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Raccolta di poesie di Cristina Bove
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Per consapevolezza parziale

 

che non da me cercai ma venne
coi suoi passi da volpe
la vita e s’immedesimò nella mia tana

(tentai qualche obiezione)
nessuno fa obiezioni__ mi fu detto
altra cosa è rifarsi il guardaroba
a cominciare dalla foglia di fico

le misure d’abete
quando sembrava d’esserci
con tutte quante le fattezze
e si trattava invece d’un vestito ultimo
quasi un tiro mancino
tra quattro assi

meglio vorrei mi fossi pianta
da sradicare __ un cartone animato
che cancella se stesso
dagli spazi ridicoli d’un viaggio
di cui già si conosce ogni ritorno

*

Non è dato sapere

rosso e grigio - by criBo

 

Fu la sillabazione delle ore
a riciclare tra tegami e piatti
i libri letti  – costolature verdeoro -
e dieci sguardi famigliari
a condannare da un balcone  il volo
della ragazza ch’era carta straccia.
La cucina una pista di rullaggio
in effetti ci volle per l’abbrivio
solo uno schiaffo dato in piena faccia
e l’asfalto fu un campo d’atterraggio.

Tanto ci volle a ricapitolare
diciott’anni per dire che la gente
viveva di conformità mortali.

Se avessero taciuto quelle bocche
di farisei
di sepolcri imbiancati__ disse un tale
che poi ci regalò questa cultura
di sproporzioni ignobili
(ne paghiamo ogni voce)
e l’assistenza che le fu negata.
E ancora adesso
cosa interessa a chi nel calderone
rimesta tutto ciò che cuoce?

Dicono taci, dicono sei viva
ma che ne sanno gli animi di pietra
di quanto sia ostinato quel momento
che sempre e sempre si ripete__che
ti sveglia da cent’anni in piena notte
e
malgrado accorgimenti d’ogni sorta
malgrado meraviglie
torna malefico e puntuale
ed ogni volta
vorresti essere uscita vittoriosa
come dal cancro e da tanti altri mali
mentre quel salto là,
quello strappo dai propri stessi piedi
non lo potranno mai capire i vivi.

*

Layout di pagina

 

 Appollaiata alla tastiera

inerme nel sostantivo femminile

ego da svendere in lettere e simboli

la barra spaziatrice avanza i suoi diritti

altrimentiscrivereicosìchepoisarebbeancoraleggibile

temo una spaccatura singolare

singola linea ____corpo ____ carattere

il mio

di corpo

è  quasi tutto incorsivo

non mi riposa necessaria mente andare a capo

di me

di me che rigo il vivere Arial 12

 

sono il testo di un giorno nel cestino

accartocciato da chissà che nume

intrinseca la sfida a eliminare

 

con me

tutti che andiamo di gennaio stesi sui margini

e ce ne stiamo in bilico ___attenti a quella virgola___

che

potrebbe spintonarci

giù

saremmo solo un numero

da indice


*

ero nel mio silenzio abituale

 

dopo aver conquistato lustri

in libertà di sangue e cartellini

cifre da disavanzi

avanzi da

ricucinare in maniera proponibile

ho risparmiato inesorabilmente

il fiato di accensioni

ho dato fondo agli anni cherubini

altre che andavano in carrozza, io no,

sempre appiedata.

 

e all’improvviso scalpita una voce

reclama l’attenzione

- noi che vestiamo nuvole d’inverno

e raggiere di sole nei capelli

dice

noi delle fisarmoniche francesi

 noi?...

__sì proprio noi__

mi guardo intorno e vedo

l’ala della finestra a nord tremare un attimo

il lembo di una vita trattenuta

tendaggio approssimato

e dimmi, dimmi allora

 

si tratta dei conteggi usucapione

se l’hai dimenticato

siamo giunti agli sgoccioli, devi recuperare

ogni strappo ogni lingua ogni registrazione

 ((((sonora))))

e

non ti sembri strano, anche gli slip-triangoli

in quiescenza. Ma c’era poca cera

non feci in tempo a dare forma al cuore

che già vennero a prendermi le foglie

in veste di guerrieri

un autunno di neve precoce

 

__non hai occhi di verde, tu non hai

che gli occhi__ Infatti, chi se ne accorse mai?

restituisco tutto

ecco

riprendetevi il fondaco, il giardino

le masserizie e i davanzali a rose

loro fresche da dio

io che avvizzisco nottetempo e il giorno

mi spia dalle finestre

assassinandomi alle spalle

lentamente lentamente lentamente

 

ma poi chi siete voi?

sempre nei boulevards di foglie morte

a cantare d’incensi e di coriandoli, bautte

scontornate di visi_________ solo quelle

a me lontane come le piramidi

passavate nei vicoli festanti, voi che di voci

adesso sorprendete il mio silenzio  

e vi pare che basti una promessa ancora

a farmi fessa. E no, basta con permute e riscatti

ho cicatrici fuori e dentro il corpo

e se non vi bastasse

ho fabbricato in anni taciturni la bandiera

del mio nulla a pretendere

bianca.

 

 

 

 

*

Che ne sappiamo noi delle distanze

L’ospite ha già suonato
e pronunciato un nome per esteso
da qui alla verità

sta sulla porta dislocato
tra memorie d’eterno

era l’amore condannato a perdersi
-- le voci umane --
spazi di sillabe insidiose
che si fosse d’estate o di stagione
anomala intermedia
le perle viola della phitolacca

i primi freddi hanno smemorizzato
siepi di latifoglie e melograni
resistono imperterrite le rose

se mi guardo riflessa
nella stanza dei vetri semoventi
un labirinto-serra
mi vedo giù
mi so
dal tetto della casa