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Raccolta di poesie di Angela Caccia
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

NELLO SGUARDO DI CHI RESTA (10.2.2015 Lampedusa)

 

 

Vita morte

indissolubile diade
e i nostri occhi impigliati nei suoi fili

 

dall'una all'altra
un confine netto: per i più
una foto a tinte forti che scivola 
piano nel colore seppia 
-appena ieri 
il transito di 29 luci
         da nubi assordanti
         all’ombra immane
         muta sepolcrale.

 

L'ascesa al ghiaccio cielo zaffiro
il tunnel per approdare al Sole
o si schiuse la botola di un sotterraneo?

 

Chi videro quegli occhi spalancati 
nell'attraversare il confine?
Una parola d'amore
o una bestemmia
cosa impasto' per ultimo la bocca?

 

A noi, strati di tempo
con memorie ancora da colmare
il difficile piacere del dubbio

 

che sia ambigua la frontiera
se chi muore 
chiede conto della propria vita
a chi resta.

 

*

Il quadro bello

Il quadro bello

 

Combinazione casuale di cellule

modulazioni del tuo colore

i giochi di un sole nella vasta penombra

 

anima

in spalla fin dal primo pianto

 

tre sillabe senza fissa dimora

un mondo parallelo

il quadro bello a cui manca il sonoro

 

i suoi cirri nei pensieri del mattino

dai loro vetri è più rosato l’orizzonte.

 

Inaspettate connessioni sulla soglia

dell’istante sarchiano il terreno del giorno

 

a poco vale un arsenale di voci e locuzioni

il mondo inchiostrato è da sempre nei paraggi.

 

Dissidente

stellante

capita che irrompa tra due virgole

e al cuore che ti sanguina lento

non resta che accreditare quelle parole.

*

Senza titolo #poesiapoeti

Barche di carta sull’oceano. Vele spiegate

vergate da un vento che si spera amico.

 

La notte è salvezza che passa per un abisso

mostra una rotta che il giorno a tratti vanifica.

Si naviga a vista rotolando sull’onda gonfia

 

la più slanciata a lontananze d’orizzonti:

lucciole tremolanti che sfidano chi ha

coraggio e continua il viaggio.

 

Qualcuno approda

dove la coscienza si fa porto.

 

Da Nel fruscio feroce degli ulivi – Fara 2013

*

Ad Angela Caccia il 1° premio ’Il Convivio 2012’

Ad Angela Caccia il 1° premio assoluto “Il Convivio 2012”per la silloge poetica “Il ciottolo”

14 settembre 2012

By Mimmo Stirparo

È con vivo compiacimento che apprendiamo del prestigioso riconoscimento ottenuto dalla cara amica poetessa Angela Caccia. Si tratta del 1° premio assoluto per la sezione “Silloge di poesia inedita” al Concorso  Letterario Internazionale “Il Convivio2012”organizzato dall’omonima Accademia Internazionale di Castiglione di Sicilia e presieduta dal prof. Angelo Manitta. Il Concorso, che ha cadenza annuale ed è alla dodicesima edizione, ha visto la partecipazione di 972 artisti di cui 83 stranieri. La prestigiosa giuria, composta da 23 membri, aveva come Presidente onorario Giorgio Barberi Squarotti.

La silloge premiata prende il titolo “Il ciottolo” dall’omonima poesia che vuol significare, con versi riccamente offerti, la sua voglia di riprendere, dopo il tempo interrotto, il cammino interiore segnato dall’amore e da certa sofferenza che in Angela diventa profonda meditazione e ricerca di verità.

Nella lirica Il ciottolo c’è già questo. Leggiamola: “Vivo la mia periferia/ nell’insana nostalgia del centro/ – dice il Cuore.// Mi attraversa il quotidiano / come una pena senza nome/ e pianto i miei passi nel buio/ alla ricerca dell’istante aurorale/ di un boccio di tempo fermato.// Lì si fanno mare i miei rivoli/ e la realtà mostra il suo fodero/ nel cielo caldo di un silenzio/ che zampilla in parole/ forse poesia.// Fuori dall’incanto/ torno un ciottolo assetato di sale.”  

Dovrò ripetermi da una precedente nota di recensione e non posso fare diversamente  per confermare che il pervenire alla Poesia, per Angela Caccia, è stato un approdo vitale, uno scalo nell’immensità dell’essere. Da bambina a donna, il salto è stato veloce senza che ella si accorgesse, se non in epoca appena matura, di fluire all’unisono con gli umori fluttuanti della vita di provincia. Afferrava ella le varie tappe del vivere comune con sferza satirica, con struggente rimpianto delle cose non avute, non fatte o rimandate. Oggi nella poetessa calabrese l’analisi tematica diventa più ricca, non solo di contenuti,  offre affreschi paesaggistici di alta valenza, descrizioni, stati di animo, riflessioni. In questo senso posa la mente e raffigura magistralmente la terra madre come in Il calco dei pensieri laddove leggiamo: “M’immergo nella gente mia e/ sono musica anch’io di questo/ vicolo che d’inverno addensa di silenzi./ Qui è il calco dei miei pensieri, morbidi,/ quando un lampione dimenticato/ dondola nel buio …/ Qui il contadino getta il seme e poi/ fa la conta di speranze e delusioni/….Qui, dove si mastica un pane infuocato da / legna d’ulivo e il fumo acre traccia un sentiero/ nel regno della nostalgia, qui è la terra mia …”

Angela Caccia scopre se stessa, scava dentro di sé e in una sorte di tuffo nel passato costruisce le pagine sciolte che invece si raccordano tutte ad un cordone ombelicale personale. Ne vien fuori una verità segreta, sillabata con la parola misuratamente emozionata e colorata da delicate tinte.

Insomma l’amica Angela scrive la sua poesia amandola in forma quasi viscerale, anche se, spesso, sprazzi di dolorosa impotenza ricoprono i versi di un velo di accorata e malinconica nostalgia.

Certamente meritato il riconoscimento del “Convivio2012”come i tantissimi altri ottenuti anche fuori dai confini nazionali. Appuntamento per la premiazione a Giardini Naxos di Messina il 28 ottobre prossimo.


*

L’ECO DI UN SUONO

La mia poesia  è l'eco di un suono

e non ti svelerà mai la parola.

Rimarrà sospesa come stella nella notte

che pulsa, audace,

nella sinfonia dei chiaroscuri.

È voce all’emozione e tu ne sei lo scrigno.

 

A te, dunque,

che mi leggi con occhi muti e

 con indolenza  tracci  il solco delle

mie rughe, segui il ritmo del mio respiro;

 

a te

che entri nei miei sogni e li colori di tuo

e ascolti il grido di quest’argilla che

reclama la sua forma;

 

a te

funambolo dei tuoi pensieri nel mio pensare,

passo amico che si affianca al mio

così ritroso;

 

a te

che per curiosità o mistico pudore

  ti accosti all'intimità del mio cielo...

 

  serbagli, ti prego, un cesto di pietà,

dimenticati nel suo dolore, consumane la gioia,

e raggiungi nel tuo cielo l’essenza di quella parola.