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Raccolta di poesie di Angela Daniela Evoli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Inni alla provvidenza

È proprio vero che il bambino
propende per un solo seno;
dissetato come i tanti gatti
nei rioni di Roma.
Le lupe, a dir poco irrequiete,
dormono su ceppi di legno
e tra le zampe sassi
del viottolo di casa.
Ma sono miseri, miseri bottoni
tra lenzuola di lino, e ancora
pianti e lamenti giovani che sgorgano
dalle montagne e sogni respinti.
Strappano lingue e distolgono menti
pur di stonare.
Si siedono adagiate, le lupe:
scorrette e sazie, stonate e sobrie,
vicine a quel po' di sdegno
che rompe la corretta ricezione.
Si incalza il mio intelletto
a coprire con reti da pescatore.
Un cenno di lealtà
si getta tra scogli penetranti,
intonando inni alla provvidenza.

*

Il viaggio ridotto

Ora che le labbra saporano di mandorlo,
l'inverno racconta il viaggio ridotto.
La terra affidata agli uccelli
come il cielo e l'acqua.
Resta l'arancio del sole
nell'incavità d'un bacio.

*

Segno tra le stelle

Del sapore dell'alba

è il ghiaccio difforme.

Quanto clamore

nel posto che non si vede:

quello racchiuso da rami bianchi

e cortecce di spine.

Un turbinio di salti e piroette.

Piombano dal cielo pure lapilli

e sabbia nera sui tetti,

i giorni finiscono,

la terra s'alza e si abbassa.

Sento lo scuotere dei pensieri

e degli occhi chiusi su corpi: lacerati

dal vento e accarezzati

da lame del tormento.

Restare era come perdersi

nella valle senza terra.

Unico segno tra le stelle,

sollevava l'altra mia metà

e la porgeva tra la quiete e l'amore.

*

Quiete

Celate in soffio

sono le pagine del mio stare dritta.

Lì, nel tramonto

che si addolcisce

mentre luce oscura il riflesso.

Era notte.

Mi sembrava addormentata

la grotta mia.

Erano stati anni di abbandoni

e scricchiolii sulla porta

prima della chiusura.

Sentire questo nuovo giorno

che afferra gli occhi

e li sbatte alla quiete,

mi sazia e avanza.

*

Evasione in crescendo



Sai che ho dovuto accettare
o farmi piacere questa situazione?
Da tempo non scrivo di te.
Quasi diventa prosa,
che importa!
Tanto le parole sono scheletri-
fiori profumati
sparati con i cannoni.
Mi ricordi il mare,
la montagna alle spalle,
il primo giorno in veranda:
lì, dove una vita stava per finire
e l'altra creava
circostanze in parallelo.
Mi dilungo e racconto.
Sei stato anche indifferente
ma piacevolmente esperto;
sprecando quel pezzo
di straordinaria pazzia
che ci teneva assemblati:
come cartoni da spedizione.
I tentativi di lancio
sono stati più di...
non saprei, metti tu un numero.
Il volo... un disastro!

Mi soffermo e penso.

Tra le altre cose
mi sembra che tu sia
così in pace tra
perfette organizzazioni.
Io? Bloccata nelle mura
di -ficurinia- tra tappeti
di susine e piccoli fogli.
Finita. Nella narrazione
manca ciò per cui
ho avuto la voglia di scrivere.

La mancanza diventa assenza
perché non hai cercato.
Solo io che ti tengo
in un vaso di terracotta so
che sarai alba per gli occhi
ma morte nel corpo.
Mi prende la banalità!
Ti amo, evasione in crescendo.

*

Cappotti mai usati a settembre

Il travestimento è d'obbligo
per chi la sera serra le mani a pugno
pur di non cadere
Vado scacciando quel mieto ricordo
al centro della stanza
che mi vede ancora danzante
nelle tue orbite asciutte

Ma credi che possa accettare
un probabile rilascio d'immagini capovolte?

Io nel torbido sangue e nel vetro sporco di carezze mi ci lavo e specchio
Riesco a vederci la giuntura che c'è tra noi...
spalla a spalla in corridoi disuguali

Non m'importa sai!
né della differente lingua
né della croce allungata per supplicare
-Voglio-Una pretesa assai spiazzante!
Ma ci trovi il senso nel chiederti
pezzi di pelle da portarmi a vita
come cappotti mai usati a settembre.

*

Sublimando i giorni

Magari d'istinto

ti pregherei al tremendo morso

del mio canto

Sei ancora nel cerchio della bocca

ad assaporare sale e miele

da tempo impastati a dovere

 

Certa del malore

Rifiuto la guarigione

che di parte mi è veleno

Non accetterò i corvi sul viale

Sono sostanza - assenza

Nel tasso che ero mi cullo

e porto la copia della tua mano

sul petto

Sublimando i giorni

*

Invertire

Questa lingua che possiedi,
è roccia a strapiombo.
Avresti parlato e tagliato prima
forse ci sarebbe stata meno sofferenza.
Quasi non possiedi l'intelletto del fanciullo

credi forse che la vita ti sia lieve
perché non passeggi all'angolo
con l'intento del leggero?

Tu sei crepa dell'agosto che vivo,
vecchia auto che si arresta
e spina persa nella terra.
Scioglierà il ferro battuto
e verrà il mio e il loro tempo
ad invertire i tuoi -no-.

*

Sciogliersi incompleto

È lo sciogliersi incompleto
di ogni caratteristica emotiva.
Un macigno di malinconia
e strappi al petto in agosto.
La sopravvivenza ne fa da padrone
nella vita subdola e quasi incosciente.


Semmai dovessi trovare albe d'arancio
o cocci di luna sul viale della morte
porterei in dono solo le mie risa
a quel canto paziente di un tempo leggiadro.

*

Da una foto

Riconosco la giusta dose di ferro
nel corpo rannicchiato ad attesa.
Perché avevo già grattato,
con unghia di gatta,
il legno marcio.
Perché avevo già inclinato
lo sgabello sgorbio per la seconda volta.
Poi... trovai in basso quel martello
che sa di peccato.

Lo trovai proprio dove il braccio
ha il disgusto dell'acre arresa.

*

Abile scelta

Potessi ubriacare l'alternativa
che ho di vivere
riuscirei per certo a controbattere
ogni sillaba pronunciata.
Quando stai lì ad accomodare
i tuoi silenzi, a riavere tra la cenere
il giusto calore di un tempo.
Non m'importa, sai...
Sgretolo in avanti la legna
di un pioppo marcio.

Sarà abile scelta.
Prestigio di profumi.

*

Ai giorni come questi

Stenta la paura a fingere
non nega il cappio al cuore.
Resta la malattia
abbarbicata al seno.
Annienta la forza
l'equilibrio e il suo mandato.
Ai giorni come questi
in cui scavo per tracce di niente
si annega anche il cielo.

Ti tiro su la testa
e dritta, allentata dal peso... chiedi.

*

Con le corolle alla schiena

Con le corolle alla schiena
passeggio tra i ponti inversi.
Credevo ci fossero
solo zolle di sale
e acri sbadigli nel limite diurno.
Rocce e segmenti,
continui salti ad ostacoli
riempiono la bolla d'aria.

-E andiamo avanti-
Mi dicesti nell'angolo del letto
dove le distanze scavano fossi
e le attese si disperano.

*

Ed è così che persi l’orientamento



Ero così certa di fare a meno
dei tuoi gesti da violino accordato.
Troppo sicura di me!
Mi vantavo perfino delle pieghe
perfette del mio vestito,
in tinta unita con l'anfora in giardino.
Ed è così che persi l'orientamento.
Per un -no- che nell'eco in grotta
ritorna come boomerang,
per un riso negato nel bisbiglio
di una notte.
Attesto che del sangue
acre di dolore
non v'è soluzione...
Solo un rimpianto sospeso
tra le foglie di gardenia
e lo scavo dei giorni.
Ed è così che persi l'orientamento.

*

Avrai

Avrai
attimi di eterna armonia
nella terra d'arancia,
pensieri contenuti
in contagocce di pazienza.

Nell'orgoglio di una madre,
in equilibrio assoluto sul cuore,
sarai presenza.

*

Crepe circolari

È un percorrere a piedi scalzi
viottoli taglienti
come lame sul tappeto d'entrata.

La mente si sovrappone alla tua
così che i corpi disabitati si riparino,
i fili ad alta tensione si rompano.
Potremmo anche tracciare all'unisono
due crepe circolari.
Ci dirà solo lo spazio comune
se è il tempo di riempirle.


*

Il pallore di maggio

A me basta il lento tintinnio
di questa pioggia sul parabrezza.
Osservo il pallore di maggio
e l'impresa schiarita.
Il tempo, crolla i secondi
per gli amanti appartati.
Il cielo
ha l'essenza dei fiori di mandorlo.

*

Percepisci

Le sembianze di fata
o la mia forma più comune
sono eccelsa costruzione...
per gli altri.
Le curve, la liquida illusione,
le scatole vuote,
i passaggi di mano
mi sono pesanti.
L'ancora è la prescelta
per come sono fatta.

Dovresti già aver capito
che non oso passarti vicino
se non sanguini cenere.

*

Resistenza

La crudele vendetta di un destino,
è il pianto adagiato nei fiori di passiflora.
Rallenta ogni passo alla foce,
rammenta ogni passaggio
al nuovo conto.
Come sarà il sapore delle unghia
nello scavo tracciato dalla morte?
Resistenza.
Unica appassionata virtù
che mi si addice!
Non c'è confine, quindi...
solo disordine
e pezzi di pelle al sole che tace.

*

Il tuo passare

Alternative circolari
poste allato del fico d'India.
Spinoso ed eccentrico
il tuo passare.
Mi ravvedo e mi sovviene un vanto:
saper cogliere in anticipo le maldicenze.

È lì che bivacchi
tra la ceca ingratitudine
e le spezie piccanti.

*

Contorno

Io c'ero nelle sembianze tue di lieve notte:
quando ti appoggiasti per sbaglio
alla porta d'ingresso
o quando tenesti tra le mani un fiore di luna.

Presente al tuo passaggio.
Vivo il contorno.

*

Ravvivata in eccesso

Ravvivata in eccesso

Mi misi in parallelo.
Neanche il vento soffiava
Il ciuffo dalla faccia.
Era risacca quella che sentivo,
umida armonia di suoni.
Avevo il tempo di fermarla!
Passi retti sulla sabbia
e un fruscio
di chicchi di sale,
mi strappavano un sorriso.
Libera di cercare o dire.
Stentavo a credere
ad una possibile leggerezza!
Inebriata da ritagli di sole
e pezzi di fiori sulla via,
cucita alla natura
e al solo profumo
d'esistenza...
Ravvivata in eccesso,
nell'angolo sconosciuto.

*

L’aria amara

L'aria amara si annida
come polvere di crepe
nei seni innocenti.
Viaggia tra le viscere.
La morte sfiora
precoce i fili smilzi
tra i silenzi e le attese.
È la terra
dissanguata dai potenti,
avvelenata da inganni
nel fiume esondato di malattia.

*

Dov-eri

In punta di piedi barcollo
nei recinti traversi.
Banchi di nebbia vecchi
sommariamente si fondono
tra il mio tempo e l'altro.
Traspare l'amarezza,
la scadenza all'attimo.
Sembra tutto irreversibile,
quasi immaginario.
Sosto a malapena...
insabbiata dai doveri.

*

Sordo

Cercata come merce alla bancarella.
Domanda a te stesso
se c'ero allato del passo vecchio
o tra i nodi da marinaio.
La risposta è ovvia!
Cercata come spezia all'occorrenza.
Chiedi a me che ho poca abitudine
e sale agli occhi
se c'eri nei tralicci marci
di un'esistenza ambigua.
La risposta è ovvia!

Stentata è la fiamma.
È sordo il vicolo senza uscita.

*

Terso il cielo di maggio

All'ombra di pini capovolti
mi rattrista la passata stagione.
Terso il cielo di maggio:
espande le crepe al vento.
Come una bottiglia di plastica
strappata la sua carta,
anch'io allontanata
dalle ferraglie sconnesse.
Oggi era festa!
Dietro la macchia
macigni di ricordi
piegati in quattro...

*

L’ultima mela



Il groviglio dall'interno
mi destina a scrivere
ciò che sono;
il tormento mi sovrasta.
Contemplo foto, ricordi, pensieri.
La notte fu presto...
al mattino solo morte.
Rifiorì dal nulla nella mente:
Il ricordo di una mano
e su di essa l'ultima mela:
un bacio prima che ti portasse via.

Ma non è così! Vicina
come quella mela e quella mano,
ti sento.
Né morte né distanze separano noi.
Poserò l'anthurium per te,
sullo scaffale in basso.
Nel pensiero, le spalle sfiorate appena
e una carezza al volto mi bastano.

*

Accorgersi liberi

Pelle sudata
nelle ore del crepuscolo.
Gocce incastrate ai pori.
Sfugge il corpo
a mani sapienti.
Elettrico
come cavi di luce
scoperti alla brezza.

Accorgersi liberi
in voglie umili.

*

Solo per un attimo

Solo per un attimo vorrei

scostare due sguardi all'orizzonte,

attendere l'alba dei sogni perduti

e provare a cogliere ciò che ci spetta.

Ma sembriamo così lontani,

quasi avvilente questa crudele distanza.

Come se nulla sapesse di noi

e tentiamo invano di cogliere

quel sapore di dolci momenti

vissuti all'ombra di un cipresso.

 

Pensieri costanti mi assalgono,

vagheggiano inutili nella memoria.

Vorrei lasciarli andare e ottenere

ciò ch'io ambisco ormai

da tempi remoti.

Spingo la nuova realtà  verso

destini più quieti,

in cui occhi e mani assolveranno

un solo cuore...

reciso su una pietra secolare.

*

Immagini

Ricordavo corpi fluttuanti
in immagini capovolte,
piaceri persuasi da ogni singola mente.
Incastri perfetti, affini alle circostanze,
cassetti ricolmi di pensieri assai pesanti.
Volere altro?
Donna e uomo dalla schiena bagnata,
travolti da stormi d'uccelli impazziti
ascoltano parole urlate su pelle toccata.
Zingari di tardive malinconie.
Ovvia ricerca di stabilità.
Chiare sono le immagini adesso dritte.

*

Diretta

Nell'ansia del giorno
mi perdo in soffitti invecchiati.
Ore ed ore lo sguardo
fisso nel punto più nero.
Viaggio nel tempo che sarà,
senza confondermi tra i colori.

*

A che serve la preghiera?

Osservavo destini putrefatti
in viali pieni di santi in preghiera.
Rancori e pentimenti
nell'involucro di carne e ossa.
Ora che siamo alla fine
ci si incastra nell'angoscia,
alla possibile riconciliazione.
Tremenda attesa.
Fluidi i ricordi di bambini
dagli intenti felici.
Adesso gli ancestrali momenti
mi spingono all'ultimo saluto
di te... salutami anche Lei.

*

Svuotavo

Avevo solo penne e fogli,
trittici con lumi spenti
e creazioni nascoste.
In ogni parete della stanza:
vicende singolari e pensieri,
piegati in quattro.
Quiete in eccesso.
Mescolavo sorrisi e melodrammatici
film mentali.
Tutto in pareti di cartongesso.
Svuotavo...

*

Nicchia

Incantata nel sentiero

dei ricordi, abbagliata

da fiamme di bianchi candelabri, 

volsi lo sguardo su foglie

gelide nell’inverno stretto:

come specchio, riflettevano

volti comuni al mio animo

di sublime follia e volli tuffarmi

in visioni di antiche memorie.

Nostalgici istanti:

visi attorno ad un tavolo

e profumi di fieri sorrisi

nelle notti di impareggiabili sogni.

Sigillavo nelle vette del cuore

un vanto cristallino vissuto dentro

una nicchia di tesori preziosi.

*

Boomerang

Adàgiati quieto su seni materni
sprigiona un pianto ingiusto alla vita
che avara ha soffocato sogni
in acque di tristi realtà.

La consolazione allevia il dolore
ma se indeciso e afflitto ti allontani
come boomerang impazzito
ritorna conficcato al petto.

Resta, prendi fiato;
non voltare le spalle
a quest’attimo di avvolgente poesia
e al di là della nube acre;
fiero, accompagna
cocci di insaziabile risolutezza:
dove il tuo essere uomo,
saldo alle radici
incontrerà silenzioso
fresche foreste al mattino,
nella vaga speranza
di un abbandono leggero.

*

Credo...

Credo alla malinconia perenne:

che abbarbicata come foglia secca

alla pelle dello scrivente,

si distingue tra le forme aguzze.

Credo ai sentimenti asciutti:

quelli di chi non usa

o addirittura accosta parole inusuali

e senza senso.

Credo alla vita: a volte vuota

a volte piena;

ma credo di più alle voci

dei grandi del passato in cui dominava

il sentire.

Sentire... strano eh?

Già! Un tormento, - una condanna

e a volte un delirio amoroso,

in fondo il grande amore -.

Così sono i versi e credo pure la poesia.

*

D’incanto mi copri

D'incanto mi copri

di foglie d'acero, rossastre,

in favor del vento d’ottobre;

spiando tra i rami:

volteggi di cavallette

e memorie ormai

chinate al tempo.

 

Ardono tra le terre

desideri senza freno,

corpi incandescenti,

intrecciati di follie.

Coprimi da fredde lenzuola,

di sapori d’Oriente,

di inspiegabili e sentite certezze.

 

Amore agli albori di prima luce:

come cascate di rocce giovani

che affluiscono

su sconfinati sentieri.

Brama l’attesa ch'io con vigore

ho aspirato tremante.

 

Roseti alle radici,

scosto le spine dolenti

per divisare il mio fato.

D’incanto coprimi, adesso.

Prodezza e decisioni

sosteranno in bilico

su cuori carichi

di lussuosi sentimenti.

*

Verso chiuso

Tagliano la pelle le parole:
entrano dove luce diventa tenebra
e gli affanni momenti mistici.

Avevo promesso a me stessa
di ravvivare, con dedizione,
ogni sacro desiderio,
senza rinunce...
proprio come adesso.
Cupola dalle irrisolte voglie,
terreno da bagnare perché arso:
ti ritrovo con dubbi e menzogne,
con le mani a sfiorare un ventre
di madre sola.

Sta chiudendo il verso,
ma c'è altro da dire...
La bellezza rimane illusoria,
l'istinto ti convince a restare
per non ferire.

*

Ancora... Cercarsi

Ancora... Stringimi:

come quando nell'amplesso

riusciamo a trovarci per sentire

un profumo di magnolia

effondere tra le lenzuola.

Come quando l'inclinazione

ci trascina in tunnel di chimere,

dove l'indifferenza tace.

 

Ancora... Sorreggimi:

dalle delusioni, dai corpi insensati...

diversi da noi,

che accogliamo preghiere

e sangue nell'onda dell'affanno.

 

Quanti intrecci ha la voglia?

Quanti sospiri al vento si confondono?

 

E ancora... Cercarsi:

in un giorno qualunque

coperti da arbusti

per non sfuggire al tempo

e agli istinti.

*

Fiori di neve

Io so quanto tempo passi

sotto la cupola amara dell'inverno.

Ti vedo scostante e smarrito

da ombre di fiori di neve:

profumano di acri abbagli del passato,

di inspiegabili partenze al crepuscolo.

 

Non puoi sopperire nel gelido

attimo del tempo, né scavare

con mani nude nel ghiaccio

tagliente solo per un appiglio immaginario.

Ti sento invocare alla montagna dell’isola,

vorrei trovare il modo di giungere a te...

Scivolando in vette aspre.

 

Allevio il tuo animo esanime e tocco

il tuo cuore graziato da una bellezza

che non ha tempo.

*

Un peso alla pianta

Rinnegami.

Spezza i fiori bianchi di mirto:

ormai sono appassiti,

ormai temono la morte.

Il tuo volere diventa aceto e sale,

la tua ombra un peso alla pianta.

Hai tolto l'essenza, la briosità ma...

mi rendo conto:

la pianta è colpevole!

Non ha donato.

Non ha lottato. 

*

Le pieghe del tempo


Le mie insicurezze
sanno di acre fiore del ranuncolo:
si espandono nella brughiera incolta,
in un alito di vento.
Sono attimi!
Piccoli frammenti di incertezza
prima dello scorrere del giorno
e del lento suono della tua voce
che si espande al petto.
Anche i miei passi,
rassicurati dai tuoi soffi di sale
e da briciole di versi nei sogni,
si schiodano in sconfinati
abbandoni tra le tue attese.

Le pieghe del tempo
si affannano, e tu annusi
il dolce profumo del bianco
fiore di plumeria che tra le dita ti porgo,
rubando cocci di cuore
in un turbinio di parole
e carezze leggere al ventre di seta.

*

Dolci madri

Dolci madri, sospirano
affannate dallo scorrere
del tempo; così rapido
da tenersi aggrappate
ad un velo bianco
che profuma di sogni
e di amore eterno.

Dono celeste
per chi accarezza
visi bagnati: baciano
e cullano i cuori delicati
dall'alba al tramonto
e nelle notti tiepide
nella speranza
di un leggero destino
che tenga unito il filo
dell'amore incondizionato.

*

Brughiera



Ti sognai in una brughiera d'autunno,
rannicchiato ai cespugli di erica,
con le spalle ricurve al passato.
Furono attimi sospesi a mezz'aria:
tra il frastuono dei ricordi
e tormenti della morte.
Restai all'angolo del sogno,
tramortita dal tuo pianto.
Invocai tante volte il tuo nome,
provai con parole disunite
e come tonfi di echi all'aria,
ti giunse la mia voce.
Respiro e canto di mare antico,
sabbia arida e fervido desio;
ti spinsero a me e volli bagnare
le labbra al sangue del tuo cuore:
colmo di preghiere e languidi amori,
nell'incanto della fresca notte
tra chimere nella distesa terra.

*

Barcollando su un filo d’acciaio

Vaghe decisioni sui torrenti
dell'anima giungono veloci,
portando scompiglio all’uomo
impaziente, all'avidità che lo spoglia
dalle carni ormai intrise di vendetta

Barcollando su un filo d’acciaio
attende l'uomo il placarsi dei fiumi,
dimentica la ferocia di un giorno
di piena, di straripamenti, di morti
sulla riva malinconica.

Tenta di vaneggiare;
impreca un Dio abbattendo
le porte dei cuori bianchi:
senza distinguere il sangue
della patria, senza memorie
che la coscienza sproni.

*

Nella riva dei versi

Nella manciata di sorrisi

che l'esistenza mi donò,

volli ascoltare un canto

nella riva dei versi

tra l'onda dell'umore

e i sassi della solitudine.

 

La mia giovane anima

ribelle e innappagata, fluttuò

su grandi sponde di parole,

mentre una tempesta

di sale bagnò le mie labbra.

Assetata, mi trovai a bere

nella fonte di un sapere:

mi distesi su un giaciglio

soffice di pensieri

con una mano ai sogni

e l'altra ai desideri.

 

 

*

Una bellezza insensata

All'angolo della sera,

con un riflesso di luna

sulle mani, provo a visionare

ciò che la vita mi ha donato

in gocce come un'illusione.

Una bellezza insensata

ingarbuglia la mente

di chi, ogni singolo giorno,

annuncia favorevoli lusinghe.

 

Nel nulla potevo esistere

e saziarmi con niente

se solo il mio riflesso sull'orlo

del mare fosse stato dissimile 

da ciò che sono: libera

dagli eccessi di una ingratitudine

che toglie il respiro

e annienta i miei perché.

*

Visione

Nell'immagine remota

solo un ricordo.

"Vallate pure e spiagge

da  percorrere a piedi nudi

in sprazzi di cieli colorati

da interrompere il respiro".