chiudi | stampa

Raccolta di poesie di Cinzia Aragonesi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Cagliostro Von e la Gondola Vongola

 

Patteggiare il sogno inCunabolo

l’aCcavallamento claustrofobico nell’epidurale cosmica

 

Leggimi la Pagina Prima di quel giornale deCennale

tu buona per la bUca: non lo dirò a Jack né a Walter.

Prendi un po’ qui e un po’ là senza che nessuno se ne accOrga

 

TRANNE  > ME

 

[Seborroiche iStanze avranno conclusioni accademiche

esperti  dalla bava sGuattera

a posologia crescente

per le mEnti piatte.

La pOlluzione si applica sempre

per quanto vuole l’esiliarsi

su acufeni  e nuclei rampanti

ad amMucchiate]

 

Ricordi via dei Putti Zoppi?

Dove barBoni e puttAne sono orchestra sinFonica

sulle retrovie di bUgigattoli e cUnicoli

per  la scoPa fetida e tenace che lì prospera?

 

Era eccitante pensargliea  gOnfia

la scacciammo da un orecchiO ciascunO

e la affidammo alle mOsche.

Dracula non ebbe scampo sull’ippOcampo

sul cigliO della strada del semaforo durO

infilato  nel  bucO della serratura. 

 

*

Cartapesta

 

Ultimo sbuffo fuma tra l’ottobrina

nebbia

prima di farti inghiottire da una nave

fantasma.

quasi sospesi  i passi.

immagino la strada.

estranei seguono senza che corpo rimanga.

 

Lampione solitario

stai a guardia della chiusa ampia

che la polena  /attenta/

prova i suoi errori e delira del mare.

 

Sempre ha  bisogno di legna per potersi ispirare

e della stessa vena  per sbarcare il lunario.

ma un giro di pollici fu la gomena

cartapesta che salpa e annega.

*

Prima del respiro dietro l’angolo

spera

che io mai  possa incontrarti

[pulce dietro la tastiera]

  

ché a lividi commi

ti concerei

prima del respiro dietro l’angolo.

 

ronza pure

la tua faccia larga

e striscia da conclamata serpe

col marcio generato dal tuo buco

depravato.

ma con la maschera

a distanza di provata sicurezza …

che tutto indietro ti ritorna

e la melma t’accompagna

in putrida baldanza  

d’una fallita fattucchiera

 

succhia … tasti

 

sian polli o due galline [sai]

non mesce differenza

e nemmeno tre insalate

dentro una capanna

 

esatta

 

*

un fianco vale l’altro

 

nemmeno i saldi

son più scontati di te

 

:

 

fattene una ragione

dentro il tuo mercato

dell’usato

a catena di montaggio

 

=

 

dove l’occhio lucidato

sforna maschi con pennelli d’altri

e voglie sotto anfratti rubati

nell’arco delle sue notti infami

 

:

 

che un tanto a chilo

un fianco vale l’altro

*

sentinella

 

dorme la notte per chi non la veglia

 (dunque non per te).

 

una camomilla può far poco

in caso d’astinenza:

scoppia lo specchio che ti specchia

e spacca i suoi frangenti

(sentinella che spandi voti a stecca

per avere)

 

ma puoi sempre spargerti di miele

e richiamare insetti,

stendere  la pelle

su un pennone d’accidenti.

 

tutta crusca che ti torna indietro,

il bocchino ridotto ad una grappa.

 

per quanto lo insidierai ancora?

 

<sterile>

*

tutto minuscolo

 

l’unico rosso che ti donerebbe è quello che esce dalla carne.

l’altro

:

dei quadri, di ciabatte, del rossetto che gonfia strisce di labbra

è prestito

              rubato.

 

viviti i narcisi

(il rock and roll solitario decorticata della tua metà)

falli

(coniglio fantastico, magari bianco, buco bucato

a dimenticare la fame dietro lo specchio)

oblò a pagamento.

 

perché non ha età

                            la fine

e non si sa mai

                            del tempo   

*

All’incanto di chiodi inglesi

 

 

E venne

 

[alicechenonèalice,

puntini spruzzati come pepe nero

per emularlo,

col [sé] che manco uno nostrano

getta e usa in culla di stivale.

 

Ma l’imbastito

ha un cappotto troppo vecchio

l’usura dell’agguato legno su legno

bucate buche al rattoppo negate

:

logorerà l’idiota

di dostoevskijana memoria

il falso traslato giusto in tempo

per smettere al prossimo risveglio.

 

All’abc va il testamento,

una battuta del martello

all’incanto di chiodi inglesi]

 

Il varco mi è testimone

di tutto questo

 

*

La pozza

 

Dona la pozza ad Altra il pensiero

:

per esempio alla rosa

che tutt’uno è allo stelo,

agli incontri d’Amanti fugaci ma intensi,

al perimetro caldo dei corpi cinti d’abbracci e di baci.

 

La sua acqua è saliva, sapore e profumo mi porta.

 

Quanto vale una cicca

che già nulla valeva e nulla è rimasta

nel cambio da folle?

 

Non ricorda il bocchino

che spirava il suo misero filo:

lo spillo di un tacco bucava all’inizio del nove.

E in un sempre seppure transeunte

finché avrà aria e voce la gola

 

*

Ava fa la conta degli uccelli

 

 

Senza saponette è rimasta: il tabaccaio le ha chiuso la faccia.

così di azzurrite si è tinta : dispiegando  la sua vela marcia

per dar fiato a questue carpite.

 

ha  il cuore al macero

di concerto al  fungo in levare,

boato alto non commestibile

divisionismo espanso in cinguettii.

 

Ava fa la conta degli uccelli

lontani e imprendibili,

poi si disperde

e un gesso si passa sulle  labbra

per smistarsi la bile

*

Bella da sballo

 

{[Bella da sballo fu quell’Uva

(mediata e improvvisa)

che imbottigliò in cantina]}

.

Lo stesso non fece per il morso del grano

fermo in bocca nell’istante d’uno scocco.

Quello lo spiattellò ad enne venti

vanto di bucato manto che grondava acqua

.

Apparecchiando così su tende veneziane

il pasto del guerriero

 

*

Qualche riga

[

 

Per te

ho cucinato qualche riga

.

Siccome sono saporita

non manco di un piccolo soffritto

 

(aiuta la carota e un poco di cipolla)

 

per farmi piangere ancora.

 

]

*

Le virgole d’Ava

 

 

 

Vacuo il sillabario 

senza più virgole

 

 [Chi è stato a derubarlo?

 La notte della strega appena andata …

 se l’è messe in tasca.].

 

Cerca l’Ava di lavare il suo cuore di carbone. 

Aspetta: nella follia aspetta,

 

e nel mentre che non pensa

un pugno di virgole s’inietta

da sé togliendo ogni briciola d’aria

 

 

 

*

Anche la morte non fa male

 

Suona la sveglia dalle caramelle 

<andarsene>

da un cappotto che si apre

e un urlo scippa il serpente mostro,

dolce Geenna il sogno.

 

Lì ti puoi fidare,

anche  la morte non fa male.

 

Mi borbotta lui sul fuoco,

liquida castagna  

ha le ciabatte ai piedi.

Pagana bocca l’assapora,

e la gola

 in

    go

        ia

 

 

*

D’un vascello fantasma

 

 

[Osa

(dopo anni, ancora osa)

l’ottusangolo della sua noce,

note cerca ad alta definizione.

 

Ma il tondo

l’eco ha dei sogni,

lutto di cipreidi,

solitudine profonda,

solipsismo acceso,

dettaglio in pietra d’una rosa.

 

E amare sono le mandorle di sostegno

che abbagliano da uno specchio.

 

Onde fioriscono

d’un vascello fantasma]

 

*

La storta bocca del suo verso

 

 

Nasce la follia

 

 

 

[(a volte senza volte per capirla)

 

con il becco aperto nidifica

 

manna sragionata dal cervello

 

 

 

monotonia la tiritera

 

di parole dette e non dette

 

(un secondo sì e l’altro ancora sì)

 

in fronte crocifisse

 

d’endorfine autoreggenti

 

 

 

poi frollano

 

mai nate perché mai esistite]

 

 

 

ovunque  balugini

 

la storta bocca del suo verso

 

 

 

 

 

*

S a i

 

 

 

 

A torto ritorto

il miope sguardo

non s’acqueta agli anni,

su torri e pini sbatte

pulsazioni in saldo

come una all’angolo.

 

Ha ciglia imbrattate

e scarsa propensione

po.etica,

ma dall’ugola

rigurgita sempre lo stesso bolo

miasmatico:

 

-Sai 

 

dice  tenace

con verbi visionari

mentre coniuga  buchi e specchi

morsicandosi dappertutto in pace

*

Se la Voce tace

 

È l’incoscienza della selva

a procurare germe al grano

senza che ne voglia  il turbinio di veste

che la mano guantata esala mentre scende

col suo merletto bianco

ricca di marmo

e di silenzi

:

non ci sarà pace né giustizia

tra i poeti,

se la Voce tace

al grido dei versi che sanno

sbucciare l’anima

 

=

 

quando s’imbavaglia

:

perché guarda

alla gola che li emette

*

Su una tela unica

 

 

 

Casto non è il pensiero che mi prende

quando la forma dei primi frutti

si denuda

 

[io te lo dissi a fiato più vicino

che quella del fico in fondo è la migliore

(il buongiorno dà alla buona notte

mentre dentro e fuori ci dipinge

con le ombre luccicanti a picco)]

 

e anche le nuche scovano labbra che schiudono

sfarfallii a catinelle che si fanno a pelle

su una tela unica

*

Ricordi Pinocchi

 

 

T’arde la follia del sangue

+

Zampilla lingue ipercaloriche

brucia tra assatanati

ricordi pinocchi

+

Con  un occhio orbo

e l’altro ultra truccato

che emula rintocchi

e qui e là si fa

 

=

 

Un felino muto ti miagola

:

è l’ennesimo tuo grido in borsa

 

 

*

Scimitarra di luna

 

 

Scimitarra di luna

taglia il cielo invernale.

Eterna pare

di un Nord estremo

quanto friabile allo sboccio del giorno

+

ma parla.

Senza che abbia bocca –parla-

anche alle orecchie più sorde

fino alle punte dell’unghie.

Se solo le si molla uno sguardo

:

e dice

e svela

e rimbomba

di verità occulte

in faccia frantumate

+

che quagliano

come sangue ostinato

proiettante  

sugli altri

i suoi orgasmi mancati

*

Vene blu

Si sbottoneranno i giorni

per quanti ne restano intorno al fuoco

(e cerbottane si scaglieranno sui suoi vizi occulti

come fulmini esoterici di Foucault)

.

un labbro rimarrà isolato

sul pelo della lontra – una delle tredici suddivise in sei-

 

=

Sazie le bolle tra la pelle

avranno aria per cantare

il requiem celestiale sugli angoli dalle mie vene blu

 

 

 

*

Dice l’autunno

 

]Dice l’autunno stamane all’inverno: Tra poco sarà il tuo momento[

 

Foglie ho raccolto

di rosso vestite e di giallo,

castagne dai ricci,

vini spremuti da uva matura,

e tant’altro.

 

]Dei morti non dico ché mi han costretto a dividerli in classi[

 

Troverai un campo più vuoto e  pulito,

se ti andrà potrai riempirlo di neve.

Non t’invidio il Natale tuo fiore all’occhiello,

con deliri di luci già prime al mio tempo.

 

]Arduo il tema da svolgere: lui aggiunge , lui toglie, poi piange mancanze[

*

Erba scellerata

 

 

Gli infissi hanno cardini

con molle ultraelastiche

frontali a facce

quadre al quadrato.

 

Chiederemo a Pitagora l’area del portante,

la traiettoria degli angoli che non hanno presa.

Alle diagonali che trapassano

daremo comprensione

[partirono da (uno sputo) lontano!].

 

Ma la fissa non dà tregua:

spara sui quei capelli bianchi

il giallo dell’erba scellerata*

 

 

 

*Come Apuleio definiva il ranuncolo selvatico

 

*

Tra bolle e petali

 

 

Ed è arrivata primavera

[vera

(oppure no)]

:

Ha una scia che la segue

va in cerca delle fronti

=

Ti arriverà di certo l’unicorno

immaginato a occhi ciechi

:

Tra bolle e petali

colorati peti

 

*

Misera tenda

 

 

Cosa può saperne

misera tenda

[che avrebbe voluto esser (vela)]

se non dei suoi frustrati desideri

 

L’occhio opaco

non riscaldi di colori artificiali

[lo (zircone) non appaga]

ma lo lucidi per guardare

 

quanto frutta la sua trave

 

*

puZza pazZa

 

 

ScriCchiola

semantica al seguito

idee a caRponi

 

L’eco sempre in agGuato

in qualsivoglia momento

con nOmi nuOvi

sparati

contaminaNti

 

inseparabili dalla puZza

di una pazZa

 

 

 

*

la bettola che filava

 

Tramare trama e ordito per la bettola che filava

con lana o ago e filo

scandiva le lancette nell’orto

:

[Pensava che il fagiolo germogliasse gigante

e che dalla cima la grappa le facesse un bel bocchino

(strette le gengive sul suo mento largo)]

 

=

 

E infatti largo lo voleva il sogno

mentre si gustava una banana

:

aspettando l’uomo dal monte con il ciuccio in bocca

 

 

.

 

*

all’acqua che beve dalla neve

 

Un minimo

 

[Fa giravolte nel cervello . (un bacio o due, fra valanghe rosso sangue + il bianco che evapora lontano) - un inchino a minuetto per chi spalare doveva prima in nome della vita]

:

all’acqua che beve dalla neve

 

=

 

il dito oscuro :

allo scatto del suo piombo che gli scampati ha scelto

 

*

Senza nemmeno un tendine

 

Rose

di poesie malconce

con  tubo amaro in  bocca

dopo freddi pasti

 

o piuttosto

una posologia dell’orbita

[occhio nel suo occhio

che non cava un dente]

 

mentre la mano stralunata

a febbre quarantotto

di mancanze scrive

senza nemmeno un tendine

 

 

 

 

*

Un buco nell’acqua

 

Il becco dell’uccelletto

non beccava,

e se anche poco beccava gli andava di traverso,

perché era senza il becco di un quattrino.

 

Allora decise di beccheggiare e rifletté

su una lingua lunga di mare:

[Poteva (farla finita o) andare  

da quel becco ovino

che faceva saldi di becchime sulla collina

per farne pane]

 

ma fu un buco nell’acqua

e dal vento si beccò un pugno in faccia.

 

*

Dice: [(star) brodo mio ultradoppio e (mi)

Dice:

Ancora ogni tanto accado

e srotolo addosso

sospiri.

 

Sai, dovevi starmi

 

[(star) brodo mio ultradoppio e (mi)

su un palchetto nota]

 

a bacio,

sulle nascoste falci laterali,

a fianco di un obbrobrio in mare

a naso limato e ombreggiato

 

Dopo aver calcolato l’area del mio volto quadrato

sempre in attesa

in una sala ospedaliera

 

 

 

 

*

4 passi all’aria aperta

 

Potresti anche pensare di spendere 4 passi all’aria aperta

[Il riparo di una parentesi non serve].

 

Chiedilo alla grappa elevata al quadrato

 

Al doppio di te che si auto incensa

 

Lo zio d’America sa che il timpano serve  + che l’orecchio

[Quando scarabocchi di me sulla tua pelle grottesca].

 

 

 

*

nell’universo del tuo antidio

 

Fino a gettarti giù

pianamente

da casa a strapiombo

per finirlo il tuo ronzio

 

di eco in eco

sanguisuga

di versi e idee

nell’universo del tuo antidio

*

Latte imputridito

 

 

Ogni tanto mi torni da quel periodo strano

con l’ansia che prendeva a decifrare

antichi manoscritti. Avevi

voce buona e maschia là sul piazzale

e nelle vecchie traversie dell’antro

dove dicevi di vele immaginate. Credevo

l’anima tua e_retta, per questo

ti serbavo speciale nello sterno

amico caro. Fino

a che non fu boato e calunnia avallasti

di una vera arpia

divenendomi latte imputridito

 

 

 

 

 

*

Accordi accoppi

 

 

È che mi scuci sai

risa

fino agli orli del Cilento  

dove gli stomaci squamano

pronti alla pesca d’inverno.

 

Accordi accoppi alle spalle dell’arpa che ti sfuggì,

grigio godere col tuo profilo di riserva

*

Un’insalata al curaro

 

Cosa sognano le scimmie

quando si altalenano a liane?

Tarzan magri o palestrati?

 

Quien sabe!

 

Si domanda simil jane

che ha pelle di pollo bollito

dall’alto della sua bassa fossa

 

mangiando un’insalata al curaro

 

 

*

Finto

Finto

il sorriso rupestre,

scoppio di coppia prefica.

 

Lo dicono le tue tante maschere

lo dice l’ABC

che a blocchi grandini

per elemosinargli un mi piace.

 

E io mi diverto a guardare.

 

 

 

 

*

Lingua marinara

 

Mi piace la parte di reietta

quella che sta sempre fuori alle occasioni

che ha i calli sulla faccia

a furia di sbattere su porte

improvvise e chiuse da cari amici.  

Scoperta la follia come una manna

senza che sia follia perché non è geniale

specie se il freno a mano aziona

lingua marinara servita da poeta

 

 

 

 

 

*

Piccola bambola

 

Piccola bambola

restituita dal mare

come cambi colore alla battigia

senza muovere

ciò che muove l’onda.

Non hai avuto nemmeno il tempo di voltarti

e taci

i castelli di sabbia che non potrai creare.

Quanta differenza

con il pianto capriccioso

per uno sbuffo d’acqua

*

Le tue rime d’oro

 

Trovato ho le tue rime d’oro

Ginnici i versi da orsacchiotto

Così immaginai incontro galeotto

Che mi degnasse d’una foglia d’alloro.

 

Ma ahimè la vita è tanto crudele!

Ingiusto va il donare  altrove

Dove il pensier carnale move

E l’occhio della notte vola vele

*

Tu che il mio libro tenevi sul comodino

 

Tu che il mio libro tenevi sul comodino

fatti un giro al largo e nuotami lontano

il tempo invita …. è così tanto caldo!

 

E da me non vale pena

per un midollo che non osa stanco

e inconsciamente mi ritrova

in sciatta eco

*

Ridatemi il respiro

 

 

Manca l’aria a questa nuova

faccia.

Chi l’ha mai inventata?

Un folle, forse.

Il respiro latita

al punto che credi non sia mai esistito

e non posso andare oltre poche righe.

Ma tu che sei qui, mi leggi?

Riesci a leggermi fino in fondo

senza soffocare come dentro una miniera?

Nero su grigio

quale pazzesca insidia!

Ridatemi la pagina bianca

dove posare i miei ricami neri

che il contrasto faceva risplendere.

 

 

 

*

Haiku della vanità

 

 

 

 

Soffice panna

La testa s’è montata

Priva di mani

 

 

 

 

 

 

 

*

Haiku bum bum

 

 

Tuonano lampi

Impazzito fragore

Batte nel petto

 

 

 

 

 

*

hai ku ku

 

 

 

Miele d’acacia

Dolce cola corteccia

Gola profonda