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Raccolta di poesie di Ferdinando Battaglia
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Qualcosa ci diceva


Qualcosa ci diceva che Dio c'era
tra noi, nessuna via distorta, però
la retta luce della Provvidenza
precedeva i passi dei discepoli
della nuova Emmaus. Eravamo
nell'incanto di una nuova scoperta
si squarciava ancora un volta
il velo e dal costato del Trafitto
per noi cieli nuovi e nuove terre
che ci riportavano alle origini
dell'Amore. Fummo allora nell'Uno
ognuno in un Noi uguale e diverso.

Ma non ci risparmiò la Notte Oscura
le sue frustate, e l'inchiodatura
sopra ai legni incrociati della colpa
ancora invoca un nome da redenti.













.

*

Ciao, Fra


a Francesco, in memoria


Io che non amo vedere le figure dei morti
avrei invece voluto vedere il tuo corpo
prima che il legno ne inghiottisse il grido
con cui la vita in te ha ucciso sé stessa.

Ora che ti sei privato di ogni parola
ora che neppure i tuoi occhi abbiamo con noi
per cercare d'intuire i tuoi tormenti
non resta che il peso della pietra
che ha chiuso per sempre il tuo respiro
e in noi grava macigno sul cuore
e atterrisce la mente che priva di lumi
non può rischiarare il buio della tua notte.



(Roma, 26 gennaio 2024)





*

Del sei ottobre

                                                                               

                                                                     a mio padre

 

 

 

È questo il tempo della memoria, padre

inclemente e pietosa come la neve

quando gela le ossa e chiude in casa

al fascino dell'incanto di ciò che svela

penetrando alla luce di un vetro

velando di ogni cosa il vero destino.

 

Così di noi non sappiamo che il passo

spezzato, rivela quel che rimane

nei segni di ogni storia: l'indicibile

e il perduto per sempre, l'immane

grandezza inspiegata d'un volto

nel dissimile di ogni irrivelato.

 

 

*

A Joseph Ratzinger




Sfrondata di ogni moralità
che non sia quella di un cuore innamorato di Dio
hai faticato con la mente
per svelarne il volto, per mostrarne
la bellezza all'uomo.

Anche tu
avrai attraversati i deserti della desolazione
i dubbi e le incertezze della ragione
ma più forte di ciò è stato l'amore
che toglie alla pietra le ombre
e la trasforma in destino.

Così ora, né amarezza né dolore
né rimorsi né rimpianti
ma rivestito della fragilità terrena
ti conduci all'ultima pagina
di un Libro che sfida la ragione
prova la carne
e promette una Luce che non muore.

*

nove


nove gendarmi morirono sulla soglia della casa
vinti dal sonno della ragione
fu nella quarantesima notte che ciò accadde
stridule le ore notturne
gridavano come gabbiani.

si avvicinò prudente una voce
perché si ridestassero alla ragione i morti
guardinghe arrivarono nove sentinelle
digiune come spettri fuori orientamento.

il tempo che sorge
è soltanto il suono
di un'antica malinconica destrezza
di una mano ferita.

*

Pignetino

 

                                                     a Piazza dei Condottieri e dintorni

 

 

C'è ancora la sorpresa di Roma
tra gli occhi e il cuore
a ogni passo che traversa una strada
e rimbombano sul tempo echi di cielo.

 

Sembrano vecchie comari le voci
dei muri, i santi alle finestre, i perduti
alla memoria che pure ancora
ai piedi ignari giocano il cammino.

 

Si paga un prezzo allo struggimento
nei vicoli dove Roma più bella appare,
ma anche negli scorci di un quartiere
della vecchia periferia qualcosa accade

 

ed è un incantesimo il tempo
quando fissa in uno sguardo
la grazia dei tavolini all'aperto.

 

 

 

*

Genchi


Ridotte ossa e carne e pelle,
ridotta in cenere l'essenza
di un nome, il disfacimento
di un miracolo all'origine
del tempo, rimane soltanto l'aura
dei segni, il perdurare delle tracce
tra le mani della memoria. Pietra
d'angolo nella terra dei lamenti,
seme portato dal vento nel pianto
di genti stupite dall'apparire
della morte, soffia potente il vinto
e dall'urna custodia del silenzio
non sembra più sconfitta la parola:
gridano mute le labbra serrate
dal gelo una visione spirituale
e diviene un verso l'inerte notte
della materia ridotta in cenere,
rimane nell'aria il volo d'un nome.





*

La preghiera di un ladro

                                                                        

                                                               ai miei amici che hanno creduto all'Amore  

 

 




Pietro ti ha rinnegato
Giuda ti ha tradito
e quasi nessuno di loro rimase
ai piedi della croce,
eppure li volesti fondamento
dell’assemblea dei viventi
- la tenda di Dio tra gli uomini –
perché né la colpa né la fragilità
hanno il potere di sottrarre Dio a Dio
e neppure il peccato
alla preghiera di un ladro
lo squarcio della carne
dove si entra per vedere
Dio faccia a faccia.  

Così ogni volta in Egitto
non si spengono
né la Luce né la Verità
e tutto è sempre vergine
nel continuo ritorno delle Origini
come voce potente dell’Angelo.     .


.



*

non dico


il mondo delle sottrazioni
cancella, con fedele contabilità,
ogni addendo già computato in conto.
non v'è nuova immissione di flusso
a modificare il parziale dopo gli storni.
da luoghi inaccessibili ci hanno raggiunto echi
di possibili rientri, ma senza giorni
da rimettere in attivo come cifre.
leggo lì dove sono stato
un pregiudizio che interpreta i dati
confondendo un valore con un altro
ovvero chiudendo insieme alla finestra
anche il cielo di fuori ed il tendaggio
di vari colori. non voglio
chiederti ora dove sei né vantarmi
di una visione che pure in certi istanti
mi ha bruciato gli occhi. ora
che l'orologio non ha più ore da contare
non mi affido ma cedo al segno
raccolto nel dovere
di rimettere in ordine la cucina.
frammentari, arruffati e stranieri:
ogni tanto così muoiono i poeti
o quelli come me, senza verso.


*

La parola


Certo la parola è un dilemma:
senza le parole non avremmo il pensiero
o forse non lo avremmo, dissero alcuni
o dicono ancora altri, ma ridurre tutto
alle parole, affidare tutto l'essere al loro senso
senza alcun'apertura all'Essere che sia l'Altro
che sia l'Oltre... No, non basta la parola
che pure segna ed insegna il Tutto
al Tutto rinvia e pure a sé il Tutto riduce.

*

Robertone


Te ne sei andato così, all'imnprovviso
neanche fosse stata un'opportunità
neppure il tempo di un sorriso
neppure una battuta d'ilarità.

Lasciare così un mondo inviso
al tempo che trascorre senza pietà,
trasformare in maschera quel viso
in marmo il destino della crudeltà.

Trama di un silenzio senza luce
questo rimanere un po' più soli
e muti nel mutismo della voce

nulla che del mondo ci consoli,
solo in una preghiera un po' più audace
forse l'anima ritroverà i suoi voli.



*

In memoria di C.


Ho imparato ad avere
misericordia dei morti
a non distinguere
tra gli eroi e i senza un volto,
i senza un nome
da ripetere a memoria.

Ho imparato ad avere
misericordia di Dio,
nel dolore dei morti
ho perdonato la sua santità.

Ho imparato a soffiare
il nome dei morti
sulle pagine della mia vita,
i loro occhi
furono il mio specchio
nei miei anni migliori
quando abbozzavo
un sorriso da uomo.

*

Lascia che gli asfalti di primavera

 

                                 

                                              a Betty, per il suo 18° compleanno

 

 

Lascia che gli asfalti di primavera

ritornino ogni anno al sole ed il cielo 

tra i rami e le case ti parli ancora di sé. 

 

La vita che vedi 

non è mai una promessa di felicità,

ma soltanto una certezza di stupore. 

 

Così tu abbeverati alle sorgenti del mattino

ed apprendi nel frattempo

la raffinata arte della pazienza,

 

perché la memoria è la bisaccia dei vecchi, 

la sacca dove si custodisce il pane 

per i giorni più freddi, quando la carne

 

sempre di più si allontana dal cuore.

 

(13 Settembre 2020)

 

*

Dove vanno

 

Dove vanno gli amici quando muoiono?

Tra Cortona e l'Argentina rimaneva sospesa la notte

e sorvolavano giovani utopie un fitto buio

ferito dal tremolio di piccole luci  e gli anni

sembravano un gioco di luminosi eterni. Dove vanno

gli amici quando muoiono e dove andrò io a piangere

la memoria dei morti? Tra Cortona e l'Argentina

un pugno di angeli ha legato i sandali

a corpi rimasti nudi d'amore.

 

Roma, 17 Maggio 2020

 

 

*

perfetta contezza

 

è evidente il senso della verità

e allora nessun vento disordini

i miei pensieri, nessun tempo

mi privi di sè, seppure stria

di ferali dolori

quest'ora dell'uomo.

 

un giorno nacqui

senza averne coscienza;

un giorno morirò, di ciò 

ne ho - quasi - perfetta contezza. 

 

*

Chiaritudine


Non fu la madre, ma i suoi figli,
i più giovani, tra i primi virgulti,
non i primissimi: ancora acerbi
in un tempo più ostile.
E non fu la parola, ma un'idea
e la carne
che attraversò la lettera
e restò calore
d'una nuova luce. Poi
venne la madre, spoglia
delle vesti del tempo, nel tempo
dispiegò il chiaro intenso
d'una nuova bellezza
che d'antica radice
rifiorì l'Eterno
e nel grembo di voce
d'un'alba di luce
tutto trasfigurò
e rinnovò l'annuncio
nel cuore del mondo
la grazia e il peccato.
Tra grazia e peccato
riebbi nel mondo
il suono più vero
- più dolce -
d'un nome che nuovo
ridisse - per sempre - l'Amore.


22 Gennaio 2020

*

Scavi

 

 

 

 

"Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo»”

 

 

 

Hai scavato nell’anima abissi di oscurità luminose,

Hai abbattuto ogni resistenza al male, hai svelato

La nudità d’Adamo che trasfigura il cuore

In ombre di peccato. Ora

 

In me trova il luogo della Tua assenza

Ogni vivente sulla terra e nel mio peccato

Una stanza dove inquieta abita

Ogni umana alterità.

 

29 Gennaio 2020

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Avrei

 

Avrei taciuto me stesso, seguito

la traiettoria d'un volo rondineo

quando di giugno vedevo apparire

il garrulo suono d'un cielo più terso

dell'oggi. Agli anni si affida memoria,

per un tempo che privo di pioggia

alza una polvere alla gola

in giorni già privi di pianto.

Avrei voluto scrivere d'altro, 

ma non avevo altro da dire

che la vita addosso.

 

 

 

*

Marco, un ricordo


Mai il dolore rende più giusta una vita,
mai una vita è tutta nel suo dolore.

Hai saputo volare senza ali
e ad una notte priva di stelle
hai offerto i tuoi giochi di luce.






*

Una stella



Se questo amore è un bacio d'anime,
se il suo soffio suscita la carne
alla vitalità dei sensi,
non chiamiamolo allora
ancora peccato: quale peccato
può mai compiere l'amore?

Solo dopo che l'alba divenne giorno
ebbe l'amore il dubbio della nudità;

c'è un'innocenza fra di noi
che ogni bacio genera una stella.








*

Sulla nascita dell’amore

 

Prima dell'amore tutto è quiete

Vi è un'innocenza primigenia,

La luce ancora non illumina i corpi

E dai corpi non si proiettano le ombre.

 

Quando nasce l'amore o l'amore

Si dispiega nei corpi, quando nasce l'amore

Allora si separano il cielo e il mare

Il giorno e la notte, si separano

Le notti luminose dalle notti oscure.

 

Quando nasce forte un amore

Hanno origine il paradiso e l'inferno.

 

 

 

 

 

 

*

Nell’amore beati

 

Se l'anima tua è una sorgente

Lascia ch'io di te mi disseti;

Non ora, non parlare, non dire niente:

Baciami, nell'amore, io e te, siamo beati.

 

 

*

Monica


Quanti tradimenti, Signore,
Nel segreto delle nostre carni,
Celle disabitate
Da digiuni e preghiere,
Eppure hai voluto un confine
Tra il tuo amore e la nostra libertà:
Hai scelto l'esilio della croce
Lasciandoci la fatica di una scelta,
Il tesoro prezioso
Dentro la nostra fragilità.

*

Quanto può essere grande un amore

                                                                              

                                                                               a Pietro di Fiammetta, in ricordo

 
 
 
Sai, Pietro, non c'era mai abbastanza tempo
Per stare un'ora assieme tra noi,
Sempre ci mancava l'ora giusta, quella esatta.
 
Adesso che il tempo non ci separa più,
Però ci separa il suo ghigno più crudo,
Quel poco tempo trascorso a parlare
Va oltre il lapidario mutismo di ora
E rimane ancora a parola d'un tempo vissuto
Curvato sotto il peso della ricerca
Di un'etica della responsabilità.
 
Adesso che per molti sei soltanto un ricordo,
Un frammento di tempo destinato a memoria,
Per pochi, tra questi i tuoi figli e la fiamma del cuore,
Sei oltre il ricordo e al di qua della memoria:
 
Sei carne viva nel sangue dei vivi, sei
Carne ancora con il diritto di dire e di dirsi
Quanto può essere grande un amore.
 
 

              
 
 

*

Frammento di un ricordo

 

Non dimenticherò la tua casa

il numero delle stanze, il lungo corridoio,

non lascerò sbiadire nella memoria

il tavolo rotondo, le quattro sedie

il giallo della fòrmica, infine il gatto

con il nome vicino alla punteggiatura;

né dimenticherò quello scorcio di prato

sotto le mura che cingevano di un confine un'altra casa

e i quattro vagabodi o zingari stranieri

che suonavano all'ora del tramonto la loro libertà

generando un mito nella mia fantasia di bambino.

Nulla dimenticherò di quella casa, oggi

che non ho più case antiche dove sognare

un futuro con radici che penetravano il passato.

 

 

 

 

*

Orizzonte di senso

 

                                                                                                                    a Laura T., con affetto

 

 

Sorella del silenzio è la solitudine

e nel silenzio tace la parola,

 

ma quando muta dice di sé

ciò che non udremmo

se essa ancora ci parlasse

 

mentre è nel suo non dirsi

che dell'indicibile ci raggiunge il soffio

e la speranza allora rinasce

 

nel grembo d’un rinnovato o nuovo

orizzonte di senso.

 

 

*

Aveva una pancia

 

A veva una pancia gonfia come una donna incinta il poeta; 

allora ogni giorno, a turno, una sua lettrice o un suo lettore

lo andavano a prendere a casa affinché non camminasse

coi piedi per terra. Erano bravi lettori

e sapevanotutte le sue poesie a memroia

ma ne volevano ancora altre e altre ancora di nuove.

Così erano tutti in attesa che la pancia del poeta

finalmente si sgravasse del peso delle parole

che il poeta portava dentro di sé.

Ma lui si ostinava a non partorirle le parole

che aveva dentro di sé

perché aveva paura che

una volta parotrite le parole

che aveva dentro di sé

sarebbe poi rimasto per sempre muto

e senza più la dolcezza di quelle parole

che lui sentiva vivere dentro di sé

e che si portava dietro ovunque lui andasse.

Così tutti rimasero ancora per un poco

senza parole, fino a che il poeta non si decise

a sgravarsi delle parole che aveva dentro di sé

e una volta che il poeta ebbe deciso

delle parole che aveva dentro di sé

lui si sgravò. 

 

 

*

Derive

 

Se ora tacessimo, che ne sarà di noi?

Non è la complessità a negare la parola,

Ma la parola può negare l'umanità,

Non è l'arte del fare a far cultura,

Ma è l'arte del dire che forma la coscienza

Che crea una cultura.

Lasciami pure morire, però non rivendicarne la giustezza,

Perché la morte ingiusta di oggi

Non sia l'unica eredità che lascerai al domani.

Non m'importa perdere la vita, m'importa ciò che narrerai di me,

Che non ho vissuto abbastanza

Per mostrarti il contrario della tua verità,

Entrambi siamo ciechi

Se non ci riconosciamo.

 

 

*

A lungo ho camminato



a L.

A lungo ho camminato nella fede
Il pane della grazia mi ha nutrito
La visione del Cristo mi ha dato forma
Ha mitigato i miei digiuni, ridotto
La mia fame di sapere, ha dato un cielo aperto
Ai miei orizzonti disperanti,
Ma tutto questo non è bastato, stremato
Sono ora arrivato ad un tempo notturno:
Rivedere se stessi
È un immenso deserto di solitudini ed ombre,
Vivo di fami, di vuoti, di assenze e d'insignifcanze;
In cammino coi magi non scorgo più comete
E ogni sosta prelude ad un'altra notte oscura,
Non spero più che verrà un giorno
Preceduto dalla sua alba.







*

Non tutto è così chiaro

 

Non tutto è così chiaro,

per questo ci siamo seduti

aspettando che si distendessero

i margini della sera

sotto piccole righe

su cui scrivere le voci

registrate da una vecchia panchina

tra gli echi di ritornate assenze.

 

Non so se più ci daremo la mano

quando cadrà a terra, insieme al giornale,

la memoria dei giorni e degli occhi

perduti nell'oblio del presente

e ancora vedranno  il passato

però dai contorni confusi;

 

e neppure ti posso già dire

se avremo nuove le mani

per lo scambio d'incerte carezze

e se avremo ancora parole

per il nostro incerto domani.

 

 

 

 

 

*

Tacevi

 

Per non dare fastidio, per non fare rumore;

Discreto, sbrigavi da solo

L'assillo dei mali, la morte di ore

Che divorava il tempo,

A volte più in fretta, spesso più lento

Se ti prendeva la stanchezza

Di vivere afflitto, ché più non avevi

dalla tua parte l'età forte.

 

Ora che appartieni alla schiatta dei morti,

Ora che più non siedi con noi a tavolino

Mi chiedo, mi chiedi a memoria,

Il senso del tuo e del nostro destino,

Di tutti noi figli non figli dell'unica Storia.

 

 

 

 

 

 

*

Al Sacro Cuore di Gesù

 

Dammi il tratto umano del Cristo

E non dirmi che il suo volto sfigurato

Sia meno bello della sua gloria:

Egli ha gli stessi occhi

E lo stesso amore per me.

 

 

*

Estetica dell’anarchia



La norma mi dà un dovere:
diventare ciò che ancora non sono,
ma se non sono ancora
non sono ancora neppure nella norma,
allora la norma non sono io che la eticizzo
ma un’alterità mi normativizza la norma
eticizzandone il raggiungimento
dove io non sono e mai sarò
se non attraverso una trasformazione
tra il ciò che sono e ciò che dovrei essere
ma non in virtù di un progetto autoproiettivo
però solo in proiezione d’altri.

No!
Anarchia
per per la parola
immediata.

Tanto poi
ci sarà sempre il nome di “Bocca di rosa”*
per chi resterà fuori dalla norma
di un’etica del dover essere e del non è ancora.


*Famosa canzone di fabrizio De André



°



*

En passant



Nessuna assoluzione risana il pensiero,

L'occhio perduto non ha ritorno,

Corrode l'immagine del tempo l'ora attuale

Ed il sapere ha pure le sue zone d'ombra.


Non c'è spazio illuminante il buio,

L'illusione si è costituita,

Il recupero del nulla imperversa

E la città è senza più nome.

L'attesa nasce da un'ora disperata

Che teme di conoscere se stessa.


*

Database

 

Ad esempio gli occhi

O il divertimento della sfida

Mentre lo sguardo si sofferma

Sulle forme e le frequenze della luce

Le forme e tu tra loro 

Ti riveli rivalando la luce, ma non basta;

Non una teoria di risplendenze

All'interno di un'opzione etica

Prevista dalla scelta morale: bene

O male? Ma il fenomeno ed il dramma

Della liberta o dell'insignificanza - il gettito l'assurdo - :

Definire è già mutare

O si muta per definizione? Muta

 

Rimani e torno al classico dell'incedere

Tra un tuo bacio e l'altro. Voglio

L'attesa dell'amore, voglio un'attesa,

Purché non sia

L'evento narcolessico della consapevolezza.

 

Vieni, facciamo l'amore, e non dirmi però

Che è una questione di codici

Nel nostro database.

 

 

 

 

 

 

 

*

Cercami ancora

 

Cercami ancora

In questi giorni della durezza,

La fatica del viaggio ti segnerà il volto

Ed i tuoi piedi lacrimeranno il pianto

Di chi ha conosciuto il sangue di un tempo

Votato alla morte. Anche l'ultimo 

Sogno ha ceduto alla resa, c'è odore 

Di morte su questi marciapiedi,

Qualcuno vive tra la nostra indifferenza.

 

 

 

 

*

Liberami dal peso di una gravità senza ali...

 

 

Liberami dal peso

di una gravità senza ali...

 

Dovremmo comprare un nuovo armadio

e togliere i pidocchi al cane;

 

il tempo volge al peggio, stamane,

non migliorerà, ha detto la radio.

 

 

*

Tempi d’attesa

 

Io non sapevo a chi santo votarmi,

allora presi una scheda e vi apposi una croce,

ma lì appesa la croce pesava

e di santi ancora non ce n'erano.

Riemersi da quell'ombra che ancora era buio

e altro buio sarebbe ancora arrivato,

più fitto se affitta la notte le ombre

a chi di luci non riporta neppure un'ombra.

Malgrado questa poco chiarezza da lì all'alba,

venni alla strada ridendo e bevendo

mi dissi un caffè è pur sempre qualcosa

che rende meno amaro il giormo nel mondo;

finché il barista non mi disse:

abbiamo terminato lo zucchero di canna

e il raffinato fa male alla gente.

Per cui tra un segno una croce e l'amaro

di quel giorno mi rimase poco o meno di niente.

 

 

 

*

Rituale

 

Sospeso nel vuoto

Egli dall'unico occhio osserva

L'abisso, non vi sono colori:

Solo il bianco opaco dell'incavo

Ed il lucido trasparente dell'acqua.

 

Se nel gelo accade l'attesa

Il tempo trascorre ferino sui bronchi

Ed il petto s'insegue in sussulti di vita;

Se all'ora del sole più alto

E nella stagione più calda,

Smossa la terra disposta al sudore.

 

Così trascorre l'ora l'assise

E se per l'assiso l'esito è certo

L'Esule tarda a migrare l'altrove.

Minimo lo specchio dell'acqua

Non contiene riflessi di cielo.

 

 

 

 

 

*

Il falco delle fiere


Credo mai nessuno giunse
a sollevarti dall’abisso – più semplice
chiamarlo follia -.

Qualcuno invero ti venne incontro,
rare le dita che ne contarono i volti,
ma per te fu abbastanza: il segno
che ti rendeva gravida l’anima;
non lo tacesti. E fu la luce
che tradì la presenza del mistero.

*

Non vi sia

 

Non vi sia stanchezza nella ricerca del sapiente:

quando lo stolto afferma di aver trovato, questi

già vive ignaro il proprio smarrimento. Oscuro

e puro fu ancora Dio per Dio e mai per sempre trovato

ancorché dell'Eterno Egli stesso è già dimora.

 

 

*

Potrà ancora marzo portare primavera?


Potrà ancora marzo portare primavera?

Uomini in divisa armati fino ai denti
difenderanno le vostre viltà.

Avete diviso un popolo
senza dividere i pani.

Tristi di sangue saranno le strade,
tristi di sangue i nostri domani.

*

Mia figlia farà la cassiera


Mia figlia farà la cassiera,
Se sarà fortunata farà la cassiera
O la donna delle pulizie in una ditta importante
Se sarà fortunata. Non è laureata mia figlia,
D'altronde non tutti e non sempre
Nascono coi genitori giusti
O portati al sapere.
Così mia figlia farà la cassiera
Se sarà fortunata. Una volta
Almeno si sperava nel buon partito, ma oggi
Dei buoni partiti abbiamo solo le ceneri
E poi giustamente le donne
Hanno conquistato la loro indipendenza
E l'idea di dipendere da un uomo per noi oramai
È diventata una bestemmia profana.
Mia figlia farà la cassiera se sarà fortunata
O la donna delle pulizie dentro gli uffici, se sarà fortunata.
Una volta almeno c'erano le fabbriche,
Che non erano certo il paradiso ma neppure
Questo inferno della disoccupazione;
C'erano ancora le fabbriche ieri,
Un'era che oggi appare lontana.
Chissà se mia figlia farà mai la cassiera.

*

Non sapevi altro

 

Non sapevi altro prima di morire

se non il sentimento della fine

imminente - la leggevo negli occhi:

chiara, opaca e beffarda vi apparse;

 

il ghigno nelle pupille trafitte

da una sofferenza insanabile

- immane il dolore nel corpo morente,

straziata l'anima, lacerati i sentimenti

dilaniato dai morsi presaghi

il tempo residuo e le ore contate

su di un altro quadrante, senza più luce.

 

Ricordo degli ultimi giorni

il respiro fetale, la raccolta delle ossa

nella forma della carne alla prima luce

 

e gli ultimi istanti ceduti alla resa,

l'abbandono di ogni contesa, il rifiutò

di ogni offerta ulteriore di vita.

 

Così ci siamo detti più nulla,

vietato agli sguardi l'accesso,

ma più nulla ci sarebbe stato da dire,

solo il silenzio era degna parola

nell'agone del tuo lento morire.

 

 

 

 

 

 

*

Mirella (acrostico)


Mi ritrovo con gli anni vissuti
il senso forte della nostalgia,
ricordare mi è di struggimento
e gioia; ma un impeto ribelle contro il tempo dentro avverto:
lascio alle mie spalle
la bellezza di sogni inavverati,
arde in me un desiderio mai sopito.


*

Anni

 

Che cosa è cambiato in me nel tempo?

Mi vedo come una foto sul muro:

Cade l'intonaco, si deteriora l'immagine,

Eppure tutto sembra ancora 

Il disabitato d'un'attesa.

 

 

 

 

*

Laura

                                                                                                a Laura T. 

                    

 

Hai la bellezza del germoglio, del soffio

Che precede la parola, dello sguardo

Che carezza una foto o l’oggetto

Divenuto caro alla memoria

Del cuore. Hai la potenza del seme

Sepolto, della fedeltà che ama

L’attesa dell’ora o di abitare

Il luogo dove sempre accade l’Amore,

La preghiera della luce

Che non si arrende alla notte

E dell’inverno già coglie il presagio

Nel canto degli uccelli il mattino.

Poesia nella carne e sulle labbra

Sei incanto e fioritura di versi.

 

 

*

Non l’ho guardato

 

Non l’ho guardato,

volsi lo sguardo dove le spalle

non hanno memoria

 

e la trama fitta dei piaceri

è rupe

alla fragilità di ogni istante.

 

In agguato

vi è l’ombra della quiete

che sveste la vita dei suoi inganni

 

e delle sue illusioni. Un ritmo

anomalo interrompe il silenzio

e la solitudine delle stelle.

 

 

*

Pausa pranzo

 

Posti di fronte ad un bicchiere vuoto

Ci svelammo discordi nell'interpretazione

La distanza degli occhi dal tavolo

Schermava la memoria dentro il vetro.

 

Eravamo negli attimi più importanti

Che un pranzo offra ai commensali

Ovvero la convivialità della parola;

 

Fino a che non ti vidi nella spalla nuda

E immaginai il décolleté del tacco undici:

 

L'evidenza dei sensi mi tolse

Fiato e pensiero.

 

 

 

*

Improvvisa Notte - a Danila -


Avevamo posto al giorno
Un punto a capo
E al nostro essere
Fratello e sorella
Un tenero arrivederci
Al ritorno dell'alba.

Ignoravano la crudeltà di quella notte
Che pose fine alla tua vita
Con un punto e basta.

Così ora m'è amaro ogni giorno
E l'alba ha il sapore del fiele.

Dov'è la luce se il buio m'inghiotte,
Dov'è la luce se il buio toglie la vita
E rende un grido disperato
Ogni amore?

Fratello mio...

*

Amina o del canto nuovo

 

                                                                                   ad Amina Narimi                                                                            

 

Amina cammina col Vangelo tra le dita

Sfogliando di Gesù ogni fiato

Fino alle ginocchia sulla croce

Percosse con la canna dell’amore.

 

Ella si fa quiete per il Signore,

Compagna delle donne sulla strada;

Amiche di stupore dopo il sepolcro

Vuoto, diventa loro grembo

Di un canto nuovo.

 

Lei si fa capace di morire

Nel nulla del respiro oltre la sera

Quando la notte nuda si fa cruda

Del dolore di ogni chiodo confitto nella carne

Che ogni anima amante porta ad ogni passo

Fino all’ombra del silenzio delle labbra chiuse

Serrate in un grido di dolore

Per l’amato non più Fiore

Solo marmo freddo tra le mani.

 

 

 

*

per chi suona la campagna

 

vieni qui, disaminiamo insieme

la teoria polluttoria dello scrivente

il suo onanismo mentale e verbale

 

la sua personale via lattea

il frammisto di accuse e di giudizi.

Io mi sfizio della mia ignoranza

 

e presto l'incoltura ad un vocabolario soggettivo

oscillante tra un intuito di culo

e una debacle che suona a disfatta

 

tuttavia, rassegnamoci: 

non sapremo mai

per chi suona la campagna.

 

 

*

Pruriti

 

Chissà se ancora avremo la saggezza

di tornare a leggere le pagine della Storia,

non solo quelle scritte nei libri,

ma pure quelle che sono state scritte

nei diari di vita e prima ancora sulla carne,

impresse nella memoria con l'acido del dolore

e spesso il fuoco dell'anniemtamento;

ma la saggezza non è una donna di facile costumi

né un gigolò per nostalgiche signore:

è una fitta di follia lungo i fianchi

che muove il passo verso un'utopia

e non ha pruriti di rivedere già domani

la tragedia dei giorni vissuti appena ieri.

 

 

*

Omaggio alla Lusin e al nostro disaccordo sul tema


Ah, ma la poesia mica è umile!
Sì, così ama apparire: come un fiore
Di campo, che presto appassisce;

Ma nel desiderio che lascia mai sfiorisce
E nel ricordo di lei l'anima tua languisce.

Quando ha mistico l'atteggio
Più sincero il suo fraseggio,
Lei che mira rimanere in eterno
Paradiso della lingua e mai inferno.







*

Un ricordo

 

Lui abitava nella nostra immaginazione

in una via che odorava di mistero,

eravamo ancora adolescenti

alla ricerca continua dello stupore.

 

Oggi, ricordo, era un maestro

e non altro,  non oltre; ma per noi

era allora

la vita segreta degli spiriti.

 

 

 

*

Vedi come ci s’innamora di un poeta?

                                                                                                          

                                                                                                                                                                                 a Laura T. 

 

 

Vedi come ci s’innamora di un poeta?

 

Egli nutre l’"infante" che non sa dire
E lo conduce dove si schiude lo stupore
Inaccessibile fino alla sua parola
Che in quei suoi versi
Fiorisce col profumo d’infinito.

 

Ora sai perché ci s’innamora di un poeta.

 

 

*

Quel cielo che era grembo a Natale

 

Riesumi un abete dismesso

Per questo Natale, un albero finto

Lasciato in cantina l’anno passato

In attesa di mandarlo a discarica

 

Con gli altri rifiuti ritenuti ingombranti.

L’hai appena addobbato a vetrina,

Giusto perché la vicina non dica

Che la casa è spoglia senza l’abete

 

E non c’entra la questione di fede,

Poi anche per i figli che tornano a casa

È bello trovare a Natale dei segni;

Così hai ceduto al consiglio, ti rassegni

 

Ad avere per casa l’ingombro sui rami

E sciami di auguri che sembrano cirri

Di giorni che presto volgono al triste

Lo sguardo che per sempre ha smarrito

 

Quel cielo che era grembo a Natale.

 

 

 

 

*

Ti chiedi la ragione di una parola

                                                                                          

                                                                          a Giulia, per il suo modo di amare la Poesia

 

                                      

Ti chiedi la ragione di una parola

La cucitura che la lega ad un’altra

Il senso delle frasi lavorate a verso

La tessitura che ne adombra il segno:

 

Ma dalla terra dove nasce il mio lamento

Non vi sono germogli profumati; spine e rovi

Ruvide al palato, non un calice di vino per bicchiere.

 

 

 

*

Il giorno in cui io nacqui fu un giorno

 

Il giorno in cui io nacqui fu un giorno

di muri e di freddo, pareti

al sapore di casa in un letto

che sapeva di atti e di ossa.

 

Sempre freddi sono i giorni gemelli   

                                                                negli anni,

mutano la forma ed il colore

alla pelle, dallo specchio dell’età

migliore ciò che non torna è simile  

                                                               a ieri.

 

 

*

Hanno contato i peli al morto

 

Hanno contato i peli al morto,

Ma lui non pareva avvedersene

Restava immobile lì dove

L’aveva posto il fato.

 

Anche lo sguardo dei presenti

Sembrava non lo riguardasse

Seppure a tutti fosse stata nota

La sua vanità: rimaneva freddo

Con un impassibile rigido rigore,

 

Né l’andirivieni delle lacrime

Al pianto con al seguito le grida

Gli smuoveva ciglio; solo le mani

Austere erano ferme - ma oranti -

Smarritesi in un supplice silenzio. 

 

 

*

Come posso negarti l’esistenza di Dio

                                                                     

                                                                                                a Mariella, incontrata per caso, in una domenica "qualunque"

 

 

 

Come posso negarti l’esistenza di Dio

Se dopo averla incontrata - un’anima -

Piena della Sua grazia

Ha trasfigurato la mia

Gravata di pesi, tra colpa e peccato,

Donandole nuovo lo sguardo,

Un’atmosfera interiore assorbente

Ogni esterno furore,

E mutare

Due commesse di una libreria

In sorelle, figlie

Di uno stesso Ideale.

 

 

 

*

Un sorriso negli occhi


Ho qualcosa da portarti in dono
Ed è il mio tempo,
Che pure non ci appartiene.

Qui nei cortili la vita resta uguale
Negli anni che passano,
Poiché sono prive di mutamento
Tutte le apparenze di un medesimo
Respiro. Parlano ancora i morti e i vivi
Attendono a morire
Solo tra le pieghe notturne dei giorni.

Lascia che io non ti rechi alcuna
Parola per oggi, incontrami
Nel silenzio che sconvolge l'olfatto;
Siamo in due,
Ma potremmo essere ancora di meno
E a ferirci basta un sorriso negli occhi.




*

Sapevamo di noi


Sapevamo di noi;
Sapevano di noi
I nostri giovani corpi nell'attesa
Che le ore colmassero la distanza
Tra il desiderio e la carne
Che amava possedersi
Nel possesso dell'altro.

Mai avremmo allora chiesto una salvezza
Fuori di quell'acqua
Che ci bagnava
Cuori e gole
Pieni
Di quel sapore di noi.




*

Frammenti di una storia infame


L'errore della distanza
Mutò il suo corpo in orrore,

L'altro divenne il dissimile
Nell'ideologia della falsificazione.

*

Silenzi


A volte mi riesce di parlarti
O di scriverti in versi un sentimento,
Ma poi ti nascondo i miei rovesci,
I luoghi dove l’anima è in tormento.

Così trascorrono assieme i nostri anni,
Le trame intrecciate di due vite,
Tenendo segreti i nostri affanni,
Mostrando solo il tralcio e non la vite.


*

Estemporanea

 

Si vive

Con il rito quotidiano delle assenze e dei ritorni

Per la cena.

 

Il tempo della giovinezza è un tempo assurdo

Si cala nello stampo dove il mito

Si presta a forma della vita.

 

Solo l’ansia di chi aspetta

Permette la discesa all’orizzonte

E ne rimpicciolisce la portata.

 

Aspetto uno squillo al cellulare

Oppure un messaggio su whatsapp

 Giusto quanto basta

 

Per dimenticare che

Ancora un giorno

Non vedrà il suo domani.

 

*

Chi ama è...



Chi ama è amore
solo se è nudo amante
ovvero se nulla
ha da offrire all’amato
se non la propria solitudine
e un cuore cavo e accogliente
per la solitudine dell’altro da sé;

perché questo è il mistero
e la nudità degli amanti:
amano spinti da solitudini simili tra loro,
amano nel mistero di non essere
l’uno per l’altra - di non essere
loro - l’Amore.

*

10 aprile

 

                                             

                                                                        a mio padre

 

È in questa luce vivida del sole

Che colora di memoria queste case,

Palazzoni della nostra periferia,

La memoria di ciò che sono; e sono

Perché un giorno anche tu fosti stato.

 

Allora mi addoloro nel ricordo che tesse

Oggi questa rievocazione di te.

 

 

 

*

Natale


Vedi come gli angeli scendono per l’annuncio
E come le stagioni spieghino il Natale
Tutto s’illumina in un cielo terso
E già nel grembo dell’inverno
Fiorisce primavera; così è il Natale:
Nascita di Dio nel cuore della Notte,
Non Origine ma Evento
E tu allora puoi così riscoprirti
Gravido del respiro dell'Altro,
Segno ed icona di ogni altro.




*

Natalie di Melbourne

 

                                                                       a Klara, per il suo esserci

 

 

Guarda le sue mani, ti afferra

la loro particolare deformazione

tra l’artrite della vecchiaia

e lo smarrimento estatico

della libertà:

 

Alla musica ha concesso se stessa

e senza più ritorno; ora rapita

sopra quei tasti danza

 

come l’aria che s’invola

dalla finestra angusta di una cella

e ritorna sulla terraferma

 

in una danza di assoluta bellezza.

 

 

 

 

 

*

Dolce Natale (la strage degli innocenti)

 
A che cosa paragonerò
La condizione di quel Bambino

Nella Notte in cui il Natale avviene

Se ogni dolcezza si è nascosta

Così da apparire la grande assente?

Non sono fiori gli aliti animali

Né la paglia seta sulla pelle,

Così credo che l’inospitalità

Rivolta alla propria madre nel parto

Non sia olio alla memoria della carne.

A che cosa paragonerò dunque

La condizione di quel Bambino

Nella Notte in cui il Natale avviene?

Non partono magi dietro la rotta

Dei migranti, né una cometa

Si fermerà su quel marmo di mare,

Non ci saranno carni alla memoria

E manco occhi che ricorderanno,

Né angeli del Cielo ad intonare

Canti alla gioia: non vi è dolcezza

Nel Natale ma annuncio di Passione,

Il prezzo di un riscatto immeritato.

 

 

 

 

*

Per ritrovarti in umide rive

 

È ragionevole pensarti ora

Nella tua casa e con la pelle

Resa sottile dall'amore, mentre

Ti vesti del bianco pudore d’una

Sposa intenta a tessere l’attesa

Col rosso sottile del desiderio.

 

Da fuori, la ringhiera del balcone
Si vede adorna di vasi fioriti:
I semi li hai piantati tu

Nell'incerto dell'inverno, lasciando

All'incarnato delle gambe
La flessione di chi si prende cura
Di ogni più piccola vita. Adesso

 

Ho altro in mente di te:

Una rosa e due vele ricurve

Gonfie del vento di passione

Che sospingono al largo
La voglia di naufragio

Per ritrovarti in umide rive

Che mi bagnino di te.

 

 

*

Carla e gli altri

                                                                               

 

Narratori dell'indicibile, fusi

in un unico corpo diventato carne

di parola incisa sulla pelle

con l’oralità di voci e gesti;

 

ma è nei luoghi deserti del proscenio,

nel palco vuoto dopo la tempesta

che recitano ancora le vostre ombre, segno

della vostra grandezza d'arte

e della passione luminosa

con cui vi pronunciate - voci

prestate ai muti di ogni memoria

che non trova requie.

 

 

*

Il Natale di Amina

(da una suggestione di 'Io ti starei in pancia' della poetessa Narimi)

Sei entrata dentro la pancia degli alberi
per prendere con le forme della danza
le posizioni delle dita
nel fetale primordiale della luce,
le mani tese a toccare dall’interno il grembo
per sentire come mutano le voci quando fuori
soffia con il fiato dentro il nulla
il primo pianto della vita,
immaginando il rapimento di una stella
alla traiettoria di un destino.
Così ritorni provocando un nuovo suono,
un nuovo accordo per il canto di Natale
e quando ancora spogli sono i rami al suo risveglio
una madre già si annienta con i passi nel dolore
e a piedi nudi sopra il coro delle foglie
camminerai con la veste pellegrina di una sposa
verso il legno di una casa
costruita con i pali di una croce.

*

Nuda Antonia e ardente amante

 

Poi, alla fine,
prima che mi porterà via la morte,
ciò che avrò amato dei nostri orgasmi
sarà stato il tuo sudore. Inebriato

il passo al fiato amante, per corte

dell'amore vissi felice, ché mute

labbra rendesti alla mia voce

sospinta in gola all'estasi di gioia
con altre labbra tue, più ardenti e audaci.

 

 

 

*

golfo di limpida trasparenza e serti approdi

 

golfo di limpida trasparenza e serti approdi

cingesti con risacche di bianca schiuma

l’umido terrigno

e di annunci d’albe ridestavi i sensi

coi fondali segni che gl'immersi affidi

di arcane carni navigavi allo sconquasso

e scosse di prua alla nave in vista

il mondo velavi

con rive di gocce alle labbra offese

di te assetate

avide ancora dell’umido rinnovi

in me il brivido degli urti

e delle sinuose onde

che il desiderio al varo mosse.

*

Musa


Tra le pareti del sogno
nel punto più profondo delle acque
mi rapiva la carezza di una parola,
quel vieni atteso pronunciato nel silenzio
che sospende il tempo
figlio e padre di ogni morte.

Si bagnavano le ciglia delle rive,
offerte schiuse di pelle irrorata
dai colpi di una lingua innocente
perdutasi nel canto di passione,
smarrita dai tocchi di carezze accorte,
lingua per il sogno che al desiderio apriva
un varco al suo passo dolce e forte.
E fu in quel sogno che si consumò l'amplesso
nell'ora in cui si formavano le stelle
di due parole con opposte desinenze
e di anime e radici gemelle.

*

Uno squarcio nel cuore

                                                   La poesia è uno squarcio nel cuore

                                                                            che non concede tregua, come l'amore;

                                                                            e non possiede metro. 

 

 

 

Mi sono bagnato di te

Nelle acque violente dell’amore

Quando la pelle mette sotto scacco

Ogni idea che non sia animale.

Ho sentito forte urlare la passione

Il suono della voce chiamare la mia carne;

Mi sono arreso alla deriva delle acque

Navigando un fiume che mi appartiene:

Limacciosa come le sue acque

Vi ho ritrovato dentro la mia anima

Pura come una prostituta ritornata vergine

Per quell’amore stillato dai tuoi occhi

Vòlti al cielo.

 

*

Puramente erotica

se io potessi entrare dentro di te

posarmi sul fondale dell’origine

suggere sul bordo levigato delle labbra

il miele stillato che fiotti come lava

incandescente sulla pelle mia che brucia

al desiderio ogni resistenza e cerca la fessura,

quel passaggio di luce nella carne…


allora dammi da bere quella solitudine

che liquefà ogni candore

in nettare ardente di passione,

miele bianco che fuoriesce dal tuo corpo

e disseta le mie labbra arse dalla sete

di un piacere scabro per essere felice.

 

 

*

Sulla bocca consunta dai baci

È stato bello amarsi nascosti nell'ombra
del silenzio che avvolge le case
vegliate dalle stelle di un cielo
felice degli amori notturni.

Sono gli amplessi del cuore
quando sopraggiunge la quiete
sulla bocca consunta dai baci.

*

La solitudine di Adamo - bozzetto -

 

 

Come un angelo mi hai toccato la spalla

Ridestandomi dal sonno dove riparava il cuore

Con la bocca dischiusa a respiro.

Mi hai portato in “visione” al Giorno di Adamo

L’attesa del plasmarsi di Eva tra le mani di Dio

Nel dono umanizzato dell’Amore.

 

Ho ascoltato il Silenzio Fuori del Tempo

Il lamento di Adamo nella Prima Solitudine

- Lamento di gioia per la Sposa Promessa.

 

Mi hai guidato nell’Abisso Interiore

Dove preme la Parola al Nascere

Mi hai svelato il Tuo Volto

Trafiggendomi gli occhi di Luce

E coprendomi all’ombra di un’Ala

Mi hai lasciato gravido di attese

Fino al giorno del Cielo.

 

Nel Paradiso le anime si scambieranno parole

Nell’estasi reciproca della Comunicazione

Come noi due nel casto raccontarci di ieri.

 

 

*

Obesa

Io non sono una di quelle che ha studiato,

però lavorando dietro ad un bancone

qualche fuga di notizie l'ho imparata.

Ora in giro c'è chi dice che non esiste Dio

e mi starebbe pure bene

se non ci fosse però di mezzo il girovita

per cui se fossimo solo carne e niente anima

- come dicono i materialisti quando vengono a mangiarsi un hot dog -

io sarei fregata, perché una ragazza obesa

chi vorrebbe amarla?

 

 

*

Lettera a Sofia

Così ti scrivo, Sofia,

Da quest’isola di fuoco,

Con i lenti passi

Che a poco a poco

Mi conducono verso di te,

Lume fioco; mi conducono

Al fantasma della tua presenza,

Ché di te non possiedo che l’idea

Che la mente di desiderio infiamma

E della tua assenza

Avverto 

È ingordo il dramma.

Così ti scrivo, Sofia,

Commosso dalla tua verità

Fino al pianto,
Come si piange di piacere

Tra i seni di un'amante

Se più ardente

È stato il fuoco d'estasi…

Così ti scrivo, Sofia,

Arso da quel desiderio,

Arso

E ancora brucio

Finché rimango vivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Sotto il cielo di largo Anzani

Ci consegnarono a cuori di pietra

e con sangue di dorso fummo costretti alla partenza

verso una meta dall’apparenza definita

che solo mascherava il ghigno del profitto.

 

Come avremmo potuto chiuderci le bocche

e quale acqua avrebbe dissetato i nostri figli?

Troppi fratelli già vedemmo morti

sotto il peso dell’iniqua miseria

ignorando che ci erano stati tali.


Incerti i passi nella nebbia che taceva

la trama futura delle nostre macerie,

se in polvere d’ossa saremmo mai tornati in volo

sopra i davanzali delle finestre chiuse

 

che affacciavano le nostre vite

sotto il cielo di largo Anzani.

*

Del Natale

 

La grande notte è passata,

tutto è silenzio.

 

Si riempiono di grano i granai,

di fieno i fienili;

 

l'Universo risuona d'ascolto

e di fuori è la stella che attende:

 

l'Inizio è già oltre il compiuto.

*

Falso del duecento

 (frammento amoroso)


Di cotal bellezza ella parea

che sulla terra mai donna apparve;

negli occhi suoi il mio cuor disparve,

come naufrago nella marea.


*

Donna di dolore


Io ho concepito un figlio,
ho dato alla luce carni di uomo.

Non bella e non più giovanissima
sono stata fecondata da seme di maschio
e quanto mi amasse lo ignoro;

ma sono diventata una madre
anch'io; ed ora il guanciale
dove ogni giorno rimetto il mio capo
è quasi soltanto dolore.

*

Verso i cinquanta

 

Quelle semplici cose d’ogni giorno
che tessono la trama della vita,
sfumano del senso il suo contorno
e lasciano nell’anima smarrita

 

il vago desiderio d’un ritorno
a quell’incanto dell’età tradita:
ché l’adolescenza è tempo adorno,
ma pure una promessa trasgredita.

 

Si chiude l’orizzonte nella mente
all’oggi del racconto quotidiano
che staglia sullo sfondo già incipiente

 

l’età che avanza e non andrà lontano
il futuro che brucia nel presente
ogni chimera d’un tempo inumano.

 

 

*

Ad Anna Chiara

Sui tetti delle case e sul cortile
S’affaccia con un volto sempre nuovo
La mite solitudine della sera,
Scorcio d’un’altra estate che a morire
Andrà nel grembo gravido di settembre;

E dalla finestra aperta ora vedo
Negli attimi di luce tra le ombre
Questi anni passati troppo in fretta,
Ora che intoni un canto maggiorenne
Ed io con te; seppur mi chiedo

Perché un padre conoscerà l’inverno
La fredda stagione che lo aspetta,
Mentre il cuore vorrebbe dormire
In un riposo che lo lasci indenne.

*

Lettera

Figlio,
il tempo non è clemente con noi;
perché ci separa
come uno iato obbligato che lacera
le vocali d'una stessa poesia.

Tu cerchi con forza il tuo oggi
e affamato di vita attendi che in fretta
ti raggiunga il domani;
per me, solo mi aspetta
la fatica di ritrovarmi tra le mani
quel ch'è già stato dentro il mio ieri.

Ora quel che dovrei dirti
preferisco tacerlo,
ché non diventi il mio
il gracchiare d'un corvo
a impedire il volare d'un sogno;

poiché al destino di un figlio
non appartiene
il dolore di un padre.


*

Figlia(Dedicata)

Padre,

come per ognuno accade

ti ha rapito

ciò che ancora fugge la ragione.
 

Un’ala si è spezzata
e il mio volare è incerto;

in questa ripetuta assenza
sosto e attendo

l’epifania del dolore.

 


*

Natale

Ora che lieve è discesa la sera
E i palazzi rivestiti di luci
Narrano le vite dei mortali,
Tu vaghi solitario in un Altrove
Cercando di trovare una risposta
Che ti sfugge man mano che prosegui.

Alzi lo sguardo e un pensiero insegui,
Un vento delicato ti accarezza,
Una Luce nel buio tu ora vedi:

È quella Notte che farà chiarezza.

*

Al Sacro Cuore di Gesù


Appeso al legno
dalla dòtta ignoranza
sfigurasti il tuo volto
con l’impeto dell’Amore.

L’anima tua per noi
attraversò la Notte,
trasfigurandola
in un’oscura luminosità.

Ora
dal Costato trafitto
ancora
sgorga la Santa Sorgente,
a cui attinge le proprie lacrime
la nostra rinnovata maddalenitudine.





*

Signor poeta

Signor poeta
Oggi è accaduta una cosa strana
Ho trovato un suo verso per la strada
Profumava di vita e di amore
Ne ho sfogliato i petali
Stillavano piccole gocce di dolore

Signor poeta
Mi permetta di raccoglierne altri
Con questi ci costruirò una zattera
E finalmente lascerò questa terra d’Isolitudine

Signor poeta
Non sia troppo severo però
Non m'importa
Se le parole saranno quelle
Colte eleganti aristocratiche
Oppure
Semplici quotidiane povere

Signor poeta
Continui a scrivere
Intingendo la mente dentro il cuore
E non abbia il timore di scartarne
Di parole lasci solo quelle autentiche
Saranno l’odorosa essenza
Di uno splendido fiore

*

Natale


Ti vedo andare avanti con fatica,
la luce spenta nei tuoi occhi stanchi,
solo la notizia di quella notte antica
ti cinge di speranza vita e fianchi.

Ricordi quale fu la voce amica
che recò l’annuncio: “gioia non manchi
sulla terra! “ E l’Angelo ridica
in questa Notte Santa: “neri e bianchi,

di ogni razza, censo e condizione,
ogni creatura nasce perché Amore
per propria Sua natura è Comunione”.

Così il Mistero dell’Incarnazione,
riflesso luminoso del Suo Cuore,
è già l’aurora della Redenzione.




*

24 gennaio 1944



Udisti nel muto grido
la Sua Voce,
l' Oscura Notte divenne
un Abisso di Luce.

Resa feconda dall'Amore
sul talamo nuziale del dolore
diventasti madre di ogni Piaga.

Madre mia altra Maria,
nel seno del Padre la vita tua;

ma tremore e pensar non oso
la tua fedele intimità con lo Sposo!

*

Com’è bella signorina (parole per gioco)


Com’è bella signorina,
sembra una stella mattutina
che orienta il mio vagare
in questa solitudine d’amore.

Mi s’illumina il suo viso
all’apparire di un sorriso
che le sboccia delicato
sul suo cuore innamorato.

In questo mondo ignaro
dove regna il rumore,
dove tutto è amaro
perché tutto è senza amore.

Rimanga qui vicino
mia bella signorina,
più dolce sarà il cammino
più presto sarà mattina.


*

Ho visto (parole per gioco)


Ho visto attraversare la strada
una strana verde rana
che sembrava avesse fretta
di arrivare sulla vetta
di una casa biancorosa
da dove usciva una sposa
di bianco vestita
di rosso partita
e sai perché?
Andava nella patria del tè.

*

C’era una volta…(filastrocca)


C’era una volta…

Un cappellaio matto
un ciabattino distratto
un sornione nero gatto
un grande grigio ratto
che viveva nel mio piatto
la notte sotto il letto
quando è festa sopra il tetto.
Infine c’era una volta…

Ciò che ora non c’è più!


*

Il lunedì(filastrocca)


Stamattina la Regina
se n’è andata di gran fretta
a raccoglier la ruchetta
e la fresca insalatina
per il pranzo di zia Betta
e di nonna Clementina.

Ritornata poi al castello,
affacciato alla finestra,
ha veduto suo fratello
il Granduca di Minestra
che le chiede a colazione
un fumante minestrone.

Alla nobile sovrana
non rimane poverina
che un’intera mattinata
di lavori di cucina.


*

Filastrocca con le favole


Chi s’inchina alla Fata Turchina
mentre cucina scarponi in cantina?
Biancaneve e Pinocchio
hanno male al ginocchio,
il Gatto e la Volpe
non hanno più colpe,
la piccola Alice
non sa quel che dice
e il vecchio Geppetto
già dorme nel letto!

Allora:
chi s’inchina alla Fata Turchina
mentre cucina scarponi in cantina?


Il dottor Mangiafuoco
è uscito da poco,
il Grillo Parlante
è gioioso e sognante,
Mastro Ciliegia
ha qualcosa in valigia
e i piccoli nani
ritornan domani.

Allora:
chi s’inchina alla Fata Turchina
mentre cucina scarponi in cantina?

*

A Maria

Ti contemplo Maria
sulle strade della mia miseria
chinata, madre del tuo amato Figlio,
sul fango che ricopre quest’uomo.

Ho le labbra d’amaro sapore
di lacrime intrise di peccato
che offuscano la speranza
annebbiano la Luce,
che si fece Reiezione.

Rimani come tenera mamma
al mio fianco sfiancato
fintantoché non s’acquieti
nella lunga notte, l’affanno.

*

Ingenuità


Per come ti guardi allo specchio
che già ti sembra di essere adulta
in questa cultura fatta di niente
dove tutto è oramai precipitato
sul folle proscenio della vacuità.

Ricordati le tue madri che seppero
guardare e sperare in ciò che per te
è ormai nulla. La vita dà lezioni
suo malgrado, conosce il finito.

Chiudi le ciglia e riposa.

*

Passione

Stabat Mater
ai piedi del Golgota
dolorosa e muta,
orante icona
della fede nuda.

*

Sabato Santo

Sabato Santo.
Senza più il Verbo dov'è la Tua Parola?

Nel grido di dolore del tuo Figlio la creazione
trova il suo riscatto, ma il Tuo silenzio...

Sabato Santo!

Si strugge nell'attesa la carezza di Maria,
e nel Tuo mutismo
anche l'ateo incontra il suo Dio.

*

Non dire a nessuno che scrivo poesie

Non dire a nessuno che scrivo poesie

non sono un uomo colto né erudito,

ho solo il vizio facile della penna al dito.

E poi non sono poeta: faccio poesia!

Che nella mia situazione economica

-basso monoreddito famiglia numerosa-

è (vogliamo essere buoni?) poco meno di un’eresia.



Non dire a nessuno che scrivo poesie

te l’ho detto: è solo un vizio!

C’è chi alza il gomito, chi gioca d’azzardo;

chi arriva alle Lettere sempre in ritardo,

e questo è il caso mio.



Ma che colpa ne ho io

se la sete di Bellezza

non si estingue e non distingue

l’autorizzato dal clandestino,

il laureato dal contadino?



Non dire a nessuno che scrivo poesie

te lo ripeto;

chiudi questo scabroso segreto nel cuore

e non temere:

la Bellezza è solo e soltanto un bel gioco d’Amore.

*

Kenosis di madre

                                                                                              
                                                                  (a Francesca)
                                                                                                                         
                                                                                                

Nell'abbraccio amante
dell'Amore al dolore,
mi nacquero dentro
mille piccoli frammenti
di luce.


*

Ecce Homo

Non lamentarti
dei tuoi dolori,

non affliggerti
per i tuoi affanni,

sii onesto:

è ancora troppo alto il sole
sulla collina del Gòlgota.



*

Redenzione

In un cielo di miriadi di stelle
udii chiamare il mio nome,
una domanda percuotere la Notte:
« Dove sei? »

Non seppi rispondere:
nella nudità del mio mutismo
non ritrovai più le parole,
era perduta la via del ritorno.

Poi, il Cristo rispose per me:
« Abbà, Padre! ».

*

L’alba

Ritornerò alla casa del Padre
e ritornerò senza al collo il giogo dello schiavo,
ma con il cuore gonfio di figlio;


vanterò, vanterò il mio credito di perdono
e non per il mio essergli figlio,
ma per il Suo essermi padre.

*

Semplice


Edera che si arrampica sui muri
così è la vita, chiede poche cose
e tra le pieghe dei suoi lati oscuri
Amor bellezza sempre vi nascose.

*

Filigrana

Tua madre rubava poesie
Le strappava all’asfalto

Erano i tempi del vuoto
E la fame affamava i suoi giorni

Un verso
Le uscì dalle sue frasi spoglie
Tradì il sorriso
Il suo viso
Scavato
Dalle tante notti insonni
Passate a vegliare il suo sogno

Forse ha capito in ritardo
Che cosa le stava accadendo
Negli atri mentali
Abitati
Dalla visione di poche gocce d’affetto
Che cadono
Come pioggia di grazia sulla testa

Se non hai occhi per ascoltare
Non capirai
Che tua madre rubava poesie per te.