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Raccolta di poesie di Antonio Aiello
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Un improvviso paradiso

     

      La notte era un covo di baci e di carezze,

      un presepe di piccole e tenere luci,

      un improvviso paradiso di ebbrezze.

 

      Sotto le alcove

      il mare era un'orchestra di seta.

 

*

Un mirabile ricordo

Un richiamo brioso, sorridente,

cristallino, ricorrente,

d’una leggiadria che sboccia

della più dolce gentilezza

e si accende, tuttavia,

di fascinosa melodia.

 

*

Carillon 1

Carillon 1

 

 

Al suo vissuto intento al fiabesco

(versione esistenziale)

 

 

Stellina ginestrina

solenne e sbarazzina

fiaba squillerina

ardente tenerina

d'oro e d'azzurro

festa d'allegria

sconfinata di malinconia.

 

 

 

 

 

 

 

*

Far visita alle Fiabe

Qualche sera andavo

nel sontuoso salotto

d'un mio piccolo amico

a far visita alle fiabe

e al corteo di estatiche parole

della sua buona mamma…

tra tanti doni ambiti

intenti a brillare!

 

Sulle torri dei mobili,

scorgevo dei paggi

in assorte figure

sorprese in nuove posture.

 

 

*

All’azzurro più vivido e soave


                                                                              A Laura C.
                                                           A Giovanni Andrea T.

 

Ogni tanto, il cielo del lago di Como
si accendeva d'un vivido azzurro soave
che pareva, talvolta,

proseguire nei tuoi occhi, estasiato,
per donarmi la delizia più propizia!

 

*

I mei vagheggiamenti

I miei vagheggiamenti

s’involano radiosi

verso inneggianti sentimenti

ed estatici fervori

privi di maligni sedimenti.

 

 

 

*

Preghiera per un Amore Sensuale o Preghiera di Luciana

Signore,

dammi presto un buon maschio verace

di tanto sesso capace

che dal gran piacer mi schianti

e, davvero, giammai mi pianti!

*

Prima di andare a picco

Prima di andare a picco

di tenerezza ricco

giovialmente ammicco!

*

Beata

A Mariangela

 

 

 

 

Beata sei nei tuoi segreti incanti

pieni di grazia e voluttà folgoranti!

 

*

Briose tenerezze

A Laura C.

 

 

Ci tuffiamo in incanti affini e congeniali!

  

 

 

Mi deliziano le tue briose tenerezze

innamorate di leggiadrie celesti

e invaghite degli estri di rigogli terrestri.

 

 

*

Il sigillo di una notte insonne

Provo a raffreddare i pensieri roventi

mentre il sonno russa, dietro di me,

e muove le mani sazie...

 

Una vagheggiata carezza

m'inebria di tenerezza.

 

Una moto giunge e sghignazza,

è dell’uomo che veglia

le porte e le carte degli uffici.

 

Arriva un treno

e la stazione ritrova la sua voce.

 

Ora la moto è una cesoia

che taglia i mattoni

ma poi rincasa lentamente

mormorando fra i quartieri taciturni.

 

Un‘auto color notte cerca…

 

Da una bella terrazza di nuvole

la luna tripudia sul mare.

 

 

 

 

*

Per indole e per principio

 

Spesso il mondo

ottiene dalle violenze,

si assicura alle astuzie,

incoraggia ipocrisie!...

 

Invece -per indole e per principio-

con estro mite e gioviale

e sincerità che teme il malinteso,

praticai l’intelligenza premurosa

esplorando o propiziando meraviglie.

 

Imparai ad offrire senza ferire,

donare senza angustiare,

rifuggii le solitudini

che diventano abbandono

ed evitai i silenzi

che non conoscono carezza.

 

 

*

Farfalle ai piedi le vorrei

Quasi librata incede,

roride primavere

corrono per le sue membra!

 

Farfalle ai piedi le vorrei

Se riccioli e baci mi recasse.

*

Qualche nome e l’estatico viaggio

Nella notte dei deserti

un globo cala sfavillante…

indi s’adagia, come per sostare,

e si spande, invece, in un cielo viola

traversato da voci giubilanti.

 

Il mio nome è il compleanno

di uno sconosciuto,

orme di disegni

librati sull’isola che dorme,

Stravinskij è una stella

che sorge al mattino.

 

E giungono visioni

di ciglia eleganti

che confidano sguardi sognanti,

di capriole di pioggia

sull'orlo delle ginestre,

e di venti che accarezzano

altalene ubriache d’azzurro!

 

L’usignolo è l’estatico viaggio

di un sospiro,  

il canto d’un filo di lamiera,

segrete frescure

di estrose verzure.

 

L’amore è una fiaba scomparsa,

uno sguardo ove brilla l’orizzonte,

un nome inciso sul marmo

mentre una lacrima imprigiona gli occhi.

 

*

C’era una volta un Concreto Paradiso

A Rosalba D'A.

 

C'era una volta

un Concreto Paradiso

che per mia bocca

poté esprimersi così:


"A volte, mentre la bacio, o la rimiro,

una dolcezza incontenibile m'invade,

una gioia scalpitante...

e il sentimento si commuove

grato, sconfinato...

senza ch'io possa, a lungo,

sopportarne l'esuberanza...

e la chiamo Paradisuccia,

Fatatina, Fiorellino Radioso...

questa bella e giovane donna

che appartiene soavemente

solo a me e a lei!"

*

Come un raggio di sole dimenticato

Tornavo come un raggio di sole dimenticato.

Gli alberi erano come assorti nel silenzio

mentre la neve, di notte, trascinava furtiva le case.

 

E quando sorgeva il mattino,

sul colle, dietro i muri dell’unica strada,

una curva solitaria celava ancora

strapiombi, cupole ignote

e stupori di una folla di volti.

 

*

Ancora sfavilla di delizia

A Rosalba D'A.

 

 

Nell'incanto dei ricordi

la tenera grazia del sorriso

ancora sfavilla di delizia.

 

 

 

*

La vita che non dovrebbe mai mancare

 

In ricordo del caro Signor Giulio

 

 

 

Usavate, in segreto, riverire,

 

e quasi vezzeggiare, la vostra cordialità,

 

che soleva nei conversari diramarsi

 

briosa di benevoli sorrisi

 

e di parole che esprimevano

 

la comprensione più incoraggiante:

 

la vita, eravate,

 

che non dovrebbe mai mancare!

 

 

 

*

Per portarmi via da me

Un signore mi invitò solennemente

alla sonata grandiosa  dei pianoforti.

 

Un treno era in aria sospeso

come l’ombra d’un pericolo immane,

andava dove migrano i pensieri!

 

Volti e valigie si ammucchiavano,

i respiri si affollavano,

c’erano solitudini tranquille e riservate,

un giovane ronzava ambiguità.

 

La donna in pelliccia maculata

camminava nelle strade notturne.

 

Guardavo dove era nata la mia infanzia

che si svolse giocando trasognata,

e -a volte- rotolando di felicità!

Miravo il giardino in declivio

mentre il mattino saliva sulle viole…

 

Baciavo la comare, gli zii, le nostalgie...

 

Ancora una volta,

la stazione attendeva

per portarmi via da me.

*

Una notte lontana

 

“Donde, risposi, e come
Vieni, o cara beltà?”

 

“Il sogno” Giacomo Leopardi

 

 

A Laura C.


 

Una notte lontana,

quasi obliata,

giacevo in un letto d'abbandono…

e tu -pur lontana- mi venisti accanto

per sussurrare radiosi incitamenti…

 

Anche i miei sogni

ti hanno cercata

nelle tue passeggiate

innamorate... d’arte e di natura

quando l’estasi un po' ti trasfigura!

*

Tutti i baci e le carezze!

Le albe del terrazzo e i baci

tutti i baci e le carezze

di parole e di biscotti

delle buone donne sole

ad un bimbo trasognato

dagli occhi azzurro cielo,

dolce, ma un po’ dimenticato!

 

La vita non amò

le donne laboriose

sole e pensierose,

un po’ burbere,

ma affettuose…

 

Si spensero 

ad una ad una

prematuramente,

quasi segretamente…

 

E i loro anni

si rinchiusero

nelle albe

senza risveglio.

 

*

Per i tempi rimanenti

 

A Laura C.

 

 

 

La tua grazia radiosa

di dolcezza briosa

può diventare

estatico altare

di desideri e sentimenti

dei tempi rimanenti!

 

*

Primavera melodiosa

A Melinda M.

 

Ciliegina fragolosa,

burloncina premurosa...

quanti baci fai voraci!

 

Spesso a spasso c’incontriamo

mentre tu lieta  discorri,

un saluto noi ci diamo

di briosa simpatia

e sbocciano parole

che rifulgono negli occhi…

 

 

 

 

*

Laura

 

A Laura C.

 

Mite frenesia d'azzurro,

vago fiordaliso

di luce sfavillante intriso.

 

Soavità di roseo fervore

lacrima ebbra di felicità...

tutta la mia vita

ti abbraccia

con la speranza

d'un'altra vita,

schiudi leggiadre meraviglie

e fai veleggiare esultanti avventure!

 

 

*

Un vento

Non stringevo la tua mano

quando ti scorgesti

in un brivido di sgomento;

nè come un vento

ho potuto visitarti,

un vento che accarezzasse

il tuo dolore.

*

Vinte da un azzurro esuberante

Salimmo verso gli alberi nani

dove le nuvole si raccoglievano

basse e tumultuanti.

 

La pioggia aveva già chiamato serpenti smisurati

e i bimbi saliti a curiosare non erano tornati.

 

Vedevo l'amica imbambinire

bionda, liscia, celeste...

alla stazione era una vezzosa studentessa

che mi chiedeva la toilette.

 

Alla finestra ci fu un assalto di nuvole tonanti

presto incalzate e vinte da un azzurro esuberante!

 

 

*

Il bisbiglio degli enigmi

Nella penombra assidua di sommesse voci

un rocchetto avvolgeva figure di gesti…

e un violino si doleva senza posa

d'un perduto diletto prediletto!

 

Era la camera delle sarte laboriose,

estenuate donne premurose,

dove, tediato o trascurato,

cercavo il bisbiglio degli enigmi.

*

Ero andato dalla bella proibita

Biondot amò il Rosso

il Rosso che sventola

e ghermisce in volo

i giochi più esaltanti.

 

Naccherando danze

coi guizzi aguzzi di pianoforte

va di sipario in sipario

col suo aquilone

dalle scintille lunghe e piovose

e avanza con abito fumante...

 

Il Rosso ama la donna Biondot

che incanta le amiche e le imprigiona

nella paura più singhiozzata.

La Bionda rosseggia

per amore di turbinosa violenza

per il sangue giovane e frizzante.

Il Rosso biondeggia

preparando nidi ai suoi uccelli

dalle voci di calamità

mirando la Bionda esalata dal Rosso.

 

Avevo ancora giocato sulla strada

facendo il portiere inesperto

che para e sfugge al pallone,

incanta il tuffo sul fango

e scaglia le sue cellule imbrattate

allungando braccia incerte

ove soffia la luce e brancola il buio.

 

Nella miniera, il chiasso affollato

e le risate a spintoni

potevano abbandonarci al crollo

di soffitti di legno con polvere addensata.

 

La chiesa dal cielo grigio

chiama a zaffate con occhi freddi,

a stranieri impassibili,

ai misteri d’un altare invisibile.

 

Brynner e gli ex soldati di oltreatlantico

erano di fronte alle bare di guerra,

di nuovo con occhi di piaga,

fervide preghiere e unghie di carbone.

Fui nel fuoco che per me non è mai esploso

e piansi nell’odio incenerito delle tombe.

 

Poi furono scesi pianoforti giganti,

La sedia di ferro cadde su un uomo,

la vecchia pianse

catarro elettrico nel piatto.

 

Ero andato dalla bella proibita in mutande,

fosse venuto qualcuno

avrei detto

che stavo per misurare un pantalone.

*

Dove il fervore sboccia

A Laura C.

 

 

La primavera rallegra i suoi cieli

e tu un Silenzio mi hai inviato...

 

 

Se parti e vieni

entri nelle mie braccia

dove il fervore sboccia

e rose porge senza spine

se la notte vellutata

balena di sorrisi.

 

*

L’amore di Samuela

A Daniela A.

 

 

Dominando gli sguardi e la notte

alcune stelle parevano assalire il mondo

ma erano solo globi sfolgoranti!

 

Al Luna-Park la gente era come ebbra,

e lanciava verso il cielo fantocci-manichini

dalle bionde chiome e i capi chini...

La paura approfondiva il gelo dell’aria

e le festose luci del Luna-Park sembravano false…

 

Tu eri Samuela

docile, trepida,

dischiusa tenerezza!

 

Eri Samuela e scoprivi i misteri

trattenendo il fiato

o mormorando con passione: “Guarda!”

 

Le nostre guance si toccavano,

un nido di dolcezza erano le braccia,

e all’invidia rabbiosa di qualcuno

potevo dire che nessuno

mi premeva più di te!

 

Poi, tua madre, ebbe tanta gioia negli occhi

vedendomi contento della sua torta,

e che io fossi il suo complimento,

la sua riconoscenza,  

l’amore di Samuela.

*

Con grazia giocosa

A Giuseppina I.

 

 

 

Lenisce i mei affanni con premure,

dilegua i sospetti con lealtà.

 

Avveduta è la sua parola,

a volte, ombrosa…

con grazia giocosa

attizza tenerezze,

allora sbocciano presagi invitanti!

 

 

 

*

Il tuo sorriso

A Rosalba D'A.

 

 

Un'oasi di grazia traboccante,

una promessa di gioia senza fine...

*

Antichi balocchi del Tempo

Prima due mura unite,

indi la mia stanzetta,

in un canto

i guizzi d'una lucernetta.

 

E forse proprio su quei guizzi

si levano, esitanti, alcune bolle...

in fila indiana, candide le bolle...

alcune si staccano dal gruppo

e,  grosse com'uova,  s’infrangono nel nulla.

 

In esse scorgo i visi del passato

pensosi e dallo sguardo spento,

delusi mortali della vita,

antichi balocchi del tempo!

*

E così il ricordo ti vagheggia

 

A Laura C.

 

 

 

Mite frenesia d'azzurro,

gentile canoro  sussurro,

lietezza fiduciosa,

preghiera premurosa,

indulgente ironia

che accende simpatia.

 

Grazioso hai il volto

di dorate chiome avvolto

e il tuo sguardo di zaffiro

rifulge stupori

di turchini ardori.

 

E così il ricordo ti vagheggia

come brezza

che perenne accarezza!

 

 

 

 

*

Un grande Noi

A Giusy D. B.

 

 

 

Qualche compromesso

non avrebbe compromesso

il tesoro di libere e gaie voluttà.

 

E il prima, dopo qualche tempo,

sarebbe stato meraviglia in rima

e il poi, sarebbe divenuto,

un grande noi!

 

*

Il principe arcobaleno

A Rosalba D'A.

 

 

Dopo tempeste quasi funeste

giunse un principe

gioviale e sereno

col suo prode arcobaleno.

 

Verso di lui protesa

col viso di dolcezza intriso,

Rosaura aleggia

pensieri premurosi.

 

E se il principe scorge

esultante allegria

le risorge!             

 

*

Entusiasmi deliziosi

 A Giusy D. B.

 

 

Quando il suadente viso

ti brilla di giocondo riso

la mia gioia sprizza

entusiasmi deliziosi,

e tanto si dedica e si ispira

ai tuoi fervori melodiosi.

 

Negli assorti silenzi

sei pur avida

di segreti svaghi sensuali,

ma il Mondo usa trattarti

con rapinosa voluttà

e tu, più che talvolta, ripari

in fragili e pigre ribellioni...

 

 

*

Augurio esuberante

Con l'augurio esuberante

di incontrare il nuovo anno

in un abbraccio di festosa simpatia

pionieri appassionati

di reciproche premure

promesse baldanzose

di trionfanti estrosità.

*

Ti brillano spesso festose

A Laura C.

 

 

Soavi premure

baldanze vezzose

negli occhi ti brillano

spesso festose!...

 

Così, per sempre, ti vorrei!

Quasi fatta anche di cielo

e d'un vivido occhieggiar di stelle!

 

*

E quando c’eri tu!...

Ogni giorno che il mattino si crea azzurro,

tre giorni è stato nubi,

e quando c’eri tu:

oh nuvole veloci

e vento che assale i capelli…

la raffica ti rapì la carta:

grandi cerchi

e penetrò nell’altezza…

 

Nei tuoi occhi

sbocciò un fervore:

io so che pregustavi

abissi di delizie

e parlavamo dell’amore…

 

*

Incanto infranto 2

L’incanto turchino

è infranto dal ruggito di luci roteanti.

Sui placidi sonni

si avventano esseri ignoti.

*

Un abbraccio infinito

Talora fino a te mi spingo

fino al tuo convento

ma allora trovo un campo da tennis

ed un mattino che splende sul gesso tracciato di fresco.

 

Dei frati stanno lì col sudore di chi ha trovato

e strizza l’occhio a chi s’affanna a cercare.

I ragazzi della domenica fanno ressa ad un bordo del campo,

qualcuno è rimasto a letto e grida agli uccelli...

 

Nulla di te!

Neppure nella smarrita meraviglia del vegliardo

o nella polvere che il cercatore agita assieme alla sua rabbia.

 

Ottavio,  il caro Ottavio, era uno sprazzo di granelli dorati

in un'enorme risposta di silenzio!

 

Quante volte mi sono incamminato per una foresta

che non è tra quelle che si vedono con gli occhi.

Quante scalate, quanto sgomento d’abissi

con l’azzurro che invitava ad un abbraccio infinito!

 

Ebbro di speranze, lucente di fatica proseguivo…

Vedendomi, amiche nuove hanno sorriso,

amiche vestite d’ombra profumata.

 

 

 

*

La vecchia signora va all’ospizio

Doveva trasferirsi all’ospizio

per essere dimenticata.

I suoi figli non c’erano

e il silenzio li chiamava.

 

Apparve la sua dolcezza

per chiedermi un’ultima passeggiata,

ma accorse la suora

col saluto accigliato

di chi ha smesso di sorridere.

 

 

 

 

 

 

 

*

Il mio nome e l’estatico viaggio

Nella notte dei deserti

cala un globo scintillante

indi s'adagia, come per sostare,

e, invece, si spande in un cielo

ove sciamano voci giubilanti.

 

Il mio nome è il compleanno

di uno sconosciuto,

orme di disegni

librati sull’isola che dorme...

 

Ciglia eleganti

confidano sguardi sognanti,

i venti accarezzano altalene

ubriache d’azzurro!

 

L’usignolo è l’estatico viaggio di un sospiro,  

il canto di un filo di lamiera,

intime frescure di estrose verzure.

 

L’amore è una fiaba scomparsa,

uno sguardo ove brilla l'orizzonte,

un nome inciso sul marmo

mentre una lacrima

imprigiona gli occhi.

 

*

Ho lasciato che l’oscurità vellutasse

Ho lasciato che l’oscurità vellutasse.

 

Beffe e risate di ragazzi

irrompono in cortile

e i sogni se ne vanno

a brandelli

in fondo al sangue.

Lo splendore del giorno

è nei sorrisi.

Si vorrebbe tutti esultare,

non v’è che da comunicare

senza angustie:

immaginare

o pescare nei sogni

e realizzare!

Ma segreta infierirà

tra i coriandoli una pena,

ancor più lusinghiera

sarà la dispotica voce

ove il passaporto è una maschera

e la chiave un biglietto di banca.

E andremo in tanti

col nulla della fantasia

e tanta convenuta,

comandata realtà.

 

Sfoggiano bimbi, colpi di tamburo,

ceffi, ragazze paramilitari

e il gioco dei manganelli infuria…

 

 

*

Incanto infranto

L’incanto turchino

è infranto da furiose luci roteanti.

Sui placidi sonni

si avventano esseri ignoti.

*

Affinché non si compia l’oracolo

A Laura C.

 

 

Uno slancio m’è nato

impetuoso e soave

volge a te

in frenesia baldanzosa

a  te m’invia

alla tua grazia premurosa.

 

A te musa beatrice,

affinché tragico e fiero

non si compia l’oracolo

dei miei sogni remoti

che interrogando il futuro

generarono alla mia bocca

questa sentenza capitale:

“Non potrai  aspirare

che a te stesso!”.

 

*

Attorno alla giostra del grande orologio

L’Infanzia era una schiera di farfalle sottobraccio.

 

Passavano sciami di profumi,

il vento impiumava i capelli,

i fiori fervevano di segreti brulichii.

 

Una folata di bimbi!

Un ragazzo dalla maglia bruna

sorrise a un bimbo paffuto e chiaro.

 

La gente ascoltava assorte parole nella sera

e gli sguardi indugiavano sulle ombre

assalite da brividi.

 

Nel cortile di legno

i muri addossati alle sedie

echeggiavano sonni ancestrali.

 

Un volto scorreva

nella fontana muta.

 

Il Tempo aveva compiuto molti giri

attorno alla giostra del grande orologio.

*

Non riduci il bene

A Ornella S.

 

 

Non riduci il bene

a ciò che rassicura

mostri i tesori

di chi si avventura.

 

Suadente di grazia

e colma di premure

contempli i miei intenti

e li accompagni.

 

E vita,

ancora vita infondi

anche al gretto predone

che la perseguita e la umilia.

*

Per vedermi morire

(Musiche di Franz Schubert “La morte e la fanciulla”.)

 

Vampe d’angoscia presso la mia finestra,

un volto crolla sulle sue monete di sangue.

Braccia atterrite invocano un padre!

 

La notizia è pugnale di fiamma

per i torrenti di ogni cuore.

 

Silenzi di luci, misteri di maschere

tra poche nubi incantate.

 

Ma la luce del ricordo rivive

l’eclisse bruciante d’un disco…

Sulle orme dei fruscii

che fendono il buio

è scritto il nostro destino.

 

L’ossessione dell’angoscia

conduce alla cenere dell’alba

sul fiume di assassinii…

 

Quattro cinismi camuffati da uomo

quattro sguardi acuminati

vennero fra le ultime ore della città,

recavano i fiori malsani

delle siepi infestate

e la furia di un temporale.

 

Gridammo… invocammo…

ma i soldati passavano accanto ubriachi

la gente vagava distratta, impassibile…

Fuggimmo!...

 

L’autocarro era una carta del vento

sulla strada inferocita,

Una cavalla infuriò

e il suo carro di statue impazzite ci travolse.

 

Un grande gesto di luce transitò,

una vertigine di ronzii scarlatti

solcò presepi di galassie!

 

Crollai sui volti squarciati…

Ad uno ad uno i volti della mia vita

si levarono angosciati verso le stelle

ma scorsero solo figure maligne

di quadri rotondi

giunte per vedermi morire.

 

 

*

Rivivendo le immagini dei baci

Anche lui, l’amante delle donne, accorse

e la sua bocca e i baci

furono sul labbro dell’amico

mentre due solitari,

affidate le mani a funi colorate,

giù scivolavano

rivivendo le immagini dei baci

e, faccia a faccia, risalivano

come seri palloncini nel gioco.

 

L’uno era una giovane donna

con gli occhi sposati

a un dolce vento,

l’altro ero io

ignaro del sibilo dei lampi

attorno agli occhi chiusi.

 

*

Le mie Americhe

Splendide nubi soffiarono coi sogni.

 

Impaurita dall’amore dei violenti

una tenera lei attendeva.

Partita è la sua amica

l’hanno vista cavalcare

sull’orlo delle rupi.

 

Un giorno dipingendo

vidi viaggiare le mie Americhe

i colori continuavano quel dio

che è l’eredità sepolta,

resuscitavano il lume

di sommerse tenerezze.

 

Focolai del medioevo,

folletti di fiabe comuni,

funamboli della beffa

scorrevano o passavano balenando.

Un fulgore sconosciuto

lievitava i miei silenzi.

 

Incontrarsi allora!

 

 

 

*

Devoto incanto

A Maria Rosaria F.

 

 

Ancora ti riguardo
come un traguardo
che rifulge delizioso
e forse saprà riuscirmi ozioso
o persino odioso
ma io oso oso
ed userei donarti
il mio devoto incanto
e ti vagheggio intanto un po’ sublime
e m’inoltro negli sguardi
che si dilatano di meraviglia
o si nutrono di adorazione
e quasi non mi accorgo
d’un improvviso gorgo!...

*

Carillon 2

A Laura C.

 

 

Quando l'infanzia nel suo sguardo riaffiora fiabesca

 

 

Stellina ginestrina

solenne e sbarazzina

fiaba squillerina

ardente tenerina

d'oro e d'azzurro

festa d'allegria.

 

E quando l'arguzia

sboccia deliziosa

la simpatia si fa meravigliosa.