I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Abbiamo cancellato
Abbiamo cancellato prima del tempo per preparare le voci che invece ora ritornano ognuna nella risposta il suo segno, il mistero sulla fronte e negli occhi accalcate nella sostanza del male.
Ma la terra viene con noi distesa adesso tra i volti che chiedono riposo. Si piega nella vita dimenticata ad una verità più semplice, a quel che la mano oggi ha saputo riportare sul banco.
La regola del silenzio nell'ora incerta del nume, la custodia del nome.
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per Lucianna Argentino
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Donna
Come saperti tra la distanza e la luce, la porta il guado, il motivo conforme al disegno del volto.
Ti accompagna una disordinata e sparsa violenza degli affetti.
La vita che non volevi e che ti importuna ora che comprendi ora che la guardi.
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Ovido e la tazza deposta (Ganimede) #poetipoesia
Libero il piede entro una carne finalmente umana, solleva il dorso dalla pianta seppure qualcosa all'occhio ancora lo trattenga. Un ricordo forse- una rassegnata giovinezza- Roma sempre uccidendo i suoi poeti.
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Noi sapevamo #GiornoMemoria
Non smettono,cambiano solo facciata i figli agglutinati della ruggine.
-OLOCAUSTO FANDONIA-
-SHOA MUST GO ON-
Ogni tanto fa un giro, se chiamata cancella: -Hmm.. Scritte politiche...!- la coscienza delegata, l'armata sicurezza.
Corre in banca Vignastellutifleming, ha dda nutrì nipoti, comprare pennarelli.
Ma noi sapevamo- provando urtati un brivido- la macchina di colpo spenta nel posto handicappati.
-PER ME BEN COTTO! L'ARABO E L'EBREO...-
Taccagni mai, più comodo lo spray..
--------------- Per Edith Bruck, in Geografia del mattino e altre poesie, Gazebo, 2008.
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Heimweh, dolore della casa
Il dolore della casa è nel comando irriflesso della luce, nell'abbandono degli occhi fermo ora il patire in una attesa senza risposta. Si pensa stoffa la carne in questo ordinario mutare di sepolcri cui all'abbraccio non corrisponde il ricordo.
Il dolore della casa è il dolore dell'albero nel separato agire del ramo, noi di qua voi di là, nella vita e nella morte come in uno stesso deserto nella paralizzata memoria della corteccia.
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Donna lapita e centauro
(su un frammento dal tempio di Zeus ad Olimpia)
Non scompone la lotta la sua grazia ma la rinsalda al turgore che fuoriesce dal mistero.
Fiore d'eros che ai suoi occhi ci sa fertili nella nudità del pericolo dà nome vinto il terrore prima dell'offesa.
Privazione (abbandono) perdita il centauro che nella quarantena contrasta e morde.
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Cirene
Detergono entro la croce, sorreggono sopra i somari intelligenti, e innamorati dell'uomo per l'uomo.
Per questo oggi più forte esulto e grido all'entrata del mio Signore in Gerusalemme, agli occhi di Giovanni, delle pie donne già risorto avanzando nei reparti i cirenei.
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Ricorda delluomo il suo essere ape
Ricorda dell'uomo il suo essere ape questa impollinazione a schiera delle mani, come l'ape chino e raccolto il corpo allo schiumare della terra.
E sa ascoltare il suo seme, il seme, e attendere nella dovizia se la posa nel guanto è ricamo d'anime diverse.
Non siamo estranei e tutto continua, il sorriso a crescere nelle auto delle piante, il loro evocarci e superarci come vino dal bordo dei vasi.
Attendono forse un assenso nuovo- ci chiedono- da una pronuncia che ora è di pochi. Il muoversi e trasparire nella sufficienza imperfetta dei covoni.
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da alcune fotografie di Paolo Di Lello
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Lamentazioni
- Poiché tutto si compie in un altrove sconosciuto. Francoise Dolto
Ricomincia da ciò che sai, da ciò che puoi cuore mio ora che la sera muta i legami e la notte non ha corpo a cui cedere il sangue.
Ricomincia dalle piccole morti, dagli abbandoni precoci, reimpara l'assenza, la misura esatta e sola della carne.
Qui freme la sottrazione la parte mutila del mondo, accorda in una medesima nota una vita che non ha terra, e che non torna.
Siamo nel grande pianto.
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Piazza delle cinque scole#Giorno Memoria
(per Stefano Gay Tachè)
-Ho fatto quel che ho udito- dice l'uomo, nell'illusione della preghiera.
Ma di tutte le cose mortali restiamo noi le meno amate se anche oggi i colori ci scacciano e gli uccelli sugli alberi non beccano il cibo per loro riposto.
Perché poi c'è la storia, e di tutti gli idoli di cui ci siamo fatti immagini la terra di cui non siamo stati coscienza senza residenza nel ghetto.
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In Da questo mare, Gazebo, 2014.
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Lultimo poeta bianco
Accetta il sacrificio, attende il verso di terra e di dolore, la doglia dell'alba per cui dovrà morire ora che la tentazione è nella chiarificazione del mistero.
Assorbe il morso nel grido del lupo, il mondo per cui il Dio lo ha mandato, guardando al giardino ma preferendo abitare la pietra.
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Sacello
In età repubblicana era la norma a disciplinare in pubblico l'esposizione privata del ritratto.
Ora mutata la scena a computare è il dominio dell'icona, l'apprezzamento nel destino dell'insieme.
E ciò che una volta ci raffigurava- l'amore nella divinazione di due- oggi è rappresentazione avvezza alla perdita nel richiamo senza volto dell'emoticon.
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La testa di Ennio#poesiapoeti
Certo non il nome ma la postura nell'affanno di dei- e re- a cui più non credi.
E forse hai smarrito anche l'epigrafe nel culto senza sorriso della forma, l'esametro- le tre anime- non cantando più uomini, Scipione sepolto accanto a te sulla via Appia.
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A volteritornano
(in ricordo di Marek Edelman)
Conoscono solo la forza e tu opponi la forza.
Conoscono solo la cancellazione e tu opponi la cancellazione- e la negazione e il rifiuto- ma entro un'altra idea dell'uomo, entro un'altra idea della vita.
In mezzo a questa ferocia nell'amore sii avversativo; consegna il corpo prima della pioggia.
Perché la guerra viene dalle nuvole ed ha bisogno di ossa la terra su cui smuovere il solco là dove il mondo bisbiglia e scarica il sangue.
Ha bisogno di braccia- e ritorni- la ragione per sapere che non è sola, che non è solo il candore, la patria, quando viene a bussare
e nella sua veste omicida confutando ritratta secondo un opportuno qualunque.
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Roma del freddo
(Echi da Andre Ady)
Lo scheletro scarica i muscoli, si riveste di alberi, rilascia il suo sangue.
Vita che ti fai spettro, che ti fai sole sono forse io o tu o lui la possibilità ancora prima della mutazione?
Posso ridare indietro tutto dico col poeta ma non gli occhi, non l'assenso indiviso dell'amore ora che è la morte.
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Pseudo Antinoo
dal Museo delle terme
Solo la morte ha ragione nel bene custodito della forma.
Solo la morte raccoglie e dà ordine al costretto passare del cuore.
Ma solo la morte amore se ti guardo nel suo impero mi offende.
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La promessa
Ci ricordano nella corrente l'essenza del mare, il nutrimento al largo al silenzio della luce.
Sono come pesci, risalgono dai fondali quei bambini che nuotano attorno all'altare.
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Risvegli
(di corvi, cornacchie e altri presagi)
Hanno perso la strada, o l'hanno trovata, spezzano il cielo,lo raspano rifiutando il conforto al grido ripetuto degli addii.
Appartengono loro i palazzi, le stanze, le anime: il tuo cuore si ferma annunciato a un giorno appena iniziato e alla rovina segnato.
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Cesare Augusto
Più non si nasconde, non ha pieghe la visione diretta, la distesa dell'onda.
Seppellisce la storia- e poi celebra l'ara- il pettine, la veste, il ricordo del fiume entro un sorriso impotente.
Oggi la città contiene ma non comprende la pace passata la guerra.
Resta un enigma questa elegia per brevi forme dell'oggetto, questa difficoltà di credere e morire.
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Letto occidentale
La verga non riesce più a entrare, la terra si ritira.
Non ha vene la forza a cui chiedere asilo, il prato smarrendo la femmina.
Ma almeno nulla si nasconde la verità cercando i suoi figli.
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Ad un taglio di capelli. Ad una casa duomini
per P. e N.
Benedetta sia l'orbita che vi unisce, la lucentezza del cranio che si apre a nuovi neuroni, nella discesa della bestia l'angolo di spirito che sa della carne l'uscita.
Siete, siamo nella parola che intercorre frattura. La terra il cielo disteso nell'assenso.
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Età
(riflessi da un tramonto di Hokusai)
La laidezza chiede- ancora, prima del buio- l'onda della giovane seta, il rosso appena nel pensiero che sfiora la vulva.
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Attese
(Piazza Santa Maria in Trastevere)
Per il dolore- nella domanda- che non voglio ascoltare.
Per il tuo incanto- nella sera- che non saprò portare.
Per l'oscurità della notte- e il poeta a venire.
Per queste parole- per cui non voglio passare.
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L odore del campo
Ti ci porta l'arresto di cicala- l'odore del campo- in mezzo il volto scavato dalla terra, gli occhi bui come di mulo al limitare delle ombre.
Non lo vedi, non comprendi ma è qui la tenuta del respiro nella differenza tra un disordinato sentire e una sufficiente bellezza.
Quell'uomo che crede- le braccia segnate, la testa nel trapasso delle linee e del richiamo di pane- risuona, cerca pace con te, il cuore strappato al vaglio del nido dei morti, allo sfregio senza fine del mosaico.
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Contromajella
Scacci il grido ma ritorna, ti trattiene sulla porta lo sguardo senza senso della bestia.
Neanche in te, non ha pace- non ha limite- il pianto senza creato delle stelle.
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Le parole sotto la roccia
(per John Fante)
Vado a posare le piante che ora bisogna solo salire, restare alla casa, allo spiovere di erba e di vento nel differente rumore delle cose- nel saltare di cardini, nel parlare di pietra. Ed allora lo tiro giù dal colore delle nuvole, dalle rocce, nella sua parola, perché io lo chiamo e lui mi deve aiutare l'ulivo docile al vento, il fiore sbreccato, il Dio di mio padre.
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Lettere
Sappiamo che la vita finisce e cerchiamo di farcela, o così almeno ci scriviamo ogni volta che qualcuno ci lascia.
Eppure, nella nudità dell'anello, tutte le sere, sfilata la maglia ci sorprende nel buio l'orrore di un amore che non indovina più labbra.
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Poiein- costruire #poesiapoeti
L'impostura è nel gesto ripetuto, nel campo uguale a se stesso.
Non ha offerte né adolescenza la storia nella logica del volto unico.
Poi una sera, chiuse le imposte, il verso greco lo rivelò: la stanza è al centro, la candela spenta, il mondo ancora lirico nella misura del senso.
Passata è la notte che attendevi.
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Cosè
Cos'è la terra chiediamo ma partiti insieme ora qualcuno- nella cisti- si rigetta odiandoci la lana e il possesso.
Qualcuno anche oggi- nel tuo segreto- non potrà esserci avendo a che fare con la morte.
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Genova
Genova una gioventù ti si addice, una luce che da Caricamento sale e ti fa libera nel rivolo dei pesi e dei palazzi.
Incontri di colline- e di sguardi- dal suono immenso, occhi chiusi, stretti fra la restrizione delle onde e il museo del giorno- il pensiero savio che non ha sostanza, il pensiero savio che mai si rassomiglia.
Stazione d'una sola direzione, d'una sola pietà che ti fa corpo- e ritorno- di una pena che non torna, che al cuore non si dice- ma che nel refolo dai piedi ti attraversa, dai piedi ti conchiglia nel mare che non muta.
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per la cara Eugenia Z.
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Chiesa nuova
E statua non è, icona forse di un muto cessare quell'anima piegata e vinta al marmo scoperto del passare.
E dice se non del tramonto il suo versetto la notte che ricade dalla croce.
-------------- A Massimo Pacetti, caro
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Il poeta e il suo tango
Ritorni nei tuoi passi nel sangue a vincere la morte.
Di te ha conoscenze ineffabili la carne nella misura di un non più oscuro destino.
La ferita non sarà sanata ma nella danza finalmente ti disegni.
---------------- per Roberto Maggiani
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La porta aperta
Come l'edificazione di una casa la poesia, mattone per mattone- verso per verso-la porta aperta lasciando che torni col vento tutto l'amore, il ricordo, la luce che le preghiere non hanno potuto incontrare.
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In ricordo di Gianmario Lucini
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Non resti insepolto Caino
Chi piangerà adesso questo ragazzo?
Quale latte di padre o di madre lo nutrirà, la gola stretta, il nodo teso?
Quale terra, quale mano lo accompagnerà finalmente ad una pace di acque e di parola?
Quale luce?
Avvolgetelo, lavatelo, sia per lui carezza. Non ha odi il Dio senza oscurità.
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Per Jabar Al Bakr, rifugiato siriano. morto suicida nel carcere di Lipsia il 12 ottobre 2016
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La regola smarrita
è tornato, tra il filo steso dei panni e la ricrescita d'edera; richiama in noi il compagno, la regola smarrita, lui, basso al boccone, nella nota aspirata: l'uccello a servizio, il patriota fuori dal nido.
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Che Tu poi
(football e preghiera) Che Tu poi eri già con me nello scatto e nel passaggio a compormi coi compagni in quel modulo che nessuno lascia solo ma perpetua nella cura del triangolo il suo salmo in pallonetto alla barriera.
Che poi Tu eri già con me in questa foga di corpi e spazi stretti- in questa fisica d'abbracci e linee bianche che anche nel recupero- prima del fischio- il Tuo Spirito rivela.
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Abitammo #poesiapoeti
Abitammo. Dove ventricoli risucchiano città e lambiscono suoni le fitte coltri di vetri.
Ed accanto il mare dei morti, il risveglio dell'onda che fu per noi martirio. Richiamo di voci nascoste, riverbero e parole.
Abitammo, ed il verso fu per noi sostanza.
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Risposta
(per Barbara Metzeltin)
Arrotonda il frammento al compimento, sfugge alla morte, all'idea che ha di sé. Sempre del presente l'amore.
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Non ci è estraneo #SaveAshrafFayadh
Non ci è estraneo Ashraf se ci appartiene Lorca. Ancora da Fuente Vaqueros si divincola la parola rendendo all' autorità la polvere.
IO CANTO LA GIOIA, L'UOMO E LA DONNA in perfetta sostanza e non ha volto, non ha ombre la corda da cui mi vuoi far pendere: con noi le mille bocche di un unico accordo che alla sorgente risale sempre, amore nel suo fiore CHE NELLA TUA CREPA CONTINUA A COMPIERSI.
L'occidente ad oriente finalmente rispondendo.
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Cais do Sodré
L'altra riva del fiume, in quanto è quella di là, non è mai quella di qua: e questa è l'intima ragione della mia sofferenza.
Fernando Pessoa, lettera a Mario Sà-Carneiro, 14 marzo 1916.
I.
Quando la città ti modella la faccia, e gli occhi il fiume, mentre la parola passa sopra l'anima stanca che impara a portarti (terrazze, banchine disossate dai mondi nella vela dei carichi esposti nel nome- blu, pervinca e quel ricordo che nemmeno più tarda ma semplicemente non cresce nel primo verso che scrive il tuo fado).
Da questa terra altre terre per le morti che non vivemmo ma che naturalmente crescono, tornano nel sonno che senza fretta ci disattende a noi stessi nell'ora piena ora bassa che dell'ombra ricuce il sorriso.
II.
Fonte di lacrima che ti fa bianco nel tondo del sepolcro dell'acqua; e caravella.. sì.. nel riposo d'Arcangelo a poco dal cedro dei bambini raccolti. (Amore forse, amore certo nell'inciampo del silenzio- mutilo, sbreccato, non riconosciuto azzurro in fiore d'onda. Piccolo ma essenziale al mutamento).
Lisbona, settembre 2015
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Come il viaggio fosse già fatto
per mia moglie Anna Come il viaggio fosse già fatto* o come non fossi mai partito, qua nella tua mano, dove è più fondo il cielo. Cantare te, l’alba che ti rapisce e che non torna quando mi lasci. *Il titolo, ripreso poi ad inizio testo, è tratto da un verso di Emily Dickinson.
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Lunedì dopo le Palme
LUNEDI’ DOPO LE PALME (Roma, San Camillo, ore 10.24).
Si ferma prima di attraversare per dire del Rosario l’ultimo seme. Tra le labbra e negli occhi il capo chino della settimana santa- per me, e per noi- la Madre dei dolori nella grande acqua delle morti, nel fremito dello squarcio e di tutti i perdoni.
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