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Raccolta di poesie di Francesca Croci
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

inabissamento

Inabissamento

 

Torbide profondità

- confuse le distanze.

 

Il sommergibile del cuore

vive dell’aria stagna

e di avvizzite scorte.

 

Pericolo e salvezza

sembrano combaciare.

 

Anima ipertrofica

cerca consolazione

- occulta medicina

 

nella superbia di negarsi

ad un chiassoso sole.

*

notturno in lockdown

Notturno in lockdown.

 

Sonno di quarantena

agognato rifugio silenzioso ed ampio

segreti appuntamenti

vita vivida e sognata

libertà da contagio virulento.

 

Relegato ogni fantasma nella luce,

incontro trepidante il mio passato

- ne lucido ogni perla trascurata e opaca,

curo gli addii e li redimo dal rimpianto,

amo di un rinnovato amore ogni perduto amante.

Nel mio sonno allestisco un personale viaggio

verso un domani senza obblighi né angosce,

vi traghetto le emozioni dei ricordi più preziosi,

e poi rinfresco l’intimo guardaroba e il desiderio

vestendo seducenti pizzi ed una chance.

 

Notte di quarantena!

Oh abbondanza di cielo dentro gli occhi chiusi!

Oh vita altra che mi porti via!

Non più braccata da divieti o malattia

libera di perdermi o di salvarmi senza più spavento

dentro un mistero senza antidoti o vaccini

dentro un dolore che so governare

dentro la guarigione da un destino alieno.

*

Dark Romance

Abbiamo avuto

superflue divergenze

- ci siam baciati

con verosimile trasporto

solo per pochi istanti

rimasti nella luce di uno sguardo

- spiriti spiritati

mute esistenze impastoiate.

 

Urti di rabbia

orgasmi di sconforto

- abbiamo avuto

breve sollievo nel tremore

rapace e appassionato

di carni nude esauste e trascurate.

   Restano intatti sogni

   alla deriva da espiare.

 

*

isolamento

Raccolgo

nell'innocente conchiglia scossa

sabbia

che si farà perla.

Attendo

celata fra ricami di corallo

la sua rotondità di luce

per dare un riverbero di vita

alla chiusura.

*

Gli occhi

Gli occhi.
La sporca ruggine della mestizia
mangia i contorni del desiderio
- turbato l'avido guardare si ritrae -
iridi straniate da disperazione acerba
galleggiano sulla felicità di pochi istanti …..

Fuliggine di memoria
confonde gesto e parola, l'intenzione:
oh quanto profuma la fioritura
recente di domande nuove
e di risposte reticenti, improvvide o sospese!.....

Lo sguardo dilaga sfuggente, poi s'inabissa:
punture d'occhi sfumano in sorriso
quando si perdono dentro un paesaggio
di verità – prospettiva utopica di senso -
corpi davvero nudi i nostri …..

Mistero di complicità intrecciate,
occhi allagati di sogno, respiro
veloce che zampilla e prega,
la carne apprende un linguaggio devoto
levigato dal silenzio e dalle apnee del cuore …..

Occhi assediati e rivoltosi, chiusi
sul disincanto piovuto tra le ciglia,
chiusi sui lampi di burrasche in arrivo,
spenti nel buio che guarisce le lacune
vischiose dell'amore … occhi infine traditi …..

Mobili pupille sempre asciutte,
gonfie soltanto di segrete visioni
- cieca navigazione su rotta incerta -
palpebre velluto soffice di rimpianto,
la geografia del firmamento tatuata sulla pelle …..

Occhi feriti da schegge di futuro …..

*

capitolazione

Capitolazione.
Spettri voraci
masticano i pensieri
governando sulla mia solitudine.
Gentaglia che bivacca
occupa ora
il teatro dismesso dal mio ego.
Una rabbia sorda è rimasta
e si aggira
ostinata nei paraggi.

*

Suggerimento botanico

Suggerimento botanico.

I fiori di campo

alteri e ribelli

non sognano le aiole

di primavere fasulle

ma seducono il vento,

fiduciosi sgranchiscono fragili petali.

Usati a calmare la rapida sete

nel fragore d'intemperie maligne,

respirano sconfitta, corteggiano le attese.

Fanno l'amore con l'estate

cedendo a notturni di lucciole

e profumata pigrizia

e non chiedono - 

e forse non sanno -

di esistere.

 

(Il fiordaliso geme

il papavero barcolla

la margherita sorride

il dente di leone dilaga.

Ma la viola forse

non si farà trovare.)

 

 

*

assenza

Assenza.

Ti guardo

e vedo solo il simulacro di colui che amo

ingombrante diviene la mia pena

luttuosa

come la veglia ad un defunto.

Eppure amo,

e mi espando

senza toccare più nessuno

- poco passato resta -

ma il guardarti risuona nelle viscere

e il cuore abbandonato gela.

 

Ti guardo

e non c'è più carne in te,

solo distanza svuotata

e sterile fermezza.

Ti guardo

ma solo me stessa vedo

penosamente aggrappata

a questo desiderio naufragato

che sopravvive disarmato ormai

senza cercar più approdi.

*

le parole e gli sputi

 

 

 

Le parole e gli sputi.

Quando le parole

smettono di colpire in pieno viso

e di ferire

con la vacuità del disagio triviale,

del malumore ossessivo

affamato di deboli prede distratte

- parole

corrotte dalle intenzioni impure,

dai riverberi infuocati di livore,

dal dolore deragliato

su di un binario morto della coscienza -

trattenendo il respiro afflitto

le consolo

curo le infezioni del degrado

con la lucentezza utopica del senso

le interrogo

per recuperare lo splendore

del miracolo che le ha originate

le contemplo

galleggiare sopra la superficie

anonima della mia vita

parole

- barriere gloriose

che si oppongono alla deriva

delle mie giornate offuscate dalla pena,

dalla confusione urlata

- evocanti traguardi possibili

di tenerezze

e umana armonia condivisa.

Guarisco assieme a loro talvolta

dalla durezza degli intralci

su cui inciampo

sovente

con dolorosa sorpresa.

*

morte di strega

Mi hanno spezzato l'ali.

Non volerò più.

Come falena

sedotta dalla remota luce

che corrompe talvolta i contorni

dello sconfinato buio d'insetto,

come falena

spesso scottata dal calore

della pericolosa vicinanza

e dall'audace poesia del suo danzare,

come falena

che ormai tarpata non ha più motivo

per attendere l'ipnosi della notte,

io scalerò infine

senza rimpianto

sorretta dalle mie precarie zampe

- scampate al martirio

ma inadatte al volo -

la rovinosa pira

verso l'incendio

dell'estrema luce.  

*

impasse

 

IMPASSE.

che la strada è sbarrata

che la strada è sbagliata

che non c'è la strada

che non c'è niente da raddrizzare quando sei storta tu

che le giornate rimbomberanno sempre della tua stessa agonia

che nessuno verrà a salvarti

che nessuno verrà mai a finirti

che non smetti di aspettare qualcuno che aspetti te

che non c'è un pasto caldo preparato

che vivi col disgusto in bocca del nutrimento rancido

che ti deformi per aderire

che resti intrappolata nella deformità

che cerchi sempre lo splendore dentro il mostro

che hanno deciso che il mostro sei solamente tu

 

e niente puoi più fare perché è così e basta

 

 

sopravvivendo aggrappata alla

logica

che mattone su mattone edifica soltanto un'

estetica

tutta tua del

fallimento.

*

autoritratto

 

AUTORITRATTO.

E' un albero che abbraccia il sole

confidandosi al vento.

Invecchia

cresciuto sapiente

dentro la sassaiola del gelo.

Le radici sono vergini monche.

E' ciò che resta fermo

e tuttavia apre

e resiste

con applausi di vita

nel vibrare di giovani foglie.

Respira vanità consapevole

misurato in altezze

da cui precipitare.

 

La sua linfa

è luce che cade.