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Raccolta di poesie di Michele Gentile
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Chi scrive

Sono l’ultimo della mia stirpe
Rupe di mare.
Sulle mani
vene che non ho scritto
ma che mi attraversano.
Un giro intorno alla memoria
che si finge cieca e muta
al passaggio della mia storia.
Sembro. Divento. Sono.
E lo devo ai sogni.
Mi perdo e non mi perdo niente.

*

Ics

Per le mie ragioni
Sbilenche e deformi
Per queste presunte vie
corse a nascondermi
per le parole che ho risparmiato
arpionandole con un silenzio
e per la malinconia, per quello che provo
per le mie oberate divinità
io sono ancora un estraneo.

*

Il mare è degli inquieti

Il mare appartiene
ai pirati e ai poeti
E' terra di profeti
e semina di ritorni.
Preghiera di rive
linfa di approdi.
E' dinastia di abissi
e voce di naufragi.
Il mare e' degli inquieti.
Ed io pirata e poeta
profeta e naufrago
riva di approdi,
come Atlantide sommersa
m' inabisso in questo vostro tempo
per farmi ritrovare

*

Stanca

Sono stanca di morire

per uno sguardo
per un no.
Sono stanca di essere sfruttata
ingannata
affittata.
Sono stanca di dovermi spiegare.
Non ho più voglia di dovermi preoccupare
di chi ho accanto,
di chi si sente schiavo
della mia libertà.
Sono stanca di nascondermi
di piangere
di tacere.
Sono stanca di essere violentata
per uno sguardo
da un bastardo
per un no.
Sono stanca
delle belle parole
dei funerali
delle scarpe rosse.
Dei fiori in strada.
Sono stanca di essere AMMAZZATA.

*

Hanno scelto il silenzio

Sulle labbra

resta spezzata una voce.

Sembra voler fluire

come acqua di mare

Per farmi scoprire

dove hanno fatto naufragio

Le mie illusioni.

Pronunciare parole care                                          

affezionate

senza dovermi salvare.

Vorrebbe incontrarmi

dare un nome a ogni cosa

Ma gli occhi, i giorni

Queste stanze

Hanno scelto il silenzio

*

Si chiamano versi le mie preghiere

Si chiamano versi le mie preghiere.

Ogni parola tace quello che dicono gli occhi

le mani, le vene.

E urla l’oblio

l’assenza, la fame.

Sono chiavi, sortilegi

con i quali mi abiuro

con i quali mi apro alla rivolta.

Ogni verso che viene alla luce

ogni verso che non ha più nome

è la risposta

all’ indecenza di Dio

*

I miei occhi

I miei occhi sono semplici.

Non possiedono null’altro

che le nuvole.

Hanno il colore della libertà,

controsole si accendono

per riscaldarmi le mani.

Hanno visto troppi naufragi

ma restano affamati di mare

sempre pronti a salpare

verso altre malinconie.

I miei occhi

non hanno mai pianto

in mia presenza.

Preferiscono tacere

lasciarmi credere

che sia tutto un gioco

questo restare ancora in piedi.

Fanno attenzione a non inciampare

se si perdono tra i ricordi

e sorridono alla notte

quando è ancora troppo buio

per potersi addormentare.

I miei occhi sono stanchi

stanchi di viaggiare.

Vorrebbero fermarsi

lasciare il posto al finestrino

ma basta loro un sogno,

un tramonto o una poesia

e si riaffacciano sul mondo

con lo sguardo di un bambino.

*

Post natalizio

Stasera persino il mare
ha smesso di crederci.
E' appena trascorso
il prossimo Natale
ed io sono ancora qui
a cercare le chiavi di casa.
Le strade sono asciutte
piene di vaghi ricordi,
sparsi alla rinfusa sotto i piedi
per confondersi con le mie impronte

*

Parole

Io sono forse parole? Il mio nome.
La mia casa, l’onore.
E il dissenso e le crepe.
Gli abbracci e le chiese.
Sono tutto qui?
Una questione di voce.
Uno spazio tra i suoni
Che non vivono
quello che vivo io
Che non dicono
quello che sento io.
E fine è una parola?

*

Conversazioni

Lasciati dire dal silenzio

Che le parole non hanno più riguardo

né patria ormai né intento

Se non quello d’esser terre

su cui far avvizzire il tempo

*

Presente

Quel raggiungermi.
fra tutte queste destinazioni.
Quel riconoscermi.
Quel tornare a credere
nonostante gli altri,
violando le tregue
con la malinconia.
Me ne sto in disparte, a schivarmi
ma e' mio quel cielo, mie le nuvole
che s’infrangono
contro il tempo.
Non ho mai ragione
perche' non conosco padroni,
non ottengo il perdono
perche' ancora mi appartengo
e non resto mai dove non sono.
Forse sono rimasto solo io
a darmi retta. Devo prima capire
come funziono
ma tanto non ho fretta;
se la vita e' un dono
ho ancora questo presente
che mi aspetta.

*

Come il mare

Come questo mare
mi strazio
mi tormento
mi accanisco
mi lacero
mi logoro
fremo
poi
mi placo.

E ancora
infurio
mi frantumo
mi dimeno
mi contorco
irrompo
quindi
mi abbandono.

Come il mare
non so darmi pace,
come questo mare
non mi lascio stare.
Mi ignoro
mi chiamo
mi violento
mi infrango
mi anniento
e
urlo
rimbombo
calpesto
fracasso
devasto
rovino
soverchio
mi pento
me ne vado
mi cerco
mi vedo
infine
mi perdo.
 

*

alla Morte

Io so che da tempo
hai scritto il mio nome
sulla pietra.
So che mi stai cercando.
Avvolto da mille inverni
forse non mi vedi.
Ad un' amica d'altronde 
non si puo' mentire;
si, io vado
muovo
germoglio ancora
ma questo mondo
oramai non mi riguarda
e tu sai
tutto quello
che non riesco a dire.

*

Ai re

Ai re

che dileggiano la poesia
con frasi di circostanza.
Ai sovrani
che sporcano i miei mari
pisciando vergogna.
Agli dei
che giocano al perdono
mischiando le carte.
Ai prìncipi
che dimenticano le favole.
Il vostro trono, un tuono
scavato da trincee d'ossa.
Dentro chiese
consacrate alla rivolta
abbiate cura di pregare il mio nome,
oramai si fa strada
l'eco della verità.

 

*

Quest’urgenza

Quest' urgenza di prendere il mare
Quest' urgenza di perdonare
prima che mi faccia del male
Il desiderio di perdermi
di comprendermi di andare oltre
L' idea di ritrovarmi
di dimenticare
Questa fretta di raccogliermi
L' esigenza di tornare
La necessita' di fidarmi
Questa utopia di pace
Questa voglia di noi
Quest' urgenza di poesia
Di solitudini
di malinconia
Questo bisogno d' istanti
di un momento
di attimi
Quest' urgenza di vita
e' vita mia

*

Circa il perdono ( e cose simili )

Gli uggiosi viali e i campi assolati
le sere, la riva incerta
le copiose aurore.
Tutte le parole
trite e ritrite
rimaste tra i denti
le affido alla vaga stagione del perdono.
Io torno sulle mie tracce.

*

intro

Questo letto è un sudario di misere parole

Da quando il silenzio si è impadronito del tuo sguardo

tutto è fermo immobile accatastato

Non serve più a niente precipitarsi dagli occhi

Pregando una fine che come ultimo fine

Ha quello di dimenticarci

Domani tutto riprenderà il suo corso

Cadranno le foglie

S’alzerà il mare 

e noi torneremo ad essere

Uno splendido ieri

*

Sono

Sono la mia prigione. L’esilio.

Sono le ali che non mi ritrovo

a farmi perdere quota.

Sono l’orizzonte lontano. La meta.

Mi basto. Mi batto.

Sono bravo a nascondermi.

Sono un drago a confondermi.

Sono i giorni che non mi ritrovo

a farmi perdere tempo.

Sono il culto. Il tempio.

L’altare dove sacrifico le mie parole

per invocare i silenzi.

Sono la terra promessa. La mia guerra santa.

La fortezza. Il battaglione.

Sono in prima linea. Sono il nemico.

Io contro me stesso. L’abisso che si fa cielo

per poi ripiovere in terra quand’è sereno.

Sono presenza. Mancanza. Appartenenza.

Sono le lacrime che non cadono

a farmi perdere la tenerezza.

*

Quello che posso

Faccio quello che posso.
Tiro dritto. Vado avanti.
Faccio quello che faccio da sempre .
Quello che non dipende
da chi o cosa.
Faccio tesoro delle assenze.
Faccio finta di niente.
E con radici ben salde nella desolazione
nella rovina ogni giorno
sboccio con i fiori del silenzio

*

Non sapevo si chiamasse mare

Lo conobbi prima di incontrarlo.

Lo chiamai pace, inquietudine

poesia, moltitudini.

Non sapevo si chiamasse mare.

Dalla sua voce imparai il silenzio.

Dai suoi orizzonti la liberta'

nei suoi abissi il mio approdo.

Nel suo perdersi il ritrovarmi.

E le tempeste, le furiose onde.

I venti , la risacca, isole lontane.

Non sapevo si chiamasse mare

ma grazie a lui smisi di cercare

*

Fai quello che ti dicono di fare

Che stai li a pensare.
Fai quello che ti dicono di fare.
Magari trovati una scusa
un alibi per non ragionare.
Lascia che siano loro
a prendersi cura di te
della tua famiglia.
Lascia perdere, hai cose più importanti
da sistemare. Non ti preoccupare
bisogna aver fiducia no?!
Ma poi, basta accendere la tv
seguire il telegiornale
leggere un quotidiano
per fugare ogni dubbio.
Fai quello che ti dicono di fare.

*

Una parola nuova

Una parola nuova
che mi sia devota, che mi riscopra
quando prendo le distanze dalla memoria
e me ne vado in cerca di fortuna
strappando pagine di vita
come fossero petali di luna.
Una parola nuova
che non menta, che non si accontenta.
Che mi spieghi dove sono finite le lacrime
ed i sorrisi, dove hanno messo radici
le mie stagioni.
Una parola di nessun valore
che nulla spieghi, che non chiami
che semplicemente sia.
Una parola nuova che mi sorprenda
che mi riscriva da capo a piedi,
che provveda al bisogno dei silenzi
e che mi attenda
nel caso in cui
dovessi far ritorno.

*

Quando si fa buio

Mi ritrovo nello stesso posto in cui non sono

dove il solo pensarmi si fa luogo.

Mi riparo all’ombra di un volto

quando la notte mi fulmina

e mi spezza le ossa con i suoi silenzi.

Non sarà facile riposare

adesso che è tardi anche

per le favole.

Qualcuno prima o poi

verrà a cercarmi

non vedendomi tornare,

domanderà alle solitudini

se mi hanno visto passare.

Non è giusto lasciare agli occhi

l’onere delle tenebre

il peso dei giorni che non viviamo.

La rabbia, la cura, la resa

non sono strade che si perdono.

Il sangue si fa vecchio

non fiorisce più nelle carni

il cielo lentamente mi piega.

Ora sono finalmente

tutto ciò che sembro

il tempo, le costellazioni

lo stato di grazia di una foglia

in balia del vento

*

La seconda porta

Ho scoperto il tutto nel nulla.

Ritrovato quello che le mie mani

avevano prima pregato

poi sprecato. La seconda porta

è la chiave.
E’ opinione diffusa che il cielo sia immenso

e che cambi colore

come gli occhi di una madre.

Ma io, da questa prigione

nella quale ho rinchiuso l’alba

e i tramonti

scorgo solo un piccolo fazzoletto azzurro

con il quale a volte mi asciugo le lacrime

altre mi pulisco le labbra

dopo aver pasteggiato silenzi

*

istanti diVersi

 Siamo tutti poesia,

istanti diVersi di un Infinito che scorre e

ci trascina via

*

Una parola

Finalmente sei qui.
Mi ritrovi, mi parli
torni a declinarmi i tuoi lineamenti.
Ora che più profonda si fa la memoria
e solenne il silenzio
il giorno si perde
e ci tramanda.
Una parola è seme
volo, slancio
refolo d’immensità
in un respiro.
Restiamo qui, abbracciati.
E' ancora presto
per le lontananze.

*

La ballata di Linuccio ( e dei fiori appassiti )

Oggi te ne andasti con un fiore

in mano,  il fiore sul lenzuolo

in cerca di un bel ramo di more

per non morire più da solo.

 

E come sempre accade quando si va lontano

La strada di casa diventa un peccato

Le pietre son stelle di un cielo marrano

Caduto nei campi e li carcerato.

 

Oggi te ne andasti senza rancore

Con l’intenzione di spiccare il volo

Strappando via un bel ramo di more

Per non salvarti più da solo.

 

E come spesso accade quando si va lontano

la voce di un figlio va presa per mano

Le pietre son stelle di un cielo volgare

Caduto nel cesso di un monolocale.

 

Oggi sei tornato a seminare quel fiore

giurando al vento che lo porterai in dono

a chi non piaceva quel bel ramo di more

e faceva finta d’ esser morto di nuovo.

 

E come oramai accade quando si va lontano

Si ricomincia la fila quasi daccapo

Le stelle son pietre di una notte puttana

Che si accontenta di un dito e di una luna annoiata.

*

Intonaco di memoria

Cadono le foglie.

Sono sillabe, intonaco di memoria

che annunciano l’autunno.

Sono sceso in strada questa mattina

a cercare un po’ di compagnia

ma il nome tuo era ancora

accanto al mio

e l’ho lasciato stare.

Ho preso il 72 fino alla stazione

una linea che non fa fermate.

Costeggia il mare, i tetti

qualche crepuscolo.

Cavolo ho lasciato una finestra aperta!

Eppure ho seguito tutte le istruzioni;

non ne ho parlato con nessuno,

non ho pianto.

E non ho pianto.

*

Quando muore un poeta

Quando muore un poeta
si fa mare, e vento
e nelle notti d’ inverno
lo sentirai tornare.
Quando muore un fratello
cambia solo dimora , e nel cuore
compone memoria
accarezzando corde d’ argento.
Quando muore un poeta
sorge il suo cammino,
nascono parole nuove
per dare un nome alla solitudine.
E altri tramonti, d’ altezze tutt’ intorno
profondi e grandiosi echi
di silenzi che anche tu conosci.
Cosi’, sorridente, se ne va
mano nella mano con la verita’
e lo vedi
e lo riconoscerai
perche’ quando muore un poeta
non muore mai

 

 

Per Emiliano Scorzoni 

*

Negli occhi di chi guarda il mare

Negli occhi di chi guarda il mare
c’è sempre l’eco di un ritorno,
la voglia di approdare.
Ma fa più rumore il respiro delle onde
che s’infrangono sul cuore
ed il frastuono del silenzio
che chiama dai fondali.
Lo sguardo se ne va
e trascina via con sé
gli anni, i rimpianti
le distanze.
Sale tra le ciglia
è quello che rimane
ma negli occhi di chi guarda il mare
resta sempre impigliato un orizzonte da cui tornare.

*

Frequenze

Abbiamo smesso di leggere, di camminare, di osservare. Ripetiamo le stesse cose dette da altri, facciamo le stesse cose fatte da altri. Non abbiamo più il tempo nè la voglia di pensare. Stiamo diventando esseri impersonali e non ce ne rendiamo nemmeno conto.

 

Identici, anonimi

Le stesse parole.

Le stesse conseguenze.

Frequenze

alterate

del medesimo pensiero.

Interminabile fila di vetrine

nelle quali si specchia

uniforme nozione

di volti, di strade, di preghiere.

L’alba si disconnette dai cieli;

mi sveglio e non sono più nessuno.

*

Mistral

Ho ceduto tutti i miei giorni
al silenzio. Sono finalmente libero
di ripetermi.
Non si torna indietro.
Le vele, il tempo, il mare
adesso riposano
nella stessa parola.
A mano a mano sono
ciò che fuggivo;
un deserto popolato
da ombre.
Resta questo vento
- più freddo che mai –
a ricordarmi da dove vengo.

 

Così pieno di me
è questo vuoto.

*

Grin

Non bastiamo più.

Così non serviamo.

Dobbiamo andare oltre.

Per il nostro bene è chiaro.

Figlio di Huxley trascendi te stesso!

Trecento pixel per un bicchiere d’acqua?

Alzano il tiro. Mirano al cuore adesso.

Un filo di perle nel cervello

per renderci più appetibili

agli occhi del mercato.

Nel frattempo costruiamo.                                    

Un mondo nuovo, un uomo nuovo.

Senza radici, senza terra, senza sonno

senza primavera,

con una foto del mare sul desktop

tanto per ricordarci com’era.

Senza più fango e senza polvere e senza inverno

per vivere meglio, per vivere in eterno.

E non fa niente che non sapranno più scrivere,

sognare, amare, leggere, lottare

pensare con la propria testa.

Quello che resta è una parola che nemmeno sembra vera;

un tocco, un clic,

Uno.

Uno appena.

                                              “ Ed è subito sera “

*

Noi poeti

Bussiamo alle porte.

Bussiamo alle finestre.

Per recapitare delle lettere.

Lettere scritte da chi non esiste

parole da terre che non hanno ponti.

E quando qualcuno risponde

e ci viene ad aprire

quelle lettere si aprono,

ci leggono dentro

e ogni silenzio

semplicemente

riprende forma.

*

Per ogni mia solitudine

Esistono un mare, un popolo e una preghiera

per ogni mia solitudine.

Una guarigione

e nessuna salvezza.

Esiste un presagio, esistono sciagure che ostentano

callide promesse

per ogni mia solitudine.

Un amico che parte

l’inverno che torna,

le mani di mia madre che pronunciano lacrime

le labbra di mio padre che tremano.

Così a volte torno

per non farmi trovare

e questo ruvido,

straziante sapermi ancora vivo

mi divora l’anima.

Esistono prodigi, verità e notti che sanguinano

per ogni mia deriva.

Le chiavi di casa,

l’odore della pioggia

una poesia che chiede d’esser taciuta

mentre l’ultima luna

mette radici nel mio petto.

*

a San Michele Arcangelo

Mio Principe

sulla roccia assolata

hai inciso gli eterni transiti del cielo

che, come me

Ti è votato.

Sul cuore adombrato

hai soffiato l’immortale eco del mare

che, come me

Ti è devoto.

Siano la tua forza, il tuo ardimento

la compassione della tua spada

fondamenta e sigillo di ogni mio

palpito su questa terra amara.

*

sotto la cenere

Non dare retta alla memoria
quando si confessa all’eternità.
Non confidare alla pioggia
le tue liturgie.
Prosegui oppure
resta infilzato al silenzio.
Rivendica le tue terre,
provale a questa rabbia
senza spiegarle.
Non dare retta al domani che
si precipita ad abbracciarti
con le sue bugie.
Non fidarti di chi ti apre la porta
solo per chiuderti gli occhi.
Fermati lungo il tragitto per
misurare il cielo che ti sei scavato.
Credimi; tanti è uguale a pochi, molti è il nulla.
Ciò che coverà sotto la cenere
sono le altezze che non ti sei mai raccontato.

*

D’estate

Sono andato via.

Di fretta.

Lasciando tutto in disordine.

Ore, fiori, pensieri,

con le finestre spalancate

nel vuoto.

Sono partito di notte

senza colori, senza sogni

parole al vento

e occhi ancora chiusi

per dimenticare.

Ma piove l’estate

ed io non so chi chiamare.

Mi nascondo in fondo all’anima

sperando che nessuno

ricordi il mio nome.

Non provo niente, non ho niente.

Non chiedo, non prego;

di tutto questo silenzio

io che colpa ne ho?

*

Vivere

Si vive per tentativi. Cercando.

Perché vivere significa assaggiare la vita,

giorno dopo giorno

imparandola.

A volte si vive per esclusione, per difetto

e vivere può diventare

forse peggio della morte.

Ma restare in piedi

quando tutto intorno crolla,

restare a galla

significa vivere più forte

sentire, sorridere, sapersi,

andare oltre.

Vivere è essere. Appartenersi

prima di appartenere.

Vivere è attraversare,

è lasciare la porta aperta

a ritorno dal mare

*

Pensiero

E’ sempre necessario coltivare il dubbio. Dinanzi ad una chiara infantilizzazione del dissenso, alla manifesta e costante ridicolizzazione della critica, io diffido e penso. Io metto in discussione.

 

 

Proteggo il pensiero dal delirio della voce.

Lo proteggo dalla croce.

Difendo il pensiero

dal terrore,

dalla morte

dalle miserie.

Salvo il pensiero dalle macerie dell’omologazione,

lo salvo dall’indottrinamento delle bandiere.

Lo aiuto a non soccombere.

Lo aiuto a farsi strada.

Proteggo il pensiero dagli obblighi

dalla stanchezza,

dagli accademici,

dalle gabbie

dal disincanto,

dalle mancanze.

Lo difendo da me stesso,

dalle opportunità

dai favori

dalla tentazione

di non essere più sé stesso.

 

 

*

Impara

Impara dal silenzio ad ascoltare

il grano che matura

il sole che nasce

il vento che muore.

Impara dal mare

a scendere nelle profondità

di ogni tuo abisso

per riemergere con parole nuove.

Trova riparo nell’amore

nei risvegli

e nella pioggia,

conserva traccia

di ogni sguardo

che ti riporta a casa.

Impara dalla poesia

a cercarti altrove,

a non nasconderti

quando fa buio

e un giorno qualsiasi

non ricorda il tuo nome.

*

Allontanarsi

A volte
bisogna allontanarsi
dalle cose
prendere le distanze
dalle persone.
Per riconoscerle.
Bisogna lasciarle passare
farle scorrere.
Per afferrarle.
Come quando si fa sera
e il silenzio richiama
gli angoli spenti
la corsa interrotta
i sogni sepolti
del giorno
e finalmente
ascolti.
Bisogna a volte
masticarle le parole
scavarle, coltivarne il suono
per poter infine
compiutamente
raccoglierle

*

Come prima

Giunse con un passo 
che sapeva d' inchini,
lieve e prosaico
il primo rigurgito di luce.
Uno strappo,
il torace incredulo
e tanta tanta pace.
Ancora un giorno
per diventare bambini
su di una giostra di carta
che attraversa il confine.
Credo avesse ragione
a non volerci più credere;
la strada è come prima.

*

Come acqua di fiume

Scivolo via
mi precipito
verso il mare.
I miei occhi adorano il fuoco
il vento, una voce.
Passo, scorro sotto i ponti
sotto la pelle
irrigando i meandri della dimenticanza.
Scavo dentro l' impossibile
frantumando gli argini quando mi calmo.

Quello che non fui
viene nuovamente a galla
sottraendomi alle congetture del crepuscolo.
E' un folle abominio questo venirmi incontro.
Eppure, sui muri che eressi divenendo
una primavera coltivò il presagio
dei miei transiti 

*

Linea di galleggiamento

 Mi somiglia davvero questo

riflesso allo specchio.

Più di tutto lo sguardo. E la stanchezza.
Somiglia alle parole che ho scelto, alle decisioni che ho preso.

A quello che farò per salvarmi.

E’ perfettamente in linea di galleggiamento
ora che riemerge dal tempo.

Si, mi assomiglia,

come mi assomigliano

le mani, i silenzi

il mare

la sera.

*

Alla poesia

Al viaggio.

Al tempo che rimane.

Alle rondini che tornano

alla pioggia che cade,

ai fiori di campo.

Alla pace

al pane

al vento di mare

ad una madre.

Alla voce che trema.

Alle radici.

Alle cicatrici.

Agli occhi tuoi,

alle tue labbra

ai tuoi capelli

ai tuoi silenzi.

Al tramonto.

Ed è vita.

E questa sia.

Alla notte che si avvicina.

Alla poesia.

*

illusi

Si prendano gioco di noi.

Ci chiamino pure illusi!

Ma che non sappiano mai

a quanti domani e a quali cieli

siamo appartenuti

*

Nel tempo

Camminando, avanzando
attraversando
mi capito' di dimenticare il cielo.
Andando oltre, perdendomi
cercandomi
mi accorsi di non sentire piu'
neppure il vento.
Arrivai a negare una carezza
e trascurai le terre
salendo, inciampando
continuando.
Ma in questo infinito rincorrermi
in questo peregrinare d' anima
non accadde mai
per quanto lontano
che mi ritrovassi distante
dalle rive del mare

*

De che stamo a parlà

De che stamo a parla'
Amico mio
de come campo io
che non c' ho piu' rispetto
manco pe' Dio.
E’ stata sta vita
a famme capi' come funziona er monno
m' ha detto " a Ci'"
o te sveji o te ne vai affonno.
De che stamo a parla'.
Sapessi li mostri che c' ho n’ testa io;
le notti senza stelle
li morsi sulla pelle
e piantati in mezzo ar core
du occhi che fanno ancora piu' rumore.
La gente che ho visto anna' via
senza n' briciolo de poesia.
Le lacrime raccolte e poi versate
pe' chi avrebbe meritato
solo inverni

e nisuna estate.
Mano mano finivo de capi'
finivo de parla'
finivo de mori'
pè anna' lontano.
A nun ave' pietà' semmai
me l' hanno insegnato:
le botte che ho preso quando m' hanno menato

gli amori finiti quando m' hanno rinnegato
le vorte  che ho pregato e che gnisuno m' ha ascoltato 

*

Origini

Non siamo né dei

nè uomini.

Ma conserviamo qualcosa

della noncuranza di dio

e qualcosa

dell’indecenza dell’uomo

*

Messaggio in bottiglia

Esisto ma non sono qui
non faccio parte della mia vita.
Mi aggiro per altri sentieri
percorro solitudini.
Dimoro assenze
frequento distanze incolmabili
per non dovermi piu' incontrare.
Lontano da me
il giorno e la notte
possono ancora vivere in pace 

*

Ci sono amori

Ci sono amori alla ricerca di consensi
che si aggrappano ai silenzi
per potersi raccontare.
Ci sono amori senza pace

che non si sanno rassegnare.
Ci sono amori che negli occhi hanno scritto un tramonto
e tra le mani stringono orizzonti
lontani persino da immaginare.
Ci sono amori che non hanno un nome
che nessuno vuole
perchè spaventano
perché sono senza spiegazione.
Ci sono amori offesi, derisi, umiliati.
Ci sono amori che fanno male.
Ci sono amori che nessuno capisce
ma che volano liberi fregandosene

di tutto quello che è normale.
Ci sono amori che non bastano
che si perdono dietro alla ragione
e finiscono dimenticati anche dal dolore.
Ci sono amori figli della solitudine, di un’abitudine.
Figli di uno sguardo, di una canzone
amori amari come il veleno
e dolci, dolci come quel bacio senza fine alla stazione
quando finalmente ti rivedevo.
Ci sono amori naufragati,
dispersi, mai più ritrovati
ma che nonostante tutto
restano lì, in silenzio
in riva al mare
ad aspettare qualcuno

che li vada a salvare.

*

Da qualche parte

Ma noi fiorimmo di notte

quando si incontrano i dispersi

quando le parole non bastano

e ci vogliono i silenzi

*

Ognuno

Ognuno di noi sia una piccola luce
in questi giorni di tenebre.
Sia la forza di qualcun altro,
la parola di chi tace
ed il coraggio di chi trema.
Ognuno di noi sia voce materna,
sia sorriso di un padre
in questi giorni oscuri;
sia una lanterna che prepara
il ritorno del sole.

*

In riva alla sera

Ho incontrato un uomo

in riva alla sera.

Mendicava il tramonto

in fila con i suoi tormenti,

probabilmente in pena

o semplicemente stanco

di assomigliare.

Curvo dinanzi al passato,

attento a non farsi sentire

masticava l’amaro del tempo

stonando una vecchia canzone.

Ad un tratto, un bimbo

giunto lì per caso

gli donò una manciata di sabbia.

L’uomo lo ringraziò con una promessa

e tornò a farsi cercare.

Seppi poi dalle solite voci

che fu visto piangere

in compagnia della notte.

Lo ritrovarono abbracciato al mare

appena i venti cessarono

di spargere tra i ricordi

polline di dolore.

 

 

 

poesia vincitrice della VII edizione del Premio Nazionale " La Rosa d'Oro" - 2° Memorial del Maestro Antonino Pietretti - Torre Alfina 5 agosto 2017

 

*

Un Giorno

Accoglierai, un giorno
la saggezza delle Vette,
capirai i quesiti degli Oceani
la dolcezza delle Tempeste.
Rispetterai il Vento
e ogni sudicio fiore,
manterrai i segreti
di ogni Fiume.
Non sarai più in grado
di sfamare la Rabbia
dissetare Vendetta,
aiuterai il Cielo a navigare
gli errori a naufragare.
Lo vorrai un giorno e
quel Giorno
ti chiamerò Uomo!

*

Assenza

Non posso tacere
un amore che urla più del dolore
ignorare la corrente
che mi riconduce a terra.
Non posso abbracciare la salvezza,
lasciarmi accarezzare dal vento
mentre il tuo respiro s’allontana.
Uscirò in piena notte
e aspetterò
perchè
non so correre ai ripari
quando piove la tua assenza.

*

Gerusalemme

Ho capito che non basta morire.
Le acque del perdono
non bagnano la sera.
Ho viaggiato
fra reliquie e respiri,
mi ha vinto la vita. 
Sono un uomo
sbagliato
ingannato.
Gracili, maldestre ragioni
oltraggiano il profilo della verità.
Gerusalemme è a un passo
dalla mia croce.

*

Come la nebbia

Ci racconteranno
come si raccontano
inverni
di piene e di risvegli,
di carezze in riva al fuoco.
Torneranno ad amarci
come si ama quel sole
che non si mostra.
Quando
come la nebbia,
sulle sponde del giorno
ci poseremo
e ci abbandoneremo
alla pietra in tumulto,
accarezzeranno la chioma
di parole mai nate.
Ogni istante sarà
già
istinto di memoria,
sulle spente labbra
di un tempo che non perdona.

 

*

Nomenclatura di un tramonto

L’orpello di una lacrima
contempla sorrisi
ancor più vani.
Forse acerba è la luna,
giovane il mio volto
in questa stanza 
di impetuosi echi.
E’ solo l’inverno a parlare
a fidarsi di me,
lontane distese di attimi
mentre il cielo si arrende
all’infinita agonia.
Fra i rami vermigli
l’impazienza della sera,
dalla riva immutata
pagine di poesia,
orizzonti immortali
e ritrovo la mia canzone.

*

Ai poeti

Ai poeti dico di non tornare
di insistere, di trovare
altri silenzi da raccontare. 
Ai poeti auguro di non svegliarsi
di non attenersi alle regole,
di non lasciare mai un tramonto
in balia del proprio cielo.
Auguro un mare, un deserto,
una lacrima in più da attraversare.
Ai poeti dico di non disperare
quando stillano solitudini,
di camminare anche al buio
perchè una carezza di luna
farebbe più male.
Ai poeti dico di sorridere
quando il vento della notte
li trascina via lontano
perchè quando tutto è perduto
nuove ali e nuove parole
una volta ancora 
offriranno loro
la malinconia di vivere.