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Raccolta di poesie di Irene Magni
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

lo sguardo

dalla mia teca di solitudini

domestiche e feline, piume

di mogano e tazze

lasciate a metà -

 

appeso ad un cornicione come

un filo di lana, il mio

filo di vita, scandita

 

dall'intermittenza delle luci ai palazzi - i miei giorni

sfilati,

distratti

 

e grovigli sciolti

nel blu di un televisore...

 

 

*

natale

una biglia - mi dico - oscillo, come

quegli aggeggi strani sopra le scrivanie -

 

hai mai capito a che servono?

 

una metafora, sono stasera, rossa

di vergogna come un regalo riciclato

per natale:

sulla credenza da qualche parte mettimi

dove

tu possa vedermi:

 

ricordami.

*

marylin

Un vuoto riempito da olive ascolane – freddo

Al sapore di menta, e vodka.

 

Dove i gomiti ad angolo si alzano in sincrono, e le ragazze

Si coprono con le mani i bicchieri, inseguendo la coda

di una vigilia qualunque, offrendo spalle

Sorrisi

A capelli scostati.

 

Si volta l’uomo

Venuto solo e seduto

In un angolo, brinda, con un cenno del mento ricambia

Il contagio – sorride Marylin

 

Dall’altra parte del banco, in una stampa ingiallita

Vecchia di mille anni sorride, ancora

Mortale

 

Sorride come una dea, come

La bellezza, quando ancora non conosce la fine. Bellezza

 

Quando ancora non sa quanto occorra morire, se davvero

Morire è ciò che non vuoi.

 

Mai.

*

a14

Scie di stelle cadute fluorescenti, e già finite, chi sa poi

Dove. Pareti

D’universo intere dipinte di luce e subito

Lasciate vuote. Lenzuola,

verso il sole,

ad asciugare.

 

Mentre noi qua giù, distratti

Come i nostri gesti discutevamo di bollette

E conti

Che non tornano mai . il caffè sul fuoco il nostro mondo

Così piccolo.

 

“Ce l’hai moneta” mi chiedi, ora,

mentre fuori è già buio e la radio

non prende bene, e il led al casello automatico segna

che dobbiamo pagare

per pochi chilometri un euro

e cinquanta centesimi.

 

Le nostre luci di posizione, altro non sono che lucciole. Smarrite,

certo, e poco accorte

per frantumarsi a quel modo. Lanciate come dei pazzi, lungo la terza corsia.

 

. . .

 

Sederi nudi a pisciare, nella corsia d’emergenza. spazi vuoti

Come cieli, e mai nessuno

Che se li compri.

*

questo tempo

si perdono speranze, come perdere appuntamenti. Volgendo altrove

lo sguardo.

 

le mani molli alle marce, i volti scesi, le solitudini.

 

ai lati, passano

i tram – hanno semafori

speciali -

e pubblicità disegnate

come le donne sui fianchi. ma un poco sgranate

dai pixel, e senza

l’audio

 

ricordano vetri alti di cattedrali - o pupazzi, a toccarli

sanno di gommapiuma.

 

incontro alla loro vita, fatta di chissà cosa, e di

niente gli estranei

 

se ne vanno.

 

stridono i freni, un attimo prima.

 

si piega il collo

del mio vicino ricorda qualcosa

che muore. “Non è possibile,” dice,

“questo tempo”. come un cane

con il padrone lo cerca

fuori dal vetro. “lo senti anche tu,

l’umido,” chiede. “la senti la testa

girare pesante le ossa crollare

come fossero briciole.”

 

“non è possibile,” ripete, “questo tempo”. 

 

la prossima volta,

se puoi,

portami il sole.