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Raccolta di poesie di Alessio Tesi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Acredine

L’etere, protettore e protetto d’inedia narcisa

sollazzo nel guazzabuglio multimediale

fibre fradice

sul fronte albeggiano 

residui passati di un dolore presente

 

Ivi marciscono file di volti cadenti

residui di scatti ardenti

ora lamenti

batti le dita sui denti

la condanna, l’alimenti

dove sono andati quei luoghi ferventi?

 

Il dolore è il mandante

dell’anima militante

 

Galassie virtuali:

dov’è che ti perdi?

prigioni dorate di livore, d’acredine 

l’Ego decollato da sguardi muti e da voci cieche

 

Non vi è un luogo che si va cercando

quand’esso è annullato dall’impeto della ricerca:

eterna 

e vive e si alimenta di un’illusione maldestra

 

L’impotenza è veemenza 

madida di vanagloria

irrisoria 

refrattaria vittoria 

in perenne resa, 

di una gravida attesa 

di noi, d’eroi.

*

A’ Dimora

Figliuledda,

venisti dal borgo

crescesti nel volgo.

 

Lasciasti a memoria

zoccoli e baldoria.

 

Nelle terre del Rinascimento,

trovarsi giovamento...

 

Nell’umile insenatura

spazzavi segatura.

 

Con la mano sul fianco

calibravi l’ammanco;

 

di coloro che ti facevan bruciare,

e a quegli zoccoli ritornare.

 

Con ricordi ammutoliti 

zittisti quegli arditi.

 

E tu sapesti racimolare

que’ due o tre spicci nella mano a tremolare.

 

Criatura,

ormai stanca, 

ci guardasti senza rabbia.

 

Ora e dimora di vita vivace

c’animasti a tutti d’umanità verace. 

 

A Maria

*

Sotto i bombardamenti

Sotto i bombardamenti

 

 

Sotto i bombardamenti,

hai lasciato i tuoi segni nel selciato.

Come impronte di storia 

impresse sul sentiero di casa.

 

I tuoi passi sui ciottoli,

ricordavano il torrente impetuoso

che incessante leviga le pietre,

come il tempo fa con le mani.

 

E quelle mani impastate di rosso,

che colgono la polpa dal verde,

e la porgono a oriente-“alter”,

laddove, ed in cui, la pace è concessa.

 

E’ il sudore di chi l’infanzia l’ha vista,

e vissuta nel rumore umile e discreto della croce,

del passo felpato del gatto,

che è ora, come allora, forza motrice raccolta dal vento.

 

Ed è in quel lavoro che hai tessuto le forme nell’ambra;

ed è in quella linfa che la vita ti ha donato,

alla quale hai sorriso e a tua volta donato,

quella forza che fu sempre tua e mai ti ha lasciato.

 

A Francesca

*

Eppure vive

Rosso,
Poetica di un caos

 

 

Blu,
Chiamami nel movimento del tuo sguardo

 

 

Seni lussuriosi come frutta aromatica

 

 

Stati alterati,
Di emozioni e tremiti

 

 

Fotografia,
Lacrima e passione

(Riflessa)

 

Sapori,
Sapidi come bruciori nei pertugi delle labbra

 

Corpi avvinghiati,
Si scrivono e si de-scrivono

 

 

Nei mesi, nei silenzi e negli spazi surrogati

 

Specchi,
Di complementari differenze: provenienze

 

 

L'attesa come moto principale

 

 

Vivida l'eterna finitezza,
Spazio caldo, nell'altrove donato Nell'amore pronunciato
Mai troppo forte sussurrato

Eppure vive. 

*

(Béjaïa) Bugìa

Lì si increspa terra gaia,

le pendici di Cabilia,

alla baia di Béjaïa¹,

 

Le api si scaldavano gli stomaci,

vomitavano gli intonaci

e nutrivano voraci

 

bianchi martìri di cera

appiccava la pantera

nella Vaga, nella gola, la galera

 

masticando pece e denti

con allori putrescenti

si ammaestravano i credenti

 

ogni fila ha il suo colore

ogni riga il suo dolore

ogni croce il suo candore

 

E così senza traguardi

tralla polpa dei codardi,

la processione di muti sguardi.

 

—————

¹bugìa s. f. [dal nome della città algerina di Bugìa (arabo Bejaïa, fr. Bougie), che esportava cera per candele; in origine il fr. bougie indicò appunto la cera per candele]. 

 

*

Il Disordine delle Cose

Perseo macchiato dal sangue di Medusa
f o r t i f i c ò            Micene
nei miti dell’uomo antico
Dèi e uomini                           suonavano le stesse Arpe

 

La materia del sogno non emette sentenze

ma                           simboli

Lilith abbraccia il serpente

demone, moglie,                   amante, Grande Madre

 

Nel disordine delle cose

quali passi descrivono la notte?

A ritmo incatenato di frasi (in)dotte

meteore echeggiano nelle prime serate afose.

 

“Mescaline” sostanze

riempiono i muri delle stanze:

specchio come anfiteatro

spettatore malcelato.

 

Ovunque risieda l’armonia

negli astri o nell’Anello di Gige

è una canzone d’utopia

che splende soltanto negli occhi di chi vige.

*

Psicoatrofie

Poeta non sei altro che un vile

scarnifichi la tua bile in veli d’inchiostro

 

Poeta inumano

costruisci salvezze su cumuli di macerie

arroccando certezze in granelli di sabbia

 

Poeta redento

nell’illusione di una ricerca senza moto

 

Poeta villano

E le tue colpe autocentrate

hanno reso questi mondi calici di vino versato

 

Immolarsi nel crepuscolo non è altro che un gioco senza meta

dove il compiacimento ti attende al varco

 

Poeta e il martirio di chi sceglie l’esca dell’ urlo indolore:

Cristo non è morto per te, ma con te

*

Il Profeta

Il Profeta

 

Su ascensori sono i ricordi

90 i piani e gli echi passati

 

Si svolgono,

come bisce sguizzanti smembrate nell’acqua

demoni, terrori sopiti!

 

Ammaestrati

da mani ruvide esperte,

da parole divine di Profeta e saggio d’oriente

                                                                     

Da uomo che calcava il divino;

della corteccia di bosco finemente sminuzzata,

 da artigiano della natura,

da maestro di terra

di polpa, placenta, primordiale di vita

 

che ci lascia un sospiro profondo

ritornato in quel verde, in quel lago, in quei giorni

dell’uomo che fu

Marinaio di bosco

Imbarcato in quei passi

Affogati d(i)sole 

*

Psicastrocca del fu studente

Ripetendo questo verso
Ti ricordi ancora il senso
Di quel giorno tutto scuro

Ti premevan contro il muro

La cartella era a terra

Un soldato nella guerra
I compagni affiatati
Con la penna "impilati"

 

 

Trotterellando sul binario

Arrivavi in orario

Ascoltando le parole

Diventavi sognatore

 

Il capo pieno di cervelli

Ripetavan gli stornelli
i pazienti spazientiti

Delineavan gli spartiti

 

Scarabocchi e numerini

Formulette e assiomini
Si riunivan nel clangore

Liberando un po' il grigiore

 

Ma affrontavi le tue prove

Come un leone nell'altrove

E gli amici nel tuo branco

Ti credevan così franco

 

E un giorno finì tutto
Non sembrava così brutto

Con tutto quel sapere
Ci credevi nel potere

 

Diventato un egoista
Ti fingevi un po' altruista

Ma imparavi una teoria

Che parea un’eresia

 

Che la vita non si cura
Senza avere la premura
Di guardare un po' più oltre

Da quel trono e la sua coorte

 

Ripetendo questo verso
Ti ricordi ancora il senso
Di quel giorno tutto scuro

 

Ti premevan contro il muro

La cartella era a terra

Un soldato nella guerra

I compagni affiatati

Con la penna "impilati" 

*

In 8 minuti

Cammini

incorniciando

l'estasi del momento

in cui lasciasti

l'altare dei visi muti

 

La paura ti trascina

laddove

riprendi le redini

di questo timone

 

Ma dove sei finito?

Figlio tremante

di questo castigo?

 

Implori il perdono

ma cosa c'è da perdonare?

Solo il tumulto del cuore

merita l'ascolto

 

Neanche l'ugola del mare

ha voce in capitolo

 

Assieme al silenzio

violenta il pensiero

ma non fermarti e và

 

Abbandonati

nel vagabondo semestre

senza guardare

quei passi sulla sabbia

 

Il sale sulle labbra

non basta

La penitenza va scontata,

come necessità

 

*

Barriere

 

Cùmuli

di plexiglas

dove pascolano

(e sssibilano)

- inerti -

Tùmuli

di cenere

 

*

Crescere

La Luna.


Il Vento.


La Pioggia.


Un'onda solcata da cori solitari

in continuo divenire.


Dove le mani si stringono per lasciarsi

dove comincia                                          L' Azzurro.

*

La Certezza della Notte »
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