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Raccolta di poesie di Alfredo Caputo
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Schianto

Il tempo si schianta,
Collassa piatto su se stesso.
Nei minuti contati
Del coma esistenziale
Percepisco il peso
Dell'autodistruttiva
Rivolta interiore.

*

Brucia

Ardi,
Incendia,
Incenerisci
La mia anima
Di fiamme nere,
Che sì tanto
Bruciò sinora
Smarrita nei solinghi
Spazi dell'infernale
Vuoto.
Non conosce sosta,
Requie non ha,
Nè tregua,
L'assurdo e spaventoso
Moto del nulla.

*

Talamo di morte

Insensati orpelli si susseguono
Nel grigiore evanescente.
Il vecchio s’agita ed esalta
Follemente nel suo talamo
Di morte.

*

Notturno vagabondare

Il mio notturno vagabondare
In stanze calde e silenziose
È lercio e traboccante
Di peccato.
Covo dolore e sfogo represso
In anonimi momenti
Di stordita allucinazione.

*

Pavidi abbagli

Pavidi abbagli di tristi reminiscenze
S’incastrano nell’infuocato
E arido decorso dei nostri
Giorni cinerei.
M’inclino assorto sulla scia
Della bestiale catena
Degli eventi.

*

Senza titolo

Alberi sempreverdi
Corredano il tuo silenzioso
Giardino.
Amore di vita.

*

Esistenza celeste

Un miliardo di cristalli taglienti
Piovono dal cielo ombroso
Che con le sue nubi grumose
Nasconde il sole etereo.
Giammai vidi l'oscura sorte
A cui siamo segnati
Adombrata anche solo lontanamente
Nel misterioso e barbaro caos
Dell'esistenza celeste.

*

Atroce immobilità

Tutto è immobile
Ed atroce si riversa
La staticità dello spazio circostante
Sul mio animo.
Fotogramma impietoso
D’un sogno infranto,
Vivida e pallida istantanea
Di un desiderio mortale,
Le calme parvenze del naturale
Lì fuori stanno a martoriare
Il mio angoscioso e tremulo
Gesto interiore.

*

Natura = Anticristo

La tua fervente infedeltà
Al verbo della Natura
E dei suoi euforici movimenti
Per sempre sarà punita
Con le privazioni
Dell’innaturale delirio,
In eterno sarà stigmatizzata
Con aspirazioni soffocate
Dall’oppressivo culto
Del vuoto cosmico,
Dalle forzate
E falsamente lenitive
Autoimposizioni.
E godi pure per il resto
Dei tuoi spenti giorni
Del nulla ingodibile:
Da solo già ti sei inflitto
La terribile punizione!

*

Bollente isteria

Ti diverte, a tuo dire,
Giocherellare
Con l’insistita forma
Della tua crudeltà,
Manipolarne le fameliche
E grevi assurdità.
Mi stupisco ogni volta
Al ricevere senza averlo
Chiesto
Il lancinante turbinio
Della tua bollente
E torrida isteria,
La tua pulsante
E salina follia.
Un amaro bagno
Di sangue
Non potrà mai rendere
Più rosso
Il tuo corpo ruvido
E fremente.

*

Morte presente

Ho scorto in un attimo gelato
Il lento ed inesorabile
Rintocco della mia parte lontana
Da questo presente accidioso
E assolato.
Sono sceso negli antri abissali,
Nei meandri profondi
Del mio ricorrente tedio,
Trovandovi spessi strati
Di catartica alienazione
Da queste insane
Ed insensate occorrenze,
Dall’accidentale turbinio
Degli sconvolgimenti sciocchi
E nefasti.
Lì ho intravisto l’esistenza
Pacificata, immersa
Nella quiete perpetua
Del conflitto benefico.
La magica, calma
Agonia.

*

L’olimpo dei poeti

Baudelaire mi riempie
Di demoniaca vitalità
Incitandomi ai paradisi artificiali
E ai versi superiori.
Artaud mi lancia dall’alto
Le sublimi invettive
Dei suoi onirici e barbari scenari
Pieni di angosciosa goduria
E d’impeto fremente.
Lorca m’inquieta e affascina
Con le oscure atmosfere,
Le devastanti
E dolci immagini
Di sangue e morte
Delle sue Gazzelle.
Campana mi scuote
Con il dionisiaco turbinio
Delle sue visioni supreme.
Oh, grandi e sommi poeti,
Nutritemi ogni giorno
Con i vostri magnifici
E superbi componimenti,
E non abbandonatemi
All’aridità di un mondo
Privo di poesia.

*

Urlo schiavizzante della liberazione

Appoggio i miei roventi e mesti pensieri
Sul tuo scuro volto di ferro
Mentre dentro emetto sguaiato
L’urlo schiavizzante della liberazione,
Rassegnatamente soggetto a
Questo folle mondo di
Ombre minacciose.

*

Dolce carnaio

Mille baci di morte dispensò
La sua esistenza di pietra,
Lasciando arrancare di disperazione
I suoi simili in rivolta.
Il dolce carnaio dell’ uman mondo
Si estendeva festoso dinanzi
Ai suoi occhi profondi.

*

Tempesta interiore

Il Mondo di cani ringhiosi
Avvinghiati alla carne deperibile
Procede verso la devastazione.
Ombre nel vento violento
Assalgono con i loro onirici abbagli
Di materia
Avviandosi verso lo spazio vuoto
Dell’orizzonte estremo.
Schiere d’ anime dannate
Affollano il gran progetto
Del Signore supremo e celeste
Nel giorno santo del Nulla.
Tu mi cullasti a morte
Negli attimi liberi
Del tuo maligno singulto
E della tua sadica maledizione.
Origlio i richiami lontani
Dell’affannoso scenario immenso
Imprecando furente il nome
Di Giuda il traditore
E di colui che non mi amò.

*

Inneggiare

L’alcool inneggia all’esaltazione
Tormentosa..
E tu..
Tu, viscida esistenza
Di cristallo scalfito
Ed appassiti petali,
Tu inneggi alla morte.

*

Sapore di sconfitta

Quella scala non vuole proprio uscire,
Aspetto invano un colore di picche.
Faccio full, ma a nulla mi serve
Se il mio avversario lo tiene più alto.
Poche chips mi rimangono ormai,
Dopo aver giocato
Alcune buone mani iniziali
Altre azzardate nel mezzo
Ed altre ancora sfortunate alla fine.
Credevo di poter cavarci
Un minimo di soddisfazione
Da questo gioco,
Ma niente, la sconfitta mi perseguita..
Ho imparato a masticarne sin da subito
L’amaro sapore.
E poi, però, mi dico sempre:
Su, dai, non crucciarti.
In fondo, è pur sempre un gioco.

*

Madre di strazio

Madre del mio insulso ed ignorante
Strazio.. cuci di grazia, se puoi,
Le molte ferite che mi sono procurato
Via facendo.

*

Senza titolo

Inferiamo ebbri dinanzi
Alle lacere porte dell’inferno.
Eppure resistiamo vili.

*

Stracci di versi

I miei mendaci stracci di versi
Poco valgono in confronto
Al sacro silenzio dell’assoluto.

*

Come un uccello sbattuto dal vento

Come un uccello sbattuto dal vento
Vivo la mia rovina.
Come il suo pietoso resistere e oscillare
Mi faccio strada a fatica.
Come la sua caparbia lotta di sopravvivenza
Mi apro un sentiero frammentato.
I momenti di quiete, sai, sono pochi,
E cercarli rende ancor più affannoso
Il mio tragitto senza meta.
E a volte le lacrime
Son dolci come il miele,
In un mare di sale,
In un deserto di nebbia.

*

Società di farisei

L'uomo, vostro simile, colpite,
Scagliando contro voi stessi
La vostra barbara invettiva.
Per nulla vi curate
Dell'altrui sentimento,
Sciacalli imbellettati e gonfi.
Divorate il cibo offerto
Come ingordi avvoltoi.
Nemmeno le iene, forse,
Agirebbero così crudelmente.

*

Strascichi

Dati di percorso si dissolvono
Aggrovigliati in un microuniverso
Odorante di trapasso.
Disfacimento atomico
E disintegrazione impazzita di corpi bramosi
Si innalzano a costruzione unica di senso.
Le porte spalancate hanno accolto per sempre
Sperduti ed incoscienti spiriti
Nel fossato dimentico.
Procedono a strascichi
Di carne e sangue.

*

Muto dolore

Granelli di polvere al vento
Avvolgono corpi stanchi
In cerca di un tiepido giaciglio.
Mille suoni di sale
Ed immagini di vetro
Illudono pupille distratte.
Deboli pianti e sommessi gemiti
Nel lungo giorno stigmatizzano
Il muto dolore.
Tanti volti spenti
Rintanati in dimore serrate
In attesa della notte
Portatrice di oblio
E di conflitto sopito
Rivolgono i loro umili pensieri
Ad un molle credo
Di acido zenzero.

*

Poesia della noia

I margini dei gesti quotidiani
Si fanno sempre più tremuli,
Appannati da una fitta nebbia di tedio.
Il naufragio e il disastro
Mi sovvengono distrattamente
In certi attimi di inetta noia.
Cerco svogliatamente di accogliere
Salvifici frammenti di una remota redenzione,
Quand'invece mi trovo assalito
Da voraci fantasmi mondani,
Appassiti scheletri di carne
E variopinti mostri di scadente materia.

*

Lontano

Nell'altrui spirto
S'apre l'antro della mia
Oscura sorte,
Quand'infine s'arroventa e scompiglia
L'affamato letargo dei miei
Pavidi sensi.
Un cesto d'avide emozioni
Mi si sbatte in faccia
Con gratuita imperiosità.
I miei candidi ed ingenui sorrisi
Già appartengono ad un tempo lontano
Che eternamente si nutrirà
Di bianco ed infinito vuoto.

*

Senza titolo

Le tue ambigue pupille,
Le tue labbra fuggenti,
I tuoi amorosi ammicchi,
I tuoi labili umori...
I tuoi lenti gesti,
I tuoi mesti sussurri,
La tua chioma sciolta,
La tua morbida pelle...
I tuoi introversi frangenti,
Le tue segrete paure,
Le tue intime debolezze,
La tua insulsa indifferenza...

*

Lei

Le sfavillanti gote del suo tiepido volto
Erano per me liscia carta vetrata.
Tentennavo sdegnoso
Nei perversi attimi
Che lei mi gettava come un nefasto dono
Ed inghiottivo ansimante
Tutte le dolci parole
Che lei mi rivolgeva smaniosa e lugubre.
Né i brillanti astri del firmamento
Né il sole luminosissimo
Accendevano il suo affetto di ghiaccio.

*

Senza titolo

E la fragile tela rovina
Nell'intristita sfera di sonno
Dei nostri caduchi giorni..

*

Se ne andava..

Se ne andava, persa nel suo tedio
Lasciandosi trasportare
Dal grigio silenzio del giorno..
L'orizzonte di fuoco
Non poteva riscaldare la sua anima tetra.
Nei crudeli venti dell'abisso
S'adagiava segretamente la sua mestizia.
I luoghi di solitudine ed i vagheggiamenti onirici
Per lei erano fatti.

*

L’amplesso - Erotic embrace

I nostri corpi si sono incontrati spesso
Ma quella volta fu come nessuna mai.
Abbiamo cavalcato la più grande onda
Della nostra passione d’amore
Fondendoci in un solo abbraccio erotico.
Come due serpenti
Ci intrecciavamo avidamente
Procurandoci un sublime piacere.
Ci siamo addentrati nei sentieri più nascosti
Della nostra peccaminosa scoperta
Scambiandoci magiche effusioni.

Oh, fammi di nuovo sentire
La tua bocca sul mio petto.
Come quella volta,
Fammi di nuovo sentire
I tuoi irresistibili morsi sul mio ventre.

Al culmine dell’amplesso
Hai urlato il mio nome in preda al godimento.
Il tuo sguardo rapito si accendeva sempre di più.
Oh, come bruciavano deliziosamente di passione
I nostri corpi febbrili!
Il sudore della tua morbida pelle
Non era mai stato così profumato.
Mai avrei rinunciato a quell’attimo
Nemmeno per altri cent’anni di vita.
Mai rinuncerei allo splendore
Del tuo volto stanco e soddisfatto,
Al tuo calore di fuoco,
Alle nostre teste vicine e reclinate,
Ai nostri respiri in comunione.

Oh, fammi di nuovo sentire
La tua bocca sul mio petto.
Come quella volta,
Fammi di nuovo sentire
I tuoi irresistibili morsi sul mio ventre.



We’d joined our bodies together a lot of times
But that time was like never before.
We rode the highest wave
Of our love passion
Giving each other an erotic hug.
Like snakes,
We were growing intertwined with lust
Getting great pleasure.
We went into the most secret paths
Of our sinful exploration
Exchanging magical outpourings.

Oh, let me feel
Your mouth on my chest again.
Like then,
Let me feel
Your wonderful kisses on my belly again.

At the height of our love
You called my name, full of joy.
You were looking more and more raptly at me.
Oh, how delightfully our trembling bodies
Were burning with passion!
The sweat of your smooth skin
Had never smelled so good before.
I would’ve never given up that moment
Not even for one hundred more years of life.
I’d never give up the brightness
Of your tired and pleased face,
Never give up your burning fire,
Our close and bent heads,
Our keen breaths.

Oh, let me feel
Your mouth on my chest again.
Like then,
Let me feel
Your wonderful kisses on my belly again.

*

Inverno

Miriadi di barbari esseri
Gremivano le vie
Nei desolati giorni d'inverno.
Io me ne stavo a respirare
La mia disgrazia ventura
Cullando i miei notturni pensieri
Su tristi suoni di pianto
Che echeggiavano da non so qual dolce strumento
Toccato da delicate e pietose mani.

*

Terra dolente

Le nostre più acri lacrime d'ebano
Non scendono per il volto
Mentre ci consumiamo affranti
In spinose dolenze.
Ormai privi di speme alcuna
Entriamo in contatto alle volte
Trovandoci poi ancor più distanti.
Consunti e raggelati
Paralizzati in un inebriante
Dolore di sangue.
Il vitale ardore oramai s'è spento,
Giacciamo ebbri ed incoscienti
Nella grigia terra dolente
Bagnata da pianti di aridi spiriti.

Vieni più vicino,
Appoggia la tua guancia sul mio petto
E addormentati soavemente
Col battito del mio cuore,
Accarezzata dalle mie mani piagate.

*

Come la marea..

Cerco qua e là un insano sfogo
Che mi tramortisca
Come una letale dose di morfina,
Un attacco che mi annichilisca
Come la marea che con i suoi
Frangenti scaglia contro
Gli aguzzi e ruvidi scogli
Affacciati sugli abissi.

*

A te, madre

A te, che soffristi le doglie
Portandomi in grembo
Per nove mesi..
A te, che mi donasti la vita..
A te, che piangesti di gioia
Al momento del mio concepimento..
A te, che mi rivolgesti amorosamente
Le prime parole..
A te, che mi allattasti
Al tuo generoso seno..
A te, che mi crescesti con tanta premura..
A te, che mi guidasti nei principi
Del mio avverso sentiero..
A te, che mi trasmettesti giorno per giorno
Il tuo vitale calore materno..
A te, che sempre mi amasti
E mi ami ancora..
A te, madre, offro
Queste mie riconoscenti parole.

*

Angina pectoris

La mancanza di ossigeno
Si fa sentire
Negli ansanti momenti
Di strenua lotta.
E alla mente riluttante
Nessun caldo pensiero sovviene.
Il gelido fuoco del tormento
La pervade tutta.
Nemmeno il ricordo
Dei teneri abbracci
Può scuoterne l'irretitudine.
E mi assicuro disperato
Di non cadere a precipizio
Nell’ancestrale baratro
Dei violenti impulsi
Prefiguranti la morte.

*

Caduta immobile

Nessun pur flebile sussurro
Odo venirmi incontro
Per salvarmi
Fuori dai momenti
Di nera ossessione.
E nessuna via di fuga
Intravedo irrigidendomi
E cadendo ripetutamente
Immobile
Con l’impietoso trascorrere
Delle ore.
Vorrei gridare,
Ma dall’interno stremato
Non escono che
Impotenti spasmi..
Parole spezzate
Che rivelano la mia afasia.

*

Senza titolo

Dammi suoni di silenzio
Che non mi hai dato mai
E tingi i miei gesti di vivo colore
Donandomi caldi tremori
Incastonati in lividi grigiori quotidiani.
Procurami sussulti di gioia
Ed infondimi teneri abbracci
Di sentimento
Che consegnino per un attimo
All’oblio i miei affanni.

*

Quiete

Un sorso di gin
E l’orizzonte del mare
Con una barca in lontananza..
Un piangente jazz in sottofondo..
Branchi di pesci
Che balzano fuori dall’acqua..
Questo è il mio
Intimo momento
Che sento di poter
Preservare dallo sciacallaggio altrui..
L’inconsistenza del suo trapasso
Non turba i miei
Caldi pensieri..
Mentre altrove regna
Il caos incontrastato
Io mi ritaglio una nicchia di quiete.
Lo spazio illusorio dell’immaginazione
Accompagna il mio fervido
Senso di pace.

*

Sano vivere

Senso di costruzione vitale
Mi fa amare quest’altro giorno
E sorridere a quello di ieri,
Da me tanto disprezzato.
Con parsimonia instillo al mio animo
Tocchi di luce
E abbagli di carezze.
Torno al mio sano vivere.

*

Castigo

Non trovi coraggio
Per dire quello che vorresti
E non trovi coraggio
In ciò che dici.
Corresti lungo l’argine
Ormai in via di rottura.
Disperasti languidamente
Nelle ore del non perdono.
Mi richiamasti invano a te
Nel tempo del castigo.

*

Mi duole..

A volte mi riaffiora
La mia negligenza verso te..
E mi duole, sai..
Mi duole
Essermi dimenticato
Per un po’ di te..
Per un po’
Averti negato il mio calore.

(A mio nonno.)

*

Perfidia

Taglia le mie vene congelate
E scruta il sangue che non c’è
Non è questa la parte migliore di me
Ti accorgi nelle tue vittorie bramate.

Scendevi per il sentiero silente
Con qualche vago pensiero nella mente
Dalla vita alla morte il passo è breve
Te ne accorgevi sì, portando la tua croce greve.

Sotto un cielo cosparso di cenere
Cercasti di invocare il mio perdono
E capisti che non vi era nulla su cui premere.

Mi insegnasti a reprimere le mie generose emozioni
La mia disgrazia per te era il più gran dono
Mi tirasti nel baratro delle tue oscure ossessioni.

*

Qualcosa

Voglio creare
Qualcosa che ti dica:
Sei speciale.
Qualcosa che ti dica:
Non sei sola.

Torni da lavoro
Stanca e abbattuta.
Il tuo volto distratto
Mi comunica resa.
Morbidi divani.

Mi abbracci
Senza guardarmi.
Affetto trasversale.

Ti ricordo delicatamente
La mia premura.
Abbaglio di luce artificiale.

*

Verità umana

Seguendo l'alta marea
Delle mie emozioni
Scopro nel pieno d'esse
La mia insostituibile ed esclusiva
Verità umana..
Verità d'assenza e d'egoismo
Che si culla sulle timide note
Della solitudine.
Una verità amara
Che si rivela lentamente
A prezzo dell'irreparabile perdita
Dei pezzi del puzzle
Che forma il mio cammino di vita
E di cui subisce ineluttabilmente
L'infausta distruzione.
Alle volte l'amore fa capolino
In questa ruota priva di ingranaggi
Per lasciarvi la sua scia
Di sconfitta e rassegnazione.
Questa è la mia verità..
Una verità umana
Che si tempra a forza
Di deludenti corsi
Di irrequiete rievocazioni
E di sconfortanti aspettative.

*

Senza titolo

Ti crogiolavi
Sudando al vento.
Sabbie immobili.

*

Svegliarsi al mattino

Svegliarsi al mattino
E lasciarsi avvolgere
Dai raggi del sole.
Nient’altro poteva
Rendermi di nuovo vivo.

Abbracciato
Da fulgente amistà
Mi riaffioravano
Dolci ricordi passati.
Ti legavo al mio cuore.

La tua innocenza
Allietava il mio animo.
Montagne di luce.

I tuoi semplici sorrisi
Mi procuravano gioia.
Abbondanti vigneti.

*

Senza titolo

Elevatore dell’anima
Si inchina dinanzi al tuo ego
Sentendosi grato.
Ci muoviamo sinuosi
All’ombra dei salici.

Decisi a non guardarci
Per non soffrire.
Mai trovavo
Parole di conforto
Per la tua anima.

Cercasti di indicarmi la strada
In questi sentieri senza traccia.
Volto cosparso di lacrime.

Mi implorasti sprezzantemente
Di riunirmi a te.
Amare illusioni cadono.

*

Senza titolo

Tappeti di vernice
Intorbidano l’aria.
Forme ansimanti
Si piegano al tempo.
Percepisco strappi di vele.

L’eco della tua voce
Non ritorna più.
Dispero nelle ore
Senz’aroma alcuno.
Mi do a dimessi sibili.

Cercai di risvegliarmi
Al sorgere del sole.
Aspettavo solo la notte.

I suoni si diradano
Nel buio circostante.
Sorgente diafana.

*

Senza titolo

Fuori infuria selvaggia
La rissa degli elementi.
Respiro di pietra.

*

Senza titolo

Mi ricordi dolci
Notti di furore impavido.
Profumo d’erba.

*

Senza titolo

Il cielo fremente
S'abbatte su di noi.
La pioggia danza.
Incautamente inciampo
Nella sua rovina.

Il mio sguardo
Si perde in lontananza.
Fiori inzuppati.
Una luce opaca
Squarcia le nuvole.

Timidamente
Le impregna di vacuità.
Respiri bloccati.

Ti chiedo stanco
Di interagire con me.
Anche le foglie lacerano.

*

Paesaggi interiori - Raccolta di haiku liberi »
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*

Attingere invano

Siamo figli dell’omertà
E padri della vergogna.
Ci piace contemplare stolidamente esempi magniloquenti
Non appartenenti alla nostra realtà
Esempi di virtù e di beltà
Estranei ai nostri tempi contingenti..
Giacciamo ebbri nella nostra meticolosa apologia
Rimanendo sordi ai nostri autentici desideri
E ci spaventiamo dinanzi alla carestia
Non trovando riparo nei nostri morti pensieri.
Attingiamo invano a sorgenti
Che sgorgano da una lontana terra irraggiungibile
E ci allietiamo frementi
Al temporaneo riposo di questo mondo irascibile.

*

Voragine

Trapunto da mille diamanti
Una voragine da lassù mi guarda..
Scruto la piatta profondità del blu intenso
Verso il nero ormai tende la sua pura natura..
Scavando in tetri abissi
Raffreddati da un sangue senza vena
Emerge un angoscioso enigma…
In cerca del mio corpo l’anima.
Spedisco al cielo con collerica foga
Le mie più sovversive e letali pulsioni
E riaccendo le tracce di ferite remote
Lì.. a coprire la mia ruvida pelle
Solitaria osserva l’ultima lacrima lunare.
Dono alla notte vibrante e guardinga
Gli ultimi attimi del mio tedioso affanno
Prima che le tenebre del sonno
Coprano di spessa patina la mia vista.

(Alfredo Caputo e Francesco Flavio)

*

Ossessiva e casta dannazione

Scruto avido in terrificanti e turbinose immagini
Dai simboli sconosciuti..
Mi addentro sperdendomi nella terra ghiacciata
Del cosmo immenso..
Non trovo nel suo abbacinante specchio
La mia dimora..
E continuo a tormentare la mia sete di conoscenza
Perpetuando la mia ossessiva e casta dannazione.

*

Rurale libertà

Mi nutro di sibillini sussurri
E scorgo nel generoso sguardo dei tuoi occhi
Il vasto e sconfinato chiarore che invade
All’uscita da una profonda e remota spelonca..
Cavalco infinite e limpide arie
Che profumano di rurale libertà
E sento il caldo abbraccio di puri aneliti
Di serenità quotidiana
In spensierati e bianchi aromi
Di immediata e sempreverde virtù.

*

Trama insoluta

Fra disimpegnati schiamazzi e tristi sbornie
Intravidi nel buio infittito di inquietanti cespugli
La fragile sagoma del suo scheletro
Che giaceva immersa in un sonno senza tempo
E sembrava parlare indirettamente
Al profondo della mia compromessa coscienza
Per liberarla dai falsi elogi dell’edulcorata giovinezza
E indurla verso l’accecante abbaglio
Dell’abisso senza fondo
Caricandola di cupe attese
E amari nodi di una trama insoluta
Che essa stessa tesse inconsapevole..
E nel vederla mi lasciavo avvolgere
Dal fascino dell’inveterata speranza
Che nulla promette
E non mostra via di scampo
Nello scenario di un fumoso orizzonte di carbone.

*

Riesumazione

Scorazzando entro miti d'ogni sorta
Evoco il suo volto inesistente
E vedo librarsi in volo il nero uccello
Del mio malore..
Riesumando pallide memorie
Da tempo seppellite
Mi sento investito dal vizioso attacco
Dei loro morsi.

*

Molliccia stasi

Oscuro diniego tempra la tua molliccia stasi
Stanotte..
L’aria ferma e calda
S’accoppia con le gocce di sudore
Avvolge l’astioso manto della tua presenza
Di sottile e beffarda inquietudine.

*

Sono

Sono il caos che mi compone
Il disordine che mi ordina
Il caso che mi destina
Il segno che traccia il mio indefinito profilo
La confusione che mi chiarisce
La bufera che mi culla
La tormenta che mi trasporta placidamente
Il vuoto che mi riempie..
Io sono..
Sono il nulla che mi devasta.

*

Abulìa

Le superfici marmoree e levigate
Di quell’impassibile scultura
Si rosolavano sotto l’acceso sole
In un’indolente atmosfera estiva..
Scrutando le sue voluminose e solide forme
Inseguivo invano il punto di incontro
Con la sua apatica inerzia.

*

Cancrena

Fiore appassito dell’eterna gioventù
Virgulto ingobbito dalla fatica usuale
Torcimi profondamente gli arti
Lievemente piegati..
Schiaccia spietatamente
I già depressi solchi
Della mia anima in cancrena..
Affonda i tuoi aridi artigli
Nella mia pelle morbida
E fa toccar loro il mio stomaco.

*

Requiem per Ian Curtis

Nello spaventoso e tragico abisso dell’ esistenza
Hai trovato la forza per lasciare ai posteri uno splendido saggio
Delle tue emozioni, delle tue esperienze, dei tuoi affanni
Il magico alone di dolorosa disperazione
Che traspare dalle tue opere sublimi
Rimarrà per sempre nella mia coscienza.

*

Fright

Diseased and morbid imagination
Rules your darkest hours of desolation
In your darkened room
You think about your doom
On this sleepless night
The only emotion you can feel is fright.

*

Tempo

E ci dibattiamo
Impotenti
Di fronte al tempo
Che scorre inesorabile.

*

Insondabili spoglie

Fermenti di struggente accasciamento
Serpeggiano negli angoli del mio
Agonizzante spirito
Segni di sotterranea inquietudine
Affluiscono a mostrarne
I più fragili afflati..
E il gelo palpitante
Che mi circonda
Di massa indefinita
Aggredisce i suoi solinghi strascichi
Di confusa calma..
Ossa rotte e rilucenti
In un mare di deserto inesplorato
Ricoprono qua e là
Le insondabili spoglie
Di una stirpe mai nata..

*

Il fantoccio

Irriverente maschera
Si agita dinanzi al tuo celato squallore
Opprime e copre
I più desolanti e tristi
Vizi del tuo spirito
E le tue ineffabili virtù
Di disumano degrado..
Mi parli di sgargianti
Colori
Mi parli di ringhianti
Umori
Di astuti
Sentori
Di luminescenti
Chiarori
Di brillanti
Amori
Nei tuoi innumerevoli
Fetori
Di insistenti malori.

*

Ammanto stantìo

Insalubre respiro di assuefazione quotidiana
Manierato ed esteriore approccio di tendenza
Incorniciano i miei più impercettibili gesti
Incavi di tronchi spenti
E foglie smorte
Ammantano i miei
Offuscati sguardi di resina grigia.

*

Insana vigilanza

Insonnia infingarda
Baluginìo ferale
Mi perseguitano incessantemente
In questa notte irreale
Accessi di melanconico ardore
Seguitano il ritmo rallentato
Stampando riflessi di concitato tremore.

*

Plenilunio

Luna piena.. sguardo di cera..
Manto di ghiaccio..
Invadi il mio spirito ormai
Sulla via del cedimento..
Culli i miei intensi
Pensieri di morte fittizia..
Dondoli sui miei roventi
Spiragli di rivolta immobile..
Luce cristallina
Si specchia inesauribile
Nella sua stessa riflessione
Intangibilmente sparsa
Su sagome di masse plumbee..
Su tetre proiezioni
Di caduche figure..

*

Pulvis et umbra sumus

O Poesia, dolce e aromatica alleviazione dei nostri tormenti
In tutti i miei più neri momenti nel tuo accogliente grembo mi ricaccio
Esplorandone le vie più lugubri e spettrali
Sperimentandone i modi più inconsueti e venali..
E ridestandomi dal freddo sopore del tedio
Entro nei caldi e familiari ambienti del lirico assedio
In cui ogni più disperata immaginazione prende forma
E si volatilizza ogni ragionevol norma..
Le caduche reminescenze dell’ innocente levità
Si frantumano nel torbido uragano delle iperboliche velleità
Che sembrano trafiggere di spine il mio cuore palpitante
Che sotterra del mio animo qualsivoglia istanza esultante
Nella sepolcral cripta dei ricordi
Si inseriscono delle parole i dissonanti accordi
Le sottili trame della sulfurea patina estetica
Riempiono di inane fecondità la mia brama aedica.

*

Senza titolo

Il fulgido verde dei rami ricurvi
È incorniciato dal chiaro del cielo
L’aria vivificatrice attraversa pestilenziando i miei polmoni
Morendo ogni giorno, respiro Dio.

*

Senza titolo

La carcassa di un cane giace sulla strada
Il mio sguardo devitalizzato è proiettato verso l’orizzonte
Non è che il principio del sudore.

*

Senza titolo

L’aria calda accompagna la brezza del meriggio
In lontananza una barca è irrorata dalla luce del sole
I silenziosi e pacati tumulti del mio irrequieto oblio
Non hanno forma.

*

Senza titolo

Il sottile e fragile ramo si spezza
Un uccello si posa sull’estremo dei suoi resti
Ha inizio la mia ricerca della caduta.

*

Entusiasmo ferale

Languidi versi decrepiti
Colmate di entusiasmo ferale
I vuoti spazi del mio solingo incedere
Del mio dimesso e vano vagabondare.

*

Fluida tetraggine

Potevo riprodurmi dolcemente
Lo scrosciare della pioggia
In un triste giorno di novembre..
L’umidità dell’aria che entrava
Nei fragili spazi della mia anima..
Un sole ormai offuscato dietro
Le grigie nuvole..
Il debole pettirosso appoggiato
Sul ramo secco dell’abete
Si alzava in volo faticosamente..
Un vago senso di rigenerazione
E di rinnovamento circolava
Nell’atmosfera di fluida tetraggine.

*

Tempo immobile

Nessuna dinastia regale
Potrà mai colmare il vuoto
Lasciato dal tempo
Il triste soggiorno ramingo
Delle altalenanti stagioni..
E lontano si intravede
Sempre l’orizzonte impassibile
Ai sofferti richiami delle
Creature della terra.

*

Cuore in letargo

E gli spari lucenti dei razzi
Sembravano voler sfondare
I meandri del mio cuore in letargo..

*

Inseparabile peso

Nuova lacuna dell’anima..
Nuovo spruzzo di irriempito
Fragore..
I tetti delle case si reggono ormai
A fatica..
Sottile polvere iridescente
Copre i loro precari scheletri..
I pilastri
Sofferenti cuori inesausti
Sostengono crepanti
L’inseparabile peso sovrastante..

*

Inquietudine cromatica

Riflessi inquietanti
Di colori sgargianti
Brulicano nel sommesso tramite
Di un vetro appannato..
Ecco che all’orizzonte oscuro
Sembra apparire lentamente
La punta della nave immensa
Appoggiata sull’orlo dell’abisso..
Il lento moto crocifigge
Le tue entusiasmanti gioie
Di ruvida cartapesta..
Inesorabile si appressa
Alle sanguinanti arterie
Del tuo isterico cuore
E invita i tuoi esilaranti istinti
Verso magmatici
E pressanti odori
Di acuto rammento
Di sibilante rincorsa
Nel sudicio tugurio
Di melmose acque stagnanti.

*

Eco naturale

L’eco musicale della natura
Mai muore nello spazio fecondo
Dell’anima malleabile
Il suo perenne rimbombo
Mai abbandona
Le inesauste suggestioni
Del vagabondante spirito.

*

Autentico orgasmo

Ego tormentato
Da agghiaccianti staticità
Taciturno amplesso di vanificazione
Sotterra la creativa fiamma
Del furore
Con cumuli di sottoprodotti urbani..
L’insaziabile catena del regresso
Toglie agli sguardi delle annoiate creature
La ribelle insurrezione
E l’impeto incondizionato
Della loro primitiva vitalità..
Attonite pose di cartone
E di materia plastificata
Le rendono insulse
Ed avide..
Le grinze livide e tumefatte
Della loro fantasia schiacciata
Dalle false note
Di un’ammiccante e grigia sinfonia
Ritratti spersonificati e irriconoscibili
A se stessi
Svaniscono nell’affollato quartiere
Dell’imitazione..
Nei meandri di una massa amorfa
Assopiscono le loro stordite velleità
Spalmando gustose marmellate
Di servili menzogne
E disperdendo, per sempre,
Le benedette vie
Dell’autentico orgasmo.

*

Evanescenti allori

Fredda sospensione nel vuoto
Incorona di evanescenti allori
La cavalcante orda
Di accecanti lame d’acciaio..
Insano sacrificio
Viscido come l’olio
Scivoloso come il sapone
Da cui non si alza in volo mai
Il tuo falco rapace
Confortevolmente irretito..
Il tuo tintinnante raptus divino
La tua collerica foga
Di impennanti e orgiastiche
Prostituzioni.. di isteriche ossessioni..
I tuoi intirizziti traumi troncati
Dal dispotico regno della pace
Assillante e nefasta
Inveiscono indomiti
Sull’innocente e flebile sbadiglio
Della tua bocca asciutta.

*

Fiamme nell’oscurità

Squarcio di riflesso cosmico
Si apre timido alla mia
Spezzata contemplazione..
Tutt’intorno le guizzanti ed impalpabili
luci notturne
Lacerano i miei occhi vulnerabili..
Assomigliano a danzanti
Fiamme ardenti
Avvolte da un’impietosa oscurità
Decorate da affilati artigli
Di sporco cristallo
A saettanti lingue infuocate
Che si agitano crudelmente
Negli antri di uno spazio inviolato.

*

Visioni di assoluto

Fuori si sente soffiare
Il vento impetuoso..
Rinchiuso nella mia calda stanza
Mi illudo di potermi riparare
Dalle aggressive ondate
Di distruzione naturale
Dalle gelide invasioni
Dell’inconscio..
Nulla a volte sembra poter sanare
I profondi buchi inferti dal vuoto
Nei pallidi e atonali incroci
Di casuali elementi insensati
Ritrovandoti a riflettere
Su sbornie abissali
Ed inaccessibili sentieri sotterranei
Dove il blu profondo
Si converte in nero pece
Ed esige impavido
Le tue più immediate e furibonde
Visioni di assoluto
Le tue più incontrollate
Ed illogiche associazioni
Di dilatazione magica
E di infernale incanto.

*

Incastro

Incastro i lucidi rammenti
Con grattugianti strappi dell’anima sonnecchiante..

*

Sardonico logorio

Decodificando false esuberanze millantatorie
Mi immergo nel pieno della mia acre solitudine
A cui forse solo possono dar magro conforto
Le deboli note di lontane melodie notturne
Cariche di triste bellezza
Che aleggiano intorno al mio spirito abbattuto
E irrompono fragili e delicate nell’atmosfera silente
Infrangendosi soavemente nelle mie orecchie.
L’arbitrario sentiero che conduce dalla realtà al sogno
Viene imboccato per essere al più presto smarrito
E non vi è farmaco efficace a liberarti definitivamente
Dal pesante fardello dell’usuale..
Nessuna corda che lo riesca a tirare agevolmente
Nessun grido che lo possa far evaporare e svanire..
Il suo rancido aroma sale continuamente nelle narici
Penetrando nel nucleo sensitivo
Avvezzo ai suoi scialbi inviti
Sottomesso ai suoi richiami ammuffiti
Ed incline ad accoglierne il sardonico logorio.

*

Pioggia

Lo scrosciare sensuale della pioggia anima l’aria fresca
In questo quieto idillio atmosferico
Al cui principio si offre un cielo macchiato di sporco
E pur arioso nella sua maculata e biancastra veste..
Quanti caldi accenti poetici precipitano dall’alto del suo manto
A saziare i miei inquieti desideri d’evasione
E ad esaudire le mie inconsapevoli e malinconiche
Preghiere strascicanti
Che cozzano con i propositi di arresa del mio eccentrico umore
E portano con sé insiemi di timide sillabe.. evanescenti parole
Che ricercano affannosamente una loro concreta forma
Nel grembo di quella poesia celestiale e immensa..
La sua vivida luce vuol spazzar via
Gli influssi negativi della mia intima e crudele congiura.
Ora le gocce di pioggia
Assomigliano più a tanti sottili aghi
Che innocuamente si posano sull’umido e fertile suolo
Fecondandolo di seducente ritmo naturale
Ed alleggerendo, quasi, le sue spesse e solide basi
Con una salmodiante e crepuscolare cantilena
Con grezzi e litanianti accordi di primitiva musicalità
In cui per un solo attimo sembra ridestarsi incontaminato
Il primigenio e delizioso amplesso panico dei sensi
Che travalicano il fangoso e sciatto squallore
Dell’esistenza prostituita.

*

Angustiante distillazione

Forse gli insulsi prodigi della tua angustiante distillazione
Non penetrano nelle invisibili crepe della tua annerita corteccia
Nei microscopici buchi del tuo esecrabile scrigno
Di opachi e spenti gioielli.