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Raccolta di poesie di Sergio Loi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Se un tremore...

Se un tremore di luce

ti sfavilla

attraverso i rami e le foglie,

apri tutto il tuo viso

e spalanca le braccia

a impregnarti

le lunghe ombre dell'anima.

*

Il cammino della felicità

Il primo brivido di felicità

sprizza

da occhietti e manine guizzanti

sul materno volto radioso 

5     che quel sussulto di gioia ha instillato

nei fervidi mesi di trepida attesa.

Presto tintinna, quasi un cinguettio,

su bambole e orsacchiotti,

rintocca a incitamento festoso

10   di macchinine e carrozzine,

per poi assopirsi all'improvviso,

sommerso 

da fremiti interni e palpiti esterni.

Incantato dal fiorire del corpo

15    e dal brusio di un cuore misterioso,

l'adolescente in sé si trincera

a segreta e gelosa difesa.

Per lui il gioco

diventa una prova di forza,

20    una strategica arma per lei.

L'atteso incontro fatale degli occhi

disarma il duro focoso,

la dolce sirena incorona,

ma su entrambi trionfa

25    l'Amore.

 

In essi inietta un raggio di Sole

da cui la sua fiamma è sbocciata.

L'astro di fuoco smagliante

impregna cielo e terra e mare

30    che cinge di un abbraccio esuberante. (1)

Riaccende i sorrisi e i vivi mosaici,

ovunque irradia rinnova la vita

e al flusso di sguardi e parole invita.

Così ogni fiaccola umana

35    non soffochi, in sé stessa reclusa,

la vampa sua né quelle vicine,

ma all'aria aperta crepiti in armonia,

intrecciando danze di luce e calore.

L'avido io è un sigillo sonoro

40    di un gretto vuoto silenzio;

il tu generoso, spiraglio foriero

di ricca espansiva umanità.

Sfavilli la creativa scintilla

ad attizzarsi e offrirsi, l'un l'altro di getto,

45    pane e pace, talento e affetto!

Allor, ne le case, le sale, le piazze

di giorno vibreranno

vivaci e concertanti fiammelle;

la notte pulseranno

50    fervide, trepide, tenere stelle.   

(1) L'arcobaleno 

 

 

 

*

Abbraccio

Due archi di braccia

di anime generose

si aprono, s'intrecciano

per offrirsi vita e libertà.

*

Epigrafe di una gloriosa Olivetti

Fedele tastiera di cifre e parole,

epiche danze in uffici e agenzie,

specchio sonoro del tempo e lo spazio.

*

Ali di nuvole

Era la tua voce

il soffio di vento

che mi portava il respiro

d'incontri segreti.

5     Il sole bruciava il corpo

come il tuo sguardo l'anima.

 

Penetrava nell'azzurro lontano

il mio occhio trasportato

da leggere ali di nuvole.

*

Il canto della felicità

La felicità

è nel desiderarla e cercarla sempre,

vivendola e condividendola

senza mai ipotecarla.

 

Non è un orpello di eleganza,

o un bene di lusso,

né di gretto possesso,

neppur di lauto consumo,

ma un'onda viva

animata

da una creativa e generosa libertà.

 

E' il brivido

della bellezza dell'anima.

Imperla il volto

e impregna tutto il corpo,

come l'acqua

che sgorga e gorgoglia,

irrora e feconda,

disseta e rinfresca,

ma, ferma, impaluda e imputridisce.

 

Respira e ristora,

ma come l'aria,

se compressa e inquinata,

soffoca e avvelena.

Lampeggia, s'irradia e accende le ombre,

ma come la luce,

se imprigionata, si spegne e offusca.

 

Pulsa e canta col cuore,

ma, se questo tace, muore.

 

 

*

Improvviso

Sorgente di vita, il sole!

il viso, vivo raggio d'amore.

 

Non spento laccato riflesso

di rigida maschera liscia;

vibrante sprazzo, sì!, di carne,

pur vizza o porosa, ma viva.

 

Specchio del cuor, le pupille,

e sue fedeli alleate,

e spie sincere e beate,

sprizzanti vivaci scintille.

 

Il sole è un occhio di fuoco,

un astro di luce, il volto.

 

 

 

*

Poesia viva

Il raggio sorgivo

del mio flusso di suoni

è scoccato dagli occhi,

che tu, padre, irradiavi sulle fibre

legnose (1), a impregnarle dei sogni

e sopra riverberare le vive speranze

di sei trepidi volti e la sposa.

 

La tua scintilla

ancora mi vibra improvvisa

davanti alle ruvide travi

rigenerate da plastiche mani.

 

Ma più forte sempre mi pulsa

quando, innestato il sonoro    

vigoroso germoglio dell’anima

sullo svettante fronzuto gigante,

del pianto segreto lo irroro,

del sangue fiero e generoso,

di ogni umore e fremito occulto,

per soffocare i venti d’odio e di guerra;

 

quando, della fioritura

esuberante del calamo

vivace, spunto i rami frondosi,

nutro e tempro i novelli virgulti

con suono e respiro più dolci,

a scortare il viaggio dell’uomo

dalle vive profonde radici

alle stelle pulsanti.

 

Poi, adombrarne la funebre zolla

mormorando al pio viandante

l’ultimo silenzioso soffio di vita.

(1) Riferimento all'attività di falegname

esercitata da mio padre.

*

La casetta della luce

SULLA TRASLUCIDA PORTA

SFAVILLA UN’ONDA DI RAGGI VIVACI

PER I REDUCI INCERTI VIANDANTI;

BRILLA UN SERTO DI STELLE AMMICCANTI

PER GLI ATTESI AMICI VERACI.

 

NELL’ATRIO INTRISO DI BOSCO E DI MARE

PRONTO L’ABBRACCIO OSPITALE,

ACCESO DALLA FERVIDA VITA,

DILATATO DA TERSI CRISTALLI.

 

IN SALA SI SGRANANO GLI OCCHI

SUL FRONTALE DI CALDI MATTONI,

SCORRONO SU ANTICHE CASSETTE,

PREGNE DI RUSTICI AROMI,

INCASTONATO SCRIGNO PREZIOSO

DI DOTTE ALATE PAROLE,

BEATI SI POSANO SULLE FORMELLE

SGARGIANTI DELL’ESTROSA PRINCIPESSA,

LAMBITE DA GUIZZANTI FIAMMELLE

DI UN FOCOLARE BRIOSO.

 

GIOVIALE ACCOGLIE IL RIDENTE TRICLINIO,

DALL’ASTRO DIURNO IRRADIATO

ATTRAVERSO IL SOFFITTO VETRATO,

INVENZIONE DEL CAVALIERE RADIOSA;

TRAPUNTO, A SERA, D'AZZURRE SCINTILLE,

FIN DENTRO LA TAVERNETTA FESTOSA

SUI FRIZZANTI BICCHIERI IN ALTO LEVATI.

 

LA NOTTE,

DALLA STRADA SULLA SCALA

FILTRA UN FREMITO DI LUCE,

GIU' DAL CIELO PER IL TETTO

PULSA UN PALPITO DI LUNA,

IL NIDO A VEGLIARE D’AMORE E DI PACE.

*

Lezione di vita

Svaporato il sacro incenso festivo,

stuolo di adepti nel Tempio del lucro.  (1)

Il più zelante, per tutta la vita

a rimpinguare il forziere segreto,

celebrato il rituale consulto,

mi strizza complice l’occhio brioso.

Alle mie generose lusinghe

per la tenace e brillante canizie, 

sbattendo palpebre, or contraendo

labbra tremanti, sospira bramoso:

“ah! se sol di trent’anni l’orologio

potessi arretrare!” Una vecchietta,

accorsa per una magra pensione,

gli ribatte tutta ringalluzzita:

“uh! son io la più ricca di vita.

Mai li ho contati, eppur sono prossima

a tagliare il traguardo dei cento,

ognuno pieno di gioie e dolori,

ma cancellarne non voglio nessuno.

Una ragazzina ancora mi sento!”

Quel Creso mai pago, stretto nel pugno

l’ultimo frutto di esoso tesoro,

si congeda, in fuga, tutto basito.

 

Investito dalla gelida ondata

dell’arzilla campionessa, le stampo

la medaglia sulla fronte serena,

grato il turno le cedo, poi di slancio

l’uscita guadagno, a respirare

aria libera e osservare i passanti:

scrutare i vecchi e fissare i bambini,

a coglierne lampi e stanchi riflessi;

scoprire fregi di antichi palazzi

e, oltre i tetti, aprire una striscia

di cielo. In piazza un frullo mi sfreccia

sul viso e alla fonte il passo mi affretta.

Al sonoro zampillare irradiante,

mi sento dentro scrosciare la vita.

 

(1)  Un lunedì, in una banca.