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Raccolta di poesie di Cristiana Fischer
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

3 educare la voce

tranquillamente posi il cranio sulle vertebre

del collo della voce e del respiro

e la parola ampia e solenne del credo

in una stabile socialità dirà il vero

e non dovrà mentire ma correggere

l'irruenza fragile la tenue

nebbiosità della voce del naufrago

animaletto puntuto da spiaggia.

del marinaio lo sguardo lontano

affronta sole tempeste e non vede

ripete il canto delle sirene

il corpo libero fa quel lamento

*

2 forse parlo di me

forse parlo di me che ho ascoltato

i credenti del mondo e le donne

affidate ai loro peccati di credula

incredulità madri e nonne

troppo occupate quei figli del cielo

a coltivare come piante e bestie

le tenere radici e gli infelici

maschi senza madri e successori

 

*

1 mia madre non credeva

 

consolatemi divini spiriti

anime del paradiso rallegratemi

ispiratemi la resistenza e il piacere

di esistere nel meraviglioso

e che i dolori del corpo e della mente

il sospiroso lacrimare non inclinino

la rettezza morale del dovere

di vivere e testimoniare

lode all'esistenza

nei secoli dei figli e così sia

*

il tempo emerge da un mondo senza tempo

vedere dentro la sfocatura

in "tutta la scena quantistica" e nella sua infinita informazione

provoca a distanza una partita

di uguale visione interconnessa

di bellezza finita:

il fulgore di luce riflessa

delle foglie di giugno.

ma la mirabile aspirazione

-misera cui la compassione

rivolge il dio materno-

a governare dall'esterno

in vincoli la vita

con sbarre alle finestre del percipi

est esse legàmi come tracce

mi propone

 

*

le mie bestie una volta

Ho avuto molti gatti, gatte perlopiù, e mi ricordo

della loro intelligenza in comunicare gioco serio
e malattia - forasacco nell'occhio da cavare

alla randagia grigia vagabonda
si lasciava lavare in acqua tepida e asciugare
in straccio bianco, e fugge dopo aver mangiato
torna dopo quando, e poi non torna più.
Sua madre saggia salutava
ogni mattina e stanava le vipere
le lasciava morte sulla porta.
L'offesa alla zampina e color di cipria uccisa
dall'attuale padrona del cortile
selvaggia signora della zona
l'ho accolta per guardiana servitora
e non so se è fiera opportunista
o sprezzata e sopportata
per mia stanchezza forestiera.
Le bestie di una volta, la mia bianca cana
chiedeva della morte e di sua breve vita
la mia durata e la sua dipartita.
Più non mi importa e più mi apprendo
a consumare quella interpretata
con voi signoria.

 

*

la volpe

La volpe tre o quattro
giorni fa attraverso il giardino
davanti alla portafinestra cacciava
il cibo avanzato della gatta
stanotte ha scavato la voliera
ha ammazzato e trasportato i polli
alla tana dei piccoli
"e quando uccide non chiede scusa"
oggi è tornata vicina
raccoglie spoglie avanzi
abbandonati e fugge quando grido:
è tornata! e tornerà stanotte tutta aperta
volpe becchina pulisce l'aperto
poi nuove fondamenta per i polli
e voli liberi di uccelli
di colori splendidi e lucenti
e la volpe più magra.

*

il pieno della sorte

Scelgo sicura quello che conosco

registro le occorrenze del mio cuore

nostalgico

della tradizione dell'incontro

dell'ereditaria dominanza

del territorio - ognuno per sé

quando arriva voce di lontananza

speranza certa di altra vita.

Ti occupi dei morti e della morte

e dei vivi ti curi sempre meno

e del pieno che riempie la sorte.

Il vino il cibo e la musica

la sobria allegrezza dell'età

da trasferire al tempo per conforto

di sapiente doppia vita nel di qua

verifica finita di infinita

speranza fondata di al di là.

La morte è il tempo dello stesso

che consuma e rinasce

sul margine di adesso

tra le mura bianche dei conventi

i conviventi e i nuovi assenti

in coinonia.

 

*

ad Astrosamanta

cosa possiamo fare noi le cape e i capi

di famiglie e di tribù di niente?

tornare ai gruppi e ai legami di sempre?

o viaggiare lungo i pianeti

in ricerche di tempomateria

ricca memoria esplode in sole

parole di luce e di altro amore

*

lavapiatti cosmica

 

pulendo il coperchio tra due mani

tre volte con il polso giro il cerchio

e ancora un poco circa 3,14

in tutto e indipendente

dall'area se il centro della mano

ruota il raggio a una circonferenza

di qualunque estensione: il cerchio interno

del gesto e del pensiero a un cerchio estremo

esterno

 

 

*

con chi condividi

con chi condividi la sapienza
la cura della bella vitale solenne
convivenza con la prossimità

condiscendenza in voluttà
con l'amico infinito che alberga
la stessa vita come l'anima

in precipizio d'ombra si sconferma
l'equilibrio sottile tra la mia
corporeità e la tua voce umana

e nell'ispirazione confronta
generazioni invece che pensanti
le differenti incarnazioni

*

indifferente

per me non è un problema l'aldilà

e al diqua sono indifferente

se la continuazione della mente

e del corpo in forme che appartengono

a me eternamente

di qua come di là sarà ergon

dell'energia universa - e sia la scarsa

tensione all'orrore infinito

della mortemateria che la madre

divina ricrea vita

 

*

non c’è nessuno

Non c'è nessun altro che dio

se sono io

che parlo e mi ascolta

solo qualcuno a sua volta

tra qui e altrove vincola futura

che ha forma del passato giustizia peritura

quel che è stato è stato. Mi illumini

la dea pregna del suo figlio

lo spirito del tempo che mi afferra

alla vita incarnata alla terra sconfitta logica

che mi rende interminata.

*

in medias res

poesia oscura della frase

immaginaria (come tutte le frasi di scrittura)

e dell'oscura immaginazione

che intuisce esplora e non conosce

e collega e si sfinisce

sperando nel senso oggettivo

dei legami in parole che evochiamo dette appena

o di lunga lena e consumate

lucidate e vere come ora.

Quella gioia infinita della vita

nata come allora.

Si tratta di scegliere ora in questi giorni

chi capirà chi arretra chi deciderà

la parte spettrale perseguire

in nome degli scheletri da benedire

perché la luce di osso fosforico

mi illumini nel destino preistorico

in questo pullulare di esistenza

dominazioni e acquiescenza acqua di mare

viaggio senza bere

 

*

senza titolo

è il soggetto maledetto

che non so dove mettere nella poesia

se enuncia o si rivela

o la poesia si svela delicata

è lei sola il soggetto sconosciuto

che mi comprende

e in questa lieve forma di schizofrenia

giacchè mi ritrovo sempre in poesia

la certezza ha una fonte è la mia

che stasera ha prodotto rime in ia

 

*

due ritmi

Un ritmo ternario e il quarto vuoto.

Quel tempo? il voto

in quel che manca è adempiuto.

Selvaggeria del sacrificio invece

lo assumi nel vitale come un solo

ritmo quaternale.

Chi chiama.

Vieni alla misura

allo slancio steso

alla ripresa nel passo di danza

vieni adesso ieri nella stanza

dei ritmi vitali

la musica in ritmi nei polmoni

riproduce i suoni del cuore

il sordo lavorare delle viscere al servizio

con le correnti e si sente

da me che sto al di fuori la magia

del tempo.

*

io chi è

forse arriva alla fine questa sola

consapevolezza nulla salva

non lo strazio che dà la bellezza,

il dolce collegare, il lieto perseverare,

con altri, con i miei, gli irriti degli scontri

i prossimi lontani in spazi frattali

di unità segmentali vita neutra

in sfere oltrementali 

 

ah non sono io né qui né lí né viva né mai piú

io chi è nel nuovo soggetto impersonale impresentabile

transgenere e transcorporeo di nascita

memoria da creare?

allevare ricordi?

 

*

corrente

 

corrente ci sbianca la vita

e ci riduce a pianta

vergine e radice

di enzimi e sostanze

che infiammano la conoscenza

un angolo placido al tramonto

specchia il sole e d'intorno

tutto già nella mente trascorre

 

 

*

tra le bestie e la gente

 

la pelosa

si sdraia sulla mia poltrona

con le sue zecche e la paura e spera

che accolga la sua sfera esistenziale incompetente

tra i tributi che devo al vivente

a chi comanda e impera

nella bestialità che ci separa

e lega

le bestie con la gente

*

il momento

sarà il momento che mi amo

le carni che si svuotano i tendini meno elastici

il sangue denso e lento e i centri chimici

incerti a fabbricare i scioglitori

trasmettitori di sostanze

sarà la volta che amo l'esistenza

invece di farmi trasportare

dalla sua sussistenza

sarà la volta che comincio a amare

mia fragile vivenza

*

così come

 

Come all'alba i flauti degli uccelli

che intonano da sempre il nostro canto

su rive delle isole felici -

filosofia dei continenti

e dei venti spiriti che infiammano

la conoscenza di altri luoghi e tempi

di altre meteorologie -

lunghi periodi di ere nuove

di adattamenti e cacce e nuovi appostamenti

e raccolti in tempi di pace -

la schiuma dei costumi e degli inchini

della raccolta della società coinvolta

nei poteri stabili perenni

della generazione - la tribù le branche

distribuite come i rami al tronco

che dimentica e non sussiste senza

i rami e senza le radici

coi micorrizi e la terra coi muschi e gli insetti

 

così canta il picchio col ritmo

del becco sul tronco e i colori

rosso e grigio e smeraldo

come il sole di luglio

d'autunno si invola e rifugia

nei segreti del bosco.

*

cosa

cosa vuoi? non so qualcos'altro
come puoi volere qualcosa
che non sai? come faccio a sapere
cosa ancora non ho?
è il vuoto o la somma
la meta e il risultato?

è la cerca o il raccolto

lo sviluppo o l'istanza pellegrina

che pone la domanda?

 

*

l’aria non impregnano

brava! brava! mi dicono

è così difficile capire che amo

e si capisce se si ascoltano

parole dell'amore tra parole

che d'amore non parlano

se non per amore

rivolte e indirizzate

 

senti chi parla! mi dice qualunque

in quel momento indirizzato

che nel campo d'onde collegato

non entra in risonanza né in interferenza

piane virtuose verdeggianti infiorate

che l'aria non impregnano

fino alle sue orecchie disperate

 

fino al calco delle sue ossa

dalla mia scarsa potenza

di dire come di ascoltare

nella pietra nel tempo nello spirito

l'infinito sentire il reale

chiamare domandare il mio cieco

amore incapace di dare

*

cuore e spina

che mi importa? la vecchia si avvicina

prima della spina

di morte al cuore

la comune sorte

 

la spina è il desiderio

di vita che continua

oltre nostra sostanza benedetta

di figli in permanenza materiale

 

dedico riflessione

alla mia socia anziana Rosa Spina

mi ricordi: anche Lilli era Spina

dico non sono io

che scrivo la poesia

è la poesia che scrive me ma accoglie

memoria di Lilli con la rima

 

la spina apre un ventaglio

di Grandi morte per il nostro spirito

che a loro si congiunge e ci spinge

ballando leggerezza sulle punte

fin che ricchezza dura

prima dell'orrore (e fu pure

vissuto e conosciuto mai dimenticato

: metti il tono del verso dove vuoi

per condanna o giustificazione)

 

una spina si divarica

in due punte velenose

come lingue di serpente

condotto afferente e discendente

il cuore centro e macchina la generosa

si acquatta che il veleno stana

circonda i bastioni e i sotterranei

rivi sostengono

resistenza del corpo e relazioni

 

ché da te dipende

l'insieme cuore e anima

del mio durare

 

*

te lo racconto e te lo dico

 

ho visto la giovane che lava le scimmie e impaurisce i giaguari

non so come vivere il dispiegato mistero nel tempo

rivelazione di tutti nella immensa corrente del pensiero

e nella realtà liminare

immaginata dedotta avvertita temporale con logica sperimentale,

te lo racconto e te lo dico

ce lo diciamo e siamo sempre in accordo e in disaccordo

col mondo ingordo di suoni e contesti

come bestie e tra bestie tornando

a mite animalità e a umile

produzione di umanità

 

*

l’inchino

scrivimi ti ascolterò

questa volta è una svolta

per te e per me e quindi

centratura sul punto di fuga

 

passionale andatura

invito con l'inchino

 

se dovessi morire

e non volerlo o d'improvviso

e non saperlo

senza garanzie sveglia resta!

nella festa mascherina

chi sei? da dove vieni mi vedi

con quei tuoi occhi neri

come i miei?

 

 

 

*

quest’inverno

Prima cadranno le foglie dei frassini

colore d'arancio e di vino

e gli aceri color di mora

e il sorbo rosso trionfale

un solo giorno spoglierà di vento

 

l'ulivo resta nei suoi fumi

grigi versanti. Intorno la foresta

di rami all'aria bianca.

Allora traffici di formiche nel fango

e discorsi sospesi

 

intanto, diceva il poeta,

io credo che tutto che sempre

per ogni luogo è novembre

a una stazione di posta

accompagnava chi parte e restava

 

attesa d'inverno che asciuga

nuovi succhi di carne

artiglio d'ignoto sulle vesti

in fila i migranti respinti

come antichi popoli che hanno perso la terra

 

del Nord hanno visto l'annuncio

le luci e il freddo in una morsa

che stringe gente libera

alla fatica e a obbedire

e servire perfino

 

*

la corrente stagione

 

Non succede mai niente, raccolgo pensieri

negli orti comuni preparo insalate

e un frutto di stagione. Le notizie

promettono una sosta alle inclemenze

dei venti contrari. Al momento

non c'è ragione di scegliere

tra opzioni confuse. Al riparo della stagione

finora niente è cambiato.

 

*

panni lucenti

                                                                                             a  l. r.

 

 

entrare in panni stretti

fatti con le mani

mentre fuori tutto si spoglia

e si bagna

con luci artificiali che non scaldano

e vento che non asciuga

conservo un fuoco imprigionato

nella caserma di ferro a quella fonte

sociale

alimentata dalle nostre forze

chiedo l'energia per resistere

un altro inverno

*

il premonitore

 

ho fatto un sogno

è un sogno che ho ma non so

che messaggio distillare nella scena

confusa o se realizzerà

per strade di impervia conoscenza

la sua realtà il premonitore

che a memorie latenti affida

spettri dei tempi antichi

la storia favolosa

 

 

 

*

dopo esco

io sono in bilico

tra nichilismo e attribuzione

di civiltà. La strada punta

normalmente a dio ma l'ateismo

di altre civiltà - ognuno si ammazza come vuole

se non ci pensi tu ci pensa il dio

che fissa il termine a mortalità.

Se non confondi il tempo e eternità - del mondo

materiale in gioia

e lui mi dice sun cuntent

de vess al mund a savè che l'è rutund

sun cuntent come un matt e lo picchio e lo scosto

risponde dopo esco

*

bambina kamikaze di 9 anni

 

i piccoli non credono reale

il niente che chiamiamo morte

vicina radice d'amore li assicura

che rinasceranno come prima

 

guerrieri senza ombre li allevano i Crudeli

il male e la morte sono niente

senza sostanza come noi pensiamo

e distinguiamo da esistenza

 

ciechi assassini e suicidi del tempo

se ancora tutto dovrà tornare

con altri corpi e altre menti

in guerra eterna col Male

 

 

*

sono io non sei tu (reloaded)

Sono io con la faccia decaduta

lo sguardo torvo e i lineamenti in pietra

rotta. Non sei tu

che mi guardi cattiva

nei miei pensieri lieti

mentre sorrido tra me tu invece

sei mia nonna mia madre mia zia

l'estranea con le rughe e gli occhi rossi

e dura faccia

che non fa sconti a me meno che a tutti

che punge con lo sguardo e che non tratta

acconti coi ricordi di nessuno.

Vedermi da fuori come gli altri

mi vedono e confermano ogni giorno

mentre l'immagine mentale

di me ragazzina speciale e gentile non funziona

nello specchio serale.

Il tempo che si era fermato si affaccia

stasera e raggiungo mia madre.

 

*

Spice tour

siamo gli spiriti dell'aria

ci distingue fogliolina all'ascella

del ramo siamo ospiti

invisibili in corpi penetrabili

siamo incontri e influssi

di sostanze viventi siamo rari

natanti in vortice vitale

ci incalza la tempesta infernale

e scorrendo memoria rendiamo

tributo al Maestoso tremore

siamo come i viventi nel liquore

della profondità in densità oscura

corpi di marea colonie di organi

radici e architetture di ingegno in misure

di conoscenze vere

che certezza chiama in vari modi

primario riconoscimento

relazione ai vivi orientamento

figurale in intrico d'ampiezza

 

*

tra sè e sé

guardami e guardati allo specchio

io profondità del tempo

tu segno invertito in simmetria

io misura tu i meandri del tratto

io trasparenza tu il riflesso

e sia lucemateria o gibigianna

io invisibile nella distanza

tu immagine cieca in lontananza

apri un varco alla mia figura

e fissa la mutevole sembianza

ferma le danze del pensiero

in forma artiglio del vero

*

sul levare

se seguito a sottrarre - nel comporre
poesia
resterà un testo di premesse
di avvertimenti e rimandi 
                                                all'inespresso
allusioni al senso del tutto

illusione che sia
sostanza reale
non fiato e finzioni - di parole

nel sacchetto di pelle gusci secchi
ai confini dell'intonazione

segno l'accento dove tu
l'intento: è sempre forma
recitata in levare
sul rumore

 

 

*

ecco, appunto



Dimmi cosa non devi
dirmi. Non so. Ecco, appunto. Adesso entri qualcuno a sapere cosa intendiamo noi, che facciamo. Tanto basta a descrivere viaggi interiori cosa si fa e come avviene.

 

*

Farkhunda *

* donna afgana con problemi mentali (?) bastonata a morte da  un gruppo di giovani maschi e incendiata viva per aver bruciato alcune pagine del corano

 

io sono una scema non raggiunta

dalla coscienza per me il problema

non è di parlare in sapienza

ma dire l'incoerenza

dei vostri veli succede sotto i quali

mi fasciate e quando senza

voler offendere il profeta -dio

lo stringa sul suo cuore- io

segnavo la distanza

tra le parole e l'abbondanza

della mia fede senza

le pagine del libro e quando

con bastoni e le fascine in fuoco

mi avete cancellata io abbandonata

nell'unica distanza dal solo

dio so che non c'è colpa

e di me per prima

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=bwIE99mAOeM

*

al monaco tibetano vivo e imbalsamato

 

mi concentrerò per non morire

non in meditazione che condensa

la mente e il corpo in materia densa

secca e imbalsamata ma in materia

abbandonata al suo scadere in

sostanza naturale trasformata

mi solleverò per non morire

a sola essenza spirituale

(vivere in tribolazione e turbamenti)

sarà beato lasciare

le spoglie viventi alla materia inerte

e volare

in trasformato ente

spirituale

*

haisan

 

hilal soglia di luce

arco del mese e di maree

all'orizzonte ombrafugata

 

 

*

Elizabeth Costello *

                                                               * a "Giovanni"

 

lo scrittore ha inventato una signora

scrittrice come lui che viene in visita

a sgridarlo se si sente vecchio

pigro e spaventato ma è lei

che ha messo davanti a una porta

quella di Simone Weil

una porta beffarda che non si apre

e le ha dato un custode un sinedrio

che condanna all'attesa: povera Elizabeth

davanti alla porta chiusa!

 

*

l’anno nuovo

Il cero si consuma
la processione non cammina...
ma che dici? è larga la foglia
e stretta la via e chi va piano
va lontano dagli occhi e dal cuore
quindi qui Rhodi qui salta
male non fare paura non avere
chi bene inizia è già a metà dell'opera
di buone intenzioni è lastricato l'inferno.
Chi lascia la via vecchia per la nuova
sa cosa perde ma chi cerca trova
e se gallina vecchia fa buon brodo
fin che c'è vita c'è speranza
quindi aiutati che dio ti aiuta
e fa buon viso a cattivo gioco:
dove c'è gusto non c'è perdenza.

*

natale


è nato e si alza in piedi (traballa)
comincia a parlare ha sentito
le voci nel ventre
non so di chi è figlio
forse di tutti in famiglia
chiamo mia madre è felice
non si stupisce è contenta che sia
vivace e parlante meraviglia
(mia sorella è occupata ai suoi figli)
ora beve il caffè con i baffi
un bar lungo e stretto con luce di paglia

presepe era il sogno

*

Ma

 

Ascolta - mi dice - il silenzio

ascolta l'eterno

il vuoto che insidia i tuoi sensi.

 

Ma io rido e vedo i conflitti

aspetto paziente sfortuna e malanni

e scherzo sul tempo che mangia la vita.

Ma un dio inconoscibile e muto

ascolta!, mi dice

nell'anima mia.

 

 

*

i grifoni del sonno

 

lucori dipanano il tetto di foglie

sublima il vapore nell'aria asciuga le piume

scioglie i ganci che serrano palpebre e membra

e con uno schiocco di palmi volano via

grifoni del sonno si schiude la cova

del giorno

*

storie del diavolo II

 

tra i tre e i due milioni di anni

duplicano in ipsilon di specie

con australopitechi altre scimmie

bestie nate nella storia

adattate a pensare la cerca

infinita all'origine

di materia e vita

 

di nuovo inverno tardi a mezzogiorno

intiepidisce un poco il sole il vento

il paleoantropologo dice

tropicalizzazione dell'ambiente

col fuoco quindi occupazione

del mondo di noi specie sapiente

non proprio uguale alle altre estinte

comunque umana

                                 sospetto

come sarebbe uguaglianza

bestiale col diavolo a letto --

chiedi pietà meschino

c'è sempre un umano

che perde identità

 

 

 

 

 

 

 

 

*

una sola lingua

 

nel mondo di spiriti è contemporaneo

pensiero futuro al pensato

belle le astratte figure

dell'arco e di istante all'incontro

 

bella distanza del tempo

che fu e prospettive multiple

in cui si conserva e convive

e si accende in un lampo

 

nel suono bocca mente e respiro

sussurrano idee le parole

echeggiano il fondo

articolato del mondo

 

quante parole ereditate

trasformate e non adulterate!

 

 

*

l’orco delle favole I

quando arrivava la moglie dell'orco

mostravano ossetto di pollo

i fratellini Hansel e Gretel

mi pare un cacciatore li salvò

e Pollicino rimasto senza briciole

sul sentiero in fuga coi fratelli

(io non morii e non rimasi vivo)

e Cappuccetto assalita dal lupo

dei boschi alleato con gli orchi dei campi

i cacciatori le nonne le mamme

proteggono i figli le mogli

degli orchi fanciulle

ritardano a trucco cottura

dei piccoli al parantropo robusto

il Masticatore

(che dirompe a guisa di maciulla)

 

*

quella signora

 

quella signora mai vista

la guardo allo specchio mi fissa

disincantata e lontana ma convenuta

all'appuntamento io sorpresa

lei muta mi chiede non sai?

ancora non sai eppure vedi

la madre la nonna le ombre del padre

poi passo e scompare è vuoto

lo specchio nell'aria si sposta e rimane

nessuno da amare (e chi

ringrazio che vede e non io?)

 

 

 

*

il prossimo tuo come te stesso

 

stai nel rispecchiamento

cosí sarai in altri cento

in sostanza

e avanza

la comprensione di sé in altro

che dio affida a quell'altro

non io e si ricomincia

in interiorità

 

grazie mister mistero

silenzio di notte di attesa *

a prezzo di morte nel rito

che ricominciava

 

* (la parola mistero? altro che bocca chiusa!, perchè da múo verbo greco; bensì da musu-notte chi sta in veglia tutta la notte del rito: G. Semerano, L'infinito un equivoco millenario)

 

 

*

musicista d’avanguardia

 

una grande stanza

un musicista d'avanguardia con le iridi blu

e un'ampia pupilla soffice come un cuscino

in effetti stavo dormendo e nessuno guardava fuori

tutto avveniva in un vecchio appartamento

e l'ultima stanza era chiusa

il produttore suo amico mi chiese perché dovrei finanziarlo

perché è un vero artista ho risposto convinta

e ha un passato

ma ora da sveglia c'è solo il presente

e un anchilosante futuro

*

Gaza e altre guerre

 

la bella poesia

non fa rima

con la mia

anima

 

non oggi non ho

fantasia

solo tragici

avvertimenti di follia

 

*

cinque finestre

 

lavoro sullo schermo con cinque finestre

la posta una conversazione (anche due)

i testi poetici e un articolo

di scienza o di filosofia

splendidamente si intrecciano

scherzo sorprese e fantasia

e quel trasporto mentale

che la realtà virtuale dispone

nella contemporanea fruizione

di affetti ragione e armonia

*

si studia poco la matematica

 

mia madre mi insegnava le regole

del minimo comune denominatore

l'eguaglianza al ribasso tra i minimi

che per ragioni loro non si levano

al massimo comune divisore

dei meglio assortiti per ragioni

non contemplate in espressioni

a somma diversa da zero

mi esercitavo a imparare frazioni

per piccole storie cui non servono

derivate e integrali

 

*

almefb

                                           

la poesia è scrittura concentrata

in cui le parole si concertano non solo

si rinforzano di significato

si contraddicono si innamorano

l'una dell'altra e cercano parenti

e lontane amicizie e procreano

paroline curiose o progettano

cattedrali e teorie

                                 ah la poesia, che eterna

felicità del parlare del pensare

e del ragionare!

 

 

*

se rinasco

se rinasco divento musicista

non parlo più

scompongo inseguo afferro

mi arrendo mi confonde mi consuma

il tempo

*

forma del levare #poesiapoeti

 

non posso parlare con te

sei troppo grande tu

parliamo tra noi con i nomi possibili

si fa eco e lode

 

il signore lontano

non solo parole

d'amore ma aspra materia

mi incalza fragile

di essenza eterna

a modulare

 

inseguo l'accento dove tu

l'intento: è sempre forma

del levare

sul rumore