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Raccolta di poesie di Gian Piero Stefanoni
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Abbiamo cancellato



Abbiamo cancellato prima del tempo
per preparare le voci che invece ora ritornano
ognuna nella risposta il suo segno,
il mistero sulla fronte e negli occhi
accalcate nella sostanza del male.

Ma la terra viene con noi
distesa adesso tra i volti che chiedono riposo.

Si piega nella vita dimenticata
ad una verità più semplice, a quel che la mano
oggi ha saputo riportare sul banco.

La regola del silenzio nell'ora incerta del nume,
la custodia del nome.

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per Lucianna Argentino

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Donna


Come saperti tra la distanza
e la luce, la porta il guado,
il motivo conforme
al disegno del volto.

Ti accompagna
una disordinata e sparsa
violenza degli affetti.

La vita che non volevi
e che ti importuna
ora che comprendi
ora che la guardi.

*

Ovido e la tazza deposta (Ganimede) #poetipoesia


Libero il piede entro una carne
finalmente umana, solleva il dorso dalla pianta
seppure qualcosa all'occhio
ancora lo trattenga. Un ricordo forse-
una rassegnata giovinezza-
Roma sempre uccidendo i suoi poeti.

*

Noi sapevamo #GiornoMemoria


Non smettono,cambiano solo facciata
i figli agglutinati della ruggine.

-OLOCAUSTO FANDONIA-

-SHOA MUST GO ON-

Ogni tanto fa un giro, se chiamata cancella:
-Hmm.. Scritte politiche...!- la coscienza delegata,
l'armata sicurezza.

Corre in banca Vignastellutifleming,
ha dda nutrì nipoti, comprare pennarelli.

Ma noi sapevamo- provando urtati un brivido-
la macchina di colpo spenta nel posto handicappati.

-PER ME BEN COTTO! L'ARABO E L'EBREO...-

Taccagni mai, più comodo lo spray..

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Per Edith Bruck, in Geografia del mattino e altre poesie, Gazebo, 2008.

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Heimweh, dolore della casa



Il dolore della casa
è nel comando irriflesso della luce,
nell'abbandono degli occhi
fermo ora il patire
in una attesa senza risposta.

Si pensa stoffa la carne
in questo ordinario mutare
di sepolcri cui all'abbraccio
non corrisponde il ricordo.

Il dolore della casa
è il dolore dell'albero
nel separato agire del ramo,
noi di qua voi di là,
nella vita e nella morte
come in uno stesso deserto
nella paralizzata memoria della corteccia.

*

Donna lapita e centauro

(su un frammento dal tempio di Zeus ad Olimpia)


Non scompone la lotta la sua grazia
ma la rinsalda al turgore
che fuoriesce dal mistero.

Fiore d'eros che ai suoi occhi ci sa fertili
nella nudità del pericolo dà nome
vinto il terrore prima dell'offesa.

Privazione (abbandono) perdita
il centauro che nella quarantena
contrasta e morde.

*

Cirene


Detergono entro la croce,
sorreggono sopra i somari
intelligenti, e innamorati
dell'uomo per l'uomo.

Per questo oggi più forte
esulto e grido all'entrata
del mio Signore in Gerusalemme,
agli occhi di Giovanni,
delle pie donne già risorto
avanzando nei reparti i cirenei.


*

Ricorda dell’uomo il suo essere ape

Ricorda dell'uomo il suo essere ape
questa impollinazione a schiera delle mani,
come l'ape chino e raccolto il corpo allo schiumare della terra.

E sa ascoltare il suo seme, il seme, e attendere
nella dovizia se la posa nel guanto è ricamo d'anime diverse.

Non siamo estranei e tutto continua,
il sorriso a crescere nelle auto delle piante,
il loro evocarci e superarci come vino dal bordo dei vasi.

Attendono forse un assenso nuovo-
ci chiedono- da una pronuncia che ora è di pochi.
Il muoversi e trasparire nella sufficienza imperfetta dei covoni.

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da alcune fotografie di Paolo Di Lello

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Lamentazioni







- Poiché tutto si compie in un altrove sconosciuto.
Francoise Dolto



Ricomincia da ciò che sai,
da ciò che puoi cuore mio
ora che la sera muta i legami
e la notte non ha corpo
a cui cedere il sangue.

Ricomincia dalle piccole morti,
dagli abbandoni precoci,
reimpara l'assenza, la misura
esatta e sola della carne.

Qui freme la sottrazione
la parte mutila del mondo,
accorda in una medesima nota
una vita che non ha terra, e che non torna.

Siamo nel grande pianto.






*

Piazza delle cinque scole#Giorno Memoria

(per Stefano Gay Tachè)


-Ho fatto quel che ho udito-
dice l'uomo, nell'illusione
della preghiera.

Ma di tutte le cose mortali
restiamo noi le meno amate
se anche oggi i colori ci scacciano
e gli uccelli sugli alberi non beccano
il cibo per loro riposto.

Perché poi c'è la storia,
e di tutti gli idoli
di cui ci siamo fatti immagini
la terra di cui non siamo stati coscienza
senza residenza nel ghetto.

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In Da questo mare, Gazebo, 2014.

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L’ultimo poeta bianco


Accetta il sacrificio, attende il verso
di terra e di dolore, la doglia
dell'alba per cui dovrà morire
ora che la tentazione è nella chiarificazione del mistero.

Assorbe il morso nel grido del lupo,
il mondo per cui il Dio lo ha mandato,
guardando al giardino
ma preferendo abitare la pietra.

*

Sacello

In età repubblicana era la norma
a disciplinare in pubblico
l'esposizione privata del ritratto.

Ora mutata la scena a computare
è il dominio dell'icona,
l'apprezzamento nel destino dell'insieme.

E ciò che una volta ci raffigurava-
l'amore nella divinazione di due-
oggi è rappresentazione avvezza alla perdita
nel richiamo senza volto dell'emoticon.

*

La testa di Ennio#poesiapoeti

Certo non il nome ma la postura
nell'affanno di dei- e re- a cui più non credi.

E forse hai smarrito anche l'epigrafe
nel culto senza sorriso della forma,
l'esametro- le tre anime- non cantando più uomini,
Scipione sepolto accanto a te sulla via Appia.

*

A volteritornano

(in ricordo di Marek Edelman)


Conoscono solo la forza
e tu opponi la forza.

Conoscono solo la cancellazione
e tu opponi la cancellazione-
e la negazione e il rifiuto-
ma entro un'altra idea dell'uomo,
entro un'altra idea della vita.

In mezzo a questa ferocia
nell'amore sii avversativo;
consegna il corpo prima della pioggia.

Perché la guerra viene dalle nuvole
ed ha bisogno di ossa la terra
su cui smuovere il solco
là dove il mondo bisbiglia
e scarica il sangue.

Ha bisogno di braccia-
e ritorni- la ragione per sapere
che non è sola, che non è solo il candore,
la patria, quando viene a bussare

e nella sua veste omicida
confutando ritratta
secondo un opportuno qualunque.






*

Roma del freddo

(Echi da Andre Ady)


Lo scheletro scarica i muscoli,
si riveste di alberi, rilascia il suo sangue.

Vita che ti fai spettro,
che ti fai sole sono forse io
o tu o lui la possibilità ancora
prima della mutazione?

Posso ridare indietro tutto
dico col poeta ma non gli occhi,
non l'assenso indiviso dell'amore
ora che è la morte.

*

Pseudo Antinoo

dal Museo delle terme



Solo la morte ha ragione
nel bene custodito della forma.

Solo la morte raccoglie e dà ordine
al costretto passare del cuore.

Ma solo la morte amore
se ti guardo nel suo impero mi offende.

*

La promessa


Ci ricordano nella corrente
l'essenza del mare,
il nutrimento al largo
al silenzio della luce.

Sono come pesci,
risalgono dai fondali
quei bambini che nuotano
attorno all'altare.

*

Risvegli

(di corvi, cornacchie e altri presagi)


Hanno perso la strada,
o l'hanno trovata,
spezzano il cielo,lo raspano
rifiutando il conforto al grido
ripetuto degli addii.

Appartengono loro
i palazzi, le stanze, le anime:
il tuo cuore si ferma annunciato
a un giorno appena iniziato
e alla rovina segnato.

*

Cesare Augusto


Più non si nasconde, non ha pieghe
la visione diretta, la distesa dell'onda.

Seppellisce la storia- e poi celebra l'ara-
il pettine, la veste, il ricordo del fiume
entro un sorriso impotente.

Oggi la città contiene ma non comprende
la pace passata la guerra.

Resta un enigma questa elegia
per brevi forme dell'oggetto,
questa difficoltà di credere e morire.

*

Letto occidentale


La verga non riesce più a entrare,
la terra si ritira.

Non ha vene la forza
a cui chiedere asilo,
il prato smarrendo la femmina.

Ma almeno nulla si nasconde
la verità cercando i suoi figli.

*

Ad un taglio di capelli. Ad una casa d’uomini


per P. e N.



Benedetta sia l'orbita che vi unisce,
la lucentezza del cranio che si apre a nuovi neuroni,
nella discesa della bestia l'angolo di spirito
che sa della carne l'uscita.

Siete, siamo nella parola che intercorre frattura.
La terra il cielo disteso nell'assenso.

*

Età


(riflessi da un tramonto di Hokusai)


La laidezza chiede-
ancora, prima del buio-
l'onda della giovane seta,
il rosso appena nel pensiero
che sfiora la vulva.

*

Attese


(Piazza Santa Maria in Trastevere)


Per il dolore- nella domanda-
che non voglio ascoltare.

Per il tuo incanto- nella sera-
che non saprò portare.

Per l'oscurità della notte-
e il poeta a venire.

Per queste parole-
per cui non voglio passare.

*

L’ odore del campo



Ti ci porta l'arresto di cicala-
l'odore del campo- in mezzo
il volto scavato dalla terra,
gli occhi bui come di mulo
al limitare delle ombre.

Non lo vedi, non comprendi
ma è qui la tenuta del respiro
nella differenza tra un disordinato sentire
e una sufficiente bellezza.

Quell'uomo che crede-
le braccia segnate, la testa
nel trapasso delle linee e del richiamo
di pane- risuona, cerca pace
con te, il cuore strappato
al vaglio del nido dei morti,
allo sfregio senza fine del mosaico.

*

Contromajella


Scacci il grido ma ritorna,
ti trattiene sulla porta lo sguardo
senza senso della bestia.

Neanche in te, non ha pace-
non ha limite- il pianto
senza creato delle stelle.

*

Le parole sotto la roccia

(per John Fante)


Vado a posare le piante
che ora bisogna solo salire,
restare alla casa, allo spiovere
di erba e di vento nel differente
rumore delle cose- nel saltare di cardini,
nel parlare di pietra. Ed allora
lo tiro giù dal colore delle nuvole,
dalle rocce, nella sua parola,
perché io lo chiamo e lui mi deve aiutare
l'ulivo docile al vento, il fiore
sbreccato, il Dio di mio padre.

*

Lettere


Sappiamo che la vita finisce
e cerchiamo di farcela,
o così almeno ci scriviamo
ogni volta che qualcuno ci lascia.

Eppure, nella nudità dell'anello,
tutte le sere, sfilata la maglia
ci sorprende nel buio l'orrore di un amore
che non indovina più labbra.

*

Poiein- costruire #poesiapoeti

L'impostura è nel gesto ripetuto, nel campo uguale a se stesso.

Non ha offerte né adolescenza
la storia nella logica del volto unico.

Poi una sera, chiuse le imposte,
il verso greco lo rivelò:
la stanza è al centro,
la candela spenta, il mondo
ancora lirico nella misura del senso.

Passata è la notte che attendevi.


*

Cos’è


Cos'è la terra chiediamo
ma partiti insieme ora
qualcuno- nella cisti- si rigetta
odiandoci la lana e il possesso.

Qualcuno anche oggi-
nel tuo segreto- non potrà esserci
avendo a che fare con la morte.

*

Genova


Genova una gioventù ti si addice, una luce
che da Caricamento sale e ti fa libera
nel rivolo dei pesi e dei palazzi.

Incontri di colline- e di sguardi- dal suono immenso,
occhi chiusi, stretti fra la restrizione
delle onde e il museo del giorno-
il pensiero savio che non ha sostanza,
il pensiero savio che mai si rassomiglia.

Stazione d'una sola direzione, d'una sola pietà
che ti fa corpo- e ritorno- di una pena
che non torna, che al cuore non si dice-
ma che nel refolo dai piedi ti attraversa,
dai piedi ti conchiglia nel mare che non muta.

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per la cara Eugenia Z.

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Chiesa nuova


E statua non è, icona
forse di un muto cessare
quell'anima piegata e vinta
al marmo scoperto del passare.

E dice se non del tramonto
il suo versetto la notte
che ricade dalla croce.


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A Massimo Pacetti, caro

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Il poeta e il suo tango


Ritorni nei tuoi passi
nel sangue a vincere la morte.

Di te ha conoscenze ineffabili la carne
nella misura di un non più oscuro destino.

La ferita non sarà sanata
ma nella danza finalmente ti disegni.

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per Roberto Maggiani

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La porta aperta


Come l'edificazione
di una casa la poesia,
mattone per mattone-
verso per verso-la porta aperta
lasciando che torni col vento
tutto l'amore, il ricordo,
la luce che le preghiere
non hanno potuto incontrare.

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In ricordo di Gianmario Lucini

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Non resti insepolto Caino


Chi piangerà adesso questo ragazzo?

Quale latte di padre o di madre
lo nutrirà, la gola stretta, il nodo teso?

Quale terra, quale mano lo accompagnerà
finalmente ad una pace di acque e di parola?

Quale luce?

Avvolgetelo, lavatelo, sia per lui carezza.
Non ha odi il Dio senza oscurità.

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Per Jabar Al Bakr, rifugiato siriano.
morto suicida nel carcere di Lipsia il 12 ottobre 2016

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La regola smarrita


è tornato, tra il filo steso dei panni
e la ricrescita d'edera; richiama in noi il compagno,
la regola smarrita, lui, basso al boccone,
nella nota aspirata: l'uccello a servizio,
il patriota fuori dal nido.

*

Che Tu poi


(football e preghiera)


Che Tu poi eri già con me nello scatto
e nel passaggio a compormi coi compagni
in quel modulo che nessuno lascia solo
ma perpetua nella cura del triangolo
il suo salmo in pallonetto alla barriera.

Che poi Tu eri già con me in questa foga
di corpi e spazi stretti- in questa fisica
d'abbracci e linee bianche che anche nel recupero-
prima del fischio- il Tuo Spirito rivela.

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Abitammo #poesiapoeti



Abitammo.
Dove ventricoli risucchiano città
e lambiscono suoni le fitte coltri di vetri.

Ed accanto il mare dei morti,
il risveglio dell'onda che fu per noi martirio.
Richiamo di voci nascoste, riverbero e parole.

Abitammo, ed il verso fu per noi sostanza.

*

Risposta





(per Barbara Metzeltin)



Arrotonda il frammento al compimento,
sfugge alla morte, all'idea che ha di sé.
Sempre del presente l'amore.

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Non ci è estraneo #SaveAshrafFayadh



Non ci è estraneo Ashraf se ci appartiene Lorca.
Ancora da Fuente Vaqueros si divincola la parola
rendendo all' autorità la polvere.

IO CANTO LA GIOIA, L'UOMO E LA DONNA
in perfetta sostanza e non ha volto, non ha ombre
la corda da cui mi vuoi far pendere:
con noi le mille bocche di un unico accordo
che alla sorgente risale sempre, amore nel suo fiore
CHE NELLA TUA CREPA CONTINUA A COMPIERSI.

L'occidente ad oriente finalmente rispondendo.

*

Cais do Sodré


L'altra riva del fiume, in quanto è quella di là, non è mai quella di qua: e questa è l'intima ragione della mia sofferenza.

Fernando Pessoa, lettera a Mario Sà-Carneiro, 14 marzo 1916.



I.

Quando la città ti modella la faccia,
e gli occhi il fiume, mentre la parola passa
sopra l'anima stanca che impara a portarti
(terrazze, banchine disossate dai mondi nella vela
dei carichi esposti nel nome- blu, pervinca
e quel ricordo che nemmeno più tarda
ma semplicemente non cresce
nel primo verso che scrive il tuo fado).

Da questa terra altre terre per le morti
che non vivemmo ma che naturalmente
crescono, tornano nel sonno che senza fretta
ci disattende a noi stessi nell'ora piena
ora bassa che dell'ombra ricuce il sorriso.

II.

Fonte di lacrima che ti fa bianco
nel tondo del sepolcro dell'acqua;
e caravella.. sì.. nel riposo d'Arcangelo
a poco dal cedro dei bambini raccolti.
(Amore forse, amore certo nell'inciampo
del silenzio- mutilo, sbreccato,
non riconosciuto azzurro in fiore d'onda.
Piccolo ma essenziale al mutamento).




Lisbona, settembre 2015

*

Come il viaggio fosse già fatto

 

                                                          per mia moglie Anna

 

 

 

                        Come il viaggio fosse già fatto*                      

                        o come non fossi mai partito, qua

                        nella tua mano, dove è più fondo il cielo.

 

                        Cantare te, l’alba che ti rapisce

                        e che non torna quando mi lasci.

 

 

             

 

 

               *Il titolo, ripreso poi ad inizio testo, è tratto da un verso

               di Emily Dickinson.

 

*

Lunedì dopo le Palme

LUNEDI’ DOPO LE PALME
(Roma, San Camillo, ore 10.24).



Si ferma prima di attraversare
per dire del Rosario l’ultimo seme.
Tra le labbra e negli occhi
il capo chino della settimana santa-
per me, e per noi- la Madre dei dolori
nella grande acqua delle morti,
nel fremito dello squarcio e di tutti i perdoni.