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Raccolta di poesie di Fernando Massimiliano Andreoni
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Se il paradiso (If heaven)

Se il paradiso esiste

vorrei fosse così:

il sole che tramonta

dietro le nostre sagome

e mano nella mano

camminiamo più piano

in una via di Brooklyn.

 

Lo skyline sullo sfondo,

come se fosse un film,

tu stringi la mia mano

e non la vuoi lasciare,

proprio come adesso

non capita poi spesso

e poi mi prendi in giro

con quel tuo fare vispo

se canto una canzone,

ma "lui la canta meglio”!?

 

Allora metto il broncio

e forse tu ci caschi,

mi sposti un po' i capelli

e poi mi baci piano,

ma è un bacio senza fine

e da quella finestra

sorride una signora

mentre stende il bucato.

 

Se il paradiso esiste

cammino accanto a te,

più fragile di adesso

e tu più forte e fiera

di tutta la tua vita

e dell'uomo al tuo fianco.

*

Scoperta

Scoprirti più bella,

in fretta, al mattino

e con il rossetto

carezzi le labbra.

Lo sai cosa accade,

il cuore,

quel pezzo di te

che spesso hai fuggito,

si è aperto nel seno

ed ora sei uscita

dalla tua tana

di ombre e paure,

e dentro allo specchio

ti scappa un sorriso.

 

Scoprirmi più uomo

e poi ti circondo,

ti prendo le mani

scegliendo la danza.

Lo so cosa voglio,

tenace,

come non sapevo,

non ho più temuto,

in mezzo alla pioggia

o sotto un bel sole,

di perder l’amore,

perché di me stesso

il centro ho trovato

e tu dentro al cuore.

 

Scoprire è ogni giorno

la voglia di esserci,

di prendere un bacio,

portarlo nel mondo.

Sappiamo che fare,

la vita,

tra vie ciottolose,

poi viali alberati

e cime raggiunte,

ci osserva e ci sprona

e c’è il desiderio

di star nel mistero

racchiuso nel petto

di due come noi.

*

Solstizio d’estate

Tu sei tutte le dimore

che io voglio abitare,

sei il mio campo di grano

in cui vorrei svanire,

l’onda chiara e spumosa

che mi possa cullare

e poi il sole allo zenit

che mi acceca la vista.

 

Scorri dentro le vene

come un nettare antico,

eri nelle mie ossa

senza ch’io lo sapessi,

c’è qualcosa di sacro,

misterioso ed arcano,

che ha vibrato il mio battito

finalmente col tuo.

 

E nel giorno più lungo

quando il sole si placa,

ferma il suo progredire

e riscalda l’estate,

tu mi hai preso per mano,

hai cessato ogni indugio,

ti ho abbracciata più forte

e baciata all’aurora.

 

Sei la casa che voglio,

con quel tuo fare lieve,

ti ho riempita di fiori,

con i petali gialli,

ti proteggo e ti curo

con la spada e col sangue,

e ogni sera le mani

strette attorno ai tuoi fianchi.

 

*

Se tu mi accogli

In un posto sicuro

dove il cuore non tema

le folate del vento,

le bufere di pioggia,

dove anche se piangi

sono lacrime chiare,

che disvelano al mondo

la tua anima bella.

 

Se mi accogli ogni giorno

dopo l’altro poi viene

un abbraccio infinito

come tu mi sai dare

e davanti a un tramonto

io ti tengo per mano,

perché dopo ogni sole

c’è una luna che nasce.

 

Quando esco di casa

e nell’aria respiro

quel profumo di pioggia

che sta per arrivare,

quel sapore umidiccio

mi risveglia un ricordo

perché siamo dei figli

di ogni nostro passato,

impastati di storia,

fatti poi di memoria,

quando smette il frastuono,

riscopriamo il principio,

ritroviamo la strada

e sappiamo che fare.

 

Se mi accogli stasera

il respiro si calma,

ti ho aspettata alla soglia

perché tu hai lo strumento

che conduce le note

alle porte del cuore,

mentre esplode la voglia

di invecchiare con te.

 

*

Lucca

Da lontano ti vedo

tra le torri e i palazzi

e quel verde accecante

sotto il sole di luglio,

che profuma di erba

non appena è tagliata,

proprio lì dove un tempo

pedalavo in triciclo.

 

Poi le strade in penombra

che hanno visto duelli

e miracoli, e amori,

ne respiro il ricordo.

 

Lucca piena di storia,

di splendore e leggenda,

di fanciulle in carrozza

che si giocano l’anima,

o scolpite nel marmo

a futura memoria

di un amore perduto,

di bellezza che è eterna.

 

Strade buie e pavé,

logge già medievali,

per buttarcisi dentro

e poi fare l’amore.

 

Lucca bella e incoerente,

sei un sepolcro imbiancato,

sorridente al mattino,

operosa e borghese

e la sera puttana,

smalto nero e rossetto,

da far perdere il senno,

da fissare negli occhi.

*

Il mare negli occhi

Ci alzammo all’alba

madidi di sudore,

le tue labbra più rosse

giammai sazie di baci

e quegli occhi spillati

cristallini di un mare

che mi attrae

e anche fuggo,

ma il cullar delle onde

mi fu sempre vicino,

come i tuoi movimenti

mentre gemi appagata

e non chiedi più niente

solamente il silenzio.

 

Guardammo fuori,

oltre il vetro appannato

di un umido ottobre

le prime flebili luci

di un giorno che nasce

spensierato, felice

e la notte si spegne

con le sue note calde

che risuonano ancora,

ci hanno tolto il respiro

e condotto per mano,

indicato la strada

da guerrieri mai domi

e poi fatto volare

come Pegaso, alato,

che combatte, poi sale

e diventa una stella.

 

Nella tua mano,

tremava come foglia,

ho sigillato

il segno del mio amore,

che si riverbera

nel gorgoglio dell’acqua

di quel ruscello

dove mettesti i piedi

che ora ti portano

a spasso per il mondo.

*

Nuvole

Nuvole

di un grigio cenere

su quel tramonto

che muore

nei miei occhi

e cerco Venere,

mi perdo

dentro il cielo,

lo guardo a lungo

e ci vedo me stesso.

Ritorno a un tempo

antico come il mondo,

con una tavola

che è piena di ravioli,

poi un autogrill,

la Seicento che fuma

e su a Venezia,

sempre nel mio destino.

Ma quel colore

vira in un nero pece,

mi blocca il cuore

e mi ferma il respiro,

per poi riprendere

lentamente il cammino

fatto di passi

a cercare un sorriso.

C’è ancora arancio,

dietro quei nembi radi,

ed ho negli occhi

come foto stampate,

un paio di jeans

arrotolati ai tuoi piedi,

un cuore aperto,

ne ho forzato la porta

e lascia uscire

tante lacrime dolci,

apre il tuo guscio

e mi esplode nel petto.

Nuvole

se ne vanno via

e nella scia

di questo navigare

vedo una luce

e ne seguo il bagliore.

 

*

Piano sequenza

Il mio quaderno

sgualcito sul divano

mentre impaziente

mi muovo per la casa,

un disco gira

e rompe il mio silenzio

il cui rumore

non posso più sentire.

 

È la Bohème,

è proprio quell’accordo,

come una freccia

mi arriva dritta al cuore,

perché la musica

mi scava dentro l’anima,

sfiora il mio viso,

carezza i miei ricordi,

mentre Mimì

fingeva di dormire

c’è quella nota

che un po’ mi fa volare,

muove le labbra,

rincorre un’emozione

di un giorno, un tempo

e di tutta una vita.

 

La pioggia fuori

ha smesso il ticchettio,

guardo il mio cielo

profondo come il mare,

bello da togliere

il fiato e la parola,

come il tuo sguardo

stampato nei miei occhi.

 

La melodia

si muove nella stanza,

e con la mano

discosto la tendina

penso all’amore,

a tutta la mia vita

mentre Puccini

rincorre il mio respiro,

mi riempie il cuore

di un senso di infinito

e mi domanda,

e cerca una risposta

chissà chissà

cosa sarà domani,

so solo che

un “Ti amo” sta aspettando.

*

Io conosco l’amore

Io lo so che cos’è,

l’ho aspettato per anni

e ci ho messo una vita

per gustarne il sapore,

il suo muoversi adagio

nelle stanze in penombra

poi di corsa attraverso

tutte quelle del cuore.

È quel sole che scalda

una spiaggia a settembre

e sussurri impacciata

che non meriti tanto,

la mia bocca infuocata

che ti schiude le labbra,

la tua schiena si inarca

e non chiede più niente.

È quel senso di eterno

tra paura e magia

che finisca tra poco,

ma più forte è del tempo,

o quel vento inatteso

che ti smuove i capelli,

le mie dita più lievi

e mi sembri di seta.

È quel senso di te

che mi scorre nel sangue,

la speranza di un mondo

in cui tu sia felice,

la certezza di vivere

solo per ritrovarlo,

di spillarlo ogni giorno

dal barile del cielo.

È sentirmi più bello

perché mi sento amato,

è vederti stupenda

fino a togliere il fiato

solo perché il mio cuore

è ripieno di te.

Son smarrite parole,

turbamento, stupore,

è un rametto che cresce

se si ferma poi muore,

la borraccia che porto

sempre piena con me,

desiderio mai sazio

di riprendere il viaggio.

*

Un giorno felice

È fatto di poco,
profumo di pane appena sfornato,
i tuoi piedi scalzi in giro per casa,
un tuffo gelato nel mare d’aprile.

L’amore in campagna, là sopra un muretto,
i miei occhi stanchi su un vecchio fumetto,
le lacrime dolci di un dono inatteso,
un riso sguaiato che fugge un timore,
tu sopra il mio corpo davanti ad un fuoco,
il giorno più bello vissuto per gioco.

Poi l’alba in montagna con gli occhi annebbiati,
il tuo respirare da sempre affannato
addosso al mio viso, rumore di gioia,
bisbigli al telefono e un giorno finisce,
la scossa nel ventre se incontri l’amore,
carezze ai capelli di mio figlio stanco
e un attimo eterno che ferma un sorriso.

Il vento davanti e dietro il tuo seno,
guardare la luna distesi sull’erba,
sdraiati di fianco, la schiena sul viso
e i tuoi fazzoletti smarriti per casa,
lenzuola lavate con dentro il tuo odore,
profumo dell’erba sull’uscio di casa.

È quando ti ho stretta ma piano, più piano,
col solo motivo di non farti male,
è per non scordare
che feci al tuo fianco,
quel film ritrovato che cerchi da sempre
ma fino a stasera non lo ricordavi,
guardare un Picasso
le tue mani strette,
un viaggio lontano
ed io che ti sfioro,
e senza parole poi ti lasci amare.

È scheggia di spazio,
è zolla di terra,
che separa i corpi,
non spegne la fiamma
che arde per sempre nelle tue pupille,
son dita più lievi che suonano note
e volano sulle tramontate stelle.

E sono armonie di giorni passati,
che scavano spazi,
mi cambiano il cuore,
scoperto a smarrirsi
nel fondo degli occhi,
in una melodia antica
che mi suona la vita.

*

Perso

Perso

in questo tempo senza tempo.

Non più abbracci,

né baci,

né sorrisi,

stretto in una stanza

dove il mio corpo è gettato.

A volte guido

ma più non vedo

la strada sempre vuota.

A volte sogno

e ritrovo un tempo

in cui il possibile

era tutto quanto

e ogni coraggio

senza alcuna fine.

Ma non dimentico

della felicità il rumore

che ora io non riesco

d’un tratto più a sentire.

Mi aggrappo allora al sole

che mi ha visto felice,

a un vento più leggero

foriero di profumi,

al fiore che ho toccato,

ad un nuovo tramonto,

al mio respiro caldo

che vuole ancora fiato.

E so torneranno

di colpo i chiacchiericci,

le voci dei bambini,

e so che non esiste

il mare senza spiaggia,

il cielo senza nubi,

il bosco senza rovi,

la vita senza un bacio.

Vorrei che lo sapesse

negli angoli del mondo

chi la bella speranza

incredulo ha già perso.

 

*

Passo dopo passo

Passo dopo passo,

in quest’aria straniera

un silenzio assordante,

dietro l’albero il sole,

cerco e non trovo

un segnale sicuro,

c’è solo un merlo

che mi guarda stupito.

 

Passo dopo passo,

in un tempo straniante,

seguo i pensieri

che girano dentro,

è un frullatore

di sogni e ricordi

mentre la brezza

mi bacia le labbra.

 

Passo dopo passo,

in questo campo brullo

provo e riprovo

a cercar la mia via,

immagini, emozioni

sono nelle mie tasche,

poi mi perdo il filo

e faccio cose sciocche.

 

Passo dopo passo,

in mezzo a questo bosco

respiro un’armonia

che illogica mi appare,

mi guarda quel leprotto,

sembra mi legga dentro,

si gira e scappa via,

riprendo il mio cammino.

 

 

 

*

L’incanto

                                                 L’incanto

Nei tuoi occhi spillati

con le labbra socchiuse

di parole sospese

e di gemiti attesi,

nel sapore del vento

mentre guido la moto

e ripenso al tuo sguardo

se ti faccio una foto,

nel profumo del pane

che attraversa le stanze,

che ti riempie la bocca

e ti ruba un sorriso,

in un verso più nuovo

che è caduto dal cielo,

mi rimugina dentro

un ricordo sereno,

nelle note del piano,

si diffondono intorno,

con le dita le sfiori,

con il cuore le sento,

nella strada che faccio,

le persone che incontro,

mentre inseguo un rifugio

più sicuro al mio cuore,

negli sguardi che vedo

e le mani che cerco

da tenere per sempre

appoggiate alle mie,

nel mio spirito forte,

anche quando ha paura,

perché più non capisce

l’alfabeto del cuore,

nell’oceano del mondo

in cui navigo a vista,

poi intravedo una barca

e l’incontro con te.

                                                                    

*

Il cielo è stellato anche di giorno

Ho camminato con i piedi stanchi

fantasticando di non esser qui.

Ho respirato tutta quanta l'aria

quella che spesso mi chiedevi tu

e adesso sento che il tempo con te

per sempre ha mutato ogni cosa di me,

con quella sensazione così forte e intensa

di essere ogni giorno al punto di partenza.

 

E guardo il cielo, lancio gli occhi insù,

seguo le nuvole nel loro viaggio,

con un silenzio surreale e nuovo

che accompagna ogni movimento,

ogni mio passo dentro questi prati,

l’erba bagnata sotto le mie scarpe

e con la voglia di fuggire via,

senza lasciare più la porta aperta

e il mondo fuori dalla mia follia.

 

Sei la ragione per cui ancora vivo

o sei soltanto un miraggio strano,

di questo amore così muto e caldo

che stringo ancora dentro la mia mano

e conto i passi lungo questa strada,

sussurro piano ogni mio pensiero,

guardo le rondini con il loro volo,

un po’ più in alto un immenso cielo

e son sicuro anche se non vedo

che c’è una stella per ogni persona,

splende e rischiara in ogni stagione

la nostra vita che prosegue il viaggio.

 

Mi son fermato, ascolto il mio respiro,

e scruto il cielo, sento la sua forza

e so che c’è una goccia di speranza

nelle parole che ti sto scrivendo.

 

 

 

 

*

Cose di poco conto

Cose di poco conto

L’orecchino spaiato

tra i tuoi fogli di appunti

e quel cuore che brilla

proprio sopra il comò.

 

La serranda calata

quando arriva la notte,

le tue calze gettate

tra la sedia e l’armadio.

 

Un profumo di rosa

mi attraversa più intenso,

mentre note rincorrono

il tuo sguardo sui tasti.

 

Nelle pause il silenzio

si nasconde veloce

sotto il caldo respiro

di chi veglia il tuo sonno,

mentre muove la coda

e ti pare che sogni.

 

Sui fornelli ormai freddi

trovo ancora il caffè

e una tazza scalfita

che sa del tuo rossetto.

 

Non ho visto mai mondo,

conosciuto l’amore,

né baciato le labbra,

mentre perdo la testa;

tutto questo non c’era,

era un sogno, un mistero,

un destino celato,

fino a quando

improvvisa

sei caduta dal cielo.

 

E quel fiore sul piano,

quei vestiti buttati,

l’orecchino perduto,

il caffè nella tazza,

sono cose da poco,

polaroid lungo il giorno,

sono tutto il mio mondo,

il sapore di te.

 

*

Il mio autunno

Il mio autunno

Amo le foglie,

dorate e crepitanti,

che nuotano nell’aria

fino a cadere

e spandersi nei viali,

mentre l’autunno

col caldo suo tepore

mi rasserena,

colora la mia quiete.

 

Amo le sere,

fulminee e già piovose,

che freddolose e

piene di vapori,

con i miei sensi

si mettono a giocare,

mi intorpidiscono

e spostano il foulard.

 

Amo il tuo odore,

che sa di muschio e selve,

mentre mi stringi e

rubi il mio respiro,

e mi sussurri

bisbigli di parole,

e poi conchiglia

ti incolli intorno a me.

*

Perdersi

Perdersi

 

E mi perdo i sensi,

e le parole

che sfiorano il tuo corpo,

ed ogni cosa

non ha più consistenza,

ma luminosa,

risplende intorno a noi.

 

Ed ogni poro

si apre sulla pelle

e si riposa,

cullato dalle onde

dei tuoi sussulti,

mischiati insieme ai miei.

 

E tu ti apri,

conchiglia rosa e argento

e, profumata,

mi accogli senza freni

e sai di mare

che immerge ogni tormento,

arresa e armata,

mi assali e ti abbandoni.

 

È notte,

il tempo non ha tempo

e le pupille

si perdono per sempre

sul tuo profilo,

di labbra, mani e fianchi,

mentre nell’aria

c’è solo il tuo respiro

e una certezza,

di quanto i nostri cuori,

così roventi,

si fondono all’unisono,

danzando,

senza sosta e senza veli.

 

In terra,

mare e cielo

la loro eco

inonda l’universo

e attende lieve

soltanto di tornare

in un abbraccio,

un nido, un letto caldo,

per riposare

e perdersi di nuovo,

dentro di te.

*

Ragazzo smarrito

                                               Ragazzo smarrito

Anni Novanta

e un cielo stellato,

cerco una strada

che non so se ho trovato,

ma la tua immagine

è nitida, chiara,

ora ritorna

più forte del lutto,

con prepotenza,

non so dominarla,

come in quei giorni

di un mese di maggio

in cui il destino

ti prese al suo laccio.

 

E non dimentico

mesi e stagioni,

io ti rincorro

e tu che t’inquieti,

sembri un viandante,

di più,

un bimbo sperso,

uno di quelli

dell’isola magica,

quella che trovi

seguendo la stella,

ma io, purtroppo,

non sono il tuo Peter

e mi ritrovo

a bussare a portoni

senza nessuno

che trovi la chiave.

 

E ne è passato di tempo

e parole,

finchè alla fine

hai trovato la strada,

fatta di cuori

e lacrime e mani,

piena di storie,

intrisa d’amore.

 

Trent’anni dopo

e cerco la strada,

ma non dimentico

la tua risata.

                                                                                     21 febbraio 2020

*

Il tempo del nostro amore

                                       Il tempo del nostro amore

Sento l’acqua che bagna la schiena

e all’improvviso non so più capire,

mi arriva il profumo di un vecchio sapone

e come in un sogno ti vedo lì accanto

mentre indossi una calza

o forse mi sbaglio,

sei in auto che corri per venire qui,

e stiamo partendo per un nuovo viaggio

dei tanti pur brevi che abbiamo tentato,

perché tu mi hai detto che solo fuggendo

saresti riuscita a spiccare il tuo volo.

 

E io non capisco perché tu abbandoni

tutti quei colori che ti pitturano l’anima,

tu scelga quel grigio, per un sacrificio

che rischia di perderti lungo la strada.

 

Mi muovo in silenzio in mezzo alla stanza

è come se ancora non fossi cosciente,

è come se il tempo si fosse fermato

e sempre più spesso io sposto le ore,

riporto lancette al loro minuto,

è l’unico modo per non impazzire.

 

Intanto però rivedo il tuo viso

e ancora mi chiedo se davvero è successo,

se i tuoi desideri, i tuoi slanci, i sussulti,

se tu che mi dici che ti senti a casa,

che mi vuoi per sempre,

nel mondo e anche addosso,

se questi momenti non li hai più voluti,

oppure son io che sono già morto,

o in coma, o rapito in un mondo alieno,

laddove la testa non è più con me.

Ma non c’è alcun posto,

né tempo, né spazio

laddove il mio cuore smarrisca la strada

altrove decisa, già scritta, segnata,

quel cuore in cui tu hai sempre il tuo posto

che non mai hai perso,

fai ancora pulsare.

 

                                                                                     05 marzo 2020

 

 

*

Tramonti

                                                Tramonti

Tramonti sospesi

tra cieli e pianure,

tra monti e villaggi,

tra stelle e saette,

si accendono ad ovest,

si schiudono lievi,

si scoprono forti

e sfiorano il cuore.

 

Quel cuore che balza

lì sopra il cuscino,

non sa darsi pace,

e come un bambino

non sa se gridare

o chiudere gli occhi,

provare a sognare

un giorno diverso

che sappia di antico,

profumi di nuovo,

che porti con sé

l’ardore di un fuoco,

un gesto gentile,

un bacio più lieve,

l’aroma del pane,

e l’eco di un tuono.

 

Perché all’improvviso

si è fatto più buio

c’è fuori la pioggia

che sbatte sui vetri

e io che ti stringo

qui dentro il mio letto

ti sfioro la schiena

e gli occhi socchiudo.

 

Tramonti sospesi

là in mezzo alle onde,

profumo di fiori

che nascono in fretta

al primo tepore

che slaccia i maglioni

ma la sciarpa nera

è sempre con me,

come quel sorriso

promessa di bene,

un pegno d’amore

per sempre di te.

                                                                                      09 marzo 2020

*

Puppino caro

                                                  Puppino caro

Dove sei?

Ci sei sempre stato

e ti penso stasera

perché certamente

mi avresti chiamato

per prendermi in giro

come sempre hai fatto

quando il bianconero

ha gonfiato la rete,

la “ralla” dicevi

che è ben meritata

per chi come me

“tiene” un’altra squadra.

 

Rivedo i tuoi occhi,

il sigaro in bocca,

il fumo ti avvolge

ma non può fermare

il tuo andare lesto,

le mani in cucina,

la testa al domani,

il cuore al passato

e quel tuo venire

sicuro e sereno,

come un pomeriggio,

di un luglio lontano;

venisti a quel treno,

non ero tornato

all’ora fissata

e senza parole

con un solo sguardo

mi hai “scortato” a casa,

mi hai fatto capire.

 

Chissà se anche adesso

ti chiaman Puppino,

laddove passeggi

la cicca mai spenta,

per mano alla donna

che hai sempre amata,

e credo che ad ognuno

vorresti augurare

la luce negli occhi,

i cuori al sicuro,

come i vostri due

che sento vicini.

                                                                                          09 marzo 2020

*

Ho sognato il mare

Ascolta.

Ascolta.

Sono note che ho udito ma non ricordavo

ed ora ritornano e non le controllo,

mi penetrano il corpo, è un mare in tempesta

un gorgo improvviso, travolge ogni cosa.

E’ strano, profondo, ma non fa paura,

mi prende, mi accoglie e mi porta via,

lontano, in un regno che non ho mai visto,

è come passare ad un’altra vita.

Ci sono violini che vedo sfuocati,

son come saette che esplodono in cielo,

quel cielo che sempre si fa più lontano

ed io cado giù nel profondo più nero.

Son qui e mi sento nel ventre di un mare

che un giorno fu madre e vuole che torni

laggiù dove musica inebria il mio cuore

e l’acqua che temo ormai mi ha rapito.

Ma ora le vedo le mani, le tue,

che sfiorano l’ebano di tasti consunti

ed io sono lì mentre scrivo parole

e l’altro me stesso si perde tra i flutti,

stremato si arrende, esanime, vuoto

non so più capire se è sogno o realtà,

e c’è la tua schiena davanti ai miei occhi,

si inarca e non sa più trovare il giaciglio

per stendersi dopo i tumulti del cuore.

*

A mia madre

Mi ricordo,

piccino,

una sera le ho viste,

nella tua sottoveste,

le tue forme leggere

e guardavo stupito.

 

Un anelito nuovo,

turbamento e pudore,

mi passava attraverso,

mentre svelto saliva

il rossore sul viso.

 

Ti ricordo nei viaggi,

per le calli

a Venezia,

gli asinelli

a Perugia,

i panini

mangiati,

mentre il babbo guidava,

nella nostra Seicento.

 

Poi rivedo il tuo sguardo,

che si fa più arrabbiato,

che mi tiene lontano

e un perché che è rimasto

come un’eco lontana

che attraversa la mente.

 

Sei dovuta andar via,

a metà del cammino,

e ci ho messo del tempo,

una strada di anni

per capire alla fine

quanto ti era costato.

 

E ora so finalmente

che seppure mi manchi

il ricordo di te

che mi stringi al tuo ventre,

quegli abbracci sognati

sono dentro di me,

senza loro non sarei

mai arrivato fin qui.

*

Alberi

Li sento

dentro di me.

 

Crescono e

si scuotono

come se li muovesse

il vento che

mi si agita dentro

e mettono radici,

sempre più

profonde.

 

Si bloccano il respiro

al primo gelo

e sembrano morti

fino a quando

anche il cuore

non si riscaldi.

 

A volte

mi risucchiano ogni energia,

altre volte,

muovendosi

come se ci fosse una tempesta

mi ricordano

che io ci sono,

che esisto.

 

Alberi,

che perdono le foglie,

vaganti tra le mie cellule,

mi ricordano l’autunno

e mi fanno pensare a te.

 

Stanotte sembrano dormire.

 

Erano piegati,

sotto il peso dei loro rami,

sotto quello

di questo lungo inverno.

 

Poi ho visto te,

e adesso,

dopo così tanto tempo,

posso dormire più quieto,

poggiando il capo

vicino alla loro chioma.

*

Le parole

Le Parole sono porte

aperte sull’orlo dell’abisso

s’infiammano di antichi rovi

bruciati senza alcun tormento.

 

Attraversano le pareti del tempo

viaggiano e non pagano biglietto

t’innamorano assopita nel letto

ti risucchiano dalle ferite del mondo.

 

Le Parole sono quelle che sento

che vorrei come culla al tuo sonno

che vorrei nel tuo palmo di mano

come lama ti affondassero dentro.

 

Le accompagno o le inseguo correndo

son bastone qualche volta tormento

sono un filo e nel loro bagliore

mi ci perdo e c’è solo il tuo cuore.

*

Giorno di festa

Mi conto le ore e guardo quel volo

che ali corvine disegnano in cielo,

mi sento il respiro che forte risale,

che pare un sussurro di ombre furtive.

 

Acidulo è il gusto di questa giornata,

che sembra assonnata che parla di un vuoto.

È quello che lascia il tempo che manca

di te, del tuo sguardo, di un bacio più lieve,

perché come un ladro svaligia una casa

è il caos che ci prova e rovista i miei sensi.

 

C’è un tempo che è stato, ma mai troppo vecchio

ricolmo di passi, poi slanci e frenate,

in cui io dicevo col cuore in attesa

che c’era il silenzio nel giorno di festa.

 

C’è un tempo presente che chiede fiducia

che ci vede attori, ma anche in platea,

di cui solo noi scegliamo la trama

e passo su passo scriviamo il futuro.

 

Domenica è andata e guardo più a oriente

e sento più forte l’urgenza del cuore,

e quello che a volte tu chiami un eroe

mi sembra uno gnomo che cerca un sentiero.

 

Eppure ogni sera c’è sempre un tramonto

con un sole rosso che parla di te,

che vuole scaldare e non c’è ritorno,

c’è solo la voglia del tuo viso stanco,

di mani che sfiorano, di braccia accoglienti,

di un nido sicuro laddove il mio cuore

un giorno si posi su un un molle cuscino

e sappia curare il tuo sonno supino.

 

*

Anima grigia

Non respiri e l’aria ti manca,

freddo il sole che squarcia le nubi

niente trovi, lontano o vicino

che consolante ti apra una breccia.

 

E d’improvviso la donna che sai,

già ritrovata tra quelle lenzuola,

dalla nascosta, profonda tristezza,

smette di scuotere la carne ed il cuore,

cade nel vuoto, sprofonda nel buio

e si trasforma nell’altra te stessa,

nella signora delle oscure ore.

 

Non c’è più voce, si blocca il respiro,

senza preavviso distogli lo sguardo,

scivoli in fretta come in un pozzo

e nel terrore del nero che vedi,

c’è che accarezzi l’idea dell’oblio.

 

Poi qui ti inchioda un sospiro, un ricordo

luoghi e persone, le labbra a sorriso,

due occhi verdi, poi neri, poi spenti

e una preghiera rimane sospesa,

che dice grazie al cielo e alla vita,

grazie dei giorni, tra note e poesia,

grazie dei baci e di quella scintilla

che all’improvviso ha acceso il mio fuoco,

che nessun’altra mi aveva mai dato,

che ha tolto il sonno, sconvolto il mio cuore,

che lasci meglio di come hai trovato.

*

Di silenzio e tristezza intagliata

Afferro le parole

che cadono dal cielo

in un mattino limpido

che accenna a disgelare.

 

Stringimi forte

come solo tu puoi fare,

girati e guardami,

non tenere gli occhi

fissi su quel bagliore.

 

Fammi entrare,

come hai fatto col cuore,

nei tuoi pensieri cupi

anche se non li capisci,

quando sono bisbigli,

lacrime senza voce,

lamenti privi di dolore,

parole mutilate,

perché troppo è il fardello

che si portano dentro.

 

Dimmi della tua solitudine

di tristezza e silenzio intagliata

e non temere,

non può farmi più male.

 

Prova a chiedere scusa,

che non l’hai fatto quasi mai,

a mormorare un desiderio,

inseguire un sogno,

e pagare finalmente il conto.

 

Osserva il prodigio della vita

e guarda il miracolo del tempo

che ci ha acciuffati,

incrociando i destini.

 

Le parole le proteggo

prima che si allontanino

nel buio di una sera

che accende già le stelle.

*

Laura

Passami la mano tra i capelli

che non l’hai fatto quasi mai

con quel sorriso leggero che hai

e che da sempre conquista il mio cuore,

mentre sospeso tra il cielo e l’inferno,

vagabondo per il mondo e mendico l’amore,

con questo male che scende e che sale,

che non ne vuole sapere di andare.

 

Della tua bocca amo il rosso sapore,

della tua pelle mi manca l’odore

e quella scossa superba e profonda

con il tuo corpo che danza col mio.

Ti ho regalato il mio tempo migliore

quello cosciente di piena energia,

senza tenere mai niente per me,

che non c’è niente di più nella vita

che far felice la donna che ami.

Amo persino il tuo andirivieni

pieno di dubbi, poi slanci e cadute,

solo il pensiero di te mi dà i brividi

anche se poi per un niente vai giù.

 

Ora son qui con i tagli sul cuore

perché lo hai preso in mezzo alle dita

e poi ne hai fatto carne da macello

mentre vampiro succhiavi il mio sangue

ed il tuo dolce veleno colava.

Amo la donna che ho visto al mio fianco

che sa di femmina, orgoglio e passione,

anche se poi non hai le risposte

e perdi il senso, la strada, il colore.

 

 

E io non sono più gli anni che ho

ma sono un uomo più giovane e forte

che ci ha provato a insegnarti l’amore

ed ha riempito il suo mondo di te,

che sente quello che non senti mai,

che ha fatto spesso anche il tuo lavoro

e che voleva la vita con te.

 

Non ho brillato mai come al tuo fianco

mai eri stata così fiammeggiante,

e tutto il mondo ci ha visti felici

ed ha tifato per il nostro andare.

Amo i tuoi occhi che sanno di mare,

in cui riflette la tua dote rara,

che mi ha rapito ogni giorno da sempre

e che mi lascia sperduto nel tempo.

 

Non c’è un motivo per questo tormento

e non c’è neanche per il tuo non sentire,

per il tuo chiudere il cuore in cantina

per il mio amore che sembra infinito,

e mentre l’aria mi entra a fatica

e questa spina mi preme nel fianco

solo al pensiero del vuoto di te,

ripenso a quando ti ho stretta al mio petto

dandoti ancora il tutto di me,

nel giorno in cui avevi visto la luce

che spero un giorno di nuovo vedrai.

*

L’eterno presente

Stordita e impaurita, la nebbia ti avvolge,

ti guardo e vedo due occhi smeraldo

ma persi nel vuoto

e niente trattieni.

Il cuore più arido,

è come se fossi da sempre in attesa,

non vedi un futuro, neppure il passato

ma l’eco sfocata di mille parole,

è come ogni giorno partire da capo

e nella cascina non c’è mai provvista.

 

Respiro a fatica, le gambe più molli,

a volte neppure ricordo la strada

e nella palude in cui mi hai portato,

rivedo la mano serrata alla tua,

ho visto il tuo inferno e lì mi hai lasciato,

gridandomi che non c’è niente da fare.

 

Ricordo ogni volta che i dubbi, i tuoi no

lasciavano intendere di un tempo futuro

nel quale ogni cosa si fosse risolta,

ma intanto quel tempo che era per noi

tu lo barattavi per un letto sfatto

ed è diventato più arduo l'amarti

fuggendo da me col cuore indurito,

e io non possiedo poteri speciali

e tu non sei fatta di solo cristallo.

 

Adesso la pioggia continua a cadere,

non so quale vita riservi il domani,

so solo il mio cuore, ed anche il sapore

di te e di ogni bacio che mi hai regalato,

cammino per strada e osservo quel cielo,

perché per fortuna o purtroppo ti amo.

*

La mia poesia

Scrivo,

perché non mi succeda

pian piano di morire,

perché mi suggerisce

che quando ieri ho pianto

non era per quel lutto

che affligge un caro amico,

ma invece il mio dolore

che si faceva largo

colpendomi già inerme

vigliacco e senza suono.

 

Perché c’è il mio bisogno,

è come respirare,

non posso farne a meno,

non posso più mentire,

mi nutre e mi accompagna,

come lo sguardo tuo,

come fare l’amore,

poi perdersi in un bacio.

 

Ed è la mia poesia

un lascito, un regalo,

cullare le parole,

sognare la magia

nascosta nella forza

che celano tra loro,

che possano guarirti

da ogni malattia.

 

Scrivere per amare,

per vivere nel mondo,

è più di un’esigenza

è quello che mi muove,

mi turba e mi tormenta,

mi cura e mi sorride,

e dopo ogni poesia

mi lascio alla stanchezza

esausto come un lupo

che torna alla sua tana

dopo una notte buia

di caccia e d’avventura.

*

La notte

Verrà la notte

e ti parlerà di me,

sotto il cuscino

rivedrai il pigiama

e quel caldo respiro

proprio dietro la nuca.

 

Salirai su una vetta

mentre sfuma un tramonto

e dentro una vertigine

il tuo cuore tuffarsi

vedrai come in un film,

tra quei tanti che hai visto,

con la vita che scorre

lievemente e sorride,

con il giorno che segue

quello che è già passato,

le mani mie nelle tue,

e sarebbe bastato.

 

Non sai più se è di un sogno

quella cena a colori

o quel viaggio lontano,

io al volante e sorrido,

mai ti lascio la mano

mentre l’altra la muovi,

accarezza il tuo piano,

poi sussurri “ti voglio”

e ti stringi al mio petto.

 

È la notte, è venuta

ti ha sfiorato la schiena,

ti ha mostrato che è fragile

ogni cosa che è bella

e perciò va protetta

o si spegne una stella.

*

Amore

Non so da dove nasca

né conosco il suo andare.

 

È fragile,

è potente,

è come un tuffo al cuore,

è perdersi nel tempo,

negli occhi di una donna,

un quadro di Picasso

guardato accanto a lei.

 

È un improvvisatore,

non manda alcun preavviso

ma senza spiegazioni

ti porta in alto mare,

tu puoi solo fidarti

oppure puoi fuggire.

 

E se non hai paura

la strada verso casa

ti mostra e tu la vedi

assieme alla sua bocca

e l’eco della voce

che arriva lievemente.

 

C’è l’ultimo tuo sguardo

che le doni ogni sera,

la sveglia ogni mattina

l’accompagna nel tempo.

 

E poi il tuo desiderio,

la bacia su un muretto,

la stringe mentre piove,

la ama in un parcheggio.

 

E ancora non lo so

da dove sia arrivata,

eppure solo amore

io l’ho sempre chiamata.

*

Il tempo

Il tempo

 

Il tempo è la pena, il dolore, il rimpianto,

quell’arma che il fato ha usato per noi,

è un arco lucente, la freccia dorata,

che anno per anno non fu mai lanciata.

 

Il tempo è una linea, mai dritta né chiara,

che solo a ritroso ritrovo più netta,

che un giorno, bambini, ci ha fatto sognare,

dimentico poi del nostro pudore.

 

Il tempo è anche quello che è stato sospeso,

che a volte è sembrato non essere il mio,

sì rapido o lento, mutevole e strano,

mi ha fatto pensare che fosse già scritto.

 

Un giorno, un’estate, il tempo è girato,

tra stelle, parole e musiche antiche,

cocciuto e deciso a tornare indietro,

mostrando paziente la strada da fare.

 

Il tempo ci ha attesi, stagione di pioggia,

ha spento domeniche, suonato le note,

ci ha visti bagnati nel mare d’aprile,

ci ha visti più stretti davanti a un camino.

 

Il tempo è poi quello che ho atteso di te,

lancette che contano minuti e secondi,

inquieto ho invocato, sofferto, sperato

che niente potesse legarti le ali.

 

Il tempo è ora il sogno, l’amore, follia,

un mare profondo che noi navighiamo,

un dono bellissimo che è l’oggi, il presente,

un sogno vissuto che come la pioggia

invade ogni anfratto, disseta la terra,

e dà nutrimento al nostro domani.

 

 

02 settembre 2017

*

Addomesticami

Addomesticami:

quando ti mancano le parole,

quando meno luminoso ti appare il sole,

quando la passione nel tuo cuore lo manda fuori sincronia,

quando canticchiando Mozart guidi verso casa mia.

 

Lo abbiamo letto il viaggio,

sofferto nell’abisso

di un cuore che germoglia e ha inseguito un chiodo fisso:

quello di te, cerbiatta o lupa, ancella o incantatrice,

di corsa o ferma, in cerca del tuo cuore e di quel che dice.

 

La rosa è rossa, come il sangue che hai succhiato,

quando al crepuscolo mi sono avvicinato.

La rosa è splendida, e vive del mio amore

la sfiora lieve e non cerca altro fiore.

 

Il viaggio è il sogno, la favola, il mistero.

Non conta il mezzo per gustarne il vero

sapore intenso come l’aroma di un caffè

che un giorno hai scelto di bere insieme a me.