I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Sentieri
Le lacrime di primavera sono calde e leggere. Percorrono le gote come sentieri appena tracciati che presto il vento cancella.
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L’equilibrista
Passo dopo passo misuro uno spazio senza ritorno, senza memoria, che il voltarsi indietro e‘ cedere al vuoto, camminando sul filo di un pensiero ritorto, teso, fino allo stremo. Ma giungendo al traguardo, occhio di falco e cuore vigile, scrosceranno gli applausi? O sarà un tappeto soffice di silenzio ad accogliermi in caduta?
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Un sogno
Mi trovo immersa nel surreale di una città deserta. Oltre il silenzio, oltre il vuoto, l’eco di una festa. Ed ecco che mi muovo tra le case alla ricerca di una porta aperta, di una luce che trapeli, a catturare piu che lo sguardo il cuore.
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Solstizio d’inverno
Gli uccellini timidamente pigolano nel mattino avaro e m’e’ caro fermarmi un momento dalle grandi manovre della vita, esercito sempre in guerra. Semplicemente stare, raccolta, piu’ vicina alla terra.
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Non avere fretta
Un guru a pagamento, centotrenta, non molto tempo fa, mi disse che la donna fu creata da una costola di Adamo, per generare Diversita’. Nel caso non sapessi... Io non cercavo spiegazioni, in verita’, ma solo il tocco leggero di una mano. Ma non avrò più fretta di ricomporre il Tutto e sognare il sogno che compone l’Unita’. Nata da una costola... Sarà per questo che mi duole il fianco. Sara’ perché ho già pianto, per Adamo, tanto.
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Foglie, parole e polvere.
Il vento, caldo, violento strazio di una terra stanca. Soffio incessante e inquieto che stronca, spacca e scioglie, porta foglie morte parole e polvere. Rimpiango il soffio gelido di tramontana. Alzare il bavero, gli occhi al cielo e con un brivido strofinar le mani.
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Gomitolo
Rotola come un gomitolo sfuggito alle mani tremanti di una vecchia, la mia vita ritorta, e ne perdo la vista. Che sia questa la conquista che da tempo speravo?
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Chiara solitudine
Chiara solitudine che abiti la notte come la luna persa e ritrovata nel trascorrere lento delle nubi in cielo, mia fedele compagna nel tormento dei pensieri inutili, nella ricerca vana di un compenso che l’anima ristori.
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Un grande dolore,
Un grande dolore non si sazia dello spazio misero di un corpo. Affonda le radici nella terra scura di nutrimento e pace, poi svetta verso il cielo per ritornare luce.
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Otto di agosto
Notte di luce e di miracoli. Trame sottili, oracoli del cielo, tracciano illusorie presenze che toccano il cuore degli uomini, ne fanno scaturire ardimento e pensiero. Nel mentre, oltre il profilo dei monti, si scorgono bagliori di temporale. Distolgo lo sguardo per l’ansia che m’assale, per la troppa bellezza, e mi volgo alla mia altezza, al buio del prato ove m’appare, discreta, una lucciola, palpitante ventre di stella.
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Talpa
Sento dita che frugano e voci deformate. Perche’ violate il sacro riparo di un animale ferito? Nel mio buio non ci sono eventi a cui presenziare, ne’ tantomeno banchetti da onorare. Mi nutro di terra, che le mie unghie scavano incessantemente, per riempirmi la bocca. Una comunione perfetta.
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Una visita
Sono venuta a visitarti, avvolta in una bava di lumaca, sotto il sole pallido e la pioggia pigra d’estate. Sono venuta a ripercorrere le strade che le mie gambe sanno. Ogni giardino un sogno, un lutto ogni serranda abbassata. Ed infine la casa dove tutto e’ accaduto, nella cruda realtà dei sogni, strana bambina permeabile al nulla.
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Mi son persa dentro a un sogno
Mi son persa dentro a un sogno. Era notte, all’improvviso tanta gente s’accalcava in un locale, e la scena ritornava all’infinito. Tutti in coda per prendere un caffe’. E io, prigioniera tra la folla, cercavo con lo sguardo un alchunche’ di familiare, una traccia di vita. Battevo i pugni contro le pareti vischiose e molli della mia prigione; non un rintocco, neppure un’eco mi davan ragione. Sono sola, pensai, forse son morta, e non c’e’ porta per ritrovare la strada di casa. Ma una voce bambina sussurrava piano: ”Apri!”. Dapprima, non prestai orecchio a quella che sembrava un’illusione: ”Apri!”. Provavo una pressione sulle palpebre, come qualcuno che spinge per entrare. Ed ecco, una luce velata, di stanza familiare, filtrava lieve attraverso il sipario infernale.
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Ritorno
E ritorno a parlare con te, pagina vuota che generosamente accogli, senza chiedermi niente. Di me tutto sai, del mio oscillare tra luci ed ombre, non per diletto ma per sofferto e necessario divenire.
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Tutto quello che non sono.
E’ del vuoto che ho certezza, della mia imperfezione. Delle ciglia che non filtrano luce, del viso angusto che non irradia bellezza. Del carattere schivo e impertinente, sempre fuori dal coro, ma con riservatezza. Rimpiango ogni giorno tutto quello che non sono. Peccato. Per questo sentire e’ negato il perdono.
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La strega dell’ovest
Non verso gli inferi ci dirigiamo, stiamo solo viaggiando. E ci colpiscono oggetti immaginari, che illesi restano nella memoria. La nostra storia ne e’ catalogo e somma. Ma tu, Strega dell’Ovest, sorvegli ogni mossa, scateni le forze del male e ci svegli, agguerrita, ogni notte, carica di livore. Solo le lacrime disciolgono la tua presenza, e di te altro non resta che una piccola pozza, un rivolo di sudore.
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Preghiera
Ci sono infanzie, e’ vero, di poverta’, di guerra, di famiglie rapaci. E non per tutti e’ pace e buona vita e amore. Ma per favore, proteggiamo i bambini dal “ troppo pieno”. Che trabocca dai loro pensieri, accesi di fretta e d’impotenza, dai loro occhi vigili e riarsi. Regaliamo un po’ di vuoto, di necessita’. Regaliamo spazi grandi, in cui essere pensati e ripararsi.
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Rintocco
Si sente appena, come un rintocco di campana che annuncia il vespro. E’ il mio cuore, cucito e ricucito: misero resto di una spesa avventata.
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Bugiardino
Una compressa di paroxetina il mal di vivere ogni mattina dissolve prontamente e senza imbroglio, come dice anche il foglio illustrativo. E che ne dite della pastiglia che ci protegge dai focolai? Infiammazioni senza rimedio per chi del vivere subisce il tedio: e’ una passione il cortisone! Poi c‘e’il contesto che tanto disturba del mondo esterno, cosi’ aggressivo. Virus, batteri, inquinamento, intolleranze, sono un tormento. Se sei un soggetto immuno-depresso puoi stimolare le tue reazioni, ripristinare le tue funzioni... Per ogni cura c’e’ sempre un malato, una pastiglia per ogni palato.
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Sentieri
E cosi un altro inverno e’ passato scavando rughe profonde, voragini di terra scura e ricca. Ha spezzato alberi intralciando i sentieri della memoria. Il vento freddo si e’ fermato sulle primule, e della loro grazia ha fatto incanto di brezza. Ora e’ tripudio d’oro e di fiori e le piccole orchidee selvatiche son pegno d’amore per occhi assetati che ancora chiedono.
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Chi lo sa?
Sara’ che nell’abbraccio del tuo ritorno, profumo d’erba tenera, distolgo lo sguardo dal brutto del mondo. Sara’ che l’amore e’ mistero. Sgorga senza tempo ne’ ragione e si oppone ai maneggi di una mente senza fiato.
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Nubi
Lo sguardo va ad ogni lembo di cielo che sopravvive a questo lutto, a questi giorni di tempo incerto e muto. Anche il pensiero tace sotto la coltre di nubi che mi tiene in ostaggio.
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Mareggiata
Furiose s’innalzano in ritmica danza, le onde, in ampie volute, schiumanti di vita e di rabbia.
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Non avere fretta
Non avere fretta. Lo scandire del tempo è una iattura, è solo falsità. Il tempo è divisibile per infinito, dunque, non frustiamolo come un cavallo in corsa. Viver non sarà come deve, per umana ingiunzione, ma come può, per sua stessa necessità.
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I fiori del pruno.
Di nuovo stamattina piangono le persiane imperlate di pioggia, mentre fuori gesticolano al vento le piante del giardino. Eppure son sbocciati all’improvviso i fiori del pruno, senza che nessuno, nemmeno il sole, sia venuto a far festa.
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Luna di marzo
Ma dove sei luna di marzo, che t’invoco alla vista del solito grigio tramonto invernale. E sale il desiderio di te e della luce di un giorno di primavera. Sentir schioccare le ossa e sperare di sciogliersi, nel rinnovato calore del sole.
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Negli occhi di mia madre
Ti ho cercato nei sogni, negli sguardi distratti dei passanti. Talvolta, eri un’ombra, tra le piante e fremevi ad un alito di vento. Ti ho cercato nel viso spento dei morti, nel primo vagito. Ti ho cercato negli occhi di mia madre, in quelli di mia figlia. E lei, che mi somiglia, scrutando i miei occhi si interroga, invano.
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Passaggio
Mistero e polvere questo nostro fremito sulla terra.
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Le ragioni di una vita
Restano, sepolte in profondità le vere ragioni di una vita. Un pulsare sincopato, nel garbuglio ritorto delle viscere, tra le sinapsi in moto. Albergano in quell’altrove che a molti è caro chiamare anima.
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Astigmatismo
Se non metto gli occhiali, la mia vista si sdoppia e se guardo lo specchio vedo un’altra da me. Fin qui nulla di male, il problema è che quella che riflessa si affianca, è una tipa un po’ stramba, tanto sana non è. Si dilunga in rimpianti per presunti abbandoni, è irascibile alquanto, senza giuste ragioni. E’ gelosa, un po’ tirchia, sofferente e ribelle. Convivenza assai dura in un’unica pelle.
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Vuoto
Dicono che il vuoto non esiste. Particelle, Quanti, flussi di energia. Ma qualcuno venga, nella mia stanza, in questo pomeriggio invernale. A dare un’occhiata, a guardare se davvero il vuoto io l’ho dentro, o se si tratta di un Quanto, di solitudine prossimale.
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Quinte di scena
Nel bel mezzo di un crocevia, ferma sulla banchina, una mattina, aspettavo l’autobus. Ho assistito, allora, alla visione di un mondo parallelo. Case, persone, strade, senza vita, parevan quinte di scena e attori senza una regia. Vado a prendermi un caffè, dissi tra me e me, ma la facoltà di muovermi era persa e cosi pure il pensiero. A dire il vero, l’unica cosa viva eran le lacrime, copiose, di bambina.
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Notte silenziosa
Notte silenziosa, assorbi i nostri passi, lenti, su, fino alla collina che guarda la città. E raccogliamo il saturo profumo del gelsomino, i fruscii delle foglie e l’eco sommesso delle armonie terrestri. E ci troviamo sull’erba umida di un prato, mondo rovesciato dove le lucciole evocano per noi la luce intermittente delle stelle.
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Fotografia
Ecco. Un fuco, di bianco vestito, con l’espressione incredula e imbronciata di un ospite, che non ha capito perché si trova lì, e, soprattutto, chi lo ha invitato. Un padre, il responsabile di quella festa a sorpresa. E poi una madre, tesa, con gli occhi di chi non ha dormito. Una foto a colori, che vira al verde acido. Chissa’...
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Estate
Tu mi attraversi come il vento d’estate che scuote gli ulivi. Scateni bagliori d’argento e fruscii di filigrana. Piccoli frutti cadono ai piedi del vecchio tronco rugoso. ( estate 2007)
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Gomitolo
Un mistero vela il tuo viso chiuso in una maschera. Sospesa sei in una bolla d’aria che fluttua nel flusso rapido del tempo. Aspetti che qualcosa accada, gomitolo che ritrova il grembo dove tutto comincia.
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Sotto la pioggia
Sotto la pioggia torrenziale canta, arruffa le piume bigie, con il becco ghermisce un insetto, prigioniero in una goccia d’acqua. Io, lo sguardo ai tetti lucidi, mi arrendo. Mi lascio penetrare dal mal tempo.
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Avvertimento
Ieri è stato un’insolito insistente cinguettio, come di nido in allestimento. Oggi un tormento, nell’animo sopito dall’inverno. Finché, affacciandomi al balcone, per un momento mi ha stuzzicato il naso un profumo d’erba tenera, come un avvertimento.
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Ritorno
Domenica sera. Sulla soglia del crepuscolo, sono la passeggera immobile del ritorno all’ altrove. Dove mi condurrà questo esausto tornare? Questo guardare luci che si accendono nelle altrui case, nostalgico rituale.
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Geometrie
Succede davvero di tutto in quest’angolo ottuso di mondo. Sì perché, in queste mie allucinazioni geometriche, il mondo rotondo non è. Acuto, a volte, d’innumerevoli punte che feriscono, trapassano, lacerano i sentimenti e ci lasciano soli. Oppure intersecato d’infinite rette, a formare prigioni e sezionare l’Uomo. Non rimane che il Punto, d‘ogni cosa origine e meta. Un punto che oggi io guardo, con garbo di esteta.
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Dolore
Se il dolore non ci rende umili meglio non portare che lo scudo dell’indifferenza. Non temiamo, dunque, di scavare la terra, masticare il sapore amaro delle radici, strofinare la faccia nell’erba e mescolare le lacrime alle prime gocce di rugiada.
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Futura
Inaspettato dono della vita che urge, che si palesa con leggerezza e ostinazione. L’occasione che non ho perduto. Quando sei nata le infermiere mangiavano ancora il panettone, e insieme a te venivo al mondo, vestita di paure. Sognando il tuo futuro ho riscoperto il sogno, crescendoti, la lezione dell’errore. Di quel sognare audace, figlia mia, dovrei chiedere scusa. Scusa, per averti consegnato, ignara, all’utopia.
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Il tempo passa
Da questa casa son spariti gli specchi, i mobili son vecchi, le persiane abbassate. Il mio rifugio è un angolo di poltrona dal quale fisso la penombra e ascolto le voci di strada. Parole sparse come zucchero a velo sull’immobile giornata. Sento il sussurro del tempo che passa.
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Parole
Arrivano solitarie come lapidi oppure a frotte, strafottenti e leggere, meretrici del profondo sentire. Le ascolto come un sottofondo, come un gracidare di rane. Tra queste, alcune, inconsciamente vere, diventano poesia.
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Inverno
Da un groviglio di sterpi colsi uno stecco. Ma che ci fa un rametto secco in un bicchier d’acqua? Sta. Per prima fu la fogliolina poi un esile stelo a chiamare la vita.
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Casa
La mia casa, mio carapace, mio sogno avverato. Mi ricorda ogni giorno che il dolore non ha desertificato la mia vita. Inespugnabile punto d’incontro d’intricate trame, nascosta da fitto fogliame, è il luogo segreto ove coltivo la quotidianità. Il disordine sulla scrivania, la brocca sbeccata e l’ultimo fiore d’orchidea. Persino la polvere mi appare vestita di luce. Bellezza inerte, silenziosa compagna di vita.
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Leggendo Gozzano
Da qualche tempo, prima del giorno, accendo una candela sul mio desco. E’ tutto buio intorno... E poi, leggo Gozzano da poco riscoperto. Mentre la voce, stamane, si spezzava per la commozione trovai che la candela s’agitava, e si faceva rossa e tremolante. ”Che hai candela, piangi? Anche tu, come me, per via del Poeta Galante?” Lei si ricompose con sussiego, e io sorrisi del suo pudore, nel nuovo chiarore dell’alba.
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Gita in battello
Lento il battello va svelando ai nostri occhi di bambini in gita la città del mare, che l’altra, terrestre, occulta e lascia immaginare. Chi s’improvvisa guida chi racconta, perso nei ricordi, chi si stupisce e tace nel guardare la scia di vapor d’acqua che il tramonto d’iridescenze colora
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Rintocco
Rintoccano le otto ben oltre il tramonto del sole. E’ inverno, e inverno vela cose persone e strade, e m’invade la voglia di casa. E mi rintano, a coglier nella mano gocce di malinconia, che stilla, vischiosa e dolce come miele.
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Pietra filosofale
Il sole inonda la città dal mare e si protende in un abbraccio ardente verso le case, verso i brulli giardini e cambia in oro il piombo di quest’alba invernale.
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Alba
Primo chiarore brilla l'ultima stella pigola il merlo.
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Risveglio
Volute di fumo leggero salgono dal nero pozzo della mia tazza di tè, specchio mattuttino che non riflette. Piuttosto cattura i primi confusi pensieri e gli ultimi bagliori del sogno.
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Digiuno
Il lupo ha lo sguardo vacuo. Annusa l'aria, rovista tra le foglie, stuzzica un cespuglio. Lo attende un'altra notte di digiuno. Acciambellato col muso tra le zampe, s'agita nel sonno. Appena sfiorato dalla luna, anch'essa digiuna.
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Mattino autunnale
Oggi vince la notte e il giorno si ritrae guardingo. Resta a sognare al di là delle montagne la città sommersa da un mare di nebbia. Sia fatta la luce! Romba il temporale. E i primi sommessi rumori del giorno tacciono alla vista del fuoco.
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Buona giornata
Buona giornata Scendo gli scalini e lo vedo: un nero brizzolato, troppo coperto in una giacca prestata. Lo vedo quasi ogni giorno. Apparecchia uno zaino sdrucito come piccola tavola, con un fazzoletto pulito. Sopra ci mette una moneta dorata. Non so perché tutto questo mi agita, allora mi metto a cercare il giusto per partecipare. Una moneta accanto alla sua. Lui alza la testa e mi guarda con occhi da vecchio, velati, poi poggia una mano sul cuore e io:" Buona giornata."
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Luce di mare
Luce di mare mare di luce e la risacca che bolle che spacca. Occhi feriti da tanto splendore fermi i gabbiani nel culto del sole
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Guardando le ombre che danzano
Faccia di bambola corri giù per le scale a perdifiato. E' corsa vana. L'orologio si è inceppato, segna sempre mezzanotte, attimo di fuga e di speranza. Questa sera hai indossato il vestito più bello e un sorriso sfacciato ma le tue spalle nude son già cosparse di cenere e col pensiero vai al focolare. Attizzerai il fuoco rannicchiata in un angolo a catturare sogni, guardando le ombre che danzano.
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