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Raccolta di poesie di Fiorenzo Mascagna
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Frammenti di cuore


Il silenzio svegliato dai tuoi occhi

è la spiga che intreccio alla mia voglia di pane.

 

Sei appena sveglia 

e già intrecci al mattino
la meraviglia di un incontro
che sarà travaso di anime pure.

 

Senza il calore del tuo abbraccio
non ci sarebbe ritorno al sorriso.
Tu come un giorno di sole
accendi il gioco sulle labbra
e lo regali alla mia mano.

 

Di questa luce ho frammenti nel cuore
che si accendono ogni volta che li sfioro.

 

I tuoi giorni
e i miei giorni adesso
sono questo giorno da inventare insieme.

*

xx



*

Dentro questo fuggire


Dentro questo fuggire ci sono distanze 

che neppure le tue scarpe
saprebbero indovinare
se non per il primo quarto d'ora.

 

Se fossi saggio ti direi di aspettare la luna
ma il tempo che ho atteso io è troppo.
Che ti sia dunque amica la notte
e che il freddo resti impigliato nelle tagliole.

 

Mettiti addosso il calore di un abbraccio
e dentro le tasche infila i tuoi giorni migliori.
Avrai bisogno di quelli
quando il coraggio non potrà bastare.

 

Tra tutti gli attimi
scegli quello che non sa voltarsi indietro.
Di questo tuo passarti la mano sul viso
fanne la carezza che ti devi e poi via!
verso qualunque luogo
che non sia quest'angolo d'asfalto
dove hanno crocefisso la tua vita.

*

Le stagioni

 

Ci sono tante virgole nella vita di un uomo

ogni tanto un punto che ripartisce le stagioni.

 

A questo tempo che non ha tempo

se non quello da perdere e da ritrovare

vorrei chiedergli di togliersi almeno le scarpe

quando ci cammina sul cuore.

 

C'è da cambiare passo

andare più veloci

magari appendere il cappotto

ad un chiodo nuovo.

 

Che sarà mai la solitudine

se non questo giocare a carte da soli?

 

Va bene ricominciare da qualche parte

purché qualcuno non ci scelga il posto

lontano dal finestrino.

*

Saremo più giovani domani

 

Avremo tempo per rifarci il trucco

e sguinzagliare gli occhi

su tramonti brulicanti di rosso

non appena fuori da queste occhiaie

che ci segnano il volto

perché la vita è vita e ogni momento un momento.

 

Uno scampanellio di sassi s'alza

quando il vento porta via a manciate le foglie secche.

 

Avremo una bufera di abbracci

un vibrare di amnesie

il lungosenna scavato nella nebbia.

Come per un regalo di Natale

con cura scarteremo una carezza.

 

Il lavoro sulla pietra lavata si spande.

 

Come orchestrali i minuti

riportano indietro il bagaglio leggero.

Ci si sveglia al buongiorno per perdersi in cumuli di latta.

 

Saremo più giovani domani

quando sulla parete troveremo la finestra

e vedremo spandersi la luce.

Addosso al tuo seno come un figlio

mi vedrai rubare a grappoli i sapori.

 

Perduto nell’unità dei tanti gesti

in un gesto solo

un dischiudersi di labbra

la cecità di un atto d'amore.

*

Ricordi

 

Frasi alle pareti dei sogni che tentano la salita
bottiglie vuote insieme alle domande
arcobaleni collezionati fino ad una certa data.

 

Lettere d'amore
orologi rotti
giorni con gli amici
teatro di quelle sere
ubriacature di poeti
ore passate sotto la pioggia
l'odore della strada.

 

Riafferrare per un attimo il primo bacio
per poi vederlo scivolare
sotto un giorno di neve
scorgere il profilo di mio padre che sorride
e ancora giorni di lavoro
poi più sotto le carezze di mia madre
le mattine a scuola
il pallone
il passo misurato delle infermiere.
Io seduto sul muretto
le figurine
i pantaloni corti
il vicolo che si sveglia con me
alle sette.

*

L’uomo che ha battuto i rovi

 

Giunta al riparo
la compagnia delle formiche
sventola briciole di pane.
Il mattino sparge rugiada
sopra i passi che solcano la strada.

 

Le labbra ridisegnate dal freddo
baciano l'alba
che si affaccia tra i rami.

 

L'uomo che ha battuto i rovi
per lasciar passare gli altri
è entrato dove il bosco si fa largo.
La giacca sulla spalla
il segno rotondo delle scarpe
per metà affogate nella terra
la mano verso l'alto...
come brillano le cinque dita!

 

Ci sarà la parabola del sole da seguire
e per tutto il giorno
provare ad imparare il gesto che si accende
poche volte nella vita di un uomo.
Sarà dura anche oggi dissodare la cresta
ma stavolta il sudore
da raccogliere nel fazzoletto sarà un omaggio.

 

L'uomo che ha battuto i rovi
per lasciare passare gli altri
oggi diventerà padre.

*

Se tu fossi qui

 

Se tu fossi qui
ti accarezzerei le labbra
per riconoscere con le dita
il profilo delle tue parole.


Se tu fossi qui
proverei ad indovinare il sorriso
di quel “ti amo” detto cercando l'eco.
Ti racconterei le cose che ho fatto
e tu faresti finta di ascoltare
cercando dentro la bocca
le parole che vorresti sentire.


Se tu fossi qui
capiresti il senso di questi giorni
messi sulla finestra ad aspettare.


Se tu fossi qui
nessuna attesa mi sveglierebbe la notte
nessun bacio
rimarrebbe a cavalcioni sulle labbra
nessuna delle promesse
sarebbe una promessa da mantenere.

*

Stazione centrale

 

Si feriscono con i temporali le stagioni.
Le mani sorreggono i saluti
intorno si parte
dentro si arriva a non capire
come mai ci si ritrovi davanti ad un treno
con un bagaglio
e senza un biglietto per partire.

 

La periferia quotidiana

è fatta di attimi che volano bassi
che restano appiccicati alle dita.

 

Nel riquadro di un momento
sequenze di un film già visto.

 

Quanto si paga in ore il tempo?
Costa come quello d'andata
un biglietto di ritorno?

*

Speranze nuove

 

Sarà giorno ogni volta che mi bacerai gli occhi
e notte quando ti avrò tra le braccia.

 

Pianto i gomiti sull’eco delle tue parole
è da qui che guardo i tuoi tanti volti
ascoltando la fragilità che emette suoni.

 

Il desiderio allarga le narici
per respirare la tua presenza
ma è sale da spargere all’orizzonte
il dolore che preme contro il vetro.

 

Riannoderò i lacci all'attesa
con le mani che hanno sollevato la tua leggerezza.

Farò in modo che il tempo non diventi illusione
da ritagliare attorno alle parole.

 

Tornerà la festa quando il pavimento
riavrà i passi delle tue scarpe di corda.

*

Le mie lune

 

Le mie lune su un fianco.
Viabilità allegre.
Luci dei lampioni che scendono e camminano per strada.

 

Auto in doppia fila.

Sosta selvaggia

la perdurante novità
di una donna senza odore
che si veste di angoli profumati
di censurate carezze
visi e perle
voracità assolate
fatte apposta per svegliare l'amore.

 

Tu quella che sorridi
scivolata nelle maniche con acqua da bere
scatola aperta di qualsiasi desiderio.

 

Metti il tuo orologio ciondolante
davanti a questi occhi
che non sanno leggere le ore
e inventa pomeriggi dentro i quali scappare.
Che ci siano alberi
dentro questo non saper dove andare.

 

Avrò inverni fatti apposta
per i tuoi guanti di lana
poesie fatte di carta
di giorni fertili e molliche di pane
per tutte le volte che mi saprai svegliare.

 

Piccolo attimo di vento a favore
ti chiedo solo il profumo di tiglio
ed un bicchiere di foglie
per le mie bocche assetate.

 

Facile anche oggi ritrovarti nella mia vita.

 

Voglio riconoscerti
in chiunque attraversi la strada
tenendo per mano un giorno accecante
e il biglietto usato di un treno.

*

Benvenuto attimo felice

 

Spuntano finestre sopra i cornicioni.
Tracce di un netturbino sull'asfalto innevato.

 

Uno spandersi di passi, le parallele del carretto.

 

In una mano la sigaretta
sotto il braccio il cappello
di rimpetto all’ultimo bottone della giacca
il mento
tre bottoni più sotto il cuore.

 

Le pagine sotto il lenzuolo

si scaldano così le parole del giornale.

 

Madre sincera
appagante seno di latte
le nostre dita hanno forgiato aureole di ghiaccio
per vederle luccicare in questo giorno di festa

 

Benvenuto attimo felice!
Benvenuta semina di panna
sulla nostra pelle profumata.

*

Una giornata di sole


Da quale verso si indossa una giornata di sole?

Le ombre cambiano di posto
sotto i raggi squillanti rubati a spighe di grano.

 

Felice di quello che non ho e che nessuno ha.

 

Carezza d'azzurro
sparpaglia i confini.
Rimescola le frasi di oggi
a quelle di ieri e di domani.

 

Il segno rotondo di un abbraccio
somiglia a questo spargere sementi di sole.

E' un cuore che non ha spigoli
quello che accoglie i ritorni dalle stanchezze.

 

Che in questo giorno
tutte le gioie si somiglino
e che nessuna delle felicità
abbia un prezzo.

*

La melagrana

 

La melagrana sul tavolo di casa
confusa tra castagne e mele
non è solo un fatto geometrico
sui riquadri rossi dell'incerata viola.

 

Mai avrei pensato che dentro la buccia acerba
si nascondesse un cuore.

 

Così in questo dare un senso alle cose
mi rivedo con i pantaloni corti
mentre cerco sotto il guscio delle lumache le ali.

 

Mi dico che non ho più tempo degli altri
da dedicare al sogno

allora faccio in modo che le cose che faccio
somiglino a quelle che vorrei fare.

*

Prima che facesse notte

 

Un distillato di luna
acceca questo desiderio di sole.

 

Pelle scivolata sulle labbra
i polsi adagiati sul lenzuolo che ha ricordi.

 

La stanza vuota dell'anima rimbomba
adesso che non ci sono più
i tuoi capelli sul cuscino.
La notte è tornata a vestirsi di cielo
e la scomparsa dei fiammanti indizi
non fa ricordare il giorno che hai salito le scale.

 

Gli occhi chiusi
sanno invidiare le cose che ho avuto.
Anche gli addii
lasciano sempre possedere qualcosa
che sia il pettine
o il batuffolo d'ovatta sul davanzale.

 

Nessun guardare fuori dalla finestra è guardare
se quello che cerchi è dentro.


In questo dividere gli occhi dal cuore
ci si sente orfani
del filo che lega i sogni alla vita.

 

La stanza è solo più grande
e il letto un ventaglio che si apre
sull'odore di caffé appena fatto.

 

Silenzio
respiro cullato
fragilità assorta
inchino alla vita.

 

Entrare ed uscire da un desiderio
è quello che fa un bambino
quando entra ed esce
da una scatola di cartone.

 

Grazie per essertene andata
prima che facesse notte.

*

Tragitti assenti

 

Glicine assordante
tempesta di cuore
attimi fuggiti via dalle labbra.
A quale parola più delle altre
delegare un po' di luce?

 

Aspettare che la felicità si separi dalle attese.

 

E' come un pomeriggio scritto alla rovescia
questo desiderio di nuvole
da spandere sopra cose inventate.

 

Sono dita passate sopra giorni
costruiti il giorno prima
e che hanno il sale sulla crosta
quelle che accarezzano il mattino.

 

I rumori della vita appesi a un filo
gocciolano di pace e di risate.
Non sarà la pioggia
a dividere il sorriso dal pane.


Occhi e ancora occhi
frugheranno dentro il cuore.
Nessuno saprà
in quale cassetto
è nascosta la chiave.

*

Contadini

Bacio la tasca della tua giacca 

piena di filo di ferro e chiodi.
Mi domando se non sia tu
l'artefice di questo sentiero contadino.

Avrei voluto farti vedere le cose migliori
farti leggere sopra un libro
quello che ti raccontavo mentre sfoltivi gli ulivi.

Ti devo i giochi che ho avuto
e le notti che hai passato
a ritagliarmi coriandoli di carta.
Ti devo il cielo sopra la vigna
l'allegria e tutti i fuochi accesi.

Il mutare delle cose ribollisce
dalle lettere ritrovate nella scatola delle scarpe.
I miei compagni di scuola hanno già due figli
i loro inverni sulla brace il medesimo colore.
A me resta l'appetito
e quell'involucro di parole
che metto sulla finestra la sera
come anni addietro aspettando la befana.

La tua mano contadina mi accarezza la testa
cerchi d'acqua.
L'ottobre si lava gli occhi
nei pozzi di cemento delle vigne.
Il pane sulle scale
la fornaia alla stessa ora
l'odore di gomma degli stivali
l'uva che consuma il rito
come una donna nelle cantine
a lume di candela.

Intanto il macellaio
si pulisce le mani con il grembiule
e l'ottobre
ricalca lo stesso giorno dell'anno prima.

Sotto le scarpe l'asfalto è cambiato troppe volte
e le scarpe sono cambiate di volta in volta
come l'asfalto.
Un muro
una scritta
tu in ginocchio sui ricordi
io che sotto le ginocchia metto la tua allegria
per non farmi male.

Mi riaffaccio davanti al basilico
piantato dentro il secchio per la conserva
cercando un cielo azzurro dentro la nebbia.

*

Diagrammi facili

 I fari delle macchine ritornano a casa.

La strada è di quelle con un numero una sigla.
Questi alberi in fila non li vede nessuno
perché qui la strada è dritta
le macchine corrono veloci
e non ci si può fermare.
Si arriva da queste parti attraversando un bosco
rimasto per miracolo vivo
tra i solchi profondi di due strade.
Riflessioni che faccio
alle sette e un quarto di sera.

 

Le orme di questo destino non sono di lepre
come mi avevano detto.
Troppo vicine troppo profonde e troppo larghe
per essere di un tempo che scivola via di fretta.
Non resta che addomesticare l’olfatto
per riconoscere i passi che vanno a nord
per alcuni tratti
per poi scomparire nella vegetazione folta.
Che siano i dubbi questo perdere le tracce?
Sono questi i giorni
in cui nessuna cosa è vicina alle nostre braccia?

 

Riconoscere l’odore della vita a volte
è come indovinare
il profumo della propria donna
con il naso otturato.


Non sempre i passi hanno sequenze ritmiche
e non sempre l’armonia delle cose amate
si dispone in cerchio.

Il vento non aiuta
sembra avere bocche sparse.

 

Abbiamo fuochi accesi
giorni di vacanza
auto desiderate
riserve di abiti e vini
risparmi sottovuoto
e cesti per l’immondizia ricolmi di pane
ma cosa possediamo delle attese feroci
dei nostri passi che fanno finta
di non incontrarci per strada
dell’amore
che ci lascia sul comodino il biglietto:
“forse torno domani”.


Di questo respirarci l’anima e il cuore
avremo diagrammi facili da leggere
almeno fino a quando l’inchiostro
distribuirà certezze.

 

Ma se la palla di vetro si rompesse ora!
Che rumore i silenzi appiccicati alle parole.

Proprio non ci insegna nulla
questo bosco
messo tra una strada e l’altra.