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Raccolta di poesie di Lorenzo Bonadè
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Ematospermia

Mi sorprendo lacrimante
sperma
sopra il tuo cadavere

ma ancora
di più sbigottito
ivi riconosco

tracce vive di sangue
nel mio seme
che alcuno, ad occhio nudo distinguerà

sull'anima tua
macilenta
immacolata

amore mio.







a Pier Paolo Pasolini



2012

*

Tuoi sono i racconti della strada

Tuoi sono i racconti della strada, fin quando, giovane ed ingenuo, apri le vene ad ogni dolce veleno, quando d’essa ti nutri e fin quando i secoli si pasciano del tuo candore.
Essa pretende un pegno assai grande.
Le mura d’ogni quartiere abbisognano di giovani anime.

Bandito o esiliato per personale scelta, attraversai i vicoli d’altri paesi,
Non consapevole del tutto, ma realmente amputato, e non una parola sarà proferita per essa, perché del pegno fu il riscatto, una consapevolezza.
Il mondo era troppo anziano per accoglierci nelle sue grazie.
Ovunque ciondolassi v’erano maniaci, pazzi e delinquenti della peggior razza.
Per quanto comprendessi il precipizio ch’era quella realtà, non potei mai escludermene del tutto. Anzi, più comprendevo l’ipocrisia della quotidianità e più mi annullavo nelle disordinate schiere di reietti, tossici, clandestini d’ogni punto del globo. Nessun angelo può condurre alla salvezza il sacrificio d’un altro angelo.
Ogni tempio, ogni vicolo, ha un proprio Dio che detta una propria legge.

Sono stato messo alla porta dalle peggiori puttane, sotto una brutale pioggia sporca,
senza un riparo dove poter aspirare un mozzicone di sigaretta rollata, con le mani tremanti, alla bene e meglio.
Nelle notti senza uscita, quand’anche la nebbia si riscopre fredda assassina, ho fuso l’essenza della mia giovinezza con esseri d’indicibile aspetto, dalla sessualità pazzesca, frutto forse della mia pazzia, nel confine incerto tra orrore, grottesco, gelida pietà, calore senza speranza, giù in fondo all’abisso.

Senza che il perdono fosse invocato, ho visto mani d’assassino redimersi senza più memoria sotto il peso degli anni.

Da svariati singoli soggetti d’inacidito bestiame, vecchi imbruttiti
Sono stato messo sul ciglio del suicidio

Sono stato messo sul ciglio del suicidio
Dall’eredità dei secoli
Da padri di padri
Randagio bastardo sacrificale

Vecchi ancora più grotteschi dal fardello dell’odio
E’nel firmamento: i nostri occhi gentili
Devono osservare qualcuno sanguinare
E così sia, ma senza ne riscatto ne giustizia
E’di passaggio, altrettanto senza senso nel giorno che nasce

Ma qualcosa protegge fanciulli dalla sorte prematura
Pallidi bambini senza pietà.

*

Sweet outlaw


“Dove ti dirigi?” Ella timidamente domandò.
“Nel Nulla”. Le risposi sottovoce.
“Dove giungi?” Smarrita, commossa.
“In nessun luogo.”Alzando lo sguardo.
“Ti posso accompagnare?”
“Tu….sì….tu sì….odio l’essere umano e ti porterò via con me”.
Allontanandomi lentamente.

*

Polvere di diamanti

Perfezione di linee dedite all’involgarimento dell’atto
Bagliore di spirito nel fulgore di carni aperte

Venerazione di forme sacrificate ad un istinto
Sacrificate alla libido dell’attimo

Perdita di ogni credenziale
Inveduta o volutamente mostrata

Accarezzata è l’estasi
Appartenente a quale sponda ancora si dibatte

E’questa bellezza non sfregiata
Al termine non vi dovran essere storpi

Lacrime senza nessun fine
Al termine di qualcosa muoiono tutte quante

Cerimoniosi e sterili accoppiamenti
Corpi straziati ed eccitati

L’ano ne è la sublimazione
Rugiadosa Orchidea Nera di gran pregio

Dolce il Veleno lungo il sinuoso corpo
Sulle tue rotondità lucenti rifugiarsi nell’oblio

Siamo in un Inferno Barocco, mia concubina
Vieni, inspiriamo, ingeriamo, aspiriamo cocaina

Su di arazzi, maestosi drappi di sontuose stoffe.
Illuminazioni al contempo discrete ed eleganti

Intarsi raffinati in pregiati legni, cornici abbacinanti
Aromi di spezie lontane, risveglianti sensi assopiti.

Il mio Sguardo si dischiude dalle vetrate del sovraumano Palazzo
Eretto nell’auge di antichi splendori di tiranni magnifici d’alto rango.

Guardami. Sono l’Infedele accomodato su di un trono papale
Colui il quale anche la Morte ha ripudiato

Lo schiavo insorto scrutante l’orizzonte
Sul più alto bastione del castello reale

Non v’è nulla da temere
È solo arte mia concubina, nulla di cui paventarsi

Coito inarrivabile, sfiorato all’infinito
Ani preziosi come anime, si aggirano, si svelano

L’Orgasmo è lo sfociare dell’Universo
Primogenita dell’eternità, la Morte
Baciò quanto di più giovane le si prostrò innanzi

Membri più o meno eretti
Chiedono anch’essi il ritiro per il pellegrinaggio
O il confortevole asilo in altri culi

Accarezzata è l’estasi
E ad un passo l’espiazione della voluttà
Ma mai verrà valicata la soglia

Fino al giorno della consacrazione
Le sconvolgenti membra dovranno essere intatte:

insubordinate e sovraeccitate sotto lo sguardo glaciale
Affinché lo stupro del fiore nascosto non sarà adempiuto

Giammai quanto definiamo arte: Pornografia
Unica espressione superiore concessa all’uomo.

Siamo in un Inferno Barocco, mia concubina
Vieni, inspiriamo, ingeriamo, aspiriamo cocaina.

*

Maestro

Maestro siete molto malato ora, ve ne prego riposate, lasciate ad altri il vostro fardello.
La nostra guerra è vana, tutti sono deceduti o disertati, la causa persa.

-“Figliolo, ascolta questo mio ultimo delirio di vecchio: per tanti inverni sei stato mio allievo. Ti raccolsi in una gelida nottata quando Pazzia era la tua amante e da allora imposi al tuo lato oscuro nuova consapevolezza, portandoti ad odiare l’umanità in quasi ogni sua miserabile manifestazione. Vedi, la bellezza di una stagione nascente che bacia i più graziosi fanciulli sugli occhi e sulle labbra, ancora oggi è di un coinvolgimento inarrestabile.
Comprenderai anche tu la ricomparsa di gesti ingenuamente immaturi, il ritorno ad infatuazioni prevedibili, e l’ispirazione proveniente da elementi naturali.
Sono talvolta bellissimi questi sciami di gioventù.
Possiamo contemplare indifferentemente il vigore nascente o la femminilità sgraziata, non ha più importanza.
E nel più piccolo abbandono che scorgo nei tuoi occhi-figliuolo- accrescere a fiotti la tua innegabile diversità. Non dovrai smarrirti, tornerà sempre l’inesauribile appetito, fino quasi ad annullare quei sorrisi così candidi.

Ricorda, per poter amare il prossimo, occorre non offendere se stessi; per esecrare in forma disinteressata l’umanità intera, bisogna divorare il proprio io senza riserve.

So che sarai tu a farti carico della mia eredità.
So che il tuo amore si manifesterà con ancora più odio nei giorni che verranno.
La tua bellezza è altrove, non carnale.
Non manifestabile qui, ora.
Ma è ovunque oramai.
Di nuova poesia rilucerà il tuo animo straziato
Fulgido e perverso
Come lo scoppio immondo
Di una disperata bomba.

*

Salvador


Fanciulli si prostituiscono
per un nulla
nell’aurora
Creature favorite dagli oceani
lontani, sì distanti
giochi e canti liberi
Richiami
lontani
Premuroso chiarore
giochi e risa di bimbi
nell’alba

e una voce di madre

Nel meriggio
uno d’essi mi sorrise
per un nulla
Orfano di tutto
amputato per il resto
-“Estrangeiro diga-me onde vai?”-

Nessun altro salvatore, invocai, mai.

*

Non venirmi a sussurare di poesia

Non venirmi a sussurrare di poesia.
Desideri il viril membro?
Dimmi solo questo:
lo pretendi nel grazioso ano?
Giovanetto bastardo,
desideri il mio veleno
nelle tue viscere?

Grande sarà il tuo fardello
l’eredità
millenaria
dell’odio
dell’amore.

La vita
sul
Pianeta
fu

per ERRORE.

Rammenta
non abbiamo desiderato niente
scelto nulla

nemmeno questo
seme
che schizza
come il fiele
ad ingravidar
il frutto
dell’amore.

*

Casa circondariale blues

I secondini ridacchiando dissero:
“Mettetelo in cella col frocio marocchino”

Lili Marlene si lima le unghie
e fuma pessimo tabacco.
Sogna d’essere una farfalla.

Un turco, l’altra notte
con insolita destrezza
si è impiccato in un anfratto del cesso.

All’età di vent’anni ho ucciso mio padre
a colpi di mazza, una fine da miserabile.
Dovevo ricordare qualcosa
uscito di qui
ma non rammento più.

Ho tutto il tempo
per redimere il mondo.

*

L’attentatore

Giovane donna abbracciata dall’esplosione d’un ordigno
Il Fanciullo bacia ora qualcosa di proibito
Troppo intenso per il suo debole cuore

Oh, quanto ne rimarrebbe ancora da baciare
Male atroce, dalla stessa carne fresca è partorito
Ciò che lo porta via è fresco intenso e letale

Cancri e bombe sono l’orgoglio del millennio
Attentato ad un frammento di storia
L’innesto in un protrarsi di sorriso

Creature disintegrate
Da un attentato al nulla per giungere al nulla
Ecco la consacrazione

Nessuna traccia
Bugiardo è in ogni caso il ricordo
Aggrapparsi al fatto che qualcosa dovrà ancora rifiorire

Simbolo di giovinezza e d’ambizione
Le promesse sono sfiorite da tempo
Pagine ingiallite su pagine ingiallite

Abortire ogni capitolo
Ma per evitarne la crescita fecondarne molti
Compimento dell’atto folle ed infanticidio del nuovo nato

Vi sono tanti Secondini quante Principesse
Dietro alle sbarre un negro sorride
Scorgi meglio è solo un ghigno

Passare con la stessa facilità all’atto terroristico
Ad una carezza antica d’esasperante dolcezza
Accettazione di tutto come traguardo di grande saggezza

Giunti alla fine, rimane solo il ricordo sbiadito
Di uno sconosciuto e di un’innominata
Congiungimento di sfrontate esperienze

Mercante di sogni, cosa serbi ancora per me?
L’ultimo sospiro a cosa si sposerà?
Ad un’istantanea di un sorriso straziante
O di una incomprensibile deflagrazione?

Padre.
E’ quanto potrebbe essere inciso nella memoria ad incutere terrore.

*

Nell’angiporto

Dolcemente si accarezzano i marinai nella bruma
mira il firmamento è limpido e corrotto
i bimbi sfidano Dio al chiaro di luna

I baci del traditore risplendono nella galassia iridescente
Giuda Iscariota sussurrò all’amante inconfessato
eterna fedeltà nel paradiso dei perdenti

Quando eterno amore suggellano gli innamorati
sfioriscono le bianche rose al gelido vento
perché in catene d’oro le verità ci hanno incriminati

La vermiglia fanciulla è la figlia di ognuno
l’assassino intona una melodia soave e vieta
lacrima solo l’Angelo del Perdono.

*

Al Padre

Attraverso di me, Padre
Io, la progenie sacrilega
La vostra stirpe non vedrà successori
Le femmine gravide del mio sperma, incestuose figlie
I feti verranno loro bruciati, ed esse stesse avvelenate
Come la mia anima immolata
Giorno per giorno nelle fiamme dell’ardore
La vostra specie al potere ed al tradimento inclina
La razza pura con me cadrà in rovina
Da me, l’immane peccatore arso per amore.