I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
*
Chi scrive
Sono l’ultimo della mia stirpe Rupe di mare. Sulle mani vene che non ho scritto ma che mi attraversano. Un giro intorno alla memoria che si finge cieca e muta al passaggio della mia storia. Sembro. Divento. Sono. E lo devo ai sogni. Mi perdo e non mi perdo niente.
*
Ics
Per le mie ragioni Sbilenche e deformi Per queste presunte vie corse a nascondermi per le parole che ho risparmiato arpionandole con un silenzio e per la malinconia, per quello che provo per le mie oberate divinità io sono ancora un estraneo.
*
Il mare è degli inquieti
Il mare appartiene ai pirati e ai poeti E' terra di profeti e semina di ritorni. Preghiera di rive linfa di approdi. E' dinastia di abissi e voce di naufragi. Il mare e' degli inquieti. Ed io pirata e poeta profeta e naufrago riva di approdi, come Atlantide sommersa m' inabisso in questo vostro tempo per farmi ritrovare
*
Stanca
Sono stanca di morire per uno sguardo per un no. Sono stanca di essere sfruttata ingannata affittata. Sono stanca di dovermi spiegare. Non ho più voglia di dovermi preoccupare di chi ho accanto, di chi si sente schiavo della mia libertà. Sono stanca di nascondermi di piangere di tacere. Sono stanca di essere violentata per uno sguardo da un bastardo per un no. Sono stanca delle belle parole dei funerali delle scarpe rosse. Dei fiori in strada. Sono stanca di essere AMMAZZATA.
*
Hanno scelto il silenzio
Sulle labbra resta spezzata una voce. Sembra voler fluire come acqua di mare Per farmi scoprire dove hanno fatto naufragio Le mie illusioni. Pronunciare parole care affezionate senza dovermi salvare. Vorrebbe incontrarmi dare un nome a ogni cosa Ma gli occhi, i giorni Queste stanze Hanno scelto il silenzio
*
Si chiamano versi le mie preghiere
Si chiamano versi le mie preghiere. Ogni parola tace quello che dicono gli occhi le mani, le vene. E urla l’oblio l’assenza, la fame. Sono chiavi, sortilegi con i quali mi abiuro con i quali mi apro alla rivolta. Ogni verso che viene alla luce ogni verso che non ha più nome è la risposta all’ indecenza di Dio
*
I miei occhi
I miei occhi sono semplici. Non possiedono null’altro che le nuvole. Hanno il colore della libertà, controsole si accendono per riscaldarmi le mani. Hanno visto troppi naufragi ma restano affamati di mare sempre pronti a salpare verso altre malinconie. I miei occhi non hanno mai pianto in mia presenza. Preferiscono tacere lasciarmi credere che sia tutto un gioco questo restare ancora in piedi. Fanno attenzione a non inciampare se si perdono tra i ricordi e sorridono alla notte quando è ancora troppo buio per potersi addormentare. I miei occhi sono stanchi stanchi di viaggiare. Vorrebbero fermarsi lasciare il posto al finestrino ma basta loro un sogno, un tramonto o una poesia e si riaffacciano sul mondo con lo sguardo di un bambino.
*
Post natalizio
Stasera persino il mare ha smesso di crederci. E' appena trascorso il prossimo Natale ed io sono ancora qui a cercare le chiavi di casa. Le strade sono asciutte piene di vaghi ricordi, sparsi alla rinfusa sotto i piedi per confondersi con le mie impronte
*
Parole
Io sono forse parole? Il mio nome. La mia casa, l’onore. E il dissenso e le crepe. Gli abbracci e le chiese. Sono tutto qui? Una questione di voce. Uno spazio tra i suoni Che non vivono quello che vivo io Che non dicono quello che sento io. E fine è una parola?
*
Conversazioni
Lasciati dire dal silenzio Che le parole non hanno più riguardo né patria ormai né intento Se non quello d’esser terre su cui far avvizzire il tempo
*
Presente
Quel raggiungermi. fra tutte queste destinazioni. Quel riconoscermi. Quel tornare a credere nonostante gli altri, violando le tregue con la malinconia. Me ne sto in disparte, a schivarmi ma e' mio quel cielo, mie le nuvole che s’infrangono contro il tempo. Non ho mai ragione perche' non conosco padroni, non ottengo il perdono perche' ancora mi appartengo e non resto mai dove non sono. Forse sono rimasto solo io a darmi retta. Devo prima capire come funziono ma tanto non ho fretta; se la vita e' un dono ho ancora questo presente che mi aspetta.
*
Come il mare
Come questo mare mi strazio mi tormento mi accanisco mi lacero mi logoro fremo poi mi placo. E ancora infurio mi frantumo mi dimeno mi contorco irrompo quindi mi abbandono.
Come il mare non so darmi pace, come questo mare non mi lascio stare. Mi ignoro mi chiamo mi violento mi infrango mi anniento e urlo rimbombo calpesto fracasso devasto rovino soverchio mi pento me ne vado mi cerco mi vedo infine mi perdo.
*
alla Morte
Io so che da tempo hai scritto il mio nome sulla pietra. So che mi stai cercando. Avvolto da mille inverni forse non mi vedi. Ad un' amica d'altronde non si puo' mentire; si, io vado muovo germoglio ancora ma questo mondo oramai non mi riguarda e tu sai tutto quello che non riesco a dire.
*
Ai re
Ai re che dileggiano la poesia con frasi di circostanza. Ai sovrani che sporcano i miei mari pisciando vergogna. Agli dei che giocano al perdono mischiando le carte. Ai prìncipi che dimenticano le favole. Il vostro trono, un tuono scavato da trincee d'ossa. Dentro chiese consacrate alla rivolta abbiate cura di pregare il mio nome, oramai si fa strada l'eco della verità.
*
Quest’urgenza
Quest' urgenza di prendere il mare Quest' urgenza di perdonare prima che mi faccia del male Il desiderio di perdermi di comprendermi di andare oltre L' idea di ritrovarmi di dimenticare Questa fretta di raccogliermi L' esigenza di tornare La necessita' di fidarmi Questa utopia di pace Questa voglia di noi Quest' urgenza di poesia Di solitudini di malinconia Questo bisogno d' istanti di un momento di attimi Quest' urgenza di vita e' vita mia
*
Circa il perdono ( e cose simili )
Gli uggiosi viali e i campi assolati le sere, la riva incerta le copiose aurore. Tutte le parole trite e ritrite rimaste tra i denti le affido alla vaga stagione del perdono. Io torno sulle mie tracce.
*
intro
Questo letto è un sudario di misere parole Da quando il silenzio si è impadronito del tuo sguardo tutto è fermo immobile accatastato Non serve più a niente precipitarsi dagli occhi Pregando una fine che come ultimo fine Ha quello di dimenticarci Domani tutto riprenderà il suo corso Cadranno le foglie S’alzerà il mare e noi torneremo ad essere Uno splendido ieri
*
Sono
Sono la mia prigione. L’esilio. Sono le ali che non mi ritrovo a farmi perdere quota. Sono l’orizzonte lontano. La meta. Mi basto. Mi batto. Sono bravo a nascondermi. Sono un drago a confondermi. Sono i giorni che non mi ritrovo a farmi perdere tempo. Sono il culto. Il tempio. L’altare dove sacrifico le mie parole per invocare i silenzi. Sono la terra promessa. La mia guerra santa. La fortezza. Il battaglione. Sono in prima linea. Sono il nemico. Io contro me stesso. L’abisso che si fa cielo per poi ripiovere in terra quand’è sereno. Sono presenza. Mancanza. Appartenenza. Sono le lacrime che non cadono a farmi perdere la tenerezza.
*
Quello che posso
Faccio quello che posso. Tiro dritto. Vado avanti. Faccio quello che faccio da sempre . Quello che non dipende da chi o cosa. Faccio tesoro delle assenze. Faccio finta di niente. E con radici ben salde nella desolazione nella rovina ogni giorno sboccio con i fiori del silenzio
*
Non sapevo si chiamasse mare
Lo conobbi prima di incontrarlo. Lo chiamai pace, inquietudine poesia, moltitudini. Non sapevo si chiamasse mare. Dalla sua voce imparai il silenzio. Dai suoi orizzonti la liberta' nei suoi abissi il mio approdo. Nel suo perdersi il ritrovarmi. E le tempeste, le furiose onde. I venti , la risacca, isole lontane. Non sapevo si chiamasse mare ma grazie a lui smisi di cercare
*
Fai quello che ti dicono di fare
Che stai li a pensare. Fai quello che ti dicono di fare. Magari trovati una scusa un alibi per non ragionare. Lascia che siano loro a prendersi cura di te della tua famiglia. Lascia perdere, hai cose più importanti da sistemare. Non ti preoccupare bisogna aver fiducia no?! Ma poi, basta accendere la tv seguire il telegiornale leggere un quotidiano per fugare ogni dubbio. Fai quello che ti dicono di fare.
*
Una parola nuova
Una parola nuova che mi sia devota, che mi riscopra quando prendo le distanze dalla memoria e me ne vado in cerca di fortuna strappando pagine di vita come fossero petali di luna. Una parola nuova che non menta, che non si accontenta. Che mi spieghi dove sono finite le lacrime ed i sorrisi, dove hanno messo radici le mie stagioni. Una parola di nessun valore che nulla spieghi, che non chiami che semplicemente sia. Una parola nuova che mi sorprenda che mi riscriva da capo a piedi, che provveda al bisogno dei silenzi e che mi attenda nel caso in cui dovessi far ritorno.
*
Quando si fa buio
Mi ritrovo nello stesso posto in cui non sono dove il solo pensarmi si fa luogo. Mi riparo all’ombra di un volto quando la notte mi fulmina e mi spezza le ossa con i suoi silenzi. Non sarà facile riposare adesso che è tardi anche per le favole. Qualcuno prima o poi verrà a cercarmi non vedendomi tornare, domanderà alle solitudini se mi hanno visto passare. Non è giusto lasciare agli occhi l’onere delle tenebre il peso dei giorni che non viviamo. La rabbia, la cura, la resa non sono strade che si perdono. Il sangue si fa vecchio non fiorisce più nelle carni il cielo lentamente mi piega. Ora sono finalmente tutto ciò che sembro il tempo, le costellazioni lo stato di grazia di una foglia in balia del vento
*
La seconda porta
Ho scoperto il tutto nel nulla. Ritrovato quello che le mie mani avevano prima pregato poi sprecato. La seconda porta è la chiave. E’ opinione diffusa che il cielo sia immenso e che cambi colore come gli occhi di una madre. Ma io, da questa prigione nella quale ho rinchiuso l’alba e i tramonti scorgo solo un piccolo fazzoletto azzurro con il quale a volte mi asciugo le lacrime altre mi pulisco le labbra dopo aver pasteggiato silenzi
*
istanti diVersi
Siamo tutti poesia, istanti diVersi di un Infinito che scorre e ci trascina via
*
Una parola
Finalmente sei qui. Mi ritrovi, mi parli torni a declinarmi i tuoi lineamenti. Ora che più profonda si fa la memoria e solenne il silenzio il giorno si perde e ci tramanda. Una parola è seme volo, slancio refolo d’immensità in un respiro. Restiamo qui, abbracciati. E' ancora presto per le lontananze.
*
La ballata di Linuccio ( e dei fiori appassiti )
Oggi te ne andasti con un fiore in mano, il fiore sul lenzuolo in cerca di un bel ramo di more per non morire più da solo. E come sempre accade quando si va lontano La strada di casa diventa un peccato Le pietre son stelle di un cielo marrano Caduto nei campi e li carcerato. Oggi te ne andasti senza rancore Con l’intenzione di spiccare il volo Strappando via un bel ramo di more Per non salvarti più da solo. E come spesso accade quando si va lontano la voce di un figlio va presa per mano Le pietre son stelle di un cielo volgare Caduto nel cesso di un monolocale. Oggi sei tornato a seminare quel fiore giurando al vento che lo porterai in dono a chi non piaceva quel bel ramo di more e faceva finta d’ esser morto di nuovo. E come oramai accade quando si va lontano Si ricomincia la fila quasi daccapo Le stelle son pietre di una notte puttana Che si accontenta di un dito e di una luna annoiata.
*
Intonaco di memoria
Cadono le foglie. Sono sillabe, intonaco di memoria che annunciano l’autunno. Sono sceso in strada questa mattina a cercare un po’ di compagnia ma il nome tuo era ancora accanto al mio e l’ho lasciato stare. Ho preso il 72 fino alla stazione una linea che non fa fermate. Costeggia il mare, i tetti qualche crepuscolo. Cavolo ho lasciato una finestra aperta! Eppure ho seguito tutte le istruzioni; non ne ho parlato con nessuno, non ho pianto. E non ho pianto.
*
Quando muore un poeta
Quando muore un poeta si fa mare, e vento e nelle notti d’ inverno lo sentirai tornare. Quando muore un fratello cambia solo dimora , e nel cuore compone memoria accarezzando corde d’ argento. Quando muore un poeta sorge il suo cammino, nascono parole nuove per dare un nome alla solitudine. E altri tramonti, d’ altezze tutt’ intorno profondi e grandiosi echi di silenzi che anche tu conosci. Cosi’, sorridente, se ne va mano nella mano con la verita’ e lo vedi e lo riconoscerai perche’ quando muore un poeta non muore mai Per Emiliano Scorzoni
*
Negli occhi di chi guarda il mare
Negli occhi di chi guarda il mare c’è sempre l’eco di un ritorno, la voglia di approdare. Ma fa più rumore il respiro delle onde che s’infrangono sul cuore ed il frastuono del silenzio che chiama dai fondali. Lo sguardo se ne va e trascina via con sé gli anni, i rimpianti le distanze. Sale tra le ciglia è quello che rimane ma negli occhi di chi guarda il mare resta sempre impigliato un orizzonte da cui tornare.
*
Frequenze
Abbiamo smesso di leggere, di camminare, di osservare. Ripetiamo le stesse cose dette da altri, facciamo le stesse cose fatte da altri. Non abbiamo più il tempo nè la voglia di pensare. Stiamo diventando esseri impersonali e non ce ne rendiamo nemmeno conto. Identici, anonimi Le stesse parole. Le stesse conseguenze. Frequenze alterate del medesimo pensiero. Interminabile fila di vetrine nelle quali si specchia uniforme nozione di volti, di strade, di preghiere. L’alba si disconnette dai cieli; mi sveglio e non sono più nessuno.
*
Mistral
Ho ceduto tutti i miei giorni al silenzio. Sono finalmente libero di ripetermi. Non si torna indietro. Le vele, il tempo, il mare adesso riposano nella stessa parola. A mano a mano sono ciò che fuggivo; un deserto popolato da ombre. Resta questo vento - più freddo che mai – a ricordarmi da dove vengo. Così pieno di me è questo vuoto.
*
Grin
Non bastiamo più. Così non serviamo. Dobbiamo andare oltre. Per il nostro bene è chiaro. Figlio di Huxley trascendi te stesso! Trecento pixel per un bicchiere d’acqua? Alzano il tiro. Mirano al cuore adesso. Un filo di perle nel cervello per renderci più appetibili agli occhi del mercato. Nel frattempo costruiamo. Un mondo nuovo, un uomo nuovo. Senza radici, senza terra, senza sonno senza primavera, con una foto del mare sul desktop tanto per ricordarci com’era. Senza più fango e senza polvere e senza inverno per vivere meglio, per vivere in eterno. E non fa niente che non sapranno più scrivere, sognare, amare, leggere, lottare pensare con la propria testa. Quello che resta è una parola che nemmeno sembra vera; un tocco, un clic, Uno. Uno appena. “ Ed è subito sera “
*
Noi poeti
Bussiamo alle porte. Bussiamo alle finestre. Per recapitare delle lettere. Lettere scritte da chi non esiste parole da terre che non hanno ponti. E quando qualcuno risponde e ci viene ad aprire quelle lettere si aprono, ci leggono dentro e ogni silenzio semplicemente riprende forma.
*
Per ogni mia solitudine
Esistono un mare, un popolo e una preghiera per ogni mia solitudine. Una guarigione e nessuna salvezza. Esiste un presagio, esistono sciagure che ostentano callide promesse per ogni mia solitudine. Un amico che parte l’inverno che torna, le mani di mia madre che pronunciano lacrime le labbra di mio padre che tremano. Così a volte torno per non farmi trovare e questo ruvido, straziante sapermi ancora vivo mi divora l’anima. Esistono prodigi, verità e notti che sanguinano per ogni mia deriva. Le chiavi di casa, l’odore della pioggia una poesia che chiede d’esser taciuta mentre l’ultima luna mette radici nel mio petto.
*
a San Michele Arcangelo
Mio Principe sulla roccia assolata hai inciso gli eterni transiti del cielo che, come me Ti è votato. Sul cuore adombrato hai soffiato l’immortale eco del mare che, come me Ti è devoto. Siano la tua forza, il tuo ardimento la compassione della tua spada fondamenta e sigillo di ogni mio palpito su questa terra amara.
*
sotto la cenere
Non dare retta alla memoria quando si confessa all’eternità. Non confidare alla pioggia le tue liturgie. Prosegui oppure resta infilzato al silenzio. Rivendica le tue terre, provale a questa rabbia senza spiegarle. Non dare retta al domani che si precipita ad abbracciarti con le sue bugie. Non fidarti di chi ti apre la porta solo per chiuderti gli occhi. Fermati lungo il tragitto per misurare il cielo che ti sei scavato. Credimi; tanti è uguale a pochi, molti è il nulla. Ciò che coverà sotto la cenere sono le altezze che non ti sei mai raccontato.
*
D’estate
Sono andato via. Di fretta. Lasciando tutto in disordine. Ore, fiori, pensieri, con le finestre spalancate nel vuoto. Sono partito di notte senza colori, senza sogni parole al vento e occhi ancora chiusi per dimenticare. Ma piove l’estate ed io non so chi chiamare. Mi nascondo in fondo all’anima sperando che nessuno ricordi il mio nome. Non provo niente, non ho niente. Non chiedo, non prego; di tutto questo silenzio io che colpa ne ho?
*
Vivere
Si vive per tentativi. Cercando. Perché vivere significa assaggiare la vita, giorno dopo giorno imparandola. A volte si vive per esclusione, per difetto e vivere può diventare forse peggio della morte. Ma restare in piedi quando tutto intorno crolla, restare a galla significa vivere più forte sentire, sorridere, sapersi, andare oltre. Vivere è essere. Appartenersi prima di appartenere. Vivere è attraversare, è lasciare la porta aperta a ritorno dal mare
*
Pensiero
E’ sempre necessario coltivare il dubbio. Dinanzi ad una chiara infantilizzazione del dissenso, alla manifesta e costante ridicolizzazione della critica, io diffido e penso. Io metto in discussione. Proteggo il pensiero dal delirio della voce. Lo proteggo dalla croce. Difendo il pensiero dal terrore, dalla morte dalle miserie. Salvo il pensiero dalle macerie dell’omologazione, lo salvo dall’indottrinamento delle bandiere. Lo aiuto a non soccombere. Lo aiuto a farsi strada. Proteggo il pensiero dagli obblighi dalla stanchezza, dagli accademici, dalle gabbie dal disincanto, dalle mancanze. Lo difendo da me stesso, dalle opportunità dai favori dalla tentazione di non essere più sé stesso.
*
Impara
Impara dal silenzio ad ascoltare il grano che matura il sole che nasce il vento che muore. Impara dal mare a scendere nelle profondità di ogni tuo abisso per riemergere con parole nuove. Trova riparo nell’amore nei risvegli e nella pioggia, conserva traccia di ogni sguardo che ti riporta a casa. Impara dalla poesia a cercarti altrove, a non nasconderti quando fa buio e un giorno qualsiasi non ricorda il tuo nome.
*
Allontanarsi
A volte bisogna allontanarsi dalle cose prendere le distanze dalle persone. Per riconoscerle. Bisogna lasciarle passare farle scorrere. Per afferrarle. Come quando si fa sera e il silenzio richiama gli angoli spenti la corsa interrotta i sogni sepolti del giorno e finalmente ascolti. Bisogna a volte masticarle le parole scavarle, coltivarne il suono per poter infine compiutamente raccoglierle
*
Come prima
Giunse con un passo che sapeva d' inchini, lieve e prosaico il primo rigurgito di luce. Uno strappo, il torace incredulo e tanta tanta pace. Ancora un giorno per diventare bambini su di una giostra di carta che attraversa il confine. Credo avesse ragione a non volerci più credere; la strada è come prima.
*
Come acqua di fiume
Scivolo via mi precipito verso il mare. I miei occhi adorano il fuoco il vento, una voce. Passo, scorro sotto i ponti sotto la pelle irrigando i meandri della dimenticanza. Scavo dentro l' impossibile frantumando gli argini quando mi calmo. Quello che non fui viene nuovamente a galla sottraendomi alle congetture del crepuscolo. E' un folle abominio questo venirmi incontro. Eppure, sui muri che eressi divenendo una primavera coltivò il presagio dei miei transiti
*
Linea di galleggiamento
Mi somiglia davvero questo riflesso allo specchio. Più di tutto lo sguardo. E la stanchezza. Somiglia alle parole che ho scelto, alle decisioni che ho preso. A quello che farò per salvarmi. E’ perfettamente in linea di galleggiamento ora che riemerge dal tempo. Si, mi assomiglia, come mi assomigliano le mani, i silenzi il mare la sera.
*
Alla poesia
Al viaggio. Al tempo che rimane. Alle rondini che tornano alla pioggia che cade, ai fiori di campo. Alla pace al pane al vento di mare ad una madre. Alla voce che trema. Alle radici. Alle cicatrici. Agli occhi tuoi, alle tue labbra ai tuoi capelli ai tuoi silenzi. Al tramonto. Ed è vita. E questa sia. Alla notte che si avvicina. Alla poesia.
*
illusi
Si prendano gioco di noi. Ci chiamino pure illusi! Ma che non sappiano mai a quanti domani e a quali cieli siamo appartenuti
*
Nel tempo
Camminando, avanzando attraversando mi capito' di dimenticare il cielo. Andando oltre, perdendomi cercandomi mi accorsi di non sentire piu' neppure il vento. Arrivai a negare una carezza e trascurai le terre salendo, inciampando continuando. Ma in questo infinito rincorrermi in questo peregrinare d' anima non accadde mai per quanto lontano che mi ritrovassi distante dalle rive del mare
*
De che stamo a parlà
De che stamo a parla' Amico mio de come campo io che non c' ho piu' rispetto manco pe' Dio. E’ stata sta vita a famme capi' come funziona er monno m' ha detto " a Ci'" o te sveji o te ne vai affonno. De che stamo a parla'. Sapessi li mostri che c' ho n’ testa io; le notti senza stelle li morsi sulla pelle e piantati in mezzo ar core du occhi che fanno ancora piu' rumore. La gente che ho visto anna' via senza n' briciolo de poesia. Le lacrime raccolte e poi versate pe' chi avrebbe meritato solo inverni e nisuna estate. Mano mano finivo de capi' finivo de parla' finivo de mori' pè anna' lontano. A nun ave' pietà' semmai me l' hanno insegnato: le botte che ho preso quando m' hanno menato gli amori finiti quando m' hanno rinnegato le vorte che ho pregato e che gnisuno m' ha ascoltato
*
Origini
Non siamo né dei nè uomini. Ma conserviamo qualcosa della noncuranza di dio e qualcosa dell’indecenza dell’uomo
*
Messaggio in bottiglia
Esisto ma non sono qui non faccio parte della mia vita. Mi aggiro per altri sentieri percorro solitudini. Dimoro assenze frequento distanze incolmabili per non dovermi piu' incontrare. Lontano da me il giorno e la notte possono ancora vivere in pace
*
Ci sono amori
Ci sono amori alla ricerca di consensi che si aggrappano ai silenzi per potersi raccontare. Ci sono amori senza pace che non si sanno rassegnare. Ci sono amori che negli occhi hanno scritto un tramonto e tra le mani stringono orizzonti lontani persino da immaginare. Ci sono amori che non hanno un nome che nessuno vuole perchè spaventano perché sono senza spiegazione. Ci sono amori offesi, derisi, umiliati. Ci sono amori che fanno male. Ci sono amori che nessuno capisce ma che volano liberi fregandosene di tutto quello che è normale. Ci sono amori che non bastano che si perdono dietro alla ragione e finiscono dimenticati anche dal dolore. Ci sono amori figli della solitudine, di un’abitudine. Figli di uno sguardo, di una canzone amori amari come il veleno e dolci, dolci come quel bacio senza fine alla stazione quando finalmente ti rivedevo. Ci sono amori naufragati, dispersi, mai più ritrovati ma che nonostante tutto restano lì, in silenzio in riva al mare ad aspettare qualcuno che li vada a salvare.
*
Da qualche parte
Ma noi fiorimmo di notte quando si incontrano i dispersi quando le parole non bastano e ci vogliono i silenzi
*
Ognuno
Ognuno di noi sia una piccola luce in questi giorni di tenebre. Sia la forza di qualcun altro, la parola di chi tace ed il coraggio di chi trema. Ognuno di noi sia voce materna, sia sorriso di un padre in questi giorni oscuri; sia una lanterna che prepara il ritorno del sole.
*
In riva alla sera
Ho incontrato un uomo in riva alla sera. Mendicava il tramonto in fila con i suoi tormenti, probabilmente in pena o semplicemente stanco di assomigliare. Curvo dinanzi al passato, attento a non farsi sentire masticava l’amaro del tempo stonando una vecchia canzone. Ad un tratto, un bimbo giunto lì per caso gli donò una manciata di sabbia. L’uomo lo ringraziò con una promessa e tornò a farsi cercare. Seppi poi dalle solite voci che fu visto piangere in compagnia della notte. Lo ritrovarono abbracciato al mare appena i venti cessarono di spargere tra i ricordi polline di dolore. poesia vincitrice della VII edizione del Premio Nazionale " La Rosa d'Oro" - 2° Memorial del Maestro Antonino Pietretti - Torre Alfina 5 agosto 2017
*
Un Giorno
Accoglierai, un giorno la saggezza delle Vette, capirai i quesiti degli Oceani la dolcezza delle Tempeste. Rispetterai il Vento e ogni sudicio fiore, manterrai i segreti di ogni Fiume. Non sarai più in grado di sfamare la Rabbia dissetare Vendetta, aiuterai il Cielo a navigare gli errori a naufragare. Lo vorrai un giorno e quel Giorno ti chiamerò Uomo!
*
Assenza
Non posso tacere un amore che urla più del dolore ignorare la corrente che mi riconduce a terra. Non posso abbracciare la salvezza, lasciarmi accarezzare dal vento mentre il tuo respiro s’allontana. Uscirò in piena notte e aspetterò perchè non so correre ai ripari quando piove la tua assenza.
*
Gerusalemme
Ho capito che non basta morire. Le acque del perdono non bagnano la sera. Ho viaggiato fra reliquie e respiri, mi ha vinto la vita. Sono un uomo sbagliato ingannato. Gracili, maldestre ragioni oltraggiano il profilo della verità. Gerusalemme è a un passo dalla mia croce.
*
Come la nebbia
Ci racconteranno come si raccontano inverni di piene e di risvegli, di carezze in riva al fuoco. Torneranno ad amarci come si ama quel sole che non si mostra. Quando come la nebbia, sulle sponde del giorno ci poseremo e ci abbandoneremo alla pietra in tumulto, accarezzeranno la chioma di parole mai nate. Ogni istante sarà già istinto di memoria, sulle spente labbra di un tempo che non perdona.
*
Nomenclatura di un tramonto
L’orpello di una lacrima contempla sorrisi ancor più vani. Forse acerba è la luna, giovane il mio volto in questa stanza di impetuosi echi. E’ solo l’inverno a parlare a fidarsi di me, lontane distese di attimi mentre il cielo si arrende all’infinita agonia. Fra i rami vermigli l’impazienza della sera, dalla riva immutata pagine di poesia, orizzonti immortali e ritrovo la mia canzone.
*
Ai poeti
Ai poeti dico di non tornare di insistere, di trovare altri silenzi da raccontare. Ai poeti auguro di non svegliarsi di non attenersi alle regole, di non lasciare mai un tramonto in balia del proprio cielo. Auguro un mare, un deserto, una lacrima in più da attraversare. Ai poeti dico di non disperare quando stillano solitudini, di camminare anche al buio perchè una carezza di luna farebbe più male. Ai poeti dico di sorridere quando il vento della notte li trascina via lontano perchè quando tutto è perduto nuove ali e nuove parole una volta ancora offriranno loro la malinconia di vivere.
|