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Raccolta di poesie di Maria Rosaria Teni
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Come prima

 

Ho sentito il tuo profumo
tra i vestiti vuoti
intrisi d’assenza.

 

Ho chiuso gli occhi
nell’illusione di abbracciarti
come prima, come sempre

 

ma ho stretto ombre
svuotate di vita
in un brullo ricordo

*

E ho pianto#GiornoMemoria.

E  ho  pianto

 

Era inverno. La neve accarezzava

corpi incerti  / manichini oscillanti

incartati da divise intessute

con l’ortica dei campi secchi.

 

Era inverno. L’amore si smarriva

tra il filo spinato di recinti

agghiacciati dal terrore

e dal sibilo del vento di tramontana.

 

D’orrore profumava l’aria,

acida di canti striduli

pregna di grida  d’infamia

dissacrante sterminio selvaggio.

 

Il sole era morto sul lastricato

viscido, inzaccherato da fradici

residui  putrefatti, menzogneri

testimoni della vita.

 

Era Auschwitz. Era lì, stampato

in un vagone vecchio, il dolore

patito da mille e più uomini

profanati da oltraggi  disumani,

nella memoria di mille e più

foto in bianco e nero.

 

Ho provato vergogna e ho pianto…

 

*

Natale 2015

Nelle braccia di un liquido giaciglio

deposti i tuoi giorni futuri,

novello Gesù Bambino in una notte

preludio a un Natale di morte…

Luci spente di un presepe

in fondo al mare.

© maria rosaria teni

*

Tra le righe

Clima natalizio,
malato di solitudine
intessuto di pietismo
infatuato di superficialità
nella rincorsa di
una festosità smarrita
tra le righe di una pagina di storia
consumata da tarli d’odio.

Ogni anno puntuale
il rituale pragmatico
enfatizzato dal nostalgico ricordo
mentre scivola la lacrima furtiva
tra le ciglia umide di occhi miopi
che non vogliono più vedere
che non vogliono più guardare
chi non c’è e chi c’è solo in apparenza.

*

Pioggia

I fari delle auto
sull’asfalto bagnato
barlumi colorati
nella notte senza stelle.

Cammino e non ho meta
e la pioggia mi accompagna.
Cammino lentamente
e non importa se mi bagna.

[Risuonano i miei passi
nel fragore del silenzio]

Cammino verso il buio
non voglio più pensare
tanto comunque so
che niente può cambiare.

[La notte assorbe tutto
dileguano i rumori]

Affondo negli specchi
che la pioggia ha disegnato
a tratti  e inseguo le
orme bizzarre nel disordine
di pozzanghere inventate

[I fari si allontanano
l’asfalto è ancora lucido]

Cammino su una strada
senza meta mentre i pensieri
scivolano e si stringono
alla pioggia che lascia dietro sé
vuoti rigagnoli di sogni


*

La mia Pasqua

Non ho voglia di sorrisi
convenzionali
Non ho voglia di allegrezze
simulate
non ho voglia di auguri
consueti.

La mia Pasqua, oggi,
è tra le gocce di pioggia
che hanno il sapore
delle lacrime
e scivolano sui vetri
errabonde
come la mia vita
scivola nel tempo…

*

Amo il silenzio

Amo il silenzio
perché mi fa sentire meno sola
e mi fa percepire
la voce “di dentro”
che mi parla piano e mi sostiene
che mi racconta di una vita vera
che si nutre di sogni e di pensieri.

Amo il silenzio
perché mi fa trovare solo pace
e mi rischiara
quando sono persa
dietro affanni superflui e logoranti
che inseguono ragioni velleitarie
destinate a perdersi nel vento.

Amo il silenzio
perché non ha un suono solitario
ma vibra di parole
tra le vestigia di un mondo svuotato di silenzi
assordato da maschere urlanti che strepitano
nel groviglio di ipocriti ideali
mistificando il senso della vita.

*

Mare








Nella notte
mille luci all’orizzonte
si specchiano nel mare.

Respirano le onde
cullando due barche
invecchiate e frante.

Il sussurro del vento
carezza la mia malinconia.

Lontano
la gente si muove.

Io
resto immobile

Confido al silenzio
ciò che vorrei dire al mondo
e mi rifugio nel mare
che abbraccia il mio pensare.


*

Solo ieri, mia nonna racconta...

Terra solenne al tramonto
avvolta dall’ultimo sole
addolcita dai rami di ulivi,
testimoni di antica saggezza.

Una lucertola saetta tra i sassi
in un pulviscolo istantaneo di difesa
tra "taraletti" di foglie a essiccare
e pampini di vite generosa.

Collane di pomodori rossi
sulle facciate di bianchi casolari
e stradine sterrate e calpestate
adorne di canti e stornelli

Solo ieri, mia nonna racconta,
il ritmo delle stagioni
fioriva tra lo scorrere lento
di ore passate tra i campi

Le schiene curve, il viso solcato
tra l’odore di zolle rimosse
da mani benedette e insudiciate
dal recente raccolto ricavato.

Tanta fiducia e rassegnata attesa
mentre lontana la campana a sera
riuniva tutti alla frugale cena
nell’intimo di una lampadina accesa.

Solo ieri, mia nonna racconta,
nel suo ieri di semplici gesti
era autentica la vita vissuta
nel respiro di albe e tramonti.

*

Impressioni

affamata d’aria…

chiudo gli occhi
e non penso

il vento mi racconta le sue storie
tra i rami di ulivi secolari
e sfarfallio di foglie luccicanti

sbuffi di nuvole accennano una danza
sospinte dalla brezza pellegrina
erranti vagabonde senza meta

ripiego il mio taccuino…

chiudo gli occhi
e non penso

domani ritroverò il mio tempo
tra pagine vergate di parole
impressioni scolpite nel ricordo

*

Un giorno qualunque

Scampoli di cielo dardeggiano
tra lucore di lacrime
nel desolato silenzio
di un giorno qualunque
velato dall’uggia autunnale
che ammanta la campagna
in ottobre.

Mi aggrappo
a quei lembi di cielo
errando tra gli argentei ulivi
che sorridono all’aprirsi
di sereno là dove diradano
le nuvole e i sentieri
ramati effondono rugiada.

L’inquietudine lentamente
si placa tra le essenze di erbose
radici e le umide zolle di terra
tra le braccia dei tronchi solenni
che cullano la malinconia
di giorni che veleggiano
verso un porto di pace

*

E intanto all’orizzonte

Infuriato è il mare
in questo scampolo d’autunno
e stordito di spuma d’onde
si infrange su scogliere selvagge

trema il mio pensiero
su immense lontananze
che inebriano il mio viaggio
ubriaco di malinconia

mentre il sogno di mille
esistenze si frantuma
volteggiando tra nuvole
d’azzurro smunto / trafitte.

Svanito è il mio giorno
in questa folata di vento
imbizzarrito tra respiri
di sole

e intanto all’orizzonte
si profila la mia vela
giunta per condurmi lontano
incontro alla quiete delle maree.

*

Canone in Re maggiore

Nei mulinelli che il sassolino
intesse con lo specchio di mare
negli zampilli della fresca fontana
nella penombra del verde fogliame

Allora il mio spirito tace
s’acquieta e s’apre
alla brezza di vita

Allora il mio sguardo pensoso
si disseta esitante
alla fonte del sogno

e non dispera del giorno
che lentamente si oscura
nel mistero della notte

e non paventa il rifugio
che assorbe il declino delle stelle
nel silenzio assordante
del notturno sonno senza sogni

*

E’ arrivata la sera

E’ ARRIVATA LA SERA

La testa reclinata…
dolcemente si insinua
tra i bianchi capelli
il riflesso della lampada
accesa in cucina

Nell’ora che volge al tramonto
con lo sguardo perso nel vuoto
seduta al tuo solito posto
insegui ricordi svaniti
tra primavere fiorite di sogni

Si intravede il barlume di stelle
tra i vapori del giorno
che lento si affida alla notte
quando arriva, inusitato profumo,
un aroma di giovinezza perduta

Echi di gaie risate e sorrisi intessuti
di improvvisa baldanza
rossori e timidi incanti
tra brezze di amori innocenti
all’ombra di giardini in penombra.

Estemporanea ondata di memoria
nella coltre che ricopre la mente
e si strugge a rincorrere invano
un passato sfumato e lontano
fievole abbozzo nell’ora più fioca!

Sembra non essere stato
quel sogno durato una vita!
E intanto è arrivata la sera…