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Raccolta di poesie di Sabina Spielrein
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Nella rete della mia musica

Nella rete della mia musica
c’è il tuo sogno
le cose in te nascoste
si denudano
sbattono sulla finestra
si ancorano al cielo
tempo lungo in sé assorto
contorni che tentano
di saltare via.
Sbrigliato
al mio cuore in musica
ti accordi, delirando
in danze di forze
che nulla trattengono:
nel va e vieni
un’immagine penetra
arco dell’alleanza
nome di un rosario
battito frenetico seduce
uccide come veleno

dietro il velo.

*

All’Elba il mare

all’elba il mare è un placido fiore
addestrato alla bellezza
affonda il cammino
nell’acqua cristallina
spezzata da un abbraccio
dalle braccia infilate
alla crosta di sabbia:
pelle leggera scudiscia l’onda.

colpisce zuccale e la meraviglia
detta l’alba alle labbra
canta l’estate il tempo
che non basta a dire fine;
sugli scogli si sporgono ali
nel precipizio il nome immortale,
sostando all’anfratto
contornato da voci
i pensieri si arrestano.
la luce a porto azzurro
dimora, scruta pace
la decifra dentro specchi
incandescenti, incanta
trasformando il mare in cento fiati.
civetta l’astro con i clivi cangianti
liquori teneri colpiscono il cielo
nel bianco della luce appare
il giglio del mare per orizzonti
visibili, acuminati respiri
mi vengono a baciare.

*

Io, armonia e bellezza

in me sono immersa

simile a una notte

cui sono il centro

e risplendo nel piacere

di compenetrarmi

al pensiero di donna:

mi attraverso alla luce

d'un puro risveglio

dove dio si inclina

a baciarmi

come bellezza della terra.

*

Tutto lo costruisce il raggio della mente

una rosa sotterranea
si è liberata in un germoglio
dove sono nate
la terra e la libellula
una scintilla
del pensiero
costruito dal raggio
della mente.
mi volto
alla mia voce
nell’armani sfolgorante
avvolto ai fianchi
a legare ciò
che c’è di più carnale
in un incontro
per chi arriverà al cuore
del profondo
nel segreto dei vegetali
delle pietre
ad assaporare i frutti
dello specchio nel quale
ci si congiunge.

 


*

Di nuovo primavera

un flauto rauco attraversa le colline

intenerisce una foglia lacustre

nel fresco fogliame quel bacio d’aria

eccita la libellula e il coleottero.

svegliati i mandorli marzo s’innova

nell’oro dell’onda gioca con il giallo intenso

inneggia l’armonia dei mondi

nell’eterna primavera delle rondini.

mi sorridi dalla grotta di platone

sbalordito respiro tra due ponti

dove bellezza è il lume, temporale mutazione

conduce la natura e la mente dell’uomo

che qui si intende come nelle altre cose.

*

Mistica rosa

Sono la rosa

che si accarezza
riflesso negli specchi celesti
prende linfa dall’antico fiore
ventilando il fianco
tra fiore e alveare
‘là dove amore
sempre soggiorna’.
Sono il linguaggio
nella dimensione
simbolica del nome,
l’istante continuo
del visibile e
delle sue parole
il miele della mistica rosa
quel partire incessantemente
che rinnova
auto-trasparenza
aplòs della cosa.
Sono l’angelo
eccito la più alta
facoltà dell’anima
al di là degli enti
nella profondità
di ogni potenza;
libero dal destino demonico
luce della rivelazione
direzione della volontà
alla stessa immagine
che ogni immagine presuppone.

*

Modigliani

dell’amore tra modigliani

e hébuterne, rimane una stanza

a montparnasse

una finestra che sbandò

un dolore sul selciato

inghirlandato da dipinti

di meraviglia, setacci del vero

graziata pittura all’udire.

erigono il muro figure di donne

finezze di luci

spartiti di danze

baciate che il fiato rilancia;

tramonta sul volto

sul seno, sul pube

burrone districa le dita

granata sul petto

riscatta dolcezza di mani,

penisole sole.

occhi nella croce del vedere

raccolgono in una stanza

a montparnasse

salsedine degli angoli

batuffoli di tende

affreschi di destini.

 

*

Sacrario

Camminavo sulle rive dell'Avon per rilassarmi
quando ti ho incontrato da perfetto estraneo.
Avevi tra le mani un sacchetto qualcosa
che agitavi. Dopo avermi notata hai voluto
un'indicazione su via delle Meditazioni
Ho sentito il tuo spirito di terra fredda
con odore di muschio e da questo ingrendiente
abbiamo iniziato a parlare. In alcuni momenti
ho palpitato di vivacità per le tue espressioni
che davvero condividevo: arte e cosa sfingica
segreto di materia, sforzo sensuale.
Hai percorso per un po' la mia strada, dicendo
di avere comunque poco tempo, per non essere forse
in obbligo provocato dall'insistenza
o dall'esagerazione delle parole.
Sempre un passo dopo di me, dietro
a chi ti sorrideva e non finiva di sorprenderti;
non so cosa a un tratto mi abbia
toccato, il brivido è diventato contrazione
lasciandomi in posa. Dopo tanti mascheramenti
tutto era senza veli, morbido
piacevole al tatto. Nessun enigma
insignificante o gracile, ma profili simmetrici,
dissimulatamente sfiorati. Una profusione
di grazia. Se non ti avessi già adorato
in quell'istante mi avresti conquistata.
Quella nitidezza è stata sacrario per la bellezza 
che non ha smesso di essere tonicamente
umana, testimone del nonnulla che è la vita
tale da impedirci di camminare ancora
per le combinazioni delle parole inenarrabili
e di vari colori, perchè la parola è infinita
come i numeri e ha la qualità pesante della carne
o la vaghezza romantica dello spirito.
A noi ha conferito la grande esaltante passione
la curva più graziosa e insostenibile.

*

A Gustav Jung

schizzo sul quaderno
i lineamenti del tuo volto
mille pigmenti sono
la delicatezza di sentimenti
fatali affanni per il cuore
piccole e grandi rovine.
tra sensualità e ascetismo
se ne va la mente
potente dominatore
degno di sublimazione
perchè mi ha stretto a te
in una frequenza spirituale
poi in un amplesso che la tanto
desiderata sensazione intellettuale
fa mistero del resto.
il cuore mi hai sigillato
con una ghirlanda di fiori
più solida del bronzo
tutti i sensi hai sconvolto
caro cuore di passione.
accarezzo la tua pelle

la ragione d'essere della lotta
contraddizione dell'amore
sacra risonanza
fra i poli dell'opposizione.

*

Farfalle

baciano fiori, anime brevi

costellazioni che vogano nel cielo

baciano volti d’allegria tremula

fulgide di futuro.

centinaia intorno al mondo

in un’esultante ripetizione infinita

agili sulle felicità

a cogliere una nube, una spuma.

sulla pelle è palpito

di ali atemporali, altissimo

inerpicato su se stesso; di brace, di cristallo

dicono incontri fugaci

vaghi come qualcosa che passa

e mai si rivela. vanno per un mondo

di valzer, non sai se anima di carne,

sciolte dal colore, libere nel dare

amore al nulla, alla roccia,

all’arco più casuale.

malachite, idea luconoe, argema mittrei

travolgentemente belle

e tutte, le ben note, quelle ignote

restino aperte sempre

nelle rotte, nei punti cardinali

così non morda il dolore

quello che non si vede

a cui non si risponde.

farfalle, involucri innocenti

apparenze per un giorno

improvvisa coscienza di volare

al di sopra del puro alito

che sono.

 


*

Sulla bellezza

ho vissuto molto dentro me
con lo stato d’animo
che nutre, pieno, assoluto
con la mitezza di tensioni
incontenibili, vitalità indefinibile.
dentro me ho vissuto
per cercare direzioni e luoghi precisi
nei meandri dell’animo
colmando i vuoti di rappresentazioni
per superiori sentimenti
espressioni forti, oltre
il visibile, lontano dall’ossigeno
fuori dalla realtà
nell’immaginazione di esperienze mentali
dove il valore delle idee ispira.
invadente, incontrollabile
dentro me ho scandagliato l’inconoscibile
oscillando così rapidamente
dall’alto estremo al fondo
puntando sulla bellezza, sul vantaggio
della separazione benefica.
dentro me, lontana dal baccano
distante da chi non sa di gesti precisi
e sta nel grigiore di giornate
tentando di trovare temi morbosi
a teoresi di creazioni d’intelletto.
vivo così per allontanare i travestimenti
i semplici disagi e attrarre chi è come me
in capacità di costruzione
ed è inarrestabile, intelligente
funambolo nell’osservazione
di un equilibrismo.
dentro me quella parte comune
di bisogni per sentire la condizione
umana, in cerca della linfa
che porti avanti la fiaccola dell’esistenza.

 

*

Il gusto del giglio e della rosa

c’è sulla scena di questo spazio immenso

una forma incantata sotto l’onda

serba le cose più preziose

il tempo di sorridere e volare.

con lui sta tutta l’armonia composta

il sole verso il bosco

i fiori che di quello sono parte

flusso e riflusso l’unica realtà

cresce dall’immenso piano.

petali toccano altri petali

il gusto del giglio e della rosa

fluttua come esca incontenibile

fa riudire strida ininterrotte

parole irrefrenate per la notte.

resta intatto lo spazio dello sguardo

più in alto di una folla di figure:

terra e perfezione raggiungibili

con la parola, con lo sguardo e i sogni.

*

Nella città

 

Nella città l’alba

è un pozzo cristallino

pupille svelano umidi sogni

bianche trapunte

sulla gelata notturna.

Lievi segnali baciano lampi

carte astronomiche sospingono

velieri tra le nuvole

parole ancora

nel gergo dell’amore

messaggi d’altri pianeti

nei quadri di Tanguy.

Il giorno appare, risuona

dal sonno proibiti innari

abbraccia la passione

in una giostra

l’arcobaleno compone

un periscopio e ostenta

sfumature fuori ordinanza

nell’acre retrogusto di un’ottava.

Si apre la città

da una finestra il boulevard

di Montparnasse

Praga, Leningrado

una mimosa sensitiva

ritrae un’eclissi di luna.

La sera suggerisce

nuovi pensieri, sollevati

in direzione di un alfiere

tra le righe

l’astro di Paul Eluard.

Il sole è già al tramonto

sopra al lago.

*

Ho una spina nel fianco

Ho una spina nel fianco

scheggia di qualcosa

bilanciata alla portata

di un rifiuto.

Ho un sogno emerso

in un mondo diverso

dice tutto il bene o il male

dello spirito, della materia

senza concedersi nient’altro.

Ho un’immagine catturante

un ritmo incalzante

sul letto dove faccio l’amore

orgasmi lunghi che innalzano

in un altro mondo, semplicemente

così.

Ho esigenze di donna

segni di visioni, di segreti o pudori

intraducibili, illeggibili, al superlativo

umorosi e attraenti.

Ho la continuità di pensieri

assillanti che non guardano

lo sguardo di raffinata sciocchezza

sporgono come onde

profondissimi, lenti

eccitati e poi respinti.

In un finale confuso

ricordo di aver fatto un gioco

per addormentarmi, dettagli

impassibili di carnosi steli.