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Raccolta di poesie di Giuseppe D’Abramo
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

angelo nero

nessun amore giace lontano da dove puoi guardare,

nessuno spettro allunga la gamba di là di dove finisce

il tempo,

in questo sbiadito ritratto della giovinezza striscio verso te

oltre le oscure porte della profezia.

 

nero, angelo nero, avido è il mio cuore,

angelo di carne, carne di sangue, in questa cripta dimenticata

marcio senza tempo sulle mie fantasie impazienti.

 

nere, pagine nere, mille piume d’inchiostro,

romanzo di carne, carne di sangue, attraverso infinite ere di me

passa la mia penna di tormenti.

*

fiumi

fiumi nelle mie mani come ferite lungo tendaggi screziati

fiumi che urlano come pazzi sfuggiti dalle rotondità

oltretombali di donne misteriose

fiumi di sfere di cristallo e mercurio

che li senti presto alzarsi cedevoli nell’ubriachezza

della sera

fissarsi nello specchio del bagno simili a delle travi

sulle quali ballano gatti festaioli

fiumi come gengive sanguinanti al di là della penna

che lavano i tuoi piedi dopo il peccato;

nessuna azione lodevole dunque nessun

prestigio. forse al mondo non importa che tu

sia lì a mettere in fila parole

o frutta fresca per far pratica

con un revolver…

*

queste sono le menti del mio tempo

queste sono le menti

del mio tempo… fagocitate e sepolte nei latranti abissi

di una nuova inospitale

epoca di disseccata civiltà

con timpani ciechi come montagne

in liquidi gusci di maciullante

tenebra,

queste sono le menti del mio tempo

che tornano alle strade

come i morti ritornano al

ricordo,

mentre la notte gocciola come detersivo

dalle colline sognando

le risate pungenti dell’inverno

e tu resti lì nuda

senza vedere, senza capire,

sebbene ciò richieda

pratica e un considerevole talento per la

banalità… nel frattempo batto al computer

poesie immortali

o forse no; qualcuno ci troverebbe da ridere,

ci trova sempre qualcosa da ridere quando guarda

le cose da una prospettiva diversa,

persino io lo trovo divertente

a volte

ad esempio

adesso

mentre scrivo questo

con te che mi chiedi per l’ennesima volta

qual è il problema.

*

prendi questa poesia e dalla in pasto ai gatti

prendi questa poesia e dalla in pasto ai gatti

o alle bionde con gli occhi azzurri

o sputaci sopra, se preferisci,

voglio dire, forse credi che questo

sia romantico

quanto un’unghia che incide il tuo nome

nell’acqua ma non estirpa l’ombra

dal midollo,

prendi questa poesia e mettila sotto torchio

come faresti con una strega

prima di bruciarla oppure stringila bene

tra le cosce e leggila ad alta voce.

*

ho dimenticato in che modo si dimentica

ho dimenticato

in che modo si dimentica

seduto qui

vicino a una lampada guasta

vicino a un tavolo mangiucchiato

silenziosamente, bestialmente

legato alla carcassa di ieri

con uncini di ferro nel muro degli occhi

mentre l’unica cosa saggia da fare

mi sembra continuare

a scherzaci sopra

o uscire per prendere una boccata d’aria

oppure aspettare

e augurarmi che sia

rimasto del vino nel mio bicchiere

perché questo a volte conta

ben più

delle ragazze

di un tetto

di un lavoro

di tutto ciò che ti aiuti ad essere

un po’ più forte

e distaccato;

fa parte del gioco e non c’è

da meravigliarsi

se i topi ci rimetteranno i denti a furia di ridere

se l’amore è così lontano dalla verità

come gli eroi delle saghe

no, non c’è affatto da meravigliarsi!

se gli angeli crepano trascinandosi per frontiere esplose

dentro allegre vasche bagno

mentre qualcun altro lì fuori

distrugge il mondo

lo violenta

lo pugnala

lo sventra

distrugge il mondo

distrugge il mondo

e si rade il mattino dopo

e tira su le tapparelle

per fissare le sue vittime

e beve un succo di frutta

contando i soldi

e prepara lo stufato

come se nulla fosse,

come se tutto… tutto questo rientrasse

nei limiti della normalità.