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Raccolta di poesie di Salvatore Violante
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

La modernità

             

 

Se la zizza s’ammoscia e per difetto

s’accascia senza spinta e perde assetto

soccorrila che più ti fa moderno

il silicone infisso per l’interno.

Vai, grida, -Meraviglia! è tempo questo

che aggiusta tutto il testo col contesto!-

Hai dei problemi? Il tuo è un ego fino?

Puoi rifarti il nasino ino-ino.

Le chiappe un po’ appiattite san di porta?

Lui dona forma alata che conforta.

Vedi una bella fica e Giò non tira,

sta in apnea, distratto senza mira?

In farmacia c’è il preparato adatto

che dona al coso moscio il suo riscatto.

L’uccello senza penne è intimidito?

Vedrai che scatta, dritto nel suo sito.

Il tempo ha corrucciato la tua fronte?

E che problema c’è, c’è chi ti monta

se l’ago un frontespizio da gattina

stende con qualche m.l. di tossina.

Son tempi questi, cara assai moderni

L’ingegno in-forma paradisi e inferni.

           11aprile 2012  

*

Un mezzo calendario

Agosto ciak, et voilà settembre
ottobre ehilà, que est ce? chiede novembre
dicembre: c’est la fin, l’anno mi muore,
mi scivola di nuovo in giorni ed ore:
in questi astratti di un non spazio-tempo.
Piccole inezie, bolle in sospensione, sfiniti pezzi,
alieni, code, avventi,
c’incanaliamo pallidi, morenti, istupiditi,
senza sentimenti.

Salvatore Violante

*

Contenitor Vesuvio



Un pisciatoio, il cielo
Acqua a tendoni
Sventagliano i terrazzi intimiditi
Pizzichi-suoni-gocce, cingolati,
Di pianti tubolari e di ringhiere.

La discarica fuma. I suoi vapori
Addensano fragranze di carcami:
Smania la morte, scorre tra le vigne
Allatta con liquame giallo-orina
Il letto pietra pomice, la rena
Che copre il cuore lavico e le vene.

L’Averno è qui,
Con la ginestra in fiore e la verbena,
In mezzo ai verdi pini
Ai tralci pieni,
Schierati, i battaglioni di filari:
Grappoli d’ambra e rossi rugginosi
Contro Caronte infame…..
Più in alto l’occhio cupo di Vulcano.

Terzigno il 27 settembre 2010
Salvatore Violante

*

Dialoghi



Le disse a bomba, - tutto era finito -
Così per dire. Sanguinò il suo cuore.
Nel cielo, a volo, luccicò una stella
Di un solo lampo. Ritornò più bella.
L’azzurro assai più azzurro senza rotte
Ma non per sempre, si scagliò l’alcione
Pieno di bianco e solo, unico alone.
Profondo pozzo vuoto, un’apprensione.
Confermò chiaro: tutto era finito
Sol per parlare. Germogliò il suo cuore
Suoni sputati. S’annidò su quelle
Sbiancate gote, ghiaccio per la pelle.
Poi se n’andò. Lontano, a mani vuote,
Senz’altro sangue, senz’alcun passato
In braccio una parola sbullonata
Stanca e tremante, e tuttavia vociata.
Il mare si specchiava entro il mugugno
E dilavava privo d’intenzioni
Gli amanti stesi, soli, la scogliera,
Lucida forma nuda, una preghiera
per mille mani calde, in caldo sole.

*

Rap di buona Pasqua

Auguri a tutti:
A grandi e piccini
Auguri ai cretini
Ai bimbi carini
Alle donne in bikini
A chi fa gli inchini
A chi ci ha la testa
A chi fa la festa
Ma viene e non tiene
A chi si contiene
Chi dorme in stazione
Chi dentro a un bidone
Chi fa la riunione
E dorme in poltrona
Chi mangia per due
Chi vive da bue
Chi grida: l'ho duro
Chi contro quel muro
Ci batte la testa
Ma è un uovo pasquale
Perciò non fa male
ecc. ecc. ecc.
Auguri a Nutini
A G. Pedicini
A Prisco De vivo
Al nudo lascivo
A Ernesto Filoso
Cronista a riposo
Auguri a Squarotti
A Loi coi Vassalli
Auguri ai timballi
A chi non ci tiene
Ma poi gli conviene
A tutti i poeti
Frenati dai calli
Scovati coi falli
Dal tono un po’ giù
Alle pure virtù
Ai versi coperti
Che danno lacerti
Ai mondi agitati
Ai difetti di fiati
Auguri ai pazienti
Ai grandi casini
A chi senza denti
Si mangia panini
Auguri ai padani
A mille e più mani
Ai tipi che giù
Si tirano sù
Oh grande fatica
La moglie e l’amica
E chi ci ha la fica?
Ha chance di carriera
Ma non alla fiera
Se tiene l’ingresso
Socchiuso agli amici
Che chiedono parti
Ma quanta indecenza
Licenza, licenza
Ci vuole e rispetto
Non senza sospetto
Ma dove lo metto?
Su, vedi un po’ tu
Non trovi laggiù?
Continua a provare
Cercare, cercare e
Portalo su! Ancora di più.
Impara a volare!
Auguri anche al mare
A Chirico Carlo
Un grande maestro
Ad Aniello Montano
Guerriero nostrano
A tutti coloro che
sono lontani
Ai loro pantani.
A chi cerca sogni
In terre spartane
Alle negre puttane.
Auguri ai coglioni
Che fanno riunioni
Al primo ministro
Che cambi registro
Auguri a Maggiani
A Maura Potì
Alle Donne Pipì
Auguri a Spagnuolo
A Musik Maria
A De Marchi Algherini
Agli astri divini
Auguri a Savelli
con Rega e la Zizzo
Cin Cin con lo schizzo.
Il Figlio del Padre
Inchiodato da voi
Per trenta e più anni
Vissuto con noi
S’è rotto i coglioni
Dei vostri crotàli
Ed ha sciolto le ali.

*

Cancelli



Un pugno l’alba, il sole si prosciuga
un lago l’ombra, ti ci tuffi dentro,
specchio distante, anima affiorante
abbarbagliato l’occhio che s’incentra.
Oh cuore che t’accendi e ti consumi
oh alba, oh sole caldo che consoli
oh sera, quando il suono si confonde,
sollevi muri ed impietrisci dentro.
Oh notte, vecchia madre, obesa notte
Puttana senza tetto, mio riposo
Ventre-cuscino, soffice contatto,
cancello di confine per contratto.
Mescoli cielo e terra, fuoco ed acqua,
il timido all’amante, il bianco a morte
i suoni a voci grasse, i gialli sciolti
da tinte accese a facce smorte e porte.
Dona sostanza al futile, una sorte
di soffio eterno, minutaglia d’uso
per il consumo, con misura tipica.
Riponi nel bicchiere il fiore d’alba
e l’anima del fiore, il suo profumo
e il seme e la sua musica lontana.
Falla vicina da stamparne il suono,
metti in un pugno vergine la nota,
strizzane il succo primitivo, l’eco
che frantumò, al vagito primo, il Vuoto.

*

Vesuvio ( alle donne per la loro festa)



Qui la montagna infiora i suoi colori
Di rossi e gialli, teneri o indecenti
Papaveri qui danno il sentimento
Del vortice profondo di Vesevo.
Ginestra piega al vento sinuosa,
Mimosa ammanta morbida la sposa
Femmina il monte e verde di mistero
Di Femmina natura anche il pensiero


Terzigno il giorno 8 marzo 2010

Affettuosi auguri a tutte voi

*

Parole (inedito)



Se tu le guardi,
in fondo
sono cose
ma durano
assai più che le persone
sono tortura,
traggono memoria
andando in barca
a galla della storia.

Oh morte, morte,
quanta vita vivi!
Per primo il pianto
In ultimo un respiro
con te compagna
l’ora s’intrattiene
lungo la strada
ed è mistero il seme.

Vi vedo da lontano che venite
Lungo la strada,
timide o impunite
sonore, ben coperte o in minigonna
Bianche di pelle o nere o di madonna.

Sbocciate
Sprigionando tinti talli
mostrandovi nell’aria
in fiocchi o falli.

Siete la neve intatta di radura
sanate piaghe
mentre il freddo dura.
In primavera un friccico vi coglie
solleticando
il verde delle foglie

*

Appunti (testo inedito)


Quando
coi primi canti si sollevano
uomini e case dalla notte grassa
attonite
le piante un poco fremono
al fiato della brezza e la respirano
in quella,
il mondo sforna il suo miracolo…..

ma poi….
Voilà,
l’esistere di giorno
e l’ombre
ed i cucù dai giri d’angolo.

*

a Marcello Carlino (*)



Certi poeti a(r)mati, Prufessò
hanno scomposto in pezzi la Campana
usando i cocci a modo di yoyo.
Moderno, il vate, ingolla il suo stufato,
frullato d’audio-video-trombe-cori:
evacua i suoi frappè sintonizzati
su note ansate e zombi da metrò.
Conosco il canto aperto, modulato
corale, a voci alterne, sussurrato
cerco l’orecchio trepido, turbato,
dal suono terso, non mummificato.
Vedo il sorriso in lacrime argentate
e voglio, sveglio, un sogno figurare
posso dargli il calore di un safari
e distillarlo al clima di rio Bò.
L’odore, sarà forte e penetrante
capriccio intenso e soffio di narici,
come un profumo d.o.p. che se lo dici
sai di che parli come anch’io lo so.
Il suono, sarà forte, dei rumori
che scagliano frantumi e patatrac,
gradevole e scabroso, un poco fuori
ma sempre in grado di ballare in frac.

(*)Testo pubblicato sul n° 18 di "Pagine"

*

Ritratto vesuviano (testo inedito)









Schiuma il suo verde
il mare e la collina.
Scivola il cielo
e scioglie il suo colore
l’olivo
stampa il suo stanco torpore
In scheletri
annodati verde-mare.
I miei pensieri
arrotano matasse
di sensi colorati e di promesse
Il giorno
scaccia il nero
e si rimette
tranquillo e fiacco
ad abbronzare tette.
Mi sento bene
solo al tuo calore
montagna maledetta,
mia passione
mammella appetitosa,
suora ardente
vergine nera
di braciere e vento.
ti vedo
spappolata contro i muri
di queste case trasandate e affrante
sui rugginosi pampini,
nei soffi volatili di rena
tra le piante.
Il giallo,
il rosso,
il bruno abbruciacchiato
ripiglia un verde
nero di fiammate
tra pietre, sabbia e pomice,
in colate pieghe di storie,
impronte incastonate

*

a V. Z. (testo inedito)


A Sorrento un movimento
verde mare a massa a massa
e la testa che traballa
e le piante dei limoni.
I suoi occhi, oh Dio, quegli occhi
lampi accendono e turgore,
quelle tette pani caldi
due scodelle di sapori,
dall’interno dolce miele
favo liquefa l’amore.
Suona l’onda,
si contorce
e la sabbia s’insapora,
sulla spiaggia solitaria
di Sorrento…ento…ento
un movimento
…ora…ora s’incolora
verde mare
a massa a massa
dentro al vento……
se ne muore.

*

Luce (testo inedito)




Alba, ti vedo e colgo il tuo chiarore
Solo se investe in pieno la mia mente
Spogliato,
il chiaro,
sembra inconsistente,
senza calore,
non dà vita a niente.

*

a Domenico Cipriano poeta



Non c’è rimedio a vivere
nè tempo
e l’occasione è finta prospettiva.
A viver non sei tu perché la vita
si sbroglia fra i tuoi piedi come vuole.
Io e te le due lancette sul quadrante:
andiamo in giostra finché resta cànapo,
né il tempo quì scantona se spartito
in tacche di 60 per 60,
né il fumo con un sigaro spezzato:
serve a lasciare in giro un’altra cicca.
Ad abbozzare intonaci-parole
si può strappare al mondo il suo ciarpame
per farne cocci antichi da restauro,
perché il bicchiere non si fa paiolo
se poni in faccia al vino un buon ragù!

*

Risparmio energetico


M’illumino se penso all’oro nero
penare come urina in uretrite,
mollare sopra i tacchi le caviglie
lasciando nei singhiozzi cilindrate
dai 500 a 5000 c.c.(*).
Rivoluzione nera nuova Olimpia
tutti sportivi: footing funzionale
consumo senza stress, pratica anale
e sotto sotto un Pil sensazionale.
Le natiche da apatiche a politiche
Offerte sobrie, sode e monolitiche.


(*) da leggere cicci

*

Lasciati andare, danza

Lasciati andare, danza
Prova a ruotare a fondo,
Fatti girar la testa
Vedrai un doppio mondo
Potrai ghermir le nuvole
Scagliarle contro il sole
Balzare in groppa a venere
Cambiare il suo colore:
Bisogna immaginare
Che tutto è assai più in là
E andare in altalena
Su questa realtà.

*

Oh la vita! è una cosa tortuosa



Oh la vita! È una cosa tortuosa

Come l’onda che rotola a riva

È una trama accennata, sottile

E ne cogli soltanto la spira.

Oh, la vita, la vita, la vita!

Non c’è modo di renderla vera!

Puoi vederla talvolta morire

O sognarla,

Certe volte ascoltarla;

Puoi cantarla e non farla avvertire

Non c’è modo di renderla vera!

*

Rondini (Balestrucci)

L’un dietro l’altro
esercito
d’ellissi disperate
le nere croci,
palpiti
di cieli appena nati
pare che i voli
accerchino
d’abbracci d’aria,
i fiati,
scarti frequenti
mostrano
che i muri sono alzati.
Salvatore Violante