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Raccolta di poesie di Fortuna Maiolini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

qualche cosa

Vorrei starmene qui

ad alimentarmi così,

pesca Poiesis e soffrire di pancia

a squarciarmi sul serio.

 

Ho un esametra

ore non molte.

Timore di più.

Di uno son 4 e di 4 son 6. Voglio che sento che voglio che devo per voglio uguale a 96

non oltre Ottobre. Radiodramma

del mare, sirene di porto e lungomare.Via Rumenia,

residenza da scherzo.

*

Bastione, Firenze 38. Un hotel.

Feel cold.

Approaching some sort of delicious death

And then, Frusciante's in my head

and y_ears

Can't stop this bold, comforting fraud

-Jeez-

Which wants me home

and not in health which wants me

home and not in 

health which wants me home

and not in

health.

 

I'd love not to work as I need to

As where I am now

Holes, a desk, some walls and doors

Happen to meet me

Meanwhile

Show fear no more, some rings, some songs

Steps. Thoughts. 

Coffes and drops.

Stones, drunks, whiskeys and fucks. 

*

Viviana, che poi era Flavia.

piccolo buio e grande buio

gli estremi-

del poker ho visto il bussare

all'infinito..e "date troppe cose

Per scontate"

 

*

Rebus[1]:

 

 

Penso... sarà veroP

Il fuoco è preso, la notizia impietrita, nel divano la luce del barbiere, i segreti nel cestino di Pandora, la pellicola nella scatola che viaggia, si suicida a San Francisco, sotto un treno, dentro un furgone. Sulla pista di legno si balla il jazz e qualcuno guarda e qualche altro ammazza. Delle palle, le consistenze: bianca da mordere sporca, liscia e pesante la nera perfetta, irritante e vistosa quella di pelo, l’antica oramai in disuso, è sempre bianco-nera. A Kyoto si respirano gli alberi, nelle cucine si sta al sicuro con il dolce, in Cina il riso non saprebbe mai mancare, sesso e amore sono due compari. Mi dicono che vanno al mare, ma non si fanno il bagno. Fumano una canna adesso, sono troppo belli, chiunque vorrebbe esser loro amico. Il solitario sperimenta i suoi confini, ma produce aria (c’ha la luna che lo guarda, il suo culo sta dove il di lei non ha capito che le spalle). E forse va bene così, giacché dei panni sono stesi ad asciugare. Un elefante e una formica: “il titolo ogni tanto lo devi mettere in mezzo”, la pioggia c’ha l’intuito d’arrivare, i jeans di non sparire, le famiglie di continuare, i pazzi di saperci stare, i giovanotti di volersene andare. L’avvicinarsi fa fare l’ombra, la scrive chi la vede, la prega se non l’appartiene e ancora ci arrabbiamo anche se dopo poi moriamo.



[1] Vedi uotzap, conversazione Sapienti: “un rebus difficilissimo”.

*

In between

“Non l’hai creduta, l’hai terrorizzata, non l’hai bevuta, l’hai sconsacrata!”

Credete si decida chiara una crocifissione?

 Proponetevi.

 

 [Il monologo incompiuto                                                   

In pubblico s’ è svolto.                                                     

La funzioneamputazione         

Intenso acume.     

Ha recitato                                                             

La tragedia non è stata che finzione.]

 

Credete forse si decida?

Risolvetemi.

“Non l’hai creduta, l’hai terrorizzata, non l’hai bevuta, l’hai sconsacrata”.

*

Inutilità del necessario.

I

Non con coraggio è stato se stesso,

Con disperazione.

 

II

[Accettazione del self]

[Del proprio]

[La cui natura è discussione e argomento.]

 

III

Immersione nelle sempre beate vergini maree di sangue blu:

Amore per amore che dà vita al meno.

 

IIII

Sostanziale fatiscenza di scrittura.

Di rapporti sui rapporti mancati.

Tra persone trattenute

in ostinate recinzioni.

Della storia sotterranea 

(il sugo dell’inchiostro)

libertà concessa di contendersi l'aria.

Steccata, tace raramente. 

 

IIIII

No matter what.

 

IIIIII

Non vivere. Non sceglierlo per affidamento ai più facile solamente

Aborto degli slanci.

Contare quanto conta il tragico non vivere.

"che non serve essere sani se poi vivere è tragico".

 

IIIIIII

Non mi detesto. Mi nascondo.

 

IIIIIIII

Mi conosco e mi sotterro.

*

Le Rive

Sto perdendomi

senza mai essermi stata.

Questo tremo,

su una rima baciata.

*

Metropolitana

 

Fluttuante nel grembo straniero

Quest'anima gaia che ero.

Potenzia in silenzio il suo sguardo

E interrogo in me il bugiardo

Abbraccio ridente l'ignoto

E annego il pensiero nel vuoto.

Scrollate da me queste mura.

Perdono, in lui l'unica cura.

*

Tuo Sentire

 

Ricongiungimi, oh Musa

Dannato e sommo saggio.

Folle scarto bestiale.

Ossa. Ed empie verità.

*

Il Prurito

 

Non vedo specchi nelle mie stanze.

La memoria ne suggerisce la chiarezza. Il ricordo,

 la noiosa visione.

Non vedo specchi nelle mie stanze, ma

 ne distinguo dei diversi

L’infallibile sostanza.

Così benedico le zanzare.

Che mi legano al di qua del vetro, nelle mie stanze

Coerenti all’ invisibile.

Pendenti.

come la realtà che

non

sa cadere.

*

L.(ogorasti)S.(traordinarie)D.(inamiche

 

Una tossica salute

  La tua effimera pietà.

Troppo stolta è questa cute

  Che richiede falsità.

Mie le pagine incompiute

  Che del demone, entità.

 

Oh tu Spirito di Musa

Non mi cedere difesa,

gela il sangue, in me c’è accusa,

dall’eternità in discesa.

*

Era

 

Era di smettere di frequentare il tempo.

Blindata e spiata da troppi generali frustrati

da una tenera infanzia senza memoria.

Scende a patti con se stessa

quella sera.

E con spavaldo coraggio e con solenni "andiamo a vivere!".

E la posizione in cui si trova sembra essere esattamente la stessa di un millennio fa.

 

 

(Ero forse io quel dinosauro che quel giorno è dovuto sopravvivere?)

(Confuso tra altri morti, in battaglie senza colpevoli?)

(Possibile che siano ancora vivi? 

Possibile esserlo anche noi? )

E allora le curve? 

Loro come sono nate è dove vanno poi a finire?

 

*

Una Nessuna Centomila Foto

Following perception, I realize how Negative leads my direction and feeds the creepy eye of my mind.

E il trash è trascinante.

È trash perché sicuro, ridondante come un cuscino gigantesco di piume morbide che ti solleva i piedi e ti scalda il culo.

Mentre ci entri ti dirigi per le sue palesi strade costruite e tappabucose.

I mean, you can’t face it. Inutile, come voltare un pezzo di giornale e avere lo stesso ritaglio di parole.

Inconcepibile, addirittura. Il trash è.

Con questo non dico che allora il trash abbia possesso dell’essere, ma che semplicemente sia fabbrica per il rilievo. E infatti rivela, secondo lo stesso principio della luce del bagno quando ti metti allo specchio.

Il negativo no. Il negativo scava là dove luce non può essere abbastanza. Rileva anch'esso poiché ci giunge, ma solo le interiora e non cancella niente.

È la traccia nascosta allo scoperto.

Pensavo a questo mettendo insieme i giorni di queste settimane. 

*

Regole di Fabbrica

Scrivere.

Scrivere.

Leggere. Leggere. Leggere. Leggere e scrivere.

Leggere e pensare. Pensare e pensare. E

Sentire. E

Scrivere tutto. E scrivere

Niente.

È niente che devi far diventare presente.

Esercitare l'aritmetica del Verde. Scomporne le geometrie.

(sottomarine - trasparenti - vedi fondali di bottiglie).

Ricordare di non sottovalutare gli appunti: appuntali e preparali all' Appuntamento.

(Vedi sopra).

*

Scorrimento

Raccogliamo briciole,

ce ne appropriamo come dopo un lauto pasto contemplato.

Se il signore va a fare il riposino, tu non sai fingerli chiusi gli occhi.

Cieco, come Tiresia.

Muniti di vuoti a credito delle pietanze,

Ti acciuffiamo.  Come si acciuffa un boccone di aria all’uscita del metrò.

Un Fabbro. Il Migliore.

Ci si appella alle tue note che vanno a funzionare dentro

Le lancette di quadranti esposti ovunque.

Così ci spogli dei quando mentre del suono ci vesti

E del medesimo passo alla volta. 

Coltivatore,

E Io che soltanto vorrei chiamarti per nome. 

*

Sì Forte Sento

 

Sì forte sento del Pensier la folla

Che pavento Mente l’ha parlato sciolta.

Sì tanto da ingannar di me l’udito

Che a sé dimanda s’abbiate voi sentito.

*

AccesaRealtàTestimoneEccelsa. #poesiapoeti

Così ti ho dato un nome.

Oggi.

Ti chiamo, Poesia. E mi innamoro di te.

Il Silenzio cel'ha fatta. T'ha partorita, distrattamente poi

T'ha presentata.

Mi cimentavo Sulla Morte [...]

E promuovevo sigle di cari saluti 

Allegati.

   <<Il Titolo ogni tanto lo devi mettere in mezzo. Tirarlo giù prima

        che diventi causale,

        custodirlo nel grembo della Festa Privata

        come un invitato a caso>>.

Non c'è stato da ritrarti, da prenderti a punti.

Niente c'era,

Fuorché ogni istante che si è consumato.

Niente è stato.

Solo che nell'Impossibilità oggi Niente fa magicamente differenza.

Così ti ho dato un nome. Oggi

Provvisorio,

Sprovvisto di ogni proprietà.

   <<Gentile è suo padre

        quando mi fa credito dei segreti più violenti.

        Sembra si accosti alla Vita durante le notti,

        soprattutto di recente>>.

 

 

 

*

Per un autentico Frammento

Cercavi testimoni di bellezza.

Di tutto questo gesticolare 

altro non vedi che la tua mano,

secca e vergine nello starsi al petto.

Hai benedetto il polso con il condizionale.

(esigi un nuovo battesimo, covi un nuovo asilo).

Così l'amasti, e la chiamasti "Vita",

Dentro la desinenza che ti possiede come questo foglio.

Chiaramente mi destai depositaria di quei ritagli segnaletici,

(dei tuoi ritardi, delle tue rincorse):

-Penna, sfortunata testimone della mia lurida presenza,

se già non seguo le tue tracce con attenta devozione,

io Ti prego di adottare queste sillabe

che soltanto invocano una madre.

Coscienziosa del peccato costruito e impacchettato con scarsità di materiali,

inventa (ma per loro) la maestà di un miracolo segreto.

Fuga il chiacchiericcio isterico delle pene puntuali e 

regala un ritmo animalesco, così deciso e inafferrabile, alle minacce quotidiane,

ormai invalide nel gioco con l'antico agire primordiale.

Che si propongano sfacciate e proficue danzino le loro pretese!

Che risorgano (seppur sconfitte) dalle trame del Silenzio bavardoso,

che divengano soldati senza occhio per la mira,

cucchiai senza ricette da cucina,

versi senza protesici copioni,

VIVE presenze dell'assolato Continuare... -

 

 

 

*

... del Tratto in Custodia.

Il buio del vagone di un treno serale

può soltanto essere vissuto.

Un' istantanea non renderebbe del calore il fiato blu dei sedili poco comodi,

la fugacità dei lampioni che staffeggiano di fuori

avrebbero delle candele soltanto la posa.

Il mio corpo altro non sarebbe che il risultato

di una presenza oggettiva in uno spazio visibile.

E così il mio contorno, che è grigio come la porpora delle matite e

fortunato erede dello Scorrimento

incontrerebbe rassegnato una residenza e forse, anche un indirizzo.

Quale orrore per il vento che lo abita!

La vita si crea dal collage delle contraddizioni,

un prodotto di un'equazione che non necessita dell'impeccabile pratica:

il suo compimento sta alla materia come la sua 'ssenza alla risposta agli appelli

quotidiani.

*

Velleità

A Volte, 
la saliva disintegra l'amaro che si sta masticando:
come acido demolitore, prima di ingoiarlo diviene miracolo 
e medicazione.
Si annienta un po' di morte anche bevendone a sorsate.

*

Con l’umido, fumo.

Piove.
Gareggio con l'Aria a chi si spoglia prima.
Non considero la Fisica: lo spazio si allarga, 
così ci pone ad armi pari, la Pioggia.
La mia forma riconosce la sua scatola, l'ama.
L'ama senza colori, né fogli. 
L'ama senza amore, non ha bisogno di tempo,
L'ama senza tutto, con nulla a proposito.
Io di concreto, non ho che trovarmi a questo appuntamento.

*

Fuochi Artificiali

Ci sono (se esistono)
Notti (le stelle, hanno questo nome d'arte.)
In cui andare a dormire (se ci si imbatte nel letto) mi spaventa.
Vorrei restare a far compagnia alle ore (le invoco con passione)
E allora combatto con le mie ciglia e non le tocco e non le contemplo 
E spesse volte vincono (vi ringrazio, oh miei soldati,)
Quando ne esco vittoriosa, non esco affatto e quelle ore si separano da me,
Lasciandomi in pegno una pietà per le mie vittime (poveri Resti stanchi!)