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Raccolta di poesie di Luca Gamberini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Di una presenza gentile

Mi piace dormire la privazione
immaginare devoti vuoti
tra trespoli abbandonati.
 
A volte per partorire un bacio
ci vogliono anni di timidi pensieri
occultati allo sguardo.
 
Un viso conta meno della parola
che ognuno pronuncia
per proprio beneficio d'inventario.
 
Abbiamo bisogno di noi stessi
attraverso l'altrui conferma
che ciò che siamo stati non siamo.
 
(inedito 2023)

*

Come sono morti i nostri baci

Questa barba mi rende più schivo
allontana le donne che non sanno
le osterie, o non trovano di meglio
del cercare se stesse, tipo l'acqua
nel mare. Ti guardi nello specchio
chiuso, tutto ciò che dicevi, valeva
la pena, è ora lontano, consumato
dai giorni e da notti -dormite- male
interpretate, come una gatta zuppa
mostri il corpo a chi non abbisogna
del tuo cuore, labbra e respiro divisi
dalle solite parole. In questa quiete
stanca riposa la mia barba ferrigna
rido da solo di noi, piango da solo
per te, e niente è più qui, neppure
gli anni che abbiamo lasciato fluire
come un sangue malato tra sagome
di occhi a fissare labbra smemorate
non più in grado di scorgere la vena.
Come sono morti i nostri baci? Forse
per finta, è apologia dell'insicurezza
rimanere in attesa per non farsi male.
Scontare la pena vivendo per sempre.

*

Il cuore grande del mare

Oggi il mare ha portato a riva

una cagnolina morta.

L'ho percepita femmina

dalla dolcezza dei suoi interi resti.

Ho pensato molto sul da farsi.

Ho chiesto aiuto alle mie lacrime

mentre la accarezzavo, la mia poca

mobilità è diventata un impaccio

grande per queste cose, mi ha preso

una disperazione angelica, tipica

dell'incapace, sono andato a cercare

dei bastoni. Avrei voluto costruire

una barella, di più inutile solamente

il mio pensiero. Ho camminato

qualche metro sulla mite sabbia

senza trovare nulla di valevole.

Sconsolato, sono ritornato sui miei

incerti passi, un'onda se l'era ripresa.

Mi sono sentito sollevato, vederla

tra le braccia del mare mi ha ricordato

quando, bambino, mi lasciavo cullare

in braccio a mia madre. Tutto ha una fine

che non finisce se la morte sa essere dolce.

 

da: LO SGUARDO DELUSO DEGLI SPECCHI

dal I° dicembre in farmacia

*

Eternitā

Da ormai un anno le mie serate
in veranda si sono fatte diverse.
Vige un reciproco silenzio
tra me e la strada, la luna
sostituita da ordinari lampioni
i quali tolgono voce ai cani
protetti dalle inutili recinzioni.
Gli amici si sono trasformati
in lontani parenti, li sento
ogni tanto, sporadicamente
li vedo e manca la forza di dire
anche solo; non ce la faccio più
a dire da quanto tempo stiamo
riposando, o forse solamente
dormendo ad occhi aperti, che
vorremmo piangere insieme
ma non ne siamo più capaci.
Pensare all'echinacea mi procura
nausea, ma questa è la vita
e non c'è altro rimedio se vuoi
stare male da sano, accorgerti
che non sai più cosa fartene
del tempo, ancora non abbiamo
imparato che i nostri figli
partoriranno i nostri genitori.
Oggi la tortorina, che salvai
la scorsa estate, è venuta
a farmi visita, mi ha guardato
come se me ne stessi seduto
sulla sedia a sdraio da sempre.

*

Barbāglio

Barbàglio

Con la barba lunga di otto giorni
ho avuto il coraggio di passare
davanti ad uno specchio
a figura intera, è stato come
transitare ad un incrocio e vedermi
arrivare da tutte le direzioni, come
essermi visto a settantacinque
anni, età che difficilmente potrò
-un giorno- festeggiare.
Le mie rughe riposano beate
su di un cuscino dalla federa
bianca, come l'abito, che non hai
indossato per me, non le indosso.
Ancora non ho progetti di dentiera
o offerte speciali sul catetere, ma
me la cavo bene ad incespicare
su libri di poesia inutilizzati.
Pensavo proprio adesso alla fortuna
del nostro amore, morto di dolore
e non di uggia, ricordi? Era una vigilia
di Pasqua, splendeva nei tuoi occhi
la mia croce e non sapevo darmi un'età.

*

Vestigia

Ho ricordi di Salerno 
come di non esserci mai stato, 
forse dovrei dedicare meno tempo 
ai miei stati di alienazione. 
Le mie impronte non sono mai uguali, 
somigliano a un futuro immaginato, 
percepito al trasgredire del lenzuolo. 
Tra cimici morte di fresco mi elevo al tacere, 
non sono più capace di distinguere i volti di chi mi ha amato, 
ogni tanto in sogno si rincorrono voci che sono sempre la mia. 
Prima di addormentarmi, rileggo libri che non ho mai letto, 
conto i passi che non ho mai fatto. 
Il mio è un chiamare senza voce chi un nome non ha, 
non ho più ricordi di un abito bianco dato in pasto al piacere 
per potere poi articolare con maggior disinvoltura la sofferenza. 
Come cadaveri vivi che sempre la morte offendono.

*

Precipitazione chimica

Di mia madre conservo 
il minuto ombrello 
che si apre a scatto 
così come era lei. 
Lo apro in certe giornate 
di sole, per attutire 
il riverbero della mia inutilità. 
Quando piove lo guardo 
senza aprirlo, poiché di lei 
conservo un asciutto ricordo 
un riposo vivace di cieli chiari.

*

Di questa morte che non trova pace

Si riduce la luce che più dice. 
Tutta questa resa inesauribile
vanificata da un nudo sorriso
ancora stretto tra le mie mani
malferme di vuota tenerezza.
Ora si muove il greve lamento
come di morte vissuta invano
di terra saziata da putridi cani
per ogni sera diversa è la pena.
Invecchierà male la mia morte.

*

Via Emilia

Eri brava a fare poesia
un talento indifeso
ti bastava guardarmi
dove non ero, confondermi
con i tuoi desideri, mentre
contavo mosche sui vetri.
Eri brava ma non eri tu
nemmeno noi ora si può
comprendere il significato
di questi abbandonati versi
come a vegliare un morto
autenticare una firma falsa.
Eri brava e forse ora
sei ancora meglio di
ciò che sei. Nei tuoi occhi
nuovi progetti di schiene
diritte e un dolore che non si
spezza, declive allo specchio.

 

Da: Enciclopedia del far niente (96 rue de-La-Fontaine Edizioni)

*

Bambino

Sii uomo mi hai detto
dopo avermi voluto bambino
che sta bene al di fuori 
dell'infanzia
davvero ora mi sorgerebbe
una domanda
ma la vecchiaia incombe
e le stagioni sono finite
prima di cominciare
e la tua voce
è diventata una fotografia
ed i miei occhi
un vuoto di memoria olfattiva
e trovo dannoso discutere
di cose che non sappiamo
come sarebbe andata a finire 
o cominciare
e anche adesso che ti guardo
non so nemmeno quale abito 
starai indossando
e forse non so più chi sei
che mi vorresti uomo
per dire poi che sono cambiato
e mi hai amato bambino.

 

Da: Enciclopedia del far niente (96 rue de-La-Fontaine Edizioni)

*

Solo

Ogni tanto vengo a trovarmi al cimitero, mi siedo accanto al mio domani e ascolto le voci di ieri, che adesso non c'è nessuno che parla, nessuno a piangere chi non è tornato a dire che per venire capiti bisogna rendersi incomprensibili. Mi guardo per ore, niente si muove al granello di terriccio incolto, vorrei restare così, arrampicato all'erba rigida di dicembre, erba che non si china al silenzio di vivi che paiono televisori al plasma trasfusi. Ogni tanto vengo a trovarmi al cimitero, mi siedo accanto al mio dolore che sono io, resto immobile per ore, come fossi uno stendino per biancheria sporca che asciuga il proprio sudore solo al buio, perché il mio sole è solo lacrime e di me non vive, ma mi pensa sempre, voce di ieri che adesso non c'è nessuno e me ne sono andato pure io che sono rimasto qui, solo.

 

Da: Enciclopedia del far niente (96 rue de-La-Fontaine Edizioni)

*

Spirito libero

Ricordo tutto di te
anche se non conosco nulla.
 
Ti vedo
cordiale, distratta, assorta, triste,
così vicina
ma deliziosamente irraggiungibile.
 
Ho abituato i miei occhi
a respirare il tuo profumo,
come un ladro timido e discreto
quasi neanche me ne accorgo.
 
Ho imparato a chiamarti
anche se a me è estraneo il tuo nome,
ho scolpito nel mio ego il tuo sorriso,
dolce e intenso,
misurato e deciso.
 
C’è  complicità nel tuo sguardo,
c’è il desiderio di non soffrire
ci sono tutti i giorni passati,
in fila,
uno dopo l’altro;
c’è un’energia che cattura
e mi fa sentire
felice, impacciato, leggero, disperato,
in una frazione di attimo.
 
Non appari mai nei miei sogni
perché  i sogni non sono belli come decantano,
appari tutti i giorni nella mia realtà,
sei un’onda anomala
che sbatte contro gli scogli della mia timidezza
e infrangendosi disperde tutti i miei confusi pensieri.
 
Mentre ti osservo da dietro le sbarre dei miei errori
penso...
Vorrei fossi prigioniera,
libera sei inarrivabile,
sei impossibile per i miei occhi
e non possiedo le chiavi per poter fuggire dall’inutile.
 
Sei la tranquillità e il tormento,
sei l’inverno che lentamente mi sorprende,
sei la voglia di volare fino ad accarezzare il cielo,
sei la sveglia del mattino
che vibra e fa pulsare il cuore.
A ogni battito una luce;
i tuoi occhi che sorridono.