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Raccolta di poesie di Cristian Santini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Ex historia

Rovellare i tendini pregni attorno un globulo

pomiceo nero denso in gravità del vuoto,

inchiodato per traverso schiusosi l’uovo e assorto

un dondolo implume sul fevro arco dell’abbandono -

ah memoria a me morìa

al mimetizzar il passo del costato

retro le curve degli scacchi inflitti

neppiù traccia dello spasmo bianco

spiovuto nel lancio neppiù l’impronta

che rimbomba nel distacco, piatto

questo deserto intatto tra crepe

senza memoria senza una scia

sputati dentro questo mondo

ingoiato questo mondo

sputato questo mondo

ingoiati da questo mondo -

e riscrivere il corale precipitato

al battesimo della falce

uno scomposto fonogramma

del primo occhio

dalle cui fenditure grillano labbra lutee.

*

hybrida

Essere permeabili al trauma sì

come spugnoso muschio irto pe’ scoglio

ciucciare la marea enfiata dalle magnitudini

del levare consunto nell’aritmia che monda

granulo infra gli spigolanti fossi di questo

amnio fuori - nella placenta del mondo

 

essere levigabili meteore essere sì

a mezz’aere epigrafi della china ombra

che regrumora la scia finché occidua stigmi

l’onda finché la residua muta degli evi

murmora reveniente fosforo da angelici

fossili evirati sulla sabbia

 

engolpeo sinuar impronta intra limine alveo

p’eliigerar il baritono sfintere del claustro

p’elidere finisterre nel glauco

de fallura in crisma ovrestere

sratto de rovi a scavar a ritroso

una Babele della cenere

 

onde il detroso suolo è cinto d’assedio

ostender li monchi oltre soglia mutua

onde è lo straniero senz’uditorio cane

ramengo niciar padrone niciar podere

fuor dipartire scheggia in ululato

fuittando l’orme de gravalgia fatuo

ruinando anzi che la rovina scortichi il sole. 

*

Ritmìe

Goccia tardiva

trascurata sentinella scintilla

                        sulla soglia d’oscillazioni

di là d’orme impetrate

 

                                         senza cardine

                             a voltolare

                                                     

stilla dal fuso di stalattiti

                                         mammelle del ghiaccio

e luce fu

                             un’altra volta

                                                      inconclusa

                                                                            eretta

uno specchio convesso

una cerva tombolare nel pozzo -

surge

s’urge

a martellate

atterrate sulle labbra

scoscese d’una madre

l’itterica daga

d’esto sano destrombellicato

lo scarto alla culla sicco

ché llenta sfonda la macchina

finch’aggrinchiata torno lo stecco

d’una megera

svignarsela

rentro il cavo

della polvere,

nemmanco l’amovenza

me sorride.

 

Eco

                   materia rattiene e sfiuta

alla zampata leprina che eride l’infantil fatale

e fe’ tamburo delle mie terga

la mia tribù, flessa come una chiocciola

rinterrizzita da ferrosi vapori d’eoni nei campi -

guercia fonia

questa gramigna strugliafossa

intr’ossa dis-corde soppesata dal vento -

 a specchio del rosso vescicolare

ascesso d’un tramonto

ho modellato come un memoriale

di scivolosa argilla la nostra ascesi

eppur ‘sì ripida ‘sì zoppa

nella cornice della gola.