I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Le mie tristezze camminavano
Le mie tristezze camminavano Con le mani in tasca Senza meta Senza illusione Di consolazione In aggregato di cellule Di appoggio in nulla che sia racchiuso in atomi, in nulla incatenato in molecole in nessuno Che non abbia frazione di spiriti Che abbia fionda di anima
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Le cose che cadono dal cuore
Le cose che cadono dal cuore Non fanno rumore Come se cadessero Sulla luna. Se le ritrovassi Pregherei Gesu' Di riportarle a terra. Ma nella polvere non le trovo piu'
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Un bel giorno
Non era nemmeno mia La gelosia ma tua Non eri tu ma lei con lui E lui non c'era nemmeno, Neanche lei ma io. Non era nemmeno colpa sua O nostra : era un bel giorno. Non fosse stato per la follia Di non dirsi ti amo.
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E suonavo
E suonavo al tuo citofono Come se fosse una conchiglia A cui dicevo l'ultima parola
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Dipinge la sera
Dipinge la sera attardandosi sul mio maggio Tinte e riccioli pare che canti ancora per me
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Finisce la canzone
Finisce la canzonead alto volume eccogli uccellini cantanoil cane sbuffa dietro il cancelloEri tu il ronzioche ti teneva sveglio le notti,tu la pietrache ti faceva inciampare in avanti,ora tu il muro bianco al sole,tu fermo nei mobili firmamenti,anche tu solo lancettache gira ancorama non ricorda le ore
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Credo
Credo fosse alla fine il vino fiume da nuvola a mare a volersi ubriacare di noi
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Fu quando
Fu quando posai il mio capo inesperto al centro del profumo delle tue spalle hanno detto che sono in guerra con tutto ma non sanno per cosa
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Scarface
Il sole sulla mia faccia pelle scura vita dura il sole sulla mia faccia di una lacrima non vi e' traccia il sole sulla mia faccia il sole sulla mia faccia
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A tutte le ore
A tutte le ore mi chiedo quando posso tornare nel mio mondo
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“Ed il buio che abita i tuoi occhi”
Quando lasciai la citta i ragazzi erano bambini Cercavano un palo o un appiglio carichi sull'autobus del cielo Ora invece spavaldi e insicuri lanciano il loro dado nel mondo che sparisce come un auto in folle dietro la curva Danzano per loro gli spettri sulla collina ed il buio che abita i tuoi occhi non ho saputo scacciare Federico Gueli
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e mi si spegne la luce
e mi si spegne la luce, come se i racconti tornassero nelle lettere stampate dei libri come chiudessero molluschi nelle loro conchiglie delle loro pagine non rimane che nero inchiostro come quello che ha fatto ogni anno l'inverno ai rami
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Al buio mi sono levato
Al buio mi sono levato I miei primi passi non hanno avuto l'onore di uno sguardo Andava oltre piu' in alto E non sfiorava la boscaglia Dove io come un gatto ho fatto tutto da solo Da solo il filo e l'equilibrio Da solo il peso e le ali Dovevo volare Per questo i miei passi allora erano cosi' incerti Dovevo volare Per questo i miei occhi si fissavano sul distante E l'orizzonte non era mai stabile Ho camminato per primo Piede e terra un incontro che non doveva accadere Per altre sponde nel buio mi sono levato Fedegu
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Invece io voglio iniziare
Mi basterebbe sapere che tu mi hai portato Mi piacerebbe credere che c'e' una luce dietro la porta chiusa dove ti aspetto Mi hanno detto di andarmene Mi hanno detto alzati e agisci Ma che azione sarebbe Abbandonare una candela In pieno giorno senza riparo Sotto questi cieli chiusi Hanno detto credi e spera Ma ho nella mano una nota Se credessi e sperassi Volerebbe via e non saprei piu' attendere Con il primo passo il profumo si oscura e la luce si invola Con il primo passo avrei finito Invece io voglio iniziare
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Perche’ e’ raffermo e sporco
Perche' e' raffermo e sporco Lo amo perche' e' mio Perche' neanche le briciole Lascio cadere le conto tutte Per non perderne una Sporca e rafferma E' tutto quello che ho. Mi avessero detto che il cuore del pane e' il lievito Mi avessero avvisato di non farlo seccare Lo avessi provato che in 4 mani si apparecchia per 8 Che nel tocco dell'altro C'e' la cura per la mia malattia Il tuo amore e' una moltiplicazione Non dimenticarlo.
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Ago e filo
Perche' ho buttato tutti i cerotti/ significa che ho quasi finito/ Ago e filo/ Asola e bottone/ Per vivere due volte/ Ho rinunciato a guarire per sempre/ Ago e filo/ Asola e bottone/ Per essere stanco di tutto/ Sono arrivato al confine/ Ma poi, ritorno/ Ago e filo/ Asola e bottone Fedegu
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Haiku
E' cosi' breve l'estate mentre mescolo i pomodori nella pentola sul fuoco
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e mi si spegne la luce
e mi si spegne la luce come se i racconti tornassero nelle lettere stampate dei libri come le pagine chiudessero molluschi nelle pagine delle loro conchiglie non resta che il nero inchiostro come quello che ogni anno ha fatto l'inverno ai rami
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A.M. le ore della notte
Ho sognato occhi i tuoi che non fossero il tuo imbrunire ho sognato strade tue che non fossero il tuo far sera Ti amo perche' non tramonti in me per la luce che di te ho aspettato nelle notti tue ( Questo e' il coraggio di amare)
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Tutte queste
Perche' tutte queste gentilezze? abbasso' gli occhi, distogliendoli per un attimo dalla tavola che lui stesso aveva imbandito le foglie di insalata le zucche bruciacchiate al grill con ventola nel forno il rosmarino fresco ora disseccato dalle fiamme le zucchine braciate sul fuoco le cipolle emulsionate a tortino insieme alle olive e alle carote divenute piccole ziqqurat di profumo ora doveva rispondere a quella domanda alzo' gli occhi e rispose "Fantasia" con malinconia si affaccio' un sorriso breve subito spento come fanno le faville tra le onde, poteva vedere ancora sua figlia nominare i suoi pupazzi preferiti ed erano quelli, i primi , quando non vi era mondo tra lui e sua figlia solo una bolla dove dare il nome a tutte le cose.
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antipatico
Il desiderio di non giu' ne' di cenere tenere impronta ne' affronta non importa sulla porta piu' e poi bon
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Sono
Sono stato un bambino di silenzi assolati, nella mia timida penombra prendeva forma a volte una fiamma che cavalcavo onda improvvisa di sorrisi. Volavo senza saperlo e senza sapere ancora la condanna di non avere ne catene ne marchi.
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So chw
So che stai lottando che in luogo di amore hai ricevuto silenzio e il silenzio ammuffisce prima poi marcisce mi sforzero' di non chiamarti indegno di non additarti tra molti come caprio di non gridarti pietra di non dirti nudo e perduto come sei provero' ad amarti nel problema che non risolvi se ancora mi giuri che l'amore di te per noi e' limite che non valicherai del nido di nuovo con le torce accese del tuo dolore
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L’agio
L'agio di quel bagliore entrando/ dismessa la confidenza/ che in tutto quel buio/ la luce era tua.
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Partorendo
Eravamo acqua O qualcosa che le somigliava Venuti da una tempesta Portati la' a crescere vicino A fegati e cuori Tra organi immensi Spropositate miniature Di sogni o incubi altrui Giganti rami con nidi O colpiti da fulmine Toccati da neve Baciati da sole Radici invisibili Sotto la pelle della terra distesa Primo buio e ultimo poi Stelle notte,no,noi, Sopra, tutti morti
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La distanza
C'e' la tua Turchia, Nazim, alla TV ora che la distanza e' colma e piu' nessuno sfiora il ginocchio sotto il tavolo disadorno, non ce' piu' l'abitudine di camminare nei viali osservando l'accadere del mondo da una mano che si scalda in un’altra. Non c'e' una Russia ne' altari diversi ne' alti meriti dell'avvenire ne' figli da abbandonare sono gia' tutti abbandonati sulla balaustra del mondo lo hanno tutto in faccia e non conoscono in fondo i timbri di voce ne' i volti scolpiti che una volta temevamo da piccoli. Non piu' ninnananne ne' cantilene ne' rime ci provano i ragazzi dal sorriso storto a mettere anello dopo anello le cose del mondo in una collana ma sono troppe e non ci stanno e cosi la collana cade sulla spiaggia e le cose del mondo tornano alla sabbia ai granelli e in fondo al mare. E non e' piu' il mare di un tempo non ha canzoni ne' le vele significano qualcosa portano guerra e malfamate nuove portano le tracce e i feriti di un mondo che sta morendo ancora un po' troppo lontano per sentire i passi della morte appena fuori citta' li conoscono gia' le isole remote nel mare i ponti,le strettoie,i varchi loro si' ascoltano gia' i passi affrettati di chi scappa dalla fine. E' qui in TV, Nazim, la tua Turchia e ha uno strano bagliore di sangue.
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La distanza
C'e' la tua Turchia, Nazim, alla TV ora che la distanza e' colma e piu' nessuno sfiora il ginocchio sotto il tavolo disadorno, non ce' piu' l'abitudine di camminare nei viali osservando l'accadere del mondo da una mano che si scalda in un’altra. Non c'e' una Russia ne' altari diversi ne' alti meriti dell'avvenire ne' figli da abbandonare sono gia' tutti abbandonati sulla balaustra del mondo lo hanno tutto in faccia e non conoscono in fondo i timbri di voce ne' i volti scolpiti che una volta temevamo da piccoli. Non piu' ninnananne ne' cantilene ne' rime ci provano i ragazzi dal sorriso storto a mettere anello dopo anello le cose del mondo in una collana ma sono troppe e non ci stanno e cosi la collana cade sulla spiaggia e le cose del mondo tornano alla sabbia ai granelli e in fondo al mare. E non e' piu' il mare di un tempo non ha canzoni ne' le vele significano qualcosa portano guerra e malfamate nuove portano le tracce e i feriti di un mondo che sta morendo ancora un po' troppo lontano per sentire i passi della morte appena fuori citta' li conoscono gia' le isole remote nel mare i ponti,le strettoie,i varchi loro si' ascoltano gia' i passi affrettati di chi scappa dalla fine. E' qui in TV, Nazim, la tua Turchia e ha uno strano bagliore di sangue.
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ho quasi finito
Perche' ho buttato tutti i cerotti/ significa che ho quasi finito/ Ago e filo/ Asola e bottone/ Per vivere due volte/ Ho rinunciato a guarire per sempre/ Ago e filo/ Asola e bottone/ Per essere stanco di tutto/ Sono arrivato al confine/ Ma poi, ritorno/ Ago e filo/ Asola e bottone
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Serra di Cassano
Egli disse non si apre più e'finita la primavera voglio senti resolo o vento ma sono sicuro che esce solo il respiro mio che e'più forte di queste mura che mi mantenevano prigioniero di ciò che è stato ma ora esco fuori e non entra piu' niente da dove sono uscito e "dissi non si apre più e' finita la primavera non sono più stanco volevo smontare pezzo a pezzo questo muro che ci divide ma tu te lo sei tenuta stretta stretta questa barriera e ho detto non si apre più questo fiore forte brilla ormai in un altro tempo combatte ancora per !a libeftà e ho detto non si apre più!
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Potevo
Potevo potevo potevo potevo potevo potevo per te chiedere al bicchiere che fosse ultimo, pregare quello di troppo che ci liberasse dagli eccessi per te potevo potevo potevo potevo potevo Credo fosse alla fine il vino fiume da nuvola a mare a volersi ubriacare di noi
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