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Raccolta di poesie di Maria Allo
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Tra noi e le cose

D’un tratto le cose esplodono sonore.

Rilucono gli alberi dopo le raffiche di pioggia

come palpebre spalancate

percorrono il mare nei bagliori in lontananza

mentre I Cantos di Pound rintoccano

di bellezza “Ciò che sai amare rimane/

il resto è scoria”.

Radure sdipanano memorie

radicate nelle arterie e nelle giunture

di chi cerca di capire Faulkner, Durrell,

Kafka, Conrad, Nabokov, Fitzgerald

con uno sguardo che non dorme mai.

Tra noi e le cose un dialogo sommesso

lascia dietro una traccia

come pietre roventi bisbigliano

nella terra e nell’aria

fluttuando verso il durevole .

© Maria Allo

*

chiunque tu sia

La riva del disamore cresce se non si costruisce
il coraggio che unisce le due rive.
Sul lungomare di Torre la luce
incrocia l’ombra tra ciottoli sconnessi
increspata fino al mare.
Chiunque tu sia non parlarmi con parole oscure.
Non c’è vita sulla terra
solo uniformità senza stagioni
mentre il treno corre sempre più veloce
e la notte attraversa il giorno come la luce
dall'alto in verticale.
In altro luogo il foglio si schiude
erompe la parola
chiunque tu sia in questo alfabeto
lascia una traccia nella quale riconoscersi.

© Maria Allo

*

dentro un rigo

FAUST: Ma quella chi è?
MEFISTOFELE: Quella è Lilith
FAUST: Chi?
MEFISTOFELE: La prima moglie di Adamo


Chiamarsi Lilith dentro un rigo
finchè si radica il silenzio tra i diluvi .
Così ciottoli amari scuoiano le bore
con la caparbia del vulcano sulle alture.
Entra nel passato rimani in volo
dettato lineare corpo a corpo
strofa venata di morte, metafora di vuoto.
In mezzo alle conifere, sera dopo sera
traspare il vento dentro una lanterna.
Lilith ricorda ancora il suo potere.

© Maria Allo

*

Mai attaccarsi alle cose

Mai attaccarsi alle cose.
Nessun cielo protegge lo splendore
di un pomeriggio che volge al termine
fondendosi col vento
mentre aculei rotti in un vaticinio
accartocciano l’orizzonte in fiamme.
Non attaccarti alle cose che ami
solo perché da sempre il distacco
richiede il coraggio del muschio tra la neve
con la quiete del silenzio tra i bisbigli .
Forse di noi non si avrà memoria
oppure nell’ ordine compatto delle cose
in dissolvenza la luce declinando
come fiamma dentro uno spiraglio
l’alfabeto e i nomi di tutto l’universo incide.
© Maria Allo


*

La terra che rimane

Una nuvola gialla incide le vertebre del cielo.
con il susseguirsi delle ore si sgretola
senza redenzione sul dorso di un gabbiano.
Dobbiamo avere memoria sulla pelle
anche delle cose che non abbiamo avuto
come roccia che divampa e non si ferma
come acqua che nasce dal silenzio
per la parola del tempo senza una vera meta.
Soffia un vento insolito che ci assedia
da duna a duna con la sete e l’acqua
che ci sorprende al risplendere dell’alba.
Dobbiamo avere memoria sulla pelle
per vangare la terra che rimane.
© Maria Allo

*

Sul tuo ciglio

Capita di sentirsi una spina picchiettata di pioggia

che si spegne insieme

alla voce dei giunchi affilati dell’Etna.

Così scavo con le mani capovolte

per estrarre la fragranza delle bacche

dai cespugli di Dicembre .

Ecco. Gli alberi rivelano la luce

in punti variegati del cielo

come scaglie di mare sul tuo ciglio.

© Maria Allo

*

c’è luce

Stamane i gatti cercano riparo.

Il vento dispiega itinerari già tracciati

dove le foglie degli alberi si perdono

fra i gridi del presente che ci possiede

in catene.

Si sa che l’umanità ha già percorso questa strada

ma ora dissecca la linfa nelle vene ,

si confondono i linguaggi dell’uomo

dispersi in frammenti d’utopie.

Dimmi come cambiare le cose

se in ombra si scrive sul dono della luce

come Walcott dice

se memorie di voci scordate

si perdono e si ritrovano

nel vento che ora scivola basso.

Ma io difendo in me la vita e le cose.

Maria Allo

*

solo un velo

Non basta il mattino a restituirci il cielo.
L’alba e gli alberi colmi di distanza
non definiscono il nuovo giorno ancora .
Ecco, l’ennesima tragedia del mare ,
un altro stupro a Roma le piccole odissee
di ogni giorno e le porte dei caffè aperte .
Solo un velo l’Etna oracolare mentre si muore
così la luce che ora brilla tra odori e radici
sembra un dono nella sua bellezza strana.

*

Mi perdono

Me ne sto in ascolto coi colori di Novembre
a sbirciare tra i riflessi del mare
ma l’aria a forma di me diviene attesa .
Le cose che esistono - mi dico- hanno valore
le sconfitte gli abissi la vita che succede.
Ogni cosa come un corpo nudo nel giorno che si chiude
fino in fondo al suo finire e noi
in questa intermittenza di confine
per nascita a camminare in volo.
Niente dura per la vita -mi dicesti- con rauca voce
ma con tutta la grazia della fede che sostiene .
Così da allora non ho bisogno di capire.
Mi perdono.


*

Qualcosa che conta

Solo gocce di pioggia .

L’onda rifrange i segni convincenti dell’alba,

riflessi di noi nell'acqua e la fonte di luce

che si riversa sul mare.

Come fendente fra le carte

ci afferra il cerchio del giorno e della notte,

oscillano le cose, ombra e chiarore .

Ci serve un orizzonte al sorgere del sole

a ogni tramonto , nella tua voce di pioggia

mentre soffia tra i germogli un dono

perfino nel silenzio tra le crepe

qualcosa che conta

visto che niente dura senza amore.

*

La voce di Cassandra

Scopro dalla finestra incendiarsi il sole e l’orizzonte.

Ecco l’attimo per ritrovare sulle labbra le mie ali

brivido della vita intera vicina al sangue come approdo

senza sapere di chi sia la pelle e quella voce .

Ecco porta via le nubi questo vento

nel riverbero dell’aria tutto intorno

dove finisce il tempo e il destino tutto ridotto in schegge.

Anche la voce di Cassandra si è spezzata

le manca il fiato.

Non c’è più nulla da insegnare e se ne sta in piedi alla finestra.

*

quel suono che ci tiene in vita

Scroscia a mezz’aria la foglia
come un respiro soffocato
a soli pochi centimetri dal petto
ridotto tutto in schegge sul selciato .
Diviene istante dai tanti volti
ma crolla nelle cose di ogni giorno
in caduta libera fino a incendiarsi
nell’angolo fuori dal recinto.
Ah, potesse vibrare dal profondo
quel suono che ci tiene in vita
come fluido di territudine ignaro
delle catastrofi ma memore
delle sue radici al vento.

© Maria Allo

*

Dove si frange il volo

Voglio stare qui nella trapunta écru di mia nonna

con il sole tra le fessure della tenda rossa .

Odori di caprifoglio dentro suoni come respiri in cieli lontani

tengono a perdifiato il mio esistere

in un unico mare di pienezza

dove si frange il volo della memoria e corre incontro

alla primavera che goccia sul colore delle foglie

oltre l’archetipo come il vento di un dio presente.

*

la terra è un grumo

Scrivo versi di cenere senza incipit o chiuse
con il sapore amaro di cardi e un addio su cigli di tombini.
Echi all'orizzonte svenano nel mare
bisbiglia nella memoria un bianco vasto
lambito da un’idea imperiosa
scheggia erosa dal vulcano
nel fondo della valle
cosi il sangue delle cose diviene un grumo
accanto a coefore mute.
Ecco. Alfabeti esiliati inchiodano
invocazioni di sepolti e lamenti di morte
ora la terra è un grumo che recide i roveti grandi
mentre un biancospino nella molteplicità
delle ferite di questo strano inverno
coglie suoni di tuberose

*

Sulle nostre bocche

Sulle nostre bocche fiorisce il deserto.
Ma c’è un confine in tutto
E il dentro compiuto
Senza didascalie o schieramenti di cui porta il nome
Non coniuga idee solo frammenti a mille
A volte un pampino ci può sfiorare
Nel mezzo della notte
Disseminare sulla battigia sassi levigati
Inseguire fantasmi di nereidi
Ma non sapremo mai quanto durerà.
Sulle nostre bocche fiorisce l’attesa.
Recide l’aria densa di aromi
Inchiodati alle narici su improvvisi fili di pioggia
Seme come prova di memoria salvifica
Ma c’è lo sgomento di essere vivi.
Sulle nostre bocche fiorisce la polvere.
A volte puntella l’ombra
E quando ormai non resterà più nulla
Si sciuperà la vita stessa su tutta la terra
E così che agisce la luce
Eppure in un punto convergente
Nulla accadrà mai invano

© Maria Allo

*

Fuori cresce il giorno


Inchiodato al cielo lo scirocco geme, vortica alla marina , invade i cortili, recide l’aria , corre nei vicoli socchiuso tra le auto ferme e non c’è fragore di vetri infranti nel silenzio del pomeriggio invernale colmo di respiro là dove nasce e si spegne .Ma il vento nel silenzio penetra gli alberi, ondula sulle abrasioni dei muri ,tra gli intonaci rossi delle case mentre il fragore del treno stride verso il nulla anche se la terra a poco a poco fa vibrare i teneri trifogli. E intanto la pioggia infuria e assale un coro di voci antiche tra gli sterpi nella dura luce del restare acuminato e del nostro umano passare nel ritmo della risacca. Ora le sillabe crollano sull'acqua dei tombini crepitando sopra le verdi cime i cardi, i nidi i rami spogli. Eppure sui monti di roccia dura fiorisce il mondo.

© Maria Allo

*

ἀπορία

Se per tutto c’è termine e il fiume scava le nostre vie di ombre tronche perché sostare senza perdono? Fingersi veri senza simmetria mentre cresce nella ferita questa lama disumana che soffocando inganna , tiene svegli , mentre fredda alita la sera tra le vigne , le pietre e i ruderi di fronte …Ma in un punto invisibile la luce della luna si spande , trova luogo dentro i contorni delle cose , sulla soglia che lambisce un’altra forma umana fino al mare come una forza che mentre nasce muore.
Questo autunno indifeso tra i contrasti dei colori di Mondrian
Muore prima dell’alba con il ritmo di brume invernali
Mentre si fa nero il cielo e più lontano cadono le foglie.
Ma non è questo il punto
Si muore restando in piedi con il coraggio di un acrobata cretese
Anche se in agguato il reale assedia il nostro andare


© Maria Allo


*

Purchè tu viva

Adagiarsi sul corpo della terra
Lasciarsi attraversare da tutte le stagioni
Essere acqua dentro e fuori
Scandire il ritmo al limite del silenzio
Offrirsi in pasto al vuoto cambiare luogo
Purchè tu viva
Essere imminenza nella notte
Suono inarticolato riflesso di morte
Deserto eroso dai dubbi inevasi
Germoglio e fango dietro il recinto di lava
Purché tu viva
Essere ceneri spente di agonia
A partire dalla notte essere ponte
Tra dettagli di ortiche essere sasso
Foglia salda ai rami sangue tra le radici
Sul bordo nelle fessure di miserie oltre quel muro
fluire con le mani alle tempie
Purchè si resti umani

© Maria Allo

*

Vergine dei sussurri di Maria Allo


Lento nel passo e vuoto nel tuo nome
Solo il silenzio
Sbaraglia la rugiada del mattino
Il vento soffia e contro il vento
La lotta si fa dura ai bordi in verticale
Sopra ogni ostacolo
In questo luogo senza luogo
Ecco
Vergine dei sussurri
Nel silenzio di carne nuda
Resisti al vento
Dovunque in un luogo qualsiasi
Vigile mi sorprendi con un grido
Imploso sulla nuca
E la diffidenza di un’assenza
Prima di andare via

© Maria Allo

*

Cancelleremo parole

Un occhio disteso nella rapidità
Della memoria
E in ogni rivolo si riannodano
Quei fili erosi dalle parole
Nel sogno smarrito
Impenetrabile ma mai incenerito
In questo scavare nel taglio di confine
Disarmata da un riverbero
Socchiuso in mezzo al guado
Tangibile con ogni gesto un levigato Agosto
Cade sopra i detriti
Ma i segni sfaldano l’aria intorno
Rapidi nel volo sguardi infranti
Di mancanze ripetute nella realtà
Su fili prudenti composti tra le dita
Ormai chiuse a custodia del sangue
Cancelleremo parole
Che la memoria non sa più evitare

© Maria Allo

*

Resistere


Esplodono bisbigli nella notte.
In un guizzo le parole roride di vuoto
Fluiscono nelle galassie e sfiorano
Trasparenze e rifrazioni di altri cieli
Brandelli in attesa senza ricompensa
Nutrono questa ricerca di mani
Nell’incresparsi dentro le parole
Foglie cadute a riempire oscurità
Scrutano il mare
Nel vento forse c’è un riparo
Ai suoni spezzati
Come nel deserto che avanza
La vibrazione del resistere

© Maria Allo

*

Questa fine di Maggio


Raggi innaturali sfavillano sui tetti.
Non riconosco questo potere cieco
di aria inchiodata sulle tempie
che goccia a goccia pietrifica l’attesa.
Lo spazio risuona senza fiato
tangibile come l’urlo che mi tiene
ad ogni ora o la mia carne che brucia
ad ogni stagione.
Questa fine di maggio senza sole
come certe cose iniziano e non hanno fine
libere al vento è crollo di sogni
che nascono e si spengono tra le rovine.
Mi manca il mare e prendo atto
del tempo che mi resta da percorrere
nella vita che mi è data vivere.
Silenzio e perdita in questa primavera
abbandonata tra le tue braccia
che affiorano sulle mie spalle mute.

© Maria Allo

*

Madre

Lasciami parlare del mare e dei suoi abissi
si fa luce nelle sue trasparenze
come i ricordi o ciò che manca
-vedi -resta questa gola insabbiata
un foro dentro il petto
con sterpaglie in tutte le stagioni.
Lasciami parlare della notte quando si raggruma
sulle tempie e sul tuo nome
allora mi rischiari e resti dentro questa carne
strappando l’ombra e la distanza che avvicina il cielo.
Lasciami il tuo coraggio arato sulle labbra
custodisce e abbraccia i confini del mare
come la memoria che resta e si trasmuta .

© Maria Allo

*

Lasciatemi il respiro

Mi sento un autunno dalle radici appese.
Lasciatemi da sola col mio dolore
non fatemi domande che prolunghino
tanto orrore….
Non voglio ricordare quelle orrende mani
vorrei pensare già al domani.
Ma l’incubo ritorna
Il mio urlo lontano
Il silenzio della notte
piombo nei miei passi
hai sognato
cercheranno di farti credere
Ma un mistero dentro
tanta solitudine le mie mani sudicie
carezzano pietre
freddo pianto dentro
si unisce al vento
lo dilegua.
Il fango del possesso
la forza bruta offendono l’anima.
Lasciatemi il respiro...
E’ sapore amaro quello che rimane
Incubi alienanti le mie notti insonni.
Non mi arrenderò.
Indosserò nuove ali e ricomincerò a volare.
Lasciatemi il respiro….

© Maria Allo

*

E’ qui la Terra Santa?

Prima della genesi del mondo

noi eravamo indocili radici

stagioni di cellule impreviste

intrecci casuali di tuberose nell’orto.

Prima della genesi del mondo

si respirava l’alba e le foglie

fluttuavano sul tetto della scuderia.

Nel vorticare c’era lo stesso sogno

[una forza unica ] in bilico nel vento

caldi spazi profondità di visioni .

L’ippocastano disseminava

sui selciati ricci gremiti di bacche

con qualche furtiva carezza di sole

a volte tremava tra i lunghi rami

sfiorandoci  improvviso il frullare

di tortore grigie che nel silenzio

del mattino ci destava.

Ora non c’è stagione

sovrasta il buio e gli occhi

si perdono tra i cigli.

Ora a tentoni si va non c’è orizzonte

Il pianeta precario lancia strali.

E’ qui la Terra Santa

dove Erode il tetrarca

consumò la strage degli innocenti?

© Maria Allo

*

Sii Luce

 

Sii il pianto che penetra quel vuoto

la luna che riverbera

nel dormitorio delle attese.

Sii la fede che tiene un’idea,

la noce che assottiglia la cenere

la grata rivolta al cielo

mai addomesticata dai colombi.

Sii il freddo che smorza i desideri

nella fioca luce di notti solitarie.

sii lo strappo che tiene in vita il ramo

con le mani unite

sii luce che veglia la memoria della Terra

alla vigilia della risurrezione.

© Maria Allo

*

Il colore della notte #controviolenzadonne

Fu viola quella notte

come fiori di bouganville

sulle mie tempie e dietro casa.

Incessanti sospetti di silenzi

mi esplosero lividi

in bocca e nelle crepe dei sospiri

come grappoli appassiti

furibonde raffiche

mi schiantarono fin dalle radici

[Ombre barriere fughe]

il vento frusciava indifferente

nell’ansimare d’un presentimento.

Perchè dovrei confessarti

il vortice del cuore

nel magma incandescente senza posa

perchè mai in agonia

mi parve sulla battigia

il rumore del mare

quando azzurro era il sogno quella sera

e tu come puoi conoscere

la misura dell’amore che non ha misura?

Ricordo tra un mucchio di pietre e l’infinito

sperso quel viola che ancora m’assale.

Ora capisco il colore della notte...

*

Novembre in frantumi

Un cerchio di tempo piange nudo su un sasso

dietro germogli di acacia

sul dorso di giorni brutali.

Così si va avanti senza camminare

dentro la notte che non ha più confini.

Solo tronchi senza tenerezze.

La distanza è un vento che tuona,

si ripiega verso quel centro

[questo vuoto al cuore]

non è oblio estraneo

ad ogni gesto diviene spazio

se percorre ogni foresta

per secoli fino all’alba

di tutte le stagioni.

Un filo d’innocenza alla fine ci raggiunge l’infinito.

E c’è che l’aria si piega sulle labbra…

© Maria Allo

*

Sul tracciato della vita

I passi sempre più stanchi

con occhi cavi di attese

dietro lo sciabordio di nebbia

e il dolore di limbo

dai dettagli roventi.

C’è verità dentro l’aria

che la pioggia sorprende

ma vuoto il cielo senza memoria

e la casa di fronte

alle prime luci dell’alba

rivela le ombre dei giorni.

Vedi come ogni attimo della vita

è sfuriata incessante di grandine

un salto nel buio delle vanità.

Alla fine si fissa il mare

cercando il nitore nell’oscurità.

*

La notte

 

La notte ha il sapore di more silvestri

nel colore di un pensiero che muore.

Così metto a fuoco il silenzio bianco

per lasciarti essere alba furiosa.

© Maria Allo

*

per ritrovarsi

Per ritrovarsi

Di qui la luce percuote glicini a stormo
e molteplici suoni dissonanti
modellati dal mare.
Di qui esplodono gerani in verticale…
Non lascia scampo alle tempeste
la ruvidezza di sguardi
che affiora a tratti sul coraggio di tanti.
Così si ridisegnano distanze
[ omissioni calcolate?]
fino al margine della coscienza
dove sconfina questa terra
forse più vera oltre quel vento .
Credimi
non è resa ma un passo necessario
per ritrovarsi interi.
Da ogni ferita a un certo punto
della nostra vita
da ogni crepa
si percorre ferocemente la vita
ma non si muore.
***
Ecco lo stesso legame nella memoria
di braccia chiuse
in alchimia di frantumi
e vertigine di grumi.
Eppure uno spartito infrangibile di spazio
percorre tempie dietro brezze di vagiti,
docili alla fede prima del richiamo.
***
Alberi foglie vento in un abbraccio
straripano ancora dai giorni
stampati a sangue sul tuo petto
con labbra che ritmano il mondo
anche se Inascoltato il buio
inarca zolle di gesti estremi.
Avanzare è anche soffrire
se a decifrare desideri
non resta che la fuga nelle turbolenze
del domani.
***
Quanta fatica a ricomporre
il macero segreto
anche se il punto fermo insidia il dono
e oggi amare è la crepa
sui muri che screpola la terra.
Tu vuoi questo cardine sconnesso
taglio di carne impresso nelle carni?
Vedi
Siamo sempre acqua e terra in rivoli tra ciottoli,
flussi di luce e ombra nel disordine
inafferrabile.
Nel moto siamo respiri di memoria e silenzio,
impronta di pienezza o perfezione
in ostaggio al mare lontananza in cielo
lingue di fuoco svenate all’orizzonte.
Ma non c’è compimento
Tutto ancora qui avanza
nel vortice di flussi convergenti
Intanto serpi invadono tombini
così sciupiamo la vita e questa terra,
[e noi cosa saremo…]
Vedi
C’è ancora luce in cima ai colli tra rugiada e foglie.
Siamo alberi anche noi
flussi di di linfa e venature
che il tempo attraversa come all’inizio
radici e semi in attesa di frutti,
volute di colori tra le ciglia
finchè il cadere da qui diviene soglia.

© Maria Allo

*

Per ritrovarsi

Di qui la luce percuote glicini a stormo
dietro assolate foglie
e molteplici suoni dissonanti
modellati dal mare.
Di qui esplodono gerani in verticale.
Non lascia scampo alle tempeste
la ruvidezza di tanti sguardi
che affiora a tratti sul coraggio .
Così si ridisegnano distanze
omissioni calcolate
fino al margine della coscienza
dove sconfina la terra forse più vera
oltre quel vento .
Credimi non è resa
ma un passo necessario
per ritrovarsi interi.
Da ogni ferita, a un certo punto
della nostra vita, da ogni crepa
si percorre ferocemente la vita
ma non si muore.
© Maria Allo

*

…sentire la poesia mentre io mi ritiro Tomas Transtromer



L’universo si fa largo un po’ alla volta

stria le gote del mattino con una falce viola

“mi toglie di mezzo”.

Resto a contemplare il buio

come cellula scomposta

andata a male.

Osserva

la casa morta

di limoni gialli ancora odora

e grappoli viola

sul glicine fiorito in ogni dove

aspettano

forse da sempre

pensai

La luna riflette i crinali

sull’arenile bianco

e scavando tra i rovi

ridisegna i volti amati

cose sparse e durevoli.

A schiera cigolano i ricordi

intrecciati al cancello

e nella profondità della terra

trasmuti il dolore

in rose borracine

© Maria Allo

*

A immagine del mare

«(di più falso non c’è nulla che il voler dire il vero) è vero questo approssimarsi. è vero che a qualcosa, sempre, noi ci approssimiamo» Giuliano Mesa

 

immagine di Sabrina Lesert

A immagine del mare

sei goccia nel sangue

della terra

e non c’è vento

o dolore d’ali

che tu non conosca.

Esisti di fronte alla luce guardigna

che lega il cielo alla terra,

il tuo nome è scavato

nella nudità dell’aria,

lo sguardo è l’ombra sopravvissuta

grigia nell’orizzonte precario

del tuo alfabeto aperto

e ferita da questa terra

che attraversi per sognare .

Ma sulle labbra del tempo

nidifica il dolore così antico

in balia di neri uccelli

ma così terso nel tuo petto…

Senti? Un soffio si piega

ma come cerchio d’acqua dilata

questo spirito ancestrale di carne

alto in pieno giorno.

© Maria Allo

*

invocazione

Io ti invoco .
Ti invoco e ti chiamo, anima.
Una lieve ombra ti lascia affiorare
sulla carne prima del mattino ,
dentro una foglia che non ha più voce.
Ecco: cielo e terra esistono.
Loro voce è la stessa evidenza.
Così esisti nei rovi affilati dal libeccio
in moto contrario
a vele tese nell’ora incerta
che precorre il giorno,
quando a detergere gli inferni
un sole ostile posa su nembi di cenere.
Tu esisti nei dossi
del deserto ostinato che ci coglie,
nei frantumi di filari dentro la radura
quando la morte intera reclina
a immaginarci ancora vivi.
Tu esisti quando affondano
le navi tra le onde riflesse in ogni gradazione
screziate di barlumi come
artigli tra fessure.
Accade di ritrovarti nuda
ai piedi della terra come impronta
nello scorrere dei tuoi umori,
e se io piango come al capezzale di mia madre
è perchè nulla vi ho potuto trovare
dove tu non fossi.
Se ti invoco è perchè niente di ciò
che vede il giorno svanirà per sempre
e finchè tu esisti
si può ancora approdare
alla profonda spiaggia dove il rumore tace.

© Maria Allo

*

Doppio tempo

 (immagine di Tommy Ingberg)

 

Ecco lo stesso legame nella memoria

mentre ancora le braccia sono schiuse

in alchimia di frantumi

come una vertigine di grumi

su uno spartito infrangibile di spazio

e le tempie corrono dietro brezze di vagiti,

docili alla fede prima del richiamo.

***

Alberi foglie vento in un abbraccio

straripano dai giorni

stampato a sangue sul tuo petto

e tendono le labbra al ritmo del mondo.

Inascoltato il buio nella notte

inarca il cielo al rischio di gesti estremi

su zolle di vie senza nome.

Avanzare è anche soffrire

se a decifrare desideri

non resta che la fuga nelle turbolenze

del domani.

***

Tutto ancora qui avanza

nel vortice di flussi convergenti

ricomposti al cadere senza rumore

quasi testardaggine di bellezza vera.

Tu vuoi questo cardine sconnesso

taglio di carne impresso nelle carni?

Quanta fatica a ricomporre

il macero segreto

anche se il punto fermo insidia

il dono e oggi amare è la crepa

sui muri che screpola la terra.

***

Siamo acqua e terra in rivoli tra ciottoli,

flussi di luce e ombra nel disordine

inafferrabile.

Nel moto siamo respiri di memoria e silenzio,

ma non c’è compimento, impronta di pienezza o perfezione

in ostaggio al mare lontananza in cielo

lingue di fuoco svenate all’orizzonte.

Intanto serpi invadono tombini

così sciupiamo la vita e questa terra,

[e noi cosa saremo…]

Eppure la luce c’è in cima ai colli

e il cielo chiaro ancora si ferma tra rugiada e foglie.

Siamo alberi anche noi,

flussi di di linfa e venature

che il tempo attraversa come all’inizio,

radici e semi siamo in attesa dei frutti,

volute di colori tra le ciglia.

© Maria Allo

*

prima di respirare

Sfuriata di sangue sfilza parole tra le rocce.

Non c’è rimedio.

Occhi tra foglie al vento ,

bianchi come sole sfiorente e suoni

stanchi di danzare sono altro

dietro ragnatele di giorni rotti ai muri.

Non c’è rimedio.

Entri nel mio petto con l’urgenza di un gabbiano

libero di perdersi tra cardini di azzurri

brancolanti e levarsi oltre le tue sfere

smorza intralci paranoici del dire.

C’è ancora rimedio?

Gomitoli di palpebre innervano la storia.

***

Prima di respirare si vive

nel fragore terso di una gemma .

Si prende forma contro il vento

dove cresce la distanza

e noi una sola polvere

nell’oscurità di dune

in dimenticanza.

Alla fine si fissa il mare

cercando il nitore nell’oscurità.

Non c’è una risposta .

Non c’è risposta alle cose spaventose

brulicanti di anime sperdute

come piume di uccelli che vagano

tra uno stupro e l’altro sulla terra .

***

Quel posarsi piano su labbra di perdono

spegne nel pugnale di giorni dissidenti

certezze irrimediabilmente perse

dietro il respiro che si chiude

e rumoreggia.

C’è verità di sguardi

su orli di dita implose,

diluvio di altre usure

rogo che divora mestizie

in cocci precipiti a schiera,

nudità su ruvide cortecce

parola incisa tra gli spazi

e un pugno arcigno di silenzio

ai piedi dell’indifferenza.

***

Tra la fine e il principio

quei suoni latenti di sempre

bagnano i semi di una divinazione

che investe la bellezza.

Sarà la terra

a sprigionare odori di gesti in divenire,

tra le ombre della notte

a stormire i voli inauditi

tra richiami frenati dall’oblio.

La ragione del sangue investirà veglie

di solchi ancestrali che forgiano

prima di respirare

verità inattese di altri canti ai giorni.

© Maria Allo

*

C’è chi

(immagine di Nick Gentry)

Risuonano cocci di mattini infranti

e impreviste veglie.

C’è chi impara a morire

per un colore e un significato.

Abbiamo conti ancora aperti

e spietate parole da combattimento .

C’è chi impara a morire

per consacrare sogni

alla quercia secolare.

Ma c’ è un paese disteso

in fondo al mare

dove il sangue in mille flutti

difende il pane a denti stretti

e dall’alto un pugno

arcigno di silenzio

si schianta ai piedi

dell’indifferenza…

Accovacciato il mare si regge

come foglia che il vento

deliberatamente scansa

in silenzio.

C’è chi oppone la ragione

nel covo della volpe infreddolita

e traina giorni come i nostri.

A concludere la resa,

passi cadenzano ipocrisie

su viali di rasura

e nel turbine lento di ossa

bisbiglia ogni vena

prima del commiato.

Il tempo può pretendere

nutrimento nel suo crescere?

© Maria Allo

*

Voglio andarmene così

 

 

Voglio andarmene così

senza far rumore

scavalcandomi sul filo

disperso dei dettagli,

invisibile sembiante

di luce silenziosa

al margine di un verso

che si schiude.

Il cammino finisce

dove l’azzurro ha il suo centro

in ogni luogo

anzi a pensarci bene

una ruga nasconde parte

del primo capoverso.

Ora è evidente la nostra realtà

tra fessure

di significati e giudizi,

tra rovine secolari

e zolle di respiri.

Ma la radura c’è in mezzo al viola

e il principio del declivio

scandisce

sempre più precipitoso

la vita quando nasce.

© Maria Allo

*

in una foglia

Il tempo trascorso e il tempo rimanente
ci attraversano in un albero
tra una foglia e l’altra.
Negli interstizi una luce nasce e muore.
Così nel respiro del vento si racchiude il segreto:
ha il timbro del sangue che ci scorre,
il chiarore dell’alba sulla bocca
mentre sinuoso il cielo
diviene seme in una foglia.

© Maria Allo

*

Mi fiorisce dentro Aprile


Gridi di luce nella gola arida
reclamano labbra e occhi da scavare.
Lembi del passato scrutano
fino a farmi male,
orizzontalmente si macerano veglie
come calice di un veleno
che non promette scampo.
Acini di alfabeti dispersi si flettono
dentro le venature delle mie gote
sempre più sottili…
Ma le tempie del mare balenano
mia madre in dissolvenza,
i tratti del suo viso
l’ancora della sua fermezza
su margine in frantumi
di silenzi.
Ecco.
Assaporo il pane caldo
delle mie mestizie.

Intanto mi fiorisce dentro
Aprile.

© Maria Allo

*

monologo

Il silenzio in pieno giorno

indomito insiste su questa pioggia

che l’oscurità del cielo rende luminosa.

Tu non chiedermi ragione di questo silenzio.

E’ pronuncia di oblio senza dolore

come il glicine che in un pomeriggio

d’autunno mettemmo a dimora

Tu non sai che i fiori del glicine da sempre

sono nemici delle foglie per un mistero

che il glicine non confessò mai?

Prima di fiorire attende che cadano le foglie

o rapidamente uccide i fiori prima delle gemme.

Tu non chiedermi ragione

di questo sguardo fluido sulle cose

lievito tenace nel silenzio

più del fragore del mare.

© Maria Allo

*

Figlia di puttana

Sei lingua biforcuta

fai scricchiolare tutte le ossa

e gli spazi discali sradicati dal corpo

ascolti le voci dell'universo provenire

da ogni fusto.

Tra labbra socchiuse

fluttui nel pozzo

squarciando la tua nudità.

Figlia di puttana

cadi in ginocchio con la faccia

rivolta al cielo

e sei fra tante

la realtà che ancora tiene

ah parola...

*

Accade d’inverno

Stasera questo vento spiritato
intralcia le mie mani e taglia l’aria intorno
come la lama un tronco irregolare.
Rimani e ascolta.
L’infanzia torna
la catena d’oro col topazio bianco sul gilè
il grande pino la casa rossa” E Rosi.”
Era come mio padre
di questo di lui ricordo.
Si ergeva solenne
“Attenta figghitta
ricorda
l’acqua d’aranciara non si bivi”.
Durante l’inverno il temporale
ingrossava quei torrenti
e l’acqua scrosciava
giù dai calanchi
e quando il grande pino fu abbattuto
rimasi a guardare
la bocca aperta e il naso per aria
senza fiatare.
Aveva mani gigantesche il grande pino
nodi di vene gonfie e l’occhio buono
come un vecchio frate.
Rimani fin quando mi sveglierò.
Accade d’inverno
quando dietro le vibrazioni del vento
sento la voce burbera e calda
la mano di mio nonno.
© Maria Allo

*

non si vede il mare

Bagliori bianchi attraversano il cielo

gelide trasparenze dell'etna si perdono

in lontananza

e non si vede il mare

o forse semplicemente

la parte più profonda del mare.

In certi moti quando il respiro passa

tra le foglie

arde la forza delle cose in me

più del fragore minaccioso

del vulcano.

A volte non si vede il mare

in questo orizzonte sconfinato

che non distinguiamo ancora chiaramente

ma in cui presto forse sapremo orientarci...

*

Euridice

a frantumarmi le ossa questa ubiquità di voce

intangibile

lungo orme di giorni feroci

su confine d'erba e scrimolo di mare.

come rumore che biancheggia in volo

quando il silenzio scava solchi di perdita

[non c'è rimedio all'ade ormai

euridice è oblio non più radice]

su rovi che implorano il perdono.

ma a brulicare parole

è questo biancospino tenero nel buio

traspare come luce e mi trattiene

così l'inverno inesorabile avanza

nel suo volo

 maria allo

 

*

avrei voluto

 

avrei voluto restituirmi intera

senza afasie

scolpire il tempo come linea attiva

in cammino

dietro eco di sussurrie fruscìi come cerchi

che dilatano in mattino.

[approdo e silenzio]

avrei voluto germinare in cerca di luce

come pianta e contemplare

solo palpebre nitide di vento

dove fiorire

smisurata aria in faccia al cosmo.

 

[liberarci da quelloche ormai non è più

che uno schema per noi]

 

maria allo

 

 

 

 

*

mai l’anima è sola

 

c'è sempre un groviglio di radici

dietro fili incerti di memoria

e se cenere  assedia le carte

minaccia di morire.

dietro velate nubi sopra abissi

ci coglie caotica

in questa esilità di gesti

fra gli sterpi

impaziente di spazi e  calore

cocci di memoria cone sangue asciutto

sul filo di azioni asettiche

a far crescere rovi tra sassi

in mezzo ai pini

e noi a radicarci nel silenzio

finchè nella radura

esploderà la luna i suoi furori

con fragore

entro i cieli d' europa.

 

[l'immagine vive]

mai l'anima è sola

*

quando una donna

"Accade ciò che non può accadere"

Hannah Arendt

 

quando una donna resta

lotta

sicura di perdere

sorride

nel suo esilio

muore

nel suo inferno

ma semina la vita

e nessuno saprà mai

la solitudine

che si è scavata

dentro.

[omettere nel dolore

esige forza]

 

 

*

in questo mare

 fuori di sè

non ha voce nè tempo

ma come giunco nella bruma

è ombra di orma balbettante

invisibile ferita

dentro venature di carne

[esplosione di oscurità]

dolore senza canto

incisione di solitudini e silenzi

l'uno è realtà dell'altro

frammento e memoria di sè

volontà blasfema che fa di noi

a fine di autunno lento

esseri senza compimento.

solo il dubbio viaggia

in questo mare

per un respiro

 

*

tutto si contiene

 

tutto è dentro e tutto si contiene

inferno e paradiso

il cielo nella mente brulica di oblio

la terra di luce morente tace.

come volto trasparente la luna

mi attraversa

quasi ombra offuscata dalla pioggia

scivola nelle mani dischiuse

ma forse è il mare a sfiorarci

in un giorno dove tutto è accaduto

[distacco equivale a nascita]

inizio è andare

sentire il fruscìo di alberi

radicati in un canto perduto

solco lambito da stagioni imperfette

su varchi rimossi e autunni in rivolta

dentro un vortice di pollini

vive di terra e di crescita il silenzio

tralcio tenace che non cede

fino al cerchio al mutamento

m.a.

*

Lungo la strada...

 

[alieno il cielo si dilata “com'avesse l'inferno a gran dispitto"]

 

Estinguersi    dischiudendo lo spazio  

incamminarsi e non riconoscersi

nei mille volti  come semi sparsi

tra  palpebre in fuga

[ in questo universo che frastorna ]

mi fa linea di profilo in ombra

*

nel silenzio di chi veglia stilla il mare

l'alba trapela fioccando alfabeti

[da dove diavolo viene quel canto]

*

non si può rinunciare al respiro primigenio

mai dimenticato

ma siamo corpi facili a perderci nelle nebbie

albe mitrate su fondali che non disperdono

mai la notte [ci sta a guardare]

[e non c'è niente di finto nel dolore]

siamo schegge in ostaggio alla marea

anime in trincea spaginate nel quotidiano strepito

e tra cenere e terra

fermenti di Settembre in agonia

ma dalle ceneri non rinunciare

per un qualche futuro

al respiro da cui prendere respiro

[scavare e dare voce all'ombra salva dall'oblio la luce]

tra alberi attoniti e muti l'autunno mi coglie  

[in volo]

ma la terra polverosa [ senza indulgenza]

ne dilegua l'ombra

senza indulgenza

 

incamminarsi in autunno

graffiando

scie di silenzi migranti

è scoprirsi già inverno

dietro lo stormire fioco

che cresce a caso nelle vie

incamminarsi dietro appartenenze

mancate

[mi fa diventare acqua piovana ]

nel fragore mi scopre inciampi di radici

mura scrollate e semine sfiatate

di foglie stecchite

ma sui rami testardi ancora il vento

incide il suo fiato stanco

*

crescimi dentro in verità

scavalca la sete

di quello che non so

ma respirami

con l'autunno che verrà

[nel brulichio di un germoglio]

e anche adesso ai colpi di vento

passo dopo passo

travalica il silenzio che a tratti

sfiora la notte che mi nutre

 

 

maria allo

 

 

 

*

L’angelo che ci cammina accanto

 

Al termine del viaggio

come trasparenti gocce

saremo custodi del vagare

in gesti cadenzati sulla sponda

di questo inabissarci

appartiene a tutti e a nessuno

e sul ciglio del supremo traguardo

riconosceremo nel silenzio

orme e suoni

dell'angelo che ci cammina accanto

 

maria allo

*

sarebbe così facile

sarebbe così facile

lasciarsi trascinare dal vento
fino allo cima
nel grembo di cieli senza peso

*che tu non sempre puoi toccare

cibarsi di bacche stranite
cercarti in tutte le notti
dispersa – aperta a tutte le visioni
ma brandelli- agonie stagnanti
puntano alla ragione
del sangue
rivoli di rime crocifisse
barlumi di voci
a radere la pelle
*
supina non scendo a patti

*
sarebbe così facile piangere
come al capezzale di tua madre
ma in cima agli alberi
imperfette rime
a rendere ragione del sangue
*
a perdifiato

maria allo

*

lembi di coraggio


lembi di coraggio più fragili
di passi nella notte
percorrono il viale di ogni creatura
siamo soli nell’enigma
che sostiene sulle spalle il peso
di un cerchio di luce
siamo soli
tagliati fuori da protervie inaudite
in piena bufera sradichiamo ritorni
nel cadere
siamo sussurri
scrutiamo il mare nel fragore
di chi ascolta fino in fondo
*
nel dormiveglia un sms
registrerà forse di noi
come lampo l’ombra

 

Maria Allo

*

rumori

 rumori alle prime luci dell’alba
giorni frenetici scorrono
la vita ritorna
*
sapessi nel vento questo rumore
che fa sentire le cose
rumore del vivere
luce dischiusa nei cerchi infranti
dei frammenti dell’universo
ragione della vastità
 a prescindere da una distanza
che ci separa
questo rumore parla d’amore
luce sulle tenebre.
*
niente di ciò che vede il giorno
svanirà per sempre
un pò del nostro sangue fluirà
nei filamenti di tutte le carni
*
rumori madidi di parole scritte
nel silenzio
sapori di terra e di vento
già lontani radono lenti
il nostro cammino

 

 

 

Maria Allo

*

fragmenta

  

un appuntito domandarsi

su piedi lubrificati
non scansa la morte
ma trattiene la vita
la trattiene docile in catene
erba alle calcagna
e labirinti sopra il prato
*
alberi di latta inferriate in attesa
luce silenzio
odore di caffelatte
non rimarginano le ferite
una voce di den tro tace
non ha ali e non ci somiglia
percorre futili giorni
rasente alla nostra pelle
negli incavi del cuore
credo si tratti del giorno
in uno spazio di autunno
*
pioggia sparsa di dolore
e noi in pasto al mistero
come cenere
*
un lampo negli occhi
nella pelle nel sangue
srotola semi di attesa
confine di vento
che offusca sconfitte
su erranze  e assenze
come genesi respinta
su radici di quercia
dove fluisce la parola
che traduce gocce fra due luci
*
bisbigli di corvi a sera
*
un andare e ritornare
non sigilla occhi e viso
ma riporta nello stesso luogo
un chiamare per fuggire
è solo scudo per occhi
recidere recidere dentro
anche il respiro
aprirsi aprirsi  verso dentro
verso fuori
cecità nella luce di silenzio
follia nel delirio
che ingerga la parola di unisono
*
reale e non reale tutto include
*
non esiste verità
apre le sue chiuse
apre le sue rovine
di integrità in un momento
ascolta il rumore di sangue
che stilla oltre l’orizzonte
sogni ombre voli di occhi
svanire  nel gelo
vuoto cigola sui cardini del Nulla
sorsate di sabbia
gridi di gabbiani al tramonto
sul fianco di un colle
sopra ogni mutamento salpano
col moto alterno delle onde
ticchettio tregue brandelli di giorno
su pelli strappate al mondo
risuonano nell’incavo della  mano
come di perdita futuro sparso
*
non c’è sollievo
ci curva un peso di tempeste
vivere sul ciglio della strada
ci silenzia una mancanza di luce
eppure il cielo imperla tutti i mari
ma non sfiora voli qui dentro
non schiude corpi la fuori
solo pezzi di memoria
solo parole deformate inganno di vocali
forse  per non soffrire mai
solo sguardi di avversità
per timore di uccidere
epifanie in dissolvenza
un cigolio ci incatena le tempie
*
non parlo di ieri o di domani

 

*
un lampo negli occhi
nella pelle nel sangue
ad ogni passo nasco
per una foce che non esiste
ferita attraverso l’ombra
di una condanna
a tratti parole si frangono
in silenzi fino a vene profonde
e mai così nude
la verità si sperde dentro i tuoi occhi
sguardo di sale volto di pietra
scavato nel buio
di terra straniera
*
alle soglie dell’autunno
*
si inseguono ombre azzurre
e un po’ di sera
come sogno errante di sparviero
affila questo mio tempo
di meridiane scalfite
assenza compressa
volto di pietra
sangue  che stilla un’attesa
silenzio che diviene acqua
come marea
nuda la pioggia
molteplice si arrende
alla sabbia
‘*
brucia tristezze un incenso effimero
e non lascia tracce di ore di giorni
annodate al respiro di cenere muta
detriti solo detriti di occhi assenti
asserragliati e non presenti
ti rinnego e trafiggo parole
ma le proteggo con tanto fiato in gola
nel silenzio che mantiene
in ginocchio le parole
accecando stupori e redenzioni
*
intanto tu distorci le palpebre al cielo
in cambio di una gola arida
chnon esiste verità
apre le sue chiuse
apre le sue rovine
di integrità in un momento
ascolto il rumore del tuo sangue
che stilla oltre l’orizzonte
sogni ombre voli nei tuoi occhi
svanisco  nel gelo
vuoto cigola sui cardini del Nulla
lancia strali e silenzi di pietra
derubi la luna per un demone
a cui non sfuggirai
*
aguzzino di te stesso
e non poeta
*
pelle e verbo dentro una luna d’amaranto
trasportano più in fondo
oltre la morte me pazza
balbuziente e straniera
belva selvatica senza superbia
acqua fuoco terra simile alla mia terra
e non sono se non l’altro

 

Maria Allo

 

 

 

 

*

anche dopo le parole...


 tetti bianchi come la nostra anima

cigolano silenzi
non sapevo di essere dentro
in un punto affilato del glicine


prima di fiorire
*
sul crinale
la casa di pietre nude
il cancello arrugginito
i vicoli di pietrisco
la luce bianca sul tronco
un vento sulla nuca
il pianoforte muto
polvere sul ripiano


senza sfiorare la ringhiera
non so se sparire o restare
*
nubi da ogni parte
la parola rimbalza al tempo giusto
pietra anoressica
brandelli di fori nemici di foglie
si levano in alto
schegge di carni
anche dopo le parole


meglio sparire nel rosso del tramonto
in silenzio



Maria Allo

 

 

*

Memoria

 

 un disordine mi abbacina

 

tra  alvei di  radure e semi di corolle

 

tra portici di altri tempi  e ulivi

 

dimentica dell'acqua

 

in  punta di respiro

 

 sono tempo

 

nel cerchio senza tempo

 

in cammino con la pioggia

 

*

 

un disordine mi abbacina

 

ombre frusciano tra pini

 

*

 

a tratti  si frangono sfrangiate

 

da  bordi di arenili

 

 raffiche di contrad-dizioni

 

fatti di ogni giorno

 

mi sfiorano le mani

 

fatti di ogni notte

 

-non c'è verso-

 

i conti  non tornano mai

 

*

 

 così riprendo il cammino

 

scheggia in un solco

 

intanto tentacoli di lava

 

stupranostranamente

 

balbettio di brina

 

nel vento di gennaio

 

Maria Allo