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Raccolta di poesie di Franca Dusca Petacchi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Ci vuole tempo



Mi hai tagliato
come un coltello affilato di fresco

Mi hai abbandonato
come un paio di scarpe vecchie
(ma io ero giovane)
logore ma così comode
che è meglio non gettarle via

MI hai usato sino alla consunzione
senza rispetto
e mi usi ancora
per quanto può servirti

Altro
da mille anni
il tuo gioco e il tuo sorriso
veri

Niente vedi di me
se non talvolta
sorprendentemente

Come ho permesso questo scempio di me?:
ero distratta ad amarti

E quando improvvisamente
ho compreso l’imbroglio grossolano
che come una ragnatela ho tessuto
raccontando a me stessa
la fiaba di un amore che c’era per me soltanto
giustificando ogni tua evidente mistificazione

sono rimasta lì

al tappeto

come un pugile suonato

immobile

per la prima volta
vinta

Perché non ti lascio?
te lo dirò domani
quando sarò più libera e più forte

Ci vuole tempo per smettere di amare l’amore della vita

Ci vuole tempo per imparare ad amarsi

*

Indossami

“Indossami”

Poterti indossare come un vestito
guardare il mondo con i tuoi occhi
e scoprirmi migliore
Ascoltare i tuoi pensieri
Quelli che nessuno può sentire
senza strappi
senza che l’urlo inorridito
soffochi la bocca

Spezzare l’ansia
Oltre il tempo che imbroglia le carte
quieta planare
paga
del senso di piacermi
senza voler sapere tutto

Sbagliare è il gioco degli specchi

È l’onestà di essere
la forza e la condanna del mio vivere:
INDOSSAMI

*

Il Cavatore Supremo

 

La conca azzurra del cielo

abbraccia fredda

il candore delle mie cave

l’infaticabile sudore

che copre l’inverno

e brilla al sole più vicino

dove si tocca l’infinito

e l’armonia si veste

del taglio che domani

mani silenziose e voraci

comporranno di forma

e di chiarezza

 

La conca del silenzio

si spezza

incrinata dai singulti

di perle di diamante

collane di fatica

tra le dita grigie della nebbia

nei giorni perduti

e la polvere bianca s’impasta

nell’acqua che scola

e ancora di bianco

scivola

sulla bancata

 

E’ sotto il mondo

sopra

soltanto l’universo

e tu

il mio cavatore supremo

che nell’ultimo volo

mi hai lasciato

una carezza bianca

di vento e nostalgia

*

“ La prima neve ”

“ La prima neve ”

Bianca
la prima neve tesse la trina
e il manto si dilata nel silenzio
soffici piume frantuma
un cielo pietrificato
che spiove malinconico e
si sfà di nostalgia

Sinuosa serpeggia questa via
s’arrampica a raccogliere un sorriso
che schiara e scalda

C’è luce nella sala smerigliata
e la tavola imbandita
svapora
la fragranza di un tepore profumato
riflesso nel riverbero dorato
del cristallo

Non con me
ma dentro me
il tuo sapore
– la tua essenza -

Annuso, assaggio, lecco ed assaporo
gusto
e il gusto si colora, s’accende
e stacca l’acino prezioso
che chicco dopo chicco
raccoglie l’uva

Rosato, tenero, soave
come una carezza
- la senti, si, anche così lontano ? –
riposa su un letto di pera profumato
tra verdi coriandoli e mezzelune d’arancio

Spezzo tra le dita il frutto dorato del grano
- e lecco le tue labbra –
così l’attimo rapisce il tempo
scioglie lo spazio e ti riporta qui

Mi imbocchi
e il sapore di rosse pernici
insanguina le labbra insaziate come le tue mani
e questa sinfonia d’odori
rimescola la voglia che ho di te

Raccogli il volto tra le dita
– come un frutto appena lavato –
lo porti sulle labbra
e mordi appena
poi suggi e lecchi
e come miele mi assapori

E’ presto ancora per lasciar la neve
ad ammucchiarsi sulla strada
a ricamare gli alberi dimentica

Sento la carne sciogliersi sul mio palato
e tu così lontano torni
- piano mi abbracci –
e la mia carne con la tua
una sola carne a rotolarsi
lasciva
tra candide tovaglie e tremuli cristalli

Il vino spande profumo di more
e la mia nuca bruna ondeggia tra i tavoli
- appare e scompare –
cullandoti





Dolce come un soufflè
– morbido e profumato –
riposa su di te il mio corpo abbandonato
tra il ricamo dello zucchero
e il velo bianco della brina

Vedo bianca la neve ha capovolto il cielo
rovesciato sulle case tra i tetti
e un negativo di ombre grigie indugia
a farsi luce e arcobaleno
nel chiaro scuro dei tuoi occhi
nel lucore rosato delle tue labbra

Lascio che il sogno segua la sua corsa
si tuffi nell’ebrezza tra i riflessi rubino del liquore
che bagna le mie labbra innamorate di te
e del tuo amore

La neve non ha dimenticato un lembo di terra
così come il mio cuore
ogni fiocco ha tessuto il mondo di una nuova veste
il desiderio di te ha preso la mia mano
come la neve
- silenziosa - ogni lembo di te
ho ricamato

Franca Dusca Petacchi

*

“ Rizié il Cavatore ”

“ Rizié il Cavatore ”


Per ritrovarti inseguo la via
bianca e serpeggiante
a tagliare come un coltello impalpabile
la roccia che si alza
e va a toccare il cielo

Si arrampica il cartiglio impolverato
ed io – la gola bianca offerta –
il capo rovesciato appena
a cogliere quel movimento
che ti ha lasciato al mondo
ricordo immacolato

Salgo
e la via si fa più stretta
ma poi
un respiro improvviso
e ti ritrovo immoto
immortale
stretto avvinghiato a quella corda
che non t’ha salvato
e il libro aperto
sbiadito di parole
a dire al mondo silenzioso
il clamore della vita che hai lasciato

Accarezzo il basamento e
guardo su - il marmo che hai amato-
aggrapparsi come una mano bianca
al cielo
e salgo
mi immergo in questo mare
rovesciato e cristallino

Odo le voci dei miei avi
e il grido di dolore
mi frantuma il cuore
come il cristallo di quarzo
sbriciola la roccia

Respiro il silenzio del tempo nel tramonto
e il dorato lucore abbraccia
d’un abbraccio immacolato come una chiesa
la tua cava
la mia cava sacra

C’eran punciotti tra i miei giochi
nel cortile da bambina
e i botti delle mine
le sirene
e poi il silenzio dei singhiozzi
e le storie le nottate
e il taglio al verso e il contro in testa
il difetto e il finimento
la sugna per pulire gli scarponi
e la pioggia la neve e il gelo
e tu
contadino di montagne
a coglier l’acqua a coltivar la roccia
e il duro grano bianco

Quanti raccolti frantumati
quante stagioni perse e tagli presi
senza domeniche nè feste
e mio fratello - il bagascio – a spalar rena

Vedo lontano l’oro del cielo sciogliersi nel mare
e l’ombra dondolante di mio padre
arrampicarsi sulla vetta
Non si è perdonato mai
gli anni
che non ti ha vissuto accanto
ti sei portato via di lui
anche i rari sorrisi

Pure
in questa famiglia di donne
gli uomini hanno indicato la via
che sale stretta e silenziosa
e bianca
e dato amore infinito alla cava
forse perchè anche la cava è una femmina :
bella enigmatica feconda
capricciosa ed infedele
come potresti non amarla ?


Franca Dusca Petacchi

*

Anna è viva

“ Anna è viva ”
ad Anna Politoskaia

Io non so se anche tu
hai sentito il canto stregato
della pioggia che cade la sera
in un giardino frondoso
d’estate
So che ti ha abbracciata stretta
il gelo dell’inverno
e che hai amato la tua terra
come amo la mia
e hai cercato di difenderla

Come le donne di questo secolo scontroso
- moglie e madre come un tempo -
hai consumato le tue scarpe
tra gente che incontravi e volevi aiutare
C’erano giorni che il cuore
l’avresti gettato
- altera – nella mischia
senza paura di perderlo,
- altri – che il coraggio più grande
più eroico
era tenerselo nel petto
anche se faceva così male

Non ho conosciuto di te
che la tua storia e ciò
che hai voluto raccontare
ma mi è bastato incontrarti
tra le parole stampate
per sentirti sorella
per essere una volta più di sempre
orgogliosa di essere una donna

I cani che hai incontrato
che hanno strappato le tue carni
morranno nell’oblio
un’occasione - l’unica per loro –
sprecata buttata
Tu della tua vita hai lasciato
oltre il fiato marchiato di parole che restano
i gesti umili e grandi
dei Giusti
Così la tua morte è la tua vita
una vita che non si è perduta dimenticata
una vita che si rinnova come la terra ad ogni stagione
come la madre Russia
che hai cercato di salvare



Vorrei averti incontrato
per dirti solo una parola “grazie”
e lo ripeto stanotte
nel buio dei miei pensieri di luce e di tenebra
e ti ascolto nella lotta che hai combattuto
e mi dico, Anna :
“ oltre il tempo, al di là del tempo Anna è viva”


Franca Dusca Petacchi

Domenica 21 Giugno 2009 ore 19,50