

Quando sono tornata a casa

 

Quando sono tornata

c'eri tu con la tua giacca grigia,

mite come un cipresso,

sobrio come un castello.


Artemide non più infuriata

per la sua cerva sanguinante.


Quando sono tornata

non c'erano più cartacce

della mia vecchia scuola


né pavimenti di sasso,

né banchi di sabbia

ad asciugar lacrime inerti.


C'erano solo le tue mani,

quando sono tornata.


Id: 71605 Data: 12/08/2024 17:51:26

*

Non sono la Bella Addormentata

E tu chi vieni a svegliare?

 

Sono figlia dei sonni immortali,

delle pietre in fregola

dei bivacchi che alzano fiamme

dalla terra.

 

Vuoi riempirmi di baci, dici?

Annusarmi come un fiore?

Mangiarmi come una pesca nettarina?

 

Io sono la tempesta che esce,

brontolando, da un antro di neve.

 

E' un inganno, il castello, come i servi,

i rasi, le tavole imbandite.

 

Ed io non sono la bella addormentata,

ma forse solo

la sua replica insulsa, vagante tra le ombre.


Id: 71598 Data: 09/08/2024 18:50:41

*

Non mi do tregua

 

Ho schegge, sul cuore

e sincopati silenzi

che tagliano le vene

alla vita.

 

Rotolando su canestri

di bugie,

sul dorso obliquo della luce

 

ho trascinato i miei delta

dolorosi

sulle mie spiagge improvvise.

 

Ora

appendo lacrime ad asciugare

su stampelle di sorrisi

 

e non mi do tregua

del mare

che continua a scalpitare

su questo fiore

che non vuole morire.


Id: 71561 Data: 30/07/2024 17:12:20

*

La casa sul fiume

 

Camminavo accanto

a una casa sul fiume;

nella penombra le luci gialle

sapevano d'approdo

 

come quando,

scartata la mela

di tutto il male che avvelena,

affondi

nella sua polpa dolce...

 

…Così,

avanzando nella sera falena,

succube di un sogno antico

d'immutata verginità.


Id: 71544 Data: 17/07/2024 18:29:51

*

Cemento

 

Vaste zone di cemento

asfaltano questo cuore laico.

 

Qui uccisero le zagare

e i vagiti dell'innocenza rubata

ululano nelle notti senza luna.

 

Mi presero anche le rose.

Le fate esiliate anzitempo

su una palude di afoni inferni.

 

Solo il grillo restò

a cantare;

non era la mia coscienza morale,

ma il desiderio

di non morire.

 


Id: 71529 Data: 15/07/2024 13:46:44

*

Mnemosine

Io non so

la fatica del mare,

la piaga degli inverni

sul tumulto del suo crine.

 

O la rosa delle stagioni

già sferzata dal gelo.

 

Mi permea la memoria

di infiniti affondi

in paradisi indenni

di perchè.


Id: 71487 Data: 09/07/2024 09:53:51

*

Al caffè

A primavera, nella Madrid di locali gremiti, in procinto di accogliere la scintillante e nostalgica movida serale, passeggiando lungo il Paseo del Prado, sono entrata museo Thyssen Bornemisza, salutata da colossali vasi di camelie bianche, rosa, screziate. Qui, alla fine del mio tour, ho 'incontrato' uno dei quadri del mio pittore preferito: il quasi ingegnere navale e artista Edward Hopper. Il quadro ritraeva una giovane donna adagiata su un letto d'hotel in una dimensione surreale e straniante di abbandono. Ho continuato a pensare a Hopper per tutto il tempo, tra le file dei turisti fermi al semaforo, sicuramente destinate al più famoso Museo del Prado.
Ogni dipinto è, in realtà, uno spirito. Ed io, nella solitudine metropolitana del viaggiatore, continuavo a dialogare con quella figura di donna, leggendo altre sfumature oltre al significato convenzionale, cioè da critica artistica. Quanti colori può avere la solitudine? E soprattutto, qual è il mistero che tanto mi affascina nei tristi palcoscenici delle figure solitarie di Hopper? Ho portato in un bar, tra murales che raffiguravano un'aria di 'fiesta' quelle domande. e sono apparsi ricordi di me, uniti all'abitudine di fissare le luci nelle case, di notte, soprattutto nelle città, nei palazzi a picco sulla notte avvolgente e implacabile. A differenza di Hopper, però, come una specie di falena inquieta, mi sono vista nell'attitudine di una toccata e fuga, che non cerca di circoscrivere e descrivere niente niente, oltre il sentore di 'quello che potrebbe essere in una di quelle finestre'. Questa mia poesia è ispirata al dipinto di Hopper "Donna al tavolo del caffè".
 
Al caffè
Sto coi miei segreti
nel tepore di un posto
che mi custodisce come un utero;
un rifugio
per attrarre briciole di dimenticanza
che stanno
come le luci gialle
sul tavolo azzurro, come il mare
che non conobbi
scomparso
tra gli alberi neri della mente
abitati da presenze distratte
o dal dolore vestito
della sciarpa
della sorella morte
che mi resta alle spalle,
mentre affondo in un caffè
dove io
non esisto.
Annalisa Scialpi (dipinto di Hopper, dal web)


Id: 71428 Data: 02/07/2024 19:13:12

*

Grazie, maman!

 

 

Un cappello di carta

su tutto il rumore

che veniva da dentro.

 

Grazie maman! Grazie maman!

 

Avevo un solo naso

per non fiutare

l'odore del sangue

dalla carne uccisa.

 

Da un balcone,

vedevo le mie gambe

per strada

o era

la mia bambola nuda.

 

Grazie, maman! Grazie maman!

 

Il ferro a maglia

sfalsato, mi fece

una maglia di spigoli,

mentre Crono mi vomitò

dai suoi genitali.

 

Come un motore all'affondo

o una falena in un bicchiere

annaspai sull'anemia dei giorni,

fragile come il fumo delle idee.

 

Grazie maman, grazie maman!

 

Donna o congegno,

fu comunque altro

il giardiniere

a render ubriaca e folle

la mia rosa.


Id: 71427 Data: 02/07/2024 14:54:32

*

Fragilità

 

Non ho mai saputo

dell'intrinseca fragilità

delle farfalle,

 

gracile corredo d'immortalità

 

era

 

nella forza di quella fragilità,

capace di rovesciare infiniti.


Id: 71417 Data: 01/07/2024 13:53:28

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In una tazza di vento e caffè

Ti ricordi?

Eravamo là, quel pomeriggio,

sotto un balcone ricco di fiori,

tra dita gentili di un menù da caffè.

 

Ricordi?

L'acchiappasogni del vento

ci consegnava polvere di gioventù

e il tuo sorriso un po' rococò

mi restava nelle pieghe di incantati

silenzi.

 

Quel giorno -era sabato mattina-

non avevamo nulla da fare,

nessun perchè da scorticare

 

e i tumuli sul cuore,

i baratri devastanti,

se ne stavano lì, sconfitti,

in una tazza di vento e caffè.


Id: 71390 Data: 28/06/2024 18:10:53

*

La caduta

Come un uccello rotto

caddi dal nido implume.

Mi stancarono assai presto

i vagoni di latte in cartone.

 

I raggi rotti della bicicletta

a calpestare il trito e ritrito;

sorrisi di metallo case

di metallo in cappotti termici

di solitudini umidificanti

per esistenze sotto vuoto.

 

Adamo ed Eva rotti per sempre

-sul più bello -

per uno stupido serpente

a congegno d'orologeria.


Id: 71389 Data: 28/06/2024 17:37:31

*

Tramonto

Ho sentito il dolore

nello stridio d'un gabbiano

affacciato alle reti rosse.

 

L'albume del cielo sussurrava

sinistri pensieri

alla sabbia complice

della fatica del restare

 

mentre, al molo, giovani

svendevano allegria

tra bottiglie d'oblii

da cui bere passaggi.

 

Solo il tramonto

se ne stava cheto

a strappare

a morsi d'indaco e viola

una crostacea fiaba

d'immortalità.


Id: 71372 Data: 27/06/2024 12:59:04

*

Fuoco

Ti ho cercato,

dio solo sa quanto!

Oltre la zolla che spaccava

il passo

ai piedi deserti.

 

Ogni intonazione un lamento,

che saliva fino alle viscere delle colline.

 

Ed ora, eccoti!

Nè uomo né dio

né dio né uomo

 

uomo e dio

 

cavato dal ventre di Pandora

e tuttavia già fuoco

che dalle vene gronda questa morte

immortale

sulla tua fredda lama,

satura di baci.


Id: 71370 Data: 27/06/2024 12:38:28

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Immortalità

 

Un tempo fui bella

  • quando non lo sapevo-

e il sole danzava

sulla mia carne di bronzo

limata d'acqua chiara,

 

un tempo,

quando lontana era

la mattanza...

 

Ora

mi trascino in ciabatte

tra i mozziconi della vita,

sciolto il bronzo

nell'acqua chiara

 

resta

 

l'impietoso ruggire dei fondali

che qualcuno chiama

il volto osceno dell'immortalità.


Id: 71340 Data: 25/06/2024 12:36:37

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Oggi

 

Oggi, non voglio

il silenzio,

sia pure

il fluire vegetale

al centro delle cose

 

Oggi voglio

svernarmi tra le tombe

delle marcite estati,

vestirmi

di luce nuova.

 

Ritrovare sandali

e chianche

ai bordi di una ingenuità

 

nuova

 

come quando mi credevi.

 

Come quando tu,

ancora,

mi vedevi.


Id: 71339 Data: 25/06/2024 12:27:41

*

Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, di Annalisa Scialpi

 

Ragazzi di vita è un romanzo di una sconcertante attualità. Giunto a Roma nel 1950, Pasolini studierà per cinque anni le abitudini dei ragazzi di vita. Ed eccola lì la Roma invisibile. La Roma delle borgate, delle casupole degli sfrattati, dei cafoni pugliesi e sardagnoli, dei tanti che Roma vomita, ma pure accoglie. Tanti come i 'ragazzi di vita' di Pasolini. E non si tratta solo di un romanzo antiborghese. Si tratta di un'opera, infatti, in cui spira un vento diverso. Quel vento che si esprime nel linguaggio crudo, neorealista, di una prosa antiretorica in cui il dolore è quello che è: dolore. Dolore di una vita vissuta ai margini, eppure impetuosa, scalpitante, indomabile. Incorreggibile. E qui la passione si fa nervo della narrazione: inscindibile da Pasolini essa scava, denuda manierismi di un'epoca che ha prodotto solo devastazione. E che continuerà a generarla fino a quando l'ideologia capitalistica dominerà la scena.

I ragazzi di vita oziano, rubano, si divertono, chiavano, talvolta muoiono, finiscono in carcere. Ma rimangono quasi emblemi di una bellezza che è resistenza, capacità di attraversare il nervo del vivere. In bilico. Sospesi su un mondo che li rigurgita è che, pure, vivono fino in fondo. Coi loro codici. Il loro veleno. E soprattutto la loro innocenza.

Il ricorso al romanesco si fa vitale. Perchè è questo, anche, che la borghesia ha fatto, degradando il dialetto: annullare quel mondo, relegarlo per sempre in una zona dimenticatoio della coscienza, dalla quale però è impossibile fuggire.

I ragazzi di vita si muovono furtivi nelle borgate, ma disturbano il sonno della Roma centro, che non riesce a contenerli. Che si trova, suo malgrado, come il suo fiume, a raccogliere quei microrganismi di vita infettante, di cui resta presa. Forse è per questo che Roma è il romanesco. Perchè Roma sono i racconti di chi l'ha fatta in sordina: cruda, sfacciata, violenta. Spregiudicata e libera.

Viaggia, il lettore, coi ragazzi di vita, tuffandosi nel fiume olioso e schiumoso di sversamenti industriali, indugiando tra le baracche alla ricerca di un pezzo di formaggio da rubare, rubando in capannoni siderurgici, stringendo alleanze, muovendosi nei tram senza biglietto, affacciati a notti che sembrano scenari apocalittici, con la luna che se ne sta impalata su un cielo fiammeggiante o tra nuvoloni che sgranano, rivelando il niente, tra immondizia e caseggiati, rivolte familiari e improbabili incontri.

Sembra mancare la trama, in questo romanzo, perchè così è il vivere a rompicollo su giorni senza domani: un'avventura senza trama, dove però rimane, nuda, la coscienza di esserci, con una domanda a fare da segnale unico:

Mo che famo?”

Ci vuole tutta la passione del mondo per scrivere un romanzo così. Una passione che, a Pasolini, è costata tanto. Per non dire tutto. La passione dei solitari che sanno consegnare al mondo un barlume di bellezza, prima che affondi del tutto nelle maglie della grande macchina mutilante, chiamata civiltà.


Id: 71330 Data: 24/06/2024 18:01:20

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Il movente

Abbiamo qualcosa in comune

io e te, amico assassino;

 

tutti abbiamo ucciso qualcuno,

ma è il movente

la differenza tra noi.

 

Uccidere per abitudine

o farlo per destino

sembra, a prima vista,

solo una questione superficiale,

un po' come gli accenti francesi

 

ma questo

solo

per chi non sa

che le ali di una farfalla

sono in grado di generare universi.


Id: 71329 Data: 24/06/2024 17:49:50

*

Dolore

 

Nel mio dolore

c'è una capanna nel fango

o una carogna con troppe mosche

resilienti e ottuse.

 

Non c'è mai stato un giardino lì,

solo cardi e canne marcite su tombe;

troppe ne vidi, umane.

 

Nel mio dolore

c'è una nebbia che gratta

come un chiodo

e un sole che sanguina

come un osso di luce spenta.

 

Nel mio dolore,

in fondo,

non so cosa c'è;

 

è solo dolore.


Id: 71242 Data: 14/06/2024 20:42:09

*

Vediamo, Roma

 

Vediamo, Roma,

se ti si toglie di dosso la politica

come un vecchio pastrano,

'sti bighelloni nei caffè

che parlano come se si stessero

a spartire il mondo!

 

Vediamo,

se ti si toglie di dosso la religione,

magari nelle chiese tornano a fiorir

roseti

e gli antichi templi che ti fecero

come un sogno.

 

Vediamo, Roma,

stai più leggera?

 

E se ti togliamo di dosso

un po' di fast food?

 

Ah, vedi,

già si respira!

 

E i gabbianelli abbarbicati

sugli embrici dei tuoi palazzi,

stanno già per volare.

 

 


Id: 71208 Data: 12/06/2024 16:49:49

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Come spina di quarzo

 

Ho paura qualche volta, sempre.

E' il taglio sul cuore,

arresto cardiaco sul marmo nudo

del mattatoio familiare.

 

Ho paura quando non so cosa dire

e la marea, nuda, si ritrae dai castelli

di sabbia

con le vuote conchiglie esangui.

 

E' una piovra, il dolore;

un'insenatura di spavento dove la luce arretra

su abissi di cenere

e lascia sfilacciato il filo mangiato della memoria.

 

Era cremisi, lo specchio,

dove sfrecciavano ebbre le mie farfalle in volo,

piegati, gli steli, dallo strenuo danzare,

prima che la cesoia del peccato ammazzasse il cremisi.

 

Ora mi dimeno nell'ambulatorio ordinato dei giorni,

recise, le vene, da una scomoda memoria ridondante,

come un disco inceppato che scarabocchia

nuvole di terrore.

 

Oh, i fiori piegati!

Gli steli recisi con le rondini dei primi maggi!

 

Ma sono ancora io che, immensa,

grondo di lussuria verso il cielo,

rinascendo sul verde spezzato

come spina di quarzo, dal cuore.


Id: 71121 Data: 04/06/2024 14:03:29

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La storia di Lilian di Kate Granville: vita di una diversa

 

Chi è Lilian Singer, l'eccessiva eroina del romanzo della scrittrice australiana Kate Grenville? E', appunto, una donna 'eccessiva'. Una bambina, prima, che preferisce le conversazioni sugli alberi piuttosto che gli stantii rinfreschi tra tulle e manierismi di una classe sociale a cui non sente di appartenere. La classe che comprende quelli come suo padre, custode delle ceneri morte di un'epoca ormai votata allo scacco. L'incombere della guerra mondiale, la malattia, la morte, lasceranno infatti resti di morte certezze. Come la figura paterna, custode di un sapere libresco fatto di certezze dogmatiche che tentano di impicciolire Lilian, ma senza riuscirvi. Lilian rimarrà intatta col suo grasso, le abitudini vagabonde, anche quando suo padre abuserà di lei. E dopo, quando la costringerà a passare dieci anni nel manicomio. Qui, anzichè diminuire, la potenza veggente e sovversiva del personaggio, né uscirà rinvigorita. Lilian è una che vede, che sente. Lilian è una diversa. Una studiosa della vita, come ama definirsi. Per questo, uscita dal manicomio per grazia della Zia Kitty 'che avrebbe sempre voluto essere come lei', vivrà una vita assolutamente inopportuna per gli uomini in tweed, quelli che ha imparato a detestare. Quelli dai quali, giunta all'università, sa che non avrà mai alcuna opportunità di imparare niente. E' altro il sapere a cui aspira Lilian nel suo vagabondaggio, che a una mentalità borghese potrebbe sembrare voyeuristico. Esso è una ricerca esistenziale fatta di maschere da scalfire e di stelle da contemplare. Come faceva prima del manicomio. Prima ancora che subisse la battuta d'arresto.

Lilian diventa un personaggio scomodo. Interroga puttane, tassisti, si innamora di un improbabile amante, funzionario di banca, che poi la denuncerà per violazione della privacy. Lilian resiste al carcere duro, seguito del funesto innamoramento, dove fa esperienza del silenzio più straniante. Simile a quando suo padre le ha rubato un corpo e lei ha dovuto trascinarselo dietro, come cosa morta, mantenendo miracolosamente intatto il suo spirito. Perchè Lilian, che non ha nulla da perdere, non perde. Ed ha un' unica arma: essere se stessa. Inopportuna, invadente, eccessiva con tutto il peso di una soggettività che non può essere arginata. Una soggettività che è amore per la vita.

Lilian finirà per vivere in strada, col vecchio amante rifiutato, un tempo, per via dello stupro. Appartenere 'a quegli altri' è un'esperienza estetica ed estatica. E' libertà. La libertà selvaggia di essere vivi fino in fondo, con tutta la capacità di unire passato e presente. Con tutto il pathos di un'esistenza che è 'eccessiva', come il suo peso, ma non vuole impicciolirsi, cedere a compromessi.. Sarà questa coscienza che le permetterà di andare incontro alla morte con la vittoria di chi riesce ad intrecciare la trama della sua storia in un percorso voluto. E Lilian, lì, scoprirà la grande differenza tra sé e la maggior parte della gente che ha incontrato: ha vissuto.

 

“Di quest'ombra riempio il mio corpo e la mia anima e provo pietà di quegli uomini vuoti che mi passano accanto nei loro abiti scuri, di queste donne altrettanto vuote classicamente vestite di bianco e di blu. Non hanno saputo ricreare la loro vita dalla materia del presente e del passato, hanno lasciato che altri dessero forma alla vita per loro. Sono stata io sola, sgraziata ed obesa, spaventosa ai loro occhi e spesso ai miei, a raccogliere in me il passato e il presente. E un giorno la mia carne enorme smetterà di pulsare vita...Ma il mio nome vivrà finchè qualcuno sorriderà al mio ricordo e tra le forme dell'immortalità, questa mi basta” da La storia di Lilian di Kate Grenville, Theoria Edizioni, Grenville, 1985.

 

Kate Grenville, nata a Sydney, nel 1950 è considerata una delle scrittrici più interessanti e promettenti del panorama letterario anglosassone.

 

 

 


Id: 71091 Data: 31/05/2024 17:34:31

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Neve

     Aveva nevicato. I rami stecchiti si erano piegati, tremando di bellezza di fronte ad un tramonto ineccepibile. Onesto. Bellissimo. Avevo corso libera, serena, per il piccolo vialetto che costeggiava il bosco e le siepi guardiane, fedeli come dee. Ma poi qualcosa mi aveva scosso. Un freddo ancora più tagliente. Non proveniva da fuori. Lo sapevo. Per questo era 'inclassificabile'. Pericoloso. Come il guardiano che stava accanto alla macina delle mie idee nere: un vecchio mostruoso, blasfemo, laido. Vidi macchie di sangue nella neve. Tornò quella sensazione familiare di non essere mai in nessun posto, espropriata del mio corpo come un relitto saccheggiato.

Una bambina mi passò accanto. Aveva i capelli lunghi, le guance rosse e una specie di impermeabile scuro. Mi fissò. Spaventata. Arrabbiata. Spaventata e arrabbiata insieme. Le dissi di aspettare, domandandomi dove fossero i suoi genitori. Possibile che l'avessero lasciata sola in un bosco? La seguii. La bambina prese a correre. “Aspetta, non voglio farti del male” le urlai. Lei corse più forte. Io non smisi di inseguirla sulla neve bianca. Le sue scarpe non lasciavano orme, ma graffiti, scie scure. Continuai a correre, cercando di risparmiare il fiato, per raggiungerla. Ma la persi. Dovevo chiamare la polizia? Poi, una domanda sconcertante si affacciò alla mia mente: avevo davvero visto quella bambina? Esisteva? Mi fermai. Poi vidi che le sue scie sulla neve, tracciate volutamente con un bastone, avevano disegnato delle immagini. Un occhio mostruoso, una figura china, rami contorti come a ghermire. Sapevo che avrei incontrato quella bambina, Il momento era giunto.

Avrei potuto far finta di niente, eppure una tempesta di immagini tornava: io, bambina, col mio costume da ballerina. Lui che era entrato nello spogliatoio, aveva detto qualcosa a mia madre. Poi mi aveva condotta in uno stanzino... Il buio. Pesto. Poi la voglia di non danzare più. Le lacrime, copiose, sul mio costume azzurro. Mia madre ad asciugarle in fretta, a spingermi verso il palcoscenico, senza chiedermi niente. Ed io a danzare, rotta, a danzare. La musica. La musica che improvvisamente odiavo. La musica che copriva tutto. Copriva il mio dolore. L'odio, conficcato per sempre nel cuore, come una spada. L'odio che cacciava tutti dalla mia vita. L'odio che proteggeva il mio dolore. Il mio cielo spaccato. L'odio con cui smisi di danzare. Di essere una brava bambina. Di essere qualsiasi cosa avessero desiderato che fossi. Si incarnò, quell'odio. Divenne la mia tigre dagli occhi di fuoco. Mi teneva al sicuro, risparmiava i pochi colori rimasti sulla tela dell'anima. Li tenevo per me, con la musica spezzata che, ogni tanto, squarciava il buio con le sue note stonate. Facendomi rabbrividire. Come quel giorno. Quel giorno in cui non ero riuscita a urlare.

E ora, perchè quella bambina era tornata? Era stanca, lo sapevo. Stanca persino della sua tigre. Non voleva nascondersi dietro paesaggi di neve. Non più. Voleva forse che la trovassi. Che la portassi al circo. Che dessi ancora un significato alla parola 'casa''. Quel significato che non avevo conosciuto mai, nella mia vita di nomadismo. Quella bambina era stanca di guardare da una finestra il mondo che scorreva fuori, come una vecchia. Mi sdraiai. Avevo paura. L'orco si era diluito in tutta la gente che avevo incontrato, mi aveva resa senza pelle. Apertura violata in cui ogni emozione entrava. violentissima. Non sapevo come salvare quella bambina. Sentivo solo la neve cadere sul mio corpo già freddo, ma caldo all'interno di un fuoco divorante, che mi spaventava.

Così vidi lei: la mia tigre. Colei che mi aveva protetta e che, ora, si rivoltava. Voleva andar via, smetterla di tenermi al riparo col suo ruggito, nell'ombra. Lanciai un grido lancinante, sollevandomi come una sopravvissuta. Lei si voltò, mi ruggì contro e riprese la sua strada. Lontana da me. Sentivo la paura squarciarmi il cuore. Spingersi verso il ventre, riempire l'intero mio corpo di brividi. “Ora che ho tradito la mia bambina e fatto scappare la mia tigre, posso restare qui. E morire così, sotto l'abbraccio della neve, che pulirà l'ultimo residuo di vergogna. Mi abbassai e sentii il freddo, man mano, prendere tutto il mio corpo.

Le lacrime scivolavano calde dal mio viso, ma non era come allora. Non chiamavo più nessuno. Come allora, nessuno avrebbe risposto. Non so quanto tempo rimasi lì, Ma attendevo la notte senza paura e ciò mi riempì di gioia. Non era invano che la mia tigre mi aveva abbandonato. Sentivo che la mia faccia stava congelando, con le mani. Aprii la giacca a vento. E iniziai a coprirmi di neve: il petto, le gambe. Nessuno sarebbe passato di lì e mai come allora sentivo, attorno a me, l'amore e la complicità della mia vera madre, l'unica che avessi mai cercato: la Grande Madre. Ne udivo il cordoglio, la carezza severa e non giudicante. Era come se riuscissi a sentire la linfa scorrere nei tronchi, nutrire i rami. Provai una profonda commozione. E sentii che quella non era la mia morte, ma la rinascita. Piena di gioia, scossi la neve dal mio corpo, per sollevarmi e glorificare quell'istante benedetto. Di fronte a me, c'era la bambina. E mi porgeva uno specchio.

Per la prima volta, mi guardai davvero: ero una giovane donna, bella e indossavo un abito che, nel riflesso dello specchio, era rosa. Rosa come l'amore. L'amore che avevo sempre respinto, per difendermi dal dolore. Ripulì il mio vestito dalla neve. E mentre lo facevo, la mia immagine diveniva più nitida, di una femminilità delicata e leggera. “Sono io” dissi alla bambina. “Sei tu” le dissi. Vidi sul petto della bambina un'ombra scura che, pian piano, scomparve. Respirai. Profondamente. Come non avevo fatto mai.

Era questo che avevo desiderato per tutta la vita: incontrarla. Incontrarmi. Lo seppi quando strinsi il suo corpo delicato. Le giurai che in quello stanzino scuro non ci saremmo rimaste più. Non avevamo più la tigre, ma eravamo in due. E in due si possono fare un sacco di cose: perfino edificare una nuova città. E io e lei avremmo scelto la più bella: la città del sole. E le rovine sarebbero state il ricordo di una poesia perduta, ma solo per essere ritrovata.

Il mondo ha bisogno di noi” dissi alla bambina, guardandola negli occhi profondi e pieni di coraggio. E la strinsi, finchè lei tornò lì, nel centro, dove tutto, in ogni momento, può iniziare. Persino la musica interrotta.

 

 

 


Id: 71062 Data: 28/05/2024 17:50:54

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Natalie Haynes, Lo sguardo di Medusa, recensione

Natalie Haynes, Lo sguardo di Medusa, recensione di Annalisa Scialpi

 

Nel suo romanzo, dedicato al mito di Medusa, l'autrice interpreta il mito, attraverso un linguaggio ironico, in maniera inedita. Siamo convinti che Perseo sia l'eroe del mito e che Medusa sia 'il mostro' da decapitare. Qual è la differenza tra eroismo e mostruosità? Può definirsi mostro una donna abbandonata, violata, accecata, umiliata, a cui siamo stati strappati i capelli per essere sostituiti con serpenti? E costretta, inoltre, a vivere isolata, nascosta in una grotta, privata delle gioie e degli affetti?

L'autrice esplora così la dimensione dell'abuso, che è quella, semmai, che crea mostri. E ribalta anche la faciloneria nel definire un eroe, di cui è pregna la stessa narrazione mitica. Perseo come sempliciotto viziato, privilegiato per essere figlio di Zeus è davvero uno shock per chi è abituato a vedere l'eroe in termini di coraggio titanico, di distruzione e di trofei conquistati.

E' Medusa, invece, la vera eroina del racconto. Medusa con la sua verità sotterranea. Medusa che, forse, sa del suo destino, ma non ci si sottrae (come il codardo Acrisio). Medusa che vede abortire sogni come i suoi capelli strappati. Medusa che conosce la vera Bellezza. Non quella di dee e di Nereidi e nemmeno della stolta Cassiopea che mette a repentaglio la vita di sua figlia, Andromeda. Medusa conosce la bellezza in quella che dei e mortali definiscono 'mostruosità'. La bellezza del pane appena sfornato da Steno e da Uriale, della roccia disintegrata perchè non la ferisse più. La bellezza del vedere comparire la paura, quella paura che è amore, nell'atteggiamento di due immortali, le sue sorelle, che temono per la sua fragilità e cambiano. Per lei. La Bellezza del sapersi sacrificare alle voglie di Poseidone per proteggere delle donne mortali dalla sua libidine cieca. La bellezza, persino, nel nascondere il suo dolore, affinchè le sue sorelle non soffrano.

E Medusa che, in fondo, vince in questa storia. Medusa che tiene gli occhi bendati per paura di pietrificare, almeno fino a quando Perseo non la decapiterà. Medusa che riesce a immaginare il dolore delle sue sorelle mentre seppelliscono il suo cadavere e i loro ruggiti inconsolabili. Medusa che è superiore persino alla meschina glacialità di Atena che decide, poi, di tenerla con sé, sul suo scudo, a consolare il suo esilio dalla sua stessa femminilità. Perchè Atena in fondo è Medusa. E la dea lo sa, anche se sfoggia la sua armatura possente su un corpo che sembra invulnerabile.

Non vince Perseo, in questa battaglia. Né Atena, né Poseidone, né le Nereidi, spodestate dalla sterile idea della loro bellezza. Vince l'umanità di chi, mostrando il proprio dolore, pietrifica. E Medusa pietrifica l'ipocrisia, il buon senso, pietrifica coloro che sono un riflesso degli appetiti, delle noie e delle menzogne degli dei, costretti a combattere contro la loro stessa vacua immortalità.

E sarà la morte di Medusa la vera immortalità. Avviluppata da alghe e da coralli, starà lì, negli abissi. Come a dire che la verità è nell'oscurità. Ben oltre rispetto a come viene ufficialmente bandita.


Id: 71053 Data: 27/05/2024 20:56:32

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Il potere delle lacrime

C'era una volta una vecchia, che viveva di ricordi. La sua casa era piena di cianfrusaglie di ogni tipo. Aveva persino chiamato un pittore per farsi fare un quadro nel quale erano rappresentati oggetti della sua casa e altri, perduti. In realtà, il pittore aveva così tanti oggetti da dipingere, che era riuscito solo a creare una sorta di quadro surrealistico, dal quale emergevano, soprattutto, delle bocche, a simboleggiare desideri inespressi e spigoli, a simboleggiare tutto ciò che l'aveva ostacolata nel corso della sua esistenza. L'aria, nella sua casa, era davvero irrespirabile. E la donna sembrava trascinarsi dietro tutto questo con grande sforzo, visto che aveva molti chili di troppo. Questo ingombro di cose la rendeva acida, sgradevole. Invidiava i più giovani e segretamente sognava di vivere la gioventù che non aveva potuto vivere.

Ma, un giorno, nella vasca da bagno, battè la testa mentre tentava, con sforzo, di adagiarvisi. Andò in un leggero stato d'incoscienza e sognò di cadere, nuda e leggera, in un 'cielo d'acqua' che l'avvolgeva come un velo di seta. La donna sentì una felicità inspiegabile e fatto ancor più strano, realizzò di aver battuto la testa. “Oh come vorrei sempre stare in questa beatitudine” disse. Senza più quei fardelli a cui mi aggrappo per paura di morire. Detto questo, si lasciò andare profondamente. Ora, non aveva più paura della morte. Approdò in un luogo, dove vide suo marito, il suo cane, un barboncino bianco, il gatto con cui aveva giocato quando era bambina. Era un posto dove, accanto a un grande lago, una creatura, certamente un maestro per la sua stazza imponente e il suo vestito bianco, la invitò ad immergersi. La donna provò imbarazzo per il suo corpo vecchio e pesante, ma diede la mano al maestro e scese nel lago. Mentre si immergeva, vide il quadro del pittore e gli oggetti della sua casa entrare nel lago con lei e svanire. Svanivano i serpenti, gli spigoli taglienti, le bocche che erano i suoi desideri, ma anche, ora vide, tutte le parole che l'avevano ferita. E lei scendeva, respirando come sulla terraferma. Ad un tratto, si accorse che il suo corpo era diventato leggerissimo e emergendo e guardando le sue braccia, vide che era tornata ragazza. Uscì dal lago e si specchiò. Non era più la stessa, ma una giovane donna bionda. Sapeva di aver attraversato una grande trasformazione e pianse. E capì che erano le sue lacrime sotterranee ad aver creato quel lago e ad averle permesso la rinascita. Quando lo pensò, vide dei frutti rossi su un albero e capì che erano mele, ma anche... Che erano lei! E lei era pure il lago, il maestro, quel paesaggio dolce e surreale. Capì che non sarebbe più tornata nella vita precedente. E lei stessa non voleva più un corpo grasso da vecchia, appesantito da fardelli inutili. Nella nuova vita avrebbe vissuto di più. Mangiato più gelati. Colto più fiori. Amato di più. Nella nuova vita, non avrebbe più conservato nulla.


Id: 71008 Data: 22/05/2024 08:52:47

*

Sul fiume dove non passasti

 

Sul fiume dove non passasti

si dipanano ancora ombre di foglie

 

Non sono morte,

sono utopie di carne credente;

ossimori inevitabili...

 

Sono il nervo del tempo

che lancia le sue note eterne.

 

Sul fiume dove non passasti

non vedesti

la mia orma di ghiaccio

 

intralciarti nel rosso di un intrigo,

infiammarti per quella fiamma,

che non ti seppe consacrare.


Id: 70951 Data: 16/05/2024 12:58:30

*

Così. T’amai

Ti amai per un momento,

intervallo infinito

in cui credetti possibile

balzarti nelle carni a precipizio.

 

Così. T'amai.

E divenni cauta

come colomba da voliera,

sentendo la ruggine della tua morbida gabbia

sfregare vogliosa e annaspante

sulla mie carni nude come il destino.

 

E così t'amai

 

e fu un momento

 

un doloroso punto

senza sospensioni

 

di quelli che tagliano

l'illusione dell'eternità.

 


Id: 70900 Data: 10/05/2024 23:02:27

*

Adieu

Adieu, scheletro d'uomo,

su cui tuttavia affilai la punta

degli stivali.

 

Moristi dove muore la foglia

con tutta la purezza della cenere

 

moristi

assai prima che esalasse la sorgente

l'acre sentore delle morte stagioni.

 

Adieu

e mi taglia lo spazio bianco,

come un sudario,

con le sue gocce di sangue vivo.

 

E mi lacera

non poterti nemmeno piangere

come fanno gli uccelli quando migrano

verso venti più caldi.


Id: 70899 Data: 10/05/2024 22:47:34

*

Mendicanti

 

I mendicanti non hanno fretta;

non hanno nessun posto dove andare,

perchè non c'è nessun posto

dove andare.

 

I mendicanti conservano

nelle braccia penzoloni

come pesanti remi

tutte le febbri e tutta la fame

che squarcia il ventre del mondo.

 

Per questo sono pesanti

e si muovono goffi

con la loro scatola di carne e d'ossa.

 

Vi portano tutti i Cristi del mondo,

fuggiti dalle chiese

e dall'ordine ipocrita

delle disumane città.


Id: 70875 Data: 07/05/2024 18:20:35

*

Foglie secche

 

Voglio ascoltare

solo

il rumore delle foglie secche,

 

il loro umile accartocciarsi

sull'ombelico del mondo,

 

perchè è così

che si rifà la sorte;

disfacendo

 

finchè risuoni il verde

dell'imperitura linfa

dal costato dei cieli

 

sempiterni

come il dissolversi continuo

dell'impressione della pietra.

 

Così

voglio adorare l'incenso

delle foglie morenti

esalando

nel loro canto terrestre,

padre

ti tutte le ebbrezze dei mondi.


Id: 70722 Data: 26/04/2024 11:34:10

*

Il cipresso

Di te intuisco

il segreto respiro,

le voci alle radici

del misterioso asilo.

 

Celebri la tua vittoria;

 

tra i respiri delle andate cose

t'innalzi,

 

restando

 

nudo come una casa

accesa da tremore.


Id: 70559 Data: 17/04/2024 10:09:33

*

Là m’attende

 

Resta di questo mare

il rosso patir della cernia,

un tempo viva.

 

Nell'inutile caos

la pietra più dura

lascia gusci di gamberi

sulla rena.

 

Là m'attende

una nave corsara;

ha l'alito di poti ubriachi

e la ferocia che disarciona ancore

nel mentre scioglie gli astri.


Id: 70558 Data: 17/04/2024 09:59:54

*

Resina rossa

Non era approdo

la tua carne verticale,

 

ma apnea.

 

Soffio al cuore.

 

Una luna sbriciolata

s'abbarbicò ai tuoi lombi

 

germogliò resina rossa

dalla nostra malattia.


Id: 70512 Data: 10/04/2024 11:52:29

*

Lei

Lei non era

una vergine buona

 

una vergine mite

 

una vergine tutta ascolto e comprensione

 

tutta santità e devozione

 

tutta latte e abnegazione;

 

l'angelo la prese

in una notte matta senza luna

e senza stelle

 

ma Lei

lo stesso generò il dio;

 

Lei

è mia madre.


Id: 70418 Data: 29/03/2024 07:31:58

*

Sognando

 

Sognando

Le parole son volate via,

schiuse in questa notte di mistero

che sboccia tra le mie verdi dita.

 

S'annotta anche il cuore,

come un ombrello su questo

planare d'aspirazioni

viola come uccelli...

 

E' meriggio,

ma sto sognando,

stretta nell'oasi

di questa gondola/bar.


Id: 70398 Data: 26/03/2024 10:40:56

*

Resurrezione

Il tronco mozzato

cascò sulla pietra

come un Cristo morente.

 

La radice s'abbuffò

di fango inerte;

conobbi il Tartaro

dal sangue dolciastro

sulle ossa decomposte.

 

Ma c'era un drago,

sotto quella mota

 

a sputar spirito e fuoco

sulla mia carne,

nuova di zecca.


Id: 70397 Data: 26/03/2024 10:39:53

*

Il toporagno

 

La mia rabbia è coccio, talvolta,

che taglia agli angoli della bocca

e sotto i miei piedi trama la terra

che mi nascose sempre agguati.

 

La riconciliazione è lenta,

come una lampada arrugginita

che ingoi il suo genio in nuvole

e spirali di denso fumo.

 

Sono ancora la bambina col dito in bocca,

scampata alle macerie,

che strappa la gonna alla donna

mentre attraversa gli anni come un toporagno

superstite di intonaci scrostati

e di mura sgangherate.


Id: 70347 Data: 20/03/2024 19:29:44

*

Ignara

 

Sono una donna strana,

una strana donna uccello

amica dei venti di tramontana

 

anche quando siedo sul divano,

il mio comodo divano d'acqua,

a ciondoloni sul giaciglio di una resa

 

- così sembra ai più'-

 

Talvolta plano sulle isole

sedotte e abbandonate

e cingo patti di alleanza coi fantasmi

per dire alla pietra

'risorgerà l'alba

sulle mura diseredate!'.

 

Certe notti vago nelle città

dormienti

e parlo coi pazzi

-gli unici in cui è rimasto

un sentore di verità-

 

o canto nenie ai bambini

e dico loro parole di luna

o semplicemente pattino

sul ghiaccio,

 

quel ghiaccio

che mi forava pure nelle estati

che, endovena, era la mia overdose,

mentre raccoglievo spighe stecchite

tra le tombe,

ignara della strada perduta.


Id: 70333 Data: 18/03/2024 19:14:03

*

Il mio Angelo

 

Ti sto cercando...

Oh, non tu, amore verde rapa,

tu servi solo come carne da fondamento

o scheletro d'anatomia

 

è l'angelo

che si è preso la tua sagoma minerale,

per farmi ascendere nel lago celestiale!

 

Io e l'angelo con la tua carne

come vestito,

che bella vittoria sul destino!

 

Quest'angelo lo fece una donna,

una donna libera e testarda

che dormiva sognando

il suo sogno più bello,

a rompicollo sull'orlo della notte.

 

Quest'angelo è dolceamaro

equilibrato come un pasto macrobiotico

o una sinfonia di Beethoven,

quest'angelo m'accende i cieli

con lo schiocco delle dita

 

ed io sono donna in tutte le corolle

accese di vie lattee,

un'icona che prende fuoco

come una torcia di lucciole.

 

Oh angelo, angelo, angelo,

c'è molto di carnale

in questo amore che danza con gli alberi

la verità delle foglie secche

 

belle come i tramonti che lasciano

una scia di sangue sul cielo,

come il nostro desiderio

nella vuota coppa, colma di noi.

 

C'è molto di sensuale

in questo trastullarci di segreti

bianchi come ciliegi in fiore,

saggi come allodole

 

questi segreti che hanno

il fiore del fuoco nelle radici

e se la ridono dei bianconigli

appesi alla mangiatoia del tempo.

 

Oh angelo, angelo, angelo!

Siamo dei

e il mondo ci esce dai lombi

mentre, ubriaco di me,

vuoti il Graal

e dici avremo una discendenza

di stelle,

 

là, sulla nuda brughiera

che ci fece da madre e testimone;

e noi, senz'acqua torbosa,

scivoleremo puri come vergini spighe.


Id: 70318 Data: 16/03/2024 19:38:47

*

Perchè Roma è così bella

E così partì. Nella notte. Sola con la sua valigia. “Così è partire” disse. E tese il suo agguato alla tristezza. Guardò dal finestrino del treno. Gocce di pioggia rigavano il vetro, alcune tornando indietro, creavano nodi improbabili, pronti a disfarsi al minimo soffio di vento. La luce nei vagoni che puzzavano di velluto rancido era un magro conforto per le sue ossa tenute strette per non cedere, nel cappotto nero che la vestiva come un accappatoio. La pioggia l'aveva rovinato. Troppe piogge. Le era restato solo mantenersi il cappello sulla testa. E andare avanti, donna e bambina. Più bambina che donna, perchè è così che si sbaraglia la morte.

“Posso?”. Un giovane profumato, con un cappotto blu e una valigetta grigia le si sedette di fronte, facendo di tutto per attirare l'attenzione. “Piove eh!” rincarò. “Già” rispose lei, con la solita formalità scialba da segretaria, che aveva appreso per sopravvivere alla civiltà. Sapeva di fumo lui, ma le piaceva. Il taglio all'indietro, coi capelli un po' lunghi, metteva in risalto il bell'ovale del viso. Gli occhi erano verdi, le ciglia curate, una barba sottile e altrettanto curata lo valorizzava.

“Va a Roma? Io sono un attore e...”.

Si udii il fischio del treno. La notte si mosse in esso.

“Cos'è che rende Roma tanto bella?” disse lei, d'un fiato.

“Non so. Forse è una città bella, perchè non si aspetta niente”.

Lui le piantò gli occhi dentro. Gli piaceva. Decisamente.

“ Per questo è la città degli artisti. E dei samurai, in fondo”

Lei gli lanciò un'occhiata interrogativa. Cambiò di nuovo la posizione delle gambe.

“ Il samurai vive concentrato nell'attimo. Lì è la sua vittoria”

Ancora silenzio.

“La sua vittoria sulla morte”.

Le luci si spensero. La gamba dell'uomo toccò il suo ginocchio. Si spinse più dentro. Era un sogno. Lei non sapeva dove stava andando. Lei e la solitudine. Lei e l'attore. E fu nel buio, nell'odore di uomo che le stava accanto che la vide, la sua solitudine. Stava disegnando a carboncino quella notte. Ed era felice. E quello che disegnava non significava assolutamente niente. Per questo era bello: il suo disegno non si aspettava niente. E lei era un legno fradicio e andava bene così. Poteva essere Pinocchio. O meno di un burattino. Poteva essere l'uomo che aveva di fronte, che la prese lì e nessuno può mai sapere quale magia incastrò i loro corpi in quell'amplesso incredibile. Fu come divorarsi sull'orlo della notte, col mare ruggente di sotto.

Tornò la notte intera, dopo. E per la prima volta lei ne udì la voce. E in essa mille voci. Il regno degli spiriti si riversava, come una marea, nel suo cuore. Si poteva impazzire, con tanta gioia nel cuore! Non si salutarono mai. Forse non si erano mai incontrati, quell'uomo e quella donna. Solo lei disse al capostazione, guardandolo negli occhi, una volta scesa a Termini:

“Sa perchè Roma è così bella?”.

E fu con quella domanda come unico bagaglio, che attraversò la via.


Id: 70289 Data: 11/03/2024 21:45:29

*

Haiku

 

S'alzano in volo aneliti, come uccelli;

sulla larga strada lascio catene.

Ho tempo per raccogliere calendule.


Id: 70238 Data: 05/03/2024 20:46:51

*

Haiku

 

Strada piena di luce,

infinito sussurra il bosco;

gli spiriti sanno la via.

 

 


Id: 70237 Data: 05/03/2024 20:46:31

*

Le nuvole danzano

 

Non ci sarà più quel mare,

quel fuoco clandestino

che brucia i piedi sulla sabbia,

 

le risate sceme

su tutto il niente

che ci passava intorno

e che chiamavano 'realtà'.

 

Non ci sarà

quella canzone che non cantai,

quel palpito di cui non seppi morire.

 

Oh...Mancai la mia trasfigurazione!

 

Non sapevo

che il cielo ha mani e piedi

 

e che le nuvole

danzano, danzano, danzano,

senza smettere mai...


Id: 70218 Data: 02/03/2024 19:44:37

*

Ponte arcobaleno

Crebbi come un divario

nella finta allegria di giorni

di plastica,

chiusa nella pagoda dei silenzi

come un'eresia,

una rosa inopportuna,

uno strappo sulla tela.

 

Scartata dal lusso della vita,

mi costruì isole remote

col rumore dei sogni

e dipinsi fiabe

dal sapore di malva.

 

Non sapevo

che una mano si muoveva

accanto alla mia

verde come i prati

chiara come i cieli,

immensa come gli oceani

 

e il fiore scartato

divenne

testata d'angolo,

ponte arcobaleno

sul castello

dell'eternità.


Id: 70153 Data: 23/02/2024 14:02:10

*

Mi sono persa

 

Mi sono persa

in un sorriso educato,

mentre la scimmia

vagava, spaiata,

tra i miei pensieri

bianchi.

 

Mi sono persa nelle pagine strappate

su cui il mondo fece orme di cenere

e fango,

cancellando l'allegria

dei miei desideri bambini.

 

Mi sono persa nella pelle troppo protetta,

nelle frasi coltivate nella serra anemica

delle corrotte cortesie

 

mi sono persa

mentre il vento soffiava

disperdendo la mia trama

in un deserto di ghiacci

e di fonde paure.

 

Nei miei nascondimenti,

le tenerezze celate in nidi d'ansia

di saggezze opportune,

affisse come steccati

attorno al parco proibito dell'amore.

 

Mi sono persa

per amare, forse,

ogni singolo pezzo di me,

 

 

perduto.


Id: 70149 Data: 22/02/2024 23:14:15

*

La mia casa

 

Cerco la mia casa,

la mia casa dalle porte verdi

e le finestre schiuse come occhi

o segreti, appena intuiti nel candore

di una tenda di trine.

 

Cerco la mia casa,

schizzata in qualche posto

in qualche angolo di paradiso perduto

che forse non conobbi mai,

gettata nel mondo senza ombrello

come una macchia di paura,

tra gente appena abbozzata

 

e rumori assordanti

e cose che non potevo capire.

 

Col tempo

ho dimenticato la mia casa

tenendo dentro il rumore

delle cose perdute

lì, nel mio dolore.

 

Eppure mi ritrovo,

come un segugio,

sempre,

tra gente estranea o che finge

di conoscermi

e lo dico solo al cielo,

a questo cielo nero di piaghe

e di fumi,

che cerco la mia casa

 

quella casa che forse

sta nascosta

in un vico senza nome,

in un vico dimenticato

nell'isola del pianto.


Id: 70140 Data: 21/02/2024 21:42:07

*

Ma tu lo stesso, venisti

Io ti chiamai

ma, ad un tratto,

venisti

e mi sembrasti troppo.

 

Mi stavo abituando

alla pastina alle sette di sera,

sentendomi vecchia all'improvviso,

piena di artriti dentro le vene.

 

Ma tu lo stesso, venisti.

Da dove prendevi la gioventù,

da quale tasca segreta

attingevi illusioni, ancora, a piene mani?

 

Troppo caldo il tuo fiato

sul mio collo,

allertò la fiamma.

 

Ti chiesi se sapevi contare i lividi.

Drenare le piogge.

Ammansire vulcani.

 

Tu non rispondesti.

 

Eri venuto,

per restare.


Id: 70139 Data: 21/02/2024 19:28:52

*

Ho scelto di morire

 

Sono morta molte volte,

alcune morti così atroci

che nemmeno le ricordo.

 

Ho visto la morte entrare

nelle tapparelle

e arrampicarsi alle mie fiabe

                                      bucate

 

io stessa

ho calpestato tombe,

facendomi formica

o talpa

o saltimbanco dell'istante

 

in bilico

 

tra matrone di marmo

e grottesche eredità.

 

Sono morta

in un battito di ciglia,

nei tanti no

che tagliano la pancia

e glissano sulla follia,

 

spezzata

 

come un Cristo

in agonia.

 

E cosi ho scelto,

di morire, morire, morire,

perchè la mia meta,

mio unico approdo!,

eri solo tu.


Id: 70137 Data: 21/02/2024 19:13:12

*

Come astro caduto

 

Sei scolorito troppo presto,

come astro caduto,

aperitivo già consumato

 

bevendo

la certezza dell'amore,

 

spezzando, violento vento,

tenere foglie

esangui di perchè.


Id: 70125 Data: 19/02/2024 22:23:49

*

Per sopravvivermi

 

La sete fluì

dai fianchi spaccati

della mia carne strappata.

 

Per sopravvivermi

mi feci carne nuova

da un cappotto

di parole.


Id: 70124 Data: 19/02/2024 21:44:49

*

Stammi dentro

Io e te,

senza muoverci,

mentre fuori il mondo

lasciava la sua scia

di rumori...

 

Stammi dentro

come il sole nelle acque,

dissi

 

e c'era il mare nel cielo

dei tuoi occhi

 

e coralli di nuvole

e vele

 

e laggiù

le mie estati,

e orizzonti mai neppure

sognati,

le pesche ancora buone

da mangiare.

 

'Stammi dentro'

e nulla

era scomparso.

 

A parte noi.


Id: 70116 Data: 18/02/2024 18:05:24

*

Luce antica su Roma

 

Quella notte

vidi una luce diversa

sulla città che a nessuna

assomiglia;

 

era una luce antica

di qualche luna dimenticata

in fondo ad un lampione,

tra le briciole del mondo

tutte lì, incastrate,

tra i suoi denti di basolato.


Id: 70115 Data: 18/02/2024 17:41:54

*

Come foglia accartocciata

 

Come foglia accartocciata,

dissanguai sulle spine

la bellezza perduta.


Id: 70086 Data: 13/02/2024 11:42:31

*

Tu resti

 

Tra il fango delle strade,

le pietre cadute,

tu resti

come nido d'inverno.

 

La pioggia dissolve,

come le cicche agli angoli

delle strade

e marciscono gli steli

tra le rive del sogno.

 

Tuttavia, tu resti,

edera avvinghiata

al tronco bucato,

con tutta la gravità delle linfe

di tutte le cadute stelle.


Id: 70079 Data: 12/02/2024 10:45:27

*

Il segreto

Venisti

come da terre remote,

portando con te

due occhi di mare.

 

Già s'accartocciava

il virgulto,

tra le parole marcite

in deserti

d'inutile attesa

e ottusa vacuità.

 

Ed io china

sui diseredati spazi,

spaiata come scarpa

senza strada...

 

E s'assembrarono regni,

pure;

qualcuno lo vidi risorto

tra le tue ciglia,

 

come un segreto.

 


Id: 70078 Data: 12/02/2024 07:16:01

*

Il segreto

Venisti

come da terre remote,

portando con te

due occhi di mare.

 

Già s'accartocciava

il virgulto,

tra le parole marcite

in deserti

d'inutile attesa

e ottusa vacuità.

 

Ed io china

sui diseredati spazi,

spaiata come scarpa

senza strada...

 

E s'assembrarono regni,

pure;

qualcuno lo vidi risorto,

tra le tue ciglia,

 

come un segreto.


Id: 70077 Data: 12/02/2024 07:10:33

*

Maschera

 

Fiore del marmo,

la maschera vanga tombe

nel teatro dell'anima.

 

Ha cuore d'assassino,

di silenzi lunghi

come fughe immense.

 

Maschera di pietra

e di tufi assordanti,

ora ti sto di fronte

nell'imeneo delle

lune brucianti...

 

Sarò lì,

fino al rombo

del tuo ultimo giorno.


Id: 70074 Data: 11/02/2024 20:13:35

*

Io non conosco poesia

Io non conosco poesia

oltre la fatica

del tuo tendine

che riempì

il mio quadro

della varianza

del cristallo.


Id: 70059 Data: 09/02/2024 19:15:15

*

Tra amare e non amare

 

Tra amare e non amare

passa una distanza,

bianca come un foglio

o una vertigine,

 

è il dolore

che rivolta deserti

e spinge la paura

fino agli ossimori

del seme.


Id: 70058 Data: 09/02/2024 18:13:40

*

Incontrarti

 

Incontrarti in una mattina

uguale a mille mattine,

coi postumi del desiderio

che scava gole nella notte.

 

Incontrarti e riconoscerti,

di svista, dalle mani

e sentire ancora i tuoi inferni

rombare nella carne

come mille uccelli, dopo

lo sparo.

 

Incontrarti e non raggiungerti

come la madre il figlio,

perchè l'amore a volte

è strada sterrata

e ogni sasso è un grumo

che taglia le vene.

 

Ma incontrarti

è stato come risorgere

da tutte le stelle dimenticate

nelle cantine remote del sangue.


Id: 70038 Data: 07/02/2024 20:14:41

*

Dubbio

Forse tu sei venuto

per narrare la storia

degli amori imperfetti,

 

come ancora acerbo

è l'amore che,

conficcato come lama

nel costato

 

lascia solo una scia

di sangue

 

e acqua.


Id: 70032 Data: 06/02/2024 18:57:06

*

E tu non sapesti annegare

 

Ti studiai come un'anatomista,

intingendo il pennino

nell'inchiostro del desiderio

e quando arrivai alla gola cava

che apriva baratri nella tua mente,

ebbi solo un attimo di sgomento

 

e tuttavia scrivevo la mia trama

e inarrestabile ti facevo un corpo nuovo

coi petali del mio amore

che credevo finestre

nel tuo sangue rappreso,

 

finchè il baratro grondò.

 

E tu non sapesti annegare.


Id: 70031 Data: 06/02/2024 18:35:14

*

Vuoto

 

A volte il vuoto m'atterra

come artigli d'aquila,

tra fiumi di fuliggini

d'illusioni d'approdo.

 

Mi sbatacchia la notte

coi suoi infrangibili nocchieri,

mentre fuori dalla finestra

il cielo mi prende la mano,

 

ungendomi dei suoi Olimpi

e delle steppe nascoste

tra le sue nuvole in volo.


Id: 70029 Data: 06/02/2024 18:16:06

*

Amiamoci

 

Amiamoci, che è tardi

e il cacciatore

sta per ritornare...

 

Puoi percorrere il solco sbavato

da una perenne scia di pianto?

 

Davvero puoi

glissare sui ghiacci,

sulle armonie spezzate

della mia carne senza resurrezione?

 

Domani il sole rimbalzerà

come un uovo nero

e la siccità prenderà radici

e fiori

con la sua mano venale.

 

Amiamoci,

amiamoci allora,

 

che è già tardi.


Id: 70008 Data: 04/02/2024 18:29:15

*

Forse morire è così

In certe sere, come questa,

il dolore mi mangia il cuore

come un amante crudele.

 

E tutto mi sembra assordante,

persino i passi

della solita gente.

 

Tunnel, le strade,

slittano a senso unico

verso la notte mannara

che non consola il cuore.

 

Forse morire è così.


Id: 69993 Data: 02/02/2024 19:50:30

*

E fui

 

Chi mi salvò

nella notte dei fantasmi,

mentre gridavo sul ponte?

 

Solitario il passo

calcava la prua

tra la vita e la morte.

 

Metà fantasma e metà donna,

tessevo sogni sfilacciati

con la luce antica dei segreti.

 

E fui grido,

eresia,

 

preda prescelta

dello stesso vortice di luce,

che mai mi limò le ali.

 

 


Id: 69981 Data: 01/02/2024 19:59:43

*

Come nuvola errante

 

Ti cercai nel profumo

delle mie estati divelte,

con tutto il furore

dei miei corsari all'assalto.

 

Intinsi le dita nel desiderio

per arrampicarmi ai solchi

delle tue notti fonde,

vestite del grigio

della tua autorità.

 

Ti amai di un amore

irrevocabile, mortale

 

e sanguinando sulla tua stessa

lama,

ti confusi ad amanti interdetti

stolti come il vizio e la penuria,

perchè restasse almeno carne,

di me.

 

Ti amai.

 

Come un'assetata,

una farfalla clandestina

nella Terra delle nevi,

con tutta la leggerezza e l'hubris

di un sacro sacrilegio.

 

Ma tu

 

non avevi flauto

per la mia canzone

e andai a dirla al vento,

folle

come nuvola

         errante.


Id: 69970 Data: 31/01/2024 17:17:12

*

La mia spina nella notte

 

Tu sei la mia spina

 

nella notte

 

 

 

che sanguina sulla fronte

 

nuda

 

del mio giardino divelto,

 

 

 

fino al naufragio.

 


Id: 69948 Data: 28/01/2024 15:24:02

*

Lassù

C'è neve,

ma lo stesso ruggisce

la mia leonessa.

 

Lassù, lassù, lassù

 

dove il tuo aroma

è il mio hallelujah,

 

dove il mio aroma

è la tua eucarestia.


Id: 69947 Data: 28/01/2024 15:21:32

*

Il seminatore

 

Misero nel pancake

le mie voglie

- giusto un assaggio -

dissero,

la glassa va in principio,

sulla torta nuziale.

 

Mi improvvisai orca

onnipotente,

trangugiai, vorace, gli attimi,

dardeggiando fiamme

sulle mie stelle consunte.

 

Il seminatore, però,

non era lontano;

svuotato di onnipotenza,

ubriaco e vivo a morire

 

mi pulì la bocca coi baci

dall'ignobile buon senso

con le sue tonnellate di reti

e di tombe marcite.


Id: 69922 Data: 25/01/2024 12:30:36

*

Tra le strade

 

Tra le strade coperte

di me

faccio sogni strani.

 

Pesco a un bivio,

arretro

tra le unghie laccate

di un bar.

 

Fermo momenti come occhi;

 

m'improvviso.


Id: 69913 Data: 23/01/2024 17:50:35

*

Ricordi

 

Spingersi tra i burroni,

senz'altra certezza che i dirupi,

i freni incerti,

 

un po' come sonnecchiare

nel solito bitume.


Id: 69912 Data: 23/01/2024 17:49:29

*

Società

 

Ci pensa la società,

diceva mio padre,

camminando sugli scheletri.


Id: 69903 Data: 22/01/2024 17:08:39

*

Poesia

 

Madama Poesia m'avvolge

talvolta come un caldo maglione...

 

Nell'abbraccio

disegna i miei seni, le braccia,

il caldo ventre...

 

dove tu

posi come un fiore;

 

sbocciando, sbocciando, sbocciando...


Id: 69894 Data: 21/01/2024 18:25:32

*

Senza titolo

Pensa se morissi,

pensa se morissi

pensa...

 

...se tornassi all'origine

del mondo

 

perchè così è;

il tuo piccone meglio

del fulmine di Zeus

 

molto meglio

dei marrons glacés

prima delle lische in gola

dei pranzi quotidiani.


Id: 69846 Data: 12/01/2024 22:43:41

*

Emozioni

 

Spesso sono un mare vasto

e le mie passioni danzano sulle onde

come tanti pesci d'argento.

 

Esistono poi giorni di mari

inutili e piatti,

dove il vino resta aggrumito

in calici di noia, sui fondali.

 

E giorni di turbolente tempeste

in cui Nettuno dispiega, dalle onde,

i suoi Ciclopi

e gelide ruggiscono le maree

su nudi scogli di perchè.

 

E poi giorni

in cui il mare si ferma

volentieri a prendere un caffè

sulle ringhiere

e per le strade si respira

un aroma salutare,

 

come di bambino appena nato

consegnato a un nuovo mondo

che respira

nella sua calda casa di tulle

e di balocchi.


Id: 69839 Data: 11/01/2024 17:51:08

*

Aria di periferia

Un giorno tutti i pezzi

andranno a posto,

come i lego,

la finestra nella casa,

l'auto nel cortile,

i bambini nei tratturi,

i lecca-lecca sulle bocche.

 

La voce è rassicurante

come quella dei preti la domenica

ma dentro, la ruggine sfrega

la sua lancinante verità.

 

Sono marcite le foglie d'autunno,

le foglie non nate,

i flash delle primavere accecate

sbiadite come foto in cantina.

 

Rimane un requiem,

un sottofondo di scomunica segreta

nella prassi del vivere al grigio,

opera alchemica inesistente,

 

come le nebbie che accartocciano

i polmoni delle periferie

in un'anomima gray air

che non importa a nessuno

di ripulire

di riscoprire.

 

Case in cui si tirano sogni

col la pinzetta

e il pianto assume languori glaciali,

il brodo

l'unico modo per dirsi

'gli avanzi non si buttano'.

 


Id: 69825 Data: 09/01/2024 18:10:01

*

Avaria

 

Un bar azzurro

bivaccato tra le cosce

di un pomeriggio rosa.

 

Ho esaurito le pillole

della felicità,

in simbiosi coi flaneurs

affondo nel losco fango

della mestizia.

 

La spada ha colpito;

la ruggine ha corroso

con le sue tonnellate

di miele marcito.

 

Affondo

in questo pomeriggio

come un ubriaco nel bicchiere,

i becchini stanno là,

appesi al campanile,

 

anche loro in avaria

di resurrezioni.


Id: 69822 Data: 08/01/2024 18:35:15

*

Raperonzolo

Oh Raperonzolo,

la strega si chiamava miss Angoscia

e aveva la faccia di bitume e gli occhi

giallo gatto.

 

Ti disse: non ti servono le caramelle,

io stessa ti succhierò come una morositas

e tu sarai la mia radice di liquirizia,

il mio mon cherì con cui addolcirmi le budella.

 

Così Raperonzolo fu preda delle cascaggini,

col tempo iniziò a balbettare,

perchè nessuno le aveva insegnato a parlare

e nonostante tutto, per qualche strano caso,

la fanciulla sapeva cantare.

 

Sotto di lei sfilavano formicai in processione

e zotici contadini con la falce in spalla

e Raperonzolo se ne stava impalata,

credendo che Angoscia fosse la sua vera madre,

assai più delle mura della prigione.

 

Col tempo camminò a quattro zampe

e la strega prese a mungerla

per vedere se aveva latte.

 

La fanciulla non si chiese

se fosse pietra o animale,

ma un giorno annusò qualcosa nell'aria

e al posto delle processioni

vide un bel principe biondo come quello

descritto da Saint-Exupery,

solo un po' meno giovane.

 

Oh!esclamò

e provò a parlare, ma le uscì solo un rantolo.

 

Oh, oh! Fece allora

e dalla sua ugola arrugginita

uscì un canto celestiale.

Si fermarono le formiche,

fiorirono gli anemoni,

le spine crearono una passerella

come per una sfilata di moda

e il principe, che sapeva di miele d'arancio,

giunse, impeccabile, alla torre,

aggrappato alla sua lunga treccia.

 

Cosa sei, dolce cagnolina, chiese

e Raperonzolo credette di poter essere

tutto quello che il principe avrebbe voluto,

perchè per la strega era stata uccello da voliera

e mucca da mungere e insetto.

 

Ma, nel momento della promessa

della fuga liberatoria,

la vecchia annusò l'inganno,

prima ancora che Raperonzolo

potesse scoprire di essere una donna.

 

Aiutata dal suo corvo, la condusse nel deserto

e la fanciulla partorì due cose rosa

che non assomigliavano a una pietra,

né a un insetto, né a uno stufato di rape.

 

Il principe disperò un po'

- ma non troppo-

ma poi giunse a un patteggiamento

con la strega:

le avrebbe concesso

un posto nel loro casolare

invece di marcire

in una casa di riposo

per vecchie streghe sole.

 

La strega ammiccò

e gli rispose ok,

e firmò l'accordo

in due copie.

 

Fu così che il principe

trovò Raperonzolo,

ma al contrario di quanto

aveva potuto immaginare,

lei aveva imparato

che era meglio

rimanere cane.

 

Così morse il principe

che tentò di avvicinarla

e lui se ne tornò mogio dalla strega

con cui fondò una Rsa

per principi e streghe in pensione.

 


Id: 69795 Data: 05/01/2024 22:50:16

*

Solo il fuoco

 

Non so a che gioco

stavamo giocando,

è che un filo, una vena,

un'arteria

è rimasta attaccata

al tuo cappello.

 

Oh, divino cavaliere!

Mi dicesti figlia, madre,

- forse sacra puttana -

e segretamente chiudesti

la cortina...

 

Ti passarono attorno

i rachitici, psicotici santi

e in te rimase una maniera,

un nodo, come un legamento

che ti fece arretrare da me.

 

Non so come mi dipingesti

  • forse, semplicemente,

    mi togliesti il fuoco -

e ridotta a madonna esangue

mi collocasti accanto ai tuoi santi.

 

Caddero tutti;

 

solo il fuoco, restò

a urlare nelle vene

della tua cripta di cenere.

 


Id: 69787 Data: 04/01/2024 19:10:41

*

La porta

Nella mia casa c'eri tu;

il nostro letto

di pesche intatte

dal tempo delle nevi.

 

La lampada

che custodì la porta,

aperta come vaso di luce;

 

e fu abracadabra,

verbo e carne

del tuo ritorno.


Id: 69777 Data: 03/01/2024 19:35:09

*

Reminiscenza

Uomini a elio

galleggiano sulle strade

tra fili di fibre ottiche,

attaccati al catrame,

pigiando crani su tasti.

 

Soffia, il vento, soffia

e porta via cassette di frutta

dai mercati,

tra gli occhi eretici

di gatti sbalorditi.

 

Certamente c'è stato un luogo

in cui sono stata umana

e questa reminiscenza

è già un traguardo;

 

una rosa dal bitume.


Id: 69776 Data: 03/01/2024 18:40:41

*

Natività

E poi finisce tutto,

così dicono,

pasta friabile i passi

e melma dentro le piaghe

dei mattoni

brulicante i miasmi

del peccato originale.

 

Gli amori trasformati

in delitti,

i sacchi di spazzatura

pieni d'ossa

lasciano scie di sangue;

sempre avare le corrispondenze.

 

I saltimbanchi delle idee

tengono in piedi il teatro giocattolo;

nelle gastronomie maxischermi

rifocillano con cronache di crimini

-casa dolce casa -

giusto per sentirsi a temperatura

ambiente,

mentre le mosche ronzano

e grazie al cielo! obnubilano

dell'horror vacui l'angoscia tremenda.

 

Cristo ha smesso di guarire paralitici,

ha finito gli sputi persino sugli avari

e se ne sta in letargo da tempo, sottovuoto

sull'altare lindo come sottana di suora.

 

Il presepe è crollato

sotto uova marcite e scatole di dixan;

 

e tuttavia dicono che un bambino,

laggiù, s'è mosso,

tra le macerie, ha finalmente pianto.


Id: 69769 Data: 02/01/2024 18:02:11

*

Notte

Notte,

quanto ancora le ombre fugaci

mi scaveranno dentro?

 

Un legno può marcire

in un'isola di spavento,

cadere col nido delle rabbie

 

ma io

son forse solo legno?

O materia da combustione

sventrata sull'isola dei ricordi?

 

Sono Apocalisse?

 

Notte,

sei chiodo sull'immagine

di chiodo

che mi fecero al Calvario,

storpiandomi giunture

strappandomi la carne

 

e se mi cadi nel ventre

come una luna nera

forse è così

che va la carità,

 

un po' come tornare

al liquido,

alla placenta del mondo,

 

un po'

come morire,

 

tornare all'osso

che schiude il passaggio.


Id: 69752 Data: 31/12/2023 19:58:32

*

Efesto

 

Ti ho cercato,

non c'eri mai,

impietrito nella tua dignità grottesca,

parata d'egoismo e di uccise qualità.

 

Ti ho cercato;

ogni amore uno strappo,

ferita senza sutura.

 

In una emorragia di giorni

ho camminato

sui miei spazi bianchi,

 

sempre in bilico di resurrezioni

 

sparso

come una rosa falciata

al gelo della tua misericordia assente.

 

Che resta, ora,

dei tuoi diavoli benedetti

dagli scheletri del mondo?

 

Resto io,

a lasciarti a tua madre.

 

E scusami, papà,

se ti rendo il marchio

del tuo fallimento.

 

Ora mi è padre

solo il fuoco

del mio destino.


Id: 69738 Data: 28/12/2023 19:21:52

*

Aria

Aria,

c'è forse qualcosa

di più puro?

 

Aria

e vola sulle parole,

acerbe come clessidre,

 

mi soccorre

giusto il frangente

di non esser posseduta. 

 


Id: 69726 Data: 27/12/2023 17:54:23

*

Antigone

Oh Antigone,

quel papà frusto

come il peccato originale,

tutta colpa pronta per l'inforno,

te lo portasti sulle spalle come un corpo di santo bagnato.

 

Era figlio del mercato,

del bene e del male

e tu non potesti farci niente .

 

Guarda che belli i tuoi quattro gioielli,

dicevi,

parlando dei tuoi fratelli,

ma lui stava bianco come uno stoccafisso,

immobile come un chiodo.

 

Caddero le estati

le primavere

tornarono le nevi

umide e fradice

e tu sempre col tuo peso

addosso,

un gatto nero che non volevi lasciare.

 

Coraggio, coraggio, dicevi,

ma poi ti spuntò un ghigno da demonio

e decidesti di fare la missionaria

e seppellire, sì, tuo fratello Polinice!

 

E così che si diventa credenti e missionari

e tu eri così stanca,

che preferisti la tomba

all'illusione di essere viva

per lavare ancora i calzini sporchi

di tuo padre,

di cenere nera.

 

Ora sei un'eroina,

annoverata nel ciclo dei ribelli mitici,

ma nessuno seppe mai

che, nella prigione tomba del re,

tu ci eri già stata,

aspettando tuo padre,

ogni giorno più morto.

 

Per te

fu solo questione

di cambio di location.


Id: 69629 Data: 11/12/2023 20:57:05

*

Oblio

 

Perchè nessuno si accorge di niente?

Non c'è danza, nelle strade,

a parte le foglie cadute

che cantano ninne nanne

come dolcetti di zafferano sulle strade grigie.

 

E' fiorita la rosa, dalla pietra...

 

Perchè nessuno si accorge di niente?

 

L'aria azzurra è un incantesimo

e la pioggia che cola dalla pergola

vestita di luci di Natale

è il riverbero

dei ruscelli delle foreste

pazzi sulla rossa terra esaltata

tra i nervi dei tronchi aggrovigliati...

 

Perchè nessuno si accorge di niente?

 

Stamattina ho incontrato un vecchio amante

ed è tornato l'usignolo con le sue primavere

mentre fiorivo come un rovo d'inverno,

pensando all'eternità dell'amore

alla gioia stupenda di essere vivi.

 

Ma nessuno si è accorto di niente.

 

Allora ho suonato il mio tamburo

nella mia casa rossa come una mela

e con le cellule in estasi ho danzato

il presente in quello che verrà,

il futuro già presente

 

in una gioia così pazza

da resuscitare le estati perdute

dalle rovine del cuore...

 

Poi, non mi è importato più nulla,

nemmeno della gente

che non si accorge di niente.

 

 

 


Id: 69620 Data: 10/12/2023 14:50:03

*

Come gli uccelli

Stamane sono preda del fuoco

e tu hai la stessa importanza

di un soffione incagliato nel lago d'inverno.

 

L'aria frizzante accende

il mio cuore sazio d'inferni

e quale inferno è più dolce

di quello che mi ubriaca di desiderio?

 

Vedi, ti ho messo in una nicchia,

tra gli artigli dei santi esangui

e non ho bisogno di venerare

le tue vecchie mani di peltro,

 

perchè il mio perno, oggi,

è lo stormo ubriaco di cielo,

queste gambe leggere che

volano nel vento,

questo cuore asciugato dal sole,

che ha pietà della sua follia

 

e m'imperla di brividi bianchi

come un velo nuziale.

 

Tieniti le mani,

le labbra avare,

il tuo egoismo d'uomo

e i pensieri da quattro soldi

come scheletri nelle cripte

dei tuoi giorni in avaria.

 

Oggi sono pazza come gli uccelli

e non ho bisogno

d'amare il fango.


Id: 69615 Data: 09/12/2023 20:23:47

*

Nuda come una stella

 

Non voglio mostrarmi,

stanotte,

voglio star nuda come una stella

o come radice di quercia

che divelle dalla terra

i nervi del mondo.

 

La regina dei ghiacci

è in piedi,

così bianca da far

abbrividir la terra,

l'erba, gli insetti!

 

Tribù indigene fanno

capolino nel suo Regno,

selvagge come i suoi sensi

acuminati dalle morti atroci

che scavarono tombe

nel suo cuore

e fosse, nel suo ventre.

 

Le si allungano le dita...

 

Ella è ora ramo, foglia, cielo

 

e splendente solitudine

che dirompe

dallo squarcio della notte.

 

Non voglio mostrarmi,

stanotte,

voglio star nuda

come una stella.


Id: 69602 Data: 07/12/2023 19:32:37

*

Quelli come me

Nei romanzi, quasi sempre,

l'eroe torna a casa,

suona un citofono

e magari ha in mano un souvenir;

un gadget del sexy shop

o la foto di papa Francesco

che fa moine a un moribondo.

 

Ma poi ci sono quelli

dalle rotture inossidabili

come i panini del Mc,

che perdono turbine per strada

e stanno come un insulto,

poltiglie di ghiaccio

agli angoli di pericolosi perchè.

 

Nessuno accenderà loro un fuoco,

al ritorno,

ed è un disastro

l'orgoglio,

quando l'ebrezza della libertà

vorrebbe costringerti

a strapparti la pelle

strapparti il passato

il Dna,

meticciato ormai col brivido

tagliente

dei tanti occhi aperti

su un mondo cieco.

 

Quelli come me,

tronfi come Messalina o Cleopatra,

hanno avuto amori al veleno

solo per il gusto

di resuscitare i lupi

dalle prodigiose alture del cuore.

 

Quelli come me

non hanno chiavi del paradiso

dove sprecare litri di camomilla

e non barattano

il ruggito con un falsetto di santo

solo per non vedere,

non sentire,

non vivere.

 

Non tornano,

quelli come me.

 

 


Id: 69593 Data: 05/12/2023 19:56:52

*

Una signora al bar

 

Oh dolce signora al bar,

dove hai lasciato il tuo ranocchio,

il tuo ranocchio verde, viscido

come l'acido tartarico sul fondo

di un rosè?

 

Il tuo pensiero disegna trame

incongruenti come un mosaico di Gaudì

mentre te ne stai annottata

come una spiga piegata

sull'idiozia della sabbia del mondo.

 

Oh dolce signora al bar,

uscita in ciabatte come una lungodegente

dalla corsia dei tuoi giorni nudi

come le scatole dopo natale,

chi ti mise pensieri retti

nelle tue vertebre

e frasi sensate in bocca

come bistecche di maiale?

 

Il ranocchio non era un principe,

ma solo un rovello;

un guscio d'uovo,

un playmobil.

Avvizzì col popolo dei padri

e a te non rimase

che la tua tisana fruttata.

 

E nessuno a dirti

che mai più

sarebbe diventata corpo

e sangue.


Id: 69587 Data: 04/12/2023 21:32:56

*

La fanciulla senza mani

 

Oh, fanciulla,

il diavolo non riuscì

a toglierti il tuo cappello di bambola

come quello delle zitelle alle messe serali

e tuttavia

una specie di cattiva stella

ti costrinse a tagliarti le mani,

per metterle sott'olio

accanto alle conserve.

 

E andasti avanti

come un manichino dei grandi magazzini

e tuo padre che aveva molto senso pratico

decise che era giusto comprarti anche i pattini

a rotelle,

perchè la meccanica può essere una sana abitudine.

 

E tu camminasti da nord a sud,

da est a ovest come in filodiffusione...

 

Oh, fanciulla senza mani!

Eri così pia

che ti ci voleva la bombola dell'ossigeno

e il maniglione antipanico

per le forti emozioni,

molto più che ai missionari,

così ti muovesti nel circondario

vuota come le tasche di tuo padre,

prima che accontentasse il diavolo.

Prima che ti tagliasse le mani.

 

Ma il re ti vide,

affamata come una lepre nel suo giardino

e poiché i re prendono quello che vogliono

per decreto divino,

ti prese come un pacco da regalo

con un piccolo difetto di fabbrica.

 

E tu ti muovesti nel castello

vuota come una barbie

o come il mondo prima del big-bang

o come il buco nell'ozono,

sempre onorando il re come tuo padre

o come il dio buono che gli diede vitto

e alloggio in cambio di due mani di inutile fanciulla.

 

Così, ricordando il fidanzatino di paese

come certe cose inconsistenti

che hanno tuttavia il pregio di emettere un bagliore

come le lucciole in estate,

chiamasti il diavolo

e quello disse: 'vediamo che si può fare'.

 

E siccome il diavolo gode molto

a confondere ciò che è già confuso dall'ordine,

ancora vagasti,

fino a una piccola cellula gestita alla maniera

di un centro estetico.

 

Avevi con te il tuo piccolo bruchino,

che avevi chiamato Addolorato

per non illuderlo sul destino.

 

E fu lì,

In quella dimora fungo nascosta nella neve

che ti crebbero le mani.

Ma il re riuscì a trovarti

e faceste una seconda cerimonia

sfarzosa come i matrimoni pugliesi,

poi egli fece alle tue vecchie mani

un'urna con un basilisco

per i giorni di noia,

 

e aprì un tiket office

e nella reggia museo

vennero tanti visitatori

da tutto il mondo

come ai Vaticani

 

e il re potè commuoversi

e spalare un po' il ghiaccio dal cuore

al ricordo dei vostri primi incontri,

persi in tempi ormai lontani

in cui tu

non avevi le mani.


Id: 69580 Data: 03/12/2023 22:03:34

*

Fame

Il solito frastuono,

sembra quasi musica

sullo strappo

del mio maglione rosso

scucito di sospetto.

 

Fuori

il pioppo e le sue potature

dentro

aroma di caffè

tra cosce jeansate e vetiver

 

che tentano adescamenti

 

o cercano risposte

se l'amore non sia

l'ennesimo

contratto di riproduzione

della fabbrica spietata

'homo sapiens'

 

un 'e vissero...'

alla glassa

in via di marcescenza,

un patto notturno

tra ipovedenti,

 

strappo su strappo,

 

un'amnesia...

 

La risacca non cancella

la scritta

'non toccare'

e bianco è il fossato

come mani di bambina.

 

Come la fame.

 

 

 


Id: 69577 Data: 03/12/2023 18:13:59

*

La luna gigante

 

Sembra già Natale

e oggi le lacrime volano via

sulle fontane in fioritura,

che sciabordano come un trionfo.

 

Anche il mare sfavilla

tra le rocce del cuore

e tu, come Venere, nasci

dalla spuma dei miei amori estinti,

sulla rena delle mie emozioni bucate.

 

Non c'eri tu

nel calendario dell'avvento,

eppure hai cambiato l'acqua in vino,

attraversando le mie pagine a forma di veliero.

 

E ora tu, cervo sacro,

scrivi il mio nome su questa luna gigante,

mentre nuoto tra i miei respiri,

per raggiungerti negli spazi di un nuovo brillio.

 

Nessun rancore tra le rose sfiorite,

perchè il sole ti cresce dal cuore

ed io vi affondo come una nuvola ebbra,

mentre con gli occhi inventi le mie ossa,

traendole dal mare con la tua rete di fiori.

 

Dove sei stato?

 

Oh io so che tu,

sì tu,

sei la mia luna gigante,

e posso offrirti il mio scheletro

che resusciti dalle radici degli olmi,

perchè sei tu la chiave della mia soglia verde.

 

Tu che sei la mia luna gigante,

oh sì, la mia luna gigante!

 

Misceli come vuoi gli spazi

tra le tue braccia da dio,

e insieme siamo lepri, lupi, volpi, poiane

o scuotiamo il terreno con la nostra

caccia al cinghiale

 

e il cinghiale è il nostro amore,

che ci aspetta con le fiabe interrotte

sulla spina dorsale della terra

che ci fece, che ci accoglie,

ora,

 

naufraghi ebbri caduti da una luna gigante

 

perchè tu,

tu sei

la mia luna gigante.


Id: 69529 Data: 23/11/2023 22:05:31

*

Rinascere

 

Rinascere, qui,

in questo mondo troppo vasto

con le sue gallerie nude,

sepolte in un obbligo di polvere e cemento.

 

Rinascere

perchè amore è zoccoli

tra sequoie di tenebra

e radici a brandelli di storie strappate,

un attraversamento in apnea

che cancella sogni con un colpo

di spugna.

 

Rinascere

dal ruggito di una nuova alba,

perchè si ripeta il miracolo

del pescatore d'oro

che riporti dal mare

il mio cuore intatto.

 

E lì rinascere,

per la luce che fiorisce i cieli,

per l'alloro voltato verso il dio

nell'ultima, bruciante resa dell'amore,

mentre s'assottiglia la palude

nel brillio di una luna nuova.

 

Rinascere

e lasciar andare

la camicia di dolore che fece

macchie d'unto sull'ebrezza della pelle,

chiara di gioventù.

 

E ancora,

eterna come gli angeli delle cattedrali,

quando la rabbia collassa

su steli di splendente fragilità

e tu dici il mio nome

di Città nascosta

spegnendo coi baci

il sapore di ruggine

che mi lasciasti addosso,

coi chiodi del tuo carnefice.

 

Rinascere perchè così

le creature mostruose del mondo

tornano alla terra

e dall'arca di una felicità

pura come un bambino,

le colombe portano ancora rami verdi

di illusioni lucenti come confetti nuziali.

 

Rinascere,

perchè è così

che si prende in giro la nostalgia

e le lingue della gente pia

serrate in circonvallazioni di veleni.

 

Rinascere,

come avvicinarsi

da dove

non siamo stati lontani,

mai.


Id: 69523 Data: 22/11/2023 17:48:17

*

Narciso

Narciso, dove hai perduto

le lacrime?

Il tuo ginocchio è un sasso

nella tua immobilità da dio

e senza dubbio fu l'effetto Pigmalione

a costringermi ad amarti.

 

Ade venne come un granchio

e mi strappò il cuore con le sue micidiali chele,

mentre tu ostentavi la tua armatura fittizia

piantata nell'illusione della gioventù.

 

Oh Narciso!

Girai e rigirai la cenere,

per darti sostanza,

finchè l'amore non bastò a tergerti,

come un bambino

e tuttavia non scomparve la maschera allegra

dietro cui nascondevi la morte.

 

Ti ricordo chino sulla tua ombra

come un soldato decaduto,

eretto solo il tuo palo provvisorio,

che tuttavia non scatenava il giubilo

dei corsari dei sensi,

perchè la paura ti teneva contratto

nelle dimore palustri del tuo spirito raffermo

e ti perdevi i profumi di mirto,

capaci di sciogliere il legamento

alla divina fune d'argento,

per spingerti in un bagno

di splendore e di eternità!

 

Narciso fatto d'acqua,

drammatico come un Cristo

sotto i ponti,

 

Narciso che non fioristi

mai dal fuoco,

e non sapesti il nome

delle ninfe

che raccolsero Amore dai fiumi...

 

Narciso che non sei

e diluisci nel paesaggio mai vissuto

come binario bagnato, dipinto

da un pittore mai nato

 

e tuttavia lasci un'ombra

nel santuario delle mie arterie

che abitasti,

con la tetra follia di un condannato

alle lande glaciali,

che non possiede chiave

per fuggire di là

e muore con i morti della terra

come una macchia nella divinità.

 

Narciso,

che ora sei lì,

affondato in quel lago

che ti chiamò,

ma di cui mai

conoscerai il nome.

 

 


Id: 69507 Data: 20/11/2023 18:27:03

*

La regina delle nevi

Non so cosa andò storto;

il latte acido o mi prese

lo stomaco

e affondai come un motore

arrugginito,

a precipizio da un terreno fradicio

come un velluto sfondato.

 

Fuori, gocce di neve,

germogli marciti su scogli

aguzzi come la noia

o la fame insaziata

potente come un drago

che brucia i paesaggi.

 

La regina delle nevi

aveva artigli e faccia viola

quando il suo sangue imbrattò

le lenzuola martoriate,

come in un duello.

 

Oh regina, regina!!!

 

Caddi da lei come una bambola

rotta,

donna già fatta all'ombra dei teschi

di sogni spezzati,

profondi come le tombe

dei figli senza nome.

 

Mi sdoppiai su un lido di dolore;

con spietata chirurgia estirpai

un cadavere di donna

dal mio io spellato come i rovi d'inverno.

 

Fui l'avatar e il suo contrario,

il forcipe e la chiave nascosta

in qualche limbo intatto.

 

Lontana, la regina,

nelle sue guglie di ghiaccio;

senza neanche sangue

per spostare una nuvola.

 


Id: 69497 Data: 18/11/2023 13:38:21

*

Il sonno di Biancaneve

 

Dormi, cara

dormi che le stelle passano,

dormi mentre il vento respira

tra le dita degli alberi guardiani

 

Dormi nel tuo bel mondo intatto,

nella solitudine del tuo segreto,

di quel limpido splendore che scorgesti,

quando il tuo amore fece d'oro le spighe

 

Dormi

sotto le volte delle bufere,

oltre la casa soffocata di fumo

che spezzò i fianchi alle tue stelle azzurre.

 

Dormi,

sulla preghiera scritta sulla conchiglia

in cui nascondesti la tua lacrima di seta

 

Dormi e sogna

il tuo giardino di rose,

il pilastro della scala lucente

che tante volte ti indicò l'uscita

dal tuo labirinto di spine.

 

Dormi

e resta con le estati dal sapore di sale,

fuor dalle vanghe crudeli

che insanguinarono i tuoi cieli di cobalto.

 

Dormi

e scorda

la finta acqua battesimale

che ti spense ancor prima

che tu potessi fiorire

come fuoco

 

Dormi sulle parole interrotte

della tua musica spezzata

 

Dormi

e vedrai la piuma

il quarzo rosa

incoronarti ancora,

quando ti sveglierai

 

e non sarai più stanca.

 

 

 

 

 

 


Id: 69477 Data: 15/11/2023 20:12:00

*

Eppure mai

 

Stavamo là

dove la baita mugghiava,

forte dei nostri inferni

 

io e te

 

nella tumultuosa elegia

della carne,

uliveti ardenti

a ricevere l'unzione...

 

Eppure mai ti dissi

'simile',

ma continuai a lasciar

traspirare i cieli

sulla ferita inferta

dal tuo pugnale;

 

colombe più bianche

corolle più piene

per il limpido trastullo

delle mie libellule d'oro.


Id: 69469 Data: 14/11/2023 20:44:02

*

Dove sono?

Dove sono?

Mi sono persa...

 

Persa in un ricordo d'alba,

cucita appena sul cuore

appena

l'attimo di evaporare

inconsistente

come

capricciosa nuvola...

 

Dove sono?

Il dolore è un rombo,

rombo di tuono sottopelle

scrosciante temporali inuditi.

 

Dove sono?

Persi i vecchi ritratti in bianco

e nero,

gli ovali perfetti

l'incarnato holliwoodiano...

 

La rabbia nel collo

come un assassino,

vomito

le mie parole perse

come tante stelle abbattute

dal tradimento e dalla banalità.

 

Soffia la cima tempestosa

nella foresta scura

di una notte lunga

come gli addii

che incisero varchi nel cuore.

 

Dove sono?

Aggrappata a un dipinto,

a ruderi che hanno il pane

della poesia

quello

che i corvi mi soffiarono via

con l'innocenza

mentre l'aratro delle idee

cancellava i miei passi

 

annullava

i sorrisi,

spaccandomi i denti.

 

Dove sono?

 

In nessun posto

o forse qui

a stendere l'ordito

di quel che resta

di me.


Id: 69444 Data: 09/11/2023 12:03:03

*

L’uomo di strada

 

Puzzi come una carogna

mentre, con unte mani,

porti alla bocca il tuo pane,

sporco di strada.

 

Soffiarono impetuosi venti,

grandine rossa ti oscurò il cuore,

prima di ritrovare l'ordito.

 

Ora, tra i campanacci

e le severe meridiane

osservi

e intanto sei dove volevi;

sotto le sottane bagnate

di dio.

 


Id: 69434 Data: 07/11/2023 17:25:42

*

Joel

Gli occhi bassi,

laminanti il vetro

di un dolore abissale

 

così, l'antico nome

che Joel aveva nei caratteri

rovesciò sulle strade,

senza nome.

 

Ma tu, dal lembo

più puro dello scarto

ruggente

traesti il dado.

 

Scacco matto!”

 

 


Id: 69433 Data: 07/11/2023 17:18:55

*

L’uomo della civiltà

Nei caffè confusi

dai deodoranti del mattino,

oppiacei dell'eterna inquietudine

che intasa i risvegli,

 

l'uomo della civiltà

cerca il piacere,

sorvegliato dalla città

di cemento

che para la crosta di quel 'male'

 

che abita le foreste fonde

e i torrenti anarchici del cuore

oscuro come le gole

nate dai terremoti che penetrano

i fianchi del mondo.

 

Goffo, appesantito

nel pastrano rattoppato

delle sue ovvie presunzioni

e delle mille sensate precauzioni,

con scampoli di sogni in poliestere

nelle tasche sdrucite,

l'uomo gira in tondo

tra le aiuole ben tosate

della città lungodegente

 

e mette lenti scure

per nascondere

l'immenso deserto

che gli consuma i giorni

col cuore.

 

 


Id: 69432 Data: 07/11/2023 17:05:27

*

Per il mio compleanno

Ecco il giorno,

il giorno delle farfalle

bianche, il giorno

delle farfalle fiorenti.

 

Ho messo l'abito

da sposa

e sto aspettando

il raggio sul sagrato

di una speranza verde.

 

Ha piovuto anche stanotte

e inquieti i succubi han danzato

la loro danza macabra.

 

Ho atteso.

 

Muta come una montagna,

gelata tra gli uragani

di nebbiosi pensieri,

che scuotevano le fondamenta

del mio stare.

 

Ho visto cecchini morali

tra finestre d'ombra

e lenze affondate in stagni

appestati

e pecore al macello

guidate da santi assassini

divorati da serpi intestine

e incendi

e capanne divelte

e mostruose omertà

macchiare di sangue

il ventre della Madre

e abortire figli

tra le corsie di un supermercato.

 

Ho visto.

 

Soffiare ancora venti

sulla soglia

e animali fuggire

da foreste in fiamme

e torrenti straripare

e monti franare.

 

Ho atteso.

 

Nel silenzio della lunga notte.

Nel silenzio dei vivi.

Nel silenzio della carne ferita.

 

E oggi,

per il mio compleanno,

ricevo in dono dagli dei

una nuova fetta d'Olimpo.


Id: 69420 Data: 06/11/2023 14:44:35

*

L’amante nascosto

 

Sei da qualche parte?

Nelle mie unghie rotte?

Sai metto ancora il maglione

arancio

di un vecchio amante perduto.

 

Sei lì?

 

Sei sull'intarsio di 'Delitto e castigo'?

Nell'occhio onnivoro

che scavò una tomba

alla mia verginità?

 

Oh... So che ci sei...

Smetti di giocare a nascondino!

 

Tra un poco arriverà la carrozza

e dovrò uscire dal ballo in maschera,

per vestirmi ancora di pioggia.

 

Ma tu

toglierai la maschera

quando verrai a farti un drink

nella mia scarpa di cristallo?


Id: 69393 Data: 02/11/2023 21:10:42

*

La grande festa

 

Un'altra giovinezza

solcherà i confini del mondo;

cieli azzurri e lievi

come le rive in estate,

 

balconi di rose e di zafferano...

 

Un'altra colomba

sorvolerà

la terra emersa

dalla baia del pianto.

 

Chiamerà stormi di colombe

dal giardino delle Esperidi.

 

Sarà grande festa.


Id: 69391 Data: 02/11/2023 20:10:55

*

Signora triste

 

Signora triste,

a che pensi?

C'è un luogo dove dorme

il tuo buon cuore

sotto la pallida maschera

di cera?

 

Trascorsero i Natali

e i luna park

e tu ti perdesti nei sogni

di zucchero filato,

duranti un giro di giostra.

 

Signora triste,

impagliata nella tua sedia,

chi ti scucì il sorriso?

Chi ti torse l'ali?

 

Ma tu, immobile,

sembra che non ascolti,

poi chini un poco il capo

e il fiore rosso che trema

sul tuo cappellino scuro

dice

che tu non sai...

 

.Intanto una lacrima è scesa

sulla tua maschera di cera,

lasciando un solco.

 


Id: 69363 Data: 30/10/2023 07:15:56

*

L’attesa di Euridice

Oggi i cieli colano

un biancore di latte

e la mia carne siderale volteggia

in spazi arcani come la Bellezza

 

dove la limpida luna

si getta nelle tenebre

per trarne perle rosse.

 

E' ancora lì, la mia passione,

perla mai sfiorita

su cui i miei mille cavalli tuonanti

varcano il vento e bucano la terra

su cui mai tramonta il sole.

 

Lì vive l'amore del mio cuore

che nascose per me,

dal tempo delle origini,

l'oro dei capelli nelle spighe gronde

e ogni pensiero nell'erba vergine e nuova

e il cuore nell'edera rossa come i pampini in autunno.

 

Sta lì, il mio amato

ad aspettarmi dove mugghiano

le cime più aspre,

i pascoli dei monti sacri,

dove egli ha preparato il giaciglio

alla sua sposa,

 

dura come il legno

o il melograno che rubò a Proserpina

e forgiò con l'oro nero della notte.

 

Vado...

Togliendomi la sabbia del mondo,

volando sul tappeto di nuda poesia

spinto dal canto di Orfeo.

 

Euridice

sono qua, ad aspettare,

di bere con te

questo latte appena munto

che odora di noi.


Id: 69362 Data: 30/10/2023 06:55:41

*

Bambina

 

Bambina, sedevo sfasciata

sotto un sole

che non arrivava mai;

un sole di cenere,

bieco come gli schiaffi

sul muso

o le bastonate improvvise

 

o quelle corse

che finivano sempre in addii;

piogge incessanti

che cancellavano la mia immagine

come neve al sole.

 

Arrivò poi la poesia

a fiorire fiori insperati,

un'hallelujah tra i greti del cuore,

sui miei piccoli piedi bagnati

come passeri spaventati.


Id: 69351 Data: 27/10/2023 18:23:59

*

Ho vissuto

Ho vissuto

Portami lì, tra le alghe marcite,

nella baita secca e maledetta

piena di umido e di vermi striscianti

oleosi nel miasma della tua lussuria.

 

Così, diedi le perle ai porci

e il diadema cadde nel fango

e nessuna perla fu salva.

 

Espiavo il peccato originale

inalando il tuo fetore di carogna,

mentre sentivo che i rancidi 'mea culpa'

svenivano nelle onde giallastre

come uova marcite,

in cui, con te, mi trascinavo

 

e tuttavia – genio dell'arte!-

eressi al Minotauro un monumento

sublime

come i cieli più puri

quando annotta il vergine tramonto

e le acque chiare parlano le lingue

degli angeli

salvati, con demoni, nella loro sublime,

ambigua androginia!

 

Oh mistero della notte!

Mistero dell'amore che giaci

nelle profondità decomposte

del mondo!

 

E se il tuo puzzo

mi si attaccò addosso

fu solo perchè crollassero

gli ultimi recinti borghesi

coi loro idoli in putrefazione

tra gli aromi da obitorio

 

e presa dall'estasi e dallo spavento,

la mia anima, liberata, dicesse:

ho vissuto, ho vissuto, ho vissuto!

 

Onnivora e sazia come l'onda cangiante

ruggente sugli scogli come una madonna ebbra.


Id: 69347 Data: 26/10/2023 18:23:40

*

La notte nella valle

 

La notte è uno squarcio

che spaventa i passeri della mente,

mentre le luci nella valle

planano, tremanti sentinelle

nella fitta nebbiolina.

 

La terra allora trema di segreti

e l'Anima, grande selvaggia,

sbuca coi suoi fauni rossi,

aggrovigliati alle radici dei rovi

e delle querce,

nell'aria umida e ambigua.

 

Unica certezza una casa

lassù, in collina;

faro rassicurante e remoto

tra i latrati che squarciano l'aria,

come ferite.


Id: 69329 Data: 24/10/2023 14:29:37

*

Quel che resta di te

 

Luci

e tu non ci sei,

smarrito negli occhi liquidi,

nella barba affilata

che mi punge il cuore.

 

Che te ne fai,

ora che hai morso

la sacra mantide

che tuttavia sanguinava il tango

dal tuo cuore sottovuoto?

 

Ora che hai ucciso

il gallo scarlatto

per due pompini da sagrestia?

 

Oh, terribile

il fuoco ferito dell'amore!

Un pugnale di ghiaccio,

implacabile,

che scortica i giorni,

fino al nervo d'acciaio!

 

Luci

mi tagliano al centro

non più del tuo suicidio,

fuor dalla divampante

eucarestia del mio amore.

 

Restano i tuoi occhi

ad olio, colanti,

la tua barba da mendico

e sangue

che non medica le piaghe.


Id: 69328 Data: 24/10/2023 14:21:40

*

Aria di rivoluzione

Il vecchio curato, ormai

impagliato sottobraccio a straniere,

contempla il ding dong

con sereno distacco,

come un santo beone,

mentre le cornacchie

han perso il piumaggio sul sagrato.

 

Anche i palazzi

hanno un poco vacillato

e la morte ha sussurrato

agli scheletri

una vecchia romanza

mai udita,

e quelli sono usciti nelle piazze

a ballare il rondò;

 

le piazze, grigie come pietre,

nude come scogli,

si son popolate come una movida!

 

E' il tempo è il tempo è il tempo

dicevano gli scheletri

battendo le falangi

con suono secco di nacchera

e i cannoni delle bombe, di lontano,

non riuscivano a frenare l'euforia.

 

Allora bambini han preso d'assedio

le scuole di cemento, come la Bastiglia,

e son tornati nei boschi ad ascoltare

le parole nascoste degli alberi

senza dirsi mai sazi del sapere

che solo vive in tutta quella linfa.


Id: 69323 Data: 23/10/2023 13:19:59

*

Destino

 

Nacqui già gravida

di grandi visioni

e scelsi la mia piccola casa

come un biscotto divino.

 

Selve, intorno,

e monti azzurri

dove i pensieri

partorivano l'indaco

e il rosa

coi tramonti, soffusi

da un'astrale nostalgia.

 

Misteri,

su cui indugiava

la tigre del cuore,

ammaliata da soavi e oscure

intimità.

 

Crebbi così,

spaiata da un comune destino,

coltivando il dolce ardore dei folli

nelle fughe,

nei tormenti del pensiero.

 

Il salice è ancora lì,

sotto la finestra

a rubare sogni alla luna

e a danzare al vento

l'infinito tremendo

che mi tiene il cuore.


Id: 69305 Data: 20/10/2023 08:56:42

*

Di lì

Mi manchi,

anche se potrebbe essere

una congettura

o un vizio

e tuttavia l'erba nuova

non cessa

di spargere il verde

nelle praterie sconnesse

che abiti,

col fauno e Pan,

geloso dio dei boschi.

 

Potrebbe essere rimasto,

fuori dalla folla urlante

negli inutili ingorghi

delle inutili merci,

un varco, uno strappo.

 

E' di lì

che il vento soffia il tuo ricordo

e questa volta

potrebbe essere una benedizione,

un amen!,

chissà...

 


Id: 69304 Data: 19/10/2023 21:04:12

*

Il ladro

 

Non so

quando si spense

la lampada di legno

sul comodino

che offriva alla stanza

una luce vasta e gialla.

 

Venne un ladro

e ancor prima

che fermentasse giorno,

gonfiò il cuore di paure

come un'arena.

 

Volò la lampada,

il dente da latte sul comodino;

volarono letti,

persino il tetto.

 

Non capii mai

chi aprii la finestra

in quella notte d'inverno.


Id: 69295 Data: 19/10/2023 07:35:17

*

Torneremo a danzare

Torneremo a danzare,

truccati di luci angeliche

come zingari divini.

 

Torneranno

le nostre dita a sfiorarsi,

fino alla genesi

delle nostre emozioni più pure.

 

Tornerà la platea

plaudente e franca

a vederci volare

nel firmamento

che nessuno ha visto mai

 

che noi conoscemmo

e di cui la nostra assenza

fu il varco necessario

verso infiniti più puri.


Id: 69287 Data: 18/10/2023 07:46:39

*

Facevamo l’amore

 

Facevamo l'amore

come nessuno fa più...

Facevamo l'amore con gli occhi,

coi movimenti delle ciglia,

dei pensieri appena intuiti,

lievi come libellule d'estate....

 

Facevamo l'amore

con le vene sulle mani,

che irrigavano millenni

di silenzi

solo

con un guizzo.

 

Facevamo l'amore nell'assenza

che non era mai assenza,

perchè l'album di vetro dell'aria

conserva ogni nostra memoria,

gesto, espressione, accordo

e disaccordo

 

e tu

non mi mancavi mai

anche quando

mi mancavi sempre.

 

Facevamo l'amore sempre

anche ora,

mentre tacciono le ore

e sembra

non esista

che questo silenzio

duro d'eternità.

 


Id: 69286 Data: 18/10/2023 07:18:31

*

Rimane il mare

 Cercare piccoli angoli di paradiso, i propri luoghi di pace e di ristoro, significa riuscire a vedere il mare sempre, anche in mezzo alle bombe della guerra e della violenza che assedia il mondo.  

 

Ecco questo piccolo paradiso;

lampade tra i gelsi,

sacchi di juta su vecchie panche

dove stendere sogni azzurri.

 

Ecco questo piccolo paradiso,

schermito dall'odio e dalla violenza,

dove turisti francesi intrecciano risate

come ceste di vimini attorno a un caffè.

 

Le foglie già s'imbarcano

verso lidi più lievi,

ma rimane il mare,

da questo piccolo paradiso.

 

Siamo già stati;

qui.


Id: 69269 Data: 16/10/2023 13:26:25

*

Non ti dissi addio

 

Non ti dissi addio,

che il tarlo mi aveva

già roso le parole,

coi denti mancanti.

 

Troppa umidità nella stanza,

dove mia madre teneva

il suo sacchetto di azzimi

sotto litri di polvere.

 

Non ti dissi addio;

non ti dissi

la mia verità

mentre mi trafiggevi gli istanti

come il sole su antico mosaico:

 

ero io, anche

l'antico mosaico

rotta decomposta

già trasudante

dalle bianche mani

del Calvario lo scarlatto.

 

Non ti dissi addio,

ma salii

in ginocchio,

tra sassi e chiodi

in cima

 

solo

 

per scorgerti;

 

ancora.


Id: 69268 Data: 16/10/2023 13:14:30

*

Vieni

Vieni,

stiamocene qui, stasera,

in questa piccola stanza,

in questa tiepida serata

che rifugge l'orrore della guerra!

 

Vieni,

riprendiamo la fiaba interrotta,

mentre me ne sto

indolente come un gatto,

avvinta al tuo petto

come a un destino.

 

Oppure chiamiamo

la regina delle nevi,

rendiamole le rose,

rifiorite dal canto della luna.

 

Vieni,

perchè tra queste lenzuola

siamo fragili come bambini

e possiamo rifare il mondo...

 

in una notte,

possiamo svanire...

 

o diventare lucciole

nel vasto oceano dell'Immensità.


Id: 69257 Data: 13/10/2023 19:38:18

*

In te

 

Desidero vederti

in questa chiara mattina

di ruggine,

tra i rumori sensati

e i sorrisi remoti nei caffè,

orfani di linfa.

 

Desidero immaginare

la tua pallida bocca,

le guance scavate

venire a me come un'epifania

bagnata dall'oro del tuo avvento.

 

Perchè nella monotonia

di questa ossessione d'amore

mi svuoto d'orpelli come un cipresso

e solo in te, in te, in te

la mia nuda carne

trova il suo approdo,

la sua casa

le sue ossa

 

la sua verità.


Id: 69244 Data: 12/10/2023 18:42:10

*

Non ti dissi ’torna

 

Non ti dissi 'torna',

che gli avi nomadi,

mia grande fortuna,

già chiusero gli steccati

dove, con le oche

e gli animali benedetti,

sorride ancora Innocenza.

 

Non ti dissi 'torna'

che il tuo pesante passo

mai contendere potrà

con l'insostenibile leggerezza dell'erba

che spande nel cuore

un canto arcano e verginale.

 

Non ti dissi 'torna',

ma pregai il passero

perchè m'insegnasse

il segreto della semplicità

che dà ali alla vita.

 

Il Graal è versato,

profanato dalla tua ignoranza,

ma il mio sogno

è ancor più limpido dell'acqua,

ruggente come il Fuoco

che tu non comprendesti,

non rubasti,

perdendo l'Immortalità.

 

Perciò ti dissi:

'Va

e impara a vivere,

se puoi'.

 

Fu poi la carità

a darmi scettro,

corona

e ali.

 


Id: 69235 Data: 11/10/2023 10:52:03

*

Il nuovo sole

Ecco il nuovo sole

che penetra le piaghe

e dalla foresta salva

la sua bambina abbandonata.

 

Il lupo aveva fauci cariate;

il lupo era un abbaglio.

 

La principessa ha note di diamante

ora, tra i capelli

e vola sulle sue lacrime,

tramutate in tante stelle del mattino.


Id: 69195 Data: 04/10/2023 10:48:48

*

Solo il fiume

 

Solo il fiume

Quando il cielo sarà chiaro

come fotografie d'estate

 

e il corpo vitreo

non avrà più buchi neri

e il cattivo e lo stupido

non feriranno più

la membrana del sentire,

 

il vuoto dei paesaggi deserti

sarà musica d'arpa;

 

torneranno le api

dal miele d'oro

e nuova, la terra,

germoglierà altari

senza più spine

né Cristi crocifissi.

 

Solo il fiume scorrerà

col suo letto d'istanti

di rose magnifiche e folli.


Id: 69185 Data: 02/10/2023 17:56:32

*

Lucciola errante

 

Liberami, liberami, liberami,

così mi chiedeva Madama Poesia;

sono stanca, toglimi

dalle bare ingessate!

 

Mi vidi vagare

tra relitti funerari

di aule e laboratori,

rigida come la morte

 

e caracollare

tra gli scheletri ghignanti

in una palude di razionalità.

 

Ora

ho le ciabatte della nonna,

ma entro nelle crepe

più umide e oscure

dove cresce una muffa rossa

illuminata da un sole diverso

di lucciola errante.


Id: 69180 Data: 02/10/2023 11:05:39

*

Attraversamento

 

Camminavo nelle strade

deserte della Lunigiana

con la mia torcia, sola,

a illuminare il mistero

che dalle cime cadeva

sulla notte ammantata

di stelle.

 

Cullata dai venti,

da tenui latrati,

indovinavo gli stretti

passaggi,

assai più dolci

dei tormentati giorni

nel tempestoso mare

che mi domandava l'innocenza

come pegno della verità.

 

Resto su quel ponte,

sulla soglia liminare

a cui la nostalgia corrose

i chiavistelli,

 

a domandarmi

la differenza

tra oblio

e rischio di naufragio...

 

Ma una stella

ha già scritto il mio passo

su un cielo di carta.


Id: 69142 Data: 27/09/2023 20:01:52

*

Innocenza perduta

 

Disillusi poi ci aggirammo

tra questi ampi tronchi;

nell'aria muschiata

non una carità di lembo

di seta

a frenare l'emorragia.

 

All'arena consegnammo

le ultime vene,

il sale,

il sangue ancora acerbo

di illusioni.

 

Vincenti,

ci aggiudicammo il premio

lucidità

come un trofeo di bronzo

in cambio del Graal

che, incauti, versammo

sulla fiaba bambina

che dava anima al mondo,

con l'innocenza del nostro amore

 


Id: 69141 Data: 27/09/2023 17:35:10

*

Un pomeriggio, in città

 

Quattro colombi, nobili guardiani,

sostano accanto a una panchina di dolore.

 

Alcuni incedono, guardinghi

tra foglie di platani

aperte come mani

nel meriggio surreale.

 

Radi, i rumori delle auto

cullano le imposte di legno

chiuse nei segreti

come monache in clausura

su una zuppa di un dio di latte.

 

Nella piazza le foglie perse

disegnano sciarade

sotto colate di cielo.

 

 


Id: 69123 Data: 25/09/2023 18:18:10

*

Dopo ogni pioggia

 

Il cielo ha sgranato

il suo rosario d'acqua

sui campi celebranti

la pesca miracolosa.

 

L'aria è una coperta azzurra;

da ulivi danzanti

s'eleva un alleluia

di legno e di terra.

 

Come spiga nuova

rinasce

la stupida illusione

che fece bianchi i denti

e fresche le pupille

di ignara gioventù.

 

Il mondo è nuovo

dopo ogni pioggia.

 

 

 


Id: 69122 Data: 25/09/2023 18:05:52

*

Immortalità

 

Un bacio,

dammene ancora,

non senti

quanto è futile la vita?

Quanto futili gli imperi?

 

Non ho altra lingua

che il fuoco

e i torrenti impetuosi

che l'ardore fece d'edera,

per arrampicarmi ai tuoi colli.

 

Perchè, fusa,

la nostra carne crea imperi

più alti dell'argilla

e i tuoi baci sono ponti

dove salpa l'Immortale.

 

E noi,

come naufraghi ebbri,

tra flutti e marosi

percorriamo, furenti,

la caligine dei sensi

nella nostra caccia al cinghiale,

 

finchè il miele non lo strema

e ce n'è ancora

e poi ancora

 

e lo Stige

e l'Elicona

non fanno più paura.


Id: 69095 Data: 22/09/2023 19:31:47

*

La pietra

 

Ti diedi una pietra

un giorno, dissi:

è un cuore,

ma decidi tu

se è un cuore di pietra

o una pietra sul cuore”.

 

La prendesti

come un amuleto

quasi proibito,

la infilasti nel marsupio

 

dimenticandola,

forse,

io che la colsi

nello Stige del furore

della gelosia d'amore

per battezzarla nel Lete

del mio cuore di pioggia.

 

Anch'io la dimenticai,

quando l'antica gloria

di un'alta natura

mi costrinse a voltare il passo.

 

Ma un pomeriggio

nel mio triste giardino

vidi l'agave sanguinare

fino in fondo al suo grosso

                         corpo verde.

 

La pietra stava là,

palpitante come il cuore

di un uccello ferito

a cui un mago malvagio

abbia reciso le ali.


Id: 69092 Data: 22/09/2023 18:50:19

*

Solo il solco

 

Siamo due stronzi,

avevi ragione.

 

Due stronzi

che si amavano

odiandosi,

che si odiavano

amandosi.

 

Nessuna verità,

oltre le nostre

contorte zolle

di carne.

 

Nessuna misericordia,

quando il vento

passò il rastrello.

 

Solo il solco

rimase

a sanguinare;

 

dal costato.


Id: 69080 Data: 21/09/2023 18:26:44

*

Il nervo della rosa

 

La stanza è inerte,

senza te,

sparso tra i ritratti,

le mie collane,

come un souvenir.

 

Resta la statua

di un dio invisibile,

fiera come l'argilla

o un presentimento

 

o il silenzio

quello

che osò scoprire

il nervo

della rosa.


Id: 69078 Data: 21/09/2023 18:03:38

*

Ancora Te Deum

 

Un passo dopo l'altro,

la rotaia non ha fretta

nel suo falsificare tragitti.

 

Restano panni appesi

sul balcone,

il sole sciolto

sulle corrose carni.

 

Da spume di mari lontani

arriva odore di mattanza.

 

Gli stessi, i cieli proibiti

sopra i Cristi compressi

negli ostensori.

 

Ancora 'Te deum'

rallentano il sangue

nelle vene.


Id: 69071 Data: 20/09/2023 17:17:05

*

La nostra poesia

 

La nostra poesia

non aveva parole,

pagine, capitoli,

occhiali da lettura.

 

Come pioggia sonante

nasceva da un formicaio,

dai nodi sulle mani,

dagli aghi di pino,

 

dalle squame sull'anima

che, repentine,

diluivano in volteggio

per lasciare

 

al nulla del mondo,

la sua vergine

bolla

di stupore.


Id: 69069 Data: 20/09/2023 17:00:52

*

Tra le tue braccia

 

Tra le tue braccia

svernava l'Olimpo

con tutti i Titani.

 

Pioggia nuova,

dai pori,

tappava i buchi

nella carne.

 

Non avevo scampo,

tra le tue braccia,

non mi restò

che naufragare.

 

 


Id: 69056 Data: 18/09/2023 18:09:36

*

Per vestirmi di te

Per vestirmi di te

ho dovuto

svestirmi del mondo.

 

Oggi

indosso il saio

e il cilicio

sono i tuoi occhi

di ruvida spuma

 

che mi trafiggono,

dentro,

d'una purezza di fango.


Id: 69055 Data: 18/09/2023 18:08:21

*

Rimase il vetro

Eravamo stolti,

ma falsi mai.

 

Il problema erano

i vetri sul cuore,

non le schegge,

ma quelli infrangibili;

 

serre,

dove morivano i tanti fiori.

 

E mai ne vidi di più belli.

 

Ma sul tuo cuore c'era calcare,

troppa pietra ferita

 

e falene

che mai videro sole.

 

Ti offrii in olocausto

la mia carne spezzata,

come una salvezza

 

ma rimase il vetro,

dannatamente a sfregare

sulla roccia.

 

Dio!!!!

 

Perchè non uscì

nemmeno sangue!!!


Id: 69027 Data: 14/09/2023 12:19:47

*

Ifigenia

 

Spacco il legno,

come vetro;

ho schegge nei pugni

che colano un sangue caldo...

 

Spacco il vetro

che la morale imbiancò

sopra gli abusi del potere.

 

Ho il ghigno di un demonio;

signori, permettetemi

di disturbare il vostro santo sonno!

 

Sono un mostro,

sono quella

che il mondo ha fatto di me,

strappandomi carne dall'anima.

 

Non vi piace lo spettacolo?

 

Perdonami, mammina cara,

se non ho la gonnarosatuttebalze

e se sul colletto a centrino

c'è muco e sangue e flemma

del mio vomito sul mondo.

 

Sono la follia

che s'incarnò nella crudeltà

di chi tentò di tramutarmi

in cannuccia di plastica.

 

C'è un cielo spettrale,

dietro me,

lo stesso cielo di ghiaccio

contro cui, bambina,

piangevo senza lacrime.

 

Avevo pallottole scariche

nella pistola giocattolo,

perchè qualcuno le aveva già usate

per uccidere me.

 

E perdonatemi

se non sono educata

e sbrodolo sul vostro mondo schiavo;

non ho più comprato gonnetuttebalze

e orribili giacche con colletti a centrino.

 

Ho il dolore, ora, come amico

da cui traggo una pasta nuova:

Perseo.

 

Lo sto facendo d'etere e stelle.

 

Fuori dal vetro,

solo il cielo infinito.


Id: 69021 Data: 13/09/2023 17:27:09

*

La nuova casa

 

Dall'azzurra finestra

contemplo i fiori dalle polpe

                                        rosse,

il vento bacia le corolle

ebbre di luce nuova.

 

Questa è la mia nuova casa:

massiccia sta su su travi pesanti,

adagiata su un letto di papaveri,

scudo contro le iene all'assalto del cuore.

 

Ho lasciato fantasmi, tra le macerie,

avvinti dalle loro stesse catene

e un canto sigilla il mio ritorno...

 

Il fiume che qui scorre

trasmuta il fango nel grano

di una vita nuova;

 

canta, nei pori

con le rondini

che mi prestano le ali.

 

Oggi sono nata,

qui.


Id: 68944 Data: 30/08/2023 13:56:09

*

Il leone

C'è un leone, nel mio cuore,

che ruggisce senza tregua.

 

Crinera d'oro e fiamma,

il leone ruggisce,

il leone mi chiama.

 

Allontanatevi da me,

spiriti fiacchi e indolenti,

voi irritate il mio leone!

 

Come può un leone

trasformarsi in trastullo

per prevedibili agnelli?

 

Il mio leone avanza fiero

nelle sterminate foreste dell'anima;

solo egli ama

la caccia

e il bagliore ardente;

 

perchè è specchio del sole,

il mio leone,

la polvere non può scalfirlo,

né la tormenta arrestarlo.

 

Dalle vette chiama

e gli rispondono gli alberi

e gli animali

e gli risponde il vento e il mare

 

e questo gli basta

sì, questo gli basta,

perchè è re del mio cuore,

il mio leone.


Id: 68926 Data: 26/08/2023 18:32:18

*

Il viaggio

 

Fendetti la bianca spuma

con la spada del mio nome.

 

Strappai il cordone a morsi,

fuori dal nero Graal,

io e il serpente.

 

Fuori,

a conquistarmi l'ossa

sul pietrisco

in una emorragia di giorni

e di sconnesse estati;

 

rifiutando latte acido

e sdrucciolevoli compassioni,

dissolsi menhir di ghiaccio

conficcati come Croci nel cuore;

 

e liberando il Cristo dalla pietra

sciolsi

l'antica maledizione

e andai,

 

cercando Danae,

Andromeda,

Medusa;

 

cercando me.


Id: 68924 Data: 26/08/2023 18:10:28

*

La mia follia

 

Un'insegna scrostata

buca

il solito motivetto

d'allegra brigata

nella cornice di plastica

di un lindo bar.

 

Monete di vuoti

stanno appese

nell'aria di elio.

 

La mia follia

beve la crepa,

sospesa

sulla tazza di un ginseng.


Id: 68898 Data: 21/08/2023 23:06:27

*

Da bambina

 

Da bambina

mi vidi morire, galleggiare

in una vasca senz'acqua

 

e non lo dissi

a nessuno, per timore

di svegliare il prete

che dormiva di sotto,

perchè io no,

non volevo

l'estrema unzione.

 

E così tra il popolo

delle galline fiere

come galli cedroni

tenni nascosta

la mia bambina

sotto montagne di noccioline

e le comprai un gatto,

che suo padre accoppò

con un colpo secco.

 

E la bambina dimenticò

i nomi delle cose

e credette che la sua vita

fosse

la sua bara di ceramica secca.

 

E poi, improvviso, lo sparo

-bum!

le disse del tempo

e lei riempì la vasca da bagno

con le sue lacrime

nere, nere, nere.


Id: 68881 Data: 18/08/2023 20:48:11

*

Una mattina di fine estate

Memorie strane

palpitavano nell'aria,

spettinate come foglie

di dracene;

 

spezzoni di vita contadina

e di amori infranti

s'aggrumavano

nell'aria rassegnata

di fine estate.

 

L'incertezza s'assembrava

nelle ossa come un vuoto

o un morto.

 

Intanto il turchese

diluiva i lutti familiari,

 

facendomi ombra densa

di sospetto

o forse solo

fuliggine tra gli alberi

escoriata

dalla fantasia di un d'io.


Id: 68872 Data: 17/08/2023 21:56:00

*

Ancora vengo a cercarti

Scola neve

il paesaggio d'estate.

 

Scolla le ossa delle case

dallo loro sedentarietà

di tufo.

 

Ho aperto i cancelli

per cercarti

nella siepe antica.

 

Le acque come allora.

Fragorose come pianti inaciditi.

 

Ancora vengo

a divorarti con la notte,

 

a cercarti

coi resti

della mia carne di cadavere

dimenticata.


Id: 68867 Data: 16/08/2023 17:54:18

*

Addii

 

Mi son strappata l'Anima

a pezzi,

 

Ogni addio uno squarcio,

ogni addio ghiaccio

sulla carne appesa.

 

Dove sono i miei bambini?

Dove sei tu

che mi parlavi la lingua bianca

del gelsomino?

 

E' passato il treno,

il treno di ferro,

il treno di ruggine

 

e l'Anima è finita

sulle rotaie;

è lei che inventa nenie

per chi parte

e non sa

se potrà tornare.


Id: 68866 Data: 16/08/2023 17:43:49

*

Il mio tempo

 

Sono già lì,

tra i marmi splendenti

le nuvole barocche,

le strade azzurre

 

eppure naufrago

in questo torpore,

più terribile dacchè

il tuo fuoco mi fece ali

e portò l'acqua alla foce

di questa caravella bizzarra,

pestata a pugni senza un perchè.

 

Oh Sibilla,

oh amante,

oh daimon,

lascia che io posi

le pietre grigie,

la nefasta eredità di Mara,

sul greto dei non vedenti

 

perchè, ora,

è giunto il mio tempo

 

ed io con te voglio danzare,

ed io con te voglio volare.


Id: 68857 Data: 15/08/2023 13:10:30

*

Quaggiù

 

Quaggiù

piangono i bambini;

han piedini sporchi,

il moccio fino al piccolo,

caldo petto.

 

Quaggiù

bruciano le nevi,

come le illusioni,

come i verdi velluti delle foglie

crocefisse dagli inverni.

 

Quaggiù

piange un dio

dal cuore di albero.

 

 


Id: 68850 Data: 14/08/2023 15:26:25

*

Due amanti al bar

Scrivere poesie all'aperto è un'esperienza visionaria di qualità diversa, rispetto allo scrivere 'chiusi in casa'. Un poeta sa bene che anche quest'ultima espressione non è esatta, appunto perchè il poeta, come lo sciamano, non è mai 'chiuso' in nessun luogo. Però, in Natura (anche la città, in fondo, è Natura) è davvero un'altra esperienza...

 

D'argento la luna sul petto.

 

La torta addentata

su una barca d'argento.

 

Tintinnano movenze

di verdi pensieri.

Impresse

su un tovagliolo di neve.


Id: 68846 Data: 13/08/2023 11:27:07

*

Mi dicesti, ’Vieni’

Mi dicesti, 'Vieni'.

 

Temetti le rose più rosse,

le rose rosse come il sangue,

le rosse rosse come l'oro

 

il nero

a gualcire la corona,

grondante come le notti

senza luna.

 

Mi dicesti vieni,

 

temetti il tuo odore di sandalo,

i tuoi respiri impressi, mischiati

al tuo odore di uomo.

 

Mi dicesti: danza;

il tuo corpo era troppo,

quasi senza giunture

m'avvolgeva

in uno sconosciuto bagno d'estasi;

 

fuoco

ogni tuo passo,

movimento,

respiro,

ogni tuo pensiero colmo

di desiderio, straripante

come un calice pieno.

 

Ancora osservo le rose

sulla tua finestra;

ora sono bianche

come un bagno d'aurora...

 

Ti prego chiamami,

chiamami ancora,

perchè questa volta,

verrò.


Id: 68835 Data: 11/08/2023 12:26:03

*

Da soli turgidi da Resilienza

La nostra è una società che sta crollando con tutti i suoi muri di cartongesso. E allora corre, afferra quello che può, sempre più violenta, indifferente, cieca. Vuota. E' una società che si trascina dietro le sue macerie e i suoi morti con lo stoicismo di una mucca da pascolo che veda crollare il mondo, ma pensa solo a brucare la sua erba.
Non ci credo che ci siano ancora cattedre nelle scuole, istituzioni inumane come le carceri, 'rifiuti umani' accasciati tra i palazzoni delle metropoli. C'è chi continua a lagnarsi, a 'pretendere' che la società gli dia 'il suo'. Ma la società non è fatta per elargire premi. La società si fonda sulla paura degli uomini e sulla loro conseguente sottomissione alle regole stabilite dal sistema. La società decide cosa ti deve piacere, come ti devi vestire, cosa devi consumare (possibilmente tutto quello che è possibile), come ti devi 'sfogare', quanto devi dormire o quando 'andare in ferie', a cosa devi ambire. La società fa in modo di creare persone 'devianti' perchè ne ha bisogno per sostenere il suo apparato giuridico. La società approva la somministrazione di cibi tossici, di cui il mercato è saturo, perchè questo significa tenere in piedi il sistema sanitario. La società o meglio, il sistema che regge la società, ha bisogno di sudditi. E la morale è il grande strumento attraverso il quale attua i suoi propositi.
Resilienza è la storia poetica di una ribellione. Una ribellione che non passa attraverso rivolte in piazza (anche quelle funzionali al sistema), ma attraverso l'ascolto dell'anima, attraverso la rivoluzione silenziosa della coscienza che diviene desiderio di donare nuove visioni. Ricerca della voce più autentica. Missione dell'anima. Perchè l'Anima individuale è unicamente a servizio dell'Anima del Mondo. Della Natura. E non lo fa aspettandosi il plauso di improvvisate giurie. Lo fa in silenzio. Facendosi parola che traduce il suono della Madre, da cui ogni cosa origina e deve tornare.
 
Da soli turgidi
Sentire, nudo, il giorno.
 
Il sole falcia le strade
tra occhi annegati,
accasciati nelle retrovie.
 
Occhi iniettati di sangue.
 
Sputare il marcio mille volte,
senza espellerlo mai.
 
Il ferro della metro
sferraglia nel midollo
di una pesantezza che uccide.
Lenta.
Si mescola ai fiati.
 
Eppure c'è colore,
nel giorno.
 
Da soli turgidi
calano colombe
sullo sfacelo di un mondo
dannato di potere,
 
dicono
 
la pace è dentro te.
Annalisa Scialpi


Id: 68828 Data: 10/08/2023 10:42:35

*

Bellezza

Cosa avevi di tanto speciale?

Il naso, il muscolo, la spalla?

Il passo?

 

Forse era questa

la semplice bellezza

che trasudava dai tuoi pori;

 

essere irreale,

come fiore d'eternità.


Id: 68818 Data: 09/08/2023 17:21:12

*

Una mattina al bar

Il giallo mi turba,
oggi,
come la noia,
vecchia strega
nuda d'asfalti.
 
Cade il corpo,
simulacro di carne.
 
Il Caos primordiale
ha sapore di lattine agli angoli
e fiumi di piscio
e cicche nelle piante.
 
La gioia è provvisoria
come uno sbuffo di calce
e le chiacchiere inutili
lasciano, tuttavia,
un aroma nel vento;
 
scoprono la luce
di altri ventricoli lunari.
 


Id: 68812 Data: 08/08/2023 17:38:37

*

Se pure la rabbia muore

 

Se pure la rabbia muore

che ci resterà?

 

In tondo girano le anatre,

sgrullano cattivi pensieri.

 

Un piccione caga

sul monumento dei caduti.

 

Il sole è una spada;

dove prima pascolavano

pecore chete

ora si trascinano i morti

col carrello della spesa

e i sorrisi candeggiati.

 

Anche il prete ha smesso

di farsi le seghe

e la vecchia chiesa se ne

sta, nuda

come una sposa storta.


Id: 68792 Data: 05/08/2023 23:08:30

*

Trionfo

Ho lasciato la rabbia

su un teschio, vuoto

di perchè.

 

Nessuno a trainarmi cicatrici

oltre il mio mare.

 

La porta era lì,

semprevergine di fuoco,

nel desiderio irto, scosceso

 

che tinge sulla bocca

del trionfo, il sale.


Id: 68788 Data: 04/08/2023 14:38:17

*

Ti dissi mio

 Il Caos si fece fermo.

Scintillarono le Esperidi.

Nell'abbaglio dei tuoi occhi

di sodalite

ti dissi mio.

 

E non per vizio

che già, il sole,

tagliato aveva

le mie reti.

 

Ti dissi mio

ma non volli immaginare

bare di pareti

e cappi d'abbracci.

 

Ti dissi mio

nella lingua del mare

che lambisce,

necessaria,

la conchiglia della bruma.

 

In silenzio,

ti dissi mio

perchè tu

potessi tornare.


Id: 68781 Data: 03/08/2023 18:41:48

*

Hybris

Volli darti gambe

braccia

cuore

di carne

e non come Geppetto

 

e Demetra ferita, vagai

senza fuochi d'accendere,

Madonna nera

più nera della notte nera,

tra pensieri vaganti come

emorragie

e carrozze vuote

e cavalli che ormai

non trainano più.

 

Cercai di tingerti le guance

col rosso d'uovo del sole,

ma i raggi, violenti,

trafissero la mia hybris

 

trafissero

l'inesperta mia carne annegata

nel tuo cadavere vuoto.


Id: 68755 Data: 31/07/2023 14:17:47

*

Improvviso

 

Come cosa lasciata

improvviso

riaffiori,

 

banchetto azzimo

e sazio

di gelsi proibiti.

 

Una volpe spia

da un cesto;

sulla bocca il sangue

di melagrana mancata.


Id: 68753 Data: 31/07/2023 08:47:20

*

Indugiando invano

Ieri ero in giro

tra casette belle come presepi;

ringhiere lucido vernice

rossa come i tulipani

o le promesse delle fate buone.

 

Ecco, ora metto un vestito

bianco, rosso, nero

per rubare ai villeggianti

un po' di frescura estiva

o di decorosa indulgenza,

tra i carretti delle angurie

e le tabaccherie coi souvenir.

 

Incauta...

 

La morte ringhiava

dietro l'angolo,

appena a un passo dalla svolta...

 

Anche oggi ho perso un lobo,

un occhio, una lisca,

anche oggi ho regalato un osso

al mio amante

nero nero nero

che sgretola ogni fiaba

con le sue chele da violinista.


Id: 68740 Data: 28/07/2023 18:10:24

*

Opaca luna

Il tempo oggi ha slargato

le sue redini di misericordia
sui cactus; sulle aloe
torturate dal sole;
sulle primule avvizzite
sotto i suoi capricci:

Io siedo inerte come una sposa

nello stupore verginale

della casa e i suoi ammennicoli,

ammaliata dal tic-tac dell'orologio,

buon compagno degli operosi

e degli uomini d'affari.

 

Ma 'è un ragno

che sporca la tappezzeria

con la sua pallina di sterco

e nonostante il voto di verginità

della mobilia quasi ancora

avvolta nel cellophane,

 

lascia una scia di spavento e di orrore;

improvvisamente fa saltare pagliacci

macabri

da scatole immaginarie

e rende ridicolo il fallace candore,

vano il vento dell'oblio!

 

Il dio dell'oggettività delle cose

striscia nudo in cantina

coi suoi uncini, le costole rotte,

 

e a me non resta che danzare,

ancora,

la mia macabra danza sotto

questa luna opaca che, tuttavia,

sbiancaglia riflessi d'oro

oltre la vana fuga

che gli altri chiamano vita.


Id: 68736 Data: 27/07/2023 12:48:30

*

Baratto

 

Ho immolato i miei denti

per un quartino 00.

 

Il dente del giudizio

mi fa male,

dice che non c'è niente

da imparare.

 

I molari barcollanti

come Madonne in processione...

 

Ossigeno, ossigeno, ossigeno!

 

Quelli della congrega

mi spiano dalle teche d'osso,

dicono

che ho ballato troppo stanotte

coi miei denti;

 

li avevo immolati

per un quartino di buone maniere

e di buona educazione

ed ora che questa torrida estate

brucia registri e galatei

 

anche i miei denti

han preso a ballare,

anche i miei denti

han preso a ballare.

 


Id: 68732 Data: 26/07/2023 11:14:07

*

Sconosciuta luna

Che fai lì, sconosciuta e sola,

dolce luna?

 

Quanti tra coloro

che ti dipinsero in tele

o tra i versi

compresero il tuo esilio?

 

O forse sei una dea

gelida e indifferente

e il tuo bagliore

solo un ornamento,

per questa umanità

distratta?

 

 Dove sono le tue fiabe?

 

In che punto

del tuo argenteo ventre

nascondi i sogni

degli amanti dispersi?

 

Ma tu non rispondi

e in questa notte taci

e pure il tuo alone

di mistero

sembra fuggito via.

 

Forse gli uomini

non t'invocano più

e tu resti lì

come un'inutile scala

di luce

nel vasto e muto cielo.


Id: 68731 Data: 26/07/2023 10:50:59

*

Lo scorpione

 

Ti scoperesti il mondo intero,

pur di tener ben sepolto,

nel fango, tuo eletto tutore,

il dolore

che strazia coi tuoi crimini la notte.

 

E tuttavia i piaceri furtivi

che spiasti con la coda dell'occhio

ingordo,

-coda caprina della tua miseria-,

sputtanavano il nero abisso,

il verme torturato dalla sete.

 

Invidio le pietà di marmo,

le pietà dal volto cheto

e le mammelle innocenti,

perchè m'unsi di veleno

quando tentai di amarti,

non sapevo

di allattare uno scorpione

nella fossa.


Id: 68727 Data: 24/07/2023 17:39:35

*

Vuoto

 

A volte spio

le case avvolte

nella luce cilestrina

della sera.

 

Le invidiavo, un tempo,

immaginando respiri caldi,

un non so che di intimità.

 

Ora mi sembrano

scatole di nude illusioni,

 

vuote come la mia testa,

affissa nel vuoto

di una notte infinita.

 


Id: 68718 Data: 23/07/2023 12:59:12

*

Lo strappo

Fa caldo.

L'armadio sbuffa

sudori oppiacei.

 

E tu,

magro come un moribondo,

emergi dall'anta

nella tua verde agonia.

 

Il bosco, ieri, era tranquillo,

quasi un giardino

o un anonimo floreale.

 

Fu lo strappo

a disegnarmi dentro selve,

a marchiar di fiamma viva

questo legno meridionale.


Id: 68714 Data: 22/07/2023 20:16:08

*

Punto d’origine

 Incontrarti,

dove finisce il confine tra i mondi;

purezza di cristallo,

i tuoi occhi parlano

la lingua del diamante.

 

Generammo il figlio

dalla notte.

 

Generammo il figlio dai silenziosi

controsensi

nei quali restammo

in rivoltosa preghiera

solo

col lume della fede.

 

E ora i nostri amplessi

sono l'accordo,

il punto d'origine

da cui derisi, risalimmo

le aspre scogliere dell'essere.


Id: 68709 Data: 21/07/2023 13:23:19

*

Oro

Quando diventerai reale

soffierò sui tuoi fantasmi

ed essi voleranno come farfalle.

 

Ogni farfalla

un desiderio bianco,

ogni farfalla

una promessa di neve.

 

Quando diventerai reale
lascerai la tua statua
                   pesante
di parole non dette;

e semplice vaso, tramuterai
le perle delle lacrime
mai piante
in oro,
come la pioggia di un dio.

Perchè questo saremo,

amor mio,

quando diventerai reale;

 

oro.


Id: 68705 Data: 20/07/2023 11:50:30

*

Mille anni

Mille anni

 

Mille anni a cercarti,

immobile sullo stelo

come una fata ostinata.

 

Mille anni

a sanguinare linfa verde

e piangere lacrime esangui.

 

Mille anni

di silenzio degli dei.

 

A chiamarti senza voce,

a chiamarti col silenzio.

 

Mille anni

e poi mille, ancora,

a germogliarti nell'invisibile,

 

tu che sempre vivi

 

fuori

 

e dentro me.


Id: 68664 Data: 10/07/2023 13:17:38

*

Dall’altro confine

 

La sabbia, oggi, ha nascosto

il mio grido;

lontano, tacciono i marosi.

 

Mi ricorda la pioggia

l'azzurro mite,

la ruggine delle troppe assenze

sfiorite con gli oleandri d'estate.

 

Domani parlerò al sole,

allargherò le maglie al giorno

come reti

e porterò canestri di pesci nuovi...

 

Dall'altro confine ancorerò

ancora radici,

fiorendo canzoni d'acqua.


Id: 68632 Data: 03/07/2023 17:28:33

*

Fermo immagine

Come in un fermo immagine

Zeus ci divise:

tu, mia vena

io, tuo sangue e fiamma...

 

Fermo immagine

tu

rimanesti a due passi

dalla porta

col tuo pane duro.

 

Fermo immagine

ereditai da mia nonna

la paresi per amore.

 

Il mondo si dilatò

fuori dal mio controllo

come nuda corsia d'ospedale.

 

Fermo, il mare,

 

Ferme, le estati.

 

Fermo, il grido.

 

Fermo immagine,

se non fosse per le dita

che ti infilai dentro

prima che il mondo

mi strappasse il cuore

 

e ti strappasse il tempo,

per tornare.


Id: 68612 Data: 30/06/2023 09:34:33

*

Sogno

Stamattina avvertivo una grande pesantezza. Mi sono ricordata che la vita è sogno, pura apparizione. Gioco delle immagini che svaniscono l'una nell'altra... Sentivo Orfeo cercarmi nell'Ade. Ed ero anche Psiche nel regno di Proserpina, alla ricerca dell'unguento dell'eterna gioventù... Ah, l'unguento.... L'unguento capace di riparare le ferite dell'anima, di sciogliere la pesantezza, la rigidità. Perchè la pesantezza e la rigidità avvertono della morte, sono i suoi araldi. Lì, nel mondo di Ade, ho incontrato Proserpina, le ho chiesto di narrarmi una storia e lei ha invitato Orfeo, il cantore per eccellenza. Il cantore in-cantatore. Freud diceva che i sogni sono la via maestra verso l'inconscio... Ma, in realtà, essi sono la fune d'oro dell'anima...
 
Sogno
Ho dormito per sognarti,
oh sì, ho dormito per sognarti.
 
Tutti intorno fingevano,
fingevano di essere svegli.
 
Ma io dormivo per sognare te,
sì io dormivo per sognare te.
 
Sognavo di prenderti in braccio,
io e te, insieme nell'isola blu.
 
E sognavo ancor più
perchè sentivo
che tu mi stavi sognando...
 
E questo era il nostro segreto,
il nostro sogno più antico delle stelle,
più antico della notte.
 
Un sogno che porta via
i sogni piccoli
e fa splendere solo noi.
 
Ed io dormirò,
fino a quando mi sveglierai.
 
E allora avrò avuto tempo,
sì, avrò avuto tempo
per inventare un mondo attorno a noi;
cavalli, cani, gatti, alberi e giardini...
 
...Immensi giardini,
dove giocheremo tutto il tempo,
dove continueremo questo sogno
che sto inventando per noi.
 
Ma ora, bambino, vieni
e continuiamo, continuiamo a inventare,
continuiamo a sognare......
Annalisa Scialpi


Id: 68601 Data: 29/06/2023 09:32:14

*

Sogno

Ho dormito per sognarti,

oh sì, ho dormito per sognarti.

 

Tutti intorno fingevano,

fingevano di essere svegli.

 

Ma io dormivo per sognare te,

sì io dormivo per sognare te.

 

Sognavo di prenderti in braccio,

io e te, insieme nell'isola blu.

 

E sognavo ancor più

perchè sentivo

che tu mi stavi sognando...

 

E questo era il nostro segreto,

il nostro sogno più antico delle stelle,

più antico della notte.

 

Un sogno che porta via

i sogni piccoli

e fa splendere solo noi.

 

Ed io dormirò,

fino a quando mi sveglierai.

 

E allora avrò avuto tempo,

sì, avrò avuto tempo

per inventare un mondo attorno a noi;

 

cavalli, cani, gatti, alberi e giardini...

...Immensi giardini,

dove giocheremo tutto il tempo,

 

dove continueremo questo sogno

che sto inventando per noi.

 

Ma ora, bambino, vieni

e continuiamo, continuiamo a inventare,

continuiamo a sognare...


Id: 68600 Data: 29/06/2023 09:12:38

*

L’uomo di strada

Sto morendo

e nessuno con me.

Nessun padre a piangermi,

nessuna madre a pettinarmi.

Nessuna casa

è la mia casa.

Io non conosco

le vostre strane leggi.

 

Del silenzio

ho fatto una capanna

della tristezza

un lido

in cui riposare,

lontano...

 

...da voi che fingete

di non capire. 


Id: 68561 Data: 22/06/2023 17:06:52

*

L’anello

 

Venni da te

come una bambina leggera,

con gli occhi pieni di pianto.

 

Ancora, danzai,

nella cedevole palude

del nostro palcoscenico.

 

Spettinando il dolore

nel nuovo – già interrotto-

arabesque.

 

Al dito ancora il nostro anello.

 

 


Id: 68548 Data: 21/06/2023 09:24:58

*

Passaggio

 

Hai nel tuo cuore

pietre rosse, fatte

dal mio sangue.

 

Troppo grave

qualsiasi peso

sul tuo ghiaccio.

 

Sei passato molte volte.


Id: 68526 Data: 19/06/2023 12:34:16

*

Dalle tue dita

Nella fiamma delle vergini nevi

eri icona o eresia?

 

Tuttavia il tuo piede transitorio

fiorì il verde dei paesaggi.

 

Riconobbi,

-          palmo a palmo-

l’odore dei cieli;

 

dalle tue dita,

cadde poi la pietà

come nuova,

eterna,

astrale città.

 


Id: 68502 Data: 16/06/2023 19:00:57

*

Stanca poesia

Stanca poesia,

passi come un passero triste

 

tra queste voci,

tra questi spiriti

trionfali nella linfa

che abita il legno certo.

 

Stanca poesia,

sorridiamo,

mentre cerchiamo il caldo

                  cuore della vita,

 

che tutto è già passato;

 

che nulla è mai accaduto.


Id: 68476 Data: 13/06/2023 17:46:44

*

In controluce

Non vedo le case

-fitta, fitta nebbiolina-.

 

La bella fontana è sparita

coi suoi delfini e i cani

nelle aiuole troppo fiorite.

 

I pesci nuotano in controluce.

 

Qualcuno è morto ieri

o non morirà mai.

 

Di chi sono questi piedi?

 


Id: 68463 Data: 12/06/2023 18:52:56

*

Meglio la lingua gatta

 

Tu parli

 

Io parlo;

 

Parole di cenere

fanno un nido d’ombre;

 

trafugano il miele.

 

Meglio la lingua gatta.


Id: 68448 Data: 08/06/2023 17:06:48

*

Armistizio

 

In questo bar

ci si può appoggiare

come su una gruccia.

 

Le parole rotolano

dense di grani di zucchero,

come dall’orlo dell’Elicona.

 

Le siepi attorno parlano

una solenne lingua verde.

 

Qui, siedo,

fuori dal torto

e dalla ragione

 

nel mio armistizio canicolare,

carezzando la mia tigre

tinta di zolfo aurorale.


Id: 68439 Data: 06/06/2023 18:22:30

*

Vacuità

 

Era vuota, l’alcova

-          il foulard rosso ferita

caduto dal décolleté

della sera-.

 

L’uggia sulla ruggine delle finestre.

 

L’uomo vitruviano

sotto la lampada spenta.

 

Solo noi

lottiamo ancora

nella verde rosa del vento.


Id: 68411 Data: 01/06/2023 18:32:32

*

Calvario

Non ti dissi ‘muori’

che già alto era il sole,

ma ti misi al dito,

come un anello.

 

E cantando cantilene

alla luna ti portai,

mia Croce! Mio Calvario!


Id: 68386 Data: 29/05/2023 12:12:38

*

Raggiunsi il padre

 

Raggiunsi il padre,

quasi come un evento accidentale

scritto dalle rondini nel rotocalco

                                       dei cieli.

 

I silenzi, alti come marosi,

tergiversarono sulla delirante

                               scogliera.

 

Atena armata della sua Afrodite pazza.

 

Perché il padre era la spina.

La spina nel costato

della spuma.

 

Ed io una farfalla aguzza

in bilico nel lattice

di una crisalide

 

prima del bacio.


Id: 68358 Data: 24/05/2023 18:19:08

*

Il risveglio della bella addormentata

 

Oh Sakti, divina!

 

Lui era il tramite,

il candelabro

 

tu

la luce,

la luce feroce,

la luce scoppiettante,

la luce coi detriti,

la luce furor di scheggia!

 

Lui

la tablula rasa affissa sul monte

tu penna, inchiostro, calamaio

 

pazzo pazzo pazzo!

 

Tu

cataclisma

a diveller la morta nella tomba!

 

Nessun principe,

nessun bacio

nessun fango azzurro;

 

nessun obitorio

 

solo

fuochi d’artificio;

pirotecnia della femminilità.

 

Sakti, sakti sakti!!!…


Id: 68357 Data: 24/05/2023 17:51:36

*

A te

A te che vivi

sulla montagna,

aspetta ancora un po'…

 

Metti ceppi di cedro

sulla tua pietra rossa

 

Ti sentirò

dall’odore del vino buono

il vino invecchiato

tra le rughe delle tue pareti

iniziate d’attese

 

Mi riconoscerai

o uomo che vivi sulla montagna

dai teschi sulla collana,

dalla cenere tra i capelli

che, tuttavia, mai tradì

l’odore della rosa.

 

E allora tu saprai

il punto della luce abissale,

dove muore l’omega del verbo

 

Oh tu,

solo e selvaggio,

mio degno e divino uomo

della montagna!


Id: 68342 Data: 22/05/2023 19:03:24

*

Ho cercato la mia casa

Ho cercato la mia casa

nel fango sui tovaglioli.

Avevo estratto la parabola sbagliata;

avevo estratto la vita sbagliata.

 

Il buffone si muoveva sulla scena

come un serpente o un virus.

 

Le vecchiacce sui balconi

a sniffare i tuoi passi,

i pranzi delle maschere,

Joker sulla lavatrice,

ogni sussulto un ghigno.

 

Ogni stanza una bara,

il mio cuore un obitorio

di fiori marciti.

E Satana

a limare il suo coltello

tra occhi esangui

e morali

piene di niente.  


Id: 68338 Data: 22/05/2023 18:40:48

*

La tigre

 

Stamattina un caos strano;

la notte appiccicata al pigiama

come roccia nera alla ribalta.

 

Il mio d’io a guardarmi

con occhio di tigre sconnessa.

 

I vestiti sulla sedia

peli del cane da aspirare

pareti lisce come bare.

 

Ho preso il mio tappetino

                            di yoga,

passando con l’occhio

-una ad una- le rose.

 

La tigre sull’albero

a dirmi: “E allora?”.

 

Mi sono arresa,

lasciato tutto:

vestiti

cane

yoga

 

e sono schizzata in strada

con la mia tigre, cucita

dentro al mio sacchetto

di ossa rotte.  


Id: 68313 Data: 19/05/2023 12:39:01

*

Mi piacevi

 

Mi piacevi

perché eri pazzo,

ma mi sbagliavo:

non lo eri

abbastanza

per esser degno

di amarmi.


Id: 68312 Data: 19/05/2023 12:29:26

*

A Giovanni, zio per sempre

In quel pallido ospedale

ti scambiarono per chiodo.

 

Eri chiodo nelle mura;

poco più d’un insaccato.

 

La pastina nella flebo

rotolava in vene esangui.

 

Ti dicevano ‘su mangia’

‘tira ruggine, che è ora’

‘bevi l’acqua che fa bene’.

 

Eri il chiodo tra le mura,

tra bordelli di corsie.

 

Nudi i passi,

tra etilici brodi…

 

Domani lasci il turno,

domani il letto

sarà da cambiare.


Id: 68311 Data: 19/05/2023 12:21:06

*

Sotto il cielo di nessun dio

 

La sabbia mi disegnò

un vestito d’ombra,

 

il mare uguale

una cintura di cenere.

 

Camminai in punta di piedi,

in bilico

sulla forra;

 

cantando canti azzurri

agli uccelli,

sotto il cielo di nessun dio.


Id: 68297 Data: 18/05/2023 13:16:35

*

Il segno

Il carcere ha suono di gesso

e teste ibridate a pollame.

 

Si ruppero cuori sul nero

di aridi segni e sarcasmi

di chi già castrò le sue voglie.

 

E tuttavia si aprono cieli

da menti selvagge,

decise anche a rompersi il collo

pel sogno che fece la rosa.

 

Su quei prati verdi feriti

da corse di bimbi interrotte

i reduci aprono ponti

fioriti dal taglio, dal segno

che li fece anarchici e vivi.


Id: 68292 Data: 17/05/2023 22:32:26

*

Il sogno della viola

 

Sola, io vidi

tremare la viola,

la scena più bella

dell’ultima stella.

 

Dormendo sull’ala

del cielo di pietra

cercò le sue rive,

le dune felici;

 

Fuggire la vidi

sull’ala del mare,

morendo d’amore

nel blu tropicale.


Id: 68291 Data: 17/05/2023 22:04:38

*

La folle o danzatrice dell’ombra

 

Hai rotto i pilastri,

glissando gli spazi;

 

La rossa tua veste

di preda braccata

dissangua l’ardore.

 

Funesta, la danza

sull’orlo del buio;

 

dal tuo canto nero

carminio s’espande.


Id: 68275 Data: 16/05/2023 18:39:55

*

Mia madre

Mia madre era la rosa,

il sangue, la spina

 

il taglio sopra il fiume

 

ed io

la lettera piumata

cadutale dall'ala.


Id: 68268 Data: 15/05/2023 21:28:48

*

Nebbia

 

L’utero del cielo scende,

come un prolasso

tra i palazzi immobili.

 

La pioggia ha suono di lamiera

o d’abitudine.

 

Le strade esalano noia

come i riti nelle chiese.

 

Sopra tutto trascolora

una nebbia frivola e birichina.

Diluisce spazi.

Inventa tragitti.


Id: 68266 Data: 15/05/2023 19:45:52

*

Ovunque cola il sangue di questa poesia

 

Lo sterno s’allunga, verso i cieli

in un trionfo surreale.

La bocca scende

sulle case avvinghiate

nella forra perfetta della civiltà.

 

Ovunque cola il sangue di questa poesia.

 

L’intestino è un cordone

ombelicale che avvolge

le strade di grigie noie.

 

La mano è un passero

che disgela dai tetti

dell’invisibile l’acume

e le sue azzurre epifanie.

 

Ovunque cola il sangue di questa poesia.

 

La mente è un airone

che cavalca attimi ruggenti

e porta con sé l’erba arcana

dei pascoli selvaggi,

obliqua ferita di cieli trasversali.

 

Ovunque cola il sangue di questa poesia

mentre, uccello fiammeggiante,

rompo col caos, trasudante Mistero,

l’apparente linearità del mondo.


Id: 68265 Data: 15/05/2023 19:22:32

*

Verde

 

Il verde è linfa che scorre

dove amore ingrippò la catena,

lasciando il cuore allo sfasciacarrozze.

 

Verde sole, verde oro, verde amore.

 

Verde come la maglietta

che mettesti quella sera

lì,

tra le cicale di luglio.

 

Atomi di verde, allora,

il cuore

nel silenzio arcano

delle mie praterie.

 

Ora mastico gomma verde;

tra le macerie

sono ancora un’indiana syoux

che fuma il tuo nome nel vento.


Id: 68236 Data: 11/05/2023 19:30:46

*

Poesia stridente

 

Tra queste tegole sbrecciate

piange una poesia stridente,

ebbra

come una lucciola triste.


Id: 68234 Data: 11/05/2023 17:51:20

*

Lieve malinconia

Sulla spina dorsale dell’acqua

canta una lieve malinconia...

 

La’, verso l’oscura baia,

il tramonto muore.


Id: 68223 Data: 10/05/2023 17:22:39

*

Sono rimasta

 

Ho lasciato il dolore

su finestre d’assedio;

 

sono rimasta io,

come un geranio

a limarmi le unghie

col vento.


Id: 68208 Data: 08/05/2023 17:16:00

*

Sposa bambina

Mia nonna cavò figli

come da un secchio

arrugginito di troppi,

non uditi, pianti.

 

Cadde il messale, quando,

sposa bambina,

varcò l’altare.

 

Mio nonno aveva il volto

abbrunato di contadina virilità,

mia nonna stava in punta di piedi

con le scarpette da ballerina rotte.

 

I figli le rotolarono dal grembo

come granchi sui tentacoli della terra

 

ed io dovetti farmi scoglio,

per arrestare il flusso delle maree.  


Id: 68166 Data: 29/04/2023 23:10:39

*

Vaneggiamenti

 

A volte mi perdo in vaneggiamenti

                                                   strani;

l’aria mi si avvolge come un nastro

                                             d’imballo;

 

mia madre brandisce il nero messale

con le teste dei preti in copertina.

 

La nota cade stonata.

Si frantuma in un requiem spezzato.

 

I preti neri tornano in vita,

come falene,

confondendo le parole.


Id: 68165 Data: 29/04/2023 23:05:29

*

Tradimento

 

Mi sono tradita

mille volte, mille vite;

per due soldi ho tradito

il furente Cristo scalpitante

                       nel mio cuore.

 

Seguitando a mangiare

minestre mollicce,

salate da lacrime trattenute.

 

Ho tradito la gioia

nell’andirivieni delle passerelle,

dietro botteghe sartoriali

di abiti non miei.

 

Masticado erba gatta agli angoli,

portando un cimitero muto

nelle mie tempie trafitte dal gelo.


Id: 68164 Data: 29/04/2023 22:59:58

*

Il tendone da circo

 

Tra mille palazzi

cercai il mio palazzo,

tra falle di neve,

i denti rotti a masticar

polvere di ferro sui balconi.

 

Non sapevo…

Ero

in quella inesorabile

tumulazione di nostalgie.

 

E ora che il palazzo è crollato,

rimane il tendone da circo.

Coi detriti ci ho fatto aste

e piatti cinesi.

 

Il tendone

è sempre stato

la mia casa.


Id: 68149 Data: 26/04/2023 20:56:49

*

Più vicino

 

Vieni più vicino,

dove il vento spettina l’amore

tra le mura scalcinate

di questa bottega scrostata.

 

Vieni,

nasconditi,

 

finchè risorga,

ancora,

nuda

la pietra.


Id: 68147 Data: 26/04/2023 20:28:54

*

Stanza 15

 

“Vorrei incontrarla.

Hotel ***. Stanza 15.

Ho la chiave appesa

negli occhi”.

 

Lo sapevamo.

 

“E siamo arrivati da dove

non siamo mai partiti”,

mi disse, balzando

come un uovo

dalle mie forre.

 

Su quel letto col puzzo

d’ammorbidente d’hotel,

le gelèe sul comodino,

le pareti bianche come mattatoi,

fiorimmo di cremisi

come burrasche

senza più porto.


Id: 68112 Data: 20/04/2023 18:53:40

*

Fuga

 

Il suo silenzio è lama;

‘zitta, scema’ dice.

Scema perché sai,

sai più di me

che non so soffrire

non so amare

non so vivere,

che urlo se dalla doccia

scende acqua fredda.

 

Ma tu come fai?

Oh sì, tu, dannatamente bella,

che ridi anche tra le lacrime!

 

Perciò zitta,

ti metto in un angolo,

ti tradisco,

così il mio puzzo di verme

svapora nella rabbia

col senso di me,

dannato senso di me!

 

Ho i muscoli,

me li sono fatti in palestra

mentre mi scopavo le altre,

ma quando la notte mi piscio sotto

e non dormo

perché il buio mi spaventa

come ai bambini

 

io ti chiamo

io ti cerco

io ti voglio,

perché tu sei la più perfetta

tra le madonne;

culla di carne

di cannella infinita.

 

Non hai bisogno di me

e lo so.

 

Perciò domani ti ignorerò,

della nostra notte mi dimenticherò

e tu resterai appiccicata a questo ragno

coi tuoi capelli di luce

ridotti a tentacoli da sopravvissuta.

 

E non guardarmi così,

perché mi scavi dentro,

fin dentro le tarme

della mia assoluta inutilità

ed io ti odio,

ti odio così tanto

che quasi ti uccido,

perché tu tutto vedi di me

e tutto sai

 

e sei potente come l’amore

che io non posso tentare,

perchè non ho il coraggio!

E allora ti uccido,

perché così non mi vedo,

perché non mi riesco

nemmeno ad impiccare!

 

Dio quanto sei bella,

dio quanto sei bella;

ma ora il terreno sta crollando

sotto ai miei piedi.

 

La luna è già alta,

dio padre si sta sgretolando

tra i pulpiti, le porpore macchiate e gli obelischi

ed io devo scappare,

 

più presto,

più veloce,

 

lontano da me,

più lontano,

come corrono i pazzi

che non sanno dove andare,

come corrono quelli

che non sanno amare.


Id: 68108 Data: 19/04/2023 19:31:43

*

Un piccolo angelo biondo

La scimmia è muta

dentro al suo zoo triste

“Ridi, pagliaccio”.

 

I denti te li ha fatti mammà,

nel calderone del brodo riscaldato

con le ossa già piene di bugie.

 

Ridi col tuo abbeceddario

di lettere spaiate

che educò i padri

a crocifiggere l’amore.

 

Ho ancora il tarassaco

e la calendula, quella

che presi e di cui ti dissi

“usala per consolare il cuore”.

 

Ma tu battesti i piattini

per lo spettacolo delle anatre tristi,

le anatre appiccicose, senz’ali,

che insozzano i prati

che insozzano tutto.

 

Ed io dopo di te

pensai alla specie homo inutilis

come all’unica specie

che non avrei mai più voluto incontrare.

 

Ora sono un cavallo giallo,

un’amazzone floreale;

nella mia isola cresce un piccolo angelo

                                                  biondo

che estrae ogni giorno,

dalle ferite sepolte

oro, oro, oro

con le sue piccole mani

d’oro…


Id: 68107 Data: 19/04/2023 13:53:22

*

L’oro è tornato

 

L’errore non era un errore,

ma uno sbavo d’anima,

su cui la tua penna nera

nera come i tuoi occhi

neri di rabbia nera,

incise il marchio dell’errore.

Come un imprimatur.

 

Non c’era niente di sbagliato.

Nella mia allegria,

nei mei giri di corsa

attorno ai banchi

non c’era

assolutamente

niente

di sbagliato,

 

tranne che nella tua gonna

nera come un carcere

le labbra serrate, inossidabili

al piacere…

 

Portavano alla gogna

le mie splendide idee;

 

lo Sapevo già

 

e dissanguavo,

cercando di piacere

a un mondo maledetto

di cui tu

-così mi sembrava-

avevi la chiave stretta

tra i denti digrignati.

 

Ma l’oro è tornato;

crea ricami sul mio cuore

                                    rotto

che arde, ora,

come una cattedrale verde.

 

Le mie sorelle e i miei fratelli

stanno nel vento

e insieme intoniamo canti,

suonando il tamburo.


Id: 68104 Data: 19/04/2023 09:32:33

*

Al museo Nazionale

Al museo nazionale

uomini d’erudita erudizione

mimavano la guerra

con competente autorità.

 

Date, eventi,

sfilettate con accenti patriottici;

eroi della patria…

 

Solo, alle fine,

m’incollai al dipinto di una donna,

capelli al vento su cavallo tuonante;

era Anita Garibaldi

che se la dava a gambe.


Id: 68093 Data: 17/04/2023 19:10:44

*

La nuova casa

E' solo un piccolo paese di montagna,

ma l'aria è azzurra come un incantesimo.

 

Posso essere ovunque,

sbottonando i jeans ai sentieri

o cadendo come una vecchia moneta

                                        arrugginita,

 

ricca come l'aquila

con la mia nuova casa

vista infinito. 


Id: 68079 Data: 14/04/2023 18:31:03

*

Il pantaloncino d’oro

L'odio è ancora un candito

sul mio banana split,

tra sedie e tavoli verdi,

prosperi come soldi.

 

Leave a lighton

canta una ragazza,

addosso il pantaloncino d'oro,

smacchiato per l'estate. 


Id: 68078 Data: 14/04/2023 18:24:33

*

Ifigenia, rosa del deserto.

 

Mio padrò issò il palo,

chiamò gli uomini.

Mi legarono.

 

Poi egli appiccò il fuoco.

 

“Il sacrificio è compiuto” disse,

volgendosi dalle ceneri,

fissando imperturbato il vasto mare.

 

Ma non vide

la sua stessa carne bruciare,

né me rifiorire

come rosa

del deserto.


Id: 68071 Data: 13/04/2023 13:11:32

*

Resurrezione

In questa primavera

sei e non sei

tutti i volti, tutti i sorrisi

tutte le fragranze di spume

e di spighe a venire…

 

Non sei,

ma ti spargi nell’aria

come un aroma azzurro,

dimentico dello smog,

dei tuoi tacchi voltati

nel dietrofrot che mi uccise

come un pugnale.

 

Non sei

e ti sgretoli come un foglio

di straccia poesia

che tuttavia lascia una scia

                               di rose…

 

Non sei

e la tigre delle mie feroci malinconie

ha i denti sani,

rotti, un tempo, dal troppo mordere

le sbarre della tua prigione…

 

Non sei

e il vino torna ai miei capezzoli,

alle mie giunture, ai miei fossati

alle canzoni sparse nell’aria

come uccelli leggeri

 

ed io sono ora una danzatrice del cielo

cui appartiene la notte e il vasto chiarore

e se anche la solitudine vi affonda

come in un pozzo,

 

sono mia

e con la polvere che fu dei miei forzieri

produco un oro delicato e mite.

 

Eppure mai

come in questo non essere

tu sei

macerato nell’odio

che mi tinse l’anima come una tintura

e non divelse la croce

 

che resta

 

e talvolta il corvo

ha canto di colomba

e porta

alla mia arca di ghiaccio

un ramoscello d’ulivo

volato dalla favola di una Resurrezione.


Id: 68055 Data: 09/04/2023 20:05:55

*

Auguriiii....

Buongiorno... Nel desiderio di farvi i miei auguri di Buona Pasqua, ho deciso di prendere il mio libro "Mysterium Christi' e di scegliere una poesia. Ne ho trovata una, scritta a Monaco, Non era Pasqua, ma Natale. Non entravo da parecchio in una chiesa e molto mi aveva scoraggiato un uomo che, tra la neve, a pochi passi, dormiva in una casa di cartone. Così, un pò a malincuore, sono entrata. Ma senza partecipazione alcuna. Il mio pensiero era sempre a qell'uomo nella casa di cartone. Ho scritto così una poesia. In realtà io ne sono stata il 'canale', perchè le idee non sono, come pensano in molti, un 'prodotto' del cervello. La pubblico qui, con i miei auguri che il Cristo, l'io Cristo, possa risorgere in ciascuno con la chiarezza della neve. Che, vista in questa primavera tardiva, non sembra poi tanto lontana. Risorgere dopo aver compiuto il viaggio di Ade nel regno delle ombre e risalire. Rinnovati, pronti a creare il nuovo che è l'uovo cosmico di cui il nostro destino è parte. Questa, per me è resurrezione: liberazione e danza. Auguri!
La mia chiesa
La mia chiesa è il mondo;
questo mondo scorticato, diroccato,
una chiesa
fuor dall'abbaglio degli ori
e di gabbiani di carta
sospesi sull'altare;
 
La mia chiesa
non conosce i rettorati
di padri onnipotenti,
ma sta dentro i polmoni della vita,
dentro ai soffi delle latitudini
delle mille verità del mondo.
 
Nella mia chiesa
non s'intonano corali 'Te deum'
mentre un uomo muore sulla soglia
dentro una casa di cartone.
 
Nella mia chiesa
vivono canti e voci
di gitane e di sciamani
nella loro tarantolata di dolore,
che è il dolore
di tutti i reietti del mondo.
 
Nella mia chiesa
di carni trafitte e di cieli scheggiati
non si fa carità,
ma alta s'eleva
sopra gli olmi e i cipressi
la parola 'dignità'.
 
E' il mio corpo,
la mia chiesa,
il Tuo Corpo,
Cristo eternamente trafitto
eternamente nato,
la tua chiesa.
 


Id: 68045 Data: 07/04/2023 11:19:18

*

Fuoricoro

 

Sono un fuoco che esplode male

e a volte zampilla di noia

o scoppietta di intemperanti

incongruenze.

 

Non un fuoco pentecostale,

semmai da sabba,

con streghe sdentate

che conobbi nei pellegrinaggi

della diversità.

 

Streghe pazze, scoppiettanti;

streghe col segno.

Così, con loro, ho imparato

la discordante danza del fuoco

che non brucia nei camini

 

ma combatte nella foresta

contro la pioggia che sembra grandine

e il vento che spacca le ossa;

 

e così divenni

pura e discordante

come fiamma reietta;

 

oboe fuoricoro.


Id: 68026 Data: 04/04/2023 19:16:46

*

Tra le dita

 

Mi è rimasta una poesia,

prigioniera tra le dita.

Il vento soffia e la spiega

ai venti come la tua vela

 

ma tu dove andrai,

quando la stanchezza

avrà il sapore della morte?

 

Ti amai perché l’amore

è inutile,

come la vita quando accetti

di viverla davvero.

 

Per cercarti

mi allontanai dalla folla

come una parola storta

e feci quest’isola,

per aspettarti.

 

E ora come stai,

ora che le rughe ti appesantiscono

                                               gli occhi

e non c’è più nessuno

che finge di credere alle tue bugie?

 

Oh, non preoccuparti;

non preoccuparti per me.

A me resta l’onda.

 

Veder correre bambini

a far volare aquiloni…

 

Il cielo è bianco, ora.

Come questa nota

tra le dita.

 

Perché l’amore non esiste

ma, anche quando muore, 

resta.  


Id: 68024 Data: 03/04/2023 19:50:39

*

Lo specchio

 

Eri come riflesso

di oppiacei cieli,

 

o scala lucente

 

o ponte impazzito

su nirvana di oceani.

 

Duro, il risveglio;

ma rivoltato, ora,

lo specchio.

 

Verso me.


Id: 68003 Data: 30/03/2023 19:04:11

*

Controtempo

 

Stamattina, in bilico

sul mio muro d’ossa,

ho indossato i piedi.

 

Fuori i pesci seguivano il fiume

come piccole bare d’argento.

 

Allora son tornata là,

alla luna sul cuscino;

 

In controtempo.

 

Schiodando il Cristo coi baci.

 

Stillando un sole d’oltremondo.


Id: 67995 Data: 29/03/2023 21:34:30

*

Opportunità

Ho smesso

di perdere opportunità.

 

L'opportunità di sentire

la carezza del vento,

di farmi commuovere da un fiore,

di ascoltare,

perchè ogni persona, ogni evento

è specchio di me.

 

Ho smesso di perdere l'opportunità

di ascoltare il mio dolore

nel volto di ogni dimenticato,

perchè è ferita che bagna d'oro

il volto di una notte senza stelle.

 

Ho smesso di perdere

l'opportunità di contemplare

tutto ciò che ho perso;

le recite interrotte di Natale,

i denti rotti nella smania di fuggire

fuori dagli ammaestramenti della civiltà,

oltre le gabbie della normalità.

 

Ho smesso di perdere l'opportunità

di piangere,

di sentire le mie paure,

di sentirmi diversa e dannata

senza più il fantasma di un mondo

che mi deve benedire.

 

Ho smesso di perdere l'opportunità

di tapparmi le orecchie di fronte

ai discorsi sensati.

 

Ho smesso.

di perdere l'opportunità di viaggiare

senza sapere esattamente dove andare;

di incontrare, aprire pelle e cuore,

donare,

lasciar andare;

ricominciare.

 

Sì, ho smesso.

Di perdermi,

perdendo l'opportunità

di vivere davvero. 

 

 

 


Id: 67985 Data: 28/03/2023 12:52:22

*

L’amore di una madre

 

L’amore è duro.

 

L’amore di una madre

è amore che spacca le rocce,

che dona pelle, viscere,

nervi e cuore.

 

L’amore che resta nel deserto.

 

L’amore che parte

nonostante tutti i venti contrari.

 

L’amore.

 

Più forte di una mastice.

Più forte del tempo.

Più forte di tutto il dolore

                       del mondo…

 

L’amore.

 

L’amore di una madre.


Id: 67984 Data: 27/03/2023 20:49:16

*

Spingi il dolore

Spingi il dolore,

anche se fa male,

anche se sembra una catena;

 

spingilo

alle soglie più estreme

del tuo sentire,

 

accoglilo;

è un bimbo che piange

e ha le labbra larghe

per il troppo urlare…

In fondo alla notte

 muta, la stella,

 che non giunge mai.

 

Spingilo

nei tuoi ricordi rottamati,

tra i legni sparsi dei sogni spezzati,

le rotte conchiglie d’occasioni mancate,

le lacere radici disseccate…

 

Tu stringi,

stringi forte il dolore;

ti prego no, non scappare!

 

E’ il tuo maestro,

la caverna segreta

in cui ti puoi inginocchiare,

pregare,

risvegliare

e libero, ricominciare…


Id: 67983 Data: 27/03/2023 20:41:03

*

Solo un’altra roccia

Ti rompesti l'armatura

sulla tua stessa sabbia;

denti e memorie in frantumo

come conchiglie spezzate.

 

Stupido come un soldato,

indietreggiando sul ghiaccio

che ti lambiva

come un sepolcro d'oro.

 

Ero io.

 

E per un attimo sospettai

che i tuoi occhi sentissero,

 

ma era preghiera

gocciolata coi pipistrelli

della mia carne strappata

 

e tu solo un'altra roccia;

uno spuntone nel costato. 


Id: 67967 Data: 24/03/2023 18:55:21

*

Un figlio

Un figlio è una parola,

forse un gancio

o un nodo.

Forse niente.

 

Ed io su quel niente,

dentellato come sega,

mi spaccai.

Più e più volte.

 

Schizzi di carne

sulla lama;

sul gancio.

 

Perchè figlio

è una parola

o forse nodo,

o forse niente.

 

O forse il niente

in cui annegarono i padri.


Id: 67966 Data: 24/03/2023 18:48:46

*

Camminando per le strade di Roma

 

Tra queste mura, queste chiese,

questi acquedotti e tesori nascosti

tra rifiuti sparsi, cerco…

 

E forse sono nel ticket di un bus

che rotola, non visto,

tra stranieri occhi con l’agrodolce

dei mari attraversati nelle pupille.

 

La malinconia morde randagia i calcagni,

il chiarore dei tuoi cieli è irreale;

la luce pigmenti di carta stracciata

come coriandoli di un carnevale infinito

tra spazi vuoti come anestesie.

 

Cammino per le tue strade, vestita di deserto,

con la paura incisa nel nervo della fierezza,

tra i tuoi ruderi urlanti parole perdute

tra tutta questa gente che t’assale,

senza riuscire a vederti mai.


Id: 67943 Data: 21/03/2023 11:40:20

*

Arianna e il Minotauro

Venni per ucciderti,

per farti uccidere da lui,

di cui ora non ricordo più

                              il nome;

lui che era principe,

lui col sole negli occhi,

lui che era biondo

e aveva le unghie pulite.

 

L’incendio di te mi espropriava,

feroce,

ma io non sapevo

verso quale mare

stavo precipitando.

 

Prevedibile era il viaggio

di Teseo

-ah, ora ricordo!-

Quasi certo.

Salda, così mi sembrava,

la nave.

 

La notte prima del misfatto

mi tappai le orecchie

per non sentire i tuoi ruggiti.

E non osai chiamarti fratello

o amato

non osai confessare

di quali inenarrabili incendi

si ustionava il mio corpo

sull’effige nelle carni

scolpita dal tuo odore.

 

Bestia, ti chiamavano,

ingorda e assassina.

Ed io stessa vidi il sangue

sulla tua insaziata bocca.

E colma di spavento,

mi unì

a chi ti urlava contro.

 

Immondo, cosi ti dicevano,

sputando sul tuo nome.

 

Ed io selsi Teseo,

il delitto maggiore.

 

Ma non potei mai

cancellare l’arena.

 

Il labirinto

era la nostra arena,

mio amato

ed io acqua che danza,

ininterrotta,

colma di segreti.

 

Colma di te.  

 

 


Id: 67937 Data: 20/03/2023 18:03:20

*

Varcando la soglia della Porta Magica

A Roma è possibile visitare, quasi nascosta in Piazza Veneto, nel quartiere Esquilino, la Porta Magica di villa Palombara, in origine appartenuta al marchese Massimiliano Savelli Palombara, noto alchimista. La porta è l'unica sopravvissuta perchè la villa è stata 'rasa al suolo' dopo l'unità d'Italia, con altri edifici della zona, per costruire palazzi e isolati borghesi 'in perfetto stile piemontese'. L'unica a salvarsi fu la porta magica, sulla quale è possibile reperire, attraverso la simbologia espressa sulla porta e sull'architrave, alcuni principi dell'Arte Regia, cioè dell'Alchimia. Essa parte come tecnica chimica che ha come scopo la formazione della pietra filosofale, detta anche Oro Potabile. Ma l'alchimia è soprattutto una disciplina spirituale che mira al perfezionamento dell'essere spirituale, affinchè attraverso di esso non solo si raggiunga l'androginia, ma si possa mettere anche il proprio sapere a servizio dell'umanità. Il dio egiziano Bes, guardiano della soglia, sorveglia la porta. Il suo scopo è tenere lontani i semplici curiosi. E permettere al devoto, a colui che è disposto a passare dalla 'porta stretta' di compiere il suo viaggio. Visitare la porta magica è, di per sè, un percorso iniziatico, che apre le porte verso l'approfondimento dell'Arte Regia. E spinge il visitatore, a patto che non sia un turista distratto, a porsi delle domande cruciali: Chi sono? Che senso sto dando alla mia esistenza? Buona visita!
 
Varcando la soglia della Porta Magica
Ho varcato la soglia,
attraversando la tua piazza,
densa di nuvole e di mistero.
 
Per farlo divenni essenziale,
nuda come il cinabro,
lapis tortuoso, ma ardente.
 
Entrai,
morendo ancora nell'athanor;
fuori ancora strepito di sinedrio.
Ma i veli si squarciarono.
 
Spianata, ormai, era la via
e il dio Bes era un angelo
guardiano di altri illimitati mondi.
Annalisa Scialpi


Id: 67920 Data: 17/03/2023 19:09:51

*

Feroce eternità

 

Foglia mortale cade

dall’acero immortale,

 

gira e rigira,

mozzicona sul marciapiede.

 

Gela di febbri, il monte,

cicalando tra le vene

una feroce eternità.


Id: 67910 Data: 16/03/2023 18:27:42

*

Ci sono guerre

 

Ci sono guerre senza bombe,

senza sangue,

senza morti apparenti.

 

Ci sono guerre

dove le bombe sono il silenzio,

le mitragliatrici l’ignoranza,

le armi biologiche la cecità.

 

Ci sono guerre

dove il vessillo è una ragione

anomala, ipertrofica,

che ammazza la pietà.

 

E sono guerre

senza esclusioni di colpi

dove le vittime

sono anche carnefici,

perché hanno scelto di esserlo.


Id: 67903 Data: 15/03/2023 17:58:04

*

La storia di Ermanno

           La storia di Ermanno: liberarsi dagli obblighi d’amore inconsci per realizzare il proprio destino   

    C’era una volta un giovane appartenente ad un’antica dinastia di guaritori. Sfortunatamente, il governo aveva perseguitato la sua gente e sua madre era stata costretta ad affidare il bambino ad una famiglia della città vicina. Lo aveva lasciato innanzi alla porta di quella casa ed era fuggita per tornare al suo villaggio, temendo l’arresto e la prigionia. Nella famiglia, composta di tre fratelli, erano tutti molto alti, con teste gigantesche che urtavano il soffitto e toraci strettissimi. Il padre faceva il fabbro nella bottega al pian terreno, mentre sua madre si occupava delle faccende domestiche. Era una ‘famiglia’ davvero singolare. Viveva, infatti, isolata dal mondo. Anche perché un loro parente, vittima dell’abuso di alcool e violento, era morto di cirrosi epatica. E da allora, tutti scansavano quella famiglia di beoni. L’isolamento li aveva resi ancora più rudi. Non c’era affetto, in famiglia, nè ideali, né bellezza, né nulla per cui valesse la pena vivere. Suo padre adottivo era, inoltre, avaro e teneva il denaro chiuso in una cassetta. Sua madre era pingue, querula, insoddisfatta. Odiava i fiori, perché, come i figli, richiedevano delle cure. L’unico motivo per cui li aveva messi al mondo era riempire il suo vuoto. E visto che non ci era riuscita, li odiava ancor più. Odiava, in realtà, tutto ciò che richiedesse cura. Preferiva lamentarsi o spettegolare. Quando si pranzava e si cenava il cane, vedendo suo padre, si nascondeva. Ed egli metteva sul tavolo un bastone di legno, con cui colpiva chiunque disturbasse il pasto con parole o altro.

     “Sta’ zitto, non vedi che tuo padre è stanco?” diceva sua madre se voleva comunicargli qualcosa. Così Ermanno imparò a tacere, a ‘farsi gli affari suoi’, ad essere silenzioso come un gatto. Ma nel tempo, tenne un diario, a cui diede un nome, per liberarsi del suo dolore e trovare un po' di senso alla sua vita. In quel tempo frequentava la scuola, ma senza una particolare gioia. Tutto gli sembrava stantio e falso. Tuttavia un giorno venne una nuova insegnante di disegno, la quale permise ai ragazzi di disegnare liberamente. Mostrò loro degli album di alcuni animali e disse loro di ispirarsi a quei disegni.

    Ermanno, che quel giorno era molto triste, perché voleva scappare di casa, disegnò un leopardo delle nevi. Quando lo mise sul foglio, il leopardo era così fatto bene, che Ermanno lo contemplò, fino ad udirlo parlare:

“Ciao Ermanno, non scoraggiarti. Io e te percorriamo, soli, il sentiero. Questo serve per la resistenza. E’  questa virtù che ci aiuta a scalare le cime”.

Ermanno era stupefatto. Voleva raccontare all’insegnante l’accaduto, ma anche continuare il suo dialogo.

“Sei bellissimo, Leopardo, ma ti prego, dimmi come posso arrivare lassù, con te”.

Ma prima di lasciare al leopardo la risposta, disegnò delle splendide cime innevate e una, altissima.

“Ti prego, leopardo delle nevi, non lasciarmi qui, portami con te, perché dove vivo io non c’è bellezza e neve, ma solo bruttezza e fango. Ti prego, portami con te… “ disse, con forza, uscendo di soppiatto dalla classe col foglio in mano.

E quando ritornò a fissare il disegno per ricevere la risposta, vide se stesso, bambino, portato dal leopardo. Rivide la sua vera madre, il villaggio assediato. Il leopardo gli spiegò ogni cosa, poi gli disse:

“Non vedi? Io ti ho salvato e ti ho portato nel fango e nella bruttezza, affinchè tu potessi sentire più forte il richiamo delle tue origini e dirigerti verso casa”.

“Ma come, come farò?” disse Ermanno.

“Nello stesso modo in cui sei arrivato qui: devi immaginare. E credere fermamente che, un giorno, sarai proprio lì dove hai immaginato di essere”.

“Sarà il tuo amore a darti la forza per creare. Ma tu non dimenticarlo mai… Mai…”.

Quando l’insegnante di disegno raggiunse Ermanno in corridoio, allarmata, questi tacque sull’accaduto. L’insegnante era una donna in gamba, ma quello era il suo segreto di sciamano.    

    Quel giorno Ermanno tornò a casa con la segreta gioia nel cuore, ma vide che tutti erano riuniti attorno al tavolo.

“Abbiamo deciso che lascerai lo studio. Mangi pane a tradimento e devi imparare a guadagnartelo” bofonchiò suo padre.

Uno dei suoi fratelli lo guadò con un sorriso nel quale c’era qualcosa di diabolico.

“Ma io vorrei disegnare, diventare un artista”.

A quella parola ‘artista’ tutti risero, non conoscendone nemmeno il significato.

“Tu non sei nostro figlio” irruppe suo padre

“E nemmeno nostro fratello” dissero i fratelli in coro.

“Però il motivo per cui ti abbiamo preso non è mantenerti, ma esserci utile. Sei legato alle sorti della famiglia e questo è il tuo destino”.

“Mai” urlò Edoardo.

Con la sensibilità di uno sciamano, sentì che quelle parole entravano nel suo corpo come una specie di maledizione.

Di corsa, andò in camera sua e prese il quaderno col leopardo, in lacrime. Chiuse la porta.

Il leopardo, come se fosse stato presente all’accaduto, gli disse di stare calmo. La fede lo avrebbe aiutato.

“Ricorda che tutto volge al bene” disse.

Ermanno era spaventato per le parole di suo padre e il leopardo, per tranquillizzarlo, gli svelò la formula magica “Nell’amore, sciolgo ogni catena”.

Ermanno ripetè la formula più e più volte, ma sentiva sempre una sensazione di pericolo.  

“Ricorda quello che ti dissi: il tuo amore e la tua capacità di immaginare ti salveranno. E usa la formula magica: è potentissima”.

Ermanno non lo sapeva, ma tutti quegli ostacoli stavano rafforzando la sua fede.

Così, quando suo padre venne a bussare alla sua porta, per condurlo in bottega, Ermanno riuscì a vincere la disperazione. Lavorava con suo padre e i suoi fratelli. E riusciva a resistere alle loro prepotenze, immaginando il momento in cui sarebbe salito nella sua camera a fare nuovi disegni del leopardo delle nevi e a parlare con lui. Così, nel tempo, accumulò tantissimi disegni, custodendoli in un album che nascondeva sotto l’armadio.

Ma, un giorno, sua madre si accorse dei disegni e lo disse agli altri fratelli. Il più malvagio li bruciò in giardino in sua presenza, mentre un altro fratello lo teneva imprigionato. Il dolore di Ermanno fu così grande che divenne egli stesso un leopardo delle nevi. E liberandosi dalla stretta, assalì il fratello, penetrando i denti nel suo collo. Poi fuggì.

Corse senza guardarsi indietro, fino a quando, guidato dall’istinto, raggiunse il villaggio. Lì tornò nel corpo umano mentre, in fondo al cuore, ricordò la casa innanzi alla quale si trovava e il sorriso di sua madre.

Anche sua madre era una sciamana. E come se conoscesse la sua storia, lo abbracciò e gli disse:

“Non devi sentirti in colpa. Hai fatto ciò che andava compiuto per essere uno sciamano: ritrovare il potere dell’immaginazione e della fede, sciogliere gli obblighi d’amore, ribellarti alle ingiustizie. Il tuo fratellastro andrà nel mondo di Ade e forse da lì si redimerà dalla sua malvagità, dovuta alla repressione della natura selvaggia. Tu hai superato tutte le prove e ora sei pronto per essere uno sciamano, tra la tua vera gente. Questa è la tua ricompensa.

      Ermanno sorrise e lanciando lo sguardo oltre il villaggio, vide il leopardo delle nevi che si voltò un’ultima volta, per poi scomparire oltre l’orizzonte.    

 

 


Id: 67899 Data: 15/03/2023 10:17:13

*

Viaggia leggera

Viaggia leggera,

come se non avessi nessuno da attendere,

nessuno ad attenderti.

 

Metti nel tuo zaino

una scatola di sorrisi,

la voglia di stupirti

e di scoprirti,

un po' di santa follia

e viaggia…

 

Leggera sulle ali della fede,

certa che questo mondo sta mutando

e tu stai andando

verso il tuo vero villaggio.

 

Lascia nel paese dei mattoni d’argilla

gli schiavi ciechi alle loro fatiche,

lascia i tuoi dubbi,

i rimorsi,

il senso del dovere,

il senso del peccato,

i legami che ti strozzano,

il fango che ti blocca

 

e và, leggera,

segui le libellule,

la fragranza delle cime

addita il sentiero,

 

il villaggio che cerchi

dista poco d lì,

 

perché è già qui,

nel tuo cuore,

lo senti?

 

E’ già qui…


Id: 67889 Data: 14/03/2023 10:59:29

*

In fondo alla notte

Quando scrivi una poesia e la lasci andare, come foglia d'autunno, muori un pò anche tu. Per questo scrivere è una delle più grandi esperienze che si possano fare. Ti fai canna vuota, raccogli umori, spiriti, emozioni... E impari a morire, per non morire più...
 
In fondo alla notte
 
Cammino per queste strade,
che ormai non m’appartengono più.
 
Mi sono persa ancora,
in un ricordo, in un amore;
la notte raccoglie briciole
di quello che fui.
 
Marciapiedi stanchi,
inutili vetrine;
affondano i piedi nel ghiaccio.
 
Forse un altro sole
nascerà dal mio dolore,
le stelle stanno solo
preparando il suo splendore;
 
nascoste là,
in fondo a questa notte
che abita il mio cuore.
 


Id: 67874 Data: 10/03/2023 22:00:50

*

Il pettirosso

Stamane, seduta su un dolore,
ho spinto lo sguardo
al cielo blu oltremare.
 
Accanto alla finestra
il dolce tulipano
stentava a aprirsi al sole
con tutto il suo clangore.
 
E poi è venuto lui,
col petto suo scarlatto:
"Ti porto una canzone,
ti dono un'emozione;
l'inverno hai superato
e un nuovo sole è nato".
 
E volando sul tulipano
è scomparso nel cielo lontano.
E quando il fiore piegato
infine ho guardato
ho visto che era fiorito
nel suo brillante rosso acceso.


Id: 67868 Data: 09/03/2023 15:57:17

*

La storia di Elio

La storia di Elio: trasformare la frustrazione e ritrovare l’amore perduto.

     C’era una volta un atleta di nome Elio, che aveva corso in gare importanti e vinto numerose gare. Il suo corpo era forte, muscoloso, elastico e il suo temperamento impulsivo, franco. Per questo suo modo di essere e per l’invidia della sua bellezza era spesso osteggiato, oltre che invidiato. Allora, per mostrare che dei cicalecci di paese non gli importava nulla, Elio prese a correre in paese a torso nudo e con pantaloncini cortissimi, anche in inverno. Inoltre dipinse la sua macchina con colori sgargianti e la decorò con perline colorate. Come sempre accade in simili circostanze, prima ci furono i pettegolezzi, poi fu ignorato. Nonostante tutto Elio vinceva ogni gara ed era la sua bravura a scatenare l’odio dei rivali, più che la sua eccentricità. Così, in una gara dei 5000 metri, un gruppo di atleti riempì la sua borraccia con dosi massicce di tranquillanti.Elio non solo perse la gara, ma inciampò, fratturandosi la caviglia. 

      La frattura lo costrinse a stare in casa. Ma, poiché egli era un atleta e soprattutto, un corridore, decise almeno di inseguire le sue emozioni. Fu la prima volta che sperimentò intensamente la frustrazione. La sentì come un fuoco nel cuore. Entrò più profondamente in essa. Il fuoco scoppiettava con pezzi di legna morbida. Elio immaginò di infilarsi le scarpe per la corsa e andò verso quel fuoco. C’era erba fresca e un ruscello vi scorreva accanto. Più in fondo vide un bosco con due cipressi al suo ingresso e desiderò di entrarvi. Ma, prima che potesse giungere lì, una donna gli si avvicinò. Era grassa e dal muso grinzoso.

“Chi sei” gli chiese Elio.

“Sono lo spirito della rassegnazione. Cosa speri di trovare là, in fondo al bosco? Forse la bella dai seni d’oro?”

Elio divenne freddo come un morto a quella vista. La donna aveva una gonna rossa che gocciolava come sangue.

“Va’ indietro, per te sarebbe molto più semplice. Hai la corsa, per vivere la tua energia. Non ti basta?”.

Elio avvertì una grande pesantezza, dopo aver guardato la donna negli occhi. Essi erano grandi, eppure spenti, come occhi di un morto. Quella donna lo rese infinitamente triste. E provò nel suo cuore una grandissima compassione per essa

“Cosa posso fare per te?” le domandò.

Per un attimo gli occhi della donna brillarono di stupore. Elio sentì che aveva toccato il suo dolore e una lacrima scese sul suo viso. Dal bosco sopraggiunse una creatura alata, dorata, simile a una libellula. Si posò sul suo torace e bevve la lacrima.

“Ho sempre desiderato di ballare e di essere guardata” disse.

“Se qualcuno mi guardasse sarei felice, perché potrei ritornare al mio sogno di bambina: danzare ed essere ammirata”.

“Danza allora cara, danza. Io ti guarderò”

La donna, piena di entusiasmo, danzò, dapprima goffamente, poi sempre più scatenata. Mente danzava, perse le sue vesti, che si trasformarono in un velo bianco. Ora il suo corpo era snello e al posto della vecchia donna, spuntò una fanciulla bellissima, di una bellezza inafferrabile. Il suo volto, magicamente, assumeva una diversa bellezza ogni volta che incontrava lo sguardo ammirato del giovane. Poi, finita la danza, la donna si trasformò in libellula e si posò accanto al suo orecchio.

     Grazie Elio di aver operato la magia. Il tuo amore mi ha trasformato e rotto l’incantesimo di uno stregone malvagio. Ora voglio farti un regalo, che è il mio segreto:

“Nulla è reale. Per questo ogni cosa può essere trasformata”

E dopo aver svolazzato un po' attorno al tuo sguardo, aggiunse:

“La tua compassione ti ha portato, naturalmente, a conoscere questo segreto. Infatti è la compassione che apre ogni porta. Ma ora conosci ciò che è alla base della magia: nulla è reale e tutto può essere trasformato. Il segreto è amare ogni immagine”.

Ma Elio era triste, perché la sua amata stava volando via sotto forma di libellula. E così, infatti, accadde e lei scomparve nel bosco.

Rimase lì, sconsolato. E pianse, mentre le sue lacrime si trasformarono in pioggia. E piovve sugli alberi, sull’erba, sui fiori, sul ruscello…

“Non hai ancora compreso” udì ad un tratto.

Quando sollevò lo sguardo, vide un tizio vestito da monaco, con una barba bianca.

“Chi sei” chiese l’inconsolabile giovane.

“Hai avuto un dono speciale, oggi”.

Elio smise di piangere e immediatamente, la pioggia cessò.

“Sì, rispose. Nulla è reale e tutto può essere trasformato. E tuttavia oggi ho ritrovato e perso il mio amore. Per cui questo dono non ha grande importanza”.

L’uomo, che sembrava un monaco, rise. Elio si irritò.

“Cosa c’è di divertente” chiese.

“Hai visto la bellezza e l’amore e hai voluto afferrare l’uno e l’altra. Se avessi riconosciuto l’uno e l’altro come parte di te, la bellezza e l’amore, spontaneamente, sarebbero venuti a te”.

Elio rimase deluso e provò amarezza. Sentì che le parole del mago erano vere e che non sapeva ancora amare.

“Quando emergerai da questo viaggio, avrai un compito: sviluppare in te tutte le qualità che hai veduto e apprezzato nella visione della tua amata. Quando lo avrai fatto, lei tornerà a te.

Elio fu felicissimo: quel viaggio dentro sé non solo aveva acceso il desiderio dell’amore, ma gli aveva anche indicato la strada per realizzarlo. Ora la sua vita aveva uno scopo più alto del semplice gareggiare e vincere. Così ringraziò il mago, al quale offrì la sua tristezza. Benedisse la radura, il ruscello, i fiori e il cielo e ritornò nella sua stanza.

La frattura guarì in poco tempo e fatto inspiegabile per molti, tornò presto a correre. Ma, questa volta, il suo fine non era più la vittoria in sé. Egli desiderò esprimere, attraverso la corsa, la bellezza del suo corpo che amò e nutrì e curò sempre più con amore. E trasformò la corsa in una danza sempre più perfetta. A volte, per questo, perdeva, ma la gente lo amava perché aveva qualcosa di unico da offrire. Tante ragazze del paese venivano ad assistere alle sue gare e ben presto, fu il giovane più ambito. Ma Elio aveva fatto una promessa a se stesso: solo quando avrebbe espresso il massimo della bellezza e dell’armonia, avrebbe scelto la sua donna.

     Così, in una delle corse, mentre attorno a sé la luce sfavillava come ali di colomba, capì che quello era il segno che la perfezione della bellezza era stata raggiunta. E dal suo cuore uscì un grido potentissimo, che era di liberazione. E fu in quell’estasi che vide libellule attorno a sé. Nel cuore sentì così tanta gioia che temette di morire. Le libellule si spostarono sul suo lato sinistro. E quando lui si voltò, vide lei. Era l’unica in piedi che applaudiva, mentre tutti gli altri erano delusi del fatto che avesse arrestato la corsa. Lei era l’unica ad aver compreso la sua devozione e la sua ricerca e l’unica che meritasse il suo amore. E ora era lì. Ed Elio sentì che lei non era fuggita, ma aveva aspettato che lui diventasse leggero come una libellula affinchè, insieme, riuscissero a volare.


Id: 67866 Data: 09/03/2023 12:32:15

*

Donna

A tutte le donne e alle donne che vivono nell'uomo...
 
Donna, asciuga le tue lacrime,
cheta i tuoi pensieri.
Non piangerai più.
Questo è il giorno in cui fiorisci
come musica d'alba,
tra crochi e viburni...
Questo è il giorno
in cui le illusioni del nostro tempo
cadono come castelli di sabbia.
 
Tu no,
non cadi, Donna,
ma come divina fenice risorgi.
 
L'urlo è ora canto
di acque limpide e chete,
che nutrono i giardini
dei tuoi figli dimenticati.
 
Donna, Regina,
è tempo di uscire
con le tue divine fiabe
dalla foresta che ti accolse,
per custodire il genio
della tua poesia,
il Sogno che sai,
che dei ci fece
e non schiavi di schiavi....
 
Immacolata fortuna,
è tempo ora di risplendere,
perchè il rosso di terrestri stelle
sparse sui tuoi capelli,
nutra questo deserto.
 
Si sanerà la vite,
rifiorirà il narciso,
la terra ancor berrà stelle
dai tuoi capezzoli pieni di grazia.
 
Perchè Grazia,
Immacolato Splendore d'Ombra
tu sei,
Divina generatrice del mondo
e di esso, regina.
Annalisa Scialpi


Id: 67860 Data: 08/03/2023 10:45:31

*

Trastevere violata

Sono rimasta nei tuoi vicoli

come un segugio d’antichi umori,

in bilico tra tavolini invasori

che ingombrano le tue vie.

 

Una rassegnata stanchezza

abitava i tuoi portoni,

incastrati in mura sfiorite

sui sampietrini divelti,

da passi adombrati.

 

La folla accalcata dietro trattorie

o negozietti di souvenirs,

presto si mescolò a una pioggia strana;

 

la fanfara pronta al saccheggio

svuotò le tue vie,

lasciando di te, Trastevere,

tra abusi e rifiuti,

scampoli di una magia che,

da tempo,

non t’appartiene più.


Id: 67858 Data: 07/03/2023 13:49:13

*

A volte

A volte sono stanca,

ipocrita, confusa

a volte

 

A volte sono febbre

che sale dalle ceneri

 

a volte

sono vuota

 

o affamata

come lupa nel deserto

e mangio dai cassonetti

delle idee in avaria

o dei sorrisi filtrati

 

prima

di accorgermi del delitto,

a volte.

 

Però sempre

mi spendo come l’onda

e la fede porta

sulla mia barca

tonnellate e tonnellate

di pesci d’oro.


Id: 67855 Data: 06/03/2023 18:16:50

*

Roma di notte

Quando dai tuoi nudi cieli

cade il velo della pietosa notte

tu mostri il tuo vero volto,

piangente sotto le luci degli hotel

e le ombre arrese tra immortali vestigia

in una spirale di bellezza e di spavento.

 

Allora il battito si fa veloce,

                         quasi furtivo

e tutte le lacrime del mondo

bagnano le tue stanche strade

di templi, segreti e porticati,

glissando dalla carità della luna.

 

Ed io così ti vidi, una notte,

zingara nella tua armatura oscura

a scuotere le ali appesantite dal giorno,

a penzoloni dai magnifici palazzi arresi;

 

e piovere da lì

il nettare scarlatto

di tutte le solitudini del mondo.


Id: 67837 Data: 03/03/2023 15:10:23

*

Sutura d’argento

La ferita sul cuore

sembra una bocca.

Vi respira Assenza. 

 

Sutura d'argento,

sul suo dolore,

è il canto di madre

nel canneto del cuore.


Id: 67828 Data: 02/03/2023 17:43:43

*

Al museo delle anime purganti

Nota: l'ironia della poesia è stata dettata dall'atmosfera di quel giorno in cui andai a visitare la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, a Roma. C'era un prete straniero, che era stato spostato da poco lì. Io mi ero dilungata in una conversazione sullo sciamanesimo e sulle 'anime in transito', concetto che mi sembrava molto affine a quello del 'purgatorio', ma il prete non era molto informato, per cui procedetti, un pò delusa, nella mia visita in sacrestia. Per chi ama la Roma esoterica, questo è un altro posto 'inedito' da visitare...

 

Al museo delle anime purganti

Nella chiesa delle anime purganti

c’è un prete pio dalle mani di carta,

il volto stanco, il corpo curvo,

tra i marmi ingombranti e gli ori pesanti.

 

Con aria un po' mesta

mi porta in sagrestia

a contemplar le resta

delle anime supplicati,

conservate in teche come impronte.

 

E quando il passo ho fermato

quelle mi han spifferato

che, nell’intervallo delle messe

il prete si spoglia del suo talare

e con loro, si mette a ballare.


Id: 67812 Data: 28/02/2023 11:33:53

*

La fontana del Tritone


Nota: il Tritone, uno dei simboli più belli di Roma, magistralmente 'portato in essere' dal Bernini. Sono rimasta tanto tempo, incantata, sotto la fontana, accanto a un simpatico venditore di rose. Dalla buccina dello splendente e bellissimo dio marino, le acque esondano. E rappresentano l'abbondanza, la forza generativa dell'eros che, quando più scorre, dona, tanto più straripa, accrescendo il vigore...

 

 

La fontana del Tritone

Un tempo le tue carni

mi parvero oro

e sangue, le tue acque

come i tramonti fiammeggianti

sul fiume, sazio di vita.

 

Allora i freddi delle mie

pallide malinconie

erano ignoti ai tuoi nervi,

tesi in uno spasmo d’assoluto.

 

Roma era una vergine fremente

e la sua luce di velluto

sposava il tuo vigore

in un orgasmo infinito

 

così che il traffico in piazza Barberini

sembrava una giostra

e noi danzatori del sacro,

in bilico sulla ruggente eternità.

 

Oh! Avessi potuto estrarti dalla fontana

come una gemma lucente!

Avrei medicato la crepa del cuore,

                           di chiarore furente,

la stessa che ancora m’incendia

e fa roteare gabbiani e gente attorno

                                   alle tue acque

e a questa città che non muore mai.


Id: 67804 Data: 27/02/2023 17:43:42

*

La Cripta dei Cappuccini

A Roma, in via Veneto, a pochi passi dalla fontana del Tritone e Piazza Barberini, c'è la Cripta dei Cappuccini, un luogo che ha impressionato persino il marchese De Sade e che ha ispirato romanzieri. Si tratta di una costruzione risalente al 600 e annessa al Convento dei Cappuccini e alla sovrastante chiesa di Santa Maria della Concezione. All'ingresso, vengo accolta da una zingara che siede sui gradini della chiesa. Poi, mi trovo 'catapultata' o meglio 'risucchiata' negli inferi, come Proserpina. Non c'è tempo per capire: le ossa sono ovunque: ossa del bacino, teschi, femori, scheletri in altrettante nicchie di ossa formano un macabro arredo di porticati, lampadari, oggetti tutti realizzati con ossa. Mi sento come Peseo che deve affrontare Mudusa senza lo scudo di Atena e improvvisamente, sento che ho cambiato mito. "C'è un senso a tutto questo" penso. "E non è certo suscitare il pensiero della morte in vista delle indulgenze, come vorrebbe certa retorica religiosa", continuo a pensare. Cerco di fare qualche foto, ma una voce in fondo al macabro corridoio mi ammonisce: le foto sono vietate. Questa, viva. Sono in un film? mi chiedo, sentendo di aver perso la sensibilità. Quando esco è già ora di pranzo, ma mi è rimasta un'angoscia addosso che, dentro, non avvertivo. Tutti i morti conosciuti sfilano nella mia memoria. E non si tratta solo di gente che ha lasciato questo piano d'esistenza. Finalmente avverto con assoluta chiarezza quanto, dimenticando la morte, si diventi necrofili. Quella cripta non serviva come monito per acquistare la vita eterna, ma per acquistare QUESTA VITA. e il passaggio dalla 'morte in vita' alla vita senza morte è la CONTEMPLAZIONE STESSA, quotidiana, della morte. Un conto è saperlo. Un altro farne esperienza. Consiglio vivamente di visitare questo luogo misterioso.
 
 
La Cripta dei Cappuccini
La notte agita ossari;
tra sogni alla penicillina
nemmeno nausee o sentori
di rigurgito nel macabro mitreo
dei giorni abbacinati.
 
Ma sfilano ossa, a dispetto,
sottratte al patibolo
in questa ferma danza macabra
 
dove i frati, col cilicio,
ancor fanno sberleffi alla vita
 
e chiamano la morte
chiamano la morte
chiamano la morte
o ogni osso ha il suo nome.
A.S. (Immagine dal web)


Id: 67762 Data: 14/02/2023 19:50:45

*

L’uomo di strada

Con me ho un piccolo zaino,

che porto sempre addosso

per non farmelo fregare

dentro

c'è una coperta

e più in fondo,

la mia testa

con la faccia dipinta

che indosso

quando devo attraversare. 


Id: 67749 Data: 11/02/2023 19:04:43

*

Ci rivedremo

 

Ci rivedremo, dopo,

quando saranno fiorite le ombre

e leggero sarà il passo della farfalla.

 

Ci rivedremo quando la spiga

fiorirà tramonti

e il pianto

sarà divenuto torrente.

 

Ci rivedremo,

oltre i graffi delle rotaie

che sfilano preghiere al cielo

 

quando divelte saranno le fondamenta

del regno di Moloch

e ci muoveremo come graziosi uccelli

nell’aria, sì, nell’aria;

 

senza più paura.


Id: 67732 Data: 09/02/2023 18:49:17

*

Girovaga

 

Girovago tra queste strade,

tra questa polvere eccelsa.

 

Ho lasciato mani, labbra, volti

nel calore freddo dell’occhio del paese.

 

Ho lasciato me,

per ardere di pura vacuità.


Id: 67720 Data: 08/02/2023 12:18:42

*

Un giorno a Roma

La città era bella;

sulle cupole fiorivano zagare

portate dal vento di un suono

di pianoforte vibrante in una villa

                                            eccelsa…

 

Turisti.

Sparpagliati come foto di famiglia

nelle mani di un bambino

 

e la pietra, dura di memoria,

morbida di evanescenze

come le statue nelle fontane.

 

Le Naiadi nella sfuggente

notte dei misteri;

odori di spezie e kebabberie

dietro le svolte dei vicoli ignari.

 

Così glissa la vertigine,

appena incastrandosi

nell’apparente nudità

del basolato.


Id: 67711 Data: 06/02/2023 18:09:22

*

Guerra

 

Cristi sospesi sull’orlo dell’abisso

e studiati congegni per far esplodere cervelli.

 

Orfani vagano come fantasmi

mentre il grigionero dei carri armati

vomita amnesie.

 

Dietro ogni sparo i nostri spari

delle coscienze otturate dagli amen

e dai sissignore.

 

E dicono, i morti, le ombre;

quelle che furono

quelle che fummo, tacendo. 


Id: 67710 Data: 06/02/2023 16:51:56

*

A volte, la luce

La luce è quasi triste.

Ora, per esempio, disegna

le tue ciglia all’insù;

una vecchia assuefazione.

 

Ha il volto sporco di cioccolato

di un bambino ridente di stupida innocenza;

a volte, a volte, a volte…

 

Oppure s’allunga sulle mani,

le mani che diventano lunghe, infinite,

che vorrebbero portarsi il mondo alla bocca.


Id: 67709 Data: 06/02/2023 16:41:28

*

Innocenza

Fu passo di danza

la tua purezza.

 

Fuori, le carte accartociate 

                           del pane,

il mare a battere

su scale grigie

dove i sogni vestivano 

l'evanescenza del fuoco,

nel crogiuolo dei cieli.

 

E poi dentro tu 

coi tuoi occhi scuri

da cerbiatta smarrita,

in attesa della scatola

          delle caramelle.

 

Non dicevi niente

ma fluttuavi sull'accordo,

aperta come i fiori surreali.

 

Dicono che ti chiamavi Innocenza,

poi nessuno seppe più di te. 

 


Id: 67696 Data: 04/02/2023 19:01:42

*

Sei stata

Sei stata focaccia di farro

per Giove Capitolino,

o liscivia

sotto cenere cava. 


Id: 67692 Data: 03/02/2023 18:49:36

*

Restò un fiore

Mi scacciarono dal tempio,

mi misero a tacere,

legandomi con catene.

 

Spirò poi l’alba

sulle mie carni uccise

-          ed erano le carni degli alberi,

le vene dei fiumi,

il respiro dei venti sulle vette,

il cuore dei villaggi.

 

Ma restò un fiore

 

e fu da quel seme del mio amore,

che germinò il nuovo sole.


Id: 67668 Data: 31/01/2023 13:47:23

*

I cieli di Roma

I cieli di Roma

s’impregnano di sogni di Naiadi volanti

tra dei e spiriti erranti

su balconi fioriti e nei caffè.

 

Parlano tutte le lingue,

tramutano il pianto in storie,

leggere come i gabbiani

a picco dai palazzi,

scaldati dalle ere.

 

Sì, perché i cieli di Roma

hanno promesse scritte

tra nuvole che cullano

nel loro latino Parnaso,

tutti i Parnaso a venire…


Id: 67659 Data: 29/01/2023 13:37:44

*

Il Nuovo Giorno

I fili spinati sembra

non finiscano mai.

Ancora duri gli inverni,

tra nevi sporcate dal sangue.

 

Il sole si sveglia con brividi;

uomo contro uomo, ancora,

ancora l’età del ferro schianta

                           le coscienze.

 

Sotto cieli a brandelli

di memorie ancor fumanti

di uomini ammazzati

già si prepara l’ennesimo eccidio,

in giaccacravatta vestito e ragion di stato!

 

E tuttavia da albe illuminate

sorgono sorgenti che lavano il passo;

su divergenti davanzali

nuove ossa cantano, fiorendo

il nuovo Giorno dell’Uomo Nuovo.


Id: 67652 Data: 27/01/2023 16:03:55

*

Al mare

Quando sto con te

cosa può servirmi ancora?

Azzurro canto di gioia,

musica dolce e trasparenza

d'estati riflesse!

 

Quale desiderio

non puoi esaudire,

madre azzurra e prospera

di pesci e dell'immensa vita

che il cielo celebra affacciato

                  al tuo splendore?

 

Perchè quando sto con te

sono azzurra e immensa,

remota e divina

come una conchiglia infinita. 


Id: 67646 Data: 26/01/2023 12:23:31

*

Torna la rondine a primavera.

Un tratto non taglia il cerchio.

Nessuna mano può sradicare un fiore

o oltraggiare il filo d'erba.

 

E anche se la carne macellata

geme su un filo di dimenticanze,

nessun silenzio può bucarti.

 

Si torna, come le rondini a primavera

e che passino dieci o mille primavere

è indifferente.

 

Incessante il fabbro tornisce

e soffia, di Efesto, la fucina;

torna, torna,

prima o poi,

la rondine a primavera. 


Id: 67616 Data: 20/01/2023 22:03:18

*

Questa sera

Questa sera il cielo

avvolgeva le strade

come una petola nera.

 

Sentore di passi radi

cadeva come moneta arrugginita.

Stanche case se ne stavano

ammucchiate

come girasoli sfioriti.

 

Pure lo stanco sorriso

                       dell’oste

era una musica triste,

appena spolverata dai setacci,

appesi agli spiriti della pietra.

 

Mai, come in questa sera,

ho desiderato di essere

un immenso giardino

per rapire dalle spire avvolgenti

                                     della notte

una fragranza di eternità

o forse solo

di felicità. 


Id: 67608 Data: 19/01/2023 19:57:20

*

Dal fuoco

Pazza, avanzai

lungo le eretiche sponde

della viva fiamma.

 

Tra l’aria di piatto azzurro

gravida di pianto imminente,

non ascoltai il ramo

appena smosso

da un refolo di vento.

 

Inscenai la danza

a due passi dall’arena

bruciando, lenta,

la mia vecchia canzone;

 

nel crepitio dolente,

odore di ferraglia

e di segatura.

 

Ma improvviso

tornò il pianto;

il cielo di pialla più duro

del tuo cuore di piombo.

 

Tornarono i corvi,

le croci,

la tomba.

 

Ma pure io tornai;

da varchi inaspettati

risorsi dal fuoco

vestita di nuovo fulgore.


Id: 67607 Data: 19/01/2023 19:31:32

*

A null’altro anelai

Fu questa strana euforia,

questo avvertire, trasparente,

il tragitto dell’acqua

entro la foglia di velluto

a proteggermi

dal piombo delle idee sensate,

dalle valvole delle abitudini,

dalle scorciatoie dei santi pensieri,

aperti su un baratro di nulla.

 

Fu Prometeo in persona,

travestito da folletto,

a donarmi il fuoco.

 

E da allora,

rifiutai di capire

e spingendomi in alto

più in alto, più su,

a null’altro anelai

che a fiorire.

 

 


Id: 67599 Data: 18/01/2023 18:38:48

*

A un passo

Luce, da una finestra.

Un uomo passeggia

nella sua casa.

Ha in mano chiavi

di sole.

 

L'inverno ha traghettato bastioni,

smosso opache caligini.

Ora, nel lago,

s'aggirano pesci inquieti

d'ombre diseredate.

 

L'uomo è a un passo

dal suo ultimo inverno.

Dall'ultima gelatura. 


Id: 67598 Data: 18/01/2023 17:46:54

*

Cade il dio denaro

Stasera sono uscita,
per fare acquisti;
tra luci sparate
e sorrisi di burro,
sembrava la fine del mondo.
 
Incassare e in fretta, virare
incassare e in fretta virare...
 
Ma forse è davvero
la fine del mondo;
 
cade il dio denaro,
simbolo ormai svalutato;
imprevisto, abbandona chi,
per ignoranza,
gli ha consacrato l'anima.
 


Id: 67594 Data: 17/01/2023 20:21:39

*

Sammasati

E' tempo,

scrolliamoci il sapere,

vuotiamo le bisacce.

 

E' tempo

di renderci puri come oboi.

 

Sammasati,

ricorda chi sei.

 

Ricorda che sei il grido

la freccia

l'arciere

 

Sammasati,

ricorda il patto

che ti legò a Shiva

 

e tu sciogliti,

danzando,

diventa nettare per la terra

che prega con le sue radici

riverse sui fiumi inquinati,

le cime saccheggiate,

i cieli scheggiati...

 

Sammasati,

non servono corazze,

solo

il riverbero scntillante

che brilla sul tuo capo.

 

Sammasati,

tu puoi

risvegliare illuminare

risvegliarti illuminarti

 

tu

già sei;

 

Sammasati,

ricordati che sei un risvegliato.

 

 


Id: 67578 Data: 16/01/2023 19:01:37

*

Stamattina

Stamattina ero tutta

uno scrichiolio di dolore;

i passi piccoli,

come quelli dei vecchi;

lamine di ferro

nelle scapole, nel cuore.

 

Il soldatino di piombo

rigido nelle mie carni

a sfregare sull’osso,

il paesaggio inutile

come una cartolina sbiadita.

 

Ma ho camminato,

stretta nell’abbraccio di gennaio

coi  suoi contorti rami secchi.

 

“Uccidimi” ho detto al dolore,

prendendolo su me,

sentendo che era me.

 

Ma lui, inaspattatamente,

dopo tanti passi,

ha fatto fiorire il sole,sulle resilienti rose,

affacciate al mio dolore.


Id: 67577 Data: 16/01/2023 17:56:59

*

Fuori la luce è mite

Fuori la luce è mite,

come un anelito accarezza

l'ultima ora del sole.

 

 

Si spande clemente

sulle cime spogliate

da refoli d'inverno,

 

Avanza, lieve

come preghiera

e accarezza la terra turbata.

 

E nell'ultimo tempo,

donando colore si concede

a monti di nuvole indaco e cenere

 

inspiaggiandosi, lenta, su altre dune lunari


Id: 67559 Data: 12/01/2023 17:39:40

*

Il nuovo mondo

Stai finendo, vecchio mondo,

coi tuoi turiboli e le vecchie insegne

dorate sui portoni.

 

Sei finito

con le tu carrozze di velleità, 

i tuoi stemmi,

quei fottuti rostri

benedetti dalla ragion di stato.

 

Mani nere, screpolate di gelo,

gridano al vento

litanie gitane,

occhi a mandorla,

pelli di curcuma e zafferano

spodestano divani di velluto

di vecchie nobildonne scorreggione.

 

Nel cielo roteano sciami di polvere

sopra rotti registri di albi professionali

e titoli decaduti,

disciolti come neve al sole.

 

Si organizza un sabba

tra l'ulivo la quercia e il fico,

anche se non c'è alcun diavolo

e son finiti anche quelli che lo hanno inventato,

coi loro personali inferni.

 

Perciò venite, venite gente nuova

illuminata come l'acqua e il sole

come l'allodola il pesco la marmotta,

 

Venite, venite

il mondo che attendevate è già qui

sulle macerie del vecchio,

che già non è più.


Id: 67552 Data: 11/01/2023 17:42:11

*

Preghiera al fiume, contemplando il Tevere


Fiume, dove conduci?
Specchio d'argenteo chiarore
e d'acque illuminate

 

Fiume che sei canto
con la poesia che sorge
dalla musica del tuo andare

 

A te affido
i cigni dei miei pensieri più puri
i detriti dei sogni spezzati,
la musica incastrata nella pietra...

 

Tu, ti prego,
che sei puro
nel tuo scorrere,
portali con te

alla tua foce,


sì, là
fino al mare...


Id: 67549 Data: 10/01/2023 12:59:21

*

Giovannino

Giovannino era un bel bambino;

portava a spasso i suoi etti di carne secca

con la severità di un chierichetto.

 

Ma nessuno sapeva

delle pentole di latte cagliato

scaraventate da sua madre

dalla finestra del terzo piano.

 

E così Giovannino

'lu figghiu de la pazza'

teneva la scena come un soldatino

                                    di piombo,

con un cespuglio di fiamme nel cuore.

 

E nessuno seppe niente,

quando scoppiò, 

forse perchè si confuse

coi fuochi d'artificio

per il santo del paese. 

 


Id: 67516 Data: 05/01/2023 10:06:13

*

Questa sete

Ti morderei sul collo,

assaltandoti nella notte,

mio semplice amante,

analfabeta come l’erba e la luce,

con la tua verga eretta a ostensorio.

 

Perchè fu un impatto di purezza

assuefarmi al tuo mare

con la sete che intossica, 

irredenta, di te…

 

Questa sete che non mi lascia,

che porta l’oro coi pesci,

verso le mie sabbie lunari…

 

Oh! Chi sei?

Idolo o fantasma?

Dimmi, perchè ho ancora sete

di te,

che non finisci mai. 

 


Id: 67505 Data: 03/01/2023 18:11:07

*

Questa sete

 

Ti morderei sul collo,

assaltandoti nella notte,

mio semplice amante,

analfabeta come l’erba e la luce,

con la tua verga eretta a ostensorio.

 

Perchè fu un impatto di purezza

assuefarmi al tuo mare

con la sete che intossica, 

irredenta, di te…

 

Questa sete che non mi lascia,

che porta l’oro coi pesci,

verso le mie sabbie lunari…

 

Oh! Chi sei?

Idolo o fantasma?

Dimmi, perchè ho ancora sete

di te,

che non finisci mai.

 


Id: 67504 Data: 03/01/2023 18:02:54

*

Il ruggito (ispirato a un recente fatto di cronaca)

Non sono fatta

per stare in gabbia,

per divertire in pista

un pubblico coi popcorn.

 

Ho assalito, morso,

sono una tigre,

e allora?!!!

 

Il ruggito della Madre

delle Tigri e delle Foreste

era in me;

ed è solo l'inizio

della fine di questo morto tempo,

nemico della selvatichezza.

 

Per cui,

anche se soccomberò,

dall'altra parte della Grande Soglia

ancora

vivrò.

 

E mi riprenderò il posto,

gli sconfinati spazi sottratti

tra questa fila di superflui

che, ormai, Natura rigurgita.

 

L'uomo potrebbe essere un accidente,

ci avete mai pensato?

 

Guardate coi miei occhi gialli e ardenti,

credete ancora

che l'uomo sia il centro dell'Universo?

Quest'uomo minimo ripiegato

nella sua stessa palude di consumi?

 

Per questo tornerò,

lo giuro, l'ho promesso alla Grande Madre

a tutte le tigri,

tornerò

e il ruggito della Foresta

libererò!


Id: 67498 Data: 02/01/2023 17:54:48

*

Grazie

Questa non è una poesia, ma una preghiera. La dedico a tutti voi, coi quali ho camminato in questo tempo del mio percorso artistico e di crescita personale. A voi che mi avete dimostrato che esiste una piccola fetta di mondo che ancora sa donare il suo tempo e la sua creatività, senza calcolare se il tempo speso gli 'frutterà' o no. Grazie ai gestori del sito, a tutti i poeti di La recherche e in particolare, grazie a Silvia, Vincenzo, Salvatore, Caterina, Elisa, Angelo. Vi auguro un nuovo anno di fioritura, col cuore. 

 

Grazie,

per il suolo che tocco ogni mattina,

per gli occhi del mio cane

che mi guarda con amore.

 

Grazie per il freddo,

le notti tetre;

grazie a chi bussò

e alla mia mano,

che aprì.

 

Grazie

a chi mi diede amore

e a chi, rifiutandomelo

mi liberò.

 

Grazie a chi volle,

per me,

questo sogno chiamato esistenza.

 

Grazie al dolore,

ombra della gioia

e mistero della profondità.

 

Grazie agli spiriti

degli animali, degli alberi,

di ogni specie vegetale,

agli spiriti elementali

e dei Maestri 

e a dei, avi, abitanti dell’invisibile,

che mi tengono per mano

nel cammino dell’Anima. 

 

Grazie agli arconti,

perchè la resistenza all’evoluzione

è radice della mia forza

e spinta verso la Bellezza. 

 

Grazie,

perchè immensamente posso amare

tutto ciò

e così procedere verso la liberazione

a vantaggio di tutte le creature senzienti.

 


Id: 67478 Data: 30/12/2022 12:49:14

*

Lazzaro

La luna, tra le nubi,

fuma una febbre clandestina.

Lazzaro torna dalla caverna murata;

addosso ancora odore di segatura. 


Id: 67467 Data: 27/12/2022 17:49:09

*

Emozioni

Guaine, le emozioni,

finchè resisti all'ombra.

 

Non scorre una sedia a rotelle crepata.


Id: 67466 Data: 27/12/2022 17:41:43

*

Fuori la notte

Un locale in pietra

                     fuma

una vaga aria natalizia.

Fuori la notte

s'attacca sul muro.

 

Come una macchia.

 

O un vuoto. 


Id: 67465 Data: 27/12/2022 17:36:50

*

Notte di Natale

Lunga, la notte;

poi fui il legno

a glissare

 

Dalla stella.


Id: 67454 Data: 24/12/2022 20:27:28

*

Il vecchio abete

Fuori c'è una donna,

sul balcone di una casa popolare,

smarrita in un Natale strano.

 

Da tempo tiene le parole

in un lido di cenere

e le mani in grembo,

come quando la luna bussò

e la corolla era rosso sangue...

 

Ma lei conosce 

i nomi dei rami dell'abete

di fronte alla sua casa,

con le luci, ora, sospese.

 

E le tiene accese per lui,

per quel vecchio testardo

che non vuole morire.


Id: 67453 Data: 24/12/2022 20:25:14

*

Il fungo velenoso

 

Sono cresciuta su un fungo

                               velenoso,

umido, scivoloso;

sotto, il fango coi mastini.

 

La tristezza aveva morso

                         di tenebra;

implacabile, Ade

mi teneva al laccio

 

-il calderone sempre più nero

 di indicibili misfatti che, invano

mio padre bruciò nella Geenna

in fondo alla casa-.

 

Lindi, i bicchieri;

linda la lama della morale.

 

Ma un peso m’inseguiva;

ed io correvo, correvo, correvo

col mio inguine sporco.


Id: 67415 Data: 19/12/2022 10:37:25

*

Fino a lasciar cadere...

Spogliami,

fino a lasciar cadere

i sigilli

alle rose


Id: 67395 Data: 15/12/2022 17:14:53

*

Dall’alto, un falco

L’aria torbida

ha ingoiato tutto;

delle foreste non resta,

quasi

che una nenia bruciata.

 

Dall’alto, un falco

osserva lo stanco acquario

e se la ride.

 

I guerrieri fanno ormai le capriole

sulle parole morte dei preti,

mentre la morte corrode

l’ultimo scoglio.


Id: 67394 Data: 15/12/2022 17:03:19

*

Oro

 

Misi una corona

sulla tua sabbia,

ma tu mancasti

l’atto di fede.

 

Dissanguasti polvere,

non bevesti,

alla mia sorgente bianca.

 

Ma è oro, ora,

questa brillante malinconia,

nato dalla polvere,

tornato alla sua purezza.


Id: 67386 Data: 14/12/2022 11:21:29

*

La bambina di neve

Oh bambina,

nella neve ti eri perduta,

sola coi tuoi mancati accordi,

china in una lunga amnesia.

 

Bambina,

guance rosse ed occhi ardenti,

presi in prestito Pegaso,

baciai i serpenti di Medusa,

per venirti a cercare…

 

Ti ho ritrovata là,

nella città d’oro azzurro,

nella città che sognai

per ritrovare te,

mia dolce bambina di neve.

 

 

 

 

 


Id: 67379 Data: 13/12/2022 12:51:04

*

Il vuoto.

Non sono 

lo straniante, umiliante vuoto

delle cattedrali,

ma vuoto divino

che imprime nel silenzio

la sua canzone d'amore. 


Id: 67336 Data: 06/12/2022 12:21:11

*

Psiche e l’unguento di Persefone

 

Freddo era l’abisso,

ma laggiù dovevo andare,

se Amore volevo ritrovare.

 

Disperai e mi dissi arresa,

ma un lupo venne al mio fianco

e mi accompagnò laggiù,

dov’era rotto il pianto.

 

Ma, giunta là, che orrore!

Villaggio dei perduti,

così si spezzò il cuore,

tra vecchie streghe a cuocer

                                    budella

e una macabra processione.

 

E poi l’oro, pestato, ignorato

tra panni rosso sangue.

E ancora bimbi, speduti

tra gelide grotte

e fuochi vani che non scaldano

                                     il cuore…

 

Così di fuggire desiderai

 dalle infere caverne,

‘che tanto era il dolore,

ma poi un carillon sentii suonare

e levato il volto,

un passero vidi e il volto di Amore

splendente in un alto sole.

 

Così, benedicendo andai,

oltre la fredda folla delle ombre;

lasciando un seme di carità,

tenendo stretta l’ampolla

senza voltarmi mai.


Id: 67321 Data: 04/12/2022 20:11:53

*

Ti meriti

 

Ti meriti un amore

che può guardarti tutto il giorno,

senza mai dire che è stanco,

che riesca a tenerti con ogni vento,

                                 con ogni luna,

senza mollarti mai;

che ti dica ‘sei perfetta’

con le tue calze bucate

e le unghie morsicate.

 

Ti meriti mattine intere

seduta ad un caffè,

mentre il mondo ti sfila innanzi

e tu lo guardi con innocente stupore

o lo dipingi col tuo colore.

 

Ti meriti di danzare nella pioggia

nuda, se ti va,

di ridere per niente,

a crepapelle…

 

Ti meriti di lasciar andare

chi non ti vuole ascoltare,

chi ti fa stare male,

ti meriti compagni liberi

che sappiano volare

e non ti lascino cadere…

 

Ti meriti di contraddirti,

di essere fragile, confusa,

di andare in tuta nel ristorante migliore

perché quel giorno hai deciso che così ti va

e con nessuno ti devi giustificare…

 

Ti meriti i vestiti migliori,

le cose più sacre, le idee più vere…

 

Ti meriti di guadagnare, gioire, creare,

ringraziare,

di plasmare con le tue mani

il tuo più alto valore,

riflesso nella luce che sei,

che splende nelle tenebre di chi

odia il mondo

ma non non ha mai fatto niente

per poterlo cambiare…


Id: 67316 Data: 03/12/2022 23:04:14

*

Il tuo corpo

Il tuo corpo è puro

come neve d’agosto

ed io lo bevo d’un fiato

come vuotassi il calice

della mia agonia.

 

Il tuo corpo è fiume di frecce

e ogni freccia una spada

che mi trafigge,

nel cuore del silenzio.

 

Perché questo corpo sei tu,

eucarestia senza omelia,

che basta.

 

 


Id: 67299 Data: 30/11/2022 21:34:04

*

La mosca

Ti scaccio, ma resisti;

plani sul palmo, dove

prima c’era un chiodo

e poi sui libri e i loro tarli,

in fila nei funerali delle idee…

 

Riparti in picchiata,

non ti arrendi

e sei sulla stampante

sui biglietti ancora intatti

di un viaggio che non feci,

di neve,

nell’affondo in una cioccolata

blu Danubio…

 

Mi alzo

e mi sembri assai più reale

                          dell’irreale;

con le zampette tergi gli acari

da quel ritratto interrotto,

con le conchiglie rosa carne

appena abbozzate,

incollate su un collage bucato…

 

Ormai sei mia,

ferma sul nodo di legno

della mia scrivania

e mangi le lettere della tastiera

con torva avidità.

 

Ecco, ti ho catturato,

cara mosca inopportuna

e roditrice!

 

E tuttavia poi ci ripenso,

apro la mano;

Ti lascio stare.

 

In fondo c’è una coppa vuota

ed io, ora,

devo andare…


Id: 67297 Data: 30/11/2022 18:43:44

*

Il canto di Estia

 

Nel tuo ventre stetti male,

padre Crono;

nera palude di spavento,

abitata da belve immonde!

Ogni tocco un’offesa

ogni tocco una ferita.

 

Cercai di uccidere le belve,

per te;

soffocando i pianti d’abbandono.

Disperata,

uccisi i serpenti acquattati

nel fango dei tuoi visceri,

ribollenti di disprezzo.

 

Non mi amavi.

Tardi sciolsi l’illusione,

accecata nella tua stessa tenebra.

 

Mi vomitasti,

coi miei fratelli e le mie sorelle,

assieme al tuo veleno.

Solo il dolore infinito

fu la tua eredità;

la tristezza senza redenzione,

come una macchia sul mio candore.

 

E ora che son fuori,

dal tuo ventre avaro

che fu la mia prigione,

porto con me il fuoco

con cui illuminai

la tua oscurità cadente.

 

Non scapperò.

Non chiuderò le porte

con nessuna chiave,

come hai fatto tu.

 

Starò al centro,

per sempre fedele custode

di quel fuoco che non conosci,

che unisce ogni mondo, ogni cuore,

chiamato Amore.

 


Id: 67296 Data: 30/11/2022 13:40:04

*

L’elfo

Cade, la goccia

su un lamento di plastica,

che veste questo sabato stanco.

 

L’abete s’inverna

sullo stanco cielo;

è un esule, il faro

smarrito nel vasto,

inutile azzurro.

 

Ma c’è una bimba

                  dipinta

sulla tazza del caffè;

e mi sorride

col suo berretto da elfo.

 


Id: 67285 Data: 28/11/2022 19:37:00

*

Mi sono persa

Mi sono persa,

in qualche giorno,

in qualche strada,

in qualche nome

fragile come i ponti

crollati, senza progetto.

 

Mi sono persa

in un silenzio di gomma,

sorvegliato da una stella opaca,

in un ritornello ripetuto al vento,

senza emozione.

 

E poi in un muro di specchi,

senza sapere il tassello mancante

di una storia troppo stupida

o forse solo troppo vera.

 

E infine, mi sono persa

perché era lì che volevo arrivare;

a imparare a perdermi in due occhi,

 

fino a naufragare…

 

 

 

 


Id: 67283 Data: 28/11/2022 18:27:16

*

A casa non c’eri

A casa non c’eri;

nel barattolo della frutta secca,

nella posta lasciata sul tavolo,

 

non c’eri.

 

I calici a testa in giù,

sul lavandino,

le briciole già raccolte,

la bottiglia di vino,

inerme come un soldato

                        in congedo.

 

Il silenzio venne in ciabatte

e assalì;

senza rumore tranne quello

del vuoto assordante.

Dalle finestre chiuse.

 

Perché tu non c’eri,

ed io sono una zingara

che ti cerca nel vento.


Id: 67274 Data: 27/11/2022 19:34:38

*

Andromeda

 

Sono diventata una schiava,

io, Andromeda, figlia di sovrani!

Sono verde come l’alga che mi tiene,

nuda, spaccata dall’arsura…

 

Dove sono gli eserciti?

Dove sono gli avi?

Dove sono gli eroi?

 

Sanguino come l’alba violata

e rosso è anche il mare!

 

Ma il corallo sa,

che feci coi miei capelli,

sì, il corallo sa!

Moriranno gli dei,

ma io no!

 

Anche se qui crocifissa

io resterò,

non perirò…

 

Sangue che graffia

e incide lo scoglio,

pane del mare,

che volle bere di me,

senza fine…


Id: 67262 Data: 25/11/2022 20:50:16

*

Assalto

Non essere gentile;

raggiungi, se puoi,

questa leonessa, tra i monti

fino ad affondare i denti

nella fiamma feroce

che dalla mia criniera, sale.

 

E lì, nella presa,

lascia esplodere l’urlo,

fino a far rivoltare,

come un verme,

questa grande inversione

chiamata civiltà.

 

E’ tempo del ritorno

delle terribili fiere;

guarda la tigre

che spia dall’altura

avanzando, affamata,

dal deserto!

 

Già affonda gli artigli

nella foresta nera

che rimase, intatta,

nel seme delle nostre

inconcepite e divine voluttà!

 

Oh no, amore,

nessun diavolo ti prenderà

                                   l’anima,

semmai si tramuterà in angelo

nella tormenta fusiosa dei sensi

tesi fino allo spasmo!

 

Perciò, vieni,

ruggendo nell’assalto,

finchè suonerà l’ultimo amen

e salterà l’arrugginita campana

 

finchè scriverai coi fiori,

scoppiati dal ventre di questa

                                           follia,

il nostro nome nell’acqua.

 

 

 

 

 

 


Id: 67255 Data: 25/11/2022 09:40:40

*

Tu non mi fai perdere tempo

 

Tu non mi fai perdere tempo;

vieni, siedi accanto a me,

accanto al mio focolare…

C’è ancora tanta legna,

castagne e del buon vino

 

oh no! Tu non mi fai perdere tempo…

 

Guarda il cielo dalla finestra:

blu notte, blu cielo…

Ascolta la pioggia sottile che sentivi

                                     da bambino,

con quella magia che solo tu avevi,

in cui il mondo non credeva….

 

Ascolta… Mentre ricordi le tue canzoni,

o il suono delle tue risate sulla strada;

quella musica è qui, per noi,

e la teniamo in pugno, in una mano…

 

Perciò tu,

tu non mi fai perdere tempo,

perché non esiste il tempo,

esistiamo solo noi, che ci guardiamo,

che ricordiamo… Quello che eravamo,

prima che inventassero il tempo,

prima che ci rubassero le fiabe.


Id: 67247 Data: 23/11/2022 20:02:59

*

Un uomo giusto

 

Pensavi tutto sarebbe arrivato,

uomo giusto del nostro tempo;

il salumiere metteva arsenico

                nel prosciutto locale

mentre tu gli dicevi:

“tre euro in fette sottili,

così vuole la signora”.

 

Oh uomo delle ferie d’agosto

decise a tavolino da uomini

                     dalle dita pulite,

credevi fosse cosa buona e giusta

un giaciglio, una razione

i soldi della pensione

con la santa benedizione!

 

Così, dicevi, fanno gli uomini giusti

così fanno i figli dei padri.

 

Ma poi satana venne

per un pezzo di cuore,

il televisore smise di trasmettere

omelie in differita

e il prete scappò, così dicono,

con la cassetta delle offerte

in cui aveva chiuso il dio lontano.

 

Così a te, uomo giusto,

non restò niente,

tranne che l’ingombro

delle tue troppe virtù.


Id: 67234 Data: 22/11/2022 17:36:20

*

Una musica triste tra le stelle

Si era già fatta sera

e tu portavi a casa

il tuo sacchetto di ossa morte,

senza memoria né gloria.

 

Il cielo si fece cupo

dalle tre di pomeriggio,

il tuo sepolcro si chiamava

famiglia o casa o moglie

e lei non era nemmeno

la gallina dalle uova d’oro.

 

Mi lasciasti con la luna scucita

a mettere insieme le toppe…

Ehi, lo so, stavi soltanto proteggendoti!

Ed io ti odiai, ti odiai a tal punto

che dissi a Medea di riportarmi,

dall’Ade, i miei figli:

 

Ma uno non c’era;

era là, sulla luna, a suonare una canzone;

una musica triste tra le stelle,

sì, una musica triste tra le stelle.   

 

 

 


Id: 67233 Data: 22/11/2022 17:11:46

*

Danae

 

Mio padre mi chiuse

               in una torre

e a guardia, vi pose

leoni ruggenti,

come il suo cuore,

avido di potere.

 

Piansi mille notti

e mille giorni,

piansi tutto il mio pianto…

 

Ma fu lì, nella luce cupa

che s’addensò l’orma di un dio,

come pioggia d’oro

nata dal grido.

 

E già vidi Medusa

e Andromeda e me;

nell’acqua chiara vidi il giglio

chiamato Perseo,

fiore bianco del mio dolore

nato nella prigione della mia

                             frustrazione.

 

 


Id: 67211 Data: 19/11/2022 21:08:17

*

Sanguino

 

Sanguino sui muri di pietra,

nel silenzio dei relitti;

là una vecchia chiama,

sussurrandomi segreti…

 

Sanguino questo sangue

rosso ciliegio rosso scarlatto

in memoria del sangue dei vinti,

delle foreste abbattute

degli animali squartati e venduti,

dei figli ammazzati.

 

Sanguino questa melodia

che nessuno sente;

che è la mia nostalgia,

la mia poesia

e la mia oscura alchimia.

 

Sanguino per un mondo rapace,

che non sa sanguinare,

restituire,

ma solo usare, sporcare, violare.

 

E sanguinando anche per chi

non sa sanguinare

redimo il mondo

in un bagno rosso, d’amore.


Id: 67207 Data: 18/11/2022 20:12:59

*

Nudo da Fino a quando, dal marmo, fiorimmo

Nudo, sei bianco

come polpa di mela che addento

fino alla ferita del cuore.

 

Nudo 

sei liscio come pietra levigata

che non cede alle mie mani frementi

e tuttavia lascia

un sapore aspro di salsedine

sulla mia lingua che ti percorre.

 

Nudo

sei una valle incantata

ed io l'antico fachiro

che sveglia, col serpente,

i guardiani dei tuoi sensi

che vanno verso le mie acque.

 

Nudo

sei la mia pesca miracolosa

che agita, nelle mie acque

magma e cenere e acqua e fuoco,

mentre esplodono i sensi,

tra luce e terrore.

 

Ma, nudo

sei il mio stesso corpo,

vuoto e pieno

e sei il canto dell'anima

che, da questo abisso,

vagisce...

 

Questo abisso

che devo attraversare;

 

senza sapere niente. 


Id: 67201 Data: 17/11/2022 22:19:58

*

Non so

Se mi capita di pensarti

subito dico: è uno stupido vecchio,

un mercenario della più squallida vacuità.

 

Eppure, com’è che tu aprivi i pori

                                         nella pelle,

sovvertendo i visceri, in anarchia

fino al puro, denso fuoco

che, dalla schiena, risaliva

fino all’affondo

nella più esaltante follia?

 

Non so.

 

Come non so

com’è che la bellezza mi opprimeva

riflessa nell’ombra torbida dei tuoi occhi

                                     di cristallo tagliente

e verginale il mio cuore fremeva

tra le tue dighe scassate, i pesci morti

tra i rottami di una stupida vita.

 

Non so.

 

E’ che qualcuna, l’altra me,

è rimasta lì

 

ad aspettarti.

 

Come una sposa.


Id: 67189 Data: 15/11/2022 20:59:37

*

Io mi contraddico

 

Io mi contraddico:

dico A e faccio B

(spesso fa lo stesso).

 

Mischio i fogli.

Piango sopra le righe.

 

Non so niente e lo so.

Prendo lezioni dal banco dell’attimo.

 

Bevo la morte nel vino della vita.

 

Imprendibile come il vento,

l’onda,

che vola

 

come la vita.  


Id: 67180 Data: 14/11/2022 18:14:39

*

Ritornerà il fiume

(Ho conosciuto eccezioni, anime sensibili e sincere tra costoro di cui parlo. Tra queste eccezioni qualcuno voleva 'tornare indietro'. Non so se l'ha fatto. Ma erano solo 'eccezioni')

Avete il ventre gonfio,

menti astute come i vecchi scorpioni

che vi divorano, nelle straziate notti,

a respirare il vuoto e lo stantio

nelle vostre anguste stanze.

 

Sotto strati di paramenti incensati

nascondete la peste

e grottesca è la parola carità

sulla vostra bocca spalancata

come una fossa di serpenti.

 

Strappate le anime a brandelli,

le scucite, confondete,

per darle in olocausto al potere,

retto dai vostri bassi appetiti e

                    dalle sete di potere.

 

Voi, anime codarde e basse,

che temete il vento fresco

il ronzio dell’ape,

la danza delle foglie nell’aria

                                     più pura!

 

La pestilenza che voi dite

venire dal dio lontano in cui

          voi stessi non credete

è nella durezza opaca dei vostri stessi

                                                          cuori,

chiusi come sagrestie.

 

Ma ora è il tempo

in cui il dolore del mondo

spezza le ruggini delle nostre

                                        catene

e le false fondamenta costruire

sugli acquitrini delle vostre parole

                                             perverse.

 

Verrà la nuvola a aprire cieli nuovi,

pulirà la pietra imbrattata

e da essa fiorirà l’albero.

 

Tornerà il fiume.


Id: 67178 Data: 14/11/2022 17:41:50

*

La rosa tradita

Non c’è solo il dolore,

mia piccola rosa tradita

che sfiori la ringhiera

nella tristezza di ruggine

di inizio novembre.

 

Non c’è solo dolore

in questo vento sazio

             di malinconie,

tra queste foglie cadute,

                  dimenticate;

 

fu la pietà dell’acqua

che chiuse i tuoi petali,

per proteggerti dal livore.

 

Perché non c’era solo dolore

nei giorni vuoti di sole,

rotti come inutili mattoni;

 

da lì, una stella sbucava

per te, solo per te,

per la mia piccola rosa tradita.


Id: 67130 Data: 09/11/2022 19:54:33

*

Sono stata in silenzio

 

Sono stata in silenzio

quando troppo c’era da dire

e l’anima si spegneva, come una

                                            candela,

nella polvere della saggezza e della

                                          morale.

 

Sono stata in silenzio

col sogno sospeso di un grande amore,

mentre non osavo dire alle strade il mio nome.

 

Sono stata in silenzio in conventi,

orfana in un giardino ghiaccio

che sanguinava i bocci a primavera.

 

E ancora,

tra i venditori di rumore

i banditori del sapere con le loro

                            ciotole di caos,

le ostie marcite,

ammuffite nottetempo nell’interminata

                                   notte della civiltà.

 

Sono stata in silenzio,

non so dire dove, come, quando…

Forse ero il vetro rigato di pioggia

che ripeteva al vento la sua inutile

                                       melodia.

 

 

 


Id: 67126 Data: 09/11/2022 12:52:36

*

Promessa

 

Vestimi di te, delle tue ciglia,

tra i bagliori del giorno,

le farfalle di seta dei tuoi pensieri

                                       più puri,

 

Vestimi dei tuoi baci come un altare

e lava con la tua lingua

il cuore che ringhia il tuo nome,

senza temere

gli occhi ciechi di menti marce.

 

Perché fu Promessa, quest’amore

che incarnò sostanza nel portico del mio stare

e il vento la portò all’acqua,

alla fonte insaziata di questa sete,

che non può morire

 mai.


Id: 67122 Data: 08/11/2022 13:51:15

*

Ecate

 

Il mio cuore è una grande piazza,

in cui la notte scava una tomba;

s’odono, rade, voci lontane

e invano i lampioni confortano

                                       la pietra.

 

Qui il mio cuore perde il canto

tra marce stanche di passanti

                             e di mercanti

e la mia solitudine ha il passo breve

dell’estate che lascia le vesti leggere.

 

Però, a volte, crepita un fuoco strano

che fa turbinare le foglie sparse:

è Ecate, mia eletta madre!

Lontana dalle luci, m’addita nuovi varchi…


Id: 67116 Data: 07/11/2022 20:00:45

*

Uno scorrere lento, equanime

In questa stanca sera,

la solitudine stringe

come uno stretto vestito,

mentre un’estranea finestra

getta una luce d’alluminio

                         sulle strade.

 

Si può morire così,

in un’opaca sera,

nella musica della fontana

                          di piazza

o nelle parole, sottili

sparpagliate come i lego

nel sonno della pietra.

 

E’ penso che la morte

sia così;

uno scorrere, lento,

                 equanime

oltre l’abbaglio della vita.


Id: 67098 Data: 04/11/2022 19:13:25

*

Volevo essere

Volevo essere ordinaria

come un tronco o l’aria azzurra,

con te che siedi su una corolla d’alba,

portando la mia cesta, colma d’amore.

 

O stando su spiagge deserte,

seppellire la mente che invano spegne

i venti delle malinconie,

perché tu non ci sei

e hai il filo rosso che ti diedi.

 

Volevo essere nuvola,

per planare nei silenzi assoluti,

priva di ogni congettura

di ogni ‘come’, di ogni ‘perché’.

 

 

 

 


Id: 67091 Data: 04/11/2022 09:25:28

*

Follia

Io ero matta,

matta da morire,

matta d’amore.

Per questo, puntandomi

dicesti: scelgo te.

 

Fu un tiro al poligono,

poi t’avventasti

come un corvo avido,

senza nemmono accorgerti

                             dei lividi.

 

Io planai verso te,

naufragando in orbita;

la mia carne rabberciata scendeva

dalla tela di una luna bucata.

 

Amami, amami, amami, ti dicevo

 

Amami, amami, amami, mi pregavi

 

e intanto colpivi a morte,

succhiando dai rattoppi

anima in agrodolce.

 

Nessuna avrebbe amato te,

poco più di un avanzo di galera

e tuttavia certe volte scendeva un seme buono

                                    dal nero della tua codardia,

un rimasuglio di pianto

nascosto in un presepe impolverato.

 

Ed io ti amai per questo,

perchè scambiai l’amore con la croce;

ma qualcuno era già morto

e la croce solo follia.


Id: 67087 Data: 03/11/2022 18:32:47

*

Lasciatemi qui

Lasciatemi qui, tra gli alberi,

tra questi fiori così fragili così belli

e l’aquila che solca il cielo

e non è mai stanca…

 

Lasciatemi qui,

fuori dai commerci delle vostre

                            sante intenzioni;

lasciatemi rotolare sulla soffice terra

che m’impregna del suo sacro stare

 

o nelle vie infinite, tra i tronchi vegliardi

e la preghiera liquida dell’onda turchese

                                           che mi cura

e mi culla, nel profondo, là

con la tenerezza che voi non conoscete.

 

Lasciatemi

dondolare nel sole,

penetrando il suo oro con un’ardente

                               preghiera nel cuore

e un grido di giubilo

mentre una campana risuona,

tra gli ulivi , le case bianche e le pergole

                                               un po' tristi…

 

Lasciatemi,

perché è qui che morirò

                        e rinascerò,

nuova, rifatta dalla carità del vento,

che sa quando soffiare e riportarmi

tutta quella vita che non ho mai vissuto

perché era la vostra vita,

ingabbiata, prudente

e non la mia

 

e non la mia.

 

Per questo, ora lasciatemi;

lasciatemi

lasciatemi qui…  


Id: 67063 Data: 31/10/2022 14:10:57

*

L’orchidea dimenticata

Stamattina, al mercato

ho acquistato un’orchidea mezza secca,

giaceva lì, dimenticata

tra le belle sgargianti screziate e color luna.

 

Ma vividi i pochi petali rimasti

hanno emanato un canto color ciclamino

e l’osso non ha resistito.

 

Nessuno conosce la sua storia,

soffocata dalle brame e dalla mercanzia,

per questo l’orchidea era bella,

vergine come le cose inutili e dimenticate;

 

la sua tristezza era il suo canto

e la sua segreta magia.


Id: 67021 Data: 26/10/2022 17:44:30

*

Il mio amante è un dio

 

Il mio amante è un dio;

febbri pure, i suoi orgasmi,

che penetrano fino all’osso.

 

I suoi orgasmi sono deliri,

perché il mio dio mi vuole sempre

e non mi lascia andare mai.

 

Che sieda nei fiori o nel vento,

alle soglie dell’alba o nella tenebra

                                        più fitta,

su rive chete o scosse da tempeste,

nel gelo o nelle torride estati

egli

 

è

 

e mi vuole sempre

e mi prende sempre

 

perché siamo Uno

io e il mio dio

tutto

e il niente più splendente

che partorisce tutte le stelle.

 


Id: 66979 Data: 21/10/2022 12:03:17

*

Estati interrotte

 

Fiammeggiano sulla rupe,

ancora, resilienti papaveri

-          li scuote un forte vento-.

 

Là vaga una vanessa solitaria,

tra i pini a strapiombo.

 

Fondo è il ghiaccio

nel desolato monastero;

tante lingue parlano voci

d’estati interrotte.

 

Oh se,

con tutto questo freddo,

potessi almeno coprirmi i piedi!


Id: 66967 Data: 19/10/2022 21:13:45

*

Ombre

Ombre m’assalgono,

dal tubo del lavello;

alcune sono streghe

che suonano il tam-tam,

le loro risa spaccano

le orecchie!

 

Altre volte le ombre

cadono sul sofà

come tele sdrucite;

l’impatto è lacerante,

veloce, il cuore

pompa sangue rosso.

 

Ma, quando le ombre

sono buchi

tu, come Alice,

ci cadi dentro…

E rotoli, rotoli, rotoli,

rotoli…………..

 

Senza mai arrivare.

 


Id: 66900 Data: 14/10/2022 17:08:40

*

Stamattina c’era la pioggia

Stamattina c’era la pioggia,

la pioggia, la pioggia, la pioggia!

La pioggia mite, benedetta,

la pioggia che entra nell’osso,

giù, giù, giù…

 

Le ho dato in pasto un po' di

                                   memoria

come alle belve del Colosseo

e lei scendeva, scendeva, scendeva…

 

Fino a quando il mondo è diventato

                                     una tela bianca,

con tutti i paesaggi e nessuno

e qui ho visto zampettare una bambina nera,

furente di malinconie.

 

Ho detto: “Minosse, avanti!

Fatti sotto, fratello!”

e la mia spada era una spiga,

era un papavero d’oro

che non uccideva,

non uccideva nessuno.

 

Nemmeno te.


Id: 66899 Data: 14/10/2022 17:07:45

*

Un giorno a Roma

 

 

Nello stupendo fragore

di un teatro biancheggiante,

le strade traboccano farneticanti inedie

tra le cupole i palazzi

che stringono Roma in una morsa

di bellezza brutale e impietrita.

 

Solitudini astrali boccheggiano,

                                             feroci,

nei camerieri rapaci all’angolo dei

                                            ristoranti,

o tra botteghe scoloranti in epiche memorie

                                               di fasti andati;

 

La morte serpeggia in filigrane

d’occhi nuotanti su derelitti volti

e sembra che la somma dei cieli abissali

porti una musica grave

sulle baracche, tra i rifiuti.

 

E che un altro cielo, oscuro, impiombato

se la rida della grazia, della bellezza

e degli eccessi di una città bella e invereconda

che, come un Cristo mai morto e mai risorto

sembra prendere, su sé,

tutte le piaghe del mondo.


Id: 66898 Data: 13/10/2022 19:16:18

*

Ritorno all’età dell’oro

Un solo istante

e tutto crollerà;

non senti la smania

tra fondamenta divelte?

 

Nessun fragore

smuoverà le tombe

-          ‘che quelle son già passate’,

solo una lanterna

illuminerà la notte.

 

Tremerà la rosa degli esodi,

il ferro sarà colata d’oro rosso.

 

Non vedi?

 

Resterà il papavero.

A cantare le odi.

A divellere il tempo.


Id: 66887 Data: 12/10/2022 21:11:58

*

Quel pensiero

 

Porto la mia spina con inclemenza,

trafitta dal ricordo

della rugiada che non conobbi.

 

Già, prima del mio tempo,

i soli falciavano la terra

coi sudari dei braccianti.

 

L’eccelso e l’imo mi braccavano,

di luce riflessa tra mille, splendenti fuochi,

e fu il pensiero, quel pensiero,

che mi salvò dalla macina dei giorni

a macerare destini stanchi

all’ombra di invalidi santi.


Id: 66881 Data: 11/10/2022 21:40:36

*

Penelope

Il mattino, questa mattina,

era così bello,

roseo come le carni di un bambino

quando, dalla notte, sale aurora

con le sue gambe di cigno.

 

Ho detto:

“Andiamo, andiamo!”.

L’ho detto ai venti, al falco,

alla rondine, al gabbiano

e avevo le reti piene,

piene di pesci guizzanti...

Ogni pesce intessuto

nella tela della notte

 

ed io, Penelope,

lasciai l’altra Penelope,

lasciai Itaca,

felice,

senza nessuno da aspettare.


Id: 66880 Data: 11/10/2022 21:28:27

*

La ferita

Tu eri una ferita avara

che invano tentai di smacchiare

col candeggio della poesia.

 

Appena nata mi avvoltolai

                nel giorno strano

come triste astro nella sabbia.

 

Poi mi feci un carapace

perché l’alba non dissanguasse.

 

E ogni primavera

deposi uova amare là,

sulla sabbia rossa,

senza saperne la sorte.

 

Ma fu

da quell’alveare decomposto,

senza regina,

che trassero il mio nome,

a arpioni;

 

come da un pozzo artesiano

dove, di notte, arde una stella.


Id: 66848 Data: 07/10/2022 22:02:03

*

Piena di grazia

 

Nacqui già piena di grazia,

già sacramento;

sulla fronte il segno.

Poi da una gonna rude

come un’uniforme

cadde uno scheletro.

 

Uno scheletro di donna

portato in processione.

Donna-tutta-luce

Donna-tutta-bianca

Donna-tutta-panna.

 

Mio padre, san Giuseppe,

pose un sigillo sulla mia gonna

(aveva già perso molti pezzi

nel calderone delle magiare, figlie dei Padri).

 

Nella vasca per pesci del paese

vedevo teste e interiora di donna,

accanto a onischi vestiti da prete.

 

Ancora l’Inquisizione.

 

Io, scalza, spettinata,

mezzo svestita.

Rotta e ricomposta.

Dannato germoglio d’Eva,

sporca puttana.

 

E tuttavia il segno non morì,

con me, sul rogo.

 

Rinacqui piena di grazia,

benedetta da una rabbia benedetta

la stessa che mi fa volare coi cigni

là, sul lago, fino alla vetta…

 

Sorella e figlia

benedetta dagli dei.


Id: 66814 Data: 03/10/2022 14:40:18

*

Notte nuova

 La notte è nuova

come un tuorlo.

 

Tu sei il mio albume nero.

La palpebra sul guanciale.

La fame. La sete.

 

Le marionette sono rotte;

il sangue schizza...

Fili recisi pendono,

come liane

 

Dal ventre della balena,

disegnano una nuova notte

                                     su noi,

beduini braccati,

fuorilegge d’eternità.


Id: 66813 Data: 03/10/2022 14:36:55

*

Palazzi di potere

 

Che c’avete da dire

miei bei palazzi ben vestiti

come i signori mani di cera

che vi frequentano ogni giorno?

 

I vostri segreti ve li tenete stretti,

non trapelano dal rosa salmone,

né dall’avorio fascista dei marmi.

 

Ma siete sicuri che questi segreti

non escono per strada?

 

Ci vanno, ci vanno, eccome…

E per pietà, li beccano i piccioni.


Id: 66767 Data: 27/09/2022 22:48:34

*

L’errore di Ulisse

Avevi denti troppo larghi;

ogni tirata d’aria

uno sbuffo di menzogne.

 

Ora dimmi, caro,

tutto questo dove ti ha portato?

 

Ho visto un’ambulanza

sotto la tua casa;

il buio mordeva il cemento,

Penelope fradicia e sfatta

come cartone bagnato.

 

Era questo che cercavi?

 

Oh Ulisse,

calpestasti i fiori nella mia isola segreta,

i fiori tanto amati,

ogni corolla un nodo d’amore…

Non sapevi che ero una maga?

 

Io vedevo…

Itaca era una palude,

Itaca era un pugnale,

una spina secca schiantata

                             nel fianco.

 

Itaca non c’era già più,

forse non era mai esistita

 

e Argo era la morte

da cui eri in fuga.

 


Id: 66766 Data: 27/09/2022 22:36:55

*

Al bar

Oh bar, tu mi rendi felice!

Felice, felice, felice!

Col tuo blues,

i divanetti ad affondo,

i liquori in fila sullo scaffale

come i soldati a Bukingam palace

(pace alla regina).

 

Un approdo, le tue barchette

di paste con zucchero a velo,

le torte son pupazzi di neve

nelle sfere di cristallo…

 

Qui può nascere l’amore,

in un giorno di pioggia….

 

Qui

ci si può versare glassa

sulle piaghe

-          niente da obiettare-.

 

E che musica i cucchiaini

nei piattini,

meglio del blues,

meglio della marcia funebre,

appesa al cordone verde rame che ancora mi

                                                                       tiene,

legata come un’assassina

a una stazione di polizia.

 

“Elì, Elì, lemà sabactàni?”


Id: 66682 Data: 16/09/2022 12:44:31

*

La voyeure

 

Al n.35 di via del mare calmo,

poco distante dal molo,

una donna spia dalla canna fumaria…

 

Sigla di un film di Fellini,

con tanto di lacrimoni,

si spande dai tavolini

del bar di fronte…

 

Nessuno si muova.

 

La donna spia

coi suoi occhi di rubino ignifugo

(la sigla di Fellini ora è un valzer).

 

Spia la signora-gambe-oliate, che

sorride al cameriere con denti d’avorio,

spia la donna giovani tettine

di latte tutto a venire,

spia il bacio di due al miele salato…

 

(Torna Fellini, Roma, più bella che mai).

 

La spiona è ora un lampione antisisma

e il suo bottino, lanciato da lì,

dal 35 di via del mare calmo

spacca il molo

come un martello pneumatico.  


Id: 66680 Data: 16/09/2022 12:42:46

*

Una notte sognai il paradiso

Una notte sognai il paradiso;

una notte senza tombe da scrostare

sul mio corpo forato d’assenze

          come vecchio vasellame.

 

I ferrovieri erano già tornati,

quella notte

e dalle anche esalava un odore strano,

assai diverso dal bianco e nero dei giorni,

assai diverso dal solito latte versato.

 

Feci così, quella notte, quel sogno strano

dove la nostalgia vibrava su laghi

mai nemmeno immaginati

e i tuoi occhi erano farfalle pazze

che volteggiavano su me, libere, in delirio…

 

Fu un attimo, perdersi in quei colori

lasciare al tempo, matto per davvero,

le pagine di vita che non scrissi.

 

Un attimo…

 

La scimmia del dolore lontana dall’assedio

mi salutava con la sua zampa d’osso,

dicendomi che, in fondo, mi aveva amata

e condotta lì, tenendomi al caldo

sotto la sua pelliccia di vergine oscena.

                             

 


Id: 66668 Data: 14/09/2022 18:22:58

*

Nel paese tranquillo

 

Nel paese tranquillo,

assediato solo dalle mosche,

una giovane donna un po' tocca

scrive la sua poesia nera

in una tazza del caffè Retrò.

 

“Il colpo è stato forte”

dice un vecchio color dentifricio;

qualche tempo fa

cercò di pulirsi la testa

con la candeggina e poi…

Fumava due sigarette insieme.

 

La barista è gentile;

le offre sempre il caffè,

ma poi sopraggiunge un uomo

-forse suo padre, forse no –

le dice ‘Sali in macchina’

e lei va via.

 

Il vecchio tace.

La barista ripulisce

il caffè versato;

 

domani i cittadini

andranno a votare.

 

 

 

 

 


Id: 66638 Data: 12/09/2022 10:51:36

*

La città di pietra

 

Ci sono mura

che non vogliono cadere,

laterizi immortali

incollati col sangue

e fiumi di gesso

dove l’acqua non lava

                    la pietra…

 

Gli alberi se ne stanno

nei viali infestati di noia,

impeccabili tribuni della plebe…

 

E’ sangue pure il tronco

e i rami rugginosi,

contorti in uno spasmo.

 

In questi posti

non ci sono fiabe,

né bambini

a cui poterle raccontare;

la vecchia fontana,

mangiata nella pietra

è il solo mangianastri cadenzato…

 

Letargici, i passi,

si appendono agli scavi;

ognuno lascia a un’anfora

a un elmo o antica fibula

una voluttuosa litania di dolore.

 

Il fiume è altrove…


Id: 66637 Data: 12/09/2022 10:41:53

*

Ancora guerra

 

Strida di gabbiani

tagliano il cielo,

ne strappano l’azzurro che cola,

come vetro frantumato.

 

Il sangue schizza a fiotti,

senza nemmeno odore di redenzione;

astanti in cravatta dalle dita illibate

divorano carni ai banchetti.

 

Fantasmi s’elevano

dall’anfora biancastra

di una donna spettinata,

scomposta dal dolore.

 

I pezzi di vetro

hanno agonie d’animali morenti,

galleggiano,

sconnessi,

portati dalla marea…

 

Chissà dove…

 

 

 

 


Id: 66636 Data: 12/09/2022 10:21:23

*

Il colonnello

Il colonnello era tutto d'un pezzo;

mangiava ad orario 

e sempre a misura

e quando usciva,

prendeva l'ombrello

che non si sa mai

degli scherzi del tempo.

 

Il colonnello guardava diritto,

perchè conosceva i suoi doveri;

ma ora che si è fatto vecchio

e dritto non cammina più,

volentieri si scorda l'ombrello.

 

Guarda le donne 

e con rabbia s'aggancia al bastone

perchè, nel frattempo,

              si è accorto

che si è fatto fregare l'amore. 

 


Id: 66619 Data: 09/09/2022 18:36:23

*

La nobildonna

La signora tutta balze

sta tra bambole ed arazzi;

sui divani dormon tarme

fino a dentro i bei cuscini,

che ha cucito una sartina

per il suo gusto di regina.

 

La signora tutto onore

c'ha un rossetto caramello

sulla carne mezza guasta;

 

dona l'anima ai suoi santi,

fa l'offerte ai poverelli

che le portino lo spirito

ben lontano dalle tarme,

che la elevino dal peso

delle forme sue sgraziate.

 

Non si sa se c'ha una vita

la signora tutte grazie;

cade a pezzi il suo castello

in affondo tra le balze. 

 

 


Id: 66618 Data: 09/09/2022 18:31:15

*

Il segreto

 

Stamane ho visto un lombrico

marciare su foglie marce;

nemmeno la consolazione

di una sigla da telenovelas…

 

Marciava coi miei occhi penzoloni

sul suo sudario di peli e di zampette,

tra gli abissi dischiusi da ogni foglia.

 

Talvolta l’ho visto perdere una zampa

e il sangue schizzare sui tronchi inerti

come i parenti alle cene di Natale.

 

Allora gli ho dato un bastone

ricavato dalla mia corona di spine.

 

Il lombrico ha sorriso,

perché finalmente aveva un segreto.

(Il bosco l’ha saputo

e ci ha lasciati passare).

 

 

 

 


Id: 66603 Data: 07/09/2022 17:59:20

*

Roma

Roma è una stanca signora;

la notte riposa sui lampioni lucenti

tra palazzi addormentati e cupole

                                       adagiate

in sbuffi di gloria andata.

 

Roma è un'isola rapita;

il vento le riporta i fasti antichi

come in un racconto scritto

dalla regia del Mistero.

 

Roma è tutte le luci e tutte le voci

e come ladra di cuori

gozzoviglia nei cuori zingari

e nei tanti randagi di strada;

 

l'anima gliela prende la notte

e la porta lassù,

oltre le cattedrali, le pietre rotte

e le statue distratte.

 

Perchè Roma è una bella sottana

bucata di bellezza

e se piange, è solo

per farti innamorare. 


Id: 66563 Data: 05/09/2022 18:28:39

*

Non cercai l’estintore

 

Tu eri un amore al colostro

e quando venne la prima pioggia,

-          la prima pioggia color vena –

tu virasti con le tue zampe retrattili

                            da vitellino triste.

 

Presentii già l’umido da presepe

e mi vennero i reumatismi alle gambe.

Allora per te divenni una statua d’oro

nella teca dell’amore!

 

Che amore da museo!

Che amore da eutanasia!

 

Così, prima del matrimonio,

ruppi la teca e non cercai l’estintore;

e passando con lo stop,

fuggi con l’ultima mia estate

col mio passo di fiamma.


Id: 66546 Data: 03/09/2022 09:51:39

*

Mi manchi

 

Mi manca l’herpes

all’angolo della tua bocca,

il filo rosso che ti lasciai,

fuori al tuo studio,

appeso al mio ombelico.

 

Mi manca la tua barba

a pungermi la faccia,

i lutti esagerati dei tuoi

                      “a presto”

e le resurrezioni dei ritorni.

 

Mi manca la tua testa

pesante sul mio petto,

quando ti nascondevi dal mondo

tra i miei capelli

con quei silenzi goffi, da bambino.

 

Tu mi manchi.

 

E segreta, la tua voce,

torna all’aria come un richiamo.

 

E addento la voliera

di passi arrugginiti

solo

per lasciarti una scia

del sangue che mi resta,

 

perché tu possa ritrovarmi;

ancora.


Id: 66545 Data: 03/09/2022 09:35:08

*

L’occasione

 

Ti morderei ancora,

come un’arancia;

fino all’osso.

Perché mi lasciasti,

regina delle nevi

nel mio regno di ghiaccio.

 

Perciò spara,

sulla crepa!

 

Rovesciando il Graal

dalle cosce,

fino a spaccare

questa neve dura!

 

L’appendiabiti verde scuola

che ci esplorò nelle notti

dei tirocini dell’amore è lì;

pulito come un tovagliolo,

come la camicia bianca

che ti avvolse il ferro.

 

Il nostro amore claustrofobico

è ora grano tostato

per il tiro al poligono.

 

Perciò,

spara!

 

Questa

è l’occasione.


Id: 66544 Data: 03/09/2022 09:28:28

*

Palazzi di Roma

 

Immortali stanno

i palazzi di Roma

affacciati a una gloria

                        solitaria,

eterni

nella pietra.

 

L’aria più lieve

bacia loro le bocche

agli angoli delle vetrate,

 

colombi dormono

           sui frontoni,

carpendo i segreti

più antichi del mondo,

 

portandoli al fiume

che scorre con l’oro

tra sponde senza domani,

 

laggiù….

 

 

 

 

 


Id: 66540 Data: 02/09/2022 17:37:21

*

Stelle

 

Le stelle ruotan come farfalle pazze

e sembran piccole streghe

con torce splendenti.

 

Sfavillan nella calda notte,

s’aggrumano in sillabe d’oro,

danzando l’Aum dell’eterna gloria.

 

Qualcuna scende,

s’accomiata al mio letto

e poi torna su, dal tetto…

…fumando già l’alba dal narghilè.


Id: 66532 Data: 01/09/2022 17:19:58

*

La luna verde pistacchio

Un tempo c’era la luna

           verde pistacchio;

si calava come una befana

sui palazzi grigi, issati

sulle strade rotte e deserte.

 

Il falegname aveva già l’investitura

per livellare i sogni inquieti;

nell’atrio cicaleggiavano televisori

                                in bianco e nero.

 

Mi sporgevo dalla finestra

con la mia bambola nuda

e per consolarla le dicevo:

“quando avrai le tette

sarai più fortunata!”.

 

Poi richiudevo la finestra,

temendo la notte

mi strappasse il cuore

-          da dentro -.

 

Rotolavo nel letto

con la mia ciotola di azzimi.

Ma, una mattina,

non trovai più la mia bambola

dagli occhi azzurro/gatto.

 

Forse era volata via

sul veliero

di una luna verde pistacchio.

 


Id: 66458 Data: 22/08/2022 18:21:56

*

Un chilo d’amore

Nel bel paese tutti son santi cristiani,

così avevano detto a mia madre

e lei, a sua madre,

eresse una tomba nera

sopra lo stipite in cucina,

e accese un cero al lingam

con svogliata sottomissione.

 

Avevo gambe come anguille

e il salumaio, che affettava

                       carne esiccata

con puritana purezza da orafo

non udiva mai, intera,

la mia richiesta:

“… e un chilo d’amore, grazie”.

 

Poi lo spauracchio della guerra

                                     in Iraq.

A cosa serve il petrolio?

 

Le uova rotolavano dai gradini

                              della scuola,

dove avevano incastrato la mia testa.

 

Io rimanevo fedele alla comanda,

evaporando come un incensiere.

 

Sedevo sulla panchina accanto alla fontana

dove i piccioni si facevano il bidet

a pochi passi dal monumento dei caduti

                                           per la patria

e intanto dicevo:

“Un chilo d’amore, grazie!”.

 

E per non scordarlo,

lo scrivevo col dito sulla polvere

delle finestre di scuola

che nessuno ripuliva,

che nessuno leggeva

 

tranne

quel vecchio birbone del piccione

che, poi, tornava alla fontana

per la solita toeletta giornaliera.


Id: 66429 Data: 18/08/2022 18:09:33

*

La casa azzurra

Laggiù c’è una casa

con le finestre azzurre

sta là, immota,

nel sonno delle formiche.

 

Dicono che hai perso

i tuoi tramonti,

rovesciando il latte

che tua madre

non ti ha mai versato.

 

Io sono ora un grande uccello,

un’aquila reale

e disegno un sentiero

a picco sul monte,

a picco sul mare

dove lasciasti

il mio gomitolo d’amore.

 

E quando LORO

marceranno dallo spazio

e l’oracolo avrà ancora il sigillo

che ti impressero le mie labbra

col fuoco

tu

che farai?

Chi invocherai?

 

Ho ancora la conchiglia,

tra le dita.

Sta nella casa azzurra,

là,

dove ci siamo conosciuti.


Id: 66333 Data: 03/08/2022 18:34:14

*

Promessa

 

Il tuo osso è rimasto

impigliato nel mio canto.

Sarà per l’oro delle verbene

o la prodigalità delle cicale…

 

E… che ti sto ancora cercando,

ramo dentro ramo,

radice delle mie sponde,

 

lacrima rossa.

 

Ed io che penso

quando verrai

ti farò una tenda di yuta

e con le palme, un letto;

 

ogni raggio brillerà da un’assenza,

ogni lacrima sarà viola

sulla terrazza di un cielo

che non finisce;

 

mai.


Id: 66325 Data: 02/08/2022 18:11:39

*

Memorie

Vango memorie con l’aratro,

contadina acerba di fuochi.

Ecco laggiù una pallida stella,

un presepe a forma di nuvola…

 

Ogni bacio impresso

(o solo immaginato)

s’appende alla carne

come uno sbuffo.

 

Le solite cantilene.

 

Il mare è triste come un cucchiaio,

nei brodi dei vuoti galleggia Medusa,

nella mia gola ci ha messo serpenti.

 

Un tablet spento, l’albero.

 

oh Ifigenia!

oh Andromeda!

oh Danae!

oh Medusa!

Quanto ancora dovrete aspettare,

la spiga schiantata resuscitare?!

 

 


Id: 66319 Data: 01/08/2022 08:59:32

*

La donna nera

La donna sta,

sospesa.

Ai due lati un teschio.

Sorride la testuggine;

sul carapace è dipinta

la morte.

 

Allora mi giro

e rigiro nel letto,

la rabbia è la donna nera

che esce dalla spina.

Non la riconosco.

 

Non è un'eroina

e neppure un'antieroe

e il lenzuolo è una disesa

irta scoscesa

attraversata da palle

di neve nera.

 

Perchè si asciugarono gli impuri

sulla mia veste?

La mia veste era presa dal lago

e aveva pesci bianchi, verdi 

e color argento

e ogni pesce era una porta.

 

Ma, forse

tutti i fonti battesimali

hanno un fondo di mattanza.

La donna nera ride

con un solo dente.

La donna nera sa. 


Id: 66233 Data: 16/07/2022 17:49:02

*

Il critico

o mio agrodolce critico illuminato,

chi hai bisogno di correggere, redarguire, illuminare?

la tua vita è fronzoli

e tu non vuoi lasciarli andare!

Sei rimasto un ciucciatetta

e il latte s'è aggrumato 

sulla scorza del tuo ego!

 

o dolceamaro critico illuminato,

hai mai provato ad aprire le finestre?

a respirare coi tuoi polmoni con il tuo cuore?

 

vedrai, 

vedrai,

vedrai che ce la fai!


Id: 66195 Data: 09/07/2022 16:10:24

*

Il geco

Appiattato sulla mia porta

tu, geco, offri

il tuo canto intermittente,

tra l'occhio dolce della luna

che splende l'erba di fulgori.

 

E il tuo canto lenisce

i nodi dei miei vuoti,

che la tua cadenza schiude

come primule bianche

nel refrigerio della sera. 


Id: 66194 Data: 09/07/2022 15:47:29

*

Una donna

Una donna siede l'azzurro

nel suo vestito aquilino;

 

cercando un ramo bianco.


Id: 66161 Data: 04/07/2022 10:38:39

*

Il leone

Fiero della dura solitudine,

avvolto nel raggio dell'irto fuoco,

avanzi,

nella tua nobile possanza,

dall'arida steppa dell'ieri,

fino all'afondo dell'oggi;

sovrano, già,

del domani. 


Id: 66160 Data: 04/07/2022 10:36:05

*

La ferita del giglio

Da rododendri d'esili

acqua piovve,

corrose l'ossa

su foglie secche di malinconie,

sepolte in aspri fossati.

 

Un rondò le ombre

nel segreto traffico

dei sensi in rivolta,

sotto un cielo di fiamma feroce

e strade sterrate tramutate

in torrenti ghiacciati.

 

Nei mattini di chiarore infermo,

lidi di pietre sepolte

lasciavano scoperta

del giglio, la ferita

inesorabile, nonostante;

fulgido e vivo

nelle affamate valli,

di notti, rafferme. 

 


Id: 66017 Data: 09/06/2022 14:39:55

*

Spingendo l’abisso lassù

Nel sapore consunto

di pigolanti istanti,

tra la pioggia corrodente

il feltro nero del cuore,

m'arriva il richiamo di questa vita...

 

Sale tra le dita,

estasi febbricitante

tra lenzuola macchiate

di monologhi interrotti,

nudi,

come i bambinelli nei presepi 

                               a Natale...

 

Salire,

scansando pattumi di false

                    appartenenze

solo

per mettere un piede più in là;

 

spingendo l'abisso lassù...

 


Id: 66011 Data: 08/06/2022 18:11:23

*

Fiori

Ho visto un ciuffo d'erba

crescere dai tuoi capelli,

intrecciarsi alle mie mani,

fin dove

non sapeva l'amore

e anche

se ho morso lo stelo

coi miei denti di bambina,

da lì sono germogliati

altri mille ciuffi d'erba;

 

sembravano edera,

ma erano fiori. 


Id: 65995 Data: 07/06/2022 10:56:42

*

Compagni di scuola

E ci dissero:

"V'insegniamo qualcosa,

a tenere la penna,

a tenere la riga,

ma intanto state fermi,

vi prego, sono confusa!

A casa c'ho un gatto

che parla con gli spiriti

e nel pomeriggio

c'ho da portare mia figlia all'ACR,

quella che se non si dà una regolata

mi toglierà pure la pace della pensione!"

 

E i nostri occhi erano puri,

smarriti come le biglie 

rotolate per strada

e non ci credevamo

che avremmo imparato qualcosa,

perciò ci tenevamo stretti

come i cuccioli nelle gabbie

dei negozi d'animali;

 

mordendoci appena,

perdendoci appena,

pensando che il tempo

nessuno

lo avesse inventato mai.


Id: 65974 Data: 04/06/2022 12:48:31

*

Sere

Ci sono sere che gocciolano

come rubinetti rotti

e per quanto tu finga

di tenere insieme

un'immagine di te

come i vestiti sui manichini,

qualcosa cola nel lavello

della grande illusione del mondo;

un occhio, un lobo,

un gomito...

Talvolta, il cuore.


Id: 65965 Data: 03/06/2022 08:04:21

*

Tiranni

Non sanno,

coloro che ergono silenzi

a servizio della tirannide

che quei silenzi

sono sassi sputati dal vetro

o profezie appuntite,

anche quando celano

un ragno abbarbicato

alla sua bavosa tela

di acidi biliari in fermento,

protetto in calcolate distanze

dall'umido delle cantine. 

 

Nutrono Barbablù,

il pappone,

tali silenzi

e tornano

- tornano, prima o poi -

con le loro punte,

cariche di veleni. 


Id: 65964 Data: 03/06/2022 07:55:01

*

Eterna corrida

E' là,

dove infiammano le correnti,

che il tuo respiro non ha

tregua,

entra

nelle ossa, scarnifica

pungola il tendine,

assedia il midollo

 

e forse è questa

l'Origine

dove non c'è buio

nè luce

e lo splendore ha il sapore

- il terribile splendore!_

di un'eterna corrida

che lenta dissangua

 

e quell'arena

siamo noi. 

 


Id: 65951 Data: 01/06/2022 09:42:03

*

Ci ritroveremo là

A volte piove anche se è estate,

sopra mattoni di parole

che non rendono le cose perse

ma stanno,

come albatri fermi in volo

sopra spoglie scogliere.

 

Eppure, tra i boschi

umidi e nudi

dove svaporano umori,

un canto s'insinua, fermo

ad una inarrestabile gioventù.

 

Ci ritroveremo là,

nel ritmo lento degli effluvi 

                               di selva,

dove le ombre offrono ai raggi

l'appuntamento segreto

tra la nostalgia

e la felicità.  


Id: 65936 Data: 30/05/2022 09:30:56

*

Tronchi

 
Tronchi,
eretti in una veglia antica,
a sostenere cime
che toccano le stelle.
 
Così, vegliardi, stanno
nell'alba dell'allodola
o nella notte della civetta
a raccogliere trame
del mondo sparso degli invisibili
o dei visibili.
 
Li rallegra il fringuello,
il cardellino,
altalenanti sui rami,
tra gli incensi delle cortecce.
 
Loro, che Sanno,
e lo dicono ai venti,
semplici
nel mistero profondo
del loro stare.


Id: 65902 Data: 26/05/2022 18:33:13

*

la libertà del funambolo

C'è un vuoto dove arretrano

le stelle, stanche di aspettare

e il vuoto di un letto vuoto

di promesse mai mantenute

che spargono un sangue acre

tra i nudi sassi del cuore,

insonni nelle albe livide

di risvegli mancati.

 

E poi c'è un vuoto 

che serra la gola

e tu marcisci nel silenzio,

tra gli spacci di morali

tagliate di borghese buon senso

e campane cigolanti

tra rovine di un mondo

che non ti ha conosciuto mai.

 

E ancora c'è il vuoto annichilito

di torrenti arrestati,

dirottati sull'asse

e quello lasciato dai canti

                     delle sirene

delle affinità temporanee

 

e poi il vuoto della vendetta

contro la gioia,

sempre affittata a caro prezzo

e quello della stanchezza lacerata,

sanguinante di grazie mancate,

di pani ammuffiti

che lasciano vuoti più immensi

delle cattedrali

o dei cimiteri

 

e ancora, il vuoto di un taglio di vuoti,

che raschia, dentro te, come un coltello,

fino alla polpa,

fino a perderti

per ritrovarti, ora e mai, 

su quella corda sul vuoto

che è la libertà del funambolo,

pieno ormai di tutti i vuoti

che ha incontrato,

celebrato,

e amato.  


Id: 65882 Data: 24/05/2022 11:36:48

*

Poi venne il mostro nella città di Taranto

Un tempo c'era l'acqua
chiara, dicono
e giochi di delfini d'argento
nel turchese;
poi venne il mostro
e sbuffò fumo nero dalle ciminiere,
erette
come falli in delirio di onnipotenza.
 
Stuprarono il cielo,
le barriere coralline,
appassirono fiori e case
e gente ridotta a oltraggi viventi
su strade ammorbate
mentre la Madre, invano,
agitava le sue acque,
intorbidate dagli omicidi
di tutti i suoi figli ammazzati.
 
E l'omertà strisciò
tra paludose vite strette al serraglio,
deragliate in un terno presente
assai peggiore dell'ingresso infero
narrato dal poeta,
perchè lì la speranza
non è da lasciare;
morì già quando soffocarono il grido
della Grande Madre dell'acque, della terra e dei venti


Id: 65823 Data: 17/05/2022 08:15:47

*

Sono stata sola

Sono stata sola mille anni

o forse diecimila o cento,

sospesa su una barca,

vuota di parole mai pronunciate.

 

Ho visto stazioni, motel,

percorso muri a secco

con una valigia di cartone,

asfissiata dal grido di dinamite

che mi bruciava il cuore.

 

Sono stata sola

mentre mia nonna raccontava

favole ai gatti

e le vetrate di una pasticceria

dicevano il dolce che mancava,

anidato in patine bluastre

di repressioni e di orgogli ostinati.

 

E scendeva la neve

sui reati mai commessi

e allora inventai una colpa, per fuggire

dai tanti vuoti deragliati

tra i greti asfissianti di insoluti perchè.

 

E sono stata sola

perchè così volle la luce ostinata

che invoca, acerba, sul monte

degli angeli indenni

perchè mi narrassero una nuova solitudine,

nata dai fiori

di nuovi transiti stellari. 


Id: 65774 Data: 11/05/2022 17:18:49

*

La congrega

Stamattina i corvi

stavano innanzi alla congrega.

Uno s'allisciava il panciotto,

l'altro stava dentro a tener cassa:

"Per l'esumazione fanno 400 euro

se è bell'e cotto,

300 se ci sono ancora, intere, l'ossa",

così disse al poveretto

che era lì per le resta di suo padre.

E intanto i corvi non s'accorgevano

che avevano le penne già tutte lise

e pure la coda già puzzava di fumo.

Così, almeno,

ai figli o agli eredi

non avrebbero dato problemi

e questi, al cassiere della congrega,

avrebbero 

detto, in un solo colpo:

"Ti do 400 euro

e arrivederci".


Id: 65760 Data: 09/05/2022 08:40:12

*

Il calabrone

L'uomo che pareva tutt'un pezzo

ma che, in fondo, era un pupazzo,

c'aveva la 'cintola' infuocata

e tra un metti e un togli

incappò, un giorno,

nella bella addormentata

che credeva di esser stata svegliata

niente meno che da un principe innamorato.

Ma siccome il principe nel sonno ci stava

                                                        bene,

perchè, tutto sommato, una moglie, una casa

e il posto fisso di impiegato statale ce l'aveva,

giocò con lei come fa il gatto col topo,

senza alcuna pietà.

Ma, una sera,

mentre si stava a riparare

dentro le fredde lenzuola

(attentissimo a non toccare i piedi di sua moglie)

dalla finestra entrò un grosso calabrone:

era il diavolo

e al crapulone portò via in saccoccia

anche l'ultimo pezzo di cuore. 


Id: 65759 Data: 09/05/2022 08:26:40

*

I poveri di Spirito

Beati i poveri di Spirito

sentì dire un giorno al catechismo

o in chiesa, non lo ricordo.

Siccome ero bambina

e non capivo bene,

allora domandai al prete;

quello mi diede 

una lunga spiegazione,

ma io continuai a non capire...

Allora mi tenni il sospetto blasfemo

che i poveri di spirito

sono beati

solo per chi comanda.

 


Id: 65727 Data: 05/05/2022 13:27:26

*

Lor’altri

Li vedi, gambe accavallate,

infradito, all'angolo dei marciapiedi,

le spalle chine 

come a voler benedire l'asfalto

o forse

è l'asfalto che ha bisogno

d'esser benedetto

da quel fiume di tristezze

ingroppate sulle spalle di cammello,

che gli hano portato via tutto;

 

forse pure il dolore. 


Id: 65726 Data: 05/05/2022 13:15:53

*

Amarti

Amarti fu un lungo
travisamento,
l'ennesimo,
uno staccare reti e alghe
dalla chiglia, inesorabile.
 
Amarti
fu inventarmi ancora
nel fragore della pioggia,
nella sete clandestina
di un giorno assoluto
 
ripetere
il gioco della morte
d'una odissea senza approdo
solo
per bere il verbo
dalla tua bocca
 
e perdermi,
ancora...
 


Id: 65717 Data: 04/05/2022 18:53:58

*

Amo pure

 
Non ho ancora messo le mani
nei vermi del tuo fango,
per seppellirli,
mon amour
e parte di me imputridisce
ancora nei tuoi vizi,
nella decomposizione del tuo costato,
già concavo di respiro,
eppure
amo pure questa morte sospesa,
improbabile,
l'amo
come amai te,
testarda come un oltraggio,
scioccante,
invereconda
come il tarlo di te
che sbriciola le mie ossa
sul tuo scheletro.
Annalisa Scialpi


Id: 65630 Data: 22/04/2022 19:05:28

*

Marchi nudi sull’eternità

Sulla lettiga del sogno
sei giunto, o mio sovrano,
ad affondare l'algida spada
della tua scintillante regalità
nell'intricata polpa del mio cuore,
lacera di dimenticanze
e di assedi di ruggine.
 
E quanto ti ho cercato
lo sa il sangue,
il diluvio dei sensi
a stento governato
dalle redini delle arterie.
 
E questo bacio
che ora c'infiamma, col sale,
è l'amrita della stella
che ci impresse,
come nudi marchi,
sul canovaccio dell'eternità.


Id: 65620 Data: 21/04/2022 13:09:11

*

Il fuoco e la neve

 
Il diavolo era un sì,
l'angelo un 'sii prudente'.
Il diavolo abitava il fuoco,
tenendo il mio corpo nella neve
che, dell'angelo, era il vestito.
Poi vennero i fiocchi, copiosi,
e la neve si sciolse
nutrendo un nome
che il mio corpo già conosceva,
perchè, già prima,
l'aveva inciso il fuoco.
 


Id: 65610 Data: 19/04/2022 17:53:54

*

Ricordi di scuola

L'odore acre dei cassini,

graffi, sulla lavagna

che non disseppellivano tombe,

non resuscitavano

i piccoli Lazzari in grembiule. 


Id: 65609 Data: 19/04/2022 12:20:56

*

Retorica radicale

radici,

impilate tra colonnati di sante intenzioni,

tenute come ostaggi nei marmi.

 

I vecchi che, sempre,

hanno da insegnare ai bambini

certezze condite di acidi biliari.

 

Sardine in scatola

tra latte di carni esiccate

e carrelli di inefficati clisteri

                 da confessionale.

 

Radici

o solchi tombali, nella terra

invasata di rettili aggrovigliati.

 

Tale, spesso,

è l'aura di melma

della retorica radicale. 


Id: 65586 Data: 15/04/2022 14:01:22

*

Lì, tra i molti regni

C'è una strada azzurra
là, oltre la finestra,
dove becca, la tortora, l'ulivo,
offrendo l'olio al sole.
 
Lì, tra i molti regni,
occhieggia un lido
dove la rosa,
gravida del mare,
esala il carminio,
senza temere il ragno.
 


Id: 65584 Data: 15/04/2022 13:58:02

*

La musicista di strada

Suono per chi ha voglia
di danzare
e per chi no.
Suono per il vento, il cielo, le stelle;
per tutte le foglie cadute
e per quelle rimaste
attaccate al ramo.
Suono perchè questo mi resta
di una vita spogliata
di inutili allori.
Nella notte e nel giorno,
nel riposo e nella quiete,
suono...
E m'accompagna il canto
dei danzatori alati,
s'espande, tra le cortecce,
a risvegliare gli elfi
dal lungo sonno del cuore.
Suono
e dolce è il pianto che s'eleva,
trasmuta in preghiera,
disgela...
Oh sovrani del suono,
musici della parola,
venite a me,
fate che vivere sia solo questo:
suono, folle o leggero,
piovuto dal nettare di un dio.
 


Id: 65569 Data: 13/04/2022 09:31:25

*

La donna color cielo

Una donna cammina per strada,
ha il cappello color cielo,
-chissà dove va, chissà!-
 
Ora passa innanzi
a una chiesa gialla,
poi sosta a prendere un caffè.
 
Ha lasciato per strada
profumo di rose
e di poesia.
 
Nessuno sa chi è,
ma qualcosa è cambiato
al suo passaggio.
 
E' una donna color cielo
e profuma di rosa,
e chissà dove va,
chissà...
 


Id: 65558 Data: 12/04/2022 10:49:59

*

Tutta colpa di una mela

In un tempo non molto lontano
gli uomini giocavano tutti la stessa partita
di baseball o di calcio
-non aveva molta importanza-.
 
E non c'erano i santi,
perchè dio era in un fiore
e le brame le raccoglieva
o disperdeva il vento,
come si fa con i bambini,
poi non so
cosa accadde
pare
sia stato tutta colpa di una mela
se ancora
ci stiamo uccidendo.
 


Id: 65551 Data: 11/04/2022 13:50:10

*

Senza te

 

Senza te

è un continuo inverno;

inutili, le stagioni,

vano il canto del ciliegio.

 

Senza te

la vita è la corsia

di un pallido ospedale

dove trascino la mia invalidità,

tra davanzali di rose di cenere.

 

E’ notte, senza te

e non quella

che commuove i poeti,

ma una sfilata di vecchie,

inutili ombre

attorno al carillon scordato

                               dei giorni.

 

Perché non c’è luce

senza te,

non c’è pace, oltre

questa feroce agonia

che d’insaziata sete

mi consuma l’ossa,

con le ore.

 

E ripenso ai baci traditi

dall’incapacità di vedere l’oro

in quel fiume

che un angelo benedisse,

che tu non capisti;

 

ed eravamo noi.


Id: 65518 Data: 06/04/2022 12:35:09

*

I bambini non c’entrano niente

 
Che colpa ha un bambino?
Me lo son chiesta, stasera,
davanti al pubblico spettacolo
di un bambino che piangeva
attaccato a un palo.
 
"No, a casa non voglio tornare"
diceva, singhiozzando
a un grosso ragazzo che era suo fratello.
 
Un signore molto distinto
ha chiesto al bambino
perchè a casa non ci voleva tornare.
"Mi picchiano" ha risposto il bambino.
Allora il signore distinto
ha insultato gli stranieri che portano in Italia
(la Nostra Italia!!!) le loro regole barbare,
ha minacciato il fratello
senza capire niente
(poi è uscita la madre).
il signore distinto
ha chiamato la polizia
ed è scappato via.
 
Che colpa aveva quel bambino?
 
La madre ha detto che piangeva
perchè gli aveva impedito di uscire;
era in punizione,
perchè a scuola non ci voleva andare.
Ha detto che aveva sei figli da gestire
e poco tempo per capire
e poi è arrivata la polizia
a servizio dei 'capi'
a cui della gente non importa un fico secco,
sono loro
che hanno fatto piangere e scappare
quel bambino
e nutrito disperazioni
negli occhi di quella gente.
 
Sono loro
che alimentano violenza,
ignoranza
loro
che dicono di proteggere e di salvare
questo mondo,
ma poi la colpa è sempre della gente.
 
Spetta noi doverci risvegliare.
illuminare,
smettere di servire, obbedire e consumare
e liberarci da queste inutili comparse
e liberare i bambini,
i bambini che non c'entrano niente
che pagano intero il prezzo
delle loro criminose omissioni.
 
Perchè i bambini
non c'entrano niente.


Id: 65434 Data: 24/03/2022 20:46:49

*

L’abbraccio

 

Scorreva la linfa

nel tronco del nostro abbraccio,

che secoli, ti attesi, dietro alle cortine

forate di ricami di languida tristezza;

lettere, di sangue scritte, come di preghiera.

 

E venisti, un giorno

e non era carne, forse,

           la tua immagine,

che sangue blu non t’infiorava

le vene di guerriero

 

e tuttavia un dio m’abbracciò,

in te, infiorando promesse

tra le rose e i fiordalisi pendenti

                             dalla mia bocca,

dicendomi arriverà

quella benedetta linfa

che te risorgerà, dalla stella.  


Id: 65409 Data: 20/03/2022 13:26:16

*

Illuminati inferni

 
La giovinezza mi passò addosso
come se tutte le folgori e i venti
si fossero accatastati in una nebbia
surreale e oscura,
nascosta nel fondo dell'anima.
 
Uragani silenziosi palpitavano
tra i vetri ghiacci delle fabbriche
del consenso,
dove morivano le primavere del mondo.
 
Ed io mi piegavo d'amore
coi rami del bosco e i loro segreti,
portati dal canto di farfalle in volo
nulla conoscendo, tra quelle morte stanze,
se non il sapore dell'erba in rivolta
lo stesso
che accende d'incubi beati i miei sonni
e i miei giorni,
sempre a un passo dal precipizio vivo
con tutti i suoi illuminati inferni.
Annalisa Scialpi


Id: 65136 Data: 05/02/2022 17:31:00

*

Supposizioni

Sei stato qua,
certamente,
da qualche parte,
stregato
anche tu.
 
Ti mancavano congetture
o forse troppe
su quella
taciuta rosa
che stava là,
al centro,
senz'acqua
 
mentre tu,
supponevi.
 
Come gli altri.


Id: 65105 Data: 31/01/2022 19:14:38

*

Al largo

M'assale, presaga,
una celeste misantropia.
Quel che dicesti, poco fa,
è già misura del fuoco.
 
Brucia la mente, brucia...
Sposta il confine
al limitar della soglia.
 
La morte è tra gli astanti;
una virile malinconia palpita
tra robuste chiome di quercia,
che graffiano il vento.
 
S'ode un ululato di caverne;
 
al largo punta la nave,
al largo punta e si slarga...
Annalisa Scialpi

 


Id: 65104 Data: 31/01/2022 19:11:01

*

Auschwit

Auschwitz è nel nostro cuore.
Non dite 'non è così'. Lo è.
E' neve ghiaccia di sangue rappreso,
che attira al freddo fondo.
 
Auschwitz è il Padre Onnipotente,
la Ragion di Stato
garante di tutti i Padri Onnipotenti.
 
Auschwitz è togliere ai bambini la magia.
 
Auschwitz è il binario a senso unico dell'abitudine.
 
Auschwitz è il dovere di far soldi che sorpassa ogni legge,
anche lo stato naturale della felicità.
 
Auschwitz è l'ignoranza sovrana.
 
Auschwitz sono i deboli al governo.
 
Auschwitz è fondare un mondo sulla malattia
e tararlo a misura di chi è stato reso perdente.
 
Auschwitz è 'Freud ha capito tutto'.
 
Auschwitz è la madre e il padre della morale.
 
Auschwitz sono i giornali al servizio del potere.
 
Auschwitz è una società di randagi umani
che marciscono nelle retrovie o sotto i cupoloni.
 
Auschwitz è una società fondata sui ruoli,
con gli ordini professionali per salvaguardare le caste.
 
Auschwitz è la morte il più lontano possibile.
 
Auschwitz è credere che la luna
esista solo per luce riflessa.
 
Auschwitz è bollare come pazzi gli sciamani,
i visionari, i profeti.
 
Auschwitz è una società senza il senso del sacro,
dove io vinco se tu perdi
e dove abbattere un albero
è come fare uno starnuto.
 
Auschwitz è una società costruita sull'illusione dell'io
e del tempo.
 
Auschwitz è 'la conoscenza è proibita'
e 'se conosci sei fuori'.
 
Auschwitz è tutti gli ismi: razzismo, campanilismo, consumismo, familismo.
Auschwitz siamo noi diretti dall'ipnosi della società.
 
Per cui, spetta noi, ora, aprire quelle porte.
Risarcire.
Ora tocca a noi
imparare a celebrare,
a ridere, a lottare:
spezzare le catene
e camminare con le nostre ali.
 


Id: 65068 Data: 27/01/2022 12:40:20

*

Nessuna colpa

 
Nessuna colpa
e che io e te
guardavamo dalla soffitta,
mettendo nella botola dei baci
le stelle che credevamo
di prendere con gli occhi.
 
Non eravamo nati abbastanza.
 
Io germogliavo, dinoccolata,
dalla sabbia;
il mondo m'era già passato addosso
come un rullo
e tu... Eri solo un fragile ramo
che mi s'avviticchiava, ignaro
delle spine,
nell'alba di una graffiata euforia.
 
Incauta attraversai la fiamma
di un limpido sole ruggente,
così pazzo
da credere di esser nato ieri,
così vero da bruciarci,
prima che l'amore
divenisse scontato.
 


Id: 65067 Data: 27/01/2022 10:56:14

*

Paesaggio d’inverno

 

Le calendule hanno preso il vestito al sole,

brillando sui loro ombrellini freddi come girandole

                                                                    dolenti,

mentre un gatto se ne sta,

acquattato d’ombra come un ladro

nei suoi occhi di smeraldo tagliente.

 

Nell’aria, sui tetti o i corpi gialli

delle case inutili e accasciate

il tempo mostra il suo scherno

con un sorriso di ghiaccio.

 

Gli gnomi sono partiti, lassù…

Nell’aria greve recitano sermoni amari

che s’abbattono sui tronchi già segnati

da dissonanti mantra a intervalli.

 

Insostenibile, lo spazio

giace sui fianchi a gambe larghe

come una stanca puttana

e nel silenzio, impiomba prati

porta lì

tutte le nenie del mondo.

 

Per dispetto.   


Id: 65017 Data: 20/01/2022 19:53:30

*

Da soli turgidi

Sentire, nudo, il giorno.

Sulla pelle.

Il sole falcia le strade

tra gli occhi degli annegati

accasciati nelle retrovie.

 

Occhi iniettati di sangue.

Follia.

Sputare il marcio mille volte,

senza espellerlo mai.

Il ferro della metro

sferraglia nel midollo

di una pesantezza che uccide.

Lenta.

Si mescola ai fiati.

 

Eppure c’è colore,

nel giorno.

Da soli turgidi

colano colombe sullo sfacelo

di un mondo

dannato di potere,

 

dicono

 

la pace è dentro te.


Id: 65004 Data: 19/01/2022 18:11:41

*

Un uomo qualunque

 
Hai tradito la rosa,
la tua rosa azzurra, la tua rosa rosa.
L’hai chiusa sotto la saracinesca
a imputridire coi tuoi domati vizi,
oh santo uomo di santo timore e
di buona morale,
buono a pulir code dei padroni!
Non te ne sei accorto?
Anche satana ha addomesticato i suoi mastini,
così dicono
e sorveglia come una pantera
il magazzino dove ponesti, ben imballate,
le tue scatole delle ragioni,
là, nella regione dell’eterno sonno dei sensi
e del cuore.
 
Hai sepolto il tuo fiore
sotto pensieri di sabbia
per timide porzioni di minestre avare
e giorni in controluce
a misurar respiri sui calendari
e camuffare l’odore di vita vera,
protetto tra le pareti delle tue rabbie
incalcinate!
 
Oh, povero uomo qualunque
di cui un prete nero dirà,
al termine delle ore,
“Lo ricorderanno come buon cristiano,
marito e padre di famiglia!”.
E allora, forse udrai
fremere il ruggito di zoccoli scalpitanti,
ma… Amen! Il diavolo dirà
e non dirà a nessuno di aver visto tremare
la bara
e si arriccerà i baffi, pensando
a quando gli hai venduto anche il dolore
che ti chiamava con l’odore della rosa,
la tua rosa
che mai più ti chiamò.
 
 


Id: 64881 Data: 28/12/2021 08:39:53

*

La vecchia alla finestra

Sulla strada addormata di stanchi passi,

vecchi manichini si muovono nell’ombra

pigiando pulsanti nei palazzi di potere,

ombre di passioni spente

polverizzate in lidi bruciati, sepolti,

dove carnivore conchiglie di frustrazioni,

di avidità e di ignoranze sovrane

eleggono i silenzi a custodi di vili delitti.

 

Pur tra queste ombre arrischiate

su torri di cocci taglienti

-          prossime al crollo -

una vecchia, allegra, tesse

dietro una finestra gialla.

Ha fiori di loto, alle pareti

che irradiano l’acacia, cosparsa

sulla sua sedia a dondolo.

Un gatto le sfila in grembo

e pensa – lei che ha davvero vissuto

e comprende il linguaggio degli alberi

e delle cose mute-,

che sarà color di cielo,

ora e sempre,

il suo mantello all’uncinetto.


Id: 64855 Data: 22/12/2021 13:09:31

*

Sei tu

Sei tu che ti spegni e rinvieni

sulla prua di un cielo graffiato

e sotto ogni sole, sei tu;

 

ghiaccio e cenere sulla vernice

                                        d’istanti,

scrostati a unghie e sangue

dalla mia stiva assetata.

 

E sei ancora tu

l’anatomia su cui crocifissi i sensi

e con le api salpando, di miele,

ti feci gli occhi, la bocca…

 

…Appesa al ponte dei tuoi lombi,

- mio sacrario!-

naufragando

d’assoluta eutanasia.


Id: 64823 Data: 17/12/2021 11:46:16

*

L’albero di mandarini

La notte è una grigia presenza
che avvolge l’albero di mandarini.
Dalle dita sale un fuoco sottile
che arrossa i frutti
e rode il tronco del pensiero,
in muto soliloquio d’istanti.
Si dilegua il viaggiatore oscuro
del fiume malinconia,
addita strade, oltre i rami.
 
Cade la pioggia
 
ed è mattino.


Id: 64822 Data: 17/12/2021 10:41:58

*

Senza te

Ho molto freddo senza te,

ma le mie febbri scavano lo scarlatto,

fino all’osso di una scrostata fotografia

che crocifissi coi tuoi stessi silenzi

nel legno della mia pianura di nettari

                                                    ardenti

-          mio Calvario!_

dove ancora ti attendo.

 

Dove sempre ti amo.

 

 

 

 

 


Id: 64795 Data: 12/12/2021 14:18:29

*

Ancor prima

Come notte nuova nasco

dal respiro fulgente del monte,

sempre vivo, sempiterno,

con te che sgusci dalla vetta di un pensiero

e mordi questo istante tra le stelle.

 

Sulla strada il segnale è a unico senso

e sempre è l’infinito desiderio di te

che muori e risorgi nel varco sottile

che separa l’odio dall’amore.

 

E senza meta è la mia strada,

perché quel che conta è il viaggio

e il viaggio sei tu.

 

Una felicità inspiegabile tramuta

in stelle le luci della strada,

promette nuove albe e notti chiare

e quella pace che trovo

solo quando

m’addormento nel respiro

di quel sogno che facemmo

ancor prima di incontrarci.

Ancor prima di sognarci.

 

Ancor prima di noi.


Id: 64790 Data: 11/12/2021 09:54:14

*

Pioggia

 

Ho visto la pioggia non passare mai,

cadere, anche col sole,

sul rivo di una foglia spezzata

in un letto di dimenticanze

e fracassarsi stelle su un cuscino

di azzurre malinconie.

 

Ho sentito la pioggia tingermi le mani

e l’umida pietra trasudare il turchese

nel ticchettio di un’astratta melodia

ripetuta a oltranza

e ombre danzare, nel taglio

di vetri smerigliati d’usura.

 

Come una vecchia stanza d’hotel

ho visto ripetersi e caracollare istanti,

uno dietro l’altro,

su quadri dipinti di foreste di ruggine.

 

E poi ho sentito la pioggia

sanguinare su zolle di pane raffermo,

aggrumito di soli traditi,

mentre il vecchio giradischi ripeteva

canzoni scordate

a un cielo senza pietà,

calato come una tenda

su nuvole di tovaglioli umidi.

 

E così siamo divenute una,

io e la pioggia,

così sfacciate da danzare nude

sotto il nudo cielo,

ombre, intessendo e ricami d’istanti…

… là,

dove muoiono i papaveri rossi,

per troppo amore.


Id: 64779 Data: 10/12/2021 11:36:42

*

Quando ami veramente

Quando ami veramente

la luce squarcia le tenebre
e la tua vita diventa Sacra.
 
Quando ami veramente
smetti di correre nel mercato dell’inutile,
perché l’amore denuda l’essenziale,
che è la tua verità,
come fa il vento con i rami, in autunno.
 
Quando ami veramente
trovi il coraggio di guarire le ferite
del cuore,
perché null’altro desideri
che essere all’altezza
della Dea dell’amore.
 
E scendi nelle tue cantine,
le stanze proibite,
solo per il sogno di riprenderti
la tua Euridice.
 
Quando ami veramente
sei integro
e il mondo non t’inganna più
con le sue lusinghe,
perché sai che nessun tesoro
potrà essere più prezioso
di quello che stringi tra le mani
e tieni nel castello del tuo pensiero
più puro
o nella gemma di un’emozione scarlatta
che scalda i tuoi giorni
col fuoco più vivo.
 
E potresti aver voglia di morire
quando ami così,
quando ami veramente,
perché l’amore è troppo
e straripa
e pensi che scoppierai…
 
Potrebbe succedere,
perché quando ami veramente
tu sei solo un ponte
della Dea che ama in te
e vuole trasformarti nel ruscello,
nella luna, nella valle,
nel passero
che un giorno venne alla tua finestra
per dirti che l’Amore
ti ha trovato degno di sé.
 

Id: 64676 Data: 22/11/2021 11:18:22

*

Uomini di cera

Uomini minimi, di cera

colano sui giorni già segnati

dai buoni dei supermercati.

 

A testa bassa affondano

In uno scialbo clangore,

di vizi assetati appena oltre

il deraglio di vite volutamente

strette nell’ordinato serraglio.

 

Piombano con essi notti piombe

che lasciano

sentori sepolcrali di disfatta

nel caotico fango che, certo,

malgrado essi, sta già seminando

la nuova aurora del mondo.

 


Id: 64542 Data: 04/11/2021 21:10:11

*

L’unico giorno

L’unico giorno

Lo so che stai da qualche parte,

su qualche terra, su qualche nuvola,

su qualche cielo

dove le aquile volano libere,

dove non c’è mai stata paura.

 

E’ un regno strano,

che sta oltre le ombre del nostro mondo

                                                           di fumo,

è un regno dove c’è il mare

e l’aria raccoglie tutti i segreti del cuore.

 

So che sei lì

e so che un giorno ci incontreremo

e sarà l’unico giorno

che avrò mai desiderato vivere davvero,

in cui berrò il sole dalla tua mano

e piangerò le lacrime che non piansi mai,

fino alla gioia

o piangeremo insieme, io e te…

Con quelle lacrime faremo il mare

e sarà infinito, come il nostro amore.


Id: 64540 Data: 04/11/2021 20:43:32

*

Bagliore d’abisso

La tua carne benedetta e dannata

giace nel letto di rose del mio cuore;

rose turgide, screziate, a volte vecchie,

ingiallite dall’afrore dei tuoi vizi.

 

Ma in ogni posa, in ogni rosa

la luce mi colpisce al centro, colando

da un’acquasantiera di limpide

note che trafiggono i miei istanti

come raggi splendenti

 

e il fondo del vuoto onnivoro

                      che ne consegue

non è che la prigione che Zeus

                              inondò d’oro

solo

per la sua Danae esultante

              nel roseoporpora 

di un bagliore d’abisso infinito.  


Id: 64508 Data: 01/11/2021 17:28:40

*

Il gabbiano

 

Un gabbiano plana sulle acque,

con bianca levità si staglia,

quasi incorporeo,

sul riflesso di liquido cristallo.

 

Regna sovrano del cielo,

affonda, funambolo,

in limpide linee d’aria,

 

e dalla militante altezza

come danzatore esperto

plana giù, nell’acque trasparenti

in picchiata sui pesci in superficie

 

o sull’onda, resta

rilassando il volo egli si specchia

fino a quando sorge dal mare

la sua antica corona d’imperatore.

 

 


Id: 64488 Data: 31/10/2021 18:25:42

*

Ifigenia

Comportati bene

chiudi le gambe

chiudi le cosce

del tuo sentire

le cosce

nella tua pancia.

Vieni qui,

sul rogo!

 

E muffe

case a dirocco

assi aguzze

demoni verdi nell’aria.

 

“Ora ti bruciamo,

comprendi,

questione di ragion di stato,

ti rubiamo la gonna

ti rubiamo la gioia

ti rubiamo la vita.

 

Matrone colossali

con lo sguardo di orche innocenti

vecchie smilze,

il tantra dei condonati

dei passati-a-setaccio

 

e dietro niente

e dietro niente

e dietro niente.


Id: 64412 Data: 23/10/2021 09:57:37

*

Il vuoto dentro me

Quando ho trovato il coraggio
di guardare il vuoto dentro me,
ho scoperto che non era il vuoto
che pensavo e che temevo,
ma Puro Splendore del nulla divino.
 
E ho scoperto che non c'era
alcun vuoto da colmare,
perchè ero già piena del Tutto.
Così ho smesso di mangiare
solo per ansia o abitudine,
di circondarmi di cose e di persone
inutili per la mia evoluzione.
 
Quando ho trovato il coraggio
di guardare il vuoto dentro me
ho imparato dai gatti ad amare il silenzio,
a godere delle piccole cose,
a cercare l'Essenziale,
che è ciò che fa bene al cuore.
 
Quando ho trovato il coraggio
di guardare il vuoto dentro me
ho smesso di combattere i conflitti,
accogliendoli come una madre
che abbraccia i suoi sassi
nei suoi generosi fondali,
sapendo che non sono pietre,
ma spiriti che vengono per aiutarmi.
 
E ho smesso di cercare soluzioni
e ho iniziato a porre domande
senza aspettare risposte,
certa che la quercia, la gazza
o l'onda accarezzata dal vento
risponderanno a loro tempo.
 
Quando ho trovato il coraggio
di guardare il vuoto dentro me
ho smesso di sentirmi sola
e anche se a volte ho freddo
non cesso di aprire il cuore alla vita,
accettando l'imprevedibile, l'inatteso
che mi spingono verso nuovi orizzonti,
nuove amicizie, nuovi stimoli.
 
E ho capito che non esiste il caso,
perchè l'universo ci sostiene sempre
a patto che abbiamo occhi per vedere
e cuore per comprendere.
Questa l'ho chiamata fede.
 
Quando ho trovato il coraggio
di guardare il vuoto dentro me
ho capito che tra il tendere l'arco
e il desiderio di non mancare il bersaglio
vi è un abisso,
e che stare col fiato sospeso sull'abisso
toglie energia all'arciere.
Questa l'ho chiamata strategia.
 
Perchè, quando ho trovato il coraggio
di guardare il vuoto dentro me,
mi sono accolta, interamente,
e questo, solo questo,
ha sancito la vittoria.

 

 

Id: 64209 Data: 03/10/2021 11:10:02

*

Si può essere felici

 
Si può esser felici
senza far niente,
senza dover, per forza,
fare qualcosa,
standosene seduti
nel lembo della sera,
nel nero velluto
che abbraccia come una madre.
 
Si può essere felici
semplicemente respirando,
lasciando entrare
e morire vita
e poi ancora...
Entrando nel ritmo
che incide e dilegua istanti,
incessante,
sulla trama del nostro stare.
 
Si può essere felici
osservando le luci gialle
di una finestra,
poveri dell'infinita ricchezza
dell'immagine che colora,
sfuma, dissolve, ricrea.
 
Si può essere felici
anche per il dolore,
se si è forti,
perchè il dolore
è il travestimento della luce.
 
Si può essere felici
quando comprendi
di non sapere niente
e guardi il mondo
con gli occhi di un bambino
dove tutto è magico, presente,
qui e ora,
solo qui e ora.
 
Si può essere felici
per le risate dei ragazzi
o semplicemente
per l'immobile silenzio
che cura e accarezza
le cime degli abeti.
 
Si può essere felici
per niente
o per il tutto
che c'è nel poco o niente,
a patto che tu abbia occhi
per guardarci dentro.


Id: 64193 Data: 01/10/2021 09:44:47

*

L’assalto

 

Mi appari nel grigio di un ricordo,

come petalo di geranio gualcito,

slabbrato l’azzurro, nel pianto

di una farfalla affissa

a una calendula sfiorita

o forse falena smarrita

nel giardino dell’ombra, ingiallita

tra inconcludenti mieli sfiniti.

 

Posso celebrare solo ciò che è vivo

e in mezzo a questi spenti crisantemi

e auree cornici mangiate dal tarlo,

in danza sublime elevarmi, a dirotto

dai passi degli amori perduti,

 

tra quei verbi così poco usati

che screzian l’ali alle farfalle

e repentino prevale l’assalto

o è il morire,

non so.


Id: 64056 Data: 17/09/2021 12:40:53

*

Perchè hai paura?

Perché hai paura? 

 

Non c’è nessuno la fuori,

nemmeno qua dentro…

 

Non c’è nessun fuori

e nessun dentro.

 

Non ci sei nemmeno tu.

 

Questo cipresso

e la tua ombra:

osserva l’austero

che sfronda catene

e miete illusioni!

 

Osserva…

S’offre, larga, la nuvola

ruggente d’ambra

e di rosa…

 

Sta nel suo darsi;

 

Lei sa,

che non esiste.


Id: 63978 Data: 09/09/2021 13:16:53

*

L’oro della sera

 

Con gli occhi cerco il suono delle stelle

e mi compari tu, oltre la pelle,

perduto già nel vento di un ricordo,

confitto nelle carni come un cardo.

 

Perfetta geometria fu il tuo passare,

all’ombra di un ricordo naufragare.

Ma ogni mio respiro era preghiera,

che illuminava il regno della sera.

 

Nell’aria respiravo sogni strani,

portandoti nel grembo, coi gabbiani

e non sapevo che eri tu a chiamare

dall’onda più brillante in fondo al mare.

 

Poi noi vidi fiorire a primavera

ed era alba l’oro della sera.


Id: 63974 Data: 08/09/2021 18:45:14

*

Poi un dio mi baciò lì, sulla fronte

Tra stanze stanche d'epopee negate

strane storie respiravo, a secchiate;

fissavo rotaie di viaggi altrui,

passavo in fretta corridoi bui.

 

Gravi silenzi asfaltavano istanti,

tra facce annoiate di stanchi astanti.

Velieri sostavano in teche ristrette,

nell’ore affossate di rese imperfette.

 

Ricordi appassiti di trascorse estati,

memorie segrete di amori traditi…

Poi un dio mi baciò lì, sulla fronte

e poesia soffiò pietà, dalla fonte.


Id: 63973 Data: 08/09/2021 18:25:12

*

il borghese

Tu dimmi, cosa cerchi,

mio tenero borghese?

Nei campi forse il filo

delle perdute estati?

 

Ma il tempo già s'arretra

tra le tue spalle strette;

tu cerchi il tuo destino

nel sole vespertino?

 

Fuggita la stagione

dell'invocato pianto,

tu volgi già a ponente

che porta altrove il canto.


Id: 63941 Data: 05/09/2021 09:59:44

*

Nel ventre di montagna

Dell'onda il canto suona già preghiera,

schiarendo il dolce azzurro fino a sera.

 

E bacia ancora il sole la montagna,

seduta sulle rive che acqua bagna...

 

Le nuvole, sul ciel, paiono colombe

che portano il respiro giù alle sponde

 

ed un pensier riposa in questo stare,

portato dal villaggio in fondo al mare,

 

nel ventre, custodito, di montagna

che a stella eleva l'onda, finchè sogna. 


Id: 63926 Data: 03/09/2021 12:53:42

*

Il mare sta nascosto lì, oltre il ponte

Il vento soffia forte sulla pelle,

portando qua il profumo delle stelle,

 

da un tavolino a squame di serpente

vedo sfilare tutta questa gente.

 

(Il mare sta nascosto lì, oltre il ponte)

 

Palazzi stanno freddi ad osservare

le luci arancio splendere sul mare

 

poi calvo, un uomo, gli occhi azzurro mare

mi siede accanto e finge di aspettare.

 

E mi raggiunge odor di sigaretta

e blu oltremare è pure la maglietta.

 

E nella mente s'agita un pensiero

che sopra quel frastuon s'eleva, fiero.

 

(Ma il mare sta nascosto lì, oltre il ponte) 


Id: 63888 Data: 29/08/2021 11:59:58

*

Mattino di fine estate

Nel cielo di un mattin sereno e cheto

colombi in alto van, oltre le mura.

Ritornano pensieri abbandonati,

emergon dall'azzurro delle onde.

 

Bagnanti scarsi abitan le sponde,

le case stanno chete in fondo a estate.

Sulla scogliera siede il passo fermo

di autunno che respira in nuovi approdi. 


Id: 63874 Data: 26/08/2021 19:34:18

*

Lontano

Il mare dopo pioggia

vangava lento il canto,

la nuvola soffusa

riaprendo nuovi cieli

 

'che lui vide lontano

e s'aggrumò già in frolla

la sabbia tra le dita...

(Ed era già mattino).

 


Id: 63869 Data: 25/08/2021 17:58:09

*

Il funambolo

Tendesti al caracollo,

nessuno ti trattenne!

La maschera sgraziata

fioccava di sudori...

 

Da facce ancora illese

salivano gli sputi.

Ma tu tenevi fisso

lo sguardo a nera stella. 


Id: 63860 Data: 23/08/2021 17:59:51

*

Così, andai

Dimenticai presto il beato mordente

                       di Chimera ruggente,

in strani fiumi d'oblio scivolando

tra remi insabbiati di estati perdute.

 

S'addensarono nebbie, nei cortili,

le lacrime tracimando in biglie

incastrate in intricati nodi di rabbia;

ammutinati i miei vegliardi ardenti.

 

Così,

come mallo inerme andai negli anni,

perdendo pastelli dallo zaino,

lasciando il genio ululare

in freddi fossati di neve.


Id: 63844 Data: 21/08/2021 10:50:20

*

Ragazzi

A due passi dal mare

stelle danzanti

in colori brillanti

parlano parole d'argento,

 

guizzano con l'onda,

come libellule

tra vuote stanze

di desideri privati,

in bilico,

sopra i rotti ponti

di una cieca civiltà.

 

Così, zingari, vanno

protetti da un angelo

che gli terge l'ali,

 

estorcendo un impero

all'assoluta precarietà.


Id: 63836 Data: 20/08/2021 13:23:17

*

Crollo d’epoca

E la giovane a lei disse, 

in mite confidenza,

'osserva le zolle ardenti e

dell'ulivo, odi il conturbato canto

o le dolci nenie dei rododendri...'.

 

Ma lei già volse lo sguardo,

in gonfiori, ormai, caracollando

l'eterno volto di pallida bambina,

quel livido, conservando, languente

dietro sorrisi di cartapesta.

 

E allora lei additò le agavi in esulto

                           di linfa e di spine,

cortecce affustate in pose terrigne

e zolle ruggenti tra clangori di cardi

o del noce l'imperioso velluto

e ancora, osò, 'perchè non vieni?'.

 

Ma lei chiuse la finestra

'ormai' dicendo e maledicendo,

crollando un'epoca

sotto un sorriso di frolla. 


Id: 63827 Data: 19/08/2021 10:36:12

*

Mi contaminai

Mi contaminai,

di te,

dietro la gabbia dei cieli,

sopra di noi la coppa

di una luna ruggente

e tramonti strascichi

di sanguigne opalescenze.

 

E il copione lacerai

sui bordi degli istanti

così, schietta

come a morirne.

 

E non seppi dire altro,

il tuo teschio, reggendo

tra le mani, ancora;

 

divorandomi un sapore

di illuminati inferni. 


Id: 63811 Data: 16/08/2021 17:55:49

*

Così addivieni, addentro

Mi coli dalle mani,

da questa carta, 

da questo inchiostro

che traluce il beato regno

              delle tue ombre;

 

così, addivieni addentro

alla corolla d'immagini

suadenti come farfalle

in languenti agonie

 

o come note, sussurrate

nell'amplesso d'istanti

che resina, trasuda

tenendoci incollati

nella vuota cavità

delle cortecce.


Id: 63804 Data: 15/08/2021 12:05:54

*

Ineluttabile amore

Lava, la madre dell'acque

i suoi bimbi di roccia;

la sua musica è chiara

                   e leggera,

porta memorie di spiriti corsari,

in cui l'anima riposa

il suo sonno bambino.

 

Troppo alto è il suo linguaggio,

eppure sereno di effluvi

che ammansiscono gli scogli;

amanti di pietra per sempre sedotti

dalla tracotante tenerezza della musica

                                             dell'onda;

 

Segreti, inabissa, tra i silenzi dell'ancore,

recando codici di lettere trascorse,

vide segrete custodite nel suo immenso

                           verde-azzurro costato.

 

Per questo trafigge,

nelle solitarie notti di stelle,

il canto dei fondali;

come lamento risuona

e sembra dire l'insondabile

ineluttabile amore,

che spinge a morire. 

 


Id: 63765 Data: 10/08/2021 11:44:53

*

Dimenticammo i fiori. Dedicata a mia nonna Angela.

E così dimenticammo i fiori,

lasciandoli appassire sulle finestre,

gola a megafoni, proclamammo,

in accordo di propaganda,

le atterrite verità di sussistenza.

E afflitti da macigni, marciammo

nei giorni sbiancati dai detersivi,

esiliati nelle pasciute cantine

di vizi ammansiti da ignoranze sovrane.

 

E proseguimmo, intanto, 

indenni in orchestre calibrate,

incapaci di eleggere danze a destini,

con cuori a batteria, ossidati

in pantomime di copioni sfatti.

 

Accadde, perchè

dimenticammo i fiori

e fu il crimine

della poesia,

il nostro stesso.

  


Id: 63756 Data: 09/08/2021 12:40:14

*

Lo specchio

A te che hai bisogno

di umiliare altri,

per dimostrare chi sei,

orgasmico di onnipotenza,

guarda... Lo specchio liso...

Sentore di calce e di cadavere...

 

Tu,

leggiadra impermanenza,

vuoto frainteso, inascoltato,

non irrigato dall'acqua della fede

 

Osserva

l'agonia del petalo scarnificato

non è dolore,

ma bellezza aperta a divarico sui cieli,

istantanea a scadenza,

che più non sarà,

 

perchè altra luce permei e irrighi

la soava unicità dell'attimo che fulge,

cade,

muore...

 

Come te,

che uscito dalla scena 

delle tue commedie, roboanti

                          di vanagloria,

il grigio troverai ad ammiccarti

delle pareti

 

e più in fondo,

lo specchio, a dirti:

"Guarda... guarda...

Finalmente, ora, guarda!".

 

E già non sarai. 


Id: 63744 Data: 05/08/2021 21:28:19

*

Promesse

Ella si levò all'alba,

sullo spento tizzone

della notte già caduta.

 

Lasciò il corpo

nudo di colore,

quando lavò il piombo

di fantasmi antiche;

 

li lasciò sbiadire,

semplicemente,

tra le pareti magenta.

 

Roma infiorò promesse

con l'oro del giorno,

come il dio che nasceva

dalle sue immacolate carni.


Id: 63581 Data: 07/07/2021 17:59:25

*

Il Sacro Fiore

Dove s'arrresta

il finto effluvio

delle chiare notti senza stelle,

 

lì, nella vagina della terra,

inciderò, con un legno

il tuo nome,

 

dirò: da qui è passato un fiume,

s'è incrinato il tragitto

della quieta valle

e le stelle, spodestate dagli agi

del trono celeste

hanno tremato come lucciole acerbe,

 

con me, 

china sui tuoi occhi,

scheletro sull'abisso,

gemmando il Sacro Fiore

di questo nostro amore.

 


Id: 63415 Data: 12/06/2021 10:01:16

*

Il torrente

L'acqua fluisce,

gorgoglia in sinusoidi 

                      festose

sopra un cielo di lacca,

che la mente incolla

a antichi incantesimi.

 

Il rivo s'arresta

sul delta;

si dimena, il calabrone

sulla verde sponda.

 

Risorge

l'urlo antico. 

 


Id: 63374 Data: 07/06/2021 09:11:03

*

Sola

Son sola nel brusio dell'inconcludenza

quando pezzi d'anima spaccano

il fondo oscuro

d'una abissale convivialità,

vuota di solitudini, riempite

come scatole di cartone,

scricchiolanti di pensieri di plastica.

 

Son sola

nelle finte allegrie spavalde

o quando viene giorno,

ma son sola nella notte dei ricordi

e le ragnatele offuscano la vista.

 

Son sola

quando chiudo l'infinito sulle dita

in cambio di barili di pensieri,

convenzioni

- il trito e ritrito

della parabola del buon gregge-

o quando raccolgo

briciole di sorrisi

e mendico farfalle

dagli sterili paesaggi dell'abitudine.

 

Lì,

tra quelle chiazze di distanze,

son sola,

saccheggiata dall'Infinito

che esplode, dalla mia corolla

quando sono

veramente 

sola. 


Id: 63255 Data: 23/05/2021 11:59:51

*

Oro

Quando ti sembra di precipitare,

in basso,

così in basso,

non temere;

non c'è nulla 

che non possa essere

                trasmutato.

 

Osserva le pietre scure

sedimentate in te;

sono la pesantezza dei millenni,

che il dolore copre

come una crosta di piombo.

 

Tu, osserva...

Non c'è nulla

che non possa essere

                trasmutato.

 

Versa allora l'oro dell'amore

dall'occhio aperto sui tuoi sbagli,

capirai

che il tuo unico sbaglio

è esserti scordato di te.

 

E saprai

che l'oro che illumina il cuore

è una moneta senza inflazione

 

e tu ama,

ama il Sentiero,

ama anche i tuoi sbagli.

 

Di pietra in pietra,

l'oro risorgerà

l'antico tuo tempio;

e dalle dissodate zolle del cuore

nascerà un fiore

e avrà il tuo nome.


Id: 63192 Data: 16/05/2021 20:49:26

*

Per arrivare fin lì

Ci vuole molta luce

per arrivare fin lì,

dove il cuore s'arena su una giostra

d'istanti perduti, memorie offuscate

nella periferia dei ricordi,

macinati con le ere

e i loro fasti di sabbia

                e di nebbia.

 

Ci vuole molta luce

per congedare gli altari,

abbattere i templi;

occorre sentire il sangue

che gela lo scheletro. 

 

Occorre

l'impietosa luce fredda

che fa trasalire il ragno.

 

Morire con la foglia bucata,

già caduta,

di ogni perchè. 


Id: 63188 Data: 16/05/2021 08:44:43

*

Nel fiore dell’Ade

Nel fiore dell'Ade

Sul tavolo il pane è raffermo,

ma le mie mani raccolgono briciole.

Il freddo s'accende

come un deserto;

ci sono corvi

e odore di decomposizione.

 

Le parole rotolano come biglie

sull'inutile tavolo che conobbi,

già crepato.

 

Frammenti d'immagini muoiono

nel vento inutile

che nel fiore dell'Ade,

mi sprofondò

ancora

a cantare

sulle mie ossa.


Id: 62980 Data: 24/04/2021 22:16:05

*

La casa dei tulipani rossi

 

E' lontana la casa

dei tulipani rossi,

quella in cui cercavo il pane,

l'odore di buono.

 

La tristezza ha scavato

nel midollo,

lasciando molta carne alle iene;

i loro artigli hanno graffiato

persino la tela malinconia

che aveva tenuto in serbo

gli oli turchesi,

per dipingere la mia poesia.

 

Rimane un pensiero:

i becchi arancio dei passeri nel nido.

 

"Vedi, aspettano la mamma" sentivo.

 

Ed io li dicevo fortunati.


Id: 62978 Data: 24/04/2021 21:54:04

*

Liceali

Allora non sapevamo che fare

non sapevamo chi essere,

solo segnali,

qualche stella caduta per caso.

 

Col marchio del peccato originale

annusavamo l'aria dietro i vetri

sfregandoci addosso solitudini,

scandite dal suono della campanella.

 

Nascondevamo la vergogna

nei maglioni troppo lunghi,

che coprivano le mani.

 

Palle da biliardo per partite

da segnare sui registri

(alcune cadute, altre no)

eravamo

e non Destini, potenti come il tuono

- che quelli erano le noiose gesta

di eserciti assassini da imparare a memoria-.

 

Nei nostri zaini

c'erano i pianti delle nostre madri

crocifisse dietro le telenovelas

o la disgustosa fiducia dei padri

in un mondo già perfetto.

 

Nessuna sovversione.

Nessuna rivoluzione. 

 

Il senso di colpa ci dissanguava

dai tempi del fonte battesimale.

 

Orfani e prigionieri

noi

non sapevamo

dove andare...

 


Id: 62844 Data: 11/04/2021 10:13:56

*

L’anima respira, indenne

Se fosse musica,

semplice musica di piano,

questo andare a ritroso

tra la radura del tempo

 

direi

della ragione della foglia caduta

e già bucata

nella superba resistenza

             porpora e ocra.

 

Direi che è dolce

il rivo quando ghiaccia,

la sterile terra spaccata

dalle feroci estati,

come le madri sull'uscio

coi loro orfani di guerra.

 

ma la verità

è che è musica, questo vivere,

il rivo mai ghiacciato,

la foglia mai caduta...

 

Solo l'anima respira...

Indenne, 

senza un divenire...


Id: 62819 Data: 07/04/2021 19:43:19

*

Ti vidi sempre bella

Ti vidi sempre bella

coi tuoi capelli color luna

e la figura snella che scivola,

come un'ombra,

dalla tua casa al tuo giardino,

quello che dicevi 'è solo mio'.

 

Lì sognavano le rose,

i ciclamini, le dalie e le margherite

mentre con mani nodose di grazia

sfornavi il tuo pane immacolato.

 

Fiorivano anche gli angeli

quando sorridevi

e tu, che forse non sapevi

nè leggere nè scrivere,

nel silenzio parlavi con dio.

 

Una piuma bianca cadeva su me,

dai tuoi gesti densi d'aroma di semplicità.

 

E quando passo

accanto alla tua casa

accanto al tuo giardino,

nel cielo sboccia un tramonto di dalia,

semplice come le tue margherite

e i ciclamini

che, sempre, dicono di te,

di te,

che vidi sempre bella.


Id: 62793 Data: 05/04/2021 18:44:29

*

Maschere

Maschere,

incollate di fango

secolare....

Maschere di buoni valori

che celano perfetti assassinii.

 

Maschere d'io

sotto polveri di visi asfissiati

dalla sete di vita vera,

occupatissime maschere

orchestrate dalla tirannia

della salvaguardia della specie.

 

Maschere come mura di tufo

su scantinati di terrore,

dove sacrosante vestigia

del passato, ornate di muffa eterna,

vengono onorate e riposte

nel reliquiaio di ferro arrugginito,

che la serpe sorveglia.

 

Maschere sempre a un passo

dal grande evento trasformatore,

ammansite dai domatori di greggi,

venditori di lota dorata,

presa dai cortili dei loro porcilai.

 

Maschere che danzano al passo

- la mannaia sempre sulle teste-.

 

Maschere che insieme è bello,

la critica è peccato,

orrore, la solitudine.

 

Maschere otturate

per il profumo del vento

per il respiro dell'alba.

Riparate negli odori di plastica

di pensieri di plastica,

ridono a tono.

 

maschere stritolate d'ansie,

di voglie feroci 

ammansite e sgozzate

sull'altare della virtù.

 

Maschere di confortevole

mediocrità,

non oscillano,

non si spezzano, 

purgate d'ovvietà.

 

E tutto procede

E tutto procede

E il trucco procede

 

e così sia.

 

 

 


Id: 61938 Data: 24/01/2021 12:09:50

*

Il Nuovo Impero.

Una musica t'avvolge,

stridente e luminosa

come gemme sui muri azzurri

di pensieri di giacinto.

 

Passaggi e passaggi 

scrivono

le tue antiche mure;

umori nuovi e antichi

trasudano, col colore.

 

Le acque del tuo fiume

formano un'ansa

con le acque del mio grembo

e riportano in vita una musica sepolta,

la tua musica selvaggia,

armonia di popoli e pioppi e pini

e spighe e allegre compagnie

nei tuoi caffè...

 

Con te danzerò,

Roma antica,

selvaggia e altera,

nobile e popolana,

madre di tutti i figli

che, in te, cercano nido.

 

E lo dicono le tue stazioni

tra sfregamenti e piedi pestati

e trolley e kebabbari

e venditori di souvenir 

in vecchi locali scrostati

tra odori di spezie e arance

e frutti tropicali e zingari

e ambulanti e mendicanti

e business man e artisti

e uomini assoldati

al dio della vacuità

che cade,

col tuo vecchio impero,

in salamoia nei palazzi di potere

tra reliquie di vuote assemblee

nei vuoti cupoloni.

 

Tra queste rovine,

con te germoglierò.

"Sì, lo voglio", dico,

mentre sposo con te

la nascita del Nuovo Impero

dell'uomo nuovo,

senza più catene. 


Id: 61921 Data: 23/01/2021 10:42:29

*

Fantasmi

Freddi fantasmi

entrano di soppiatto

nella tenda della notte;

o sono, forse, vampiri

che succhiamo la placenta del Sogno,

lasciando ancora strappi sulla tela.

 

Anemici, zigzaganti

vagano nell'obitorio

delle passioni mai estinte,

dei gesti incompresi,

delle verità spezzate,

lasciate a illanguidire

nella nera notte della Gorgone.

 

Come coltre polverosa

sui delitti del tempo, stanno

sul precipizio della meccanica

che tiene prigioniero il cuore

su un abisso di tenebra.

 

Piangono, essi

nella notte anemica,

cercando carità

dalla veste dell'alba bambina

che tinga, ancora, sorrisi

col colore dei fiori.

 


Id: 61666 Data: 07/01/2021 07:26:12

*

Annunciazione

Sentii la musica fremere

sulle sue carni nude.

 

La pietà la diseredò

per più di una notte.

 

E lei gettò sui cieli l'ancora:

la lacrima schizzò sulla voluta,

disegnando ali.

 

Pura come un enigma,

densa di ardente resa,

seppe farsi trasmutazione.

 

L'angelo venne,

a vestirsi delle sue ali.

 

E lei sentì il Cristo giallo

balzarle nel ventre. 


Id: 61280 Data: 10/12/2020 13:19:11

*

Un caffè per Signora-vestita-a-fiori

Sono venuta da te,

a prendere un caffè,

signora-vestita-a-fiori,

ma tu sai

dove hai nascosto

l'abito più bello?

 

La tua casa è una grande vetrina

di cristalliere lucido noce

e antiche porcellane e immobili tenenti

ad appassire accanto a velieri consegnati,

ormai, 

a un mare di polvere ferma.

 

E il vecchio cavallo al galoppo

è sempre lì,

instancabile nella sigillata teca

tra bicchierini per improbabili rosoli

e flute per inaccessibili ricorrenze.

 

Mi hai detto: "Va' pure, in cucina,

a preparare il caffè"

e c'era anche lì

odore di sedimenti,

cespi di lattuga lasciati a impietrire

tra vuote dispense e

nell'aria di chiuso, solo la pietà

del sibilo del vecchio frigo.

 

Ho preso da sola il mio caffè,

mentre il parrucchiere finiva la tua permanente,

nel fondo l'amaro di un dolore antico

come il vecchio pendolo tra ore di gesso.

 

Ho messo, allora,

grani di cioccolato

nel caffè che ho lasciato per te,

signora-vestita-a-fiori,

un grano per ogni amore non consumato,

un grano per ogni sole filtrato,

un grano per ogni ballo abbandonato

prima che fosse mezzanotte,

un grano

per ogni amore

mai nemmeno sognato.

 

E ora sì che sei bella

con la tua permanente, 

mentre bevi il mio caffè

con grani di cioccolato,

signora-vestita-a-fiori,

oggi 

che puoi finalmente regalare

una lacrima

al tuo amore.

 

 


Id: 61168 Data: 01/12/2020 13:23:55

*

Nella stanza di Barbablu’

Incontrarmi, in questo spazio,

tra croste di luce di lampadari spenti,

arrugginiti come stanche rotaie,

mentre il serpente dell'impaurito dolore

lacera la gola.

 

C'è puzzo di carogne,

onnipresenti spettri ebbri

inumidiscono di bile

i pavimenti, scuri

come mosaici scollati.

 

Il calore è un forno elettrico.

 

Sagome di gesso e tufo, stanno

appollaiate sulla cassetta dei risparmi.

 

Sulle assi portanti del dolore,

onnipresente come un ragno

attaccato al mio sesso di bambino-nato-femmina,

memorie fatte a pezzi,

scollate come vecchie fotografie,

trasudano inquietanti requiem.

 

Il vuoto mi mangia da dentro

come un feto maledetto,

ripetendo voci scollegate

da un telefono rotto.

 

Solo una libellula, blu

salta nel buio.


Id: 61108 Data: 27/11/2020 13:48:49

*

Da qualche parte

Mi sono fermata

in questa nera isola di suono;

 

niente da dire,

ricordi filtrano dai cocci

di una bottiglia.

 

Ci sono cose dimenticate

tra filospinati azzurro-ruggine,

spremute di dolore

lasciate a irrancidire.

 

La luce, minima, è uno scherzo.

 

Sulla tavola nera chiodi

imprimono un segno,

alle pareti c'è un Cristo tanto folle

da essere muto.

 

Ma i tuoi solchi

rosso clandestino

lasciano una musica di fiordaliso

sulla macchinetta del caffè.

 

dicono che il sole è

da qualche parte,

dov'eravamo prima

che ci spezzassero le ali. 

 


Id: 61056 Data: 23/11/2020 12:38:20

*

L’aquilone

Sul cielo azzurro

uno squarcio, muto

divarica le arterie

 

- cola sangue

sulle pareti incalcinate- 

 

ma un aquilone

dalla ferita tela, tesse

il suo mosaico di luce.


Id: 61004 Data: 18/11/2020 16:17:07

*

La stagione dei gelsomini

Lanciò guanti, borsetta,

giarrettiera, tacchi a spillo

tra le nuvole.

 

Non ancora sfiorita era

la stagione dei gelsmoni.

 

In cielo accese

una sigaretta di pietà:

cenere rossa, rotolò

 

fino all'acqua.

 

Nel suo specchio si vide,

illesa,

scarlatta di pallore,

 

come grappolo maturo

dall'oscura luce del baco.

 

Nata, lei era

e non lo sapeva.

 

Non ancora sfiorita, era

la stagione dei gelsomini.


Id: 60992 Data: 17/11/2020 17:11:11

*

Nonostante

Nonostante tutto,

sei stato

scia nel fuoco,

pelle nella pelle.

 

Nonostante.

 

Nonostante la tenerezza

che spacca le ossa

e la morte ti spacca

 

Nonostante i morsi

al nervo del cuore,

 

la tumefazione sbriciolata

sulla tua stessa tumefazione..

 

Nonostante.

 

Nonostante il fiore bianco

caduto per caso

nel grido di una musica spezzata

da esili di piombo

nelle fottute notti

- notti dopo notti -,

 

ci sei stato

 

A violarmi col suono d'una illusione,

a spezzare

le mie infangate corde, appese

a una luna storta.

 

Nonostante tutto,

tue, sono 

queste mani di fango

attaccate al mio fango;

 

la luce

potrebbe essere una svista.


Id: 60934 Data: 13/11/2020 18:22:28

*

Tu, nella mia più profonda luna

Tu stai nelle grotte

della mia più profonda luna,

 

re

della mia isola beata,

nascosto nel dolce suono

delle mie insospettate acque.

 

E niente ti turba,

niente

ti gualcisce il respiro

mentre così, silenzioso,

stai,

sospeso nella mia luce argento

come in un canto. 


Id: 60922 Data: 12/11/2020 17:12:29

*

Tu sei

Tu sei il fossato

e sangue sulla rupe.

 

L'alleluiah improvviso

che esplode come uno squarcio

quando

d'improvviso appari

e mi resti dentro.

 

Sei il ferro nudo

che, nella livida notte,

mi lacera la caviglia

 

ma resta, tuttavia

attaccato

all'abisso

dell' Infinito.


Id: 60886 Data: 09/11/2020 17:55:53

*

Sul limite dell’Assoluto

M'accecò, il tuo nome

 

suonò in sigilli fondi,

oltre le pianure.

 

Il fiume divaricò le cosce

per contenere il brivido

e intanto, schiumò la resa

la brina che si accavallava 

sull'erba, in festoni.

 

Chiamai il tuo nome

e tracimai angoscia

come una partoriente ebbra,

quando

la tua carne

nella mia

 

carne si fece

 

e carne spezzò

 

ed io restai,

scalza,

sul limite dell'Assoluto.


Id: 60859 Data: 07/11/2020 10:27:17

*

Solo spazi

Un sole d'alabastro spettina le rive,

ed io rinasco, Venere, nel vento.

Ho dipinto col sangue il mio ritratto,

sulle tremanti dita la brezza del fuoco,

attinta alla tenerezza che scompone le sponde.

 

Sono giglio, fiore rosso, pozza ebbra di sole,

sono terra che nasce da una prateria di stelle.

 

Ho asciugato il pianto dei fiordalisi

dai miei giardini

visto

il mare freddo dai pascoli da cui fuggivi,

cavallo indomito ma pur sempre preda,

dimentico del fiore che affondò

nel ventre umido di un Sogno.

 

E vado, ora, 

con la sfera intatta di sogni mutanti

nella giostra dei giorni

e ho ancora sulle gambe i calzini da bambina,

la treccia che mia madre raccolse

nella scatola dei ricordi

per il tempo ebbro,

quello delle onde indaco

che lavano le orme oscure.

 

Spazi, solo spazi,

ora, 

in questo mio andare...


Id: 55715 Data: 10/12/2019 10:58:23

*

Da qui

Ora che m'aleggia dentro

l'aroma di fragranza antica

stanato nei ciottoli grigi,

come oro,

resuscito dall'ombra,

dall'isola diseredata che lasciai

ai suoi carnevali alle sue inopinate effervescenze

                                                             artificiali,

cariate di tradizioni sdentate.

 

Nessun tremore.

Il canto della tenerezza sta sulle mie dita

che attraversano l'oro dal pianto del mare.

 

Sono io

l'isola nuova che cercai dai colli

di bottiglie acuminate,

col sangue sulle dita, stanando

inesorabile, messaggi nascosti

scavando dalle trinceee degli occhi

nelle insenature fulgide di sotterrati soli.

 

E da qui, ora, 

so,

finalmente so

che non finirà mai.

 

 


Id: 55695 Data: 08/12/2019 18:18:39

*

Incontrarti

Incontrarti,

dove la neve cigola

sul carillon delle estati perse.

 

Incontrarti ad una giostra,

tra stanche rotaie,

chissà...

 

Incontrarti

dove una cicca, per terra,

ha ingoiato troppe parole mute

o sull'erba secca, spina a spina,

esangui...

 

O dove il vento tracima

le parole accartocciate nel tempo

come fogli di giornale, appallottolati

all'angolo di una strada.

 

Incontrarti là,

dove ti sei perso.

 

Per incontrarmi.


Id: 55642 Data: 05/12/2019 09:33:52

*

Corpo a corpo

Corpo a corpo,

muore il corpo della storia;

 

cadono statue e momumenti,

lettere e sillogismi;

il fuoco buca Aristotele

nello stomaco.

 

Corpo a corpo

il tuo odore sventra il mondo,

svela il giglio che rinasce

folle di foreste.  


Id: 55640 Data: 05/12/2019 09:13:33

*

Portami via

Vieni a prendermi

dove fioriscono le zagare

e la morte non sta, secca,

all'angolo del fiume,

perchè la vincemmo coi baci.

 

Portami via dai vincenti,

dalle idee chiare e inoppugnabili.

 

Dai giorni senza memoria,

dall'assordante tamburellare della siccità,

dai vagoni abbandonati,

frenati anzitempo

sulle stanche rotaie della vita

tu, portami via.

 

Portami via da chi sa tutto,

dai tribunali dell'ovvio,

dai ministeri della scienza

coi loro monumenti al cinismo

adorati dagli idolatri del buon senso.

 

Portami nelle tue mani

come la bimba 

che hai sempre cercato,

che sa perdersi in un fiore,

senza chiedersi perchè.

 

 


Id: 55639 Data: 05/12/2019 08:38:23

*

Nessuno mi chiese

Mi misero un grembiule giallo tisi,

una sottoveste color verde supplica,

stretta con una cintura d'anemia

 

mi dissero

 

di non oltrepassare i chiusi cancelli

 

di fare

un respiro

per volta;

 

chiusero il mio pianto

nell'armadietto della carta igienica,

 

mi dissero

non fiatare

che viene il direttore.

 

Nessuno

però

mi chiese

perchè disegnassi annegati. 


Id: 55446 Data: 19/11/2019 19:00:14

*

Vicino

Vicino

sei il sale delle albe assonnate,

 

il primogenito del grano

che sorge

dal mio fecondo ventre

 

Vicino

sei la fiamma furente

delle api assetate

sulla fragranza della mia deità

 

sei il pane 

e il vino

incenso

e benzoino

che affonda nelle sere,

umide di naufragi.

 

Quando

vicino 

mi stai, 

la pioggia cade nel vento

con suono di stella

e dice

che non moriremo,

mai. 

 

 


Id: 55405 Data: 17/11/2019 10:26:16

*

Mi prendo di te

Mi prendo di te

questa stanchezza antica,

i pensieri corsari ammutinati

nei tuoi bastimenti assediati

 

Mi prendo di te

questa febbre esule di esilii,

il passo grave

dei diseredati giorni

 

le gambe gonfie

di interrotti passi

 

mi prendo

 

questo tuo invisibile tormento

che gocciola nelle sere

dimentiche di soli

 

prendo

 

la tua morte tra le mani

in questa vittoriosa sconfitta

che arde come fiamma nelle vene

e non vuole altra luce.

 


Id: 55343 Data: 12/11/2019 09:29:30

*

Antica geometria

 

La mia musica è stridente,

come i legni abbuffati di pioggia

delle sedie dei giardini, in inverno

 

e tuttavia

 

posso rendertela in germogli

dalle mie mani di madonna rossa,

gravida d’un sogno bianco.

 

Ma sento che ti spaventa

questa donna scheletro

che reca, negli occhi,

la vertigine d’una atroce apocalisse.

 

Ma non sono le tue lacrime, le mie?

Non è tua la terra che trema, consunta,

sotto il mio passo consunto?

 

Pure il corvo del dolore s’allontana

in questa nuda distanza che trasuda

l’anemia d’antichi incantesimi.

 

Resto.

 

Sui miei fossati di neve,

salvando il petalo sanguigno

 

tendendo

 

al frangersi dei flutti neri

e alle bonacce dei sensi,

 

mentre aspetto la vela

della mia antica geometria.


Id: 53420 Data: 14/05/2019 12:55:04

*

Fatima

Immensa, tu partecipi
al movimento delle acque:
discendi, ondeggi, giochi

 

flusso e riflusso

 

tu inventi il mare.

 

La tua voce è dolce come fiaba antica
di antiche curandere,
non tracci tracciati
ma scrivi parole nuove con un tocco
sulla sabbia;

 

Alchimista sensuale e suadente
tu
governi senza decreti e battaglie,
offrendo al mondo un sorriso di cioccolata.

Entrerò ancora tra le tue larghe vesti,
Fatima
e dalla stessa conchiglia
rinascerò con te
per riportare al mondo ferito
il tuo stesso sorriso di mare.


Id: 49984 Data: 04/08/2018 11:15:53

*

Emma (Ispirata al personaggio di Emma Bovary)

 

Era una sete, assidua

di giorni di giostre di fiori

la tua sete,

che faceva cigolare le nocche,

spettinava  i capelli inquieti

come falde d’un deserto arso dal sole.

 

Tessevi sogni scomposti con le filigrane francesi.

 

Ti attraversava l’incubo della certezza,

 spegnevi le candele e vedevi

oltre le mensole scarne,

quell’urlo che accoglievi nel grembo palpitante;

 

Non mentivi.

 

Osavi esigere dal destino

come un mercante verso i creditori,

bussando con mani bianche, volto bianco

occhi di colomba ardente.

 

Chiedevi amore.

 

Chiedevi l’inspiegabile che traboccasse,

lenisse

la carcassa dei giorni macerati nell’immobile

ordine del contadino ligio al suo padrone.

 

Bevesti quel vino.

 

Tutta la cantina grondò nel pozzo del tuo desiderio

come fiumi che confluiscono nel letto

del grande mare nato dal fiore del deserto.

 

Emma,

fu il tuo nome.

 

Emma.

 

E porti ancora,

nel tuo insaziato cuore, il fiore

di ogni donna

in cerca d’amore.


Id: 49670 Data: 11/07/2018 17:05:55

*

Signora Pernice

Signora Pernice aveva un padre una madre una vecchia zia

con denti d’avorio a centocinquant’anni suonati

e gestiva pavimenti di marmo tirati a lucido,

lasciando che la luce dell’alba solleticasse appena

l’arredo di mobili in noce con fiori finti e tiretti sigillati

da blocchi di ricevute e concessioni edilizie e testamentarie.

 

Signora Pernice soppesava ogni parola e non sapeva

quello che diceva e tuttavia lo diceva con eleganza inoppugnabile quando

le mareee si agitavano oltre le nere cime delle case svettanti

e un vento tetro presagiva i capricci dell’ostro;

 

Signora Pernice andava a messa tutte le domeniche e leggeva

il libricino delle orazioni sempre dallo stesso verso

e strappava con acredine spazio alla vicina

che sorseggiava appena parole,

 avvolta nel calice rovesciato

 del suo cappotto di feltro marrone.

 

Nessun lamento.

 

O inflessione

 

Quando il marmo della casa si aprì,

e l’inghiottì.

 

 


Id: 48382 Data: 09/04/2018 12:51:53

*

Il mio gatto

Microcosmo di nera voluttà,

curve morbide e lascive

artigli pronti a prendere e a strappare;

 

gioco e morte

 

siedi sulle mie cosce come su un trono,

e sei un bambino

che gioca con la mia giacca

o un capriccioso amante imperfetto

che non conosce tregua

 

e mi rivolge i suoi attentati,

accecandomi coi suoi occhi di duro smeraldo.


Id: 44728 Data: 22/10/2017 08:37:10

*

Il corpo nudo delle stelle

Sono arrivata al punto

di non dover più firmare

                 alcun registro,

 

il mio nome

l'hanno cancellato con una squadraccia,

credendo

di impiccare le mie stelle;

 

Ora

vado errando tra terre, boschi

e laghi immaginari,

 

Ora

anche di giorno,

vedo

il corpo nudo delle stelle.


Id: 40949 Data: 11/01/2017 12:59:08

*

A sera le formiche tornano sempre al formichiere

Termodinamica

Tecnoidraulica

Tecno…tettonica

Campeggio nell’universo tecnico/tellurico

 

L’occhio tagliente

 

Arrovesciati paradigmi

 

Violenza ed odio

violenza ed odio

 

Cigni feriti

Bambini dimenticati

 

Passano fanfare alla modernità:

Donne con musi termici

Occhi meccanici

 

A sera, le formiche

Tornano sempre

Al formichiere.


Id: 40829 Data: 05/01/2017 16:59:41

*

Distanza infinitesimale.

 

Dove sei stato,

in quale lido o discarica di cose

mai dette hai sepolto

la tua rabbia?

 

La strada é impervia.

Stretto il sentiero.

I glicini han ceduto il candore,

arenati su grate di filo metallico

fatte per sedare ogni voglia vera

di respirare, correre, andare.

 

Dove sei stato?

 

Non hai saputo capire

-eppure il  passo era breve –

quanta distanza passa

dall’Essere al divenire.

 

Hai replicato,

come una pellicola incantata,

sogni corrotti

di un padre stanco;

 

te li sei presi senza fiatare

senza cercare – delitto! –

di capire

la distanza infinitesimale

tra te

e il mare.


Id: 33876 Data: 07/08/2015 17:33:09

*

Il canto di Eos e di Titone

          Il Canto di Eos e Titone

 

I L’Incontro

 

Eos   Vieni, vieni, vieni,

          prima che sia troppo tardi;

          percorri con braccia piene,

                          come grandi remi

          questo mare di cielo che ci divide;

          Vedi… Brilla nella notte

          e le sue onde sono lampade d’argento

          che illuminano i sogni

          come piccole, scintillanti lune marine.

 

Titone   Non sai… No, tu non sai

               la fatica di percorrere gli anni…

 

Eos  Oh no! Non dirlo…

         Ma vieni, vieni, vieni,

         lascia che sia io

         a divenire mare

         per percorrerti le vene

                      come unguento…

         Vieni, vieni, vieni,

          voglio vestirti d’ocra e d’arancio,

          ungerti nel Fuoco del mio Amore.

 

Titone  La vedi anche tu

             la notte senza argento?

             Le colline sono cupe,

             severo, il monte, immobile

             come la Legge

             che ci sovrasta

 

Eos  La legge, la legge, la legge…

         Ma che legge è mai questa?

         La legge che ci volle muti?

         Perduti nello scambio di cose mute?

 

Titone  Non dirlo, ti prego…

 

Eos  Sei tu che lo dici.

        Lo dici nelle sere

        solo nel tuo letto;

        Lo dici accanto a un lume

        sempre più spento…

 

Eos e Titone  Lo dico in Te, che ho cercato,

                        in Te che sono.

 

 

        

Eos  Hai sentito?

        Lo scoppio di Luce,

        le nostre Anime…

 

Titone  Sono ai tuoi piedi, mia amata,

              ma ancora resisto

              avvolto alla cavezza.

              Sono vecchio e solo.

 

Eos  Le mie notti non furono men cupe;

        Assetati, spesso, i miei giorni.

        Il tuo dolore m’appartiene…

 

Titone  E allora avanza, libellula d’aurora,

             avanza, sogno,

              lascia dietro te strascichi di luce

              per asciugare il sangue

              e spargiti sui miei giorni,

              inventami, inventami, inventami…

              Oh, quanto ti attesi!

              Quanto le mie membra stanche

              reclamarono acqua e luce!

 

Eos  L’emozione mi prende,

         mi libera la stretta in gola…

         Piango, piango, piango;

         non è dolore

         ma gioia, gioia, gioia.

         Ecco, amore, l’acqua

         Ecco, amore, il sole…

 

Titone  Vieni, aggrappati alle mie dita:

              vedi quanta neve d’estate!

 

Eos  No, non è neve, è luce…

         Luce e lacrime, lacrime, lacrime,

         tutte quelle che non versai.

         Quanto a lungo ti ho atteso!

         Quanto a lungo il mio dolore

                                            ha gridato

          alle soglie della follia!

          E ora, che farai?

          Ancora mi lascerai?

 

Titone  Il dolore che grida

              alle soglie della follia;

              ecco il fiele più amaro!

 

Eos  Tu puoi guarirmi,

         tu puoi entrare in quel vuoto,

         solo l’Amore può vincere i demoni,

         anche quelli del silenzio!

 

Titone  Tu eri già mia.

             Mia come l’estate sul pero;

              mia come terra delle mie stesse radici;

              Ed ora vieni, non temere

              il buio della notte,

              liberati sulle mie mani,

              dalle mie mani d’Ostia viva.

              Vieni, mia regina,

              farfalla di sogno sospesa nell’aria

              delle mie primavere perenni.

               Vieni, cerbiatta graziosa,

               sui prati verdi delle mie esistenze

                                                              andate,

               vieni, raggio d’aria che scavalchi

                                                          il tempo,

               gemma, cigno bianco, acquamarina,

               vieni, vieni, vieni…

 

 

Eos Vengo sulle ostie delle tue mani

         sono acquamarina, gemma, cigno bianco.

         Come sono delicate le tue mani e forti

         e come brilla l’anello della tua Fede!

         Sono petalo, amore, sulle tue mani

         che ora sono acquamarina mossa

         dalle mie emozioni…

         La Grazia ti pervade, ti rende sposo

         e la tua bellezza rifulge come diamante.

         Sii il mio sposo,

         sposo del mio dolore redento,

         delle mie lacrime trasformate in pane…

         Vieni, vieni, vieni,

         saziamoci del nostro amore,

         Grande Ostia per tutti i giorni senza pane!

 

Titone  La felicità mi rende leggero,

              sono un ragazzo

              e tu la mia giovane sposa.

              Ci siamo forse incontrati

                                    In altre vite?

 

Eos  Altre vite, altri soli, altre lune…

         Ma non è forse Uno il giorno?

         Non è forse Uno il sole?

         Tremo, tremo, tremo

         come canna nell’immenso campo

         della tua anima, feconda, di spiga…

         Come sono pieni i tuoi occhi;

         Sono topazio bagnato di luce

          sfumato all’ombra della luna.

 

Titone  Non sono i miei occhi,

              ma i tuoi…

 

Eos, Titone Nessuno può capire il Mistero,

                     Siamo Luce della stessa Ombra

                     Siamo Ombra della stessa Luce.

 

 

Eos  Oh, sciagurato presagio!

        Quel dolore...

        Vedere che la scia scompare!

 

Titone  Tu sei mia

 

Eos  Ancora, dillo…

 

Titone  Mia, mia, mia…

 

Eos  M’ami tu così?

 

Titone  Un tempo, al mio capezzale,

                                                 pregasti

              il Destino prendesse altra strada,

               quel destino che tu conoscevi!

 

Titone parla con gli occhi abbagliati rivolti verso l’alto.

 

Titone  Tu fosti eletta

             a tessere il mio sudario

             con le trame del tuo cuore

 

Eos  Io, allora, fui già Santa?

 

Titone acquista la lucidità.

 

Titone  Santa, oh sì! Santa

             e con la tua santità stregasti

                                        il mio cuore

            che trascinò detriti d’ansie, angosce,

                                                          paure      

            verso il rivo delle tue vene

            che intrecciarono reti

            e m’accolsero, intero.

            Oh! Sii Benedetta,

            Benedetta tra le donne…

 

Eos  Ed io ti benedico, amore,

        ti benedico col mio sangue,

        ti benedico con gli occhi,

        con queste mani che tesserono

        sudari nuziali

        per il tuo corpo di spiga matura,

        Ti benedico

        preghiera che colasti sulla mia vita

        e tergesti l’impuro con la Sacra Fiamma

        e avverasti la promessa di Dio

        alla mia Consacrazione.

 

Titone  Oh, mia Santa! Mia Sposa, mia Diletta!

             Mai l’Immenso fu più prossimo!

            

Entrambi cadono in ginocchio, gli occhi colmi di una luce abbagliante che irradia da essi.

Dopo qualche tempo, Eos si rialza.

 

Eos Tu, amore, sei tutti i miei amori!

 

Eos  Tu m’apri le porte del Paradiso!

 

 

Titone  Sempre ti è appartenuto

             Sempre ci è appartenuto

             Noi… Pura Luce…

 

 

Titone è vestito con un mantello sacerdotale color oro.

Le si avvicina e l’avvolge.

Lui diviene sole, lei luna.

Dalla loro danza nasce la Terra.

 

Titone  Io sono l’Alfa

 

Eos  Ed io l’Omega

 

Eos  Io sono l’Alfa

 

Titone  Ed io l’Omega

 

 

 

II Distacco

 

Eos  E’ notte, vedi, è già notte!

 

Titone  La notte non è assenza di luce

              e tu lo sai…

 

Eos  Non so più niente.

         Sono nuda.

         Nuda come acino disperso;

         vino versato dall’otre della storia.

 

Titone  Eppure sei diversa,

             un bagliore nuovo rifulge

              nei tuoi occhi di cerva.

 

Eos  Voglio danzare.

        E’ la voglia che mi nasce

                                 dagli occhi

                                     e rifulge.

 

Titone  E allora danza, mia sposa

             senti il Ritmo della Terra

             e salta con la polvere in faccia,

                                negli occhi, nel naso,

              e scalcia, puledra,

              al ritmo tribale del mondo,

              impazzita, liberata!

              Danza, danza, danza…

 

Eos danza una danza tribale e sensuale che accende il cielo di colori scintillanti. I capelli e le ciocche, furiose, dipingono strascichi di porpora e rosso.

 

Eos  Cosa è accaduto?

 

Titone  Hai conosciuto la Felicità;

              sei entrata nel Ritmo della Terra!

 

I due amanti si guardano, gli sguardi insondabili persi in profondità inaccessibili.

 

Eos  Dunque è questa la Felicità? Danza e Follia?

 

Titone le accarezza la fronte. La bacia e, poi, cingendola, la invita a dormire.

 

 

Eos  Sei vicino, eppure lontano,

        più lontano di quanto possa

        immaginare… 

        Ma, dimmi, perché attendesti tanto

        questo raggio di sole?

         Hai forse, in passato,

         temuto l’amore?

 

Titone si scosta da lei, china la testa.

 

Eos  Oh! So, so che il fondo dell’Amore

         è amaro più del fiele

         e che tu sei un uomo col cervello.

         Nessun uomo col cervello

         può e vuol cadere

         nel torrente imprevedibile e amaro

         dell’Amore, eppure…

         Conosco le trappole della ragion pura,

         la follia di pazzi intelligenti al potere:

         bambini trucidati, venduti, assoldati,

         donne stuprate, umiliate,

         uomini venduti, usati, prostrati…

 

Eos si copre gli occhi.

 

Eos  Tutta questa ragione

         è omicidio e follia!

 

Titone  E’ il tuo Amore che ha vinto!

 

Eos  Ma l’inverno è duro nel tuo cuore…

         Non basta la danza di Primavera

         per scioglierne i ghiacciai!

 

Titone  Guarda il ciliegio: guarda i suoi fiori,

              pronti a tramutarsi in frutti…

              Tu sei fiore di ciliegio,

              tu sei primavera.

              Conoscerai raggi ancor leggiadri

              sulla tua pelle di petalo,

              tu stessa sarai ciliegio

              e protenderai i tuoi rami

              verso il mare,

              ancora ammaliata dalla Grazia

              che volle la tua danza…

              Tu, nell’eterno fluire

               del mondo finito:

               fiore, frutto, ramo, primavera.

               Oh! Come sei bella!

               Tu sei la primavera…

 

Eos  Tu stai per lasciarmi.

         Il mare non sarà più lo stesso;

         Vedi, tende alla linea dell’orizzonte

         e il tuo orizzonte brilla per me

         di mille orizzonti

         e mille orizzonti baciano le mie onde,

         le increspano,

         direzionano il loro finito, eterno movimento…

 

 

Titone   Guarda lassù,

              il monte che s’eleva sul mare,

              lì mi troverai

              ogni volta che mi cercherai.

              A che giova il salto dell’onda

              che non ascende e s’eleva?

 

Titone e Eos  A che giova il mare

                       senza la vetta che annuncia

                       l’Oltre?

 

Titone Questo noi siamo, amante, sorella,

             madre…

              Acqua, aria, terra…

 

Titone si incammina verso il monte

con un mantello dorato di stelle.

Eos solleva le braccia al cielo,

la veste azzurra come il mare

e grida dietro lui:

 

 

Eos  E Fuoco!

         Acqua, aria, terra… E Fuoco!

 

Titone  si volta un attimo.

Titone  Così sia! E scompare.

 

 

Celebrazione

 

Eos  Ti lodo, mio amore, ti lodo

        perché tu m’hai svelato

        la natura eterna dell’anima mia

        che Eternità riluce.

        Tu, mio soave canto

        più soave di ogni canto,

        volo dolcissimo di gabbiano,

        spartito della risacca argentina,

        Tu, Mistero che giaci

        nelle carni del mio Spirito,

        Tu che ridi nell’onde, giochi

        nell’onde, tu che ti travesti d’onde…

        Sola, innanzi al Grande Mare

        Ti sento

        Tu che stormisci con l’uccel di mare,

         muori e mi divieni,

         tu che mi parli il linguaggio

         sepolto del tempo,

         tu sempre esistito,

         tu che non passi,

         resti, tramonti, resti;

         Tu, farfalla fiorita sul pelo dell’acqua!

        

         Ti lodino le mie braccia,

          la mia musica, il mio canto,

          Ti lodino le mie ali,

          la mia carne, la mia luce…

          Ti lodi il mio grembo di donna,

          il muschio delle infinite pareti;

          Ti lodi l’infinito scorrere

          della mia preghiera, infinita.

          Ti lodino le mie mani

          che inventano le tue,

          Ti lodi l’argilla della mia essenza,

          il mio passo che ti cammina accanto,

          l’arco del desiderio che fa breccia

                                         nella tua essenza;

          ti lodi la mia fede

          che spinse il tuo veliero

          verso il porto dimenticato,

          il Fuoco che distrusse argini

                                         di ghiaccio,

          ti lodi la mia veggenza di donna

          che innalzò altari

          sotto la tua Croce

          e riempì di lacrime e sangue

          la coppa che ti alimenta.

          Ti lodi il mio Spirito,

          finché Luce sposi Tenebre,

          ti lodi il vagito dei visceri

          contratti in preghiera.

          Che io ti lodi,

         sangue del mio sangue,

         linfa della mia essenza

         rosso vino delle mie segrete

                                              cantine,

         Amore del mio Amore!

 

 

III Assenza

 

Eos, dopo essere caduta in orazione, si risveglia.

 

Eos  Il desiderio grida nella notte!

        Strazia le mie carni

        ed io le sento sbuffare

        come sacchi d’aria, doloranti

        sacchi d’aria

        e sangue, che strilla

        in questa notte oscura

        con parole di grandine e fuoco!

        Dimmi, tu che ora sei monte,

        quale mare amaro dischiudi?

        Non senti come fremo

        sotto al tuo monte?

        Il gelo m’attraversa;

        correnti d’aria e di vuoto…

        Nella torre, inquieti,

        s’aggirano i fantasmi

        dei miei pensieri!

        Miserere!

        Io sono divisa,

        appesa alla tromba assordante

                                              dei giorni!

 

 

   Eos         Tu non udrai più

               la mia musica notturna

               proferire al gelsomino, al ginepro

               i suoi segreti!

               No, non udrai più

               la musica dei miei sensi furiosi!

               Chi sei tu? Straniero, ladro

              della mia anima!

 

Eos chiude la finestra, va a dormire.

Titone le appare in sogno.

 

 

  Titone    La senti, mia amata,

                questa musica?

                E’puro canto di luna…

                Sono io che ti parlo

                e la mia musica, lenta,

                scende dalla nuvole sazie

                                    del tuo pianto.

                Io sono la tua armonia,

                 il tuo corallo, Amore

                nel tuo Amore.

                Tieni, cara,

                sgrana questo rosario

                di parole mai dette

                e qui, tu ed io,

                in questa notte eterna

                sentiamo, sentiamo, sentiamo

                il tuo, il mio, il nostro Amore.        

 

Eos  Tu mi hai preso l’anima

 

Titone  Era già mia. Ricordi?

              Andavamo per campi di fiori,

              pazzi,

              le mani, i piedi nell’erba,

              tu eri nocciolo d’aurora

              io t’amavo già allora…

 

Eos  E poi, cosa accadde?

 

Titone  Che importa, mia cara?

              Vorrei che m’amassi così

              ora

              con tutto il tuo sangue di donna

 

Eos  Vorrei sciogliere nei tuoi baci

         tutte le mie catene,

         sentire la musica del tuo corpo

         asciugare il mio tremore,

         impregnata al tuo sudore.

         Vorrei bagnarti gli occhi,

         tergerti nel mio stesso sangue

         come rondine marchiata,

         per sempre persa nel mio mare.

         Vorrei esplodere nella tua vita

         come ostrica furiosa,

         entrarti dentro come naufraga

         che annaspa, vinta.

         Persa, senza più alibi.

         Ancora, vorrei,

         solidificarmi nella tua essenza

         come pietra lavica

         e tornare, di tanto,

         ancora Fuoco per essere

         sempre più

         parte di te.

         Vorrei essere i tuoi stessi respiri,

         fino all’ultimo,

         fino a che morte

         non ci sorprenda.

         Vorrei, vorrei, vorrei

         Dio solo sa

         Quanto ti vorrei!

 

Eos si ranicchia, dopo essersi espansa al sole.

Si risveglia poi col cuore lacerato da dolore

e felicità insieme.

 

 

 

IV Morte

 

Eos è nella stanza, con lo sguardo rivolto alla finestra.

 

Eos  Tu non sei. Vedi:

         l’aria è chiara e tu non sei.

         Sei morto all’improvviso,

         nelle mie lunghe notti insonni.

         Ho vegliato al tuo funerale:

         tu eri effige

         sulla tua stessa tomba.

 

Eos si avvicina ancor più alla finestra. La spalanca.

 

Eos  Guardo il rivo. E’ ghiaccio.

         Fredda tumefazione.

 

Si stringe in se stessa. Rabbrividisce.

 

Eos  Davvero è così atroce l’inverno,

         dopo la follia dell’estate,

         l’attesa lusinghiera della primavera?

         Oh! Mai conobbi inverni più tetri!

 

Eos si tappa le orecchie, come per non sentire delle voci.

Poi, rivolta al cielo, grida:

 

Eos  No, no, non parlarmi più…

         Oh tu che sei ombra!

         Oh tu che moristi!

         Oh tu che fuggisti!

         Il giorno è greve, senza luce,

         lento, il passo.

         Lascia piuttosto

         che segua il tuo corteo

         dietro il corteo dei giorni!

         Ti ho seppellito con queste mani

         e con le stesse mani

         ho seppellito me.

         Nel marmo ho sepolto,

         sbeffeggiato

         la febbre mistica dei nostri sensi.

         Tu non hai più voce

         non hai più occhi

         non hai più mani.

         Ed io tentenno nei giorni

         vestita del tuo sudario.

         Non griderà più il sangue,

         tornerà serrata la mia gola,

         finché le squame della mia non-essenza

         cadranno senza rumore

         dall’abisso dei miei giorni.

         Allora le mie ceneri si fonderanno

         alla polvere dell’aria,

         saranno pulviscolo come ogni cosa

         è polvere e vento e aria

         e nulla ci oltrepassa

         e nulla ci precede.

         Siamo questo: non più grandi

         di pulviscolo d’autunno,

         non più eterni

         di una goccia di rugiada,

        non più forti

        di sagome di corteccia

                       rose dal vento

        e nello stesso tempo, infiniti,

        come pulviscolo che aleggia

        sulla goccia d’una rugiada

        che scende dalle carni

        di una corteccia rosa dal tempo.

        Perché è nel finito

        l’Eterno e l’Infinito 

 

Soffia un vento di tempesta, Eos diviene pulviscolo rosso e ocra e, poi, luce dorata.

Dal cielo scende un’altra farfalla, il suo chiarore è argenteo, come la luna. Le farfalle disegnano scie di luce che, ricongiunte, reinventano la geometria dell’universo. E’ l’inizio della

Nuova Creazione.

  


Id: 33583 Data: 15/07/2015 09:52:21

*

Eredità (da ’Una poesia nel cassetto’, Flanerì, Roma, 2011)

Mitili aperti

affollano le rive condensate

dalla bruma;

i pescherecci gettano

vuote reti sulla rena,

Io

cammino sulla sabbia,

scansando i gusci,

dallo stesso sapore di cose vuote

come il vuoto

che tu hai lasciato in me.


Id: 31048 Data: 05/03/2015 19:21:24