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Raccolta di poesie di Genoveffa Morganella
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Dio fu il mio giuramento

L’ho scritto qui, 
tra le righe dell’anima
e il tremolio della mano,
o forse non è la mano a tremare...

Le parole restano ferme nei pensieri,
lo conservo chiuso
nella mia bocca 
Il tuo respiro,
protesa verso il mio giorno 
stravagante di sospiri
alla fine di questo sentiero che ci unisce.

Luce e tenebra il mio giuramento 
appartiene agli dei,
il fulmine lo fissò sulla stele
di muschio e muffa.

Arcano eco di rondini e pipistrelli
ritornò indietro sulle labbra di marmo 
e non conobbe mai la risposta,
invocava il sole,
sarebbe morta senza cielo,
le nuvole facevano l’amore con il vento
e ridevano e piangevano
precipitando nell’iride della mia preghiera 
diradarono la laguna,
un fremito mi portò 
tra il bianco e nero dei blocchi di pietra
a difendere l’ ultimo battito 
che ti concepì
sorriso di bambina.

L’ ho scritto qui,
all’ombra di una candela che trema
ancora un respiro senza voce
la luna svela.
Dio fu il mio giuramento!

*

Oblio e Sogno

Oblio di sensi,
con tutta la mia poesia
non riesco piú a raccontarmi,
a raccontarti.
Mi chiedi del come
ma non te lo so dire
perché ogni come
è sangue che pulsa,
cuore che corre.
Rimango senza parole
a cercare i punti vitali in cui l'amore sutura le ferite,
occhi che non hanno piú bisogno di vedere,
mani legate.
Conserva la pelle il bruciore tra le pieghe
altri sogni da sognare.

*

Poesia d’Amore

Poesia d'amore, 
incanta e serra lo sguardo.

Vedere un pò dopo la nebbia e non cercare più
spranga l'accesso a certe creature che abitano le tenebre.
Certo, il dolore resta.
Le ferite ritornano sempre a bruciare quando è cattivo tempo.
Ma vivere la luce non temo,
leggera brezza,
diviene sempre più armoniosa,
libera di danzare nella foresta nelle notti di luna piena.
Non pù prigioniera di segrete buie e fredde 
con una chiave in mano senza serratura,
per dar posto al respiro di vita che ti dorme dentro
e ti conduce.

*

Radici

Dammi quelle radici 
affinchè io possa chiuderci il cuore dentro.
Fammi essere quelle radici segrete e inviolate,
svelami il mistero
ascoso nei meandri di una foresta senza veli
ove gridasti il suo nome vergine
conficcato tra la roccia e la linfa che ti forgiò
come mani possenti strette a strappare il dolore
al centro del tuo coraggio,
sul sentiero di una preghiera indù 
venisti a catturare il fuoco sotto la cenere
rubato dal vento che ti portò
sacro agli dei.

*

Donna Salice

Traccerò crepe nei muri
Fenderò la nebbia
Squarcerò la notte
Mi burlerò dell'Io 
e prenderò a pugni l'ego
se necessario;
scolpirò versi con i fulmini di Zeus,
mi incarnerò in Medusa
a pietrificare l'ipocrisia,
spezzerò la guerra che maledice il sangue,
risorgerò fenice dalle ceneri,
ci sarò per te che sarai lì ad attendermi;
amazzone della città perduta
lì mi cercherai,
onda genuflessa al suo mare
e sempre ci sarà un raggio di sole
ad irradiare la mia ombra
lungo il cammino di velluto cremisi
del mio, tuo peregrinare,
sul crinale del suono bianco,
lì mi troverai.

Datemi un angolo di mare
bagnato d'aurora
e sarò felice!

*

Ah gli uomini...

Ah gli uomini...

sono attratti dalla sacralità della carne e 
dalla purezza dello spirito di una donna.
Ah uomo...
Segugio d'alto rango insegue l'odore e dá inizio alla danza;
a caccia della preda proibita indossa vesti d'amore,
debole al cuore della prescelta 
fin quando a possedere riesce 
quelle caste carni in preda ad una frenesia bavosa di lupo braccato
e dopo il vello immacolato ad aver violato,
alla croce si china reo confesso 
a chieder perdono all'amor tradito 
ché innocente fu il suo inganno,
senza macchia, a ritrovare l'onor perduto.
Pover'uomo,lungo fu il suo peregrinare, 
non seppe che ciò che fu perduto 
mai piú fu ritrovato 
e arida fu la solitudine cercata
chè l'anima fu oramai violata.

*

I tuoni fanno tanto rumore

Aveva avvertito come un tuono 
rimbalzarle contro il petto ansante
Un'onda d'urto obliqua ai suoi pensieri
Un arresto...
poi la ripresa, 
incontestata poesia a frantumare i vetri
del suo io assente.
Non era una resa,
ma un abbandono di sensi uguali.
Solo,
restavano lì,
ancora una volta senz'armi
a sorvegliare i domini dell'anima
cullati dal cigolio dei ricordi
-Verità o sogno -
Non potevano più saperlo,
- Timore del no -
Questo li univa
 
I tuoni fanno tanto rumore
li puoi udire sempre,
anche se i battenti sono chiusi
 
Genni 

*

Spirito di poesia

Spirito di poesia,

del prematuro tuo frutto
ho mangiato,
nei cunicoli reconditi
dell'acerbo tuo vivere
mi sono addentrata,
all'intrico delle tue radici
ho donato la mia linfa
e ti ho ceduto la mia tremante penna.
-Spirito di Poesia-
A te ho reso la mia anima
la mia affannosa corsa
nell'oblio del tempo
ad arrestare,
colma del divino tuo soffio
il mio peregrinare proseguo,
l'agonia di righe sbiadite
sottraggo all'acredine dei ricordi
nel giorno più luminoso e più lungo
la volta celeste a dilettare
ho acceso un falò
vecchie pagine di vita a bruciare,
bagnate dalla rugiada magica
di liriche d'amore celebrate
tra il sacro e il profano,
nell'unione mistica di cielo e terra
nel seno del tuo fiore
del Dio Sole ti sei impadronito.
Genoveffa Morganella

*

A mia figlia

Gemma di cuore,
ogni dì
l'eco del tuo flauto
aleggia tra le pareti del mare,
in frizzanti onde lanci il tuo grido
la dea bianca a lusingare.
Sorridente di lentiggini al sole
al suono delle cornamuse
agili riccioli striati d'aurora,
danzano,sulla vernice del cielo
frammenti di rosa diluiti
in baci vischiosi
illuminano la notte di ieri,
di quando tu..ancora non eri nata.
Seme di stella cadente
nello schianto col sacro fuoco
fecondato hai il mio ventre
al confine tra due giorni
nell'ora magica di un rito celtico
il velo del tempo a sollevare
tra realtà e delirio
Ora qui -tu sei- a gioire i miei giorni
Scintilla di poesia
Faro della mia anima.
Genni Morganella

*

Un dì, di Dicembre

Prendi le sue mani ora,
non cercare più le mie
come in quel dì di dicembre
quando senza saper chi fossi
apristi il palmo della mia mano
a versare nel suo incavo le tue lacrime,
mentre mi accarezzavi trepido.
Non mi conoscevi, ma piangevi.
 
Prendi le sue mani ora,
non cercare più le mie,
come in quel dì di Dicembre,
quando mi chiedesti di bere dalla mia stessa coppa
il salato del tuo dolore a sentirne il sapore sulle labbra.
Lascia che sia lei ora ad assaporare l'amaro
sulle labbra prescelte un tempo che fu,
io non esistevo e tu non mi conoscevi,
ma mi cercasti senza scegliermi,
con i miei occhi bagnati delle tue lacrime.
Lì, in quel dì Dicembre ho avuto paura.
 
Prendi le sue mani ora,
non cercare più le mie
non ti conoscevo e non è me che scegliesti.
Forse lei non l'ha mai conosciuto 
quel fluido denso di disperazione sulle sue labbra
invischiarsi con la lingua e 
scendere saliva sino alle viscere dell'anima
dove il dolore prende a pugni e i lividi sanguinano,
o forse, non lo riceve.
Il vento freddo del nord 
ha spazzato via le foglie rosse d'amore,
non ne resta che polvere e detriti
di quel dì di Dicembre.

*

Silenzio dell’anima

 
Nel silenzio 
dei tuoi occhi ascolto
il ruscello dell'anima
che la musica del tuo cuore
nell'iride del mare fa vibrare,
l'arte da sapienti maestri
appresa,
la poesia a risvegliare.
L'inchiostro delirante
la pergamena ingiallita
intride, di tortuosi amplessi.
Da esoteriche allegorie
occultato è l'ardore del desiderio 
del tuo fiato su di me.
Al chiaro di luna
l'innocenza delle gote tue
hai donato,
gocce di follia
lungo la schiena tremano,
connubio ancestrale
tra le tenebre della terra
e la luce delle stelle;
sull'onda del cielo
prende forma
nella meraviglia di due volti 
dalla seduzione del dolore
uniti da versi
nell'essenza del marmo
con latte di fico trascritti,
dalla fiamma
di una candela spenta
soggiogati.
 
Genni Morganella 

*

Assenza

E' una voragine che precipita silenziosa
la tua assenza.
Bisogna pur lanciarsi una volta,
mi dicesti.
L'ho fatto!
Ancora scivolo piano lungo quelle pareti di terra e notte,
tu non ci sei 
eppur ti vedo e nitido odo
il tuo pianto al cospetto del mio ventre
gravido di perdono.
Non oso proferir parola chè troppo caduco fu il verbo,
ondeggia il mio cuor al rumoreggio del maestrale,
sorseggio il fragore degli alberi 
che mi riportano a quel dì dei campi di grano
inebriati di labbra che si toccano
cinti in una promessa d'amore
e ancora una volta bramosia di quelle braccia 
raccolte intorno ai fianchi generosi di tenerezza
a rimembrar quel che eravamo,
quel che ora siamo.
Io e te a ritrovar requie in questo pozzo di luce
che ci attende
l'uno accanto all'altra.

 

Genni Morganella

 

*

Bambini che ancor sognano

Arriva senza far rumore

pioggia e cenere

paure ignote a destare,

a celare il segreto silenzio

di vite strette

al filo dell'incertezza,

al sole legate da esili preghiere

a destare l'umano ardire.

Arriverà il mio affronto

e poesia sarà

a domare istitnti primordiali

di lupi o uomini che ululano

nei meandri dell'anima perduta.

Finirà la guerra in una data

al vento confidata.

L'ira della corrente si placherà

al limite della cascata.

Guizzi di sorrisi accesi di fuoco

basteranno a dissipare la bruma

che adombra

-L'Io Nascente-

di bambini che ancor

-Sognano-

 

Genni Morganella

*

Profumo di Donna

Ho stretto i pugni

e serrato le parole tra le labbra

assaporando l'amaro sulla lingua.

Ho frantumato fra i denti

il pianto

in memorie reconditi imprigionato.

Profumo di donna incalza,

penetrare le narici,

la tua mente confonde

nel contatto cercato 

di dita voluttuose

su per la schiena.

Intrico di sensi si affolla

nel respiro sanguigno 

di sorrisi complici,

riverbero di giorni dimenticati.

Guardiano del mio cuore

tu solo hai saputo amarmi. 

 

Genni Morganella

 

*

Il mio mare

Ti offro in dono il mio mare
nato dal profondo abisso 
di un pianto antico dove un dì giacevi. 
Potrai affogare le tue lacrime 
sopra l'urlo profondo dell'onda che
annega e 
ritornare 
sparviero sulla lama dell'orizzonte che 
ci ha tagliato il corpo in due, 
quando l'atomo inscindibile ci apparteneva e
il fulmine ci ha squarciati iracondo di verità attesa.
In me potrai rinascere sale sulla pelle chè
mai un gemito fu perduto,
trasudato o ingannato 
è restato invendicato,
nell' attesa del bacio di morte sulle mie labbra che
in te vivono,
come quel bastone sacro che separò le acque e
speranza diede a chi la fede 
mai aveva perduta.
Ho raccolto una conchiglia,
mi ha parlato di te sotto quelle vele immacolate che
navigano il mio mare.
Lo offro a te, il mio a-mare che
in te muore,
per ritornare a nascere fenice 
dei cieli e dea in terra.

*

Poesia

La mia poesia
Polvere di me
tra le foglie scheggiate dal vento

Genni Morganella

*

Vibrazioni di luce

Siamo vibrazioni di luce
Rifratta nel prisma geometrico
di un mirar di sguardi socchiusi
Assorbita dal cuore
Anche se lontana la primavera
ritorna a contemplar
boccioli distesi
odorosi di lavanda e pioggia
Il mio profumo nel tuo
a confonderci
Sotto il cielo di Novembre
 
Genni Morganella

*

Poesia,no ipocrisia

Solo poesia,
incarnata nell'anima del suo viso.
Turbamento,
negli occhi e nel cuore.
Non dà nome al tempo,
l'aria è gravida della sua essenza
e divora le viscere di un acuto silenzio.
Amplesso vergine della rugiada
sulla corolla tremolante di un fiore
estirpato dal suo abbraccio,
violenta il respiro cheto della luna.
Osannata dai poeti,
invoca la tempesta per un verso d'amore
scolpito nell'ancestrale dimora
di un soffio divino.
 
Genni Morganella

*

Maledettamente donna!

Cavalli selvaggi galoppano
all'unisono con le pulsazioni
del mio cuore.
Avida respiro aria di fuoco
e bevo acqua amaranto
Nel seno del paradiso
alle porte dell'inferno.
Maledettamente Donna!
 
Genni Morganella

*

Per non dimenticare

E' un bisogno
la tua assenza
Ne ho fatto un giaciglio
per addormentare i sogni
Anche se la musica è mutata
ancora odo la voce del cuore

E'un bisogno 
la tua assenza
Ne ho fatto poesia
senza metrica e senza rima
a ricercare lo stesso suono
- Assoluto -
A diradare la fitta nebbia
che invade i viali abbandonati
da quel dì di morte
Per non dimenticare,
Per non dimenticarti!
 
Genni Morganella

*

Ho bisogno di silenzio

Ho bisogno di silenzio.
Non chiedetemi perchè!
Ora,
mi accingo a chiudere i battenti
della mia anima
ad impedire al vento di foglia
di cadere sulle pagine ingiallite
in attesa della mia penna.
Volteggiano già nei miei pensieri
come danzatrici esperte
ammaliando con uno sguardo
il ritroso inchiostro
mescolato al sangue
bevuto da turgidi capezzoli
quando di me
non si leggevano ancora le cronache
scritte con i toni pastello
di sprovveduti sorrisi.
Ho bisogno di silenzio,
per scoprire che suono ha il peccato
quando sono rannicchiata nell'incavo
del suo petto.
Non chiedetemi perchè!
 
Genni Morganella

*

Salsedine

Sull' acre salsedine
alla pelle aderente,
descrivi la notte accesa dalla luna rossa.
Mani di velluto scivolano
sul corpo ambrato
tra i sospiri arditi dei flutti increspati
dal supremo desio di avidi sensi.
Sul tuo capo reclinato si schiude
il volo delle libellule
al cospetto dello sciabordio di onde lunari
i lunghi capelli fluttuano
mossi dal canto della viola
che sulle labbra tue sorridenti
arpeggia liriche giocose.
L'anelito selvaggio arresta
la sua irrefrenabile corsa
sulla parentesi del cuore.
Ombra sulla scia del vento libertino
dalla stessa mia coppa sorseggi
la bevanda ghiacciata
che nel breve istante
del lampo che precede il tuono
cieco ha reso il tuo sguardo 
e trafitto ha la tua anima.
 
Genni Morganella

*

L’uomo dalle spalle larghe

Sarà la morte a chiudere gli occhi al tuo amore
leggero di nuvola,
sole annegato nella luna.
Cade la pioggia
sull'uomo dalle spalle larghe.
Ancora lo stesso fiore nel pugno stretto,
ubriaco di fugaci sapori,
di invisibili essenze senza nome.
- Mai più mendace fu uomo -
Più non rammentava,
- Una rosa era nata dal filo spinato -
Fili di sangue rappreso
a ricucire la trama disfatta senza giustizia,
ti vedrai con i capelli bianchi
ad ingoiare ruggine colata dalla rugiada.
Era solo un fiore violentato da venti avversi
caduto tra le tue braccia,
- Uomo dalle spalle larghe -
 
Solo la roccia osa amare
un fiore selvatico di imponenti radici,
chè conosce la sua forza.
 
Sarà l'amore a chiudere gli occhi alla morte.
 
Genni Morganella
 
 

*

Come la marea

Ti alzerai come la marea
contro la rumorosa solitudine della luna
stregata dalla magia dell'arcobaleno
che il sole nero ammalia di seducenti riflessi,
libero di dire ciò che è negato udire,
celato dal fragore di onde ripiegate
sul sadico soffio
che le tue parole, smanioso,
scaraventa sulla roccia rugosa.
 
Nel grido della sabbia 
si dissolve l'incanto di una notte d'amore.
 
Genni Morganella