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Raccolta di poesie di Caterina Alagna
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Alito di solitudine

La macchia dilaga sul soffitto

mentre l'universo delira nei miei occhi.

Certa polvere che ricopre fosche giornate

ora si schiarisce sotto i lampi della luna

e riscopro la mia voce a cantare

versi di odore pluviale,

e tra le mie ciglia

si riparano le tue labbra.

Quanto vorrei che un grido d'amore

fulminasse il grigiore della notte.

Quell'atomo che manda in subbuglio la carne

e le mie viscere inchioda al dolore,

ora trasuda una pioggia deserta,

un vacuo alito ricolmo di solitudine.

*

A Giulia

 
Si stracciano i sogni,
il cielo si gonfia d’orrore,
Giulia, l’ennesima donna che muore
assassinata da un’ anima immonda
satura di fallica ferocia
che domina, possiede
e annulla l’anima libera della donna.
Giulia, nel tuo sangue muore
ogni donna,
il tuo sangue oggi ci riempie la bocca
e il corpo di lacrime atroci
che ustionano il cielo,
nel tuo sangue si rispecchia
l’orrore di tutte le donne massacrate,
stuprate, brutalmente assassinate.
Siamo stanche di questa mattanza,
di questa società che osanna
una cultura di stampo patriarcale.
Per ogni donna che soffre o che muore
per mano di un uomo,
la causa è nella nostra cultura
ancora troppo maschilista,
ancora crudelmente misogina
e criminale.

*

Una nuova alba

Ho cavalcato mandrie di nuvole

e prosciugato specchi di cielo

col desiderio di creare

un tramonto di lucciole a scoccare

un soffio di baci nelle trame del vento.

Ho sudato bagliori sporchi di sangue

ma con coraggio ho assaporato le ferite.

Dalle crepe dell’anima sorge sempre

una nuova alba e i fulmini, squarciando il cielo,

partoriscono splendore.

 

 

*

Due capelli bianchi

Ho trovato due capelli bianchi,

li ho strappati e ho sentito

il vomito di un passato di guerra

scorticarmi l’anima.

 

Ho trovato due capelli bianchi

e la vita mi è sgusciata via dalle unghie,

dalle costole che nelle fibre

serbano la notte

e dagli occhi, placide spighe

che m’inseminano il cielo.

 

Ho trovato due capelli bianchi

nel mio cespo di nuvole e rose.

Dopo tutto parlo ancora d’amore

e dimentico l’ombra senile

che inizia a splendere dentro di me.

*

Rumori di guerra

Sbraita questo cielo

e vomita minacce,

urli diabolici

e pianti immacolati,

lamenti di guerra

e schegge di anime.

 

 

Sbraita questo cielo

e sbaraglia i deserti felici,

i paradisi indifesi

che germogliano negli occhi

dei bambini.

Sbraita ed ammucchia

rumori di guerra,

lingue di spade nemiche.

 

Sbraita questo cielo

e sputa stelle spietate,

bestie munite di bocche armate.

A guardarle meglio, non sono stelle

ma luride mitraglie,

grappoli di bombe scagliate a catena,

acida miseria dell’anima

ruvida come spigoli taglienti.

Si sognano orizzonti di luna,

voci che sussurrano di una pace remota

mentre il paradiso

è a un passo dal cuore.

*

Dio di Luce

Dio di Luce

semina faville di pace,

custodisci tra le mani

questo cielo crocifisso

e i cuori dei bambini

che non smettono

di sanguinare.

Le labbra degli uomini

partoriscono deserti,

le mani sputano

colonne di fumo,

guizzi di sangue

a macchiare il cielo.

 

Sui corpi trucidati

ammassati nelle strade

decapitato finisce l’amore.

*

La pioggia

La pioggia ha bucato il silenzio

e il chiarore del cielo ruggisce

su corolle di labbra sbocciate

in rosei sorrisi.

I lampi sussultano nelle viscere dell’etere

a illuminare gote cosparse di luna

sdraiate su guanciali di serico odore.

Nella nebbia s’addolcisce il rumore,

tace persino l’angoscia

soffocata da uno strepitio di baci,

da una distesa di coltri immacolate

tra le cui pieghe si realizzano

sogni di pace.

*

Sedie di sogni

Sedie di sogni ammucchiati,

usurate dal tempo,

da una vita trascorsa.

Sedie di sogni ammucchiati

come cumuli di polvere

esalano ancora l’antica forza

di anime verdi pronte a sguainare

una lingua costellata di rose,

di fresche parole impetuose

nel generarsi in amore

su alcove di raso e sprazzi celesti.

 

Gli innamorati contemplavano

asettiche pareti che prendevano vita

dietro il velo degli occhi

vuoti come cinema di periferia.

Erano giorni d’amore

e il più inutile granello di sabbia

conteneva l’intero universo.

Il cosmo precipitava nell’anima

e dipingeva distese di cielo.

 

Sedie di sogni

naufragati sulle rive di un tramonto,

ammucchiano pile di panni.

L’alba annuncia l’inizio

di un nuovo giorno.

Si mangia aria di vita vissuta,

passata tra i capelli bianchi,

sbiadita su vecchi album di famiglia

sepolti da chili di sbagli.

 

 

*

Buco nero

E mi par di cadere

nel cuore di un buco nero,

trafitta da scosse di buio

e ansimare per un goccio di pace.

Sento le gambe tremare

e il petto soggiogato dall’infinito,

da un eterno, mentale lavorio

a versare una cascata di spilli

su squarci di nude sottane.

 

Spoglia, se ne va l’anima mia.

 

Lascio il Fato e quel che sarà,

voglio sentir nelle vene

il pulsare incessante di un’ora di libertà.

*

D’amore si vestono le rose

D’amore si vestono le rose.

Baluginando, rovi di stelle

scuciono drappi di cielo

a rovesciare l’azzurro nei tuoi occhi

che trapelano lussuriosi pensieri.

 

D’amore si tinge la mia poesia

emulando baci infuocati

in rima e sinestesia.

Dalle mie labbra bagnate d’inchiostro

sgorgano paludi d’inverno

e freschi tramonti d’estate.

Dai flutti convulsi dell’anima

si sprigiona una caotica quiete

che soli in versi palesa

la sua ambigua bellezza.

*

Soldato

Ho catturato il cielo in un pugno,

sbaragliando i venti assetati di sangue.

Ho mangiato le nuvole

gonfie di lacrime

per le ferite inferte da una guerra infame.

Ho lottato per salvare la mia terra

ma il nemico aveva la mia stessa pelle,

il mio stesso sudore sulle membra trafitte,

il mio stesso terrore negli occhi,

le labbra smorte a baciare la terra

che odorava di sangue.

Anch’io, un giorno caldo d’autunno,

son caduto tra le fronde di questa boscaglia.

Ho pensato per l’ultima volta

al mio cuore vissuto invano,

alla bocca della mia amata,

luce fresca di rugiada

che mai più scroscerà

a infiorare gemme stellate

nei giardini dell’anima.

 

 

*

Sbranata

Sbranata, trafitta, abbandonata

a raccogliere i brandelli dell’anima

sparsi sul ciglio della strada.

Ti lacerarono con le loro fetide bocche,

con le loro orrende spade,

osceni blasoni da ostentare

davanti a una società malata

che affonda le sue radici

nell’ignoranza maschilista e ostinata.

 

 

Ogni giorno il cuore di una donna

viene inchiodato a una croce

a grondare rivoli di sangue e violenza,

e l’animaagonizzando nell’indifferenza, scompare.

Lieve respiro travolto dalla tempesta.

 

Caterina Alagna

*

Vorrei

Vorrei essere la chiave

che scardina la morsa del tuo cuore,

scandagliarne gli angoli bui

a liberare i desideri

che olezzano di viole.

Tu, batuffolo di luna,

con le tue labbra profumate di muschio,

baci i miei occhi impazziti

che guizzano furenti nella landa oscura.

Nei tuoi occhi immersi nell’ombra

s’intravede un sogno ceruleo,

un vociare di luci che bramano

lussuriose carezze

e baci sensuali, infuocati di stelle.

*

Il suono dell’aurora

Rifulge d’azzurro

questo spicchio di cielo,

quest’angolo che assapora le notti

a sbocciare in auliche aurore

che vibrano sulle note del vento.

Sibili di luce s’affollano

in quell’arte celeste

a creare una scia di musica aulente.

Bandita,

si dissolve ogni parola.

Tra le pieghe dell’aurora

si odono canti di spazi immensi,

il fiorire di un’alba che ingoia la luna

a straripare nell’anima,

che, placida, riposa

su un lieve rumore di pace.

 

 

*

Pane quotidiano

Lame di coltelli

fendono il cielo

e il pane quotidiano

di immutate miserie

a sfamare questa carne

ridotta a un mucchio di macerie

che si perde in un’orda

di voci silenti.

Bruciano stille di pensiero

mentre il tempo lentamente s’adagia

in angoli oscuri,

rallenta fino a diventare immobile

e ogni secondo pesa sulla pelle

come un secolo.

*

Bellezza infinita

Una colata d’oro

si sdraia sui campi.

A sbocciare come un vagito,

i girasoli si offrono ai raggi

del sole che piove

una cascata di sprazzi.

E si liberano dal cuore

folate di pianti

a colmare il cielo

di perduti istanti,

mentre già s’ingravida

l’anima di nuova vita

in questo scorcio

di bellezza infinita.

*

Dipingi la vita

Dipingi la vita

sulle pareti dell’anima,

lungo le sponde di una terra solitaria.

Dei colori ne respiri l’aria,

il sussulto dei fiori che vibra

tra brillanti accenti.

I tuoi dubbi adolescenti

s’aggrappano ai sogni

a graffiare di immenso

gli squarci del cielo

che trasudano sciacqui di stelle,

linfe di vitali pensieri,

lande che pullulano di sogni

e di amori sinceri.

 

 

*

Non ho più voglia

Non ho più voglia

di ascoltare note vuote

pronunciate in castelli di luce

da gente con l’anima

acerba d’amore.

 

Non ho più voglia

di indossare germogli di spine

su un corpo che ancora si erge

come un virgulto di limpida aurora.

 

Io voglio solo respirare

il tuo pianto gemmato

in rose di luna.

Voglio assorbire il tuo sguardo

e confonderlo col mio

in una fusione di odori

e amori gioviali.

*

Torbida è la notte

Torbida è la notte

oltre le sue viscere pregne di rugiada,

oltre i suoi occhi

che tra le pieghe nascondono

una tempesta rannicchiata

a piovere lacrime di porpora,

a rammentare un’infausta decade,

epoca di mare senza sole.

 

Torbida è la notte

e un suo bacio già s’adagia

sulle pieghe della sua sottana,

sulla pelle derubata al sole

che trasuda stille di amianto,

il ricordo di un pensiero

affamato di coraggio

che ricamava nubi

soffocate dal pianto.

 

Torbida è la notte

tra le rughe della sua voce

che paventa la luce di una poesia

a intessere note d’amore

tra i tessuti sublimi del cielo,

che piove cascate di oro e veleno

sulla terra affiorata di maggio

che germoglia in spiragli di canti

e profumi di rose.

*

Fino agli ultimi istanti

Uno scorcio sfumato d’incanto

s’adagia sulle gote di una fanciulla

e di viola s’adombra la gioia

in un prato a scacciare la noia.

Nei meandri d’un tempo futuro

già vede le sue ali spiegare,

in un cielo straripante d’azzurro

con gli occhi intenti a volare.

Un manto di fervido oro

accoglie i suoi timidi passi,

i suoi piedi innocenti

a solcare un cammino di inciampi

e di fresche risalite

a forgiare di vita la carne

fino agli ultimi istanti.

*

Voce

Un sottile spiraglio

trasuda una cascata di luce

che si sfoglia in canti soffusi

a irradiare squarci di ombre nude.

Abbagliante si manifesta

la tua voce,

avvolta in germogli di nuvole

tesi a plasmare un placido sole,

un soffio di pura poesia

che s’incarna in pianti di rivelazione

nel ricordo della tua fievole vita.

*

Dignità

Di cosa dovrebbero cantare

i poeti?

Forse degli istanti che bruciano

come tizzoni ardenti,

delle lande che esplodono di verde,

di amori trapuntati di stelle,

o di vite dimenticate

crocefisse alle fronde del cielo

a ingoiare sassi e schegge di vetro.

Appese a un filo di luna,

nel ventre della notte, brillano

più delle stelle

le anime che invocano inni alla paura.

Nel buio s’acchetano le ire

e le ingiustizie del giorno

ma nel cuore lentamente si consuma

un canto eburneo,

quel desiderio di vita bagnata di giusto,

di diritti e lavoro dignitoso

confidando in un sorso di pace

a saziare le carni disidratate di anima.

*

Il suono del tuo nome

Ho scagliato tra le stelle

il suono del tuo nome

per scordarne la bellezza

che tra le trame della cute

ancora ribolle.

Diffuso in una pioggia di luce,

ora scroscia sui pendii della notte

a illuminare foreste sbiadite

in cui appassisce il profumo delle viole.

Quella luce intrisa del tuo volto

si sofferma su arbusti di parole dimenticate,

quelle che ci sussurrammo in un bacio,

nel soffio di un respiro delicato.

Dalle pareti del cuore

gronda una cascata di sabbia,

un cumulo di amore in polvere riarsa

s’è smarrito nei flutti annebbiati del vento,

ma nelle notti di tempesta

ancora avverto il palpitare di uno spiro

che tuona nel cielo

e nuovamente riecheggia il tuo nome

nel mio pensiero.

*

Nude crepe

Nude crepe s’insinuano negli orizzonti infuocati

a incorniciare un lembo spiegazzato di cielo.

Nuvole turgide s’addensano in sfumate insenature

illuminate da fulmini e pianti,

carezzate da nebbie che soffocano le urla

e riempiono anfore di lacrime sgretolate.

Affondano le lacrime

in zolle grondanti di stenti,

in manti di vellutati silenzi

a erodere distese di spianata passione,

a sorbire versi imbevuti di superba poesia

che s’incarna in petali svolazzanti di vita.

*

Alba di perle

Un’alba colma di perle- note

di lampi silenti-

si spoglia su cieli traboccanti di stelle

per affondare in un prato di nuvole

ad ingrigire un azzurro fervore.

 

Nella brezza di luce offuscata

disperdo i miei versi

e i miei ultimi singhiozzi di notti dolenti

a soffiare lontano dalla vita

un’opaca e indelicata foschia

che, velata, ricopre i fausti ardori d’un tempo,

di una gioventù che sbiadì il suo sorriso quieto

per lasciare spazio a una bruma odorante

di brina e di una languida voce

che biascica parole a fatica

sotto una luce di luna spenta che scardina

sogni e giorni di vita.

*

Soffice bruma

Soffice e grigia bruma

imperli d’argento

le chiome nei boschi

che ovattate si rifugiano

nel tuo alito profumato di vento

e di ultima pioggia d’inverno.

Già s’appresta il vociare dei fiori

che fiero si mostra in un canto di luci

e colori.

La primavera è a un passo dalla vita,

se stendi il tuo sguardo

potrai dissetare la tua voce intorpidita.

 

*

Memoria

Tra le fibre di rocce granitiche

scorre linfa intrisa di sangue.

Dopo i giorni di violenta arsura

abbiamo asciugato il dolore

ma sulle sponde più amare,

nei frammenti di conchiglie spiaggiate

fermentano ancora gocce di sale,

lacrime stipate in luci ovattate di stelle

da cui traspare una coscienza

imbevuta d’accenti di male.

Una faglia increspata lungo le coste

dell’anima

ancora fa tremare la memoria

che tacita e dignitosa

nel silenzio continua a sanguinare.

*

Parole trattenute

Le parole trattenute

sono spine di dolce melodia

che sgualciscono pavidi pensieri

incatenati sulla punta della lingua

per colmare di rimorsi

gli spazi desolati dell’anima.

Rimarrà la carne amareggiata

di vita perduta

a sentire il tormento di fuoco

che brucia nelle vene

per quelle parole sature di miele,

mai pronunciate,

ora dal sapore di fiele,

intente a corrodere le arterie.

Sopravvivono ormai solo scaglie

di logore macerie

di un solenne simulacro d’amore,

divenuto emblema del rimpianto

e di un tremante brivido di passione

vanamente ripudiato.

*

Aride sterpaglie

Uno stridore di armi

lacera distese di cielo

da cui gronda una cascata di sangue,

l’indicibile orrore di corpi in sfacelo.

Le bombe volano impavide

fracassando le ali delle colombe,

senza vita il loro canto

annega tra le onde del vento

che più non assorbe parole di pace,

ma solo il fumo liberato dalle mitraglie,

dalle fiamme,

da polveri di lacrime,

dai sogni che bruciano

come aride sterpaglie.

 

 

*

Non aver paura dell’amore

Non aver paura dell’amore,

non temere quella sagoma divina

che sguaina la potenza della vita

come una spada che squarcia

il velo di un’alcova profumata

che partorisce succosi accenti

di nettare e miele,

un canto erotico che si libera

nelle audaci fauci di amorose fiere.

 

Su un letto ricamato di luci

si sposano corpi innamorati,

due anime fuse

in un’unica sostanza vitale.

 

Caterina Alagna

*

Cuore cobalto

Il cielo si riempie di suoni,

echi atavici di parole familiari

si mostrano in un germoglio di sole.

Sono i ricordi che dipingono di dolore

questo mare dal cuore cobalto,

sono gli sguardi dei cari

che hanno prestato gli occhi

ad un corpo diafano

accompagnando i nostri passi

che s’inoltrano incerti,

sempre in bilico sul precipizio della vita.

*

Riempimi di azzurro

Riempimi di azzurro

come sorgenti di vita piena,

come abbondanza di cielo infinito

scorrere e fertilizzare

le intricate aiuole del mio pensiero e

le mie membra assetate del luccicante

chiarore della sera,

prima che mi avvolga la notte

in una placida ma vivida carezza,

nel vellutato bacio della luna piena

che si incarna in argento vivo

e che mai si ossida

sulle fiorenti labbra del mio sorriso.

*

Immagina

Immagina la tua carne

pregna di vita e futura speranza

fagocitata dalla bocca violenta del mare

e poi rigurgitata come nuda carcassa

priva di spirito e di speme ostinata

che ti spinge fin sulle vette del cielo,

che le tormente marine non teme

pur di fuggire da una atroce guerra

che ricopre la terra di esangue sfacelo,

per aggiungere vita alla vita dei figli

i cui giorni si sgretolano

sotto una pioggia di bombe e fucili.

 

Immagina il tuo cuore

ricolmo di quell’ardua fiducia

che mangia la polvere e beve cristalli di sale

lambire sponde ignare.

Immagina quale orrore quelle povere anime

hanno tatuato sulla pelle se disposte ad affrontare

la potenza del mare come ultima sofferenza,

sognando che sia l’ultima tormenta

a condurli su nuovi litorali di sole e quiescenza.

*

Azzurri Proibiti

Ornai di vento

colonne di puro spirito

sepolte in pozze di pensiero

che bagnavano di paura

un domani tramortito,

in silenzio, tra le pause,

palesemente sbiadito.

 

Ornai di sole

incubi pregni di veleni

che inondavano gli spazi

di fragili licheni

e inutili sterpi

che intralciarono i sentieri.

 

Su quella luce

decorata di fiori

e di fumo

spalancai il cielo sul futuro,

perché oltre gli abissi

incendiati dal buio

si celano azzurri proibiti

alle menti impantanate

nei logorii del pensiero,

ma cordiali coi cuori

ricolmi di cielo.

*

In un attimo

In un attimo

evaporò il tuo sogno

nel vento.

L'ultimo ricordo,

il tuo caldo sorriso di cielo

che ancora sussulta 

nell'anima

e m'inonda di pace.

Come una coltre 

di stelle d'argento 

m'abbaglia 

di pianto opulento.

La più luminosa,

quasi carnale segmento,

sei tu!

*

Chissà

Chissà

dove cospargi la luce

del tuo spirito

come aria velata,

se su questa terra

o in qualche dimensione

diafana.

 

Chissà

se pensi ai profumi

vellutati della vita

che micidiali ti lasciarono

in un ruvido lunedì

di aprile.

 

Chissà

di quali parole di luce

s’incorona la tua anima,

ora che sorvola

sulle zolle del cielo,

planando su soffici banchi

di nuvole,

straripando sorrisi

e lacrime di innocenti paure.

 

Spero di saperti felice

ora che voli libero,

anche se in questo mondo

hai lasciato le tue radici

e la luce immensa

di due occhi gentili.

 

 

*

Sbiaditi baci di luce

Sputai alberi di vita e pianti,

aride faville e spoglie scarne,

tutto il dolore della vita

su queste membra esangui.

 

Le nostre mani s’arrampicano

su scaglie di vetro

e sassi,

lacerate e stanche perché

la vita le ha duramente provate.

 

Chissà di quale senso

si ricoprono questi giorni spenti,

usurati da costanti istanti dolenti

che bagnano di vino scialbi tramonti

dipinti da labili sfumature di luce grigia,

scia che illumina i viali

nei meandri oscuri della vita,

lì dove ogni cosa, a suo tempo,

raggiunge la fine.

 

Nell’attesa non ci resta che gioire

di sbiaditi baci di luce.

*

Istanti immortali

Gli istanti sbiadiscono immediati

in un cielo dorato,

rovinando in voragini di luce,

ingoiati nel ventre

del tempo.

Ne esistono, però, alcuni

di natura immortale

che con ardore si schiantano

contro le zolle del mare

per emergere incalzanti

nella nostra memoria

ogni volta che accenna un sorriso

un ricordo profumato d’amore.

 

 

*

Nei campi dell’inferno

Ruvido soffia l’inverno

sulle sponde della pelle

tremanti e dissanguate

dalle torture inferte

dalla voce e dalle mani delle S.S.

che sguainano una putrida lingua

di metallo

per scagliare parole imbevute di fango

che soffocano le anime

annegate nel pianto.

 
 

I giorni non passano mai

qui nei campi dell’inferno

dove respiriamo la carne dei nostri padri

che esala bruciante dalle ciminiere

e piangiamo per la pelle martoriata dei bambini,

ritenuta materia fertile per esperimenti

e secondi fini.

 

Chissà quanta brava gente

non sa di indossare sulla pelle

la nostra carnale sostanza,

ridotta ormai a pezzo di sapone,

a mero oggetto di arredamento,

in inconcepibile abominio

realizzato dall’umanità.

 
 

Potranno annientare la nostra carne,

i nostri corpi marchiati come bestie,

ma le nostre anime non uccideranno,

soffieremo ancora negli aliti del vento

e fioriremo nei meandri della memoria,

mentre tutto questo male spregevole

e insensato,

come un mare di fetida lordura,

inquinerà la storia.

 

 

*

Le parole

Le parole sciolgono tremanti

le pareti del cuore,

strappando a morsi

teneri germogli di anima

esposti alla luce del sole,

trepidanti, sempre nell' ansia

di potersi bruciare,

sempre nella paura di ingoiare

atroci chicchi di male.

Scaglie aguzze scavano

solchi nell'anima

e accolgono fiori

di sangue raggrumato,

ma da quel plasma di intenso dolore

sbocciano profumi di viole,

immagini decorate d'amore

che danzano in un prisma

di cangianti colori. 

*

Nel canto dei gabbiani

Non ancorai la mia anima

ai miscugli incatenati,

mi sciolsi piuttosto

nel canto dei gabbiani

che si staglia libero

e lontano

dai sussurri micidiali

soffiati dalle imposizioni

che legano le mani.

Mani che tremano,

asserragliate

in statiche melodie di vita

di scialbe note deragliate

che vibrano in un timido presente,

refolo di un arido momento

che profuma di voci nel deserto.

*

Mille semi di addio

Furono mille semi di addio

a cospargere il tuo corpo di chiarore

mentre la tua anima esalava l’ultimo respiro

per ricongiungersi con gli altri

nella dimora sacra a Dio,

soave alcova dello spirito

che in tutta la sua esistenza senza fine

mai conobbe il gene del supplizio.

La tua impronta ha lasciato

un solco nella terra

e tra le mani dei tuoi amici

un germogliante sorriso di bellezza,

luce che illumina il loro cammino

e simbolo carnale della tua anima delicata

che sempre pulita sulla coscienza

pose la sua mano.

*

Qui e ora

Gocciolano via

gli ultimi giorni di dicembre.

L’anno vecchio s’appresta a sgretolarsi,

come sempre.

E lascia nell’aria polveri sottili,

istanti invisibili

che entrano nelle nari

e s’aggrappano come vigorose radici

per aggiungersi alla pila

dei ricordi mai sbiaditi.

Il nuovo anno,

come un giovane aitante,

è pronto ad affondare 

nel mondo la sua carne,

illudendoci, ogni volta,

di condurre il mondo

in nuove e promettenti storie.

Ma forse sbagliamo a concentrarci

sul domani,

su un tempo inconsistente

che non stringe niente tra le mani.

Forse dovremmo soffermarci

sulle cose buone e reali:

il sorgere del sole,

la pioggia quando lieve ti accarezza,

il sorriso di un bimbo

che esplode di innocenza,

il tuo cane che ogni sera,

non appena ti vede,

ti fa una festa immensa. 

Forse dovremmo imparare a vivere

soltanto nel presente, 

ogni singolo respiro 

in un secondo si dilegua

mentre viaggiamo con la mente

su deserti di paure,

in boschi di speranze senza luce,

in un passato che fu

e in un futuro che non è ancora.

Forse dovremmo vivere

come ci indicavano i latini,

nel qui e ora,

perché, in fondo, questo è il luogo

in cui il tempo esiste davvero,

e resiste ancora.

 

*

Il profumo del Natale

Il rosso delle luminarie

fragoroso s’espande

e sparge nell’aria

il profumo del Natale

che d’amore e di luce

costella le anime.

Natale,

se solo tu potessi perdurare,

se solo il tuo aroma

potesse prosperare e come fuoco

divampare nelle anime,

svanirebbe per sempre l’olezzo della guerra

e ogni lurido pensiero

si vedrebbe sprofondare

nelle gole della terra.

Natale,

se solo tu potessi abbarbicarti

nei cuori della gente,

vedremmo sorgere

imponenti simulacri celesti,

are folgoranti che invece di sacrifici

vedrebbero offrirsi

pensieri di pace infinita.

*

Sangue

Sgorga il sangue

a fiotti lungo le strade

ma non erompe

dai supplizi della carne,

esonda piuttosto dagli abissi

dell’anima

colma fino alla radice

di linfa tormentata

che si scioglie in una pozza

di pianto incandescente,

libero sfogo che purifica

i baratri inconsci della mente.

*

Anima potente

Donna, colonna d’oro 

che regge la vita

nel grembo e nelle ossa,

nell’anima, sensibile e deliziosa,

che assorbe l’essenza di ogni cosa,

nelle mani che sorreggono montagne

di ansie e paure,

di desideri e premure,

di pensieri pronti a navigare

su mari oscuri 

pur di approdare su terre di luce.

Donna ti affibbiarono

l’immagine della debolezza

perché ignoravano,

o, forse, perché temevano l’idea 

che da un tenero fiore

di vellutata carne

si generasse un altare solenne,

la luce della tua anima potente

al cui confronto

s’appassisce il bagliore delle stelle.

*

Alito ansioso

Si gonfiano le nubi

nelle orbite dell’anima,

s’addensano e incupiscono il colore

del cielo.

S’ingrigisce di colpo il tuo pensiero

che naviga su flutti solitari,

agitati dalla forza del vento

e da un alito ansioso che divampa

e scombussola un placido oceano,

infinito racchiuso in un piccolo

guscio indifeso

che si piega tremante

alle morse di un ostinato pensiero

che tuona pulsante

come un martello su un tenero

metallo bruciante.

*

Dolce sapore

Cospargi di cielo

il tuo cammino impervio

perché sull’acre salita che bacia la roccia,

che graffia la carne e prosciuga la linfa,

capirai quanto sia dolce un pasto di dolore,

quando varcata la soglia dell’abisso

un cuore umano s’aggrappa alla vita.

*

L’anima arranca

L’anima arranca

mentre le mani stringono aria,

cocente come fiumi di lava

che straripava pria

da ogni angolo della mente.

 

La lava ora si spegne

e un misero pugno di cenere

sorvola questo lurido mondo,

così stanco, così solo,

pullulante di anime fiacche

che da tempo hanno smesso

di sognare.

 

L’anima arranca

su una vita da scalare

mentre sprizzi di lacrime profumano

le giornate, che proseguono aride,

uguali, immerse in un cielo

di cemento e catrame.

*

Bacio di sole

Invocò l’aiuto degli dei

per sorreggere le sue mani

quando in una notte di luglio

lui spalancò una voragine d’amore

che inghiottì la sua anima

ricamata da trame di pura poesia.

 

Una parola suadente bagnò

le sue labbra di nettare fulgente

mentre pulsavano poderose

le sue pupille d’oro

disciolte nel bacio di uno sguardo

che pioveva germogli di sole,

fibre scintillanti che inebriarono

di essenza vitale le sue carni

ansimanti d’amore.

 

 

*

Caotico silenzio

Di notte

un caotico silenzio

fa breccia nei cuori.

Approfitta di un angolo solitario

per infiltrarsi in gole deserte,

e così nuovi vagiti pensanti

vengono alla luce

sotto il lume della vivida coscienza

che di notte brilla più chiara

e fervida s'incarna la reminiscenza.

Dal nulla ritornano storie mai vissute

mai bagnate da uno scroscio di luce,

taciti desideri, reconditi pensieri

che vegliano in silenzio

nelle stanze di ieri. 

 

*

Il pianto

Il pianto dilaga sul quadro dell’aurora

quando il silenzio è l’unica parola

e il senso delle cose di azzurro si colora

lasciando tra le nuvole una placida alcova

o un sogno che si staglia su vapori di poesia

che suadenti s’innalzano nel cielo

tracciando nell’anima solchi d’argento.

Sulle brillanti vie del pensiero

si generano ideali di luce.

 

 

*

Altrove

Altrove

dove l’anima non riserba rancore,

dove le mani non insabbiano il cuore,

dove una voce solitaria

nascosta, in penombra,

intona il suo assolo di pace

ora che la voce umana

quasi scompare

e solo volteggia l’ultimo granello di male,

quel lurido tanfo che mi assale

tra la folla,

in solitudine,

tra le carezze della rassegnazione.

 

Altrove

è il posto in cui

mi voglio dileguare.

*

Tremule lanterne

Tremule lanterne

si soffermano sul rumore

del silenzio,

sullo sguardo di un uomo desolato

che approda incerto sul piano

della parola,

sull'onda che s'inarca su una linea vuota

che inerme ti ascolta.

 

Approdo sicuro è il silenzio,

una riva poco affollata,

dove l'essenza ricuce

il margine strappato di un'idea,

di un sogno mai realizzato

che tuttavia respira ancora.

*

Certe sere

Certe sere un tonfo silenzioso

rimbomba nel cuore.

Sono gli istanti in cui dagli occhi

non sgorga più la luce

ma una tempesta rovente

che sputa cristalli di ruggine.

Una crosta insistente

non riesce a staccarsi dal cuore,

ruvida irrita le nari

e a fiotti si staccano brandelli di anima.

Quella povera anima che

incompresa continua sui suoi passi,

ama perdutamente ma non lo dichiara mai.

 

*

Sanguinano lacrime

Sanguinano lacrime

sotto un cielo irto e spinoso

dove i padri lasciano tracce smemorate

e crollano gli ideali,

dove i figli piangono e ignorano le cause,

dove l’infinito ha un duro prezzo da pagare,

dove le carezze di mani delicate sono

solo un effimero piacere, ormai sempre più raro.

La morte è ormai un fiero baluardo

dove la coscienza s’è smarrita

in un nulla senza bordi che impedisce di sognare.

 

*

Il tacito rumore delle stelle

Il tacito rumore delle stelle

più non odo nel mio pianto,

muto canto che risuona in un

bosco invisibile, che si libera

sotto un manto di pioggia

per volare in solitudine col

sorriso stampato di un'anima pia.

 

Il tacito rumore delle stelle

più non odo tra le onde lacrimanti,

sulla volta del cielo un velo nero risplende.

A malapena una tenera luce ancora trema,

mi piace pensare che sia una voce

che ancora vibra, ostinata e sincera.

*

La sera

Spedita s’incammina la sera

e spinge il pianto in una fulgida via

che in uno specchio di luce s’abbevera.

 

 

Spedita ti sfiora la sera

quando la tua animas’infervora

al labile tocco di un’amara brezza.

 

Spedita procede la sera

sopra nuvole bianche strappate agli orli,

mentre sanguinano parole sincere

dietro maschere di vita a colori.

 

*

Notti senza luna

Nelle notti senza luna

l'intangibile alito dei morti

soffia nei miei ricordi la vita.

L'amore, come un sigillo carnale,

ha lasciato le spoglie senza linfa,

ma soffia ancora un battito di vita

su una tenera frasca che profuma

di giovinezza spaurita.

Il lume dei cari è ormai spento,

ma come un miracolo, la sua luce

ancora brilla e muove il mio piccolo

mondo, caotico e fermo. 

 

*

Linfa nera

Uno spicchio di mare nero

mi avviluppa in un vortice

di nettare e miele dipinto

da un'acre punta di piacere.

Scorre come un fiume in piena

quel luccicante sorso di linfa nera,

corposa e sincera come la voce

d'un'amica quando la vita si fa sera

e l'oscurità sotto un cielo fremente

alla tua essenza s'incatena. 

*

Soffocanti nebbie

Soffocanti nebbie

strozzano il cielo ,

inquinano i polmoni

e gettano la mente

in un lugubre gelo.

Non più l’aria diletta

profuma di limpide voci

e di purezza,

luride parole di zolfo

si propagano come cenere.

I valori della vita

sfavillano come perle,

fulgidi come lucidi diamanti

passano nell’aria

come orme insignificanti.

 

 

*

Luce Celeste

Luce Celeste

ci donasti il sacrificio

del tuo Figlio Innocente,

inchiodato a una livida croce

che ancora assorbe il sangue e il dolore

dei figli frustrati e afflitti

che accolgono il calvario nel cuore,

che ancora assorbe il pianto famelico

dei bambini ricoperti di polvere,

delle madri che si struggono sul sangue

dei figli trafitti dalle guerre

o dai lavori che usurano l'anima e la pelle.

Luce Celeste,

stendi la tua mano divina

su quelle povere teste che ogni giorno

trascinano flaccide membra

e trovano la forza di mangiare ancora

un umile pasto di polvere. 

*

Come foglia

Come foglia sciupata,

sbiadita di vita,

fluttua l’amore trascinato dal vento.

Fragile spoglia che trova riparo in terre assopite,

versando dolore dalle vene di ruggine coperte.

L’amore oggi è solo una bella poesia,

versi decantati da note deliziose,

una carezza distratta nel vento

che vaga nell’immensità in cerca

di valori bagnati di umano sentimento.

 

 

*

Cammino

Cammino su un letto

di aride foglie.

Le nostre coscienze malsane

si muovono indifferenti

dinanzi alla violenza

e alle macabri ingiustizie sociali,

affondano in un magma infuso

di sterili banalità.

L’essenza della vita

si libra in un’aria diradata,

risucchiata da un torbido oceano,

quel confuso specchio di vita

dove l’ignoranza come un sovrano

s’impone, di niente farcita.

*

Unico pensiero

Non ode alcun fremito la mia pelle

quando la vista di un vuoto fiorente

trapassa le pareti dell’anima.

Tutto si perde in uno stormo

di immagini spente cantate su foto

di facce tutte diverse ma identiche.

Tutte dipinte di un unico pensiero,

uno sterile sogno di apparenza,

mentre la pura forma della sostanza

s’è smarrita un in vuoto

che divora coscienze ad oltranza.

*

Ruppero il dolore

Ruppero il dolore

in mille cristalli di luce,

morbide movenze luminose

che si fecero spazio in un terreo grigiore.

Curarono ataviche ferite

da cui ancora sgorga talvolta

una cascata di acre tremore,

un cereo spasmo di sofferenza

che in pochi attimi s’espande

e scolorisce la tela dell’esistenza.

Vividi colori si sciolgono in

un magma inconsistente,

una matassa inodore

che ogni umano nasconde

negli anfratti del cuore,

lì dove la nebbia cala come

acini di piombo

e si dirada solo quando il sole

di due occhi rinfresca l’anima

e le ore cadenti della giornata.