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Raccolta di poesie di Antonio Coppola
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Autostrada

La tua schiena, un autostrada deserta,
da percorrere un sospiro alla volta,
facendo l'autostop per ricongiungermi al tuo seducente collo.

Le tue mani indomite ti esplorano
e guidano le mie ben oltre i nostri pensieri,
ed io respiro i tuoi capelli distesi sulla tua pelle salata.
Mi nutro di te,
mentre tu mi volti,
portando alla mia attenzione
ravvicinati panorami non lineari.

Curve sconnesse disegnano una mappa
già percorsa per tuo diletto,
mentre l'occhio mio
non vedeva altro che la tua spalla.

Ritorno su quei sentieri,
accompagnato dalle tue mani,
esperte sommelier del tuo corpo,
che morso dopo morso assaporo tutto.

Gemiti e scalpiti e scalpiti,
mentre soffusi e avvolti
i nostri corpi si nutrono a vicenda,
si invertono e stringono,
poi sguisciano e in fine si ricongiungono,
in un bacio, lento, quasi noioso,
dovuto, ambito quasi desiderato,
esploso con l'ultimo soffio di forza rimasto.

*

Il mio volo in un sogno blu

Vivo in uno stato di incertezza permanente,
a metà strada tra l'incapacità di relazionarmi con gli altri
e la mancata possibilità (e spesso voglia) di uscire,
relazionarmi con altri.
Sono al vecchio crocevia,
ma il diavolo che mi aspetta si prenderà la mia anima senza inganno,
senza offrirmi nulla in cambio.

Dinanzi a me s'impenna una eterna angoscia
logora, sporca, marcia,
mi affanna e mi affama d'amore,
mi conduce al sound del sud,
con dove il cane incontra il sole
e il fischio antico del treno riempie ancora l'aria
si diffonde oltre le pareti
la terra sotto i miei piedi s'increspa
e si spalancano i cancelli dell'ade,
l'inferno è sotto casa.

Provo a sfuggirgli, ma il demone mi insegue
mi colpisce dritto al cuore,
cupido infame con la mira sbagliata,
mi condanni ad amare i suoi occhi,
il suo sorriso
il suo culo rotondo e perfetto,
che le accarezza i capelli ramati.

Diceva il vecchio cane,
che il blues è un uomo buono che soffre da morire
per la donna che amava un tempo,
per la donna che non c'è più
e dopo mesi di un corteggiamento latente
che lei neanche ha notato,
un vecchio diavolo mi presenta un nuovo conto da pagare.

Nulla di nuovo, nulla di ignoto,
era già tutto nel mio calcolo anticipato
per voce di quel vecchio cane
che mi condusse al crocevia.

*

Supplizio

Quante volte ho preferito l''amaro sapore di incerte delusioni
al sapore dolciastro di una certa serenità.

Quante volte ho preferito una calma apparente,
imprigionata nell'occhio del ciclone,
appena preceduta e immediatamente succeduta
ad una preannunciata tempesta permanente.

Quante volte sono sfuggito alla consapevolezza
che quel tempo onirico si sarebbe infranto in mille cristalli
affilati come lame di rasoio.

Quanti sobbalzi hanno placato l'ineluttabile divenire dell'essere,
la manifestazione terrena di una realtà che non m'appartiene
e quante lacrime hanno provato in vano
a scavare un sentiero su di un cuore ormai inaridito,
per lavare via un la polvere di un passato che volevo rinnegare
ma non riuscivo ad abbandonare.

Quante volte ho provato a rinchiudere il mio dolore in un baule,
aggiungendo catene su catene,
provando a nasconderlo negli anfratti più oscuri e irraggiungibili della mia anima,
nei microscopici frammenti del mio cuore infranto,
nell'illusoria essenza di un unica entità ormai perdura,
senza mai riuscire ad imbrigliare realmente la sua natura eterea
che trascende le pareti e risale dagli abissi.

Quante volte ho saccheggiato la mia mente
rincorrendo pensieri,
ricercando idee,
parole scritte in una lingua mai esistita e trasmutate
in una criptica incisione funesta sulle porose pareti del mio cuore, inaridito
e strabordante di sogni infranti.

Quante volte ho provato chiudere gli occhi,
a mettere ordine nell'accecante oscurità del vuoto cosmico
che avvolge e distrugge la mia vita
lasciando d'essa, soltanto l'amaro sospiro riposto in uno fetido baule
di legno, marcio, come le mie ossa stanche,
prigione eterna della mia anima rampicante,
infestata dai mille scheletri del mio passato
in un supplizio che non conosce fine.

*

Perduto dentro un sogno

C'è stato un tempo in cui ho giocato ad inventare parole
senza mai imparare a dire, parlare, comunicare.
Ho cercato di dar forma a pensieri cercando immagini, 
creando ricordi di un mondo che non mi apparteneva, che non apparteneva a questa realtà.
Ho cercato di dar fiato alle mie sensazioni, alle mie emozioni, ai miei sentimenti,
ed ho inseguito un sogno, ben oltre i confini del mondo onirico, 
dove ogni cosa ha l'incertezza di essere, e la consistenza delle nuvole.
Ho trascianto quel sogno alla luce del sole, 
stringendolo, forte al petto come solo un genitore può stringere un figlio, 
ma a nulla è valso e in fine l'ho visto svanire lentamente, 
divorato dal tempo che lo avvolgeva nell'ombra di un lontano e perduto ricordo.
Così, ho inventato nuove parole, trascendendo il senso di questo mondo e questa mia esistenza, 
cercando un segno, un nome, un volto. 
Una prova, anche fosse solo illusoria della sua esistenza.
Ho cercato il suo sguardo nel sole calante che all'orizzonte si tuffa nel mare, 
ho cercato i suoi capelli tra le onde dorate e increspate dal vento, 
ed ho udito la sua voce tra le onde che si infrangono sugli scogli.
Ed ora che nel sogno scrivo e do forma a queste mie parole,
so che quel tempo e il senso di queste parole non andranno perduti e non andranno sprecati.

*

Mi manchi

è un po che non ci parliamo, anzi, è un po che non mi parli, non so se ti ho fatto qualcosa, se in qualche modo ti ho offesa o se semplicemente ti sei stancata di me e della mia eterna indecisione. 
Sappi solo che mi mancano i tuoi occhi, mi manca il tuo sorriso, che per me era il più bello del mondo.
Mi manca la tua voce, anche se non parlavamo poi così tanto, ma più di tutto, mi manca il sogno, mi manca il sogno di averi e la speranza di poter essere tuo, la speranza di non essere scartato ne messo da parte.
Il mio cuore ti apparteneva e ti apparterrà sempre, anche se ormai siamo lontani, anche se non siamo mai stati tanto vicini, perché per me sei stata importante, per me sei stata qualcuno, e nel mio affollatissimo cuore quel qualcuno era ed è tutto. 
Ma in quella dimensione, caotica e affollata, che è la stanza più interna del mio cuore, ci sarà sempre un posto per te, per quella ragazza meravigliosa che sei e che un giorno, sorridendo un po intimidita, mi rivelò il suo nome rendendomi felice, anche se solo per quell'istante.

 

 

Scrivo queste parole perché tutti sono qualcuno, e a volte, senza che ci sia un reale motivo, senza un perché, capita di sentirsi abbattuti, capita di ripensare ad una persona che c'era o che avrebbe potuto esserci, e in quei momenti in cui sogni e ricordi si mescolano tra loro, capita che nasca un pensiero.
Roberto Vecchioni, in una di quelle sere scrisse una delle sue canzoni d'amore più belle, si intitola "mi manchi", ma io non sono vecchioni, non sono neanche un frammento della sua ombra, ma in una di quelle sere, ho voluto buttare giù queste parole. 
Perché anche se lei non c'è mai stata realmente, è stata qualcuno, e quel qualcuno, mi manca.

*

L’ultimo viaggio

non ci eravamo ancora salutati e già sentivo la tua mancanza,
non eri ancora andata via che già percepivo la tua assenza,
e il pensiero di quei mesi che, senza te, sembravano secoli,
mai ottobre fu più lontano,
mai un'estate più lunga e vuota,
mai nessuno avrei immaginato potesse mancarmi tanto,
mai nessuno avrei immaginato potesse diventare
così importante per me, in così poco tempo,
e mentre ti vedo scendere dall'ultimo treno insieme,
nel momento dell'ultimo viaggio ritorno indietro a quella prima volta, regalandomi ancora una volta, la la gioia infinita di un tuo abbraccio,
ed un sorriso.

*

uno per ogni volta

Un filo, un laccio, un bracciale,
un cappio al polso come fosse il mio collo,
uno per ogni volta che ho pianto,
anzi, uno per ogni donna per cui ho pianto,
uno per ogni volta che mi sono innamorato,
un nodo alla gola per ogni volta che non sono stato ricambiato.

 

Un bracciale, leato al polso per ricordare,
un cappio di corda o di pago per non dimenticare,
li lego al polso quando soffro,
li lego e spero che quelloo sarà l'ultimo,
che magari ne cambierò qualcuno, ma non ce n'è saranno ancora.

 

Un bracciale per ogni volta che mi racconto la stessa storia,

uno per ogni volta che mi sono innmorato,
uno per ogni volta che ho capito che fosse finita,
uno per ogni volta che ho desiderato farla finita,
un bracciale per ogni volta che sono morto,
e anche se fossi un gatto, ce n'è qualcuno di troppo.

*

Soli

non siamo altro che la sommatoria di rimpianti e delusioni,

esseri insensibili ed egoisti

convinti che il mondo sia un posto per loro,

che la ricerca della felicità li porterà da qualche parte,

rifiutandosi di accettare l'unica verità inequivocabile,

siamo noi e noi soltanto,

miliardi di esseri isolati in mezzo ad una folla,

siamo noi e noi soltanto, l'unica persona su cui poter contare,

l'unica che non possiamo ferire,

l'unica che non potrà mai ferirci, neanche per errore 

*

Dieci anni

sono passati ormai quasi dieci anni

dalla prima volta che mi sono sentito "così",

sono passati quasi dieci anni dalla prima volta che mi sono detto

"dai , la prossima volta andrà meglio",

non era "lei",

"è stato solo un'abbaglio".

 

Sono passati dieci anni

da quando per la prima volta "lei" mi apparve in sogno,

e da allora non ho smesso di cercarla

o aspettarla, in vano, senza mai incontrarla,

senza mai avvicinarmi. 

 

E in tutto questo tempo,

una quantità infinita di nomi e volti si sono susseguiti,

ma nessuno era reale,

si trattava di mere ombre,

spettri che non appartenevano al mio mondo,

passati da qui, solo per tormentarmi.

 

Sono passati dieci anni dalla prima volta che mi innamorai,

e piansi per amore,

e in tutto questo temo, non ho mai smesso di piangere e star male,

di tanto in tanto mi sono illuso che la fine potesse essere vicina,

che finalmente la persona che cerco e che aspetto da tutta la vita

fosse appena dietro l'angolo, e puntualmente era l'angolo sbagliato.

 

Sono dieci anni che giro a vuoto,

in cerca di qualcuno che forse non esiste,

per la strada si susseguono volti e nomi sconosciuti

che mi invitano a cercare altrove,

che gli dispiace, ma non è lei la persona che cerco,

che prima o poi la persona che cerco arriverà,

ed io da dieci anni fingo di crederci.

 

Ma dopo dieci anni di colpi bassi,

non credo di avere più la forza di reagire,

questa volta non riesco a rialzarmi,

ma non perché lei sia chissà chi,

è solo un nome, l'ennesimo nome in un lungo elenco,

ma questa volta, per qualche motivo che non riesco a comprendere,

sta facendo più male e più a lungo.

*

Incubo in abito da sposa

C'è un'unica differenza tra un sogno ed un'incubo,
una volta finiti, quando riapriamo gli occhi e torniamo alla realtà,
il sogno vola via, ma noi lo stringiamo,
cerchiamo di trattenerlo,
di prolungarlo il più a lungo possibile,
ma senza successo.

L'incubo invece,
è lui ad avvinghiarsi a noi,

a stringerci e trattenerci,

fino a toglierci il fiato.

Ma la verità, è che non c'è alcuna differenza tra i due,
ed i sogni , anche i più belli,

non sono altro che incubi in abito da sposa.

Fortunatamente però, anche il più bello degli incubi,
prima o poi, dovrà terminare,
lasciandosi alle spalle, soltanto un grande vuoto
ed un senso di incompletezza,

che da forma alla realtà.

*

Disillusione

Ma che razza di idiota bisogna essere,
per credere in un sogno sognato tanti anni fa ?
ma che razza di idiota bisogna essere,
per poter credere colei che apparve in quel tuo sogno fosse reale ?

 

Ma che razza di idiota bisogna essere,
per passare la vita a cercare, rincorrere e aspettare quell'ombra,
sussurrando un nome che forse neanche esiste,
per poi, di tanto in tanto, cadere nel baratro della realtà,
e in quella oscurità accecante riaprire gli occhi,
rendersi conto che lei non esiste,
non è mai esistita e forse non esisterà mai.

 

Ma che razza di idiota bisogna essere,
per credere che la realtà possa essere questa ?
ma che razza di idiota bisogna essere,
per rinunciare chiudere gli occhi e non vedere più nulla,
per rinunciare ad un sogno, a rinunciare a lei,
soltanto perché il suo volto non è ancora ben delineato,
e il suo nome si confonde, si nasconde tra mille altri
e la sua ombra si perde nella memoria.

 

Ma che razza di idiota bisogna essere,
per credere che la realtà possa coincidere col sogno,
e sperare o fingere di non sapere, di non vedere e di non capire.
Ma che razza di idiota bisogna essere,
per aprire gli occhi ed accettare la realtà.

*

Memoria di una guerra vista da un giovane vecchio

nun tenev riece'anne quann venettn e surdate

alluccavn che fucil mman

si t'acchiappavn, t'o puntavn nguoll

a gent fujev alluccav

e surdat nun s'capev ca bulevn

chill'ajer ern cumpagn

e mo c'mettn e fucil mfacc

sti surdat so genta stran

ij pensav mentr m'annascunnev rind a rott

chisti cca c bonn a nuj

nuj nun tnimm manc c'mangià

nu poc e vin e duj pullast

quatt pisc e miezu purp

sann'pijat pur chell

i m'arricord ca papà

teneva nu purcieddu

bell chiattu chiattu

e ij che frat mij


( avita sapè, mo vo ddic

song o primm e riec frat

quatt ommn e tre femmn

chillati duj so muort

appen lassarn a mammà )


ascpettavn o moment ro sguzza

già c'alliccavn e baff

cu tutta chella carn, c'avevma sazzia

e invec no

so venut chilli là

semp ngazzat, semp nrvus

allucc a cca, allucc a la

na matin na vecchj s scfastrej e dicett

"ne marschà, ma c'tnit semp r'alluccà"

e chi sap mo chella vichjarell arò stà

sall'ann purtat

e chi l'a vist chiù

s'ann purtat pur e gallin e quatt puorc

ma u nuost no

chill papà er furb

o nascunnett aret e vott vecchj

chell senza vin

e cert, nuj sul chell sul tenevn

o vin sel'ern veppt e surdat

chisap a quanta tiemp stann cca

i numm arricord

o nonn e muort e a nonna pur

e pur chillu zij ca numm arricord o nnom

ma na matin ch'bellu juorn

me so scetat e quatt

aveva ra fa o pan,

pecchè o guaglion ro furn er malat

e mentr jev, veriett che i surdat se ne fujevn

e ij dicett a mastu cicc

mastu cicc èr o mast panettier

ne o ci, ma sticcà a ro vann

pare ca s stann cacann sott

chi ce sta allà ca mett a paur e surdat

e mbe ricette mastu cicc

sì nunn o saj tu pecchè l'avessa sape ij

nunn o bir ca stong ca cu ttic

e ce facettm na resat

pe quacc juorn nun se verettn e surdat

e po nu bellu juorn

i c scpass

e surdat nuov, bell lor,

ce revn e cuculat

e ccriatur ern cuntent è zzumpavn nguoll

bell bell

nunn l'ajj mic cappit ch'è succies

o frat pzzrill s'er fatt ruoss

e nonn ern muort

chi sap ch'è succies

e surdat so cagnat

e ij, che frat e che sor mij

c'avimm finalment maggnat o puorc


ma secondo me nunn er o stess,

papà ricev chill' o puorc camp n'ann

ma si o puorc camp n'ann, allor,

è passat sul 'ann a quand' so venut ca e surdat

sta cos a me, me parz semp stran

comm'è stu fatt, so cinc anne ca teng semp nov' anne

chill papà, er furb, e ij mo ca teng sittant ann, vabbuò, facimm uttant

m n so jut a scol e m'agg laureat,

ca te crir ca so fess,

ij a werr l'agg vista ra criature, ca se facev ruoss

e mo ca so nu viecch m'arrecord tutt cos

m'arricord quanta nfam ce cuntavn e surdat, arò annascunnevn o bin e o puorc

e lor s'pijavn na part 

m'arricord ca papà se scetava e quatt ra matin

e zittu zittu se vennev e puorc ruoss e cca lassava sul e pizzridd

purtav quatt sord a cas p'accattà e pisc e ppan

se vennev e puorc pa c'fa campa a tutt quant

pe ce da n'istruzion

pe ce manna alla scuola

e io maggiore dei figli in questo non l'ho mai deluso

mi sono laureato con il massimo dei voti, e sono diventato insegnante

ma c're stè facc,

non lo sapevate che l'italiano io lo conosco bene

ma i ricordi di un giovane vecchio sono in quella lingua, in quel dialetto

i miei ricordi sono confusi se provo a tradurli,

ma sono chiari nella lingua che parlavo in quel tempo

sono confusi dagli anni, dai sogni e dalle paure

ho visto la guerra, ho visto la morte con i miei occhi, ed ora settant'anni dopo

la vedo nuovamente, ma questa volta è in festa, lavora poco, non si affanna, e mi saluta

"eccomi a te arrivo",

 presto ci rincontreremo ed io pagherò il mio debbito a mastu cicc

c'a chella nott se piglat na scarrecat e fucil tutta mpiett


*

Guarda mio amore

Guarda mio amore, 
il sole tramonta 
anche sugli occhi stanchi degli affamati, 

guarda mio amore 
le stelle se fossero ferme 
illuminerebbero il cielo notturno, 
ed è così che la notte di chi è solo 
apparirebbe meno fredda, 
meno lunga, 

guarda mio amore, 
posso cercarti anche di notte
posso vedere il tuo sorriso 
tra quei miliardi di soli

guarda mio amore,
ti cercherò di giorno, 
mentre gli altri vivono

e sta sicura amore 
che se esisti, se è vero che esisti 
io ti troverò


*

Solitaria Stella

col passare del tempo, 
man mano che conosco il genere umano, 
mi sento sempre più simile alle stelle, 
meravigliose da vedere, 
ma soltanto da lontano, 
perché superata una certa distanza, 
se ci si avvicina troppo, 
il loro calore eccessivo 
rischia di bruciare e distrugge ogni cosa. 

per le stelle non ci sarà mai amore, 
ed il loro calore è destinato a spegnersi, 
nel solitario gelo del cosmo.

*

Stelle

le stelle vanno le stelle vengono
stelle
che muoiono di giorno
e poi rinascono per accompagnarci
quando siamo soli e fuori c'è la notte
stelle fari eterni e luminosi
guide instancabili dei marinai sanchi

stelle, e stelle, e stelle
che sono granelli d'oro
e puoi tenerne mille in una mano
e mai nessuna da accarezzare

stelle, e stelle, e stelle
mai troppo lontane da non essere viste
che e ci raggiungono quando sono stanche
bruciano nel nostro cielo 
perchè qualcuno le guardi

stelle, e stelle, e stelle 
che brillano solo per chi le ammira
e chi non punta il naso verso l'alto ?
chi almeno una volta non ha espresso un desiderio

stelle, e stelle, e stelle 
mai tanto belle come in questa notte 
mai tante stelle han danzato in una notte 

stelle, e stelle, e stelle
dove siete amiche stelle
non verrete a dirmi che è già giunto il giorno


*

Nirvana

immagina di vivere per anni nell'oscurità
i tuoi occhi si abituano alla penombra
poi, un giorno, ti incammini lungo una qualche strada
e alla fine di essa
il sole illumina un meraviglioso giardino
appena arrivi non capisci di cosa si tratti
è tutto così abbagliante
i tuoi occhi sembra che brucino
gli odori sono forti
sembra quasi di essere sotto l'effetto dell'LSD
poi, poco alla volta
ti abitui a quella luce
cominci a distinguere i colori
le sagome, persino gli odori si distinguono
improvvisamente non è più tutto caotico
ma tutto è sembra al suo posto
puoi vedere il masso su cui hai inciampato
o la fossa in cui eri caduto
puoi vedere le api che ti hanno punto
quando hai urtato il loro alveare
puoi persino vedere il mostro che ringhiava
e ti spaventava
fin da quando eri bambino
ma poi ti accorgi che è solo un un cucciolo che vuole giocare
questo è il mio nirvana
o almeno è questo quello che credo

ma io non l'ho ancora visto
sto ancora camminando in quel labirinto sotterraneo
nel quale chissà quando mi sono perso
e del quale un giorno sperro di trovarne l'uscita

*

Infinito

e quando poi ti accorgi che l'infinito non esiste, 
che è solo una linea sottile che va più in là di dove giungono i tuoi occhi,
che stelle anche quelle più lontane sono appena ad un palmo dal tuo naso, 
e che la tua mente può raggiungerle in ogni istante.

quando la nebbia svanisce e riesci a vedere il tuo riflesso nel grande cielo
quando la notte non è più troppo buia e i tuoi occhi fendono le tenebre
i tuoi songi , i ricordi, sono spadec affilate e potenti 
che ti rendono un guerriero invincibile
che come dicevano gli "indiani"
non combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. 
Il guerriero per loro é chi sacrifica se stesso per il bene degli altri
che impegna la sua vita al servizio della sua gente
e quella vita p immensa, dura secoli
negli occhi nei ricordi, nei racconti nei canti
l'infinito è un uomo che non muore a se stesso
l'infinito è solo un punto troppo lontano per essere raggiunto
ma vicino, nascosto nel cuore di ogni uomo
infinita è l'umanità che ci rende veri e vivi
infinito è il dio che risiede nei cuori 
infinita è la via che conduce al paradiso
ma il paradiso non è nascosto chissà dove
è infinito, ma è qui, sulla terra
nel cuore e negli occhi di chi saprà vederlo

*

la mia pietra

non sai perchè, non sai come
ma capita a volte, in una sera di inizio estate
te ne stai lì, seduto a pensare
te ne stai lì, a far niente, mentre fissi il vuoto
e lei che in quel momento chissà dov'è
ti ritorna in mente 
rivedi i suoi occhi, i suo capelli
quelli che non hai mai potuto accarezzare 
e ti accorgi che in un attimo
è passato un anno
da quando per la prima volta sentisti il suo nome
e pensi che ora lei è lontana
che forse non sentirai mai più il suo nome
dici sempre che il passato non cambierà
che il sole che sorge ogni giorno 
non è mai lo stesso sole, che non si torna in dietro
ma vorresti tornare
solo questa volta 
per non donarle quei fiori
per non sape
re quel nome
e mentre fissi il vuoto 
le lacrime del tuo cuore si fanno sempre più pesanti e rumorose
e la pietra che stringi in mano, ti sembra una piuma
poi cominci a ridere
e con gli occhi in lacrime
ti chiedi a cosa pensavi quando da stupido ti sei innamorato di lei
di lei che non ti ha mai guardato
di lei che per puro caso conosce il tuo nome
di lei di lei di lei 
e ti ripeti lei, ma non pronunci il nome
perché se è senza nome fa meno male 
ti ripeti 
non è reale, è uno scherzo della mia mente
ma mentre pensi stringi sempre più forte la tua pietra 
sulla quale hai scritto un nome 
un nome che non è suo 
è di nessuno, è vento forte che viene da lì
da dove sorge il sole 
per ricordarti ogni giorno 
che non si torna in dietro

e che dare un nome ad una pietra non serve a niente 
ma la stringi a te 
e pensi
questa, è la mia pietra

*

porte

ci sono porte che sarebbe meglio non aprireperchè
sapendo cosa c'è dall'altra parte
potremmo desiderarlo
ma sulla porta c'è una lastra di vetro 
e noi non possiam passare
restando così soli 
senza poter raggiungere ciò che desideriamo

*

credo che la poesia

credo che la poesia
sia l'unica cosa al mondo
ad essere realmente libera
non ha regole, non ha limiti
è inchiostro carta sudore fatica
sono immagini, ricordi, riflessi del tempo
credo
che abbia il potenziale per riscrivere il mondo
credo che possa mostrare, raccontare, far sognare
chi legge come chi scrive
chi sogna come chi ascolta
credo che il solo suo limite
sia la carta che finisce
la penna non può andare oltre
ma credo anche
che abbia un potenziale infinito
capace di smuovere masse
di placare le folle
capace di riunire attorno ad un fuoco
per raccontare una storia
credo che la poesia
non possa avere regole
non possa avere fine
sarebbe come fermare un fiume
o placare il mare in tempesta

*

La rosa senza spine

una rosa senza spine
non è un fiore
è come l'acqua di fonte
senza sapore, senza odore
senza colore
ma riflette il cielo
foglie e nubi

è pura ma non perfetta
perfetta la renderebbe anche una sola spina

*

Isaac Newton

saluto voi viandanti e lettori, e vado a raccontarvi la strana storia mia, la storia di quel dì che mi
sdraiai all'ombra, d'un quercio, o almen, così credevo, ma quercia aimè non era, e dall'albero alla mia
testa passo una grossa mela.

Quel dì , da che ricordo parea del tutto stanco
e mentre passegiavo, nel parco, a pancia piena
pensai tutto d'un tratto
"quel quercio , bhe, di ombra ne datanta"
e fù colpo di genio
optai per riposare, e mi sdraiai su quel bel prato
che dal quercio era ombregiato
Ma aimè sfortuna volle
che una svista bella e buona
mi portò a veder quel quercio
che quercio poi non era
ma un albero di mele, di quelle belle grosse
e lo capi in ritardo pagandone le spese
perchè mentre dormivo
una mela ormai matura
decise di tuffarsi
direte voi , vabbè, son cose assai normali
ma la mela per dispetto
mi cadde dritta in testa
capii sì due cose
la prima più importante
la quercia non era quercia, ma bensì un melo
la seconda fu ben più nota
capii che dalla pianta i frutti
i rami, persin le foglie secche
precipitan di colpo, e questoin tutti i corpi
la piuma e il sasso, persino il capomastro
quand'annunziai la mia scoperta
mi diedero del matto
poi un dì divenni dotto
mi chiamavano maestro
mi dicevano dottore
qualcuno osava
dicendo che ero un genio
Divenni mente eccelsa
e il nome mio fu eterno
per caso poi direi
perchè per me sappiate
che non è poi di grande vanto
dir che da gran sbadato
mi son sdraiato all'ombra
credendo di cipresso
o quercio o altro
ma non pensai di certo
si trattasse di quel melo
e quando quella mela
la testa m'ha percosso
facendo un grande botto
scoprii la gravità.


Signori non vorrei che la mia storia, di qui in poi vi turbi, son solo un pover uomo che racconta di
quel dì in cui divenne un genio Isaac Newton

*

canto del vento

Un uragano chiamato amore
al suo passaggio lascia soltanto un grande vuoto
ed un triste ricordo di felicità
distrugge ogni cosa
non vedi più fiori
non vedi colori
non senti più nulla
per cui valga ancora, alzarsi e gridare
con tutta forza che ancora ti rimane
ti sembra sbgliata ogni cosa
vorresti svanire nell'ombra
ed urlare con rabbia
versare con tristezza le tue  ultime lacrime
che ancora custodivi gelosamente
vorresti andare via
sparire per sempre
vorresti, ancora una volta
vedere le stelle il danzare
sentire il vento cantare
una dolce cansone
che come una spugnia 
cancelli ogni cosa. 


*

Luisa

Si uniscon le stelle
e scrivono un nome danzando nel cielo
la prima luminosa, è stella d'orione
una seconda compare poi dal nulla
iniziano a danzare nel cielo notturno
Sapienti, Saggi, Maghi e stregoni
ascoltan dalle stelle, in canto, quel nome
poi la notte finisce ed il sole
lento si porta tra gli astri
celando il tuo nome
illuminando il tuo volto
che vedo spire
sommerso di luce

*

Partirò

partirò 
verso il sole rossastro 
di un'alba di bassa pressione 
col cattivo tempo che arriva
cavalcherà l'ultimo raggio di luce splendente 
prima che nuove nubi avvolgano il cielo


e vivrò in eterno 
nell'aurora infuocata
dimenticherò un sorriso mai stato mio
e scriverò parole amare
che bruceranno il cuore
per sfogare un sogno appena infranto
e scriverò quel nome
che speravo fosse mio
lo scriverò su un sasso
che lancerò nel mare
diritto verso il sole 
che al tramonto divora l'orizzonte
e sarò di nuovo vivo 
pronto a sfidare il nuovo giorno
mentre il vecchio non è altro che un mezzo ricordo