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Raccolta di poesie di Federico Gueli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Le mie tristezze camminavano

Le mie tristezze camminavano 

Con le mani in tasca

Senza meta

Senza illusione

Di consolazione

In aggregato di cellule

Di appoggio in nulla

che sia racchiuso in atomi,

in nulla incatenato

in molecole in nessuno

Che non abbia frazione di spiriti

Che abbia fionda di anima

 

*

Le cose che cadono dal cuore

Le cose che cadono dal cuore

Non fanno rumore

Come se cadessero

Sulla luna.

Se le ritrovassi

Pregherei Gesu'

Di riportarle a terra.

Ma nella polvere non le trovo piu'

*

Un bel giorno

Non era nemmeno mia 

La gelosia ma tua

Non eri tu ma lei con lui

E lui non c'era nemmeno,

Neanche lei ma io.

Non era nemmeno colpa sua

O nostra : era un bel giorno.

Non fosse stato per la follia 

Di non dirsi ti amo.

 

 

 

 

*

E suonavo

E suonavo al tuo citofono

Come se fosse una conchiglia

A cui dicevo l'ultima parola

*

Dipinge la sera

Dipinge la sera

attardandosi 

sul mio maggio

Tinte e riccioli

pare che canti

ancora

per me

 

*

Finisce la canzone

Finisce la canzone

ad alto volume ecco

gli uccellini cantano

il cane sbuffa dietro il cancello

Eri tu il ronzio

che ti teneva sveglio le notti,

tu la pietra

che ti faceva inciampare in avanti,

ora tu il muro bianco al sole,

tu fermo nei mobili firmamenti,

anche tu solo lancetta

che gira ancora

ma non ricorda le ore

 

*

Credo

Credo fosse alla fine

il vino

fiume da nuvola

a mare

a volersi

ubriacare di noi

*

Fu quando

Fu quando

posai il mio capo inesperto

al centro del profumo delle tue spalle

hanno detto che 

sono in guerra con tutto

ma non sanno per cosa

*

Scarface

Il sole sulla mia faccia

pelle scura

vita dura

il sole sulla mia faccia

di una lacrima

non vi e' traccia

il sole sulla mia faccia

il sole sulla mia faccia

*

A tutte le ore

A tutte le ore

mi chiedo

quando posso

tornare

nel mio mondo

*

“Ed il buio che abita i tuoi occhi”


Quando lasciai la citta 
i ragazzi erano bambini
Cercavano un palo 
o un appiglio carichi 
sull'autobus del cielo
Ora invece spavaldi 
e insicuri lanciano 
il loro dado nel mondo 
che sparisce 
come un auto in folle 
dietro la curva
Danzano per loro 
gli spettri sulla collina 
ed il buio che abita i tuoi occhi 
non ho saputo scacciare
Federico Gueli

 

*

e mi si spegne la luce

e mi si spegne la luce,
come se i racconti
tornassero nelle lettere
stampate dei libri
come chiudessero
molluschi
nelle loro conchiglie
delle loro pagine
non rimane che nero
inchiostro come quello
che ha fatto ogni anno
l'inverno ai rami

*

Al buio mi sono levato

Al buio mi sono levato 
I miei primi passi
non hanno avuto
l'onore di uno sguardo
Andava oltre piu' in alto
E non sfiorava la boscaglia
Dove io come un gatto
ho fatto tutto da solo
Da solo il filo e l'equilibrio
Da solo il peso e le ali
Dovevo volare
Per questo i miei passi
allora erano cosi' incerti
Dovevo volare
Per questo i miei occhi
si fissavano sul distante
E l'orizzonte non era mai stabile
Ho camminato per primo
Piede e terra un incontro
che non doveva accadere
Per altre sponde nel buio
mi sono levato

Fedegu

*

Invece io voglio iniziare

Mi basterebbe sapere
che tu mi hai portato
Mi piacerebbe credere
che c'e' una luce dietro
la porta chiusa dove ti aspetto
Mi hanno detto
di andarmene
Mi hanno detto
alzati e agisci
Ma che azione sarebbe
Abbandonare una candela
In pieno giorno senza riparo
Sotto questi cieli chiusi
Hanno detto credi e spera
Ma ho nella mano una nota
Se credessi e sperassi
Volerebbe via
e non saprei piu' attendere
Con il primo passo
il profumo si oscura
e la luce si invola
Con il primo passo
avrei finito
Invece io voglio iniziare

*

Perche’ e’ raffermo e sporco

Perche' e' raffermo e sporco
Lo amo perche' e' mio
Perche' neanche le briciole
Lascio cadere le conto tutte
Per non perderne una
Sporca e rafferma
E' tutto quello che ho.
Mi avessero detto
che il cuore del pane e' il lievito
Mi avessero avvisato
di non farlo seccare
Lo avessi provato che in 4 mani
si apparecchia per 8
Che nel tocco dell'altro
C'e' la cura per la mia malattia
Il tuo amore e' una moltiplicazione
Non dimenticarlo.

*

Ago e filo

Perche' ho buttato tutti i cerotti/
significa che ho quasi finito/
Ago e filo/
Asola e bottone/
Per vivere due volte/
Ho rinunciato a guarire per sempre/
Ago e filo/
Asola e bottone/
Per essere stanco di tutto/
Sono arrivato al confine/
Ma poi, ritorno/
Ago e filo/
Asola e bottone

 

Fedegu

*

Haiku

E' cosi' breve l'estate 

mentre mescolo i pomodori

nella pentola sul fuoco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

e mi si spegne la luce

e mi si spegne la luce 

come se i racconti

tornassero nelle lettere

stampate dei libri

come le pagine

chiudessero molluschi nelle pagine

delle loro conchiglie

non resta che il nero

inchiostro  come quello che

ogni anno

ha fatto l'inverno ai rami

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

A.M. le ore della notte

Ho sognato occhi i tuoi

che non fossero il tuo imbrunire

ho sognato strade tue

che non fossero il tuo far sera

Ti amo perche' non tramonti in me

per la luce che di te ho aspettato

nelle notti tue

( Questo e' il coraggio di amare) 

*

Tutte queste

Perche' tutte queste gentilezze?

abbasso' gli occhi, 

distogliendoli per un attimo dalla tavola

che lui stesso aveva imbandito

le foglie di insalata 

le zucche bruciacchiate 

al grill con ventola nel forno

il rosmarino fresco 

ora disseccato dalle fiamme

le zucchine braciate sul fuoco

le cipolle emulsionate a tortino 

insieme alle olive e alle carote 

divenute piccole ziqqurat di profumo 

ora doveva rispondere a quella domanda

alzo' gli occhi e rispose

"Fantasia" 

con malinconia si affaccio' un sorriso breve 

subito spento come fanno le faville tra le onde, 

poteva vedere ancora sua figlia nominare

i suoi pupazzi preferiti ed erano quelli, i primi ,

quando non vi era mondo tra lui e sua figlia 

solo una bolla dove dare il nome 

a tutte le cose.

 

*

antipatico

Il desiderio 

di non

giu'

ne' di cenere 

tenere

impronta

ne' affronta

non importa

sulla porta

piu'

e poi bon

 

*

Sono

Sono stato un bambino
di silenzi assolati,
nella mia timida penombra
prendeva forma a volte
una fiamma che cavalcavo
onda improvvisa di sorrisi.
Volavo senza saperlo 
e senza sapere ancora
la condanna di non avere
ne catene ne marchi.

*

So chw

So che stai lottando
che in luogo di amore
hai ricevuto silenzio
e il silenzio ammuffisce
prima poi marcisce
mi sforzero' di non 
chiamarti indegno
di non additarti 
tra molti come caprio 
di non gridarti pietra
di non dirti nudo
e perduto come sei
provero' ad amarti 
nel problema
che non risolvi
se ancora mi giuri
che l'amore di te
per noi e' limite
che non valicherai
del nido di nuovo
con le torce accese
del tuo dolore

*

L’agio

L'agio di quel bagliore entrando/
dismessa la confidenza/
che in tutto quel buio/
la luce era tua.

*

Partorendo

Eravamo acqua
O qualcosa che le somigliava
Venuti da una tempesta
Portati la'
a crescere vicino
A fegati e cuori
Tra organi immensi
Spropositate miniature
Di sogni o incubi altrui
Giganti rami con nidi
O colpiti da fulmine
Toccati da neve
Baciati da sole
Radici invisibili
Sotto la pelle della terra distesa
Primo buio e ultimo poi
Stelle notte,no,noi,
Sopra, tutti
morti

*

La distanza

 
C'e' la tua Turchia, Nazim, alla TV
ora che la distanza e' colma
e piu' nessuno sfiora il ginocchio
sotto il tavolo disadorno,
non ce' piu' l'abitudine di camminare nei viali
osservando l'accadere del mondo
da una mano che si scalda in un’altra.
Non c'e' una Russia
ne' altari diversi
ne' alti meriti dell'avvenire
ne' figli da abbandonare
sono gia' tutti abbandonati sulla balaustra del mondo
lo hanno tutto in faccia
e non conoscono in fondo
i timbri di voce
ne' i volti scolpiti
che una volta temevamo da piccoli.
Non piu' ninnananne
ne' cantilene
ne' rime
ci provano i ragazzi dal sorriso storto
a mettere anello dopo anello
le cose del mondo in una collana
ma sono troppe e non ci stanno
e cosi la collana cade sulla spiaggia
e le cose del mondo tornano alla sabbia
ai granelli e in fondo al mare.
E non e' piu' il mare di un tempo
non ha canzoni
ne' le vele significano qualcosa
portano guerra e malfamate nuove
portano le tracce e i feriti di un mondo che sta morendo
ancora un po' troppo lontano
per sentire i passi della morte appena fuori citta'
li conoscono gia' le isole remote nel mare
i ponti,le strettoie,i varchi
loro si' ascoltano gia'
i passi affrettati
di chi scappa dalla fine.
E' qui in TV,
Nazim, la tua Turchia
e ha uno strano bagliore di sangue.

*

La distanza

 
C'e' la tua Turchia, Nazim, alla TV
ora che la distanza e' colma
e piu' nessuno sfiora il ginocchio
sotto il tavolo disadorno,
non ce' piu' l'abitudine di camminare nei viali
osservando l'accadere del mondo
da una mano che si scalda in un’altra.
Non c'e' una Russia
ne' altari diversi
ne' alti meriti dell'avvenire
ne' figli da abbandonare
sono gia' tutti abbandonati sulla balaustra del mondo
lo hanno tutto in faccia
e non conoscono in fondo
i timbri di voce
ne' i volti scolpiti
che una volta temevamo da piccoli.
Non piu' ninnananne
ne' cantilene
ne' rime
ci provano i ragazzi dal sorriso storto
a mettere anello dopo anello
le cose del mondo in una collana
ma sono troppe e non ci stanno
e cosi la collana cade sulla spiaggia
e le cose del mondo tornano alla sabbia
ai granelli e in fondo al mare.
E non e' piu' il mare di un tempo
non ha canzoni
ne' le vele significano qualcosa
portano guerra e malfamate nuove
portano le tracce e i feriti di un mondo che sta morendo
ancora un po' troppo lontano
per sentire i passi della morte appena fuori citta'
li conoscono gia' le isole remote nel mare
i ponti,le strettoie,i varchi
loro si' ascoltano gia'
i passi affrettati
di chi scappa dalla fine.
E' qui in TV,
Nazim, la tua Turchia
e ha uno strano bagliore di sangue.

*

ho quasi finito

Perche' ho buttato tutti i cerotti/
significa che ho quasi finito/
Ago e filo/
Asola e bottone/
Per vivere due volte/
Ho rinunciato a guarire per sempre/
Ago e filo/
Asola e bottone/
Per essere stanco di tutto/
Sono arrivato al confine/
Ma poi, ritorno/
Ago e filo/
Asola e bottone

*

Serra di Cassano

Egli disse non si apre più e'finita la primavera
voglio senti resolo o vento
ma sono sicuro che esce solo il respiro mio
che e'più forte di queste mura
che mi mantenevano prigioniero
di ciò che è stato ma ora esco fuori
e non entra piu' niente
da dove sono uscito
e "dissi non si apre più e' finita la primavera
non sono più stanco
volevo smontare pezzo a pezzo questo muro che ci divide
ma tu te lo sei tenuta stretta stretta questa barriera
e ho detto non si apre più questo fiore forte
brilla ormai in un altro tempo
combatte ancora per !a libeftà
e ho detto non si apre più!

*

Potevo

Potevo
potevo
potevo
potevo
potevo
potevo per te
chiedere 
al bicchiere 
che fosse ultimo,
pregare
quello di troppo
che ci liberasse
dagli eccessi
per te
potevo
potevo
potevo
potevo
potevo
 
Credo fosse
alla fine
il vino 
fiume
da nuvola a mare
a volersi
ubriacare di noi