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Raccolta di poesie di Marco G. Maggi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

In bianco e nero

Ti vedo ti vedo

mentre sgusci rapido

tra il Vietnam e la Cambogia

iniettandoti negli occhi

colori e odori d’Oriente

-scorribandano a velocità

supersonica-

 

Resto qui e aspetto

 

sullo schermo

il fruscio di una pellicola

scivola in bianco e nero.

*

Una foto di te

Tengo una foto di te

per quando verrà l’inverno

per i mesi in cui sarai lontano

 

Tengo una foto di te

vicino agli sguardi passati

nel ricordo del tempo perduto

presso questo campanile

 

in faccia al mare di Nervi

ritrovo intatta la voglia

di crederci ancora una volta

alla poesia, al sogno

 

di credere a Dio.

*

Solitudine

Perché mi avete lasciato solo?

 

Dal cielo piovono forti i richiami

di uno stormo: sono uccelli migratori

a un tratto si riuniscono

girano intorno alla ciminiera

e vanno in un’unica direzione

 

Tranne uno, che si affretta e

ramingo spinge le sue ali dall’altra parte

quasi come quel me degli anni verdi

lasciandovi tra le ombre

 

o forse siete stati proprio voi

a esservene volati altrove.

 

 

 

Dalla raccolta inedita “La fabbrica della gomma”

 

*

Avere cura

Adesso prenditi cura tu

di questi bulbi trapiantati

-in ogni vaso una corta canna

che ne tenga dritto il germoglio-

 

osservali crescere come figli

lasciali andare senza resistere

 

fanne memoria.

*

Una preghiera

Mi hanno detto, amico caro,

che d’improvviso ti sei trovato 

con il cuore senza più fiato 

 

e nel pensiero la mia preghiera 

supera l’infinito del quaresimale

va oltre il fitto dei boschi 

dove tra i larici e gli ontani

ritrova un respiro calmo

 

stringendo la tua mano nella mia.

*

Una di quelle sere...

È una di quelle sere 

in cui i ricordi stagnano

come l’acqua in una tinozza 

nell’arsura dell’estate

e non mi lasciano andare a letto.

 

Dovrei buttarli via 

liberarmi della malinconia 

che mi morsica dentro

ma sono sempre lo stesso uomo

cresciuto tra gente di campagna 

abituata alla parsimonia 

 

Detesto lo spreco

come un nutrimento 

conservo anche il dolore più profondo.

 

 

 

 

*

Sarebbe buffo...

Sarebbe buffo

dopo tanto sudore

le sveglie di paura

prima del canto del gallo

 

e sarebbe buffo

per i viaggi non fatti

le cose non riparate

i libri non comprati

oh, mio Dio, i libri non comprati

migliori di quelli non letti

 

sarebbe buffo,

sì, lasciamelo dire,

per gli amici cari

che vorrei tanto vedere

per tutte le rinunzie

per quanto è mancato ai figli

 

Sarebbe buffo

se facesse ridere

aprire la porta di casa

incontrarsi a Roma o a Milano

tornare sotto l’arco d’edera

sentirsi liberi

 

e infine sparire

*

Il rododendro

Ci sono donne e uomini 

che trovano rifugio nei fasti
del lusso e del consumo
ricevendo e comprando
quasi quotidianamente
forse per dimenticare il tempo
o la mancanza d'affetto.

 

Tu ti sei regalata dei fiori
rododendri che hai piantato
nel vaso davanti a casa.

 

Li guardo e mi commuovo
certo non abbiamo mai vissuto
in una torre d'avorio
ma questi colori veri
che ogni giorno ci circondano
come sentinelle difendono
la soglia del nostro sogno

 

cancellando ogni amarezza.

*

Ad Angela Ferrara nel suo 32’ compleanno#poesiapoeti

Un passaggio fugace. appena percettibile,

solo un altro contatto sui social
che mi chiedeva di votare una poesia
quasi con l’insistenza di chi sa
di avere ancora poco tempo e che
i trentadue anni d’età sono una chimera.

 

Mi spiace lontana e sconosciuta amica
di non avere letto più cose di te
magari di approfondire un’amicizia vera
ho rivisto per l’ultima volta la tua foto sui TG:
non ci credevo ma eri proprio tu
nelle pagine più buie della cronaca nera.

 

Così scopro che oggi è il tuo compleanno
un compleanno che passa senza di te
il primo giorno di primavera
tuo figlio non avrà sua madre accanto
trucidata da un marito, un padre,
-un uomo proprio come me-
e la vergogna si trasforma in pianto.

 

*

Pensiero per un bambino

Ti hanno ucciso a sette anni

con la scopa di casa senza

nemmeno l’onore delle armi

così come si uccide una bestia

infestante e schifosa

un ratto o una blatta

 

lo stesso accanimento feroce

con cui certi adulti

amano distruggere

-sempre di più-

la purezza dell’infanzia.

 

*

Riuscire a dire #GiornoMemoria

Vorrei dire qualcosa
ma forse non ne sono capace
perché mi esplode dentro
e, nel furore dell’esplosione,
le parole non mi escono.

 

Si sta avvicinando di soppiatto
il giorno della memoria
e adesso, guarda caso adesso,
in questo momento della vita
mi viene in mente che, più di tutto
più dell’odio e della follia
la Shoah è stata creata semplicemente
dall‘indifferenza dell’uomo per l’uomo.

 

Così ogni volta che la sofferenza di
qualcuno, più debole o indifeso,
viene ignorata o, peggio, calpestata
allora è come se tutto l’orrore
ritornasse all’improvviso
e l’ombra della Shoah
oscura di nuovo la Terra.

 

Questo vorrei dire
ma non sono affatto sicuro
di averlo detto
quindi vogliate perdonare
perché non sono poi così certo
di esserne stato capace!

 

*

Nonostante...

Nonostante,

non credere quando ti dico
di essere ormai distante
da ogni disegno di morte
o se simulo quasi indifferenza
con il mio vivere ai mille all’ora
mentre la macula ti mangia la vita
e tu lotti contro la malinconia
di questi ultimi anni.

 

A furia di correre come pazzi
sono rimasto fermo qui
vorrei solo più tempo da dedicarti
darti un mio braccio a stampella
con la sacrosanta commozione
e la più vivida riconoscenza
per tutto il timido affetto
che hai saputo donarmi.

*

Cuore

Li rivedo e sono ancora lì 

e come loro quanti altri 

ci sono e ci saranno sempre 

forse ce n’è bisogno più che mai 

qui nel profondo della notte 

 

Sono anche loro i veri eroi 

il fanciullo che si sacrifica

per portare il pane alla famiglia 

quello che viene deriso

per l’umiltà del suo aspetto 

 

il mio eroe sembra Franti

ma ha il cuore grande di Garrone

lo sguardo fisso oltre il mondo

in fondo a un vicolo di paradiso

*

24 ottobre, Caporetto

Uno filma un ragazzo che muore 

per strada senza aiutarlo
qualcuno gioca a fare il razzista
e sfotte Anna Frank allo stadio
altri ancora spacciando le origini
s’ingegnano per dividere il Paese

 

Padri e nonni
perché patire tante sofferenze?
Perché obbedire a comandanti tiranni
subire la vita-morte delle trincee
se poi tra questi vostri nipoti
così pochi ne sono degni?

 

Perché in questa nostra Italia
la storia ancora si ripete
e i furbi, imboscati e vigliacchi
se la cavano sempre
mentre invece chi è mite e onesto
deve sempre farne le spese?

 

Forse le sconfitte non sono bastate
il fratello disconosce il fratello
e molti non hanno compreso
che è in questa bieca ignoranza
la nostra Caporetto.

*

Giorno della memoria

A cosa serve una data
per ricordare lo sterminio dei campi?
Cosa ne è degli altri giorni
se non sentiamo la Shoah
nel nostro vivere quotidiano
nel silenzio del crepuscolo
che accompagna la sera?

 

Auschwitz è con noi
nella minestra rappresa
sotto la neve quando non c’è riparo
nel questuante che chiede il pane
nell’immigrato maltrattato

 

penetra le nostre carni per sempre
come il tatuaggio sul braccio
di un sopravvissuto.

*

Senza nome

A te che infanghi il nome di un dio
con falsi paradisi
ed opere ignominiose
ti giunga agli inferi
la nostra maledizione 


Cosa credevi di cogliere?
Il tuo nome giacerà smarrito
la tua anima non avrà pace
resterai una memoria spregevole

 

non si saprà più nulla di te
e anche se fosse
sarà solo il ricordo tragico
di un sacrificio futile
come le tante lapidi inutili
dedicate ai caduti
di troppe guerre

*

Fiori sull’abisso#SaveAshrafFayadh

Sono come fiori i poeti

appesi alla ghirlanda della vita

attaccati, abbarbicati ad essa,

ad ogni petalo d’esistenza

da essere le vittime più ambite

di chi predica la morte

per chi non s’adegua al sistema

 

Per i poeti l’opinione è libera

perciò li assale la strana audacia

di sfidare gli oppressori

ma troppe volte le loro parole

hanno il peso del sangue

che impregna la loro tomba

un sepolcro senza fiori

 

I veri poeti sono pericolosi

soprattutto per se stessi.

 

*

Feticismo #controviolenzadonne

Questa paura è fetish

sa di piedi calzati

da scarpe col tacco

che la sera s’affrettano

nel buio di un parcheggio

posando gli occhi ad ogni ombra

 

La violenza si trova

nelle ciabatte di casa

che scivolano sulle piastrelle

tra le mura domestiche

 

e non c'è neppure un'ombra

per trovare riparo

 

 

*

Senza dialogo

Ti chiederai cosa è stato

in questo tempo d’attesa

se hai avuto pianti di muggine

qualche sorriso distratto

lasciando il dialogo chiuso

a quel graffito sul muro

 

un movimento di labbra

su cui il sangue si spezza

tanto per dire “l’ho fatto,

ho voce anch’io sulla Terra”

solo una chiacchiera sterile

 

l'acrostico contro la guerra.

*

Le case dei vecchi

Case sospese tra luce e ombre

soffuse come un presepe

con l’ansare della stufa a legna

e l’odore quasi frugale

di chi si toglie ancora il pane

per dare ai figli una vita migliore.

 

Sulla testiera del letto uno o due

rosari appesi, come le liane,

e sul comodino le immagini

di un papa o di un santo

lasciati per badare alla notte

che non li fa più sognare.

 

Alle cornici le  foto da giovani

o di qualche parente lontano

magari lo scarabocchio sul foglio

del loro nipote in età scolare

a cui dare la caramella, il dolcetto,

premio alle visite sempre più rade.

 

Allora capita, se li vai a trovare,

mentre ti tengono stretto per mano

d’incontrarli in uno sguardo ruvido

- per trattenere le lacrime-

poi, con la voce in sussurro,

già ti pregano di ritornare

 

*

Ritrovarsi

Ritrovarsi così

a riallacciare desinenze

sulla sagoma variabile del corpo

nell’alternanza del tempo

 

raccogliere l’acqua del pudore

suggellando il pensiero

con lenzuoli di carta

 

rimettere le mani alla nuda terra

strappare dalle zolle

anche l’ultimo sogno

per rapirne il dolore

-finalmente-

 

eppure 

è ancora lì

 

intatta

 

*

Adesso

 

E adesso lasciatemi qui

su questo giaciglio di marmo

con le dita accarezzo le lettere

con le labbra il suono di un nome

fino ad alzare la voce

ma non ritorna