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Raccolta di poesie di Giovanni Gentile
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Stazioni

STAZIONI

Le piccole stazioni
raccontano piccole storie.
Donato chiude lento il suo bar,
zoppicando sui suoi anni.
Intanto le chiavi di casa
gli suonano in una tasca di un pantalone consumato.
La porta non la apre più il sorriso del suo amore.
Lei è andata via per un fiore scarlatto
che le era sbocciato nel petto.
Le loro due figlie lo chiamano raramente
e la cucina non profuma più d'amore d'altri tempi.
Lidia, la ragazza dalle braccia colorate,
scende ad occhi grandi
dall'odore di un treno e dal suo lavoro.
Il suo uomo l'ha lasciata
per un amore di polvere bianca.
Non tornerà mai più.
Ma le ha lasciato un piccolo dono 
con i capelli biondi
che la chiama mamma.
Hans dicono sia tedesco,
ma nessuno lo sa.
Lui vive qui da un po',
nell'angolo,
con la sua barba e un cane.
Saluta tutti ma nessuno lo guarda.
Mani che camminano assenti
accarezzano il cane
e fanno tintinnare due monete
in un barattolo stanco.
E poi ci sei tu,
che aspetti scompigliata
il tuo amore,
con gli occhi lucidi
e le guance rosse.
Il suo treno è quello delle 21,14. 
Sul binario 2 il tuo cuore, felice, danza

 

*

Vorrei tanto scrivere di noi

Vorrei tanto scrivere di noi

 

Vorrei tanto scrivere di noi,

così,

semplicemente,

come fanno i poeti veri

o come i ragazzi,

quando si baciano senza pudore

in attesa di un tram che inizia con il numero 8.

Vorrei tanto scrivere di noi,

di un amore comodo, come scarpe vecchie,

di un amore liso dal tempo

e dall'uso quotidiano,

come la mia giacca chiusa nel tuo armadio,

in una cucina dove due vecchi si guardano

e si accarezzano le dita stanche.

Vorrei tanto scrivere di noi,

di due naufraghi dopo una battaglia campale,

scaraventati su uno scoglio

dall'onda violenta dei giorni,

che si continuano ad ansimare addosso,

sfiniti dalla lotta

e dalla voglia di bocche assetate.

Vorrei tanto scrivere di noi,

di quando c'era una volta in America,

di quel giorno in cui la tua Assenza

mi avrebbe fatto il sangue orgoglioso

e gli occhi lucidi.

Incollato ad una sedia

avrei dipinto la gioia nell'aria,

come arcobaleno dai colori inventati per te.

Vorrei tanto scrivere di noi,

ma le parole sono morte,

la mano è di ghiaccio,

la battaglia è persa,

e gli occhi si voltano per l'ultima volta

verso una sedia che rimarrà vuota per sempre.